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17.

L' INCONTRO DI TEHERAN

II comunicato conclusivo d ella conferenza di T eheran, diramato dopo una settimana di labori osa gest azione, merita un'attenta lettura sp ec!almente tra le righe. È piuttosto infantile proclamare che la co nferenza si è risolta in un insuccesso e che, al solito, la montag na non ha partorito che il topo e simili mediocri atpenità polemiche che dovtcbbero aver fatto il loro. tempo e d essere; passate agli archivi, A n ostro avviso, la conferenza è stata importante, e si p otreb be dire stodca, in quanto riveste figura di evento eccezionale l'inco ntro di tre responsabili della politica di g uerra di tre grandi P aesi, quali sono la Russia, g li Stati Unit i e la G ran Bretagna. Il fatto s tesso c he Stalin, in tenuta d i maresc iallo rosso, si sia deciso a i nco ntrare i suoi colleghi, è la co ntrop rova di q oanto diciamo. Ci t r o viamo d ina nzi all'accordo fra uo mini r appresentanti fino a ieri principi assolutamente a nti tetici; s iamo dina nzi a una for male ret tifica di posizion i ideolog iche che nessuno, mo lti a nn i fa, avrebbe sosp ettato. A Teheran sono state cdcbrate le nozze fra plutocrazia e comunismo, Tutto ciò è sincero? È contingente ? E duraturo? j;: u n r eciproco inganno?

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Domande superflue. Tutto ciò è , e questo conta, Ora le omissioni del comunicato dimostrano che la direzione d elle discussioni di Teheran è stata tenuta da Stalin, il quale v i ha fat to sentire la sua prepar a- zione delle forze germaniche>), e s p ecificatamente des-li « e serciti tedeschi di terra, dei sommergibili in mare, dei velivoli in ciclo >)J tutto ciò è perfettame nte co mprensibile. Sarebbe assurdo e inconcepibile il contrad a . Che si pa rli d 1 v ittoria e, d opo la v ittoria, d i u na p ace d urev ol( ~~i ;i :r!t~:tt~ n~gt ; 0 ; : or;~ !:S1:g~~~i1:\i~~~1/~::ìi ~r.Pf: nq~:t dopo il discorso d el rinnegato ge nerale b oero Smots, s i cons iderano già liquid1tc , era da atte ndersi. Per quanto rig uarda l'I ran, p o i, si è spo lve rata dai fascico li ingialliti la « Carta atlantica n T utto il com unicato ha un'andatura più lirica ch e diplomatica. N on mancano belliss im i gid di fras i, come « la marcia irresistibile dei p opoli n, la conclusio ne lapidaria e un preambolo che, nella sua protocollare sole nnità, ricorda quello della santa Alleanza del 1815 a Vienna, la ciuale santa Alleanza parve eterna e visse poco e male.

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~ sif~~~rminimo accenno al Giappon e, cioè alla guerra che interessa gli a nglosassoni e in m odo particolare l' America. Stalin, sem iasiatico, è prud ente.

:.. -N on si parla p iù di « resa a d iscrezione» da parte della German ia. La formula alcezzosa e assurda di Casablanca non è stata ripetut a.

3. - Si parla, ed è logico, di una dist ruzion e delle Fo rze A rmate tedesche, ma non più di una distruzione della Germania, anzi di un annientamento del popolo tedesco, come taluni crimi nali farneticanti cli oltre Manka, tipo Vansittart, avevano patrocinat o.

4. - Viene obliata in questo comunicato la consegna dei cosid- al socialnazio nali smo e al fasci smo. l· - Per quanto riguarda le nazioni che si siano nel frattempo «libe rate » della « tirannide », si è d etto che « riceveranno una buona accogl ienza )>, Saranno cioè sottoposte all' A ,M.G.0.T., o a qualcuna qu acquerismo fumoso nonché ipocrita degli anglosasso ni, per cui T eheran non ha ripetuto Casablanca. D 'altra parte è sicuro che la Germania non capitolerà mai. E nemmeno il Giappone, I tre cli T eh eran si dichiarano sicuri della v ittoria. O g ni combattente ha, vorremmo dire, i l d overe di nutrire e di espri mere questa certezza.

M a glj anglosassoni non man ipo lati o abbrutiti d alla prop agan da, sanno e sentono che. ìl Tripartito, nonostante la t emporanea lacuna dell'Italia, è un complesso di forze tale che non potrà mai venire piegato

Si minacciano a T eheran ben tre fronti di guerra; ma è dogmatico che i nemici non vedranno maì su questi fr onti la bandiera bianca della resa,

9 dicembre 1943.

18

Polizia Unitaria E Legale

Una d elle t ante conseguenze cat astrofiche seguite all'infame armistizio del g iorno 3, settemb re, annunciato il giorno 8 o n de permettere ai bombardieri nemici di perfezio nare nell'i ntervallo la loro operazione d i d is truzio ne e di morte, è il quasi tota le collasso delle organ inazio ni des tinate a t utelare l'ordine pubblico e lo sbandamento m orale e fisico dei loro componenti.

Non solo tutti gli elementi antiso ciali ebbero fra 1'8 e il 23 settembre piena libertà di azione, ma dalle carceri, oltre i cosiddetti politici, evasero ben cinquemila dete nuti o condannati per d elitti comuni. Q uanti ne siano stati successivamente rintracciati non è il caso dì cl.ire.

In tutte le epoche, durante i g rand i, improvvisi movimenti sociali e pol itici, quando le fo rze costituite dello Stato si eclissano o si fr a ntumano, sorgono spontaneamente , sia pure con nome diverso, delle organizzazioni straordinarie di Polizia per tutela re i beni e le persone dei galantuom ini dalle violenze dei criminali.

Non po teva n on succede re qualche cosa d el genere an che in Italia. Ffoo a pochi giorni or sono g li o rga ni, i gruppi e talo ra i singoli che si occupavano d i Polizia erano numerosi non solo, ma spesso operanti 'all'insaputa o in concorr~nza gli uni con gli altri.

Disegna avere il coraggio civi le d i r iconoscere che t utto ciò h a m inate funzioni solo in vista de ll'inte resse pubblico, si insi nuano altri clementi che tendono a b en diversi scopi : vendette di carattere per. sanale, r apida acquisizione di botti no, il tutto r eso facile dalla << CO· b lico in generale, la vita dei suoi aderen ti €: le sue sed i in part ico lare, aveva c reato apposite squadr e di Pol izia, Delle ciua li non poteva non r ipetersi, ln maggiotl o minori proporzioni, il fenomeno che ab b iamo poco fa segnalato e c he a R oma ha avuto deplorevoli man ifest az ioni T ale fenomeno, sfruttato dalla p ropag anda nemica, è s tato prat icamente liquidato, come d.>.l comunicato ufficiale annunciato pochi g iorn i o r sono. La situazione è mig liorata. ·Su iniziativa d el seg retario de l Parma 1.-:: squadre sono sta te sc io lte e i mig liori el ementi sono pass ati volontariamente nella Guardia nazionale repubblicana.

Uno Stato ·che vog lia essere v era mente Stato, non può assolutamen te t o ller are la p luralità d elle forze d i Polizia o il loro impiego irrcsponsa bitc.

Nella Repu bblica Sociale I taliana il cittldino deve avere e avrà la s icura gara nzia ché vi è u na sola Po li zia, quella preparata, contro!. lata, organizzata e r emune rata dello Stato, e che detta P o lizia opera nei te rmini della più r igorosa leg alità.

E questo la R:pubbli :::a Soci.ile Italiana non permette e non ammeuerà ma i.

12 dicembre 194_3.

19.

FRA TITO, MICHELE E PIETRO

I n questo scorcio del 1943 gli u ltimi superstiti tro ni d i Europa vac ill ano. Non all u diamo a quello dei Savoia, che no n vacilla p iù perché è g ià prat icamente croll ato sotto u na valanga u nanime, che ricostituisce al di gu a e al di là del Volturno una specie di u nità na· zion ale. li trono di Giorgio di Grecia è liquidato per fine stagione, come g li scampo li nei magazzini 1< Alla Samaritana» . Ciò risulta dal m essaggio dallo stess o re indirizzato al popolo gre co, nel quale è detto che il re rinvia a tempi più leggiadri il suo ritorno in Atene, Churchill h a sottoli neato questo saggio propo n imento e h a dato u n p ubbl ico bense rvito al sovrano, che di greco, in fon J o, non aveva né sa ngue, né Hngu:i., né stòr ia e manifostava per i suoi sudd iti il più gran de disprezzo.

Un terzo trono è oggi perico lante : quel lo di Pietto di J ugoslavia. Fuggiasco a Londca dopo la ca tastrofica disfatta del suo esercito , il re diciotte nne vi fu ricevuto con g randi onori E g li si affrettò, co me g li altri funerei colleghi d'esilio, a fo rma re il solito Governo fantas ma. Qu esto Governo eh.be, come gli a ltri e come s i c o nvie ne in regime parlamentare, m olti ss ime cris i e r ecentemente fu traslocato al Cairo per seg uire più da vicino g li eventi. Ma intanto che cosa accadeva m Jugoslavia ? E, prima di tutto, c'è ancora una Jugoslavia?

La Jugoslavia, cosl come fu inventat a e gonfìata a Versaglia, n o n esiste p iù; ma ci sono, in quelli che furono i servitori di re P ietro, b en due marescialli, con due eserciti e d ue Governi o quas i. Spieghiamo il mistero.

Dopo la fine clella guerra e la sommers ione della Jugoslavia si formarono ba nde di <( comitagi }}, il che è fìsicamrntc balcanico. Gli uni, i cct nici, c'on programma nazionale, attorno .a Mihailo vic; gl i altri, i partigiani, con programma bolscevico. atto rno a Tito. l\lihailovic figur a quale m ini stro della Guerra d el reg io Gabinetto jug o · s lavo di Lon<lu, e come tale ven iva riconosciuto e lubrificato dag li inglesi. O g~i la sce na cambia. La s tella di Mihailo vic imp allidi sce. Quella di Tito splende all' orizzonte.

Tito è, infatti, l'uomo di Sta lin. Ciò stabilito,. L ond ra si affretta a rinnega re Mihailovic. Washington fa altrettanto perché, come si dice sulle rive del Potomac, Tito toglie « tutte le nebbie e i bisticci ~ieilt~y/~i eb:j~:i~~i:· r!fPi~~~~ra va oltre per non perdere le grazie

Il corrispondente diplomatico d ell'Obu rver scrive infatti che « se re Pietro attenderà molto prima di decidere il suo atteggiamento verso il nuovo Governo temp oraneo d i Tito, le sue poss ibilità di riavere il trono scompariranno » Questa eventualità, forse drammatica per l'interessato, ci lascia del tutto i ndiff"crenti.

Un re in p iù o in meno, specie se jugoslav o, non ha alcuna im· portanza nell'Eu ropa di oggi e meno ancora in quella di do mani, Seg uiremo, invece, con leg ittimo in teresse, le fasi della guerra che chia me remo civile jugos lava, fra le b and iere n azio nali di M ihailovic e quelle comuniste di Tito. L'ultima parola sull'argome nto sarà d etta, in ogni, caso, d alle truppe germ aniche che occupano i territo rì d ell'ex!t~~:la;~~ emi~::~ia1)~r~i\i0 detto e sercito che « i tedeschi h anno co ncentrato ingenti forze e iniziato un'offensiva su larga scala )l.

I piani di Tito e i progetti di L ondra sono condannati al fallimento sicuro, se anche non immediato . Ma che cosa poteva fare h. Gran Bretan-na di fronte alla nuova situazione ? Di fronte a u n maresciallo bofscevico, sia pure in formato minore? Da due anni ormai, q uando Mosca ordina, Londra obbedisce.

14 dic~mbre 1943.

Sei Personaggi I N Cerca Di Un Abdicazione

Le r ad io n em iche annunziano che il giorno 2 0 dì questo m ese s i r iu niranno a Napoli i r appresentanti dei sei partiti antifascisti per esiger e in modo solenne e i mprorogabile l'abdicazione de l r e e del figlio. ·

A sentire Je rad io nemiche, questo cqhvulso agitarsi de i p artiti comincia a irritare i co mandanti mi litari e i funzi onari civili americani, i quali trovano c he g li a ntifascisti abusano i nfanti lmente d ella liber t à c he fu lo ro g n ziosame nte elarg ita d ai mercena rì d i D clano. Il co me Sforza è sempre il v io lino d i spa lla. Secondo un a r adiotrasmissione in francese de- Il e ore zo del 13 andante, eg li ha detto che <( si può co llaborare co n persone che hanno commesso d egli errori >) e offre al maresciallo Iladog ti o di accettare una mi ss ione a ll'esrero. La Ru~ter h a riportato u na ua smissione d ell a cadio di Napoli con le d ichiarazion i che il capo d ei li berali italiani , cioè Sforza, ha fat to al gio rnale li Rùorgimmlo di Napoli, dichì a.razio ni che, seco ndo l'Agenzia britannica , costitu iscono il più duro attacco a V ittorio Emanuele,

« N oi - ha detto il conte - st iamo dando a l mondo una impressione di falsità quando permettiamo cbe un uomo che per tre anni ha firmato i più insani proclami contro gli allea ti p redichi ad esso la g uerra contro la Germania. E stato in suo nome - è sempre il conte Sforza che parla - che i nost ri più va lorosi solJ:1.ti sono stati mandat i a morire s ui campi di Grecia, Jugos b via e R ussià, non a l senizio ddl'Italia, ma a l serv izio di Hitler Non pe r odio né per vendetta, ma per l'onore e la salv ezza d'ftal ia noi dobbiamo desiderare che colui che ha rovina re il Paese, vio lando i più sacri giuramenti, abbandoni ogni pretesa di rappresentare l 'Itali a».

Ecco un punto nel quale le nos tre idee co incidono pe rfettamente con que lle del conte fuo rusc ito, Il quale chiude con queste paro le la sua requi sitoria :

« Noi vog liamo - egli afferma - che l'Italia sia rispettata nel mondo, ma potremo guad:ign.ire questo rispe tto con l'el iminazione di ogni forma di fascismo, s ia di bruta le fa scismo di ieri, sia l'ipocrita e astuto fascismo odierno che vorn :bbc p rendc:re piede fra noi »

Qui il conte s.s:arra e il viol ino s ton a Né lui, né a ltri riuscirà mai a eliminare il fascismo In un mo d o o nell'alt ro esso è entrato neHa storia del m ondo e n el san.g ue d egli italia ni. Anche in q uell i che vi vono accanto a Sforza. P1ù sa rà perseguitato e più di ven terà temibile No n sarà ce rto Sfo rza, malg rado il so nante nome, a sotterrarlo Accadrà, molto probabilme n te, il contrari o Dì r itorno da un viaggio a Bati, dove lo avrebbero commosso le innumerevoli dimostrazioni di solidarietà ri cevute da p ug1iesi fosigni e da giovani d esideros i di battersi, il conte ha reiterato i suoi attacchi al re e compagni.

« Non si può - egli ha proclamato - attendere il risveglio del patriottismo degli italiani tino a quando rimarranno in ca rica a lcune fig ure d el fascismo, che simboleggiano la gravità della più triste sciagura che la storia d'Italia ricordi ».

Strano d esti no quello dei Savoia tradito ri I Credevano di essersi liberati dal fascismo, sia pure attr averso la disfatta, ed ecco che so no ritenuti ancora fa scisti e come tali indegni di rimanere al loro posto; è una specie di sinistro primato nella vergog na: quello di essere due volte t radito ri.

Il corrispondente speciale del Timu da Napoli ha l'ària di moderare H tono, ma è tuttavia costretto a riconoscere:

« Gli sfo rzi di Badog lio per dare una base d emocratica al suo G overno non suscitano l'entusiasmo deg li uomini politici antifascisti, i quali sostengono che nessun ,·ero mutamento è possibile fin ché uffi ciali superiori che devono al fa. scismo il loro g rado e combatterono contro g li alleati restano in carica. Si teme il misterioso infiusso di questi uomini e si chiede che vengano e limina ti d alla vita pubblica italiana»,

Benissimo. Attendiamo di conoscere i n omi _degli eliminati. 11 primo d ovrebbe essere il maresciallo d'Italia Messe, . la cui « miste• riosa » co mparsa accanto a Badog lio legittima le più strane e, diciamo anche noi, Je più <<misteriose» supposizioni. .

N aturalmente il Tinies conclude con l'affermare che « una reggenza dell'infante principe d i Napoli potrebbe salvare la monarchia e se. riamente mobilitare l' Italia nella ~uen a comune>>.

