Giornale 1

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DOTT.SSA ROBERTA GRAZIANO

ARGOMENTI 

Sicurezza alimentare Cosmetologia

Nutrizione animale Nutrizione umana

Fitness

Ricette

SOMMARIO 1 La corretta alimentazione dipende anche dalla sicurezza alimentare 3 I problemi dell’alimentazione possono influen-

zare lo stato di salute di cute e capelli L’obesità del cane 5 domestico Ipertensione arteriosa e sport

A N N O

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N U M E R O

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La corretta alimentazione dipende anche dalla sicurezza

NutriHealth

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Microbiota, pro- 8 biotici e prebiotici per il benessere generale

alimentare La sicurezza alimentare è uno dei temi più importanti del momento e non solo in Italia, ma nel mondo. Questo perché la sicurezza alimentare abbraccia vari ambiti della nutrizione, passando dalla produzione di cibo in quantità tale da soffi sfare i bisogni di tutta la popolazione (FOOD SECURITY), alla sicurezza, salubrità e caratteristiche nutrizionali degli alimenti (FOOD SAFETY). Quindi la sicurezza alimentare riguarda sia la quantità che la qualità. Per quanto riguarda la qualità, un aspetto molto importante è la salubrità degli alimenti, in quanto secondo i dati del CDC (Center for AGENTI PATOGENI 31 principali agenti patogeni noti Agenti non identificati Totale

Diseases Control) sull’incidenza delle patologie trasmissibili legate agli alimenti, per anno (escluse obesità, sovrappeso, sindrome metabolica e patologie connesse), i dati riportati nella tabella di seguito evidenziano che la stragrande maggioranza delle patologie (80%) è legata ad agenti eziologici non identificati. Le malattie che passano da animale ad uomo e quelle legate al cibo sono un rischio gravissi-

Sicurezza alimentare e controlli ufficiali

mo anche nell’Unione Europea, dove ogni anno sono riportati oltre 320.000 casi, ma secondo gli esperti il loro numero è molto superiore, in quanto molte persone si ammalano a causa del cibo senza nemmeno saperlo e tutto passa in pochi giorni, senza segnalarlo ai medici. La complessità dei processi produttivi, insieme alla globalizzazione, impongono la regolamentazione di tutti gli aspetti della gestione della produzione alimentare: dall’organizzazione degli interscambi alle tecnologie di produzione. La FAO segnala centinaia di malattie che si

NUMERO STIMATO INDIVIDUI CON PATOLOGIE 9,4 milioni (20%)

NUMERO STIMATO INDIVIDUI OSPEDALIZZATO 55.961 (44%)

NUMERO STIMATO DECESSI

38,4 milioni (80%)

71.878 (56%)

1.686 (56%)

47,8 milioni (100%)

127.839 (100%)

3,037 (100%)

1.351 (44%)


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Globalizzazione del commercio degli alimenti

“L’Italia è il paese che ha analizzato il maggior numero di matrici alimentari”

HACCP (Hazard Analysis Critical Control Point)

diffondono attraverso il cibo, un cibo che viaggia attraverso il mondo per migliaia di chilometri prima di arrivare sulla nostre tavole. Il fenomeno della globalizzazione impone una stretta collaborazione tra gli Stati membri dell’UE che hanno messo in essere alcune efficaci strategie di controllo, implementate nel RASFF (Rapid Alert Sistem For Food And Feed) e nell’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). Nel rapporto RASFF 2014, per 3157 notifiche trasmesse attraverso il RASFF, 751 sono state classificate come allarme (Allerte), 410 come informazioni di follow-up (informazioni tecniche dipendenti dall’allarme originale ma non un nuovo allarme), 623 come informazioni per l’attenzione (alimenti che ancora non avevano raggiunto i consumatori) e 1373 come notifica di respingimento alla frontiera. Queste notifiche hanno dato luogo a 5910 notifiche di follow-up, che rappresentano una media di circa 5,9 follow-up per notifica originale, mentre per le notifiche di allerte, si registra un impres-

