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NATO: la via per il futuro
Storicamente la NATO è un unicum politico militare in quanto ad ampiezza e articolazioni; per oltre mezzo secolo l’Alleanza, pur con momenti di impasse come quelli libici post 2011, ha garantito pace e sicurezza europee, contribuendo alla preservazione dell’equilibrio sul piano del confronto militare. Con la fine dell’ordine bipolare e la crisi dei modelli statuali, la mappa geopolitica planetaria è stata stravolta, ma la vetta del successo atlantico è consistita non tanto nello sgretolamento del blocco sovietico, quanto nella penetrazione nei paesi dell’ex Patto di Varsavia. Il concetto strategico che consente il doppio ruolo politico-militare, rende automaticamente l’impegno fuori area,zona di competenza Alleata, quasi da trasformare i vincoli ex art. 5 in argomento di letteratura diplomatico-militare. Il concetto stesso di rischio è mutato, passando da una minaccia visibile a una invisibile e trascendente la dimensione militare, e che riguarda le sfide tecnologiche e, in seconda battuta, il problema climatico, qui da intendersi quale passe-partout a risorse e passaggi artici. È stato proprio il rinnovamento concettuale della NATO che ha indotto non tanto a interrogativi strutturali, quanto funzionali, dati i mutamenti intercorsi a livello internazionale. Secondo alcune correnti di pensiero, il ruolo ricoperto dall’Alleanza durante la Guerra Fredda, periodo statico concettualmente opposto al fluido dinamismo attuale, rientra nell’ambito degli eventi storici da archiviare, vista anche la libertà di manovra concessa ai singoli egemoni perché potessero agire autonomamente nelle rispettive aree d’influenza. Certo non è possibile dimenticare le più importanti operazioni condotte dalla NATO come l’intervento in Afghanistan o quelle aeronavali come l’operazione ACTIVE ENDEAVOUR in chiave antiterroristica, l’Operazione SHARP GUARD in mar Adriatico nei confronti della ex Yugoslavia, o l’operazione OCEAN SHIELD per contrastare il fenomeno della pirateria. Per altri analisti, ieri come oggi, la NATO rientra nelle inevitabilità, vista la labilità delle alternative,
«Storicamente la NATO è un unicum politico militare in quanto ad ampiezza e articolazioni; per oltre mezzo secolo l’Alleanza (…) ha garantito pace e sicurezza europee, contribuendo alla preservazione dell’equilibrio sul piano del confronto militare» (Fonte immagine:
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geopolintelligence.com).
in primis quella militare europea. Non c’è dubbio, infatti, che l’Unione europea è vista limitata nella definizione degli obiettivi strategici e in una posizione fiancheggiatrice rispetto alla NATO. Posizione considerata inevitabilmente di convenienza, funzionale sia a dissimulare una certa marginalità politica, sia a consentire la più ampia partecipazione alla competizione internazionale ma senza l’assunzione di dirette responsabilità.È vero, la NATO, in passato, è stata una scelta di campo ideologica; chi però oggigiorno intende accedervi sa che quella sfera non conosce più delimitazioni nette, anche perché è palmare che al mondo esista una unica potenza globale, che predilige i rapporti bilaterali, prerogativa degli egemoni sia già affermati sia in fieri (1); sotto quest’ottica è possibile inquadrare la proiezione americana nell’Indo-Pacifico e la contemporanea limitazione della sua presenza nell’area MENA (2), sia in chiave anti-iraniana, sia in relazione al mantenimento delle relazioni diplomatiche che hanno consentito la firma degli Accordi di Abramo (3), sia per continuare a consentire il controllo delle linee di comunicazione marittime globali, in ossequio al principio dell’Offshore Balancing (4). Mettere in discussione la NATO significa ammettere una miopia politica che