Jl corrispondente del Timer s inganna. Siamo in grado di signi. ficare che la monarchia, anche col reggente bambino, è liq uidata e che la mobilitazione non è avvenuta e non avverrà, nonostante le minacce di quel generale Ambrosio, il cui cervello ha il volume e il peso di u n'ol iva.

Sempre sugli sviluppi della crisi cost ituzionale italiana, u na trasmissio ne in italian.o di radio Londra, alle ore 16 30 de l giorno 16 andant e, ci fa conoscere l'opini one di Benedetto Croce. In u na dichia· razio ne rad iodiffusa da Napoli, Croce ha dichiarato di aver detto a Badoglio che la « coscienza stessa del re dovrebbe dettarg li l'abdica. zione immediata ». Si tratta, aggiungiamo, di sapere se questa coscie nza esiste o meno. Bened etto Croce ha poi precisato:

« L'Operato del sovrano durante il regime fascista d i per sé basta a mostrare le colpe di Vittorio Emanuele dal punto di vista costituzionale. In rea ltà Vittorio Emanuele ha pi ù responsabilità d i Mussolini per il sorgere del fa sci smo, e se Vittorio Emanuele fosse p osto sotto processo, una sentenza di cond.:inna sarebbe inevitabile»

D'accordo per il processo. Ma lo si farà in altra sede.

Fin qui hanno parlato gli antifascisti italiani. Ora d iamo la parola ad u n antif~scista di ma rca, ad un antifascista notorio, a l signor

Ede n, ministro degli Esteri di Sua Maestà britannica. ~condo r adio Londra ael giorno 2h nella trasmissione delle o re 21.45, d signo r Eden alfa Camera d ei Comu ni ha d ichiara to che « Vitto r io Emanuele e Badoglio non sarannO sempre ai loro posti e che i loro su ccessori dovran no essere scclri spontaneamente e liberamente d a tutto il popolo ·italiano »> Eden ha dunque aperto la successione e licenziato i due fe lloni come ormai inse rvibili arnesi.

Taluno a questo punto sarà tentato di domandarsi : ma quale è sull'argomento l'o pinione del direttamen te interessato cittadino Vittorio E manu ele Sayoia?

Interrogato, egli ha candidament e d ati," questa incredibile, strabilia nte risposta :

« Non si è ma i visto rbe un re abdichi per avere cambiato un ministero&,

Si s tenta a crederlo. Aver gettato il Paese nel caos, aver t radito subdolamente e spudorat ame nte l'alleat o tedesco e giappo nese, l'aver firmato u n armist izio in cond;z.ion i di umiliazione e di vergogna senza eguali, l'ave r s uccessivamente d ich iarato l a gue rra all'alleato dì ieri, l'aver gettato n el fan go il prestigio della nazione e pe rduto tutti, diciamo tutti, i territo ri europe i occ upa ti, tutto ciò non è p er Vitt o rio Emanuele ch e un semplice, normr.le cambiame nto di ministero, un quals iasi episodio amministrativo che non comporta affatto la sua abdicazione.

Ci si d o manda: È criminalità ? È incoscieriza? L e due cose i nsieme;

17 dicembre 1943,

L'« AFFARE» MESSE

Molto si è parla t o e discusso nei giorni scorsi del1a sorpre ndente entrata del maresciallo Messe nel trnst ang loamcricano-badogliano, Si sono udite, a tal propos ito, le cspressìoni di rincrescimen to dei molti che i l maresciall o Messe stimavano, cosi come si sono potute vagliare le r ampogne di coloro che lo stimavano meno, e che lo credono, oggi, un quals iasi arrivato vendutosi pe r un pugno di sterline. Si sono lette, e speriamo che lo stesso maresciallo 1'.-fesse abbi a po t uto leggerle, le lettere di dolore di coloro che furono i su oi soldati, Ci sembra perciò opfortuno, cessate la sorpresa e le ripercuss ioni del rt:e~e:;r~UM~~;e:;~a~~:n:t

~:~~ttf:s~is~tt; t~~!r ;1i~~:li:nt~::~ il tipico r appresentante dell'Esercito fascista. Questo egli si dichiarò in ogni te mpo e in ogni luogo, e su tale base i deologica i mpostò la sua azion e di comando facendo per i suoi soldati d i ogn i campagna una crociata, idealizzando nelle gesta del C.S.I.R . la coscie nza antibolscevica e n ~ll'epica d ifesa tu nisina la decisa vol on tà di rivoh.1- zione antip lutocutica del popolo italia no, compiendo azioni d eg n e d i rilievo, passando, pure nell'avversa fortuna, d1 soddisfazione i n so ddi sfazio ne, conquistando, attrave rso u na rapida carriera, il bastone di maresciallo. Tutto ques to gli italiani co noscono e per q uesto ess i lo amavano e lo ammi ravano.

Ma· ogg i il m aresciallo M esse è passato al nemico, al nemico della s ua Patria, a l nemico delle sue idee, accanto ag li uomin i c he aveva sempre apertamente disprezzato. Eg li, che conosceva e p oteva, ogn i g iorno, constatare il tradimento aeg li Stati Maggiori e l o denunciava ad alcuni uomini del fascismo con parole inequivocabili, egli , che per primo aveva dato agli fra lia ni, co n Ja sua relazione s ulla T u nisia, la ce[tezza d i tale tradime n to, eg li si è ora af:fiancat o a i tradito ri stessi, tentando di avallare, c o n il s uo nome fino a ieri immacolato, ji t radimento.

E oggi il co ndottiero delle a rmi italiane in Russ ia è u n corribatte m e che milita dalla parte del bo lscevismo. L'uo mo ch e alla tes t:. d ei fanti, d elle cam icie ne re, dei g iovani fa scisti, consacrò sul Ma rcò e ne ll'ultima dis perata so rtita, con l' italianità de ll a Tunisia1 il di ritto d ella nost ra gente all'Africa e q uind i alla vita , è ogg i un sicario dei cE~~bb: ~reZ arr~ italian issima, il cuore, la fede e l'asp irazi o ne suprem:i. d ella Dalmazia, si re nde alleato e complice dei banditi balcani ci ch e da Fiume a Spizza trucidano g li italian i, rei so_ltan to d'essere t ali. È l ogico, perc iò, che gli italian i, e non essi soltanto, ma tutti g li uomini d'on o re, chiedano al maresciallo il pe rché di t utto questo. Si è detto, ed è vo ce comu ne, che s te rli ne e d ollari lo abbia no convertito. Noi, però, no n v orremmo crederlo, per lui e p er n oi; per lui, perché, malgrado t utto , n o n v orremmo confonderlo con i s imo niaci d ell' 8 settembre, per n oi, perché non p ossiamo capacitarsi ch e un italiano valoroso, pur commettendo il r eato di lesa patria, lo faccia per amore di d enaro E allora perché ?

Occorre, a n ostro avviso, per spieg are questo incredibile voltafaccia, andare a g iorni relativamente lontani, in cui il colonnello Messe fu lungamente acca nto a l re, intesse ndo con lui r appo rti p e rson ali, e pensare, o ggi, che il rico rdo d i quella intimità re gale lo abb ia sp into sulla via d el dison o re. Si verifica , tal volta, che iÌ fascino d el diritto divino faccia dimenticare, a nch e a uomini deg n i, la v olo ntà e i d iritti dei p opoli. E se un ~rand e co mbattente di Russia, il maresciallo Ney, rimase, per un attimo, abbagliato dalla po dag ra c achett ica di Luigi XVIII, tanto da di ment icare il suo passato e la sua gloda d i soldato rivoluzionario, è p ossib ile che a G iova nn i ?,.,Iesse sia successo altrettanto dinanzi alla rachiride savoiarda di Vittorio Emanuele. Il principe della Moscova seppe, però, ritrovare la v ia dell'onme. Non sapp iamo se il maresciallo tunisino potrà fare altrettanto. Era un grande soldato . O ggi egli è r idotto .al ruolo di pedina in un meschino e disperato gi oco dinasti co, Figu ra lum inosa nell'immane t ragedia dei popoli, è ora un'oscura comparsa n ella piccola farsa . sabauda che in tale tragedia si è i nserita. Accanto ai Badog lio. ai Roatta, agli Ambrosie, c he lo odiano per il disprezzo ch e eg li, in ogni tempo. ha lo ro d imostrato, e che vorranno anche da lui trarre la loro mesch ina vendetta, Messe è oggi soltanto un complice necessario, .perché i cobelligeranti non si fidano dei tradito ri.

Ma p oi che cosa spera salvare il maresciallo ? Salvare la Patria?

La Patria non si salva con le ba ionett e del nemico e con il flagello delJa guerra civile. Salvare la monarchia ? Ma a tale prof osito egli può interrogare tutti g li italiani, fasci sti e non fa scisti, a di qua e al di là ·del Sangro, e avrà la se n sazio ne dell'inanità di questo ten- s toria, Ma attenda, attenda fiducioso il maresciallo tale so vrana r iconoscen za. I Carignano sono celeb ri i n quç.sto. Da Carlo Albe r to, ch_e_ tradl i_ ratriotì ~el ·~1, fec~ m?rice in}arcere J acop o R uffini, cs1hò Mazzm1 e Ganbaldi, a Vmocio Emanuele II, che abband onò Cavour, a Umberto I, che tradì Crispi, all'attuale rappresentante, che h a tradito dapprima l'uomo che per v enti anni lo a veva serv ito con d edizione assoluta e poi tutto il popolo italiano, abbandonandolo solo, rai~:orra al~u;i~·n;nd~a!~~md~rndt1~f~\J; t::i~~~rda s~i~ conoscenz a Triste des tino pe r un valo roso soldato. Ma il solo cbe il suo ultimo gesto gli aveva meritato

Egli è oggi dall'alt ra pa rte della barricat a, per combatte re contro d i noi, credenti in u n'Italia repubblicana, rivoluzionaria, proletaria, o norata p erché fedele ai patti, a lle proprie parole, alle proprie amicizie e p erciò fascista. 1fa combatte rà anch e co ntro i soldati che in Rus'iia h a g uidato nella lo tta, combatt erà, lo r icordi il maresciallo, contro tutti i .morti delle sue battaglie . Perché morìro no i soldati del C.S.I.R. che egli infiammò con la parola avanti il combattimento ? Fo rse perché il loro comandante cooperasse al trionfo del bolsce vismo? Perché caddero i giovani del Mareth a Tacruna, che c o n il loro sangue co nsacrarono il su o bastone d i maresciallo? Forse perché il loro co mandante faci lit asse il t rionfo di quel nemico che strazia ancora Je 1oro città, mitraglia i loro padri, affama le l oro spose, v u ole toglie re ai loro figli e a lla loro Patria ogni d omani di vita e di ben essere ? Non sappiamo se e g li abbi a pens ato a t utto ciò, e se lo ha fatto , che cosa la sua coscienza abbia risposto Ma g;ua rdi il maresciallo Messe al di là degli oceani: migliaia e mig liaia d i italiani attendono, d a anni, i n pri g ionia di g uerra.

È quella. co n q uella del lavoro, l'I tali a vera, l'Ita lia del do mani. Ed è per questa Italia che noi lavoriamo ; per questi n ostri fr atelli, che hanno fatto delle proprie sofferenze u n'arma di o rgoglio e d' onore e u n'attesa di- d oloroso r itorno, che noi op eriamo, rivolu zionando b. vita n azionale.

I lo ro sacrifici, i loro dolo ri, la loro dolorosa, snervante attesa, le loro speranze e la loro fierezza. c he gli attuali padroni d el maresciallo banno te n tato, co n i t radit o ri, di annullare, n o n p ossono esse re sterili e non possono a nd are dispers i. Per questa I talia dolora nte e lo ntana n oi ope riamo o ra, con lucida coscienza e con certissima fede.

Anche il m aresciallo Giovanni Messe era, fino a p oco tempo addie tro, uno dei tanti rinchius i nel carcere duro ma ono ra to d ella prig ionia di guerra. O ggi egli · ha abbandonato i s uoi camerati per mettersi al servizio dei suoi carcerieri. Proced2. pure sulla sua strada.

L'Italia del combattime nto e dell'onore non ha più nulla d a dirgli. L'« afface » Messe può essere archiviato.

21 dicembre J943, 22.

CONSUNTIVO 19-13

L'anno solare 1943 sta, finalmente, per finire, Dire (<finalmente » non è un gioco di parole, specialmente p er noi italiani. È co n vero sollievo che lo vediamo firure.

Questi gio rni sono dedi cati a stabilire il consuntivo d ell'anno che se n e v a Co nsuntivo militare, ben inteso, poiché, di fronte a lla gi gantesca pactita che insang uina · il m ondo, tutto il resto è seco ndario e in essa assorbito, .

Noi siamo obiettivi, p o iché il solo mezzo per dominare la realtà è quello di riconoscerla nei suoi t ermini concreti, e non abb iamo ~ indi diffi coltà ad ammettere che il b ilancio militare del 1943 si c i'ìt!fet~~:~;ite!'edaf1i;z 3all~:t~beceal1~:::iì ~ Jì~i~tiv~· è passata n elle mani del nemico, il quale, limitandoci al solo settore terrestre, ci ha respinto da Stalingrado al Nipro, da El Alamein a Ortona, per migliaia di chilometri.

Colo ro che ci leggono so no pregat i di non giunsere da queste franche constatazioni a precipitose conclusio ni, ma li 10vitiamo p iuttosto a seg uirci nel no st ro rag io namento.

Anzitutto è lecito chiederci : po tra nno gli alleati, anche nel 1944, conservare quello che, in date c ircosta nze , è innegabile vantaggio, cioè l'in iziauva ? È o rmai chiaro che gli alleati dovranno t en tare la creazione di u n secondo autentico fronte, in Francia, ma quattto a nni di tempo e centinaia d i migliaia di lavoratoci h anno t ra mutato il v allo atlant ico in u na barriera che, esse nd o difesa da t r uppe aga r : ~!:~~biu:tti~~i:::i~t0s\J~~c~: /~~Ì~ si ~ :ar~~~~=: ti 0a~ltasF;!~~i~ è og gi un'imp resa sov rumana. Tuttavia deve essere tentata. Il suo prevedibile fallimento determinerà la svolta della situazione.

In secondo luogo, un esame o bietti vo deg li eventi ci porta a questa netta co nclusione: la Germania n o n può e ssere battuta. Sul te rreno pmamente militare, no.

Dalla Norveg ia all'Egeo, dall'Ucraina al golfo di Biscaglia i suoi eserciti han no una sempre iritatta capacità d i combattimento e di man ovra; e, salvo le inevitab ili, se nsi bili perdite, l'o rganizzazione militare tedesca n o n accusa minimame nte i segni dell'usura.

Sta di fatt o che le grandi offe nsive russe hanno riconquistato ter• r ito d sià perdut i, ma n on hanno cag$iun to l o scop o che ogni s trategia s t prefigge, cioè la to tale distruz10n e delle forze nem.iche.

Il numer o dei prigionieri tedeschi catturati dai russi si può definire senz'altro irrilevante, data la mole delle forze in campo.

Che lo sforzo offensivo russo sia costato ai sovieti perdite imm ense, i bolscevich i stessi lo ammettono e ne farina, anzi, un argomento di pressione o di ricatto verso g li alleati, tardig radi ed esitanti n ella creazione del secondo fronte.

Ancora una domanda: può l'azione di altri fattori di c ar attere in terno determinare, come già avvenne nell'aut u nno del 1918, un cedimento dell'apparato militare del Reich? No.

Non il fattore economico alimentare. Da questo punto -di vista la situazione non può nemme no essere paragonata con quell a d ella prima guerra mondiale. Allora le sofferenze ~ella popolazione furono veramente, a u n certo punto, intollecabili, anche pec un popolo come quello tedesco .- Allora la German ia sentì il blocco. Oggi è più sensibi le in Gran Bretagna.

Non il fatt ore politico. Il complesso degli istituti pol it ici nei quali si enuclea il nazionalsocialismo è perfottamente arbitro della situazione interna Il disfattismo in German ia è inesisteote o si limita a vociferazioni iso late, senza ri sultato Gli elemcntì che ag irono nel 1918, ebra ìsmo, massoneria, soc ialismo, democrazia, furo n o el imina ti in t empo utile

Non il fattore morale. Il p opolo tedesco, dal FUhre r all'ultimo soldato, contadino, ope raio, sa che si tratta di vita o di morte. I wi lsoniani del 191 8 si profusero in m enzognere promesse e potevano esercitare, ed esercita rono, una certa influenza su talun i ambienti tedeschi; oggi da Londra, da l\fosca, da Washington si minaccia la d ist ruzione pura e semplice non -solo della Germania come Stato, ma della G ermania come popolo e come razza. Distruzione fisica, non morale. Israele vuole la sua i ntegrale, spietata vendetta.

