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La pagina del Canapaio

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Autoproduzione

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DIVERSITÀ VARIETALI

Se le piante di canapa facciano parte tutte di una sola o diverse specie é stato per lungo tempo oggetto di discussioni: la classificazione di Linneo nel 1753 come una sola specie, cannabis sativa, é sicuramente la più esatta. Sativa significa coltivabile, ed il fatto che sia una specie sola é dimostrato dalla facilità di ottenere incroci con varietà di canapa provenienti da climi e latitudini lontani fra loro, con caratteri fisici anche notevolmente diversi; e questi incroci sono, nella stragrande maggioranza dei casi, fertili (producono semi in grado di germinare). Si parlerà quindi di diverse varietà di canapa, come esistono diverse varietà di qualunque vegetale (ad es. mele renette e golden, diverse fra loro, ma sempre mele). Dai caratteri fisici si può notare che, sebbene praticamente in ogni microclima si sviluppi una varietà di canapa con caratteri suoi propri, ci sono due varietà che si distinguono nettamente dalle altre per una serie di differenze tale, che hanno portato alcuni a credere si potesse parlare di specie diverse. Una di queste cresce allo stato libero nei territori del NordEst dell’ Europa e in Russia fino alla Siberia, ed é chiamata cannabis ruderalis (Janischewsky, 1924). É una varietà che ha tempi di crescita e fioritura ridottissimi, adattati al clima di quei luoghi; sono in genere piante piccole, non ramificate, spesso povere di resina psicoattiva. L’ altra varietà che presenta caratteri decisamente diversi é un tipo di canapa che cresce principalmente in Afghanistan e negli stati adiacenti (le piante marocchine e quelle libanesi sono molto simili), che é stata chiamata cannabis indica (Lamarck, 1783). Molto probabilmente questo tipo di piante é stato selezionato nel tempo per la produzione di haschisch, e sicuramente gli stessi caratteri che la contraddistinguono sono i migliori per il clima particolare di montagne aride e soleggiate, con inverni freddi ed estati calde. La varietà indica si distingue per la statura, che generalmente non supera i due metri; per la rigidezza dei rami e del fusto, costolato, che se piegati si spezzano invece di flettersi come in genere nelle sative; per la vicinanza degli internodi, che dà compattezza alla pianta; per la larghezza delle lamine delle foglie, adatte ad assimilare una luce più intensa rispetto alle varietà di pianura; per la produzione estrema di resina, probabilmente per proteggersi meglio dagli ultravioletti, dagli sbalzi di temperatura e per ridurre l’ evaporazione; per la velocità di fioritura e maturazione, sicuramente dovuti ad adattamento al clima. La classificazione di questa varietà come cannabis indica é impropria: in realtà sarebbe da chiamare afghanica (comunque non é la sola varietà di canapa esistente in quelle regioni, in molte zone si trovano piante classificabili come sative. Anzi, può essere possibile che i semi di indica siano stati importati dal Turkestan cinese negli anni ‘50 dai coltivatori cinesi, costretti a rifugiarsi in Afghanistan in seguito alla proibizione della Cannabis attuata dal governo di Pechino). In India la stragrande maggioranza delle piante sono sative, ma si possono trovare piante con caratteri più simili alle indica in Himalaya, soprattutto verso l’ estremo Nord del paese e nei luoghi più alti dove la cannabis arriva, fino ad oltre i 3000 metri s.l.m. (da osservazioni, sembra che l’ altitudine favorisca, nell’ adattamento di varietà provenienti da quote inferiori, il prevalere di caratteri simili alla indica). Anche la varietà afghana é dunque da classificarsi come cannabis sativa, ma é d’uso chiamarla indica per distinguerla da tutte le altre, che chiameremo sative; questo perché negli ultimi 30 anni, nella stragrande maggioranza degli incroci fatti per ottenere nuovi ibridi da resina, si é utilizzata questa varietà come uno dei genitori di partenza, per dare alle nuove generazioni di piante caratteristiche desiderabili in tempi di proibizionismo e in climi temperato-freddi. Dove le condizioni di crescita sono più miti, ed il clima é più clemente e consente stagioni più lunghe, le piante crescono più slanciate, arrivando talvolta a raggiungere i cinque-sei metri di altezza ( nepalesi, Carmagnola, tailandesi); le foglie sono più strette, gli internodi da cui partono i rami sono più distanti, il fusto é rotondo e flessibile, i tempi di fioritura e maturazione sono spesso (ma non sempre) più lunghi che per le indica. Queste piante sono tutte sativa. La concentrazione di resina nelle diverse varietà di sativa dipende dall’ utilizzo per cui le piante sono state selezionate nel tempo: se per la produzione di resina, oppure di fibra; e dipende altrettanto dal clima dove le piante crescono: più la stagione é lunga e calda, maggiori sono le possibilità di avere piante psicoattive. Confronto fra le dimensioni dei tre tipi di Cannabis (da “Botanica e chimica degli allucinogeni”, Cesco Ciapanna Editore, 1983) Per gli amanti delle proprietà psicoattive della canapa, la varietà indica può sembrare l’ ideale, ed infatti é la sola che ha i caratteri necessari per una coltivazione in interni e che può garantire alte rese in poco spazio. Ma in genere la composizione della resina della pianta afghana (con alte percentuali di THC e CBN) dà un effetto piuttosto pesante, fisico e talvolta soporifero. Numerose sative da resina hanno un effetto più alto (quasi unicamente THC), spesso puramente mentale e stimolante, e molto sovente sono preferite dai consumatori. Per unire le caratteristiche desiderate, negli ultimi 30 anni sono stati realizzati centinaia di incroci, che sono stati l’ inizio della costituzione di numerose nuove varietà di canapa, per tutti i gusti. La canapa femmina in natura viene fecondata dal polline portato dal vento: in questo modo si assicura una continua diversità genetica e si ha una selezione naturale a favore degli individui meglio adattati all’ ambiente (=degli incroci meglio