non considera la libera volontà associativa, e che soprattutto non valuta la cogenza delle imposizioni che, in ogni sistema, vincolano i non alleati. Una prima e più banale conclusione consiste nella considerazione che decidere di non decidere non sia una soluzione lungimirante, visto peraltro il rapporto 2020 illustrato dal Segretario generale della NATO, Jan Stoltenberg, che ha voluto evidenziare dei risultati di gradimento accettabili in quanto a immagine, ma contrastanti quando posti in relazione a una strisciante disaffezione larvatamente connotata dai media generalisti. L’obiettivo da consolidare rimane quello di suscitare la percezione di un’Alleanza capace di svolgere funzioni rilevanti, di generare legittimità, di dare una reale incentivazione al capitale militare, di sostanziare il meta-tema che la inquadra flessibilmente come gestore di crisi che persevera nel perseguire compiti deterrenti e difensivi intesi sia in chiave collettiva che cooperativa; ma Stoltenberg, che deve considerare sia l’impronta atlantica sia la nuova amministrazione statunitense, vuole imprimere in termini di ripristino della fiducia generale, il nuovo burden sharing volto a garantire flussi finanziari più consistenti e condivisi; non limitandosi a questo, e approfondendo la tematica delle Emerging Disruptive Technologies (5), si è indirizzato verso uno scacchiere proiettato al 2030 e oltre, affollato di egemoni e attori emergenti, radicalmente mutato rispetto alle configurazioni strategiche precedenti, con un’Alleanza ora più che mai interessata a difendere i suoi limites geopolitici; nell’attuale multipolarismo aggressivo (6), trova spazio il risk management legato a concorrenze geostrategiche e geoeconomiche dovute all’ascesa cinese e alla proliferazione di attacchi ibridi, e lo si leva alle partnership con Mosca, mentre la ridistribuzione del potere economico e militare verso l’Asia continua a insidiare il primato occidentale, e dove gli strumenti di hard e di soft power influenzano il bilanciamento del potere geostrategico. Tenuto conto che le potenze rivali sfruttano le nuove tecnologie per perseguire il duplice obiettivo di una maggiore competitività economica unita a maggiori capacità militari, la realtà presenta ormai un patchwork di aree connesse a velocità esponenziale, per cui le decisioni prese in una regione influenzano gli eventi nel resto del mondo: il batter d’ali di una farfalla in Brasile può ora provocare un tornado in Texas (7). Alla luce delle difficoltà incontrate da un’alleanza essenzialmente cinetica nel rispondere ad attacchi non cinetici, telecomunicazioni, spazio, cyberspazio (8), nuove tecnologie, guerra ibrida (9) e cognitiva diventano ombre sempre più consistenti tra le volute della nebbia della guerra, cui contrapporre una concreta resilienza (10), ovvero la capacità di assorbire gli shock, adattarsi ai cam-
Il norvegese Jan Stoltenberg, Segretario generale della NATO, in carica dal 1o ottobre 2014 (nato.int).
biamenti, trasformare governance, strutture e operazioni, fondata sull’interconnessione tra i settori civile, privato e militare, un obiettivo che conduce all’auspicata costituzione della NATO Defence Innovation Initiative, volta a incrementare la cooperazione sull’innovazione tecnologica alla luce del NATO Defence Pledge e delle sue tre C (11), e inserita in un più lato contesto che vede un contrasto alle attività di illecito trasferimento di tecnologie e proprietà intellettuali secondo la strategia della Military Civil Fusion, per cui la Cina acquisisce proprietà intellettuale e progressi tecnologici dei principali centri di ricerca europei per promuovere i suoi obiettivi militari (12). Tuttavia, più su abbiamo accennato alla virtù della lungimiranza, ovvero alla stessa dote che considera le EDT quale opportunità se