NUTRIHEALTH

sionante 4,4 follow-up per notifica. Le notifiche di allarme sono aumentare di oltre il 25%, mentre gli altri tipi di notifica sono stati significativamente meno. Le cifre complessive presentano un complessivo 1,1% di diminuzione delle notifiche originali rispetto al 2013 ma un aumento del 14,6% delle notifiche di follow-up, determinando un aumento complessivo dell’8,7%. dipendenti dall’allarme originale ma non un nuovo allarme), 623 come informazioni per l’attenzione (alimenti che ancora non avevano raggiunto i consumatori) e 1373 come notifica di respingimento alla frontiera. Queste notifiche hanno dato luogo a 5910 notifiche di follow-up, che rappresentano una media di circa 5,9 follow-up per notifica originale, mentre per le notifiche di allerte, si registra un impressionante 4,4 follow-up per notifica. Le notifiche di allarme sono aumentare di oltre il 25%, mentre gli altri tipi di notifica sono stati significativamente meno. Le cifre complessive presentano un complessivo 1,1% di diminuzione delle notifiche originali rispet-

to al 2013 ma un aumento del 14,6% delle notifiche di follow-up, determinando un aumento complessivo dell’8,7%. La maggior parte degli allarmi alimentari nell’UE proviene ancora da prodotti extraeuropei, infatti nel RASFF ai primi posti per i rischi alimentari troviamo Paesi come la Cina, l’India e la Turchia. I prodotti alimentari italiani sono dieci volte più sicuri di quelli extracomunitari per quanto riguarda il contenuto di residui chimici. Il merito di questo successo è degli agricoltori in primis, che lavorano con impegno per assicurare cibi sicuri e di qualità ai consumatori e consentono all’Italia di essere nell’olimpo internazionale dell’agricoltura per sicurezza alimentare e rispetto ambientale. L’Italia è il paese che ha analizzato il maggior numero di matrici alimentari. L’Italia non ottiene per caso tali risultati vedendo calare, da oltre 15 anni consecutivi, l’uso dei fitosanitari ad uso agricolo, come reso noto dagli ultimi dati Istat disponibili. Nel 2013, la qualità dei prodotti fitosanitari distribuiti per essere utilizzati nella prote-


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zione delle coltivazioni agricole risulta in calo: la qualità di prodotti fitosanitari distribuiti per essere utilizzati nella protezione delle coltivazioni agricole

Discount

è pari a oltre 118 mila tonnellate (-11,9% rispetto all’anno precedente). Tutti i prodotti fitosanitari registrano un calo rispetto al 2012: fungicidi – 14.6%, insetticidi e acaricidi -15,0%, erbicidi 3,1% e vari -9,6%. Rispetto al 2002, il calo è stato addirittura del 29,2%. Circa i fertilizzanti si segnala una diminuzione d’uso: sono stati distribuiti 41,1 milioni di quintali di fertilizzanti, 13,4% in meno rispetto all’anno precedente. Rispetto al 2012, si segnala inoltre la diminuzione (-23,9%) dei concimi in generale (minerali, organici e organi minerali).

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È interessante riportare qualche dato sui chilometri percorsi da alcuni prodotti di importazione per arrivare sulle nostre tavole: le prugne cilene con 12 mila km, la carne argentina con 11 mila km, il vino australiano 16 mila km. Ma agli effetti negativi di una globalizzazione selvaggia sulla sicurezza alimentare e sull’ambiente, se ne aggiungono altri di cattiva nutrizione, che porta a doversi confrontare sempre più con sovrappeso e obesità, e con le malattie strettamente connesse. L’esigenza della filiera alimentare di piazzare ai consumatori prodotti sottocosto, spesso da parti del globo con standard lavorativi e produttivi inferiori per alimenti finali di scarso profilo nutrizionale e qualitativo, crea danni ai produttori e anche ai consumatori, entro diete sempre più zuccherate, grasse e salate, ma infine insapori e neutre. Se la spesa sanitaria italiana è cresciuta fino al 9,3% nel 2012 per poi calare di un 3% è ragionevole immaginare che lo stato di salute e l’aspettativa di vita anco-

