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ALLEANZA .............................................................................. pag

ALLEANZA

Tutti conosciamo l’importanza di questa parola, specialmente nel campo politico: esprime il patto di collaborazione tra due o più popoli (meglio: governi) per raggiungere fini positivi per tutti i partecipanti all’alleanza. I vari partecipanti devono fare la loro parte. Impegnarsi a dare il proprio contributo per raggiungere i fini previsti. L’alleanza tiene fino a quando fino a quando ognuno è fedele agli impegni presi di comune accordo.

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Questa parola acquista un significato fondamentale e “religioso” quando esprime il rapporto di amicizia, quasi di collaborazione tra il popolo d’Israele e Dio. È proprio l’alleanza che sta alla base e fonda un tale rapporto, che è fondamentale per Israele, e, attraverso Israele, con tutta l’umanità. Nell’Antico Testamento l’alleanza tra Dio e il popolo eletto comprende tutta la vita di Israele, ed è proprio questa speciale alleanza che lo rende un popolo “religioso”. Pertanto tutta la vita di questo popolo consiste nel realizzare e vivere consapevolmente l’alleanza con Dio. Difatti tutta la storia d’Israele è una storia “religiosa”, sia quella politica, sia quella civile, sia quella sociale e quella familiare; perfino quella personale: ogni atto normale ha un valore religioso – secondo la convinzione di questo popolo – ed è una attuazione o una rottura dell’alleanza con Dio.

Come in ogni alleanza ognuno deve fare la sua parte. Dio – insegna tutto l’Antico Testamento – si impegna liberamente ad essere presente e operante nel popolo; addirittura è Dio che guida e agisce nel popolo e per il bene, la libertà, la felicità ecc. di Israele. Fino al punto di farsi uomo come noi e di morire per noi. «L’Alleanza – scrive C. M. Martini – ricorda l’instancabile amore con cui Dio, fin dalla creazione, ha trattato l’uomo come un amico, ha promesso una salvezza dopo il peccato, ha scelto i patriarchi, ha liberato Israele dall’Egitto, l’ha accompagnato nel cammino attraverso il deserto, l’ha introdotto nella terra promessa, segno dei misteriosi beni futuri, l’ha aperto alla speranza con la promessa del Messia e dello Spirito. Nella concezione biblica l’alleanza è dunque il principio che costituisce e configura tutta la vita del popolo. Accolta

mediante il culto e la legge, essa plasma, momento per momento, tutta l’esistenza. Promessa come “nuova” alleanza nella predicazione profetica, essa è vista come principio divino che risiede nella profondità del cuore e dal di dentro muove, orienta, influenza tutta la vita» (C. M. Martini, Dizionario spirituale, p. 11).

Da parte sua Israele è tenuto ad osservare, scrupolosamente, la legge di Mosè. Dio è sempre, ovviamente, fedele al suo impegno di presenza attiva nel e per il popolo; gli israeliti, purtroppo, sono spesso infedeli. Per questo motivo, Dio arriva fino al punto di farsi uomo (Incarnazione) per la Redenzione dell’uomo peccatore. Si capisce allora che la morte del Cristo è il punto terminale e conclusivo dei rapporti tra Dio e Israele. Ed è proprio la Sua morte che rende “nuova” (ossia: diversa e definitiva) l’alleanza tra Dio e il “nuovo” popolo di Dio: la Chiesa.

Una tale spiegazione molto sintetica ci rimanda all’Eucaristia, in particolare al momento centrale della Messa, quando il celebrante pronuncia le parole della consacrazione: «Questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna ALLEANZA…».

Riflettiamo qualche volta sul “peso” di queste… sante parole: con le parole pronunciate dal sacerdote in ogni Messa si rende attuale ed efficace l’alleanza tra Dio e la Chiesa! È una verità che lascia senza fiato! A questo punto della Messa dovremmo fermarci a riflettere, a contemplare e a rivivere il “fatto storico” dell’alleanza tra noi e Dio.

Tutta la nostra vita acquista valore proprio da queste parole e le nostre opere “buone” sono una conseguenza: ricevono efficacia dall’Eucaristia.

L’alleanza era l’elemento costituente, la ragion d’essere di Israele: tutto riceveva valore e significato dall’alleanza con Dio. Si capisce allora la descrizione precisa dell’atto di stipula dell’alleanza da parte di Mosè a nome e a vantaggio del popolo intero.

Vale la pena di leggere con attenzione il capitolo 24 del libro dell’Esodo: «Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: “Tutti i comandamenti che il Signore ha dato noi li seguiremo!”. Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù di Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli israeliti di offri-

re olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: “Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto”. Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: “Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole”. (…) Il Signore disse a Mosè: “Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli”. (…) Mosè salì dunque sul monte e la nube coprì il monte. La gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube. La gloria del Signore appariva agli occhi degli israeliti come fuoco divorante sulla cima della montagna. Mosè entrò quindi in mezzo alla nube e salì sul monte. Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti» (Esodo 24, 3-18).

Per chiarezza espongo i vari momenti del rito dell’alleanza: – Mosè chiede al popolo di accettare la proposta di Dio: «Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: “Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo”». – Mosè inizia il rito costruendo un altare… “ai piedi del monte” (“monte” esprime la presenza e l’“alterità” di Dio), “con dodici stele per le dodici tribù” di Israele. Così è rappresentato tutto il popolo. Segue l’offerta a Dio prima di ogni altro gesto: «Incaricò alcuni giovani tra gli israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione per il Signore». L’uccisione della vittima (qui i giovenchi) era indispensabile per gli antichi, perché il sangue esprimeva la vita. L’effusione reale del sangue indicava quindi l’offerta della propria vita, quindi di se stesso. – Mosè versa metà del sangue sull’altare, quindi lo offre a Dio, e l’altra metà la raccoglie in catini con cui aspergerà il popolo.

Sarà il sangue dell’unica vittima che unirà Dio e il popolo; verrà stabilita una unione, un patto, anzi, un’alleanza tra Dio e il popolo. Prima, però, «prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo». Quindi il gesto compiuto da Mosè non è un semplice gesto privato, ma è ufficiale e pubblico: si rifà alla Legge.

Pertanto tutti dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto». Dal rapporto spirituale con Dio deriva quindi un comportamento, la vita concreta del popolo.

UN INVITO

Partecipiamo responsabilmente e con il cuore alla Messa, soffermandoci qualche istante sulle parole della consacrazione: “… della nuova ed eterna ALLEANZA”. Così ogni Messa ci trasformerà.

Inoltre, se vogliamo rendere vivo e attuale il rapporto con Dio, dobbiamo partire sempre dalla Messa, perché lì si attualizza ogni volta l’alleanza tra noi, il nuovo Israele, la Chiesa intera, e Dio. Tutto il resto viene dopo.

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