inquadrate in un ambito che contempla l’evoluzione tecnologica quale fattore di vantaggio strategico, a partire dalla gestione dei nuovi tipi di conflitti, fino all’analisi e alla condivisione dei dati, all’investimento nell’Intelligenza Artificiale, nello spazio, nelle tecnologie ipersoniche, nella biotecnologia cognitiva (13), un dominio emergente con implicazioni di ampia portata per etica e competitività economica e militare. Si tratta di aspetti tecnici rilevanti, che inducono tuttavia a rammentare che l’AI (14) integra, senza sostituirle, le tradizionali competenze tecnologiche, e insieme alle tecniche di Machine Learning, necessita della risorsa strategica costituita dai Big Data (15). La NATO, sovente forum di mediazione per comporre le controversie tra alleati (16), implementa quindi il suo ruolo di coordinamento in tema scientifico, esaltando il ruolo dell’Allied Command Transformation (ACT) (17), già impegnato nell’analisi degli sviluppi connessi al dispiegamento russo dal Nord al Mediterraneo e all’Afghanistan, fino a considerare le variazioni degli equilibri determinate dall’ascesa del Dragone, verso cui sarebbe utile operare considerando le conseguenze di una trappola di Tucidide, contenibile solo con un’intelligente deterrenza, che non può prescindere dalla modernizzazione delle capacità nucleari quali componenti centrali delle capacità complessive unitamente alle forze convenzionali e missilistiche, e perseguendo lo sviluppo del NATO Warfighting Capstone Concept (NWCC), utile a fornire un quadro dei possibili conflitti fino al 2040, per consentire di proteggere i principali interessi securitari atlantici. È necessario comprendere quanto sia nodale associare olisticamente le relazioni internazionali al progresso tecnologico, frutto di una sinergia industriale e accademica, un aspetto già considerato nel 2014 dal Pentagono, che lanciò la Third Off-Set Strategy, volta a consolidare e prolungare la superiorità tecnologica americana; un approccio che consente di acquisire deterrenza e leadership commerciale/industriale anche in tempi di globalizzazione, variabili destinate a rendere la superiorità tecnologica occidentale, segnatamente l’americana, ancora difficilmente raggiungibile e che, anche in Italia, rappresenta uno strumento di influenza geopolitica di enorme valore economico cui non far mancare gli investimenti. In ogni caso, le ricerche effettuate in quest’ambito suggeriscono che le nuove tecnologie supportano, ma non sostituiscono, le capacità militari che devono comunque poter fruire di un’ampia e avanzata interoperabilità tra i membri NATO; non a caso, a Norfolk, ACT ha privilegiato un hub di innovazione e sviluppo in sinergia con la Old Dominion University, ponendo attenzione al fatto che con il cambiamento della natura dei conflitti è mutato l’approccio insito nella transizione dall’era industriale all’era dell’informazione digitale, e fondato sull’apprendimento. Il primato tecnologico in campo militare dipende, dunque, sia da capacità industriali tradizionali sia dall’integrazione con competenze più attuali; il potere militare diviene dunque la sintesi di molte variabili, tra cui la tecnologia che,
Il generale André Lanata, comandante dell’Allied Command Transformation (ACT) e, sopra, il logo del Comando militare della NATO istituito nel 2003 (wikimedia.commons/Ecole polytechnique Université Paris).
