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Il mondo del crimine

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Autoproduzione

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La beffa

La sezione “Underworld” si localizza! A partire da questo numero e sino a che vi sarà materiale, avremo il piacere di raccontarvi avventure e disavventure di personaggi in qualche modo legati al mondo della canapa. Tenete presente che, generalmente, tutte le “gesta” dei personaggi sconosciuti che compaiono su queste colonne, non sono assolutamente da prendere come esempio e che tutto cio’ che è relativo allo spaccio di sostanze proibite, viene preso in considerazione da questa pubblicazione come tipico esempio da non seguire. Crediamo che il narrare queste avventure sia un piccolo contributo alla riflessione per tutti coloro che, malauguratamente, volessero abbandonare l’autoproduzione a scopi personali per abbracciare la funesta pratica dello spaccio. Ricordiamo ai lettori che la redazione di Soft Secrets Italia considera assurda e deleteria la proibizione, ma altrettanto dannosa, negativa e poco edificante la pratica dello spaccio.

Invitiamo tutti quanti avessero una storia da raccontare ad inviarcela a:

italy@softsecrets.nl

Questo numero di “Underworld” ho il piacere di raccontarvi, per bocca di un tal Ugolino, (così ci ha detto di chiamarsi) una storia che ci è sembrata veramente particolare. Ci è giunta in redazione come file di testo e noi la pubblichiamo integralmente. Eccola…

Circa 3 anni fa, mi venne la sciagurata idea di arrotondare il mio magro stipendio facendo qualche viaggio in Svizzera. Come tutti sanno, laggiù era facile trovare quantitativi di ottima erba a prezzi molto buoni. Io avevo bisogno di soldi. Volevo andarmene in vacanza in Thailandia, e starci almeno 4 mesi girandomela in lungo ed in largo. Non potevo fare altro che cercare una buona maniera per fare un po’ di denaro in fretta, acquistando e rivendendo erba, cosa che non mi procurava nessun tipo di problema morale, in quanto consideravo la cannabis, e la considero tuttora, un’erba benefica per nulla pericolosa alla salute.

A Milano conoscevo persone che potevano acquistarmela in blocco e fatti due conti mi resi conto che sarebbe bastato un viaggio per esaudire il mio grande desiderio.

Sapevo dei famosi “sentieri” quei tracciati di campagna da percorrere a piedi, che permettono di passare, zaino in spalla, dalla Svizzera all’Italia evitando la frontiera ed i maledetti cani. Alcuni miei amici avevano già fatto l’esperienza, e si era conclusa bene, anche se il rischi di essere pizzicati dalle guardie esisteva comunque. Decisi di provare.

Arrivai in Svizzera in treno e per precauzione, come già avevano fatto i miei amici, mi recai ad acquistare in un canapaio conosciuto, non immediatamente vicino alla frontiera. Il tipo “non conosceva” gli italiani, ovvero, non voleva sapere assolutamente nulla di come, dove, quando e perchè. Mi fece chiaramente intendere che la quantità di mio interesse (un kilozzo) era disponibile in 15 minuti e che avrei dovuto eclissarmi immediatamente dopo averla ricevuta ed averla saldata in contanti (franchi svizzeri) Poco spazio alla trattativa. Comprai, pagai ed uscii. Vestito benino, sembravo il figlio di un borghese, capelli corti che per l’occasione, pettinai da sfigatello, con un po’ di frangia insulsa. Misi su un paio di occhialetti che mio padre usava per leggere (e che credeva di aver perduto) e con una grossa borsa di materiale sottile, che conteneva tutto cio’ di cui avevo bisogno, oltre al kilozzo appena acquistato, mi avviai alla fermata del bus che mi doveva portare al “point break” il punto da dove avrei lasciato i panni dello sfigatello e sarei diventato un trekker.