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ra molto buona di cui godiamo come italiani dipenderà in buona parte dal mantenimento di un modello alimentare mediterraneo. Modello che purtroppo è sempre più in crisi a livello mondiale e soprattutto nei paesi del sud Mediterraneo in cui si è venuta a sviluppare. Le abitudini alimentari intanto peggiorano, di pari passo con la diffusione dell’hard discount che ha registrato una crescita del 67% in 10 anni. Questa tendenza al low cost corrisponde ad una drastica perdita in termini di qualità degli alimenti e ad un aumento degli allarmi alimentari e dei rischi per la salute dei consumatori. Mentre aumentano i consumi fuori casa con possibilità di occultare a consumatori ingredienti quali sale, oli e grassi idrogenati, zuccheri, additivi, addensanti, conservanti e coloranti. Nel 2014 il “fuori casa” ha raggiunto i 73 milioni di euro di spesa, conto i 140 per la spesa alimentare domestica.

Fonte: ENPAB magazine

I problemi dell’alimentazione possono influenzare lo stato di salute di cute e capelli E’ noto che una corretta alimentazione sia fondamentale per la salute di

tutto il corpo umano. Ci sono numerosissimi consigli e diete di tutti i tipi

per cercare di migliorare il proprio stato di salute e di vivere più a lungo.

“Le abitudini alimentari intanto peggiorano, di pari passo con la diffusione dell’hard discount”

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Alimentazione e bellezza

“Studi hanno dimostrato che esiste una correlazione tra l’alimentazione e alcune delle più frequenti malattie della pelle e dei capelli”

Allergie alimentari e problemi cutanei

di vivere più a lungo. Studi hanno dimostrato che esiste una correlazione tra l’alimentazione e alcune delle più frequenti malattie della pelle e dei capelli, cercando di trovare delle associazioni valide tra l’incidenza di disturbi cutanei spesso cronici e abitudini alimentari comuni e apparentemente “innocenti” ma che si sono rilevate alla base di questi disturbi. Le allergie alimentari sono causa di disturbi cutanei nel 24,8 % dei soggetti che soffrono di tali problemi, e spesso presentano sintomi molto complessi e difficili da capire; nella maggior parte dei soggetti intolleranti l’incidenza di disturbi dermatologici (malattie della pelle e dei capelli) è del 64,3%; nel 76,3% dei soggetti che presentavano un’intolleranza abbinata a un disturbo della pelle o dei capelli, la sintomatologia cutanea si attenua o scompare all’allontanamento del cibo o dei cibi a cui i soggetti sono intolleranti. Molto significativi sono risultati i casi di intolleranza al glutine abbinato a forme di alopecia areata e cicatriziale, o al lattosio

NUTRIHEALTH

associato a dermatite del viso, del cuoio capelluto o delle mani, e all’acne; l’alimentazione deve essere specifica a seconda dei diversi problemi di pelle e capelli, e che in questo modo si è ottenuto una diminuzione delle recidive delle diverse dermatosi nel 46,7% dei casi. Esaminando i meccanismi biologici e metabolici specifici collegati a molte malattie della pelle, ne è derivato una serie di consigli importanti da seguire per conservare la salute dei capelli sani o affetti da qualche patologia, combattere e ridurre l’invecchiamento cutaneo di qualsiasi grado e difendere la pelle dal sole, ridurre le allergie cutanee ai cibi. Questi consigli non rappresentano una dieta dimagrante e non influiranno sul peso ma andrebbero seguiti con costanza, sempre in accordo naturalmente con le necessità alimentari personali rispetto a patologie concomitanti. Iniziamo con gli aminoacidi. Se l’assunzione con gli alimenti di questi importanti tasselli è insufficiente o il loro assorbimento nell’intestino è scarso,