Questi programmi nemici, u ffic ial mente dichiarati, irrig idiscono la già forte tempra del popolo tedesco e ogni pensiero di capitolazione è quindi escluso a priori. .

Se i bombardamenti terroristici tendono a demolire il morale del faf~!~~~:t~n~;: ieq~~~~ ic:~b';:J!~e0n~! massicci degl i ultimi giorn i sono unanimi nel dichiarare che l'atteggiamento della popolazione, la sua disciplina, il suo stoico coraggio, so no degni dell'universale ammirazione. Le facce dei berlines i avevano all'indomani una sola espressione: quella dell'odio, della tenacia unita alla certezza Qi una compensatrice, n onché moltiplicata rappresaglia, e alla fede cieca, com une del resto all'intero popolo tedesco, nel Fiihrer e nella fine vittoriosa.

Crediamo di aver esp re~:,0, sia pu re in m1niera sintetica, i fondati mo tivi che giustificano la noitra as,;erzione che la Germania non può essere battuta.

E poiché a llo stat.J del\! c~H! una pace n egoziata è impossibile, ~~~r:ib:~t:;a~ei~ift~oÌ t~t~:sr~ c;en~s~e~~~t~: non potendo Non è ~uindi troppo azzacdato prevedere che il consuntivo del 1944 sarà ben d1ver :.::> da 9uello del 1943.

In q =l!S t~ conS"Jm1vo dovrà figura re, e fi gu rerà, accanto alle voci

Germania e Giappone, la voce Italia. Altrimenti il nostro cclisse da parzi ale diventerà totale, con incalcolabili co nseguenze per le attua li e le future generazion i.

27 dicembre 1943. 23.

Menzogna E Verita Della Radio Nemica

La propaganda nemica, nel descri ve"Ce le con~izioni interne d ell'It alia non occupata dagli ang lonordarner ican i, an:pliando isolati episodi e spesso inventando di san a pianta, dipinge la situazione a colori così foschi eh~ davvero non si comprende per quale ragio ne i «liberatori» non abbiano raggiunto il Brennero in otto g iorni. Rivolte, stragi, battaglie con relat ivo impiego d i carri armati e di aerei vengono ogni giorno illustrate e pro.p inace a dosi crescenti, prima e dopo i p1sti, ag ii in genui ascoltaton.

Le varie radio nemiche che gareggiano fra loro nel superars i con le notizie più sensazionali non sanno che cosa ancora creare per accontentare il pubblico, che, ormai abituato alle grosse panzane, non può appagarsi con le menzogne di modesta entità.

Ci limitiamo a ripetere alcune delle noti.zie di maggior «effetto)), scel;~n~~zi!~tt~m!~s~~~r:~i~0 ~h~icr:o~id~~t~1t(~~bc~ti:~ii quali sono, piuttos to, degli « sbandati)>, che, in nome di un non ben identificato «patriottismo)), rapinano ed uccidono, i n agguati e in imboscate notturne, agirebbero sotto un'unica gu ida. Si tratterebbe, secondo una emittente nemica, di un <( tutto or;anico, con un comandante per ogni formazione militare e con forti aiuti politici e fi nanziari». Organizzaz ione che ricorda molto da v icino quella dei gangsters di buo na memoria, di cui Hollywood ci ha fatto conoscere metodi, im . prese .ed e-roi.

Anche la p opolai.ione civile prenderebbe parte ad operazio ni in g rande stile contro i tedeschi . Tanto è vero che sarebbero scoppiate poderose rivolte, in questi ultimi giorni, in numerose città. A Firenze sarebbe s tat<? addirittura assediato un quattiere cittadino, p er liberare il qua le si sarebbero resi necessari una settimana di tempo e l'impiego d i ca rri armati. Presso Pistoia le truppe ge rmaniche avrebbero dovuto sgombrare parecchi villaggi e nei dintorni di La Spezia, parla sempre la solita rad io nemica, i contadini avcbbero or_gan izzato ~quadre di difesa armate « contro militi che andavano girando per la campagna l> , Sul lago Maggiore si starebbe svolgendo, né più né meno, che una battaglia fra opposti eserciti. Da una parte decine di migliaia , di sbandati, rinfo rzati da un gnn numero di cx-prigionieri francesi , britannici, russi, g reci, jugoslav i, americani, e ch i p iù ne h a più ne metta; dall'altra duemila tedesch i, che cercherebhero di fronteggiare inu t ilmente la press ione avversa ria.

Precisi particolari sullo svolgim ento d ella s ingola re contesa, inscenata dai regi sti della propaganda anglonordamericana, dov rebbero essere chiesti alle popolazioni delle r identi colline ch e sovra stano il quictissimo lago

Ci sono, poi, le notizie che, ai creduli ascoltatori, d ovrebbero apparire « inoppugnabili » perché vi si citano nomi e località. Si è cosl verificato lo strano caso del podestà di Salò, Domenico Milanesi, che, secondo una comunicazione ufficiale di radio Mosca, sa rebbe stato g iustiziato nella piazza della città. II quale podestà, ignorando la sua sorte, continua ad esercitare, come nella trama di lln .libro giallo, le sue normali e non mai interrotte ~ansioni.

Naturalmente, anche le legittim e sanzioni della giustjzia italiana vengono travisate ed esagerate sino a far loro assumere l'aspetto di ecciJi senza motivo, compiuti su Jarga scala. Ecco, per esempio, un compiacen te giornale svizzero annun ziare che « duecento p:idri italiani, i cui fi~li hanno eluso la costrizione militare, sono stati trucidati come ostaggi». II giornalucolo elvetico trae, naturalmente, la notizia dalla radioemissione nemica,

Pe r contro, quanto avviene n ell'Italia meridional e occupata dagli anglosassoni è minjmi :zzato o del tutto passato sotto silenzio.

Tuttavia g li stessi jn glesi e nordamericani non riescono a celare la trag ica situazione in cui versano i c ivili delle terre devastate e dissanguate dalla loro occupazione.

Gran parte del raccolto del grano è stata distrutta dagl i stessi «liberatori», i quali, ancor prima dell'invasione, hanno demo lito, con feroci e indiscriminati bombardamenti, ferrovie, . molini, c ase coloniche, acquedotti, ospedali,

A Napoli la razione del pane è di cento g rammi al giorno; gran priv ilegio codesto di fronte ai settanta grammi - quando ci sono I - di molte altre zone.

<< Si e ra sperato di poter aumentare la razione del pane sino a h~0 ilic~ti~:t~tat!s~a:a1:~~~eg\yr~~Pomde~~ec~:~~So~1 : 1~c~~~%~~: »~ dei rifornimenti della fami ge rat a A ..M.G.O.T., colonnc)lo Gleive, il quale ha soggiunto che « i rifornimenti coprono appena il d ìect e mezzo per cento del fabbi sogno » e che altri cibi, la carne, il lat te e le uova, non esistono virtualmente a Napo li.

La fame, e soprattutto la mancanza di elementi sost anziosi, spingono la popolazione a nutrirsi di quello ch e capita fra le mani: erbaggi (quando non siano erbacce) raccolti ove è possibile, frutta avariata e, persino, rifiuti. Le cond izion i igieniche sono, per questo, cadute a un livello bassissimo; e prima conseguenza è stato lo scoppio di una violenta epidemia di tifo petecchiale, che, secondo quanto annunzia ufficialmente la Rellltr, ha indotto il generale Clark a proibire alle truppe della quinta Armata l'ingresso nella città.

In tutta l'Italia metidionale, e particolarmente nei maggiori centri; la miseria spinge i bimbi all'accattonagg io e, sovente, le donne alla prostituzione.

L'Uniltd Preu scrive (e questa volta siamo a Bari) che torme di ragazzi circondano i soldati am~ricani, chiedendo loro una pic:ola elemosina e insistendo fino a quando non riescono a ottenere quakh:: soldo. E perché il quadro sia più efficace, il corrispondente de ll'Uni• l ed Preu r icorre a questo Originale paragone :

« I bambini di Bari hanno diviso la città in tanti q uart ieri, precisamente come facevano i contrabbandieri di alcolici deg li Sta1i Uniti d~rante il proibizionismo e come, p robabi lmente, farJnno di nuovo nell'avvenire 1>,

E cosl continua:

« Ogni bambino che incontrate vì chiederà di regalargli qualche cosa o di :acquistare qualche oggetto. Q1Jesti bambini domandano d olciumi, denaro e siga. rette e, in cambio, vi offrono di procurarvi vino, pranzo di pollo, bella signorina. Questi bambini vi venderanno tutto e qualsiasi cos:i, da lle mandorle in su, per una Iung a gamma, che termina con la proposta di vendervi la propria so rella maggiore »

E H triste q uadretto tira avanti ancora, con lJ O tono di b rutale cinismo, pienamente d(:gno di u n cronista n ordamericano.

Sono cod es ti , visti da vicino e secondo quello che e ssi st ess i di· cono e scrivono, i v eri « liberatori», che le disgraziate .ropolazioni dell'ftaUa meridion ale h anno impara to a odiare con un odio profondo e tenace, che g ià si è manifestato in concrete espressioni e che non può non portare un efficace cont ributo alla liberazione della Patria dal· l'oppressione anglonotdamericana. E tanto è v ero anche questo che 1a s1essa United Presr è costretta ad ammctrere che la popolazione semp re r ies.:e a n.i.sconfere compi ut o1mente quanto avviene nei territori oc~upui , cer.::a, d'altra parte, di s visare la realtà con allettanti promesse e con fa nusriche invenzioni.

Per l e pcime v i sono g ià milioni di iulio1n i che h:inno avuto mo do di consta:.u::, con l"esp!ci::nza, com! esse s i ano state e siano mantenute. P~r quanto ri g uarda , invece, i fantas iosi av veni menti che si vedfiche r~bbero nel l'Italia non oc.:upata d1l ne mico, n o n vale la p en a di rispondere, volta per volta, caso per caso, alle impudenze delle v·arie radio d elle cosiddette « nazio n i uni te >> . Lo facciamo oggi, una volta per ·sempte.

Non stupisce ch e la propag1nda avversaria usi di codesti mezzi, poiché ess i sono i mezzi che, appunto , la cauttetizzano. S tupisce, mvece, che una parte del popolo nal iano possa prestare ancora ascolto alle afferrnaziom delle radio nemiche.

Co n fatta t uttavia la speranza che quanto quo tidianamente avviene nelle regioni occupate g iovi, perlomeno, ad aprite gli occhi agli ultimi illusi, e, soprattutto, conforta la ce rtezza che nell'Italia meridionale si stanno o ra preparando le testimonianze per la storia.

29 d icembre 194~.

Spagna E Alleati

A coloro che, come noi, seguono da vjcJno gli sviluppi della politica spagnola e li seguono con la simpatia che la Spa)?;na merita per il suo grande passato, per il valore indiscutibile e tradiz10nale dei suoi soldati e per le alte qualità morali del suo popolo, non sono sfuggiti taluni sintomi che fo questi uldmi tempi denunciano l'esistenza di una tensione crescente nei rapporti fra la Spagna e le cosiddette « nazioni unfrc >>. Fino a pochi mesi fa gli alleati ten eva no un contegno, se non cmdiale, alme no corretto nei riguardi di Franco, della Falange e della Spagna in g enere, ma oggi che gli alleati si illudono di avère oramai la vittoria Sicura nel pugno, si assiste a un mo lto sensibile cambiamento di scena. La po lit ica di neutralità che il Cau - esige va un periodo di sosta e di ricostruzione dopo gli eccidi sa n&uinosissimi e le distruzioni della guerra civile, è, come ogni pohtka èi neutralità, arrivata a una specie di punto morto. Era da preved ersi p olitica di neutralità. Il Guicciardin i, che a torto, secondo noi, viene collocato nella categoria, diremo cosl , minore dei «politici>), aveva scritto nei suoi Rùordi che la <( neutralità nelle guerre d'altri è bene a chi è potente, in modo che non ha a temere di ~uello di loro che resterà superiore, perché si conserva senza travagl10 e può sperare guadagno dai disordini altrui; fuor i di questo è inconsiderata e dannosa, perché si resta in pred"il del vincitore e del vinto>>.

Questa considerazione dd Guicciardini, di una logica che la storia ha ampiamente confermato, va medit:1ta da coloro i qLiali sognano ancora che l'Italia avrebbe potuto , stracciando solenni trattati, rimanere neutrale, risparmiando sangue e facendo quattrini. È chiaro, anche per il cervello di un deficiente, che a guerra scoppiata nessun gruppo di belligeranti aiuta una nazione neutrale a rafforzar e il suo arparato milaace e questo per ragion i di ele~~ntare prudenza. T utt'al più vi daunno, attraverso un sistema di nauur r/ od analogo , r iforn imenti normali, controllatissimi, che perm ettano anche ai belligeranti di ricevere determinate necessa rie ma~ ecie prime possedute dalla nazione neu trale, ma niente di più.

È quanto g li alleati hanno pra~icato nei riguardi della Spagna, specialmente in fatto di combustibili liquidi, nafta e benzina. La nazione neutrale non ha quindi la possibilità di armarsi per assidersi, a un dato momento, arbitra fra i belligeranti o difendersi dal prepotere d el vincitore: essa è destinata a rimanere in balia di quest'ultimo.

L'atteggiamento degli alleati è i:;ià al margine della fa~e nella quale ogni politica di neutral it à deve fatalmente sbo.::care.

Il li nguaggio degli alleati nei confronti della Spagna della Falang e è sempre più minaccioso e brutale. Sotto 1'jmpos1zi on e e con l'aiuto sonante della nuova santa Alleanza cli Teheran, si è costituita una <( Giunta suprema di unione n azio nale per la liberazione della Spagna 1>, gisti di « r ovinare» la Spagna ; con sigliando di « far dì ogni falangista bersaglio deUe rivoltelle moscovite)); accusando, naturalmente, i falangisti di aver <( rubato a man salva nelle casse dello Stato». Conosciamo questa monoto na canzone. Franco è, naturalm ente, co!pevole, sempre secondo la radi o emittente di cui sopra, « di trascinare la Spagna verso· l'abisso n, per cui è necessario « vibrarg li il colpo finale>) che dovrà liberare la Spagna, Questa propaganda radiofonica, che si unisce a quella p iù o meno u fficiosa dei giornali anglosassoni, costitu isce molto probabilmente la fase preparatoria di un a11t-a11/ che g li aileati a un certo momento p orra nno davanti alla Spagna falangista. .

Misconoscerebbe la Spagna colui i l quale ponesse in dubbio la risposta del Governo di un popolo cavalleresco, fi ero , ottimo combattente quale è lo s pagnolo.

Dopo u na g uerra civile, ch e fu veramente una guerra di liberazione d,dla terribile minaccia del bolscevismo, dopo la recentissima micidiale esperie nza vissuta, la Spagna non p uò soggiacere al ricatto degli alleati. Essa in ta l caso raccoglierà le sue forze e difenderà fi no f1~~:~:r~:0 c~s~:l~i~~sl~

31 dicembre 1943. 25.

