1914: NEUTRALITÀ O INTERVENTO ?

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- Le radici dell‟identificazione proiettiva: i motivi dell‟ambizione Era una forma mentis particolare. Il sentimento nazionale italiano era stato creazione di pensatori e scrittori e non aveva avuto, per troppo tempo il sostegno di una realtà politica concreta, com‟era successo a Francia e Inghilterra. Aveva quindi dovuto cibarsi esclusivamente di ricordi storici, fondare i suoi diritti soprattutto sui vincoli morali e spirituali, cioè sui vincoli creati dalla storia…; Il volgersi al passato era stato, per tanto tempo, l‟unico alimento atto a sostenere le speranze dell‟avvenire; e l‟esortazione foscoliana alle storie aveva fatto tutt‟uno con l‟esaltazione della santità della patria. Una forma mentis pervasa di letteratura, con i pregi e i difetti della letteratura: slancio spirituale, appello alle forme superiori, pensiero, arte, cultura… ma anche spesso vanità, orgoglio, determinazione dal tempo che fu e sproporzionato al tempo che è… mancanza di senso del limite e della misura, e predominio dal fantasma storico sulla conoscenza e sulla valutazione attenta della realtà effettuale delle cose. Qualche avanzo d‟idolatria verso l‟antico, misto ai sogni dorati di un lontanissimo avvenire; l‟attualità, il presente non mai104.

Perché gli italiani furono spesso tentati di porsi aspirazioni superiori a quelle che la realtà delle cose effettivamente consigliava? Come mai la passione sovrastava, spesso, così tanto il buon senso? Certo, la credenza covata durante tutto il processo risorgimentale che dalla somma di tanti piccoli stati non poteva non nascere che un grande stato, una grande potenza, aveva la sua influenza nel creare un errore di percezione sia in Italia che in Europa105. Tuttavia forze più intense e profonde lavoravano nell‟intimo dell‟animo italiano, determinando un particolare modo di valutare i problemi politici e morali, che spesso surrogava la mancanza di una consolidata tradizione di politica estera che fungesse da traccia. L‟idea di Roma ebbe in tal senso un‟influenza eccezionale106. Già la semplice constatazione che la nuova capitale del Regno era stata la città di Cesare e di Pietro, spingeva l‟Italia ad assumere, anche nella comunità internazionale, un ruolo paragonabile a quello dell‟importanza storica della sua capitale. Il mito della città eterna, così intenso e carico di potenziali 104

Cfr. F. Chabod, Storia della politica estera, cit., p. 301. Disse Pio IX (1861): “Sa cosa vuol dire l‟Unità d‟Italia? Significa una nazione di venticinque milioni di persone, con più talento, intelligenza ed energia d‟ogni altra nazione al mondo, con un esercito di trecentomila uomini ed una flotta di trecento navi. La storia dimostra l‟eminenza dei generali italiani, e i nostri ammiragli presto domineranno i mari. L‟Italia lasciata a se stessa sarebbe presto la prima tra le grandi potenze del mondo”. Cit. In F. Minniti, op. cit., p 36. 106 Per l‟argomento fondamentale resta F. Chabod, Storia della politica estera, cit., pp. 215-373.

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