se da un lato offre nuove chance, dall’altro apre a maggiori vulnerabilità. Forze armate addestrate e pronte consentono di comprendere le dinamiche tattico-operative, permettendo di massimizzare le innovazioni tecnologiche: gli Stati Uniti compresero l’importanza delle portaerei grazie a una serie di wargames svolti a Newport, Rhode Island, presso il Naval War College, tutte intuizioni che guidarono poi gli investimenti in tecnologia e piattaforme. Ma c’est l’argent qui fait la guerre; inevitabile dunque andare a toccare l’aspetto economico e finanziario, passaggio imprescindibile per garantire un equilibrio di potere che richiede, e.g., il contrasto all’evoluzione degli armamenti ipersonici (18), e la sostituzione dell’armamento nucleare obsoleto (19). Proprio per ovviare a questo aspetto, oltre a quanto già esperito dal Security Investment Branch (20), con il report intitolato Nato’s Financing Gap redatto da Max Bergman e Siena Cicarelli, promosso dal Center for American Progress (21) è stata avanzata la proposta di costituire una banca multilaterale NATO, un progetto che tiene conto sia dei flussi finanziari, sia del sempre più frequente utilizzo di strumenti asimmetrici, come acquisizioni strategiche e investimenti in ambito europeo (22). Un istituto fondato su capitalizzazioni dei partecipanti all’Alleanza e in linea con i PIL nazionali potrebbe peraltro, in funzione dei rendimenti, compensare le sofferenze dei bilanci interni; ovviamente si tratta ancora di una progettualità, che tuttavia non può non tenere conto del fatto che, a fronte della pianificazione operativa, deve sempre seguire una stringente copertura finanziaria. Va quindi tenuto conto degli impatti diretti e indiretti esercitati dalla spesa militare sull’industria, dove per i primi risulta rilevante il ciclo economico breve in termini di sostegno alla domanda e all’occupazione, mentre per i secondi si intende la rilevanza che la spesa per il R&D (Research&Development) militare ha sull’innovazione tecnologica (23), dunque sull’intera filiera economica, specie quando i prodotti innovativi vengono ceduti al settore civile (24), anche se non preventivamente programmati, come per la passata industria aeronautica dei velivoli o per quella futura della robotica dei droni, o dello sviluppo e diffusione di internet (25), dando perciò peso all’assunto di J.K. Galbraith (26), per cui i comparti della Difesa funzionano come un’agenzia di pianificazione economica che cura un settore, quello militare, protetto dalle variabili del mercato. Va comunque rammentato che, a differenza del passato, il divario tra R&D statale e settore commerciale si è ampliato, tanto da consentire a quest’ultimo di crescere in settori tradizionalmente preclusi, come l’esplorazione dello spazio; sotto questo punto di vista, l’Alleanza ha ottimi rapporti con istituzioni accademiche di livello mondiale, con i migliori ricercatori scientifici, con start-up creative, ovvero con tutti gli elementi che possono risolvere le sfide su cui si devono cimentare i settori della Difesa e non, come la realtà aumentata e l’informatica quantistica. Se tuttavia le soluzioni commerciali hanno reso più agevole l’accesso a know how elevati, la disponibilità di tecnologie evolute assurgerà a problema securitario cui l’ACT, privilegiando la valorizzazione del capitale umano e la creatività intellettuale, ha reagito sviluppando collaborazioni industriali (27) e scientifiche, al fine di assicurare comando e controllo, schierabilità e so-
Esplorazione dello spazio: «Sotto questo punto di vista, l’Alleanza ha ottimi rapporti con istituzioni accademiche di livello mondiale, con i migliori ricercatori scientifici, con start-up creative, ovvero con tutti gli elementi che possono risolvere le sfide su cui si devono cimentare i settori della Difesa e non, come la realtà aumentata e l’informatica quantistica» (Fonte immagine: aresdifesa.it). Sopra e nella pagina precedente: il primo velivolo Alliance Ground Surveillance (AGS) della NATO. Il programma prevede l’acquisizione di cinque velivoli a pilotaggio remoto Global Hawk e le relative stazioni base di comando e controllo. Gli UAV forniscono i dati di intelligence, sorveglianza e ricognizione (nato.int/Northrop Grumman).