Alla fermata notai 2 tipi, un ragazzo ed una ragazza, che si facevano una canna attendendo il bus. Il loro aspetto era quello di due ex studenti universitari un po’ “sgamati” adesso dediti alle canne ed alle contestazioni giovanili. Insomma, due sinistroidi, senz’altro. Lui aveva una patch del Che sulla spalla. La tipa era una fica stratosferica, o almeno lo sembrava a me, anche perchè indossava un paio di jeans attillatissimi che disegnavano un culo da trip. La canna era di grosse dimensioni. Non potei nascondere il mio apprezzamento per l’ottimo odore che ne scaturiva. Loro si guardarono e risero. La tipa mi porse la canna con un sorriso e due occhi azzurri che mi lasciarono senza fiato. Non ebbi il tempo di dire di no, come avrei dovuto fare per mantenere fede al mio aspetto. Fumai avidamente e restituii, ringraziando. “sei italiano? Anche noi” mi disse lei con un accento ticinese marcatissimo. Lui e’ di Milano ed sono nata a Milano ma vivo a Bellinzona da quando avevo 1 anno. E tu?” Scambiammo qualche parola e poi tornammo ognuno a pensare ai fatti propri. Arrivato alla mia fermata mi accorsi che anche i due scendevano, ma non me ne diedi pensiero. Le mie preoccupazioni erano altre, l’adrenalina aveva iniziato a fluire da quando il kilozzo era nella mia borsa. Entrai nel bagno esterno del bar che già avevano utilizzato i miei amici. Tirai fuori dalla borsa lo zaino da trekking che conteneva le scarpe giuste ed il leggerissimo sacco a pelo di piumino. Riempii la borraccia d’acqua, preparai tutto. Entrai nel bar ed acquistai 2 panini e mi avviai. Mi ero studiato un percorso sicuro, più lungo e che utilizzava sentieri battuti il minimo possibile. Feci tutto con la cartina dei sentieri e le istruzioni dei miei predecessori, che avevano scorazzato in lungo ed in largo quei posti senza carichi pericolosi proprio per studiarseli in tranquillità. Mi avviai. Contrariamente alle fottute previsioni, il tempo era scuro, ma io non potevo dare forfait, oramai c’ero, e poi avevo il mantello impermeabile e volevo la Thailandia. Camminai circa un’ora, mi fermai a riposare. Erano le 15 circa. Sentii delle voci arrivare da dietro la costa, portate dal vento. Cazzo! Chi era? Tolsi in fretta l’involucro del kilozzo e lo gettai tra i cespugli, lontano da me. Era avvolto in un pezzo di telo mimetico (mi ero studiato tutto, sino all’ultimo dettaglio) Mi sporsi dalla costa e vidi giù di sotto i due tipi italiani che salivano il sentiero con due zainetti sulle spalle. Azz... mi dissi, vuoi vedere che? Certo non erano 2 poliziotti. Sapevo che i sentieri stavano iniziando ad essere “battuti” da gente come me. Quei due stavano però andando nella direzione giusta ma battendo il sentiero, anzichè utilizzare un percorso parallelo, come facevo io. Mi dissi che sarebbe stato meglio indagare, tanto il kilozzo era lontano da me ed io al sicuro. Mi feci vedere e loro dapprima non mi riconobbero. Il mio abbigliamento era leggermente cambiato e gli occhiali spariti, zaino in spalla, con il mio fisicone sembravo un vero trekker. Quando lei mi riconobbe mi sembrò di vedere una luce nei suoi occhi, come un lampo, seguito subito da un malcelato apprezzamento e da una occhiata divertita che mi squadrò da cima a fondo. Insomma, dopo alcuni minuti di gira e rigira, ed un paio di generose canne, venimmo al dunque. Stessa razza, stesso lavoro temporaneo, anche se per differenti orizzonti. Lei Messico e Guatemala, 6 mesi, lui Milano, pagare affitto e tirare avanti altro tempo senza lavorare. Ci dicemmo di percorrere assieme un pezzo e dissi loro di fare come me, evitare di battere direttamente il sentiero, tenendosi alla larga il più possibile. Loro mi dissero, con discreta sufficienza, che erano già al terzo viaggetto. Ciò mi rincuorò. Eravamo in alto ed era aprile. Il cielo si rabbuiò ulteriormente. Iniziò a piovere. Sapevo che esisteva un cascinale con parte del tetto sfondato, dissi loro che se avesse piovuto più forte sarei andato a ricoverare là. E così fu. Piovve forte, anzi fortissimo. Da una parte ciò era un bene, perchè diminuiva ulteriormente la possibilità di essere pizzicati, dall’altra, però, pioveva così forte che era difficile proseguire. Dopo un po’ trovammo il cascinale. Il tipo e la tipa montarono una minuscola tenda canadese, del tipo per motociclisti, quelle interamente in nylon, leggerissime e che si montano in un attimo. Io mi ficcai nel cascinale. Non se ne parlava di concludere il viaggio in serata, troppo scuro il cielo, quasi impossibile camminare. Nascosi senza farmi vedere dai tipi il kilozzo a circa dieci metri da me, sotto un cespuglio, scavando una piccola buca. Mi misi ad arrotolarmi una canna e pensai a come si doveva stare bene in quella tenda... avevo appena finito che arriva presso di me la tipa, singhiozzando. Imprecava contro il suo amico. Era furente e mi raccontò la loro storia. Lui era, a quanto pare, stanco di lei e si era scopato la sua migliore amica una settimana prima. Avevano deciso di portare a termine il viaggio programmato in precedenza e poi si sarebbero mollati. Lei però, era innamorata e diceva di odiarlo. Le offrii una canna e, scherzando, con la mia tipica faccia tosta, le dissi “beh! Se vuoi ti consolo io” Lei rise e mi rispose che le sarebbe bastato un po’ di sacco a pelo, visto che piuttosto che rientrare nella tenda avrebbe dormito fuori. Le dissi che il mio sacco a pelo era anche il suo. Non credetti ai miei occhi quando si infilò dentro indossando soltanto un paio di fuseaux ed una t-shirt sgualcita. Nonostante la camminata profumava di buono! Le canne mi hanno sempre disinibito e quella sera ero fuori di me dall’agitazione del “lavoro” Non pensai a nulla, il tipo era la metà di me, e si era scopato la migliore amica della sua ex, lei era fichissima ed aveva un sederino che mozzava il fiato. Mi dissi “prova” fu come accendere una tanica di benzina. Lei era un vero animale e faceva di tutto per farsi sentire anche dal suo ex. Scopammo come matti per molto tempo. Poi riscopammo e riscopammo ancora. Io non vedevo una donna così da quando avevo 18 anni. Questa era letale. Dopo tutto questo sesso (mi piacerebbe raccontarvelo in dettaglio ma... questo è un giornale per mariuhanati e non per pornografi, vero?) lei mi propose un giro di oppio. “OPPIO?” le dissi, “no grazie, preferisco le canne” Lei insistette e mi disse che era ottimo per dormire bene e che non le piaceva fumare da sola, e che se gli facevo compagnia mi avrebbe premiato con qualcosa di “speciale”. Ovviamente non potevo sottrarmi! Il mio stile è sempre stato “vai, poi ci penserai” Allungai la mano e feci quello che non avrei dovuto fare. Fumai. E fumai, e mentre fumavo lei, più in basso, mi “premiava in maniera davvero speciale”. Insomma, dopo quest’ultimo