1914: NEUTRALITÀ O INTERVENTO ?

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- La geografia L‟apparente ambiguità della politica estera dell‟Italia liberale deriva, per ciò che concerne le sue caratteristiche geografiche, in primo luogo dalla sua natura peninsulare, che vede un Nord protetto dalla catena montuosa delle Alpi ma contemporaneamente integrato nel Continente, e un CentroSud

tutto

proteso

verso

il

Mediterraneo

centrale

in

posizione

apparentemente dominante. Con le risorse materiali e morali di una grande potenza il gioco sarebbe stato teoricamente semplice. Una grande flotta e un forte esercito avrebbero permesso di proteggere le lunghe coste e i confini settentrionali, e sostenuto una florida economia ed un saldo programma culturale a perseguire direttrici di sviluppo molteplici: integrazione nel Continente su un piede di parità con le altre potenze europee; penetrazione nei Balcani; controllo (o quasi) del bacino mediterraneo. Però, diceva Bismarck, “l‟Italia ha un grande appetito ma denti poco aguzzi”33. Non essendo mai stata una grande potenza34, si potrebbe concludere che l‟Italia liberale è stata costretta ad effettuare una sorta di scelta di campo. E invece, proprio la difficoltà di scegliere fra le “due nature” del Paese, quella insulare e quella continentale, ovvero la scelta se indirizzare la maggior parte delle energie nazionali verso il mare o verso il Continente, ha provocato, nella storia, oltre che un notevole spreco di risorse (che ha portato alla creazione di un esercito e di una marina militare entrambi mediocri; che ha visto penetrazioni economiche e culturali in più direzioni, dai Balcani all‟Africa all‟Europa centrale, ma nessuna delle quali di decente intensità), una fondamentale Cit. in Denis Mack Smith, Storia d‟Italia dal 1861 al 1997, Laterza, Roma-Bari 2003 (I ed. 1997), p. 218. 34 Sul fatto che l‟Italia sia una media potenza, o quantomeno lo sia stata nel periodo che intendiamo trattare, è d‟accordo la gran parte degli storici. Dopo l‟unificazione l‟Italia verrà universalmente considerata come la più piccola fra le grandi potenze e la più grande fra le piccole. Ciò deriva da un computo generale delle sue potenzialità economiche, demografiche, militari e produttive, nonché dal grado culturale e di nazionalizzazione della sua popolazione, in rapporto alle altre potenze continentali.

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