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ECCOMI .................................................................................... pag

ECCOMI

“Eccomi”. Sono qui, sono presente a te che mi chiami. È la risposta istintiva, spontanea a un invito o a un comando. Nello stesso tempo esprime la disponibilità ad agire come desidera chi mi chiama. “Eccomi” manifesta l’esistenza di un rapporto tra due persone: colui che chiama e colui che risponde; esprime sempre una risposta.

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Tutte le volte che dico “Eccomi”, è opportuno ricordare che c’è necessariamente qualcuno che mi precede con un invito o un comando. C’è solo un “Eccomi” che non è affatto, né può esserlo, una risposta. È quello di Dio al popolo di Israele; quindi, nel tempo, a tutta l’umanità. L’“Eccomi” di Dio a Israele è pura iniziativa Sua: non può essere causata da nessun invito e tanto meno da alcun comando; solo Dio è l’Essere: è Lui che dà origine a tutto e nulla Lo precede.

Quello di Dio è un “Eccomi” frutto solo di amore per l’uomo! Dio è sempre e totalmente amore, mai opera per un interesse. È Lui che per amore, liberamente e prima che l’uomo glielo chieda, si rende presente all’uomo nelle sue necessità. Il Suo è un “Eccomi” operativo per il bene di Israele, ed è un “Eccomi” “storico”, cioè che si inserisce nella storia, nella problematica del popolo fino al punto di costatare (stando ai vari episodi della Bibbia) che è Dio stesso che opera nelle varie vicende del popolo.

Nello stesso tempo è vero che Dio, perché agisce sempre per amore, talvolta risponde agli inviti (le domande, le preghiere, le suppliche…) dell’uomo, che si sente povero e davvero dipendente da Dio.

A questo proposito scrive il biblista B. Maggioni: «L’eccomi è l’essenza della personalità di Abramo. La risposta è pronta e l’obbedienza è totale. Non si dimentichi, però, che anche Dio, quando è invocato dall’uomo, risponde allo stesso modo: “Eccomi”. Dio è vicino all’uomo e l’uomo è vicino a Dio. Possono parlarsi».

Noi uomini “storici”, cioè viventi nei vari tempi della storia, nei confronti di Dio siamo “dipendenti”, sempre e in tutto dipendenti da Lui. Pertanto ogni nostro “Eccomi” è sempre una rispo-

sta a Dio, alla sua iniziativa, incominciando dal dono della vita, che è sempre – lo sappiamo bene – dono gratuito e libero di Dio. E la nostra nascita alla vita è il primo, fontale “Eccomi” come risposta al Suo amore, che ci invita alla felicità. E questo è vero anche se talvolta (o spesso) non capiamo, o addirittura non vogliamo accettare la Sua proposta; tanto meno la Sua presenza (forse ingombrante) nella nostra vita e ancor più nel nostro pensiero. L’“Eccomi”, frutto vero di fede, richiede talvolta di essere vissuto, anche se non lo capiamo.

Scrive il teologo ebreo Paolo De Benedetti: «“Eccomi”, sono pronto, ci sono. E Mosè dice “Eccomi” di fronte a una voce che non gli ha ancora esposto le proprie intenzioni; dice “Eccomi” davanti a un roveto che arde, quindi è una disponibilità totale, senza condizioni, senza neanche sapere a che cosa sta dicendo “Eccomi”».

La Bibbia è ricca di esempi di “Eccomi” molto importanti che hanno determinata la vita di numerosi personaggi e di conseguenza la storia del popolo eletto. Non è certo possibile citarne tanti; mi limito a citare l’esempio di Abramo, ovviamente dopo l’“Eccomi” di Maria SS., l’Eccomi che ha dato inizio alla storia vera, quella “nuova”; ma questo meriterebbe un ampio commento da solo.

La conoscenza seria della storia di Abramo chiede la lettura attenta e religiosa di Genesi 12-25. È un succedersi di promesse esagerate da parte di Dio ad Abramo, e il suo ripetere fedelmente, anche se con tanta fatica e non poche tentazioni, da parte di Abramo, fino alla prova “assurda” (e non verificatasi) del sacrificio del figlio Isacco. L’episodio si conclude con la benedizione di Abramo per la sua fede quasi impossibile: «L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: “Giuro per me stesso, oracolo del Signore, perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai ubbidito alla mia voce”» (Gen 22, 15-18).

Abramo dove trova la forza per ripetere sempre con immutata generosità il suo “Eccomi” a Dio che gli chiede prove sempre più impegnative? Perché «custodisce nel cuore la promessa di Dio».

Per questa promessa si è messo in cammino verso una terra che non conosce, che certamente non riguarda soltanto quella che vede davanti a sé, pur bella e attraente. Egli è diretto altrove, oltre, secondo il disegno di Dio stesso. Proprio per questa sua fedeltà Dio gli rinnova la promessa: «Renderò la tua discendenza come la polvere della terra» (Gen 13, 16). Così commenta gli “Eccomi” di Abramo l’abbadessa Madre A. M. Canopi.

Aggiungo una mia personale esperienza: normalmente vedo nell’“Eccomi” un esercizio della mia volontà, come se l’essere alla presenza di Dio dipendesse da me. Invece la mia parte, il mio compito consiste nel riconoscere e accettare (e vivere di conseguenza) il … “traboccamento di Gesù in me”. È una verità “ineffabile” – per dirla con Paolo VI.

Mi chiedo con sincerità: nella mia vita quante volte finora ho detto generosamente i miei “Eccomi” ai ripetuti inviti di Dio per vivere ogni giorno con generosità il «Per me vivere è Cristo»?

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