stenibilità utili a perseguire il raggiungimento di ogni nuovo obiettivo come la capacità spaziale o il controllo del cyberdominio (28) connesso al controllo fisico dei cablaggi sottomarini. L’Alleanza deve porre attenzione a 5 direttrici di studio: superiorità cognitiva, resilienza, influenza e proiezione di potenza, comando interdominio e difesa integrata multidominio, obiettivi affidati all’ACT, che ha il compito strategico di portare il futuro nel presente (29) preservando l’accesso a tecnologie capaci di determinare vulnerabilità operative. Dal 2003, l’ACT ha valorizzato l’importanza di trasformazione e sviluppo quali propulsori di evoluzioni volte a garantire aggiornamento del pensiero strategico, evoluzione delle capacità, formazione, cooperazione, tutte funzioni che si riflettono nella composizione dell’ACT stesso, e a cui si aggiungono il Joint Warfare Center in Norvegia, il Joint Force Training Center in Polonia, il Joint Analysis & Lessons Learned Center in Portogallo, oltre al NATO Defense College
di Roma, alla NATO School di Oberammergau, e al NATO Maritime Interdiction Operational Training Center in Grecia, nonché ai Centri di eccellenza gestiti a livello nazionale, fondamentali nello sviluppo dottrinario, nella validazione dei concetti attraverso la sperimentazione e nell’evitare la duplicazione di capacità già presenti all’interno della struttura di comando della NATO; un’organizzazione territoriale basata sulla funzionalità e non sulla geografia (30), che intende rendere l’ACT un think tank operativo e non meramente speculativo, in contesti caratterizzati da rapidi tassi di cambiamento, complessità, incertezza e interconnessione, dove la R&D, messa in crisi da bilanci sempre meno capienti, ha ancora una significativa valenza. ACT non può certo prevedere il futuro, ma di certo può plasmarlo, secondo un’interessante interpretazione della «Teoria dei Giochi», contribuendo a tracciare potenziali traiettorie per diverse tendenze (31), specie se divergenti, in correlazione con le implicazioni per l’Alleanza, con un’attenta ridistribuzione geostrategica; è possibile quindi ipotizzare una parcellizzazione del potere su 3 dimensioni, la prima militare, in gran parte unipolare, la seconda economica, multipolare, la terza transnazionale, con la NATO che, vista la revanche del potere politico a fronte del multilateralismo, e la necessità di assicurare una valida governance, rimarrà probabilmente l’Alleanza chiave per la regione euro-atlantica, malgrado potenze emergenti, organizzazioni locali e anche non statuali (32) possano cercare di cambiare le dinamiche regionali grazie a pervasivi processi di polarizzazione politica. L’ACT, nell’assicurare flessibilità, pertinenza, affidabilità e sostenibilità dello strumento operativo, poiché fa sue sfide e opportunità per mantenere il vantaggio tecnologico, può dunque essere considerato come un centro di pensiero fondamentale fondato su basilari Lessons Learned in quanto a valutazione, analisi, pianificazione e proposizione di valide e resilienti alternative, un punto di raccordo tra realtà operativa e frontiera tecnologica produttiva e della conoscenza, delineando la conduzione di operazioni congiunte, sviluppando nuovi concetti operativi, valutandone la fattibilità grazie allo sviluppo di dottrina, ricerca scientifica, sperimentazione e sviluppo tecnologico. Tuttavia, a fronte di evidenti eccellenze non si può non constatare come il dibattito pubblico abbia più volte stigmatizzato un preoccu-
pante declino geopolitico occidentale, aggravato dal potenziamento militare di attori agevolati da spionaggio e dalle pratiche commerciali dual use; che poi l’importanza delle strategie ibride, sottese all’ambito bellico, sia stata ancor più valorizzata da un approccio culturale nuovo e complesso, è testimoniato dai progressi tecnici e dall’approfondimento cinese dell’aspetto dottrinale (33),fattore questo peraltro ripreso, interpretato e applicato dalla (controversa) «Dottrina Gerasimov» (34), in Russia. Vanno tuttavia evidenziati dei punti che, a beneficio dei corifei pro oriente, contribuiscono a chiarire il panorama. La produzione di piattaforme militari avanzate richiede il possesso di capacità tecnologiche e industriali ampie e sofisticate, con un volume di ambiti disciplinari e specifici in crescita esponenziale e con sistemi d’arma operanti al limite della frontiera tecnologica. Le implicazioni sono ovvie: sono necessari anni e ingenti investimenti per conservare e sviluppare capacità tecnologiche e industriali, associandovi esperienze e conoscenze, in un contesto accademico e industriale che sia premiante e dove un elemento sinergico come quello rappresentato dalla NATO, costituisca uno sprone; evidenza di questo trend è data dalla difficoltà cinese incontrata nello sviluppo e realizzazione di un caccia di V generazione come il J20, in competizione con l’americano F22/A Raptor, senza contare gli sforzi profusi nel potenziamento della componente navale volta a sfidare la talassocrazia americana. È dunque evidente che, rispetto al secolo scorso, è impossibile imitare rapidamente le piattaforme militari sviluppandone di migliori. Non è escluso che l’AI e la robotica possano in futuro cambiare questo status, ma certo non è possibile conoscere un quando più preciso; le dinamiche tecnologiche attuali impongono che chi intende sviluppare sistemi d’arma moderni come caccia e sottomarini non può non investire ingenti risorse, sviluppando una solida base industriale, scientifica, tecnologica e esperienziale. Malgrado tutto, per l’Occidente il tempo del declino è ancora distante. 8