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CONSUMI TRADIZIONALI DEI SEMI DI CANAPA

In Himalaya l’ utilizzo dei semi di canapa a scopi alimentari fa parte di una tradizione antica, che aggiunge significati religiosi a semplici ricette culinarie. La canapa in Himalaya cresce spontanea, e i suoi semi fanno parte di quella grossa quantità di alimenti che si possono ancora, nelle aree rurali, “trovare nella jungla”, senza dovere coltivare il terreno (e modificare un ordine preesistente).

Purtroppo, anche nei posti più remoti,la conoscenza degli alimenti che la natura ci offre spontaneamente va scomparendo per far posto a prodotti che “devono essere comprati”, imposti da un sistema che ci vuole “consumatori” e che per poter funzionare ha bisogno di un controllo totale sugli individui. L’ utilizzo dei semi di canapa é ormai ridotto ad aree rurali, e,visto che la repressione contro la canapa é brutale,nei ristoranti e nei luoghi turistici sarà quasi impossibile trovare menù o alimenti che li contengano. La ricetta più comune é la più semplice: semi tostati e salati, da sgranocchiare, spesso mischiati a semi tostati di grano tenero. I bambini ne vanno matti e se ne fanno scorpacciate ( a volte il sale viene sostituito con lo zucchero, liquefatto insieme ai semi tostati - raffreddando si formerà un croccante di semi di canapa). Siccome la pulizia dei semi é spesso molto approssimativa, a volte intorno al seme si trovano ancora le brattee, foglioline entro le quali il seme cresce, che lo ricoprono e lo proteggono e sono la parte più ricca di resina psicoattiva della pianta. Per questo motivo, i locali sanno che se i bambini mangiano troppi semi di canapa, si faranno poi delle grandi dormite. Si usa spesso fare un “chutney”, salsa fresca e piccante, da accompagnare le vivande o semplicemente da spalmare sul pane: 100 g.semi di canapa tostati 1 cucchiaino di succo di limone 1 cipolla piccola sbucciata 1/2 mela 1 peperoncino sale, pepe foglie di menta, semi di cumino, di finocchio, di senape nera,come possibili aggiunte pestare in un mortaio tutti gli ingredienti fino ad una consistenza omogenea. Per rendere la salsa più morbida aggiungere lentamente acqua fino alla consistenza voluta.

Gli Indù non spezzano mai il pane per dividerlo fra loro:i loro equivalenti del pane (roti, nan, parota, ecc.) vengono sempre preparati in forme individuali. Un’ eccezione si ha in alcune aree rurali di montagna dove, in occasione di speciali celebrazioni,si prepara una specie di grande focaccia, nel cui impasto vengono aggiunti semi di canapa in quantità (la farina e i semi vengono offerti da tutti gli abitanti). La focaccia viene poi tagliata a pezzi e consumata da tutti i presenti.

I semi di canapa sono considerati sacri e oggetto di offerte rituali. La canapa é una pianta “pura”, al contrario del tabacco, “impuro”.

L’ utilizzo dell’ olio di semi di canapa come alimento é purtroppo ormai quasi dimenticato. Personalmente ho assaggiato dell’ olio di semi di canapa mischiato con il 10-15% di olio di semi di albicocche: é incredibilmente buono e decisamente più stabile (irrancidisce molto più lentamente).

La possibilità di effettuare coltivazioni in alta quota (fino a oltre 3000 m. s.l.m.) può favorire, nei semi, una maggior concentrazione di GLA: Acido Gamma-Linolenico (Omega-6), particolarmente importante per la salute umana. Franco Casalone

riusciti). Negli incroci creati e selezionati dall’ uomo, si ha un “optimum” di stabilità e uniformità di individui intorno alla 5°-7° generazione dall’ incrocio di partenza. Dopo questo punto ottimale, se le piante della nuova varietà continuano ad incrociarsi fra loro (sono tutte discendenti degli stessi genitori, e quindi condividono lo stesso patrimonio di cromosomi) possono cominciare ad apparire degenerazioni e alterazioni genetiche. Per evitare questo problema si creano nuovi incroci, fra le nuove piante ed altre varietà. Questo vale per ogni specie vegetale.

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