1914: NEUTRALITÀ O INTERVENTO ?

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a Smirne), che però avrebbero richiesto altri centomila soldati e urtato contro la difficile situazione internazionale dell‟epoca. “Sintomatico però il tono, di chi sa che sta uscendo fuori dal seminato, che [Pollio] adopera per proporre quell‟ipotesi strategica, e la richiesta… che in caso di rinuncia, si dia a vedere comunque che a Smirne si intende andare davvero. La rappresentazione vale, se non quanto, almeno una parte della azione effettiva”44. La questione del “ruolo” è, grossomodo, una conseguenza di quella del rango. Un paese assume dei comportamenti (ruolo) soprattutto in base al rango che occupa, proprio per tutelare i propri interessi che sono teoricamente proporzionati al suo rango. In parole semplici, si potrebbe dire che una grande potenza tende ad esercitare un ruolo globale o continentale, mentre una piccola o media potenza tende ad assumerne uno regionale o locale, proprio perché i loro rispettivi interessi si rapportano a due diversi ordini di grandezza45. Ne consegue che, un‟errata valutazione del proprio rango porti ad assumere un ruolo diverso (maggiore o minore a seconda che la percezione sia positiva o negativa) da quello che la propria forza nazionale consenta, e spinga quindi a perseguire i propri interessi in modo sfasato ed incoerente46. E fu proprio questo il problema dell‟Italia liberale: l‟aggiungere alla sua ambivalenza geografica, una duplicità di status, che si tradusse in un comportamento esterno ambiguo, oscillante fra il velleitarismo da grande potenza e la passività sub-regionale da piccola potenza47. Il non aver capito 44

Cfr. F. Minniti, op. cit., pp. 54-55. “Si dicono grandi Potenze quei maggiori stati europei o mondiali cui è riconosciuta una più ampia sfera d‟azione e che esercitano una parte decisiva nelle questioni di interesse generale, anche quando non siano in gioco i loro specifici… interessi”. Cfr. Carlo Morandi, La politica estera dell‟Italia. Da Porta Pia all‟Età giolittiana, Le Monnier, Firenze 1968. 46 Altra questione è il determinare in quale misura questi errori di valutazione, non appartengano, invece, ad una, più o meno consapevole, strategia messa in atto dai gruppi dirigenti (e vari gruppi di pressione) per raggiungere scopi sia di politica internazionale che di politica interna. 47 C. M. Santoro, op. cit., p. 75. Riguardo le oscillazioni della politica estera italiana, può stimolare la riflessione quanto scrive Benedetto Croce (Storia d‟Italia dal 1871 al 1915, Laterza, Bari 1928, pp. 173-179) a proposito dell‟inizio del periodo crispino: “L‟Italia… credette d‟aver ritrovato… la via d‟uscita dall‟inerzia in cui le pareva d‟esser caduta… provò per alcun tempo il sollievo e la

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