Il Caso Bergamini

D al caso Messe al caso Berga mini. Là era la storia di un bravo genera le, che ha rinnegato alla fine il suo passato di fedeltà e di vafore ; qui è la storia di un ammiragl io sfortunato, già sepolto con la s ua nave in fondo a l mare, e fatto segno O[a ad u na speculazione

~ar~:.t:! ref~0 i3~;~r~~:ut~~~lr: 0 ·i morti. I mort i, si sa, non parlano; è facile fare mercato del loro onore. Ma per sua b uon a vent ura l'ammiraglio Dergamini ha lasciato le testi monianze ino ppugnabili d ella sua dirittura d i marinaio e di italiano. E noi, per quanto lo ntani ormai dalle v icende e dag li uomini del recente, amaro passato, rivendichiamo il p riviieiio di d ifendere la memoria. di quel galantuomo, ché no n è giusto s1 violenti la storia e che si infanghi la figu ra di un capo rimasto so lo al di so p ra del t riste traffico che ha

:~~~:b:e, s· : n~riè dopo l a proclamazione d ell'armistizio b ado~liano, usciva dalla Spezia, al comando dell'ammiraglio Carlo Bergammi, l'intera squadra navale con rott a v erso la Maddalena Durante la notte si univano all a fo rm azione, che avanzava a velocità ridotta, tre incrociatori p rovenie nt i da Genova. D opo diec i ore d i navigazione, vale a dire a mezzogiorno, qua ndo la squadca era in v is ta delle Bocche di Bon ifacio e aveva g ià a ssunto la linea di fila per in cana larsi v erso i previ sti anco ragg i, u na squ adrig li a dì cinque bombardieri tedeschi, sbu cata fra l'azzu rro e le nubi, sga nciava s ulla for m azione, che, in virtù d el tradimento, era di ventata per i germanici una fo rmazione navale nemica e q uindi leg itt imo obiettivo di attacco, una ser ie di bom?e con mira particolar e alle corazzate. Parap iglia delle navi con rapide accostate a d ritta e a manca ; ma poi è stata questione d i un attimo: l'u nità da b attaglia Roma , ce ntrata nella Santa Barba ra , dopo ùn'esplosione viole nta, si spezzava in due e sprofonda va negli abissi nello spazio di pochi minuti. Fermo al suo p o st o d i co mand o , l'ammiraglio Be rgamini seg u iva il destino della na ve sco mparendo era i flutti. A soccorso dei n aufragh i sost ava no l'i ncroci ato re A ttilio Regolo, a lcuni cacciato r pedi nie ce e t o rped inie re ; questo nucleo di unità, con il caci co dei supe rs titi, si è di retto fiù. tardi in un porto ne utrale (Spag na) ed è stato mte rnato. Intanto i grnss? della s q uadra ave va g ià preso il largo, alla velocità d1 trenta m iglia, co n r o t ea in iziale ve rso Je Bale ari; poi, ~~~si/ s~e3.u\t~c:~t~; ~f~r;is~i p;~~:e;~~· r 11~af~~;a~!f1~e~:nFd~i n e mico. E il t radimento ha a vuto cosi il suo epilogo Fin q ui la nud.l e controllata cronaca d ei fatti, Ora succede qllesta cosa, che possi1mo definire enorme: l'annuncio solenne, dato dal Governo dd p icco lo re, che l'ammiraglio Bergamini, in omaggio alla memoria, v ie ne pro mosso ammiraglio d1 A rmata « per a ver trova~o glonosa m orte ne ll'adempimento della su a miss io ne di co nsegna della fl o tta ag li a ngloam erica ni o.

19. • xxxu.

Siamo d i fr o nte a~ un d ocumento di vo1$ arissima m1lafede Lasc iamo andare che è g ià di per sé disgus t osa l 10tenzto ne di dec re ta re un pubb lico pre mio ag li evenc ua li a rtefici di un tradimento milita re , ma badiamo soltan to al caso di mist ificazione che quel documento esprime a i da n ni dell 'ammiraglio scomparso. E a llo ra, prove e testi· monia nze alla mano, p oss ia mo p recisare forma lmente : l' ammir ag lio Be rgamini, se fo sse rimast o in ,Tita, non avre bbe m ai con segn ato le n avi al nemico.

Ecco, infa tti, le p recise direttive d a lui impartite, in co ncla mato clima d i armist izio, a tutti g li a mmi rag li e co ma nda nti di u n ità della flo tta: a) non fare resiste nza armata a i germanici in alcun caso; b) se fossero stati g li angloamericani a voler impadronirs i delle navi con la forza, ordine alle navi di reag ire ad oltranza co n le armi e, in caso dispe ra to, ordine di auto affon da rsi. Co n le mani blo ccate ent r o la m orsa degli ordini ricevuti, Bc rgamini parlava quel ·giorno col cuo re in gola, affranto dal d o lo re, ma non aveva pe:c nuJla abdicato a lla sua dig nità di marinaio E ra g ià su di un piano elevato risp etto alla zavo rra di t utti gli altri capi m ilit ari, invischiati nel tradimento da loro p ensato e vOl uto fin o .alle c o nsegue nze est reme.

Motu u ffi ciali, tra quelli che i n obbedienza all'esemp io ed agli i nsegname nti d i quest'uomo oggi mil itano sot to le b an d iera della Marina r epubblicana, so no buoni t estimo ni delle fiere i ntenz ioni espresse dall'ammiraglio· nelle ore angosciose che precedettero l'uscita in ma re delle navi. Con il comandante Bedeschi, ad esempio, come con altri, egli si è espresso testual~nte (8 settembre):

« Intendo portare b flotta in un ancoraggio italiano o in altro ancoraggio al di fuori di ogni estranea ingerenza. Non con.s.C'gnerò mai le navi al nc-mico ».

E nell'abbracciare il suo ufficiale~ ha soggiunto:

« Ma la mia è un'illusione, Sento che non ci vedremo più. Bisognerà aoJare a picco».

Fece rotta infatti, come si è v isto, per la Maddalena, terra italiana, spera ndo di potervi r iparare la squadra. Sulle sogl ie di quel porto la sua nave ven ne fulminata.

Fino a quel momento la sua Aotta era integra nel suo onore. Caduto l'ammirag lio, salvo le p oche eccezioni delle navi che gl i hanno obbedito autoaffo ndandosi o interna ndosi in porti neutrali, caddero anche le sue consegne. ll grosso della squadra passò a l nem ico.

E qui tornerebbero istruttivi i profili dell'ammiraglio Oliva, del capitano di vascello Tallarico e d e*li altri fautori del dirottamento della squadra e della sua resa. MoJu veli sono caduti, le responsabi1ità vanno sempre più a fuoco. Sulla scorta di freschi ed esaurienti rapporti pervenutici dall'altra parte della barricata, sar.ebbe facile, se carità di Pat ria lo consentisse, ricostruire scena per scen.a il clima ambientale di qualche nave, dell'incrociatore Elfg_,enio di Savoia ad esempio, e seguire da Bona a Malta, da Alessandria a Taranto, i casi, le disavventure, g li atteggiamenti dei signori ufficiali ivi imbarcati....

In piena atmosfera di tradimento, l'ammiraglio Bergamini fu anch'esso, dunque, tradito. Di quanto si è detto sopra esiste la documentazione più ampia, autorevole e definitiva. E ç:li si vuole o ra imporre l'aureola di eroe dell'armistizio, quanto ne fu invece la prima vittima, il primo martire, Ripugnante /i ioco, che offe nde la memoria dello scomparso, l'ono re aei suoi g li, la nostra dig-nità d'italiani veri. Noi non abbiamo nostalgie e tenerezze p er l'Italia di ieri, edizione 1~43. ~net:~~;;r~ ~~r~~:J1~;;:t~ei;s:~1~it~n: bs;;t~~;a: ii;~~mctegi!rdsa~~ all'avvenire, dobbiamo rifare tanta strada.... Se oggi abbiamo sostato un attimo fra le quinte di un' epoca tanto triste è perché ci sembra terribile che la disonestà si perpetui, mentre tutti ancora stiamo scontando la disonesta recente. Non dunque per spunto di polemica e per rivendièazione di parte intendiamo portare luce al caso Bergaminì, ma per sincero amore di onestà e di verità, per difendere e ripulire un bravo soldato dal fango che lo minaccia, per poter numerare un traditore d i meno e un galantuomo di più, per poter de6nire in modo sempre più netto la disti nzione t ra italiani degni e italiani indegni, &co perché siamo lieti e fie ri di proclamare che l'ammiraglio Bergamini non è caduto su l tragitto che porta all a diserzione. E caduto durante Ja rotta, liberame nte scelta, che sul mare italiano congiunge due t e rre italiane

Questo vale ad imporlo al nostro rispetto, se già da tempo non si fossero imposte alla nostra ammirazione le sue stupende virtù di uomo e di ·soldato : encrs:ico, buono, valoroso, infaticabile, diritto.

Carlo Bergami01 non e ra della tempra de i generali e d egli ammi. rag li che hanno calpesta to ed insultato il sacrificio dei morti I Inutil· mente essi lo chiamano in causa, per coprire e riabilitare in qualche m odo, colla sua figura pulita, l'osceno mercato · deli'8 settembre.

Egli n o n può essere con loro, perché è r imasto a p residio d el mare d'Italia.

7 gennai.o 1944.

Lavorare E Combattere

Il popolo italiano è entrato i n una fase ch e si può defin ire di sod· disfacente ri!)resa, dopo la c risi g raviss ima iniz iatas i il 1.s luglio e culminata ne l'infausto 8 settembre Ripresa morale e ripresa materiale, che appaiono sempre più chiare e tendono a riportare gradualmente la v ita nazionale verso 1a normalizzazione.

D opo il tragico disorientamento e la catastrofe che sembravano ~re:c:~~;e~sodr~~l~en~frric~~~~~/ti;:1~~in~ 0 :~~~r~~l l'azione del G overno fascista repubblicano, sempre più evidenti e concreti in ogni settore d ella vita italiana.

La riorganizzazione di tutte le forze nazionali è in atto co n risuls;mfe~laP3u~ar~?~b~~zf;;~~:s;~P~~~~~;~~.ta1~ n;!c~~~~~;ii~!l'~~}f; reclute al bando d i ch iamata, la fav o revole andatura dei titoli di Stato sono i segni indicatori delle facoltà reattive del popolo italia no, che l'azione terroristica di alcuni criminali pagati dal nemico non solo non può abbattere, ma, viceversa, stimola e fortifica. Cosi come le barbariche e sanguinose distruzioni che i ~<liberato ri » angloamericani infliggono alle nostre città, per conto e nel nome del re$io Governo badogliano, non riescono a stroncare le possibilità di rinascita della nos tra gente.

Tale il consuntivo dì questi ultimi mesi. Molto è stato fatto. Moltissimo resta. a ncora da fare. È su questa azione futura che .impegnato jaP:fc~~~ invece che tale dilemma va trasformato in un binomio inscinùìbile : « lavo rare e combattere»

Infatti i popoli e le nazion i che intendono vivere in autonorrùa politica e ammimstrativa, che banno coscienza del proprio desti no, che sentono ancora il senso reale della parole onore e dignità, non possono, soprattutto n ei momenti cruciali per la storia e l'assetto del genere u mano, rinunciare né al combattimento né a l lavoro, che sono, i nseparabili, i loro strumenti vfrali.

Cosl, in questa· ora suprema, l'Italia e gli italiani non possono sce- glierc, ma debbonO fare dei due ve rbi la loro parola d'ordine, il lo ro comandame nto. Se ciò non avvenisse, sare·bbe la totale, irrimediabile, definitiva condanna della nazione e del popolo, che hanno dato al mondo tan to contributo di civiltà.

È possibile che la più nobil_e delle umane attività, il lavoro, diventi asilo del più basso d egli umani sentimenti, la vigliaccheria? E ammissibile che una razza che ha dato santi, eroi, navigatori e co lonizzato ri, soldati e condottieri, passa scadere talmente dinanzi a sé e agli altri, da dimenticare che chi non sa o non vuole difendere con le proprie armi il proprio lavoro è destinato a lavorare alle altru i dipendenze?

Gli italiani debbono oggi riflettere s u tali dati irrefutabili, documentati da millenni di storia, pensando che, con le sorti della guerra, noi dife ndiamo la nostra indipendenza, il nostro avven ire d i p opolo unitario, il posto nel mo ndo n o n solo ddl' Italia, ma degli stessi italiani.

Né possono esserci più illusioni al riguardo, nepp ure per gli « attendisti» o g li anglofili più incalliti. È s t ato scritto su un giornale america no :

« Non sappiamo che farcene di quest i italiani che hanno tradito e venduto il loro Paese».

E, intanto, i primi bastimenti carichi di bimbi strappati dalle braccia delle madri sotto la guardia delle baionette ang loamcdcane, stanno per raggiungere la Russia sovietica, co me ci informano radio Londra e rad.io Mosca. Sono questi i primi si ntomi del destino che ci attendereb be se i «liberatori » trionfassero o, anche, avanzasse ro semp re più verso il cuore del Paese. Per scongiu rare tutto ciò, p er tutela re il nostro onore e difendere, n el contempo, c iò che di più sacro ha la nostra gente, i figli, non b as ta il solo lavoro. E. necessario che ogni italiano valido riprenda il suo posto di combattimento.

N o i chiediamo alla gioventù d'Italia, espre ssio ne viva della stirpe che con le armi d i Roma d omi nò il mondo, noi chiedjamo a l popolo che compl il miracolo della Spagna e seppe conquistare un impero, che da Santande r a Bilbao scrisse pagine di ·gloria, che ancora ier i, a Gondar e sul Mareth, in Russia e _ nel Medite rraneo, seppe compiere ges ta m emorabili, no i ch iediamo: la tua coscienza non freme di desiderio di azione, di volontà di affiancamento all'alleato german ico nella l o tta eroica che esso combat te per difend ere la t u a terra, le t ue donne, i tuoi figli, il t uo pane dall'ass alto famelico dei ba rbari ? Vuoi tu, italiano, rintanarti nel solo lavoro, mentre altri ti difende col suo sa;1gue c~lle sue armi? Questi son? g li .in~rrogativi c~e. ogpi .cosaenz:a italiana deve pots1. Per tutti indistintamente gh 1talia01, il lavoro non deve apparire come un riparo dalla g uerra o un contributo alla g uerra che altri co mbatte, ma deve essere, invece, uno s uumento di guerra, uno strumento per la «nos tra» guerra.

Assistere inermi allo sce mpio che il nemico compie sulle n ostre città e su lle nostre popolazio ni ci vili sare bbe impensabile c inismo; attendere, con s upina rassegnazione, mentre si combatte sul nostro territorio, che altri decidano del nostro domani, della n ostra esistenza, dei n ostri beni, sarebbe una forma di rinunzia delittuosa e suicida

L'ora che batte oggi sul quadrante della sto ria è l'ora decisiva per le sorti del Paese. Oggi si tratta veramen te per l'Itali a di essere libera e onorata, o di n on essere più. E l'Italia può essere conservata, al mondo e al suo popolo, soltanto con il combattimento e co n il lavoro. È, dunque, tempo di azione.

Guerra e lavoro soltanto p ossono salvarci. Gli italiani intenda no, con ferma coscienza e con assoluta determin azione, quale è il lo ro dovere. Pe nsino che i popoli i quali non vogliono portare le proprie armi fini scono eer portare o subire quelle aftrui, e meditino su lla situazione creatasr sul fronte italiano dopo 1'8 settembre. Tale s ituazione ammonisce che per un'Italia volitiva e rinnovata, libera da interessi dinastici e perciò certa dell'impossibilità del tradimento, finché tulto è in gioco, nulla è perduto.

10 gennaio 1944 27.

Le Basi Della Nuova Economia

La dichiarazione erograrnmatica per la nuova struttura d elle im- s~:;r:~~;~io:~. c~ts~e~~e ~!:,1ui~fa~~t 0 ~eìfi

Carta del lavoro, che già nel 192.6 prevedeva la necessità dell'inte rvento dello Stato nella produzione economica « quando manca o sia

~~i~tnd!i1~t\~~~~~;a:ii~di~~:aatan~I 1~~nt~~ll~a~?n:tÌa g~~~cio~:e1ers:!tfle

J:1~ich~:~~!~~~: r;~:~,f~%::r~1dia;:i~na ventennale esperienza, la quale ha dimostrato sul piano J?Olitico sociale che lo Stato non può, nell'attuale momento storico, li mttarsi a una funzione puramente me~ diatrice fra le classi, poiché la maggior forza sostanziale delle class i capitalistiche rende vana o g ni parità giuridica stabilita attraverso u n meccanismo sindacale tra le ca tegorie; è sul J?Ìano politico~conomico che questa maggior forza delle classi capitalistiche riesce a dominare e a vo lgere a proprio vantaggio tutta l'azione dello Stato, sostituendosi ne1le sue forme supercapitalistiche, cpme un vero e proprio superpotere dello Stato stesso.

È perciò· necessario che lo Stato intervenga nel vivo della lotta, elinùnando il prepotere del capitale e dando al lavoro u na forza e una funzione effettive.

Questo fine lo Stato può assolvere solo fino a un certo punto con il co ntrollo dell'attività produttiva privata, ma 9.uaodo 9.uesta investe settori-chiave p~r la continuità della stessa vitalità politica ed economica dello Stato, è necessario che ad essa si sostituisca una gestione diretta da parte della collettività.

Ispirandosi alla necessità sopraprc:annunciata, la dichiarazione: riafferma t re fondamentali direttive:

1. - L a possibilità di sostituire la proprietà p ubblica alla pro- prietà privata del capitale in tutte quelle imprese che, per il genere della loro at tività, trascendono l'ambito privatistico.

2. - L'immissione del lavoro nella gestione delle imprese.

