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di Gert Brojka

LETTERE DA GALLIPOLI / GELIBOLU MEKTUPLARı

di Gert Brojka

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Cenab-i Hak Osmanlı milletine özelikle İslam ahalisine bilhassa ihsan buyursun! Dio onnipotente dia al popolo ottomano ma in maniera particolare a quello musulmano beatitudine!776 Ben size taarruz emretmiyorum, ölmeyi emrediyorum. Biz ölünceye kadar geçecek zamanda yerimizi başka kuvvetler alabilir.777 Non vi ordino di attaccare, vi sto ordinando di morire. Fino a morte avvenuta, nel tempo che trascorrerà, il nostro posto lo possono prendere altre truppe! Colonello Mustafa Kemal, Gallipopi, 25 aprile 1915. I threw my hat into the air, the wind took it and swept into the river –it was the first loss of the war.778 Just we was about to start, shells began to land all over the place. This was common, and was known as the ‘morning hate. The mules knew what to expect and were pulling at their ropes – we did not.779

Introduzione I Dardanelli sono lunghi 40 chilometri e al loro imbocco larghi 1.5 chilometri. Essi sono una difesa naturale per la città di Istanbul, che dista 270 km. Per i Turchi la Battaglia di Çanakkale (la Campagna di Gallipoli) evoca memorie epiche nella storiografia e nella memoria nazionale alla stregua delle battaglie della Somme, di Verdun e di Leningrado per i Britannici, i Francesi e i Russi. Fu una grande vittoria di spirito e di coraggio, che richiese uno sforzo immane per le capacita belliche turche, ma rimane unica nel suo genere poiché commemorata anche dalla parte degli Anzac nella giornata dell’ “Anzac Day” che si festeggia il giorno in cui ebbe inizio la campagna (25 aprile 1915). Le lettere dal fronte riguardano anche i popoli dell’Australia e della Nuova Zelanda, ma in questo scritto ci riferiamo sostanzialmente alla sola situazione turca ottomana.

Parole chiave: Gallipoli, prima guerra mondiale, lettere dal fronte, Fikret Yılmaz Nella letteratura turca di guerra le fonti piu accreditate sull’argomento sono il romanzo di Kemal Tahrir, Yorgun Savasçı / Il guerriero stanco e quello di Ilhan Selçuk ‘Yüzbaşı Selahattin’nin Romani / Il romanzo del comandante Selahatin. Le lettere dal fronte turco da parte dei soldati sono assai rare poiché il tasso generale di analfabetismo era estremamente elevato anche in ambienti urbani per non parlare della realtà rurale, in cui era sconosciuto ogni tipo di letteratura.780 In questo contesto la corrispondenza dei soldati era assai rara e nella maggior parte dei casi venivano inviate lettere preconfezionate per essere spedite a casa e che, d’altra parte, si supponeva dovessero essere lette da altrettanti analfabeti (la guerra offre casi comici, tragi-comici). Fikret Yilmaz ci ha riportato una fitta correspondenza di grande valore tra il sergente dell’esercito ottomano Kenan Bey e sua moglie Zehra Hanim/Signora. Queste lettere, al di là dei soliti aspetti

776 F. YıLMAZ, Gelibolu Mektupları 1912-1915, Istanbul, Bahçeşehir Üniversitei Yayınları, 2014, p. 119. 777 C. DURA, Düşmanı çağırdılar, satıldık, uyanın, Izmir, Ileri Yayınları, 2005, p.90. 778 I. LYSTER, Among the Ottomans. Diaries from Turkey in World War I, London, Tauris, 2011, p. 84. 779 Ivi, p. 93. 780 M. BEŞIKCI, The Ottoman mobilization of man power in the First World War, Leiden, Brill, 2012, p. 85.

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pubblicitari, ove le lettere dovevano osannare il coraggio e il sacrificio eroico dei soldati,781 ci offrono uno specchio dei sentimenti propri ai combattenti.