NOTE
(1) Cina; al proposito, si segnalano: On Strategy Studies (2006) pubblicato dal PLA; Political Work Guidelines of the People’s Liberation Army (2003), e The seven military classics of Ancient China (2017). (2) Middle East and North Africa. (3) Sono una dichiarazione congiunta tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti, raggiunta il 13 agosto 2020. Successivamente, il termine è stato utilizzato per riferirsi collettivamente agli accordi tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti (l’accordo di normalizzazione Israele-Emirati Arabi Uniti) e Bahrein (l’accordo di normalizzazione Bahrein-Israele). (4) L’Offshore Balancing è un concetto strategico utilizzato nell’analisi realista delle relazioni internazionali. Descrive la strategia adottata da una potenza egemonica nei confronti di potenze regionali privilegiate per controllare l’ascesa di altre potenze ipoteticamente ostili. L’OBrichiede forti capacità per ritirarsi dalle posizioni onshore per concentrare le capacità offshore sulle tre principali regioni geopolitiche del mondo: Europa, Golfo Persico e Asia nord-orientale. (5) Tecnologie Emergenti Destabilizzanti (EDT). (6) Stefano Silvestri. (7) Edward Lorenz, 1972. (8) Ormai definito come il 5o dominio. (9) La divisione Joint Intelligence and Security comprende un’unità dedicata al monitoraggio e all’analisi delle minacce ibride; al vertice di Varsavia del 2016, gli alleati hanno affermato che gli attacchi ibridi potrebbero attivare l’articolo 5 del trattato di Washington. (10) Al concetto di resilienza va associato quello di difesa totale, ovvero l’utilizzo della totalità delle risorse per la difesa nazionale e la generazione di un senso di responsabilità condiviso in un contesto nazionale e organizzativo. In questa accezione trovano riconoscimento responsabilità individuale, aziendale e organizzativa. (11) Cyber Defence, Capability, Contribution. (12) Sostanzialmente, l’accrescimento capacitivo cinese, in termini bellici, è volto a proteggere gli interessi economici vieppiù in espansione, grazie anche alla BRI (Belt and Road Initiative), e a consentire proiezione e proattività nelle acque del bacino indo-pacifico. (13) Capacità della tecnologia di potenziare e migliorare il pensiero umano, la percezione, il coordinamento e l’azione sull’ambiente fisico e sociale. (14) Intelligenza Artificiale. (15) In statistica e informatica la locuzione indica una raccolta di dati informativi così estesa in termini di volume, velocità e varietà da richiedere tecnologie e metodi analitici specifici per l’estrazione di valore o conoscenza. (16) V. Grecia e Turchia. (17) Attivato a partire dal 19 giugno 2003. Al vertice di Praga del 2002, è stato deciso che la NATO avrebbe dovuto modificare strutture e concetti acquisendo nuovi tipi di equipaggiamento per affrontare le sfide operative della guerra di coalizione contro le minacce del nuovo millennio. (18) V. il programma russo dei missili «Khinzal» e «Avangard». (19) V. gli ordigni a testata nucleare B 61 presso le infrastrutture militari di Aviano e di Ghedi. (20) Gestisce il programma di investimenti dei fondi nazionali per lo sviluppo di strutture, sistemi e attrezzature. (21) Fondato nel 2003, da John Podesta che è stato capo del Personale della Casa Bianca sotto l’amministrazione Clinton dal 1998 al 2001, e consigliere del presidente Barack Obama dal 2014 al 2015. (22) V. la Cina, attraverso la sua Belt and Road Initiative, la Digital Silk Road, la Infrastructure Investment Bank e la Russia con la International Investment Bank (IIB), con sede a Budapest dal 2019. (23) Valga come esempio il Progetto Manhattan. (24) Gli effetti diretti sull’economia statunitense sono stati studiati da P. Baran e P. Sweezy a Galbraith e Leonteev. Nell’anteguerra il New Deal rooseveltiano, basato in larga misura sulle idee di J.M. Keynes aveva ottenuto risultati solo parziali. (25) Il bombardiere Boeing B-47 fu trasformato nell’aereo passeggeri Boeing 707, mentre il Boeing 747 fu realizzato su disegni non utilizzati per il cargo C-5 dell’USAF. Nel 1969 l’Advanced Research Projects Agency diede origine a una rete di computer ARPAnet, in grado di resistere a un attacco nucleare, per fornire a ingegneri e informatici americani impegnati su contratti militari, la possibilità di condividere risorse di calcolo. Una delle sue caratteristiche è il carattere anarchico delle connessioni e la ridondanza delle vie di collegamento: un’inusuale caratteristica di origine militare.