;. - La ri partizione d egli utili fra il [avaro e il capitale

La prima direttiv a, _pur nella sostanza rivoluzionaria dello spirito che l 'anima , non dimentica i fo ndamentali principi che sono la base del m eccanismo giuridico dello Stato ita liano, né la necessaria progressività nel procedere a una cosi radicale e delicata trasformazione della struttura economica e sociale dello Stato; non dimentica, cioè, che la proprietà privata rimane 1a base dell'ordinamento economico italiano, che, come è riconosciuto nella dichiarazione settima della Carta del lavoro, considera l'i niziativa privata come lo strumento più effic1ce e più utile degli interessi della nazione nel campo produtti vo. 1fa tiene anche presente che l'iniziativa privata non può andare disgiunta dalla considerazione degli interess i generali della nazione, la quale, come la stessa Carta del lavorn afferma nella dichiarazione dod i~sima, è un organismo avente fin e, v it a, mezzi di azione superiore, per potenza e durata, a quell i degli i ndivi~ui, divisi o ragsruppati, che la compo ng ono, e che perciò fo Stat o , 1n quanto espressio ne della vita e dc, superiori fini nazionali, p u ò e d eve intervenire a sos tituire !~~~:!:!1v~a~;/;;1~~i0 fr~~1ic~a~~0 ~~e~icà: i 1:ic~W:!~i~~l~ffi, iente se gli La seconda. d iretti va si ispira anch1essa al principio enunciato dalla Carta del lavoro, secondo cui i l prestatore d'opera tecnico, impiegato e opera io, è un collaboratore attivo dell'impresa economica (dichiarazione settima).

Tale principio non può avere effetti va applicazione se il lavo ratore non viene condotto, attraverso i suoi rappresentant i d iretti, a vivere la vita dell'impresa, a conoscere i particolari della sua gestione, a rendersi conto dei problemi che da questa sorgono. Solo allora il lavoratore non rapp resen te rà pi ù un elemento antag onista od ostile, preoccupato un icamente di far valere i propri interessi classistici, ma sarà in grad o di valuta re i rro pri bisogni alla stregua d elle necessità e d elle p ossibilità della ~roduz1one Solo in tal mo do p o tran no aversi determinazioni i1:ir~i~~~~:o~eqd~dt~ !f:~ dd~!li~~1i/1etì~~~:~la sa rà p ossibile affiancare a una suffic iente valutazione delle esigenze n o rmali della vit a e del rendimento del lavoro una veritiera v alutazione d ella possibilità della produzio ne . E solo in t al mod o sarà p ossibile un'organica e completa disciplina dell'attività produttiva, La terza direttiva della ripartizione d eg li utili è fogica conseguenza del principio di eliminazione di ogni prerogativa del capitale e della partecipazione del lavoro alla vita dell'impresa. Con essa il lavorato re viene stimolato al massimo sforzo di potenziamento della vita dell'impresa, anche se modesta può risultare la quota di partecipazione. Questa invero, mentre può essere sal vaguardata dalla stess a partecipazio ne de i lavoratori alla vita .d ell'impresa con l'impedire ogni evasione sotto forme varie di parte d egli utili effettiv i, può venire altre:sl t ~!!~i~~~a : àr in[!e~!~1!~~~~lo lavoratore con forme v arie cli capita-

Cosll dopo soli quattro mesi di Governo, i n condizio ni estrem a- mente difficili e gravi, la Repubblica Sociale Italiana realizza i postuJatj del fascismo e getta le basi della nuova economia, destinata a migliorar e le condizioni del popolo e ad accrescere la potenza p r odu ttiva aclla n azione.

14 gennaio 944, 28.

ROOSEVELT E LE « TALPE CIECHE»

Una troppo lu nga esperienza polemica ci permette di affermare che prima di dedicare un co mmento a un qualsiasi importante discorso p ronunciato in . sede nemica, e ccon e possedere il testo ufficiale d el discorso stesso

In base a questa p remessa, avendo ora sott'occhio il messaggio che Roosevelt ha inviato al Cong resso in data l2 gen naio, siamo in g rado di esaminarlo e di vederne il contenuto anche o ltre le righe e le paro le guerra contro quella ch'egli, molto vagamente, definisce, non si sa be ne perché, la « schiavitù uma na», è net tamente :riaffermata e sigillata da una richiesta dì nuovi st anziamenti per la rispettabile cifra di cento mi liardi di dollari .

Tuttavia non mancano ombre jn questo quadro. E le ombre non devono essere lievi e fugaci se Roosevelt vi dirige, nel tentativo di disperderle, la sua dura, pungente e, dal punto di v ista democratico, poco r ig uardosa polemica.

Si ha l'impressione che il cosidde tto« morale>> della popolazione statunitense no n sia più quello di una volta, q uando il colo nnello Knox proclamava megafon.icamente che per liq uidare il T ripartito bastava no soltanto tre mesi di guerra.

Doro questo preambolo lasciamo parlare Delano. Il quale comincia co lanciare i s uo i st rali contro certe « anime sospettose, le quali temono che io o Hull abbiamo fatto d egli accaparramenti sul futu ro, che potrebbero impegnare questa nazione a clausole segrete o reci tate la parte di . una santa clausola. A queste anime sospettose, tanto per usare un termine educato (è sempre Delano che parla), mi piace dire che tanto Churchill, quanto il maresciallo Stalm e il generalissimo Ch iang Kai-Shek sono perfettamente a conoscenza delle d isposizioni contenute nella nostra costituzione, Lo stesso dicasi per H ull e per me».

Non ci interessa di sapere se le « anim~ sospettose)) siano state allegge rite da queste parole, tanto p iù che d opo le « anime sospettose» sono chiamate al proscenio del messaggio rooseveltiano 1e ((~.alpe cieche)).

« Esiste - ha proclamato Rooseve lt - della gente del nostro Paese che si rintana come le f3Jpe cieche e cerca di d iffondere il sospetto, che se le altre n:i.zioni vengono incoraggiate a rialZll re il loro tenore di vita, il tenore di vita amer icano dovrebbe necessariamente essere ribassato. La realtà è perfettamente all'opposto» bas~u!!~:it~::!~ hi,;s~::e~~~1en~~~:0 ;~a~! e U~ft'red~ie~~~s~i roditori, che devono essere numerosi se Roosevelt sente il bisogno di scopr irli e bollarli. t.< Ritornando dai miei viaggi, devo confessare che mi trovai quasi " spaesato" allorché trovai molti sintomi di false vedute a Washington. Esse consistono nel dne la massima importanza all e cose di m ino r conto e di conseguenza ri<lutre ai minimi termini il primo e più grande p roblema»,

D eve esse re sempre a ragione d ell'esistenza delle « talpe cieche>> che Delano fa questa singolare confessione. Di ritorno da Teheran, e~li, forse, si aspettava un'accoglienza trionfale, E, invece, che delu. s1one I Udite. È Odano che parla.

Ecco : che il Presidente Roosevelt, ame ricano cento per cento, si senta <<spaesato» a Washington, veramente un colmo. E quai>~ la ragione di questo si ngolare fenomeno di «spaesamento» ? Ce lo dirà, poco oltre, Roosevelt, con un linguaggio d i cui bisogna riconoscete l'estrema fr anchezza.

« Ct - dice Roosevelt -,. il conlag io che dilaga in seno al Senato e nei caffè di Washing ton, che rappresentano questi pa rt icolari gruppi in qualità d i oppositori alla basilare necessità di non considerare la guerra prima di tutto come una possibilità di guadagno, per loro medesimi e a tutto danno del loro prossimo, sotto forma monetaria o sotto forma di prt'Cercnza politica o sociale, Qur-sto agire da egoisti è g randemente dannoso in lempo di g uerra. Esso serve a creare della con fusione. Intacca il morale. Ostacola il nostro sforzo nazionale. Esso intorbida le acque e quindi contribuisce a pr olungare la guerra ».

È perfettamente comprensibile che cosl stando le cose, e se lo dice lui non vi è motivo di dubitarne, il Roosevel t si senta alquanto spaesato, Anzi molto spaesato, perché dopo poco egli rincara la dose nei seg uenti, testuali termini,

« Se v'è st ato mai un periodo di tempo - esclama Roosevelt - in cui si è manifestata la necessità di subordinare l'egoismo individuale o di gruppo all'interesse superiore della nazione, questo è r attuale. La disgregazione in patria., g li attriti, g li egoismi, le partigianerie, le interruzioni del lavoro, l'inflazione, i traffici, come pure l'abitudine a criticare e l'abitudine al lusso, sono tutti elementi che possono infirmare il morale dei nostri eroici soldati, pronti a dare la vita al fronte per noi che ce ne stiamo qui » .

D avanti a un quadro del genere, tracciato da Roosevelt, e davanti alla sua evidente, ma poco democratica, insofferenza alla critica, verrebbe la voglia di concludere: ma allora, tutto il mondo è paese I Sarebb e una magra, ridicola consolazione, alla quale rinu nciamo. Seguiamo, invece, il Roosevelt nella successiva parte del suo discorso nella quale insorge contro la « dannosa follia», dovuta alla « troppa fid ucia», all'« entusiasmo eccessivo·)>, che considera« mortali nemici», in quanto la strada per raggiunge re(< gli obiettivi finali '» Roma, Tokio, Berlino è, dice il Presidente, lunga e piena di insidie, cosl che tale soverchia fiducia ha generato un « improvviso crollo >> della produzione cl! g uerra, quando, è sc.mpre Roosevelt che l o confessa, in due mesi le produzione dei velivoli diminul di circa mille unità, perché si credeva che la guerra fosse ormai finita e vinta.

. Invece, prosegue Roosevelt, annunciando il suo progetto di serv izio nazionale, che è poi il servi zio obbligatorio del lavoro, la guerra continua e dev'essere condotta nel modo p1ù ·i~ totalitario», parola questa di pura marca fascista, introdotta forse per distrazione nella terminologia presidenziale. Ma probabil mente ·non è cosi, perché, vol• gendo alla fine del suo discorso, il Presidente accenna chfaramente ai gravi pericoli di una « reazione di des tra», che gli suscita « g ravi inquietudini>) e gli fa dire testualmente :

« In verità, se una hle reazione si sviluppasse, allora è certo che, sebbene abbiamo vinto i nostri nem ici sul campo di battaglia, all'estero, n oi avremo intro· dotto lo spirito del fasdsmo qui, fra noi ».

Dove s i vede che il fascismo vera mente duro a morire. Muore magari in un continente per risorgere in un altro.

Infine, sottolineando ancora una volta la necessità dell'unità interna e interalleata, Roosevelt proclama che tale necessità fu magnificamente espressa da Beniamino Fianklin, quando disse: ·

« Noi dobbiamo rimanere tutti insieme o, certamente, noi 5aremo tutti sepa· ratamente impiccati o

Con questa, diciamolo pure, non allegra immagine, si chiude il discorso, senza la consueta perorazione a base di immancabile v ittoria. Voi potete, amabili ascoltatori e ascoltatrici, trarre altre deduzioni dal discorso che vi abbiamo integralmente riportato e commentato. Den lungi da noi l'idea di affermare 'che il discorso di Roosevelt è l'indice di una cris i profonda; ci limitiamo a dire che non è tutto oro quello che riluce, nemmeno nel Paese che ha n elle sagrestie delle sue b anche tutto l'oro del mondo. _

16 gennaio 1944.

IL CASO DELLA « PRAVDA »

Precisiamo la faccenda nei suoi v eri termini, per coloro dei n ostri assidui ascoltatori che non hanno il tempo di segu ire da vicino lo svolg ersi, abbastanza vertig inoso, deg li avvenimenti internaz ionali.

Un bel giorno, si tratta del I J ge nnaio anno corrente, esce a Mosca il giornale Pravda, contenente in prima pagi na una notfaia veramente sensazionale Apriamo una p iccola parentesi per dir e che la Pravda è H quotidiano ufficioso e ufficiale del Governo sovietico e, insieme con la l svutia, costituisce da ventiset te ann i almeno l'unico quo tidiano i nsostituibile di centonovanta milioni di uomini. Si tratta cli due giornali di una ortodossia appo la quale quella dogmatica della Chiesa è un clastico sche rzo di bambini. È pacifico, nonché ampiament e dimostrato, che chiunque in Russia non condivida le idee della Pravda v iene gentilmente, ma defin itivamente estromesso dalla società dei viventi. È chiaro altrcsl che niente può essere pubblicato sui due suddett i giornal i senza la p reventiva approvazione del P olitbumm, cioè de ll' Ufficio politico del Governo di Stalin, Chiusa la parentesi, sarì del Governo di Londra». Se u na bomba fosse scoppiata in p iena Camera dei comuni durante un discorso di Churchill, l'effetto non sa rebbe stato di uguale drammaticità e confusione. Noi, .f'er esempio, non abb iamo alcuna diffico ltà ad ammettere che la notizi a non è attendibile, p er quanto sia stata d atata da l Cairo, città quadrivio di continenti e quindi canale collettore di molte n ovità e ambien te particobrmente propizio per ogni genere di ma novre. stic~jN~eio~d~s~~~~~:on~~e·st:~~~~aa~t~i;:t~ ~oc~:Efe~~!/~~fai7a;: letaria to r usso è sottoposto a una spaventevole emorrag ia, v isto e considerato , soprattutto, che gli ing lesi sono capaci di prendere conutto, alle spal le di Mosca, col ministro d egli Esteri del Reich (la notizia della Pravda fa testo), quale meraviglia se domani, malgrado

Appena conosciuta la pubblicazione della Pravda, fioccano da Lond ra precise nonché sdegnose smentite. Non si ammette che la lea ltà britannica sia discussa o messa in dubbio E come la moglie di Cesare inutilmente tentata da Clodius.

Washington fa coro, ma· senza impeg no, poiché non è chiamata direttamente in causa. I cosiddetti « circoli politici>) di Mosca tacciono. La Pravda, fino a oggi, fa altrettanto. Le smentite di L ondra finiscono nei cestini redazionali del foslio bolscevico. Tutto ciò aguzza la curiosità suscitata dalla sensazmn ale notizia e crea l'atmosfera eccitante del _grande, inopinato scandalo (..!ueg li animali particolarmente r aziocinanti che sono i «politici>} si gettano sull'affare per scoprirne le cause e gli scopi. Le domande si :i.ccavallano in tutte le lingue . Da quali ambienti è partita la not izia? Mistero Perché i l Politb,mau ne ha permesso la pubblicazione ? Perché l'ha ritenuta vera. Se il Politbure1111 non h a ancora preso atto delle smenthe londinesi, ciò significa che ritiene vera la notizia o per lo meno attendibile . Vera o semplicemente attendibile, perché pnma d i darla in pasto al pubblico dei cinque continenti Stalin non h a sentito il bisogno di chiedere ciualche chiarimento a Londra ? Se non lo ha fatt o è segno che egli ritiene vera la n otizia, e appunto perché tale era semplicemente ingenuo domandare una smentita. Oppure il neo maresciallo dell'esercito rosso ha compiuto una esercitazione artiglieri~tica di mort ai ? Ha voluto, in altri termini, predisp orre un alibi per qualche cosa di simile che egli potrebbe essere tentato di fare domani?

.È u na ipo tesi come le altre.

Teheran, tali contatti co n il Rcich fossero presi da M osca, p ienamente gi ustificati dal tradimento i nglese, convinta o ramai che troppi proletari russi sono morti per il re d'Inghilterra e per l'altro re senza coron:1 che è il Presidente degli Stati UnHi?

Appassio nanti interrogativi, ai quali l' avven ire darà u na risposta. Non v'è dubbio, in ognì mdo, che l'affare della Pravda ha congelato l'atmosfera fra gli alleati, atmosfera che la vertenza russo-polacca aveva g ià po rtato a qualche g rado sot to zero. L'atteggiame nto bolscevico nei confronti del Governo polacco rifugiato a Londra è cli una strafottenza rara. 1-folotoy non ha peli politici sulla lin~ua. Egli vuole q uello che vuole, cioè tutto o quasi. Ai polacchi d1 Londra, ondivaghe ombre, n on resta che ripetere il disperato grido di K ociutsko fent o a morte: « F inù Poloniae >> . Ma l'imbarazzo degli inglesi è grande, malgrado la loro formidabile capacità d'ipocrisia Non bisogna mai dimenticare che la Gran Bretagna dichiarò guerra a1la Germania per salvaguardare l'integrità territor iale e l'ind ipendenza eolitica della Po lonia , nei confini del 1° settem b re 19;9, compreso l'assurdo e micidiale corridoio che spaccava in due la tedesca Prussia O ticntale.

Ma allora la Russia n on e ra scesa in campo e i su oi propositi erano avvoJti nel più moscovita dei misteri . Ogg i la Russia è alleata della Gran Bretagna Oggi Ja Russia si batte per la Gran Bretagna. Fra l'orso ru_sso, munito di tutte le sue fe roci zanne, e l'oramai randagia pecora polacca, H leone britannico ha già scelto. La P olonia d eve rassegnarsi al suo destino. Se non lo facesse, Churchill cons idererà gli ospiti p olacchi di Londra personaggi fastidiosi, indesiderabili, e li ridurrà prima al silenzio, quind i alla fame, anche se il Presidente polacco fa rà lo sci ope ro de lla medesima, a scopo di protesta contro il cinico, tipicamente britannico, t radimento.