i capelli cadono e diventano più fragili e deboli, la pelle si modifica e si ammala, le unghie si sfaldano e si rompono (il calcio è molto poco importante per la formazione dell’unghia). Gli aminoacidi più utili sono l’ornitina che si trova nella carne; la valina, nel fegato; la lisina, nei legumi; la prolina, nelle uova; la fenilalanina in salumi non insaccati e la metionina in pesce, proteine del latte, tofu, soja, frutta secca. Da questi ha origine la cheratina, che sicuramente è la proteina più importante in quanto forma l’epidermide, il fusto dei capelli e le unghie è costruita con “mattoni” fondamentali che sono certi specifici aminoacidi. Poi abbiamo i sali minerali e le vitamine, ovvero i nutrienti indispensabili per la vita e la salute del derma e del bulbo del capello. I più importanti sono il ferro, che si trova in percentuale altissima nel timo, basilico, menta; il rame, nel fegato di vitello; il silicio, che si trova nelle patate, orzo e grano; vitamina A, in fegato di rognone o vitell; B, C, E, D, , selenio in merluzzo; acidi poliinsaturi e i polifenoli,


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che si trovano abbondanti in frutti rossi, soprattutto mirtilli, ribes, fragole e lamponi, oltre ad avere anche un elevato contenu-

Alimentazione e cosmesi

to di vitamine, e quindi andrebbero consumati almeno tre volte alla settimana. Nei roccoli, cavolfiori,

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cime di rapa sono presenti alte quantità di antiossidanti, tra cui il sulforafano, utilissimo per bloccare l’invecchiamento fisiologico della pelle e la trasformazione delle cellule cutanee in senso tumorale. Attenzione però a una dieta ricca di vitamina A e all’assunzione contemporanea di integratori che la contengono: un suo eccesso può dare forte secchezza della pelle, prurito, caduta dei capelli, sintomi neurologici importanti. Si consiglia di non superare dosi singole di 120 mg e di non superare assunzio-

ni croniche di 9mg/die nell’uomo adulto e 7,5 mg/die nella donna. Molti antiossidanti fondamentali per la vita dei capelli si trovano in quello che beviamo, soprattutto tè verde, succhi o centrifugati di frutta, caffè e vino rosso. In particolare se un eccesso di quest’ultimo è responsabile di numerosi danni per la salute, una dose giusta ha effetti terapeutici grazie principalmente al resveratrolo.

“Le allergie alimentari sono causa di disturbi cutanei nel 24,8 % dei soggetti che soffrono di tali problemi”

Fonte: “Alimentazione per curarela pelle” - La Pelle

L’obesità del cane domestico L’obesità canina è una condizione che porta a gravi alterazioni organiche e limita la longevità dell’animale. Si tratta della più comune malattia nutrizionale del cane nei Paesi industriali, infatti studi condotti presso le strutture veterinarie delle nazioni industrializzate e delle grandi città hanno dimostrato una prevalenza di cani obesi pari almeno al 20% di quelli che si recavano a visita. I fattori predisponenti all’obesità sono vari e sono elencati di seguito:  Predisposizione di

razza: La razza è un fattore di rischio dell’obesità nella specie canina. Nella tabella che segue sono riportate le razze predisposte all’obesità in base alla taglia. 

Fattori genetici: I fattori genetici che portano all’obesità nel cane sono ancora poco conosciuti ma è innegabile che abbiano un ruolo, dato che l’obesità è particolarmente comune in certe razze di cani ed in determinate linee di sangue.

