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Omossesualità proibita
from Cassandra 108
by cassandra
CULTURA omossessualità proibita
Federico Garcìa Lorca, personaggio di spessore artistico e politico, scrittore militante e oppositore del regime franchista, cittadino del mondo, uno dei protagonisti delle avanguardie dei primi del Novecento, omosessuale. Stona, in effetti, fare un riferimento al suo orientamento sessuale, dopo averne velocemente introdotto il profilo artistico e culturale. Chiunque direbbe che non è importante. Invece lo è. O almeno lo era, per Federico e per le guardie che, il 19 agosto 1936, fecero irruzione nella dimora di amici, nella quale l’artista si trovava, e lo fucilarono. Federico Garcìa Lorca è un poeta e drammaturgo spagnolo, nato nel 1898, che ha rivestito un ruolo di spicco nella vita politica e culturale della Spagna di inizio Novecento. La sua produzione è l’emblema di un uomo in conflitto con i paradossi della sua epoca e tormentato dai grandi interrogativi della vita. Ma dipinge anche una personalità allegra e gioviale, legata alle tradizioni del suo Paese e mossa da ideali profondi di fratellanza e libertà. Da subito, si capisce, è considerato nemico del regime, quello che si instaura dopo il golpe del capo militare Francisco Franco, appoggiato da milizie fasciste e naziste. Il poeta è esponente repubblicano durante la Guerra Civile ed è colpevole di omosessualità e socialismo, come si legge in un documento redatto nel 1965 dalle truppe franchiste, dopo 29 anni dall’assassinio del poeta. Per Federico la relazione con la propria sessualità è sempre problematica e si intreccia profondamente con le tendenze surrealiste della sua produzione. I caratteri della nuova avanguardia si ritrovano in molte opere del poeta, quali espressione
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degli angoli più reconditi dell’animo umano e di una sessualità repressa. Il Surrealismo entra nella vita di Lorca grazie al rapporto con il pittore Salvador Dalì, con il quale terrà una fitta corrispondenza, anche amorosa, fino al momento della morte. Il poeta scrive anche Ode a Salvador Dalì, oltre alle numerose epistole in cui è tangibile la profonda intimità dei due. “Ti ricordo sempre. Ti ricordo troppo. Figlio mio, devo pensarti bruttissimo per non amarti più”, Federico a Salvador in una lettera del 1927. Surrealismo e omosessualità si trovano prepotenti nell’opera teatrale El pùblico, degli anni Trenta del Novecento, giudicata irrappresentabile per i temi scandalosi, che vanno a indagare le sfaccettature più varie e, talvolta, perverse dell’erotismo. Non si parla solo di omosessualità, maschile e femminile, ma anche di zoofilia, pedofilia. Lo spirito innovatore e il tentativo, forse, di insinuarsi nella mente umana e di analizzarne teatralmente le dinamiche testimoniano l’impossibilità dell’autore di vivere serenamente la propria sessualità, cosa che lo porterà a una profonda crisi e a pensieri suicidi. Perciò, il problema non sta nel dispotismo e nella ferocia di un pugno di milizie armate, ma tormenta la coscienza di Federico da ben prima degli anni della Guerra Civile. Ciò significa che il pregiudizio è radicato nella storia dell’essere umano e la constatazione più drammatica deriva dalla consapevolezza che ancora non sia stato del tutto sradicato in una società che si dice moderna e liberale. Non è difficile capire perché a Franco non piacesse per niente uno scrittore politico di fama internazionale e, soprattutto, di sinistra. Ma quello che colpisce è l’orientamento sessuale usato come capo d’accusa o, piuttosto, come giustificazione della sommaria eliminazione di un oppositore politico senza processo, pratica largamente invalsa, come sappiamo, durante gli anni delle dittature. Ma, a ben pensare, non stupisce più di tanto, visto che, al giorno d’oggi, coppie omosessuali che camminano per la strada tenendosi la mano vengono ammazzate di botte. E allora viene da chiedersi fin dove il pregiudizio possa spingere un essere umano, se veramente una tendenza sessuale demonizzata come perversione possa pesare più dello spessore intellettuale e umano di una persona, al punto da strapparle brutalmente la vita.
Irene Fiocca VG