Su questo argomento il Governo di Washington ha un suo atteggiamento che vorremmo dire «distante», e il suo intervento presso Mosca è prudente, in ciò favorito dalle << condizioni atmosfen che )>, secondo la fase di H ull, che rimarrà tra le più u moristiche e esilaranti d ella storia. . .

Le cronache di questi g iorni, che abbiamo qui succintamente illust rato per voi, amabili asco ltatrici e ascoltatori, non devono indurvi in tentazione, cioè a credere che questi siano i sintomi annunciatori di crisi a ulteriore più grave sviluppo . Può darsi. Ma non conviene illud ersi. Anche fra i coniug:i di q uei matrimoni, abbastanza frequenti, che vengono definiti indovmati e felici , sorgono delle nubi, Ma sarebbe errore ritenerle uragani. Tanto più che i tre di T eheran sono legati non daHe simpatie (crediamo che si detestino nel loro in timo con la più cordiale d elle cordialità), ma dagli interessi. Si tratta, come ha detto Roosevelt, di vincere insieme o di essere uno dopo l'altro impiccati.

Dichiariamo che l'avverarsi della seconda previsione, sia p ure soltanto politica, ci piacereb be ::i.ssai.

21 gen naio 1944

30.

Il Carosello Della Menzogna

Tutti coloro che ascoltano le radiotrasmissioni nemiche, vuoi per dovere d ' ufficio, come noi, vuoi per simpatia, disfattismo, curiosità, come trnppi altri, non possono, se dotati di un minimo di discernimento , non aver notato che il tono della propaganda nemica si è notevolmente a bbassato in questi ultimi gio rn i. Ormai il gioco è fatto. Gli Stevens, i La Guardia, i Candidus e soci sono riusciti, come volevano, a turlupinare buona parte del popolo italiano, a realizzare una imbottitura di crani. L'espressione è di origine francese, ma è cfficadssima come rare volte si vide n e i tempi moderni.

O ggi devono cambiare metro La realta si è palesata non solo diversa, ma in radicale antitesi con le p remesse. Le popolazioni dell'Italia invasa co nstatano che i « liberato ri» sono oppressori, che i carjchi di viveri n o n son o mai g iund, che la fame, quindi, miete vittime come le malatt ie epidemiche, delle quali il n emico si disinteressa fino a quando non mettono in pericolo la vita delle sue truppe.

I m iserabili complici <lel nemico e i creduloni, per usare un t ermine non del tutto offensivo, aspettavano gli inglesi. E credevano di vede r arrivare d ei tudsti, dei gmt/cnun in uniforme cachi. E, giunto i nvece il campionario di tutte le razze, p iù o meno bastarde e selvagge, che compongono le Armate degli alleati. Ci sono anche degli m gles~ ma, oltre agli american i, ci sono neozelandesi, canadesi, indiani, a ustraliani, marocchini, algerini, maor i, brasil iani e naturalizzati di altee razze più o meno identifica te. Il co nfronto fra ciò che fu detto e stampato prima della dis onorante cap!tolazione e 9uello che fu detto e stampato ed effettuato dopo è pamco larmcnte istruttivo e vale la pena di farlo.

In un volantino angloamericano lanciato su Roma nella not te dal ; a l 4 lug lio 1943 era detto:

« Voi stessi potete constatare, dagli estratti dei discorsi degli uomini di Stato amer icani e inglesi, che noi non vi consiJeriamo alla stessa stregua del vostro colpevole regime »

Ma il S11ndqy Expre.u del 18 ottobre 1943 cosi si espdmcva:

« N on dobbiamo dimenticare che g li italiani, oggi nostri alleati, sono stati fino a ie ri nemici odiosi e insidiosi. Soltanto con la capitolazione sono diventa ti nostri alleati. Oggi essi debbono soffrire e sgobba re come galeotti ».

Il capo sindacale O' Brien, in una radiotrasmissione per il popo lo italiano riportata dalla Rmter del i6 giugno 1943, proclamava:

« Noi verremo in vostro aiuto con generi alimentari e altri prodotti che possiamo fo rnire».

Ben diverso il to no della campana del D oily Express del 29 settembre successivo, che diceva:

« Non è il caso di a iut3rC gli italiani, che sino a poco tempo fa sono stati nostri nemici, N on dobbiamo risparmiare la punizione per il loro dditto, dopo averli costretti alla capitolazione».

Sul tema dei rifornimenti di medicinali, il New York Tùnu del j agosto 1943 affermava:

« A dimostrare la buona volontà che an ima le Jichia.razioni di Roosevelt, gli alleati hanno già fatto vasti preparativi per rifornire il popolo italiano di medicinali» ·•

.c I casi di t ifo a Napoli si sono decuplicati d all'arrivo degli alleati e si sono sviluppate nell'Italia merid iona le malattie di ogni genere, che possono essere a malapena circoscritte nei loro focolai »

Evidentemente i medicinali sono r imasti oltre Oceano, sulie b anchine dei porti americani.

Ma intanto i (( liberati » muoiono sotto lo sguardo indifferente o cinico dei «liberatori», i quali pe nsan o che le malattie semplifichino il problema delle bocche da nut rire. In una festa commemora tiva di Garibaldi, un sottosegretario d i Washington, tale Dean Acheson, nome tipicamente giudeo, aveva l'impudenza di rkhiamarsi alla « Carta atlantica)), affermando che essa Carta prometteva al popo lo italiano di avere, come t utti g li altri Paesi, s u uno stesso gradino, l'accesso al commercio e alle materie ptime. !\fa nella rivista mensile Mercnry dell'8 ottobre scorso, l'opinione del la Casa Bianca cos) veniva prospettata d al preminente giornalista Kingsbury Smith:

« Deve es"sere imposta una completa incorporazione dell'Italia vinta nella sfera deg li interessi economici am'ericani, lnn:inzi tutto l'Italia si deve dichiara re disposta a sottoporre la sua produzione e la sua esportazione alle decisioni di un Consiglio economico straniero. Ogni tentativo dell'Italia per realiz2are r autarchia in qualsias.i campo deve essere stroncato. Prima di t utto l'Italia deve rinunziare alraspirazione di raggiungere una sufficiente produzione italiana di grano».

Questa prosa è cosl eloguente che dispensa da ogni commento, Nei piani americani l'Italia dovrebbe soggiacere a una forma raffin ata e modernissima di schiavitù, consistente nel permanente ricatto della fame. In un appello di Roosevelt e di Churchill al popolo italiano, in data 1 x settembre, cosi si espdmevano i due massimi e u nici responsabili d ella guerra che insa nguina il mondo:

(t Abbiate fiducia nel vostro avvenire fo,ciate avanti coi vostri amici amer icani e inglesi verso la libertà, la giustizia, la pace».

Eisenhower, nel suo messaggio trasmesso il 29 luglio 1943 da radio Algeri, affe rmava che soltanto la capitolazione incondizionata permetterà a tutti un felice avvenire. D o po sei mesi, il felice avvenire viene cosl dipinto del corrispondente dell'Uni/ed Press in data 20 dicembre ' 943 :

« A Bari, capitale di Badoglio, i bambini vanno a gruppi per le strade e chiedono l'elemosina ai passanti. I bambini formano delle vere e p roprie bande, che sono diventate una piaga anche per i soldati angloamericani. Nella loro brama di un pezzo di pane esercitano un vero e proprio banditismo stradale. Vi sono anche numerosi casi di abominevole prostituzione infantile».

Uno dei sottosegretari di Roosevelt, nel novembre del 1942, affecmava:

« la capito lazione significa, per l'Italia, fa possibilità di collaborare per un miglioramenco delle condizioni di lavoro e per il raggiungimento di un progresso economico e una sicurezza sociale».

Ma quanto diversa la realtà del d opo capitolazione. Ce lo dice la rivista inglese Cava/cade sul numero d i settembre 1943:

« L"o rganizzazione amministrativa angloamericana per i territori icaliani occupati milita rmente sembra esistere solo allo sco po di costituire saldamente, nei territori ita liani occupati, ,gli interessi capitalistici a lleati. Il grosso c:ipitale è già fortemente rappresentato. Questo spiega fa vdocit:ì con la quale questa organizzazione segue le Armate Evidentemente il commercio segue ancora la bandiera Mentre i soldati muoiono, i banchieri sommano i loro guadagni. Cosl effettivamente stanno le cose»,

La spigolatura potrebbe continuare . Non c i manca il materiale. D al campo economico, igienico sociale potremmo passare al campo strettamente politico-territoriale, nel quale le dichiarazioni d ella « Carta atlantica)> sono state definitivamen te a rchiv iate.

Lo ste~so territorio metropo litano italiano è minacciato d alle p iù gravi mutilazioni. In realtà chi governa oggi l'Italia inVasa non è Badoglio, nè Clark, nè Leed e n emmeno il comitato an g loamericanorusso-jugoslavo-greco-francese. Chi veramente comanda è Viscinschi, il russo-bolscevico-terrorista VySinski/·· il cui nome è legato ai memorabili processi del 1938 e a tutte e stragi compiute prima e dopo tali processi, Per Viscinschi il popolo italiano è una cavia da esperimento clinico-bolscevico e per tutti gli altri un agglomerato umano senza importanza.

Anche gli ascoltatori italiani di r adio L ondra, Algeri, Cairo, Bari. Boston se ne accorgeranno. Purchè n on sia troppo tardi.

27 iennaio 1944.

31.

Le Foibe Istriane

No n cercate nei consueti dizionari della nostra ]ingua questa parola. Non c'è o, almeno noi non l'abbiamo trovata. Ma, se bbene non reg istrata, questa parola, piuttosto esotica e sinistra, è entrata , d al settembre ad oggi, tra le altre decine di migliaia che forman·o la lingua creata da Dante e vi rimarrà fino a quando ci saranno degli italiani in Italia, Le foibe sono i luoghi, caverfl.e o burroni, dove sono state trovate centinaia e centinaia di i taliani barbaramente assassinati dagli slavi comunisti o di altra fede, ma tutti sanguinari nemic i di e venezianissime città e borgate dell'Istria, è di tipico stile slavo. Non s i sono fatt e d istinzion i di categor ia, di sesso, cli età, di idee. Nella massa degli assassinati e gettati alla ri nfusa n elle foibe, è il fatto di essece «italiani» quello che ha determinato l'esplos ione della feroci a ~~~tir;a~~r:zi~~t~~fis~~~itac~~a!iis~a.dcl resto in perfetta coerenza

Abbiamo sott'occfi la dichiarazio ne del partito comunista iugoslavo trovata nelle tasche d'un cordere comunista sloveno ucciso, e pubblicato nel gio rnale Jutra d i Lub iana in data 1 gennaio 1944.

È un programma che vale la pena di far conoscere a tutti e specialmente a taluni nostrani bolscevichi da sa lotto, i quali hanno l'aria di « simpatizzare » con le idee e con i metodi di Mosca. Ecco, secondo il part ito comunista jugoslavo, gli «irrevocabili» provvedime nti necessari per il trionfo della rivoluzione:

« l. - Si devono liquidare tutti i dirigenti appartenenti a correnti borghesi.

« 2, - Si devono li quidare tutti i grandi possidenti, i capitalisti, g li industriali e i k.ulaki ( contadini benestanti).

« }. - Si devono liquidare tutti i d irigen ti e funzionari dei. partiti borghesi

« 4. - Si devono l iquidare tutti i dirigenti dell a Guardia bianca.

« ) . - Si devono liquidare tutt i i dfrigcnti della Guardia azzurra.

« 6. - Si devono liquidare tutti i membri delle S.S. della Ge11apo,

« 1 - Si° devono liquidare tutti gli intellettuali, gli studenti e i politici da caffè

« 8 . - Si devono liquidare tutti i sacerdoti che · si sono dichiarati contro il proletariato.

« 9. - Si devono incarceu.re lutti gli ex-ufficiali jugoslavi,

« 10. - Si devono incarcerare tutti i sacerdoti. Le chiese restano chiuse e non si devono demolire. Le rappresaglie si possono eseguire soltanto su altri possedimenti ecdesiastid.

« l t. - Bisogna costringere ad andarsene tutte le missioni militari degli Stati capita listici . .B vietato ogni ulteriore colloquio.

« 12. - Già da ora devono venire segretamente portate via e consegnate tutte q uelle persone che sono contrarie alla nostra lotta di liberazione . Queste devono essere liqu.idate soltanto se lo richiede fa situazione inte-rna o la situazione estera.

« B. - Non devono uscire i giorna li borghesi. Bisogna subito riHrace gli appa recchi radiofonici.

« 14. - Reparti devono subito occup:ire t utti g li uffici p ubblici e tutte le i mportanti istituzioni vitali, nonché i centri delle comunicazioni cial~l JtZlfq~fd~~~~\s~~ che cosa si nasconde sotto la parola commerCosl sono stati « liqu idati» non i borghesi o i capitalisti che non esistevano, ma semplicemente e solame nte italiani dell'Istria e della Daimazia dopo l'armistizio dell'S settembre.

« 15. - Tutte queste disposizioni dovranno essere esct:uite il giorno che verrà fissato.

« 16. - Tutte le liquidazioni dovranno venire eseguite da speciali reparti del partito».

Altra tremenda responsabilità che bolla ancora una volta col marchio d ell'infamia gli arte fici della resa a discrezione. Domani in tutte le città d 'Italia i martiri istriani e dalm:ui vem1nno solennemente commemO· rati. I loro nomi si aggiungono alla lu nga lista dei caduti che consacrarono, col sangue, l'italianità sto ricamente indistruttibile di quelle terre. La patria oggi li onora In un domani più o meno remoto li vendicherà.

29 gennaio 1944.

I LUPI, lL GREGGE E I PASTORI

Dai n ost ri microfoni è stata già data la notizia del violento attacco sferrato dal giornale bolscevico l!vwia contro la santa Sede. B afpena superfluo ricordare che il summenzio nato giornale, cosl come i confratello Pravdn, non stampa una sola parola eh~ n on s ia stata precedentemente vistata dall' Ufficio politico del l?artlto bolscevico.

In questo caso, cosi come in tutte le manifestazioni della vita russa,

!:c~~l r:~~~c~r~~~:s1~~\~n5a:a~\r~~t~t~:n~~z~~~~f

Uniti. Vi è, nel felice Paese di Roosevelt, un'associazione per la po· litica estera, la quale ha fatto oggetto d i studio l'atteggiamento della santa Sede n ei confronti del fascism o. Tra l'altro l'associazione h a constatato che il« riconoscimento da parte del Vaticano della conquista dell'Abissinia fu un atto assai impru dente)>,

Occupandosi dei lavori di questa asso ciazione americana, il re· datto re della lsvtslitt, Petrov, ne ha p reso motivo per· scrivere l'articolo di cui ci occupiamo. L 'attacco è, quindi, di origine americana, e poi ripreso dalla stampa moscovita_, Che negli Stati Uniti il Vaticano s ia combattuto e detestato no n meraviglia. Poco conta che ci siano venti milioni di cattolid, numero

20. - XXXII.

. rimasto immutato da decen ni, e che t ali cattolici siano q uasi esclusivamente· immig rati polacchi, italian i, irlandesi. La Repubblica cosidd etta stellata è un Paese profonda mente, ing uaribilmente, fisiologicamente fu o ri di o gni religio ne. L'un ico Dio c he laggiù sta sug li altari è l'o ro. Più della Russia, è l'America rooseveltiana il Paese dei « sen.zadio ». Vi sono ben quaranta milion i di atei dichiarati, profess anti l'ateismo e raccolti in una p o tente associazione, che si prefigge la diffusi o ne di questa dottrina.

Gli altri ottanta milioni di a mericani, ivi compresi CJUindid milioni di negri, sono divisi in ben trecentove ntitr~ sette religiose, .mo lte delle q uali costituiscono autentìche m ani festa,zioni, talora carnevalesche, di follia e stupidità, sempre però a sfondo g.i dollari e di affari.

Un paese che porti nel s uo g rembo «ganghe» del genere è perlomeno incapace di sentire il cat to licesimo romano e di valutarne la p lurisecolare portata relig iosa e storica. È insomma, anche da questo pu nto di vis ta, perfettamente in linea col co mpare bolscevico di Mosca. Roosevelt completa Stalin e viceversa.