Yusuf Kenan Bey e Zehra Hanım Di certo in quelle condizioni infernali la maggior parte dei soldati era destinata a una morte sicura e gran parte della corrispondenza dal fronte esprime toni pessimistici: non si può che divenire Gazi, ossia vincitori in guerra, oppure Şehid, martiri che guadagnano il paradiso. Una eloquente descrizione di tale situazione ci viene resa dallo stesso Atatürk782 :

Our life here is truly hellish. Fortunately my soldiers are very brave and tougher than enemy. What is more, the private beliefs to carry out orders which send them to thier death. They see only two supranatural outcomes: victory for the faith or martyrdom. Do you know what the second means? It is to go straight to heaven. There the houris, God’s most beautiful women, will meet them and will satisfy their desires for all eternity! What great happinness!

Dall’altro canto anche i ricchi diari e le lettere degli Anzac offrono un panorama analogo a quello delle lettere riportate dal fronte turco circa il significato della vita.783 In questo contesto, la corrispondenza di Kenan Bey e Zehra Hanım ci parla della quotidianità, di come trascorreva la vita al fronte. I consigli che si davano reciprocamente moglie e marito ci portano a vedere la guerra in un'altra dimensione. Il pensiero riccorente di Kenan Bey sono le figlie, la loro salute e quella di sua moglie.

Mia cara Zehra [...] giorno e notte sei tu il perno dei miei pensieri. Sei nella mia anima, nel mio spirito, la mia felicità sei tu, solo tu. Per questo motivo, la cosa piu felice è aver appreso, dopo una lettura attenta della tua lettera, che sei in salute.784

Un altro problema riccorrente per la famiglia era quello del reperimento degli alimenti necessari a una vita decorosa. Il sentimento che veniva più spesso rappresentato era la preoccupazione di non ricevere più lettere dal fronte, un chiaro messaggio che la persona amata era deceduta. Si leggano queste parole della consorte:

Mia grazia e virtù, caro mio signore, ho preso la lettera che aspettavo con amore, con parole che accarezzano l’anima e con grande ringraziamento. La lessi tante volte. E la sto rileggenedo tuttora. I miei sentimenti nei tuoi confronti vengono motiplicati dieci volte oppure che ne so, mille volte? Sento di essere la persona piu fortunata al mondo.785

781 MUSTAFA ARıKAN, A Canakkale Martyr and what happened to his letter, Akademik Bakış, Cılt 5, Sayı 9, Kış 2011, pp. 213-243. Mustafa Arıkan ci riporta nel suo articolo la distorsione e l’alterazione delle lettere spedite dal fronte in chiave della loro lettura nazionalistica. Per questo motivo, egli analizza una famosa lettera nella storiografia turca come quella dell’ufficiale in riserva Ibrahim Ethem. 782 A. MANGO, Atatürk, London, John Murray, 1999, p.365. 783 P. REES, The other Anzacs, Nurses at war, 1914-1918, Crows Nest, Allen & Unwin, 2008, p. 100. «Gallipoli frightened her. I have a horror of that place, which I can’t get over; the shell I am used to and the noise and firing. Everyone said the Peninsula was ‘hell and death’. And that was where her brother was». 784 FIKRET YıLMAZ, op. cit., p.77. ‘Sevgili Zehracığım (...) şu aralık başlıca düşüncem bilhassa senin sıhhat ve afiyet başka bir şey değildir. Zira şu son zamanda içine düştüğün sürekli hastalıkar, seni değil emin ol ki ancak beni eritiyordu. Bü sözleri gayet basit ve hem de lakırdır olsun diye yazdığım zannına kapıla. Gece ve gündüz düşüncelerim ancak sensin. Canımdasın, ruhumdasın, saadetimdesin sen. Bunun için, mütalaa ettiğin mektubunuzda beni gerçekten sevindiren konu sıhhat haberlerinizdir.’ 785 Ivi, p.78. ‘Lütufkarım, Sevgli beyim, Beni cidden ihya eden, gönül okşayan kelimelerle dolu ilftifatnamenizi büyük bie sevinçle aldım. Per çok kereler okudum. Hala da okumaktayım. Size karşı olan hissiyatım yüz kere mi, ne bileyim bin kere mi artıyor? Kendimi dünyanın en bahtiyar addetmekteyim’.