(26) Economista, funzionario e diplomatico canadese naturalizzato statunitense. È stato fra i più celebri e influenti economisti del suo tempo, nonché critico della teoria capitalista tradizionale. (27) V. l’operato di Leonardo nel settore della cyber security sia su attività di mercato, sia anche sullo sviluppo di relazioni di partnership con modalità propositive e inclusive con organizzazioni governative e con aziende strategiche. Al dominio della co-creazione appartiene la realizzazione della Piattaforma di Esercitazione/Gaming e Cyber Training per il Centro Interforze Operativo Cibernetico della Difesa Italiana (CIOC). (28) Da considerare gli specifici forum in cui NATO e industria si uniscono per compendiare le reciproche esigenze, dopo aver esaminato gli esiti delle ricorrenti esercitazioni. (29) Generale André Lanata, comandante dell’ACT. (30) V. il Cooperative Cyber Defence Center of Excellence (CCDCOE), inaugurato in Estonia nel 2008, e la piattaforma Cyber Defense Pledge per valutare in autonomia i progressi compiuti nel tempo nello sviluppo delle capacità nazionali di cyber defence. 2003: Titan Rain, primo grande attacco cibernetico multiplo di cyber spionaggio; Estonia 2007, primo attacco cibernetico ai danni di uno Stato, attraverso un Denial of Service, che ha minato la sicurezza dello Stato estone e della NATO. Da qui Il Manuale di Tallinn, uno studio accademico e non vincolante su come il diritto internazionale si applica ai conflitti informatici e alla guerra informatica. (31) Fondamentale l’attività addestrativa; le Lessons Learned apprese durante le esercitazioni permettono ad ACT di rielaborare programmazione e attività. La Trident Juncture 2018 ha consentito due dozzine di esperimenti diversi, uno dei quali era una valutazione dell’ambiente dell’informazione. L’AI e i sistemi autonomi hanno permesso ai partecipanti di esaminare il campo di battaglia utilizzando internet e altri sistemi per prevedere dove e come un avversario avrebbe reagito a determinate azioni. (32) Soggetti non sovrani che esercitano significative attività economiche, potere e influenza politici o sociali, nazionali e internazionali (v. multinazionali o anche organizzazioni come Boko Haram, organizzazione terroristica jihadista diffusa nel nord della Nigeria e Hayat Tahrir al Sham, formazione militante salafita attualmente attiva e coinvolta nella guerra civile siriana). (33) Guerra senza limiti, colonnelli Qiao Liang e Wang Xiangsui. (34) Il 26 febbraio 2013, la rivista militare VPK pubblicò l’intervento tenuto dal Capo di Stato Maggiore generale Valerij Vasil’evič Gerasimov durante una conferenza dell’Accademia di Scienza Militare di Mosca. L’articolo, dal titolo Il valore della scienza sta nella lungimiranza. Nuove sfide richiedono un ripensamento delle forme e dei metodi delle operazioni di combattimento, esponeva la necessità, per le Forze armate russe, di adattare i propri mezzi e metodi di combattimento alle nuove sfide del XXI secolo.
BIBLIOGRAFIA
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