Stabilito cost il fatt o che h a dato orii ine all'articolo della Isvulia n o n può meravigliare che Petrov ne abbia approfittat o p e r perfezionare e completare l' attacco partito d'oltre oceano . D ice Pe tro v testualmente :

4' L'as petta più significativo per giudicare la politica della sanla Sede è dato dall'atteggiamento assunto dal Vati(3no al tempo della gloriosa avventura di Hi tler e M ussolini nella guerra di Spagna con l' intervento armato.

« Nel giugno 1940, il Vaticano rimase nel più assoluto silenzio d inanzi all"aggressione della Francia da parte d i M ussolini, ed è sintomatico il fatto che t ra i pr imi Stati a riconoscere il Gover no di Pé tain, imposto da H itler, sìa stato proprio il V aticano Durante il fascismo, il Va ticano è stato uno strumento del regime, oggi odiato dalle masse popolari. L'appoggio dato a Hitler e Mussolini - conclude Petrov - ha screditato la polit ica estera del Vaticano e rha posta n ella posizione di <liretta correità con il fascismo».

Non è il caso di p olemizzare con il signor Petrov N o n è compito nostro quello di dife n dere la p o litica del Vaticano. C i limitiamo a fi ssare q uanto segue: la presa di p osizio ne decisamente ostile d ei ci rcoli americani, assai v icini a Roosevelt, contro il Vatican o , e la immediata attestazione di solidarietà con q uesti circoli da parte dei d irigenti la _politica russa. L 'attacco è, quindi, concen t rico. A tenag lia. Si 1~serisce nel ricatto compiuto sull'Argentina e n elle brutali pressioni attualmente esercitate sulla Spagna di Franco, due p aesi eminentemente cattolici. O ggi è la v olta del Vaticano. N o n b iso gna illud ersi sul fatto che apparentemente viene messa in question e soltanto la « p olitica)> del Vaticano. T rattas i di una manovra. Si comincia co n la politica per mascherare e meglio preparare la successiva fase dell'attacco. Ogg i si p arla di «Vaticano>>; domani sarà precisato l'o biettivo e cioè la «Chiesa »> che tale politica ha ispirato e seg uito n ell 'interesse dei fedeli. ·

Dareb bero prov a sing olare di i ncoscienza quei catto lici i taliani che non rilevassero l'estrema g ravità. di questo preliminare atto d i o stilità compiuto d a ame ricani e da r ussi,

E so mma prova di incoscienza forniscono quei pochi o molti cattolici italiani che auspicano u na vitto ria degli all eati, i quali sono al di fuo ri del cattolicesimo o contro la Chiesa di Roma.

Nelle vicinaru:e immediate dell'o vile cattolico, g ià si a~irano i lupi, protestanti, ortodossi, o semplicemente atei. Vy! in skij d e1 « senzadio )) sta tra Brindisi e Bari, Se vogliamo salvare il gregge, siano vigilanti i pastori.

3 febbraio 1944.

Parla Molotov

Co lo ro che hanno la cor tesia d i ascoltare qu esta n ota avranno constatato che n oi non siamo pessimist i né o tt imist i pe r defi nizione. Se ci so no antipatici colo ro che ved o no il mondo co n g li occhiali affumica ti, no n ci piacciono ne mmeno co lo ro che ved o no tutt o rosa. Siamo realisti, cioè vediamo la realtà, cosl come essa è, nelle sue manifestazioni co ncrete, tangibili, se nsibili, la realtà in carne ed ossa, no n co me si vorrebbe che fosse attraverso la ga mma dei mutevo li desideri.

Il preambolo ha lo scopo di preparare i nostri ascoltatori a co nsiderare la data del 1° febbraio 1944 come una data: molto importante ne lla storia europea e mondiale.

Ma che cosa mai è accaduto quattro giorni fa? Rispondiamo: Moloto v, all'assemblea dei sovied , ha p ro nunciato un discorso.

Un discorso ? Già, un disco rso, nel quale, però, veniva annunciato

~~r;~: ~t~i ~r~t~:urdefl~li:~;/;!e ti,:e~~~!:f~n~0 d'ora innanzi, le sedici repubbliche costi tuenti l'attuale U.R.S.S. saranno federate, m a indipe nde nti, e l'indipendenza sarà caratterizuta dal fatto d i ave re un e sercito p roprio, r appresentanze diplomatiche proprie, oltre agli altri co ncomitanu attributi che dan no un conten uto completo al concetto d'ind ipendenza d i un Paese. Fino ad oggi le sedici repubbliche n on godevano che di una limitata auto nomia fu nzionale. Esse erano proiettate ce ntripctamente solo verso Mosca. Con la riforma g ià approvata all'unanimità - le decisio ni dei sovieti sono sempre unanimi - le sedici repubbliche, mentre conservano un vincolo federat ivo, p ossono proiettarsi centrifug amente verso il mondo.

Il fatto, che merita l'appellativo di «storico )), va esami nato so tto il triplice aspetto del momento, del co ntenuto, delle ripercussioni mediate e immediate Il momento è p articolarmente propizio per l'iniziativa di St alin.

Nel 1940, le repubbliche foderate erano ventidue; durante la guerra, la Russia ne ha perdute sei. O ggi che le armate russe si avvicina no alle frontiere dell'Estonia, il maresciallo St alin fa sapere, co n un atto clamoroso e impegnativo, che l' E stonia, la Lettonia, la L ituania, la Careli a orientale, la Moldavia saranno federate, ma indipendenti.

Dal punto di vista del « contenuto », la riforma della costituzio ne sovietica tende a conciliare in una sintesi i due concetti, noo ne~ cessariam ente antagonistici, di fed erazione e di indipende nza. speJ:~t!e~:;e~~n~·~nflhj~i~;p~~e~e~!!!~tcfo usa sf;;~~:a d~l~~ag:~~J~ Asia Orientale, ha gettato le basi di una politica che agevola gli sviluppi della guetra e crea un sistema di solidarietà operanti.

Già Roma, nel m ondo antico , governò con un sistem a del genere, e si appalcsò che questa prassi Politica fu intelligente e feconda, poiché attraverso la «fede razione» 1 piccoli Stat i s i senton o sicuri in quan.to sono federati al p iù g rande, che li difende, e il maggiore, che non ha nulla da te mere dall'esistenza dei piccoli Stati, ha , viceversa, tutto da g uadagnare garantendone l ' indipendenza e favorendone lo sviluppo pacifico i n ogni campo. Quando p oi avvenga che il r egime politico inte rno sia identico o quasi, viene facilitata ancor p iù la sintonia fra le due esigenze dell'indipendenza. .e della federazione.

Le rjpercussioni della riforma sovjetica sono g ià v isibili in ogni Paese. Taluni che sono rimasti a Ginevra vedono già un areopag o internazionale dom inato dalla Russia, seguito dal corteo di v entidue rappresentanti. E non è detto che q ues to sia il nu mero defin itivo .

Ci sono altri Stati che possono e ntrare nell' area federale russa. Anche non confinati territorialmente con Ja Russia È sorta o sta sorse ndo una comunità imperfale r ussa o, se volete, una Socie tà d elle nazioni che fa capo a Mosca. Il che potrebbe rendere p erfettamente inutile di r isu~citare Ginevra.

Davanti a queste p rospettive , il C o,11monwealth britannico appare di proporzioni diminuite, come il condnentalismo occidentale patrocinato da Roosevelt. E questo spiega l'imbarazzo ufficioso e g 1o rnalistico di Londra e Nuova York. Il centro del mondo di d o man i doveva essere infatti Washington. Po trebbe essere, invece, Mosca.

QuaH che possano essere gli sv iluppi futuri della riforma staliniana, sta di fatto che essa si appalesa come un colpo tempestivo, risu ltato di un'abile v isione p oJitica, che trae alimento m o rale e materiale da una guerra co ndo tta co n estre ma decisione. Clausew itz di· ceva.... Già, ma chi ha veramen te letto le oltre seicen to pa gine del libro di Clausewitz? Sarebbe anch'egli, co me accade di molti classic i, più citato che letto Ì' Eppure Clausewitz appoggiav a Ja sua d o ttdna a una personalissima, lunga esperienza di g uerra, vissuta sui campi di battag lia. C lausewitz ha sempre pensa to ch e Ja politica dovesse pre· parare, accompag nare, seguire la guerra.

Come il fattore politico, ad un certo punto, esaurisce i suoi mezzi di azione e bisog na ricorrere alla guerra, cosi il fattore militare, ad un certo punto, può aver bisog n o del fattore politico per uscire da un eventuale punto morto. I due fattori devono procede re di conserva

Alcuni anni fa Zukov, il grande epuratore dell'esercito rosso, int rodusse nelle accademie militari sovietiche, quale materia base d'insegnamento, la dottrina di Clausewitz.

Stalin, pur non avendo frequent ato le accademie, appare un all ievo d egno del maestro. Limitandosi al lato politico, la «carta » dei sovieti liquida definitivamente la carta « acquatica » di Roosevelt e Chu rchill co n le s~e alambiccate fumos ità La City dei plutocrati v ede cosi g i· ganteggiare all'orizzonte il «colosso» moscovita, per usare l'espressione recente del FU.hrcr. I commentatori di Londra balbettano come il loco re e accusano il colpo.

La « mossa» di Stalin è in evidentissima funzi one antinglese, antiamericana. Una politica continentale con siffatte prospettive e dimensioni geografiche, che vanno dalla Polonia all'Iran, vicino all'Ind ia, non può piacere ai circoli dirigenti inglesi, Vi è dentro una potenziale rrùnaccia per l'impero inglese ed un monito preciso che vie ne d opo il rifiuto secco dell'arbitrato americano nella vertenza russop olacca.

Quella del 1° febbraio è, dunque, una giornata se non nera, per lo meno gri~ia per i dirigenti anglosassoni, i quali sono stati anche sorpresi dall avvenimento.

I « duri a morire» della City e di Washington, i rigidi conservatori d ella proprietà, del trono, dell'altare raccolgono i cocci dei loro ·ideali infranti e con molta rassegnata tri$tezza si preparano ad entrare ne lla nuova Società delle nazioni, all'jnsegna della falce e martello.

5 (ebbraio 1944.

COME. SEMPRE, ACCORDO PERFETTO....

Esistono, come è noto, due p iani per una finanza internazionale postbellica, uno americano, l'altro britannico, che, naturalmente, vanno d'accordo come suocera e nuora. Entrambi i progetti si propongono la stabilità economica del mo ndo. Quello di Washington tende ad assicurare il monopolio di tale stabilità agli Stati Uniti; quello di Londra alla Gran Bretagna. Ed ecco come.

Gli Stati Uniti detengono, e anche questo è noto, la gra n ,parte dell'oro. La loro riserva aurea raggiunge ventitré miliardi di dollari. L'oro occupa, di conseguenza, un posto preminente nel sistema elaborato dalla Tesoreria americana per ass icurare agli Stati Uniti il dominio d ella fin anza internazionale. La Gran Bretagna, che h a dovuto cedere quasi interamente il suo oro agli Stati Uniti, cerca con il suo p rogetto di mettere il sistema del dearing internazio nale a base della sistemazione monetaria del mondo nel dopoguerra.

Il progetto statunitense, in parole povere, si può dunque riassumere cosl: tutte Je n azioni porteranno i Joro rispa rmi nelle casse della Tesoreria americana, che li amministrerà pro tfomo sua. Secondo tale piano, infatti, il GoYerno di Washington si assicura, nell'amministrazione rae1c!~t~!:i!~:~r7tz~~:!~od~/t':;:a~:ffi~~e:rt ;~~b~;se~~ fermare qualsiasi decisione contraria al suo interesse. In tal modo gli Stati Uniti, oltre all'accaparramento in corso di attuazione delle basi navali ed aeree del mondo e alla creazione delle più potenti flotte na~ vali ed aeree di guerra e commerciali? in dispensabili ai loro p iani imperialistici,, av rebbero anche finanziariamente tut te le altre nazioni alla lo ro merce,

Il piano britannico dell'ing lese K eynes cerca di g irare l'ostacolo dell'oro, che la G ran Bretagna non possiede pi ù. Scarta, infatt i, un ri torno :tlla base au rea, propone ndo di cost itmre l'unione internazionale monetaria sulla base del d eoring, in modo che ogni nazione sia rappresentata in proporzione della propria bilancia commerciale dell'anteguerra La Gran Bre tagna si assicurerebbe cosl una posizione dominante i n co nsegue nza della supe riorità della propria bilancia commerciale delFanteguerra su quella delle altre n azioni , compres i gli Stati Uniti d'America. Semplice ed elegante I Gli inglesi h anno pe rò dimenticato che il segretario della T esoreria americana è ebreo e ch e perciò è difficilissimo ingannarlo con tructhi nei quali quelli d ella sinagoga sono maestri. Se c'è da turlul?inare:il mondo, è lui, il segretario di Stato Morgentbau, che se lo m erva. Ed è perciò che, appena fu reso noto il piano ing les e, egl i si affrettò a dichiarare che la divergenze angloamericane in ma teria erano profonde, donde la necessità di riunire una co nferenza, alla quale parteciperà anche la Russia b o lscevica, che, terzo membro della famiglia modello delle nazioni cosiddette unite, no n h a ma i fatto co noscere la sua opinione in materia

D esta quindi viv iss imo i n teresse la notizia dell'arrivo a Washington del «compagno» Nico lai Ceciulin a capo di una deleg azione sovietica, in vista appu nto della p rossima convocazione di una conferenza monetaria internazio nale. Il « co mpagno )> Cec iuli n si è già intrattenuto con Harry White, autore del piano di stabilizzazione americano, che, informa un dispacc io R t1'/er, il Ceciulin avrebbe mostrato di preferire a quello britannico . Ma q u esta info rmazione, proveniente da Washington, ha u n accentuato carattere tenden zioso e non trova completo credito. Pare invece molto p iù probabile che la delegazione merciaie d ella Gran Bretag na, ma q uella più radicale d ella totale aboliz.i o ne del sistema capitali stico , con relativa creazione d i una econo mia collettivista diretta e a mmini strata da Mosca. E ciò rientra, se pure su .altro terreno, n ei pia ni annunziati da Mo lotov. Onde, dopo che il «compagno» Ceciu lin avrà precisato il suo punto di vhta, l'accordo dej ue a"lleati, anche sul piano 6 n a nziario e monetario, sarà perfetto I

7 febbraio 19•14

Urbania

Nella o rmai intermfoabi1e Usta delle città, dei borghi, d ei villaggi italiani fatti bersaglio delle selvagge incursioni dei bombardieri anglosassoni, un altro nome va aggiunto: quello di Urbania. Per la stor ia vale la pena di riferire i particola ri. Anz itutto Urbania è un centro urbano, o piuttosto era, di quattromila abita nti, e sorgeva su un'o ndulazione di q_uelle co lline marchig ian e fra il crinale dell'Appennino e l'A marissimo, oggi più che mai Amarissimo, che fa ritornare alla m emo ria

Je liriche leopardiane e il verso « umprt ct1ro mi fu quul'er111b ((Jl/t » Cittadina innocente. Niente di militare. Non caserme, né uffici, né presidi, né accampamenti, niente industrie belliche d irette o indirette, Popolazione composta di semplici, onesti, Jaboriosi r u ral i e di artigiani, nel cui lavoro assiduo è presente l'anelito ve rso la ~ llczza.

Giorno dell'agvessione: 1a domenica, e precisamente m entre Ia folla degli uomini, delle donne, dei bambini sciamava dalla chiesa, dove aveva prega to Iddio col fervore e la convinzione che il momento ispira. Sono le 1 z. Ecco che, improvvisamente, un r ombo cli velivoli riempie il ciclo e cadono sulla folla le p rime bombe. Non v! sono rifugi; non v'è riparo possibile. Le case modeste e antiche saltano o vengono soffiate via dagli spostamenti d'a ria provocati dalle esplosioni. Nella piazza davanti alla chiesa, nelle strade adiacenti, centinaia di vite umane giacciono lacerate, speme. I mo rti sono ottocento circa, d iconsi ottocento, i feriti un numero ancora maggiore. I «liberatori>> americani han no « liberato n dalla vita l' intera popolazione di Urbania. Hanno applicato col furo re sadico dei loro piloti di razza negra il principio del terrore pe r il terrore, del massacro per il massacro, secondo la spietata dottrina talmudica che l'ebraismo mondiale realizza in

0 ~rcr ts~~t.ovfifur~:oèe;~~~np~~t~~~~i~;:n~e nella storia d'Europa. Valanghe di barbad, scesi dalle lontane steppe dcli'Asia, fecero talora di plaghe fertili dell'ocddente u na terra b ruciata; talo ra t erribil i epidemie dimezzarono le pop.o laz:ioni, carestie costrmscro masse umane alla estinzione pe r inedia o a !unge faticose emig razio ni jn cerca di pane ; catasu o fi telluriche seminarono lo spavento e la morte. Davanti a questi paurosi fenomeni di scatenamento improvviso delle forze d el male o d e i ciechi elementi della natura, quando la disperazione sembrava fasciare gli spiriti, co n 1a s ua te neb ra apocalittica, una voce corse da un pun to all'altro, n el tentativo di t rov are una s pieg azione. Si d isse: l'anticristo è nato I Forse, lo stesso pensano oggi i pochì supe rs titi di Urbani1. L'anticristo è nato. Colui che odia il genere umano e reca sul suo corpo le st igmate di una particolare maledizione è l'anticristo che ha ordinato, vuole, assapora, crudele come Erode di Giuda, la strage d egli innocemi.

