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CERCARE .................................................................................. pag

CERCARE

Il verbo “cercare” esprime tensione interiore verso qualcosa che mi interessa; esprime anche l’impegno per trovare questo qualcosa che ho smarrito o che desidero. Quindi è un verbo che esprime una meta, un fine; nello stesso tempo indica la costanza nell’impegno e una certa fatica inevitabile.

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Penso subito all’affermazione di Gesù: «Cercate innanzi tutto il regno di Dio: il resto vi sarà dato in più». Inoltre, mi rimanda immediatamente a due episodi del Vangelo, simili nella formulazione, ma ben diversi nell’insegnamento.

Il primo è riportato dall’evangelista Giovanni: narra dei due discepoli del Battista, che, ascoltando Gesù, lasciano il loro Maestro, Giovanni, e seguono Gesù.

Scrive l’evangelista: «Il giorno dopo, Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse. “Ecco l’agnello di Dio!” E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete» (Gv. 1, 35-39).

Apparentemente è una domanda ovvia, quasi indifferente. Invece, guardando a fondo questa domanda, ci si rende conto che ha una importanza grande, profondamente umana: «Voi avete una esigenza profonda – ci suggerisce –; avete la necessità di trovare il significato della vostra vita, il perché del vostro vivere». Gesù non chiede ai due. «Chi cercate?». Questo pronome indicherebbe una persona; invece, il «Che cosa cercate?» esprime una esigenza che è dentro di voi, nel profondo del vostro cuore. Insomma, esprime un bisogno fondamentale che dia significato alla vostra vita e dia risposte adeguate alle domande che conservate nel vostro cuore.

L’altra domanda è quella che Gesù pone a Maria Maddalena subito dopo la Risurrezione. «Chi cerchi?» chiede dolcemente Gesù alla Maddalena. Che differenza di “peso” con la domanda che Gesù rivolge ai due discepoli del Battista! La Maddalena non

ha dubbi sul valore della sua vita, dopo la sua conversione. Lei ha conosciuto personalmente Gesù; ha ammirato le folle che, entusiaste, lo seguono; ha assistito a tanti miracoli compiuti da Gesù; a bocca aperta ha ascoltato gli insegnamenti del Maestro e di persona ha sperimentato che nessuno “parlava come lui”. Anche il suo cuore era totalmente… impegnato per Gesù! Per tutti questi motivi avrebbe dovuto riconoscerlo immediatamente! Invece non lo riconosce subito. Forse si è fermata a godere lo stupore per le meraviglie a cui ha assistito. Nonostante la sua esperienza personale, la Maddalena si è fermata ad ammirare Gesù come uomo; non è arrivata fino a Gesù, Figlio di Dio. E Gesù la richiama proprio su questo punto: è Gesù che dà significato alla vita della donna (verità che i due discepoli del Battista non avevano affatto colto!); però adesso la Maddalena deve fare il passo più importante, anzi, quello fondamentale e indispensabile: ora Maria Maddalena deve vedere il Gesù “diverso” da quello che vedeva prima; allora non era ancora capace di “vedere” (col cuore!) il Risorto. Per vederlo così, Risorto, occorre un cuore “nuovo”!

Oltre ai due episodi evangelici che ho commentato, troviamo altre pagine dei Vangeli in cui si parla di “cercare”. Famose sono le parabole della “pecora smarrita” e della “moneta perduta”, raccontate da Luca al capitolo 15, vv. 1-10.

Qui voglio ricordare invece l’episodio dei Re Magi (Mt 2, 112) che affrontano un lungo viaggio e tante fatiche alla ricerca del… “nuovo” Re, Gesù Bambino.

Al riguardo ritengo significativo il commento che fa il card. Martini: «L’evangelista Matteo ci descrive, attraverso simboli evocativi, il faticoso peregrinare dell’uomo e dei popoli alla ricerca della verità. Itinerario tormentoso, che si risolve nel riconoscimento del Re Messia, nell’adorazione e nell’offerta di quanto si ha di più prezioso. Nel pellegrinare dei Magi ciascuno di noi riconosce se stesso, le sue oscurità e i suoi momenti di luce. Ricercare il volto di Dio nei segni della storia è ancora oggi vocazione degna e possibile per ogni uomo. Neppure Erode si ritrae da quel minimo di ricerca che consiste nel consultare i sacerdoti e gli scribi, nel farsi leggere le pagine della Scrittura! E una civiltà che ritenesse lo studio dei Testi sacri come un’occupazione marginale misconoscerebbe l’anelito più profondo del cuore umano, che è l’interrogazione e la ricerca della verità. Nel brano di Matteo noi vediamo

espresse le operazioni essenziali di questa ricerca: domandare, informarsi, leggere, ascoltare, sono momenti della ricerca spirituale e religiosa, che non richiedono più viaggi lunghi e avventurosi come quelle dei Magi, ma esigono un minimo di vittoria sulla propria pigrizia, un minimo di fatica nell’interrogare e nel riflettere» (C. M. Martini, Dizionario spirituale, Piemme, p. 155).

Aggiungo un esempio dei nostri tempi: S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein). Era ebrea di origine, donna molto intelligente e filosofa affermata; di religione ebrea, poi completamente atea. La sua nota caratteristica era la ricerca insaziabile della verità per dare un significato, anzi, un valore alla sua vita. Quasi ansiosa di trovare la Verità che colmasse finalmente il vuoto del suo cuore. Finalmente, in casa di una amica, tra i libri dell’amica trovò un libro che lesse con avidità: era l’Autobiografia di S. Teresa d’Avila. Lo lesse tutto velocemente, e alla fine esclamò: «Ho trovato la Verità!». Conseguentemente si fece cattolica; ricevette il battesimo a 31 anni (il 1° gennaio 1922); si fece carmelitana e morì ad Auschwitz nei forni crematori il 9 agosto 1942.

E NOI?

A me, a ciascuno di noi che cosa insegna il verbo “cercare”?

Mi chiedo: Io sono alla ricerca della Verità, cioè, cerco davvero nella mia vita chi è per me Gesù, Dio e Uomo, il Salvatore, il Vivente? Vedo che a tale scopo mi è necessario non chiudermi dentro un mio progetto di vita, secondo criteri miei, solo miei? Ha ragione Don B. Maggioni: «La correttezza della ricerca non sta nel sapere già con esattezza che cosa si vuole, ma piuttosto nel porsi sulla strada giusta, nella direzione giusta, disposti a percorrerla dovunque ci conduca. Il difetto di fondo sta nella pretesa di chiudere il cammino, di… sapere già: rinchiudersi entro un progetto, anziché aprirsi alla libertà di una persona». Continua il noto biblista: «cercare la propria gloria non è una vanità di superficie. Cercare dice il desiderio, l’intenzione, la passione, l’orientamento della vita o, addirittura, la ragione (anche se spesso nascosta) per cui si vive». E conclude. «Il segno concreto e rivelatore dell’autentica ricerca di Dio è l’abbandono di sé come centro dell’azione». (B. Maggioni, La brocca dimenticata, Vita e Pensiero, p. 27, 100, 101).

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