Cane obeso 

Età: La frequenza dell’obesità aumenta con l’età del cane, infatti è stata riscontrata solo nel 6% dei cuccioli di 9 -12 mesi di vita, ma nel 40% dei soggetti adulti. L’età media alla diagnosi varia da 5 ad 8 anni. Meno del 20% dei cani con 4 anni di vita o più giovani risulta obeso, ma questa percentuale sale ad oltre il 50% nella categoria dei

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RAZZE CANINE PREDISPOSTE ALL’OBESITA’

“E’molto importante la comunicazione e la formazione dei proprietari dei cani ”

Piccola taglia

Media taglia

Grande taglia

Giganti

Cairn Terrier

Beagle

Labrador Retriever

Basotto Cavalier King Charles Scottish Terrier

Cocker Spaniel Basset Hound

Collie Golden Retriever Rottweiler

Bovaro Bernese

soggetti di 7-8 anni ed arriva quasi al 70% in quelli di 9 anni o più. Sesso: Le femmine sono maggiormente predisposte all’obesità rispetto ai maschi. Sterilizzazione: La gonadectomia aumenta la frequenza dell’obesità nei cani maschi e, in particolare, nelle femmine. Nelle cagne sterilizzate la probabilità  di essere obese era doppia rispetto a quella delle cagne intere. Ma uno studio più recente ha dimostrato che ciò vale anche per i cani maschi: la frequenza dell’obesità  è, rispettivamente, del 32% e del 15% negli animali sterilizzati e non sterilizzati, maschi e femmine insieme. Trattamenti con-  traccettivi: In un’indagine clinica, il trattamento contraccettivo con medrossiprogesterone

NUTRIHEALTH

acetato ha portato ad un significativo incremento ponderale nel 17,4% delle cagne che assumevano il farmaco. Obesità causata da malattia endocrina: L’obesità può essere associata a malattie endocrine, come il diabete mellito, ecc. L’obesità può anche essere secondaria ad iperadrenocorticismo. Obesità causata da trattamenti farmacologici: Alcuni farmaci, in particolare gli antiepilettici ed i glucocorticoidi, possono portare ad iperfagia ed aumento di peso. Sedentarietà e mancanza di esercizio: La mancanza di esercizio è uno dei  fattori primari nello sviluppo dell’obesità. Cibo non adatto al fabbisogno energetico dell’individuo: Le abitudini alimentari dei cani sono chiaramente fattori

Terranova San Bernardo

che contribuiscono all’obesità: assunzione di una dieta che non tiene conto dei fabbisogni energetici e il ricorso ad integratori sotto forma di bocconcini o snack dei quali non si tiene conto nel calcolo dell’assunzione energetica sono tra i primi errori alimentari che vengono commessi. Anche i cibi altamente appetibili ricchi di grassi e carboidrati facilmente assimilabili predispongono un cane all’obesità. Un fattore di rischio innegabile è l’alimentazione ad libitum, che porta ad un consumo eccessivo di energia. Aspetti sociali del cibo: Fra i fattori sociologici, uno studio ha evidenziato che la relazione fra l’uomo ed il cane obeso è caratterizzata da un eccessivo comportamento antropomorfo.


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Ad esempio, i proprietari degli animali obesi parlano di più con il loro cane, gli permettono di coricarsi sul loro letto, non si preoccupano delle zoonosi e considerano come elementi di minore importanza l’esercizio, il lavoro e la funzione di protezione del loro compagno. Quindi, non deve sorprendere che agli animali obesi si offrano pasti o

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bocconcini più spesso che a quelli di peso normale. Questo studio ha evidenziato, inoltre, che i proprietari sono spesso obesi (54% contro il 28% dei proprietari di peso normale) e inattivi.  Caratteristiche individuali del cane Nella tabella che segue sono riportate le patologie associate all’obesità canina. La conoscenza dell’epidemiologia

dell’obesità è un prerequisito per mettere in atto dei mezzi di prevenzione attiva che durino tutta la vita. Inoltre è molto importante la comunicazione e la formazione dei proprietari dei cani poiché la maggior parte di essi non sono in grado di valutare le condizioni del peso del loro compagno. Fonte: Enciclopedia della nutrizione clinica del cane

PATOLOGIE ASSOCIATE ALL’OBESITA’ DEL CANE Fattori privati

Riduzione della longevità Malattie osteoarticolari Intolleranza alla fatica Problemi cardiorespiratori Diabete mellito Riduzione dell’immunità Iperlipemia e dislipemia Distocia Tumori mammari Dermatite da Malassezia Difficoltà nell’impiego di tecniche esplorative Difficoltà chirurgiche Modificazioni della funzione tiroidea

Fattori controversi

Incontinenza e calcoli urinari Problemi riproduttivi

Altre neoplasie Altre dermatosi

Ipertensione arteriosa e sport L’ipertensione arteriosa è la prima causa di non idoneità allo sport agonistico. Sempre più spesso, oltre al problema del riscontro occasionale di pressione arteriosa elevata a riposo o dopo sforzo in giovani atleti, si deve affrontare quello della

gestione di sportivi ipertesi, anche anziani, talora in trattamento farmacologico. È dimostrato il valore di una regolare attività fisica di tipo aerobico nel prevenire lo sviluppo di coronaropatie e nel ridurre la pressione arteriosa.

L’effetto ipotensivo si esercita sia in soggetti normotesi che ipertesi, anche se è maggiore in questi ultimi, ed è proporzionale ai valori di partenza della pressione arteriosa, più accentuato nelle

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“È dimostrato il valore di una regolare attività fisica di tipo aerobico nel prevenire lo sviluppo di coronaropatie e nel ridurre la pressione arteriosa. ”

donne e nei soggetti anziani. Negli anziani fisicamente attivi tutte le cause di mortalità e le malattie coronariche sono ridotte, soprattutto oltre i 70 anni. Si può affermare che l’allenamento aerobico migliora la pressione a riposo, la risposta pressoria agli stimoli psicoemotivi e previene gli eventi cardiovascolari attraverso numerosi meccanismi. Tuttavia, esistono ancora molti problemi aperti sull’impiego ottimale dell’attività fisica come strumento per la prevenzione degli eventi cardiovascolari. Innanzitutto, gli studi che hanno preso in considerazione soggetti impegnati in attività sportive di tipo strenuo sono pochi. Inoltre, alcuni studi mostrano che un regolare esercizio fisico riduce la pressione e prolunga la sopravvivenza, ma che l’attività sportiva intensa condotta da individui sani non conferi-

NUTRIHEALTH

sce importanti benefici. Infine non è noto se lo sport agonistico influenzi negativamente il decorso della malattia ipertensiva, dato che mancano studi prolungati di followup, anche se un’attività fisica importante può facilitare la precipitazione di eventi coronarici in questi soggetti. Quindi prima di prescrivere un determinato tipo di attività fisica è necessario valutare il soggetto iperteso verificando il comportamento del suo apparato cardiovascolare in condizioni il più possibile simili a quelle della gara. La prescrizione dell’esercizio fisico deve essere fondata sulla conoscenza delle modificazioni indotte dall’allenamento e sulla valutazione, cardiovascolare e non, del soggetto iperteso. È oggi opinione comune che per la prevenzione e la terapia dell’ipertensione arte-

riosa sia utile effettuare 3-4 sedute settimanali di attività fisica aerobica condotta per 30-45 min ad un livello di intensità pari al 50-70% della massima capacità di carico lavorativo. Le attività consigliate sono la marcia, il podismo, il ciclismo e programmi di attività aerobica mista. Ciò non toglie che i soggetti ipertesi possano seguire le loro personali inclinazioni, scegliendo uno sport di proprio gusto, praticandolo a livello agonistico, ma l’ottenimento dell’idoneità alla pratica sportiva agonistica implica una valutazione medico-sportiva accurata.

Fonte: “Ipertensione arteriosa e sport”, La Cardiologia dello Sport, Il Pensiero Scientifico Editore.


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Microbiota, prebiotici e probiotici per il benessere generale Oggi non si può più parlare semplicemente di “flora batterica”, in quanto è noto ormai che sono siamo solo in presenza di batteri, ma anche di funghi e virus. Oggi possiamo parlare di microbiota, ossia l’insieme di microrganismi simbiotici che si trovano principalmente nell’apparato gastroenterico. Una porzione di microbiota è fissa per tutta la vita, ma unl’altra parte, invece, varia non solo in base al tipo di alimentazione, alle abitudini di vita e alle condizioni geografiche, ma anche in base alla zona del tratto gastrointestinale: l’ileo distale è la porzione del nostro intestino più ricca di questi microrganismi. L’80% dei microrganismi presenti è costituito da lattobacilli, eubatteri e bifidobatteri, che esercitano un ruolo positivo sul nostro organismo e svolgendo molteplici funzioni positive, basti pensare al fatto che essi sono coinvolti nella stimolazione

del sistema immunitario, nella sintesi delle vitamine, nell’inibizione di microrganismi patogeni. Dal punto di vista nutrizionale, il microbiota si è dimostrato utile nei meccanismi di assimilazione di componenti vegetali indigeribili, come i polisaccaridi vegetali, nel metabolismo dei carboidrati, delle proteine, dei lipidi e nella regolazione della secrezione degli ormoni. Le disbiosi sono alterazioni nella funzionalità del microbiota causate da infiammazioni a livello intestinali, dovute a terapie antibiotiche, alimentazioni sbagliate, assunzione prolungata di farmaci o patologie croniche dell’apparato digerente, ansia o stress. Tutte queste alterazioni portano ad un calo dell’azione difensiva del microbiota che può avere come conseguenza il passaggio di batteri nel torrente circolatorio, che può iniziare con un basso grado di infiammazione fino ad arri-

vare a tutta una serie di conseguenze negative sul nostro organismo. Secondo l’OMS un “probiotico è un microrganismo vivente che, se ingerito in quantità sufficiente, produce effetti benefici sulla salute di colui che lo assume”. Per avere un effetto positivo dal trattamento bisogna somministrarli almeno per 3-4 settimane, sia negli adulti che nei bambini. I prebiotici sono alimenti (polisaccaridi nonamidacei e oligosaccaridi) che non sono digeribili dagli enzimi del nostro organismo, ma che sono in grado di promuovere lo sviluppo di microrganismi benefici dell’intestino. Essi modulano il transito intestinale, riducono la produzione di ammoniaca e controllano i disturbi intestinali. Fonte: “Microbiota per il benessre generale” – Farmacia News

“Probiotico è un microrganismo vivente che, se ingerito in quantità sufficiente, produce effetti benefici sulla salute di colui che lo assume”

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Prebiotici

Alimenti che li contengono

Inulina

Cipolla, aglio, cicoria, carciofi, asparagi

Galatto-oligosaccaridi (GOS)

Presenti nel latte, ma possono essere sintetizzati a partire dal lattosio grazie all’azione dell’enzima b-galattosidasi

Frutto-oligosaccaridi (FOS)

Sono fruttani a catena corta presenti in molti vegetali.

Pizzette di melanzane per i più piccoli Ingredienti: • 6 melanzane • 12 filetti d’acciuga • 5 pomodori maturi • 200 g di fontina • 50 g di pecorino grattugiato • 6 cucchiai d’olio • sale • pepe • basilico fresco Esecuzione: Tagliate le melanzane a fette spesse 1,5 cm nel

senso della larghezza. Disponete le fettine di melanzane su una teglia rivestita di carta forno. Con un coltellino ben affilato fate dei taglietti sulla polpa di ogni fettina di melanzana, salate e irrorate con un filo di olio. Cuocete a 180° per circa 20 minuti preferibilmente in forno statico. Intanto, spellate i pomodori e tagliateli a pezzetti. Tritate grossolanamente la fontina. Su ogni fetta di melanza-

na, distribuite i pomodori, la fontina e il filetto di acciuga. Aggiungete del pecorino ed infornate per pochi minuti a 180°. Prima di servirle, aggiungete del basilico fresco.

dott.ssa Roberta Graziano Via Vicenza, 18 84099, Filetta di San Cipriano Pic. (SA) Cell: 349 6734284 email: nutrizionistarobertagraziano@gmail.com www.robertagraziano.altervista.org www.gornaledellasalute.altervista.org


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