L 'a nticristo del ventesimo secolo ha un n ome. Si chiama F rankli n Delano Rooseve!t,

$l febbraio 1944.

LIBERT.A DI SFRUTTAMENTO

È stata recen temente pubblicata la notizia che una commissione d i operai d ell'Italia occupata si è presentata a Badoglio p er esporre le gravi co ndizio ni salariali e sociali in cui versa la classe lavoratrice, dopo la soppressione dei sindacati, nonostante le mirabolanti promesse demo cratic"he degli invasori, lanciate at t raverso le loro radio, per mesi e mesi, p rima di mettere piede in Italia, e l'ingerenza dei soviet i; che si vantarto d i aver costituito lo Stato socialista degli operai e d ei contadini, come si legge nell'articolo uno della Costituzione dell'U,R.S.S. del J dicembre 1916, cioè l'ultima.

Badoglio, a cui non parve vero di p oter usare il linguaggio caro ai ga llonati dell'esercito savoiardo quando si rivolgono agli infe riori, ha risposto ·testualmente :

« Dico a voi, petché lo diciate a tutti i vostri compagni, che i l avoratoti it1 liani d evono èa lmarc i loro Mrvi. Esamineremo la rossibi!it.l d i fare loro u lteriori concessioni; essi però non devono d imentiqre che gli angloamericani. non ammettono la costituzione di o rgani sindaca li, ed (bene òe sappiano che io non intendo assumere atteggiamenti anticap italistici ~ .

Ora, non sappiamo che cosa abbia risposto la commi ssio ne all'uomo che rer quarantacinyue g io rni ha o fferto a l mondo il ridicolo spett acolo d i avventarsi contro il fascismo, mentre o gni furi oso colpo serviva a dimos trarne l a saldezza, anche attraverso le istituzion i minori, che un a volta soppresse lasciavano v uo ti incolmabili; ma è facile i mmaginare che cosa avrà pensato me ntre abbando nava la sa la a capo chino

I lavoratori si sara nno dett i:

« Questa gente sì è sostituita ai fa scisti dice ndo che le nuove condizion i di vita esigevano il ritorno alle garanzie costituzionali, cioé alla libertà. Sta bene, la libertà costa cara e si paga. Ma dove è codesta libertà se non possiamo neppure organizzarci per difendere i nostri interessi ? Qui non s.i tratta di nervi, ma di pane per le nostre famiglie.

« Badoglio non è anticapitalista? Ma n oi non insorgiamo contro il capitalismo, noi chiediamo semplicemente una revisione dei salari compatibilmente con le nuove·condizioni di vita. Dal non essere antic apitalisti, cioè da l non permette re a noi d i gravare adeguatamente sui b ilanci degli industriali, a consentire a yuesti ultimi d i sfruttarci in ~'.:tJ ~i~d:!~i0 fa~~~ci~ ; ! o~! ]is~i!i:;istenziali) noi avevamo il diritto di r icorrere alla Magis tratura del lavoro, ove fossero intervenuti fatt i tali da determinare nu 0ve condi zio n i d i lavoro.

« Ora c'è, dicono, la l ibertà, la Costituzio ne, ma intanto noi siamo i n balla di noi stess i, nessu.no ci di fende e, quel che è pc.=ggio, la libertà ci vieta, fo modo categorico, di d ifenderci da n oi stessi Come si fa a dire che sjamo p rogrediti, quando, fatti alla mano, constatiamo di essere retrocess i ?».

Questo è, verame nte, il punto nevralgico del colpo di Stato del 2,: luglio.

L'odio che la mo narchia, i gene raH in funzione di maggio rdomi, gli industriali sotto l'asp etto d el liberalismo, nutrivan o contro il fascismo non e ra di carattere p o litico, ma unicamente economico.

Dalla parte politica la mo narchia aveva avuto prestigio, sicurezza, corona imperia le e regali ; i gene ra li avevano avuto autorità e onori ; gli industriali avevano avuto rispetto, disciplina e produzione continuativa.

Dalla parte economica la plutocrazia, nell a quale hanno sempre affondato le lo ro radici monarchia, ese rcito e industria) ha avuto più di una volta tag liate le u nghie rapaci, sia co i sindacati per l'elevazione morale e materiale dei lav oratotJ, sia con la disciplina della Borsa, sia con la li mitazione degli ut ili, sia col controllo del vasto e insidioso g ioco azionario.

Era, in sostanza, il corporativismo che il colpo di Stat o mirava ad ·annientare p er impedire al mondo del lavoro di riscattarsi dalla od iosa se rvitù, e consentire alfa plutocrazia di r iprendere l'esoso anti- c1ale » annunciata a più riprese dal Duce, e tese l'agguato n el momen to in cui l'Italia stava ass urgendo, attraverso grandi sacrifici, a potenza mondiale, perché avrebbe dimostrato, per la prima v olta, come nulla ormai la potesse piegare. Per i suoi loschi interessi, per l'egoismo di qualche miliardo d a far rotolare sui tappeti verdi, la plutocrazia non ha esitato ad assassinare la Patda.

Il tradimento è stato fatto, più che al fascismo, al popolo, a tutto il popolo dei campi, delle officine, delle professioni, perché ne l nome di una grande idea mediterranea voleva sostituire il diritto alla proprietà al diritto di proprietà.

Se oggi i lavoratori fossero tutti coscienti della minaccia che avanza con le armate angloame ricane, si getterebbero nella battag lia, scam iciati, magari, coi soli attrezzi cli lavoro, e davanti all'invasore innalzerebbero febbrilmente la barricata d ell'insurrezione popolare.

11 febb raio 1944,

Zuffe N El Pollaio

Le ultime vicende politiche c~ si sono svolte nell'Italia badog liesca occupata dal nemico anglosassone meritano u n commen to, che facciamo oggi, con realist ico apprezzamento, avendo la completa documentazione dei fatti. Il g iorno 1 1 febb raio, alle ore z 3.4 1, la r adio delle « nazioni unite» cl.i Algeri ha trasmesso in italiano quant o segue:

« Nella m ia q ualità di comandante in capo delle forze alleate del Mediterr aneo, desidero annunciare guanto segue : 1'11 febbraio 1944 la p arte del la pe· nisola italiana a me ridione dei c:onfi ni settentrionali delle provincie di Potenza, Salerno, Bari, nonché le isole di Sicilia e dì Sardegna, saranno restituite alla giur isd izione del Governo italìano. Senza pregiudizio dei diritti delle nazioni un ite. sa nciti nelle condizioni di armistizio, cd eseccitati da[le autoriti allea te, tra cui la commissione alleata di controllo, e da me personalmente, tutti i poteri di go· verno saranno restituiti al G overno italiano ».

Dopo ques to preambolo abbastanza esplicito almeno nell'apparenza, il coma ndante prosegue ricordando che scopo fondament ale ciel Go- verno militare alleato era quello d i sradicare il fascismo e che l't r n o~ vembrc ultimo scorso nella conferenza di Mosca era stato dichiarato dai ministri degli Esteri il proposito basilare di dis truggere il fa scismo e ocrni sua propaggine, a I fine di permettere al «liberato» popolo dell~talia m eridionale di assapo rare tutte le delizie della liberta.

. Rife rendosi .sempre ai p recedenti, il comandante supremo degli alleati nel Mediterraneo ricorda che H 1 .s dicembre ultimo scorso il consiglio consultivo per l'Italia, composto dai rappresentanti della Gran Bretagna, q.egli Stati Uniti, della Russia e ~ella Francia degaulli sta, aveva deciso di restituire al G overno italiano l'amministrazione del territorio italiano liberato a lle seguenti con9-izioni:

1. - L'amministrazione itali.ana rimane sotto il controllo della commis sione di armistizio.

2. - I funzionari del centro e della periferia devono dare garanzia di buona fede e provata simpatia per gli alleati.

3. - Tale provved imento non implica alcun impegno d egli alleati per la sistemazione che avrà luogo dopo l'occupazione di R oma.

Al \ìroclama del marcscial!o Wilson, comandante in capo d elle fo rze a leate nel Mediterraneo, ha fatto seguito, il l io rno appresso, leria, Lampedusa e L inosa non vengono restituite all'amministrazion e italiana, conferma, parafrasando quanto è contenuto nel proclama di Wilson. Dopo il proclama dei vincitori non poteva mancare q uello del maresciallo capitolardo, nel quale è opportuno sottolineare che egli ringrazia gli alleati « a nome del regio Governo e di Sua Maestà il re ».

L 'avvenimento è stato oggetto di ampi ripetut i commenti in tutte le radio e lingue nemiche, con l'obiettivo di dimostrare che gli alleati tenevano fede ai loro impegni di liberatori, che per l'Italia comi nciava u na nuova stoda. Al di là del comprensibile fracasso propafjandistico, nemica co ntinua. Tutte le provincie cosiddette << liberate» costituiscono, dal Garigliano a Trapani, una immensa retrovia formicolante di soldati bastardi di ogni bastarda razza. Ogni l'aese di qualche importanza h a un p residio alleato. Al d i sopra dell amministrazione b adogllcsca ri mangono semp re una commis sione di armistizio, il consiglio consultivo di controllo e r elativi consiglieri alleati, il cui numero verrà probabilmente diminuito, se t utto procederà nel senso desiderato e imposto dagli invasori. h.fa, allOra, in che cosa consiste il grande gesto?

In qualche cosa consiste, e cioè n ell'eliminazione dell' A.M.G.O.T

Si tcatta di quell'organismo semimilitare, inventato da Roosevelt, che segue gli eserciti alleati e si assum~, nel tempo immediatamente successivo all 'occupazione, la cura dell'amministrazione civile, Tutto resta d u nque esattame nte come prima, eccezion fatta dell'organizzazione

A .At.G.O.T., che leva le tende per piantarle altrove. Nessuno dei fratell i de ll'Italia invasa si r ammaricherà d elJa partenza dell' A .M .

G.0.T., Ja cui gestione ha sollevato le più violente critiche nella stessa stampa n emica,

V'è tuttavia un signore che versa una più o meno furtiva lacrima : il co nte Sforza. j J quale ha avuto il co ragg io leonino di affermare :

« Il trasferimento può essc:re un'ottima cosa, ma solamente a condizione che i capi della commissione di controllo interalleata tengano ben aperti g li occhi. Nonostante alcuni d ifetti, devo dire che l'ammi nistrazione dell'A .M .G.O.T. è stata uno dei migliori reg imi di occupazione mai visti ».

In fatto di sfro ntatezza il conte non ha rivali degni di lui. se· la fine dell' A ..M.G.O.T. no n giustifica le grida di trionfo delle radio badoglies che, che parlano di una « Italia libera in tutta la forza d ella parola, sia politicamente che amministrativamente >> , sarebbe eccessivo neg are ogni q ualsiasi jmportanza all'evento. Pu r resta ndo tutte le altre bardature, una, sia pu re con riserva, è caduta. Da tutto ciò scaturisce un indebolimento dei partiti antifascisti, i quali, do po aver cosl abbondantemente concionato nel loro cong resso, sono stati scavalcati e ignorati dag li alleati. Questo spiega che Jn dat a 9 febbraio la g iunta esecutiva dell'Italia Jiberata ha mandato un mes~ ~Jg~~ci ic~~~sta ai deputati ingles i per illuminarli sulla situazione.

« Il fascismo - dice fa giunta esecutiva dei sei partiti ant ifascisti -d isorienta to e pavido nt"l le prime ore, si è camuffato e serra le 61e intorno alla corona e, fid ando su a micizie troppo r ecenti pa essere sincere, cerca nd vostri uomini politici appoggio e, i ngannando il nostro popo lo in cenci e in lacrime, ostacola ogni onesta i niziativa che miri a rendere più serio il contributo delle ugioni Jj. berate alla guerra contro i tedeschi. Alle vostre e alle nostre spalle intensifica intrighi, menz.ogne e frodi. Questa insostenibi le situazione non può duru e o ltre senza provocare sbandamenti. Ogni ulteriore tolleranza o favoreggiamento dei criminali di ieri e di oggi si muterebbe i n complicità che ogn i uomo respinge. Il congresso di Bari, espressione della forza. viva della nazione, ha emesso un austero verdetto contro il monarca. Nessun problema si può p ortare a sol uzione se prima il re non abd ichi ».

Tonificato dal gesto compiuto da W i1son, il reg io Governo è passato al contrattacco con un s ingolare comunicato polemico, diramat o dal ministro dell' Interno d i Dari, nel q uale si comincia col dire:

« Il congresso di Bari non C':Sprime a ffatto la volontà di tutti gli italiani, ma soltanto di una piccola parte del Paese •·

E che le affermazioni del congresso sanno di « vecchio spirito ~a;lci;~~deet~~n,:~i~~;od:ti'~~~r!~!~1~:~n~e!r~~imJt~::~o fl0 ~:~% numi del neoliberalismo: Sforza e Croce

« Essi - dice il ministero -non hanno mai rappresentato l'Italia politi· camente. Croce":, che fino a l 1925 fu soste":nitore del fascismo, rimase poi assente dalla vita politica italiana, prendendovi parte viva soltanto d opo la caduta del fascismo».

Questo, aggiungiamo noi, è storkamente inoppugnabile. Il fj.Jo. sofo di Pescasseroli ha vissuto jndisturbato durante venti anni d i fa. scisma, anzi è stato accontentato in tutte le domande ch'egli dirigeva al Governo.

Questa controffensiva regia non si limita al ministero dell'Interno. Si estende anche ai giornali. La Voce del Popolo di Taranto attacca i congressisti di Bari e in particolar modo i « bonzi >1 Cianca, Sforza, Omodeo, scrivendo:

« Essi erano e sono avversari non per antagonismo nazionale, ma per concor• renza. E questo concetto stabilisce la bassezza poli.~ica dei congressisti».

Secondo rad.io Bari, tale tema è r ipreso ~on maggior violenza sulla Unione di Brindisi, ma disgraziatamente non è stato trasmesso il testo, perché nell'intervallo il giornale è stato, in nome della libertà, sequestrato e, sempre in omaggio alla libertà, sospeso per un mese. li duello fra i sci pafttti antifascisti e le <( dure a morire>> correnti dinastiche è dunque i mpegnato. La confusione politica è al colmo. Non è azzardato affermare che la posizio ne dei sei partiti antifascisti è precaria. Prima di tutto, perché sono sei partiti e questo è il t ipico caso in cui l'un ione non fa la forza; secondo, perché la loro pos izione polemica, quella del puro e semplice antifascismo, è soltanto negativa e quindi sterile; terzo, perché non hanno avuto nel loro primo congresso il coraggio di prendere una netta posiz ione di fronte al problema istituzionale, ma sono rimasti a metà strada, con una soluz(nc ambigua, ma sempre monarchica, sia pure a scadenza di qualche anno, attraverso il nipote dell'attuale ex-re. È quasi incredibile che, accecati dal loto impotente livore, abbiano dato, a questa forma tipica di neomaltusianesìmo politico, adesione non solo i comunisti cosiddetti centrist i e socialisti, ma g li stessi repubblicani. Il che è un grottesco pirandelliano. Assis tiamo dunque al crepusco lo degli dei democratici e liberali venuti da oltre monte e da oltre mare per liberare l'Jtalia. Molte parole furo no lanciate nell'etere, ma fatt i, finora almeno, nessuno. Sfor za e Croce, che pareva dovessero affossare la monarchia almeno otte nendo come anticipo l'abdicazione del padre e del figlio, si ritirano in buon ordine co n le pive nel sacco. Né poteva essere di versamente. La parola nuova e trascinatrice è stata pronunciata al nord del Garig liano e trova, ne siamo intimame nte sicuri, echi profondi anche a sud di quel fiume . La parola è «Repubblica», completata dall'altra parola, «soc iale », che la distingue da tutte le altre, ne precisa il contenuto programmatico, ne garantisce il divenire.

16 febbraio 1944.

38.

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