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Ma il vero perno della corrispondenza sono le figlie. Zehra scrive al marito:

Mio signore per quanto riguarda le figlie: Non domandarmi quanto Rüçha mi chiede di te! Ieri durante tutta la giornata disse agli ospiti che il nostro signore (papà) è andato a Madyos. Ieri sera prese in mano la tua foto e diceva: ‘Ah mio caro papà torna (ti prometto) che non farò piu la monellina e nel frattempo baciava e odorava la (tua) foto. Gli ospiti si misero a piangere involontariamente. Che Dio onnipotente non distolga la sua attenzione dai bambini e li faccia crescere con quattro occhi (entrambi i genitori) e nel minor tempo possibile ci riunisca. Amin.786

Zehra Hanin in una altra lettera chiese al marito della cioccolata dicendo che era impossibile per lei non fare questa richiesta ‘vergognosa’ in quanto la figlia andava in giro tutto il giorno dicendole: «(Se)Tu scrivi a papà, allora gli scriverò pure (io), per la mia cioccolata e le castagne. Ed io fui obbligata a scriverti»787. Cioccolata che Kenan Bey riuscì a trovare e a spedire a casa, grazie ai colleghi tedeschi, comunicando alla moglie che la figlia poteva mangiarne quanta voleva e che quando l'avrebbe finita Dio misericordioso gli avrebbe dato una nuova possibilità di reperirne altra. Di certo non potevano mancare lettere che parlavano dell’andamento della battaglia ma che cercavano soprattutto di tranquillizzare la consorte:

[...] nella guerra che continua da qualche mese siate pur certa che i caduti in battaglia per questioni militari non sono più di venti. Questo può sembrarti una bugia ma lo sai che (io) non scrivo nulla al di fuori della verità. Se Dio Vuole (Inş’Allah) questa gentaglia sarà eliminata nel minor tempo possibile788 .

Kenan Bey avrebbe perso la vita il giorno dello sbarco alleato il 25 aprile 1915. In mezzo al fronte, in una battaglia di atroce intensità, parlare di cioccolata ci richiama al senso della vita, più umano e nobile del sentimento del sacrificio per la patria dove l’unica consolazione rimane il dolore e la memoria, una memoria fatta di lacrime e atrocità. Alla fine una parente di Zehra Hanım le scrive a proposito di suo marito, che era scomparso come Kenan, e del dolore che provava per la perdita del consorte:

Dio ma cosa sto scrivendo? Non ci rimangono che i sogni per riunirci? Se tutto ciò fosse sopportabile, sono i figli che rendono questa pazienza vana. Mia figlia voleva suo padre e chiamandolo per casa (dove sei mio signor padre?) andò in bagno e aprì la scatola in cui teneva gli attrezzi per la barba. Aperta la scatola, la annusava e la baciava, ricordando i baci che le dava suo padre. Ed io di nuovo cominciai a piangere come una mula [...]. Che Allah ci dia pazienza, non c’è altra salvezza. Con il permesso vostro vi abbraccio con tutta la mia forza.789

786 Ivi, p 81. ‘Beyim gelelim kızlara: Rüçhan’ın sizi armasını hiç sorma! Bütün gün gelen misafirlere, ‘’Bizim beyimiz Madyo’a gitti’der. Dün akşam sizin fotoğrafınız eline geçmiş; ‘Ah Beybabaciğim artık gel yaramazlık yapmayağım diye hem öpüyor hem kokluyordu. Misafirler gayr-i ihtiyar ağladılar. Hemen Cenab-i Hak çocuklar hürmetine dört gözden ayırmasın ve en yakın zamanda kavuştursun, amin.’ 787 Ivi, p 82. ‘Sen yaz da ben de bey babana yazayım, bana çikolata, kestane niçin göndermiyor diye soracağım’ diyor. Ben de yazmaya mecbur oldum.’ 788 Ivi, p 130. ‘Bir çok aydan beri devam eden savaşlarda da emin olunuz ki askerce olan tefat yirmiden fazla değildir. Bu size yalan gibi gelir ama bilirsiniz ki gerçeğin dışında hiçbir şey yazmam. İnşallah bu hainler yakında büsbütün mahvolacaktır.’ 789 Ivi, p.148.’Ah neler yazıyorum ya Rab! Ne yapalım kavuşmak rüyada kaldı. Siz de öyle mi kardeşim? Bir de yavrucuğunuz beybab dedikçe ne yapıyorsunuz? En tahammülsüz ateş işte o. Şimdi bu dakikada Nezih babasının tuvalet kutusunu gördü. Hemen bir istek ile açıp bıyık yağını alarak anne beybabacığım kokuyor diye koklaya öptü. Bende yine katılır gibi ağlamaya başladım. Nezih vakit vakit ciğerler pareleyecek sözler sarf ediyor. Hemen Allah sabır versin, başka kurtuluş çaresi yokç Müsaadenizle sizi var kuvvetimle sıkarak kucaklarım.’

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Conclusione

Secondo le fonti ottomane la battaglia di Çanakkale durò dal 4 aprile 1915 al 19 dicembre 1916, causò 56.643 vittime in campo ottomano, 97.007 feriti e 11.128 dispersi su un totale di 311.000 soldati schierati.790

La corrispondenza di Yusuf Kenan Bey e Zehra Hanım, al di là di ogni strumentalizzazione esaltante il nazionalismo e la demonizzazione del nemico, ci propone l’universalità dei sentimenti che prevalgono nell’essere umano. D’altronde l’universo dei sentimenti non si sofferma nelle trincee ma si ripercorre in un linguaggio unico e universale per tutta l’umanità! Queste lettere non fanno altro che rafforzare la convizione che la guerra sia una grande tragedia in tutti i suoi aspetti e non esiste alcuna epica dei campi di battaglia ma solo dolore, lacrime e agonie.

Per questo motivo, nella giornata che commemora la vittoria sulle truppe alleate nel 1934, in onore di tutti i caduti, Atatürk ha pronunciato uno dei suoi più bei discorsi, che gli è valso un monumento a Canberra in Australia. Tuttora rimane l’unico generale avversario ad avere una statua in un paese ‘nemico’:

Sul territorio di questo paese agli eroi che hanno versato il sangue! Qui, siete nella terra di un paese amico. Dormite (riposate) nella pace e nella tranquillità. Voi siete/riposate vicini ai Mehmetçikler. E voi madri che avete portato i figli in guerra da terre lontane! Asciugatevi le lacrime! I vostri figli sono nel nostro petto. Oramai dormiranno tranquilli e riposeranno in pace. Essi dopo aver dato la vita in queste terre, da adesso in poi sono diventati nostri figli.791

Bibliografia A. MANGO, Atatürk, London, John Murray, 1999. B. TOKEL, Destan ve Abide, Ankara, Kultur ve Turizm Bakanligi Yayinlari, 2005. C. DURA, Düşmanı çağırdılar, satıldık, uyanın, Izmir, Ileri Yayınları, 2005. E. ERICKSON, Ordered to die: A history of Ottoman army in the First World War, Wesport, Greenwood Publishing, 2001. F. YıLMAZ, Gelibolu Mektupları 1912-1915, Istanbul, Bahçeşehir Üniversitei Yayınları, 2014. I. LYSTER, Among the Ottomans. Diaries from Turkey in World War I, London, Tauris, 2011. M. BEŞIKCI, The Ottoman mobilization of man power in the First World War, Leiden, Brill, 2012. M. ARıKAN, A Canakkale Martyr and what happened to his letter, Akademik Bakış, Cilt 5, Sayı 9, Kış 2011. pp.213-243. P. REES, The other Anzacs, Nurses at war, 1914-1918, Crows Nest, Allen & Unwin, Crows, 2008.

790 E. ERICKSON, Ordered to die: A history of Ottoman army in the First World War, Westport, Greenwood Publishing, 2001, p.94-95. 791 B. TOKEL, Destan ve Abide, Ankara, Kultur ve Turizm Bakanligi Yayinlari, 2005, p. 11. ‘Bu memleketin toprakları üstünde kanlarını döken kahramanlar! Burada dost bir vatanın toprağındasınız. Huzur ve sükun içinde uyuyunuz. Sizler Mehmetçiklerle yan yana, koyun koyunasınız. Uzak diyarlardan evlatlarını harbe gönderen analar! Gözyaşlarınızı dindiriniz. Evlatlarınız bizim bağrımızdadır, huzur içindedirler ve huzur içinde rahat rahat uyuyacaklardır. Onlar bu toprakta canlarını verdikten sonra artık bizim evlatlarımız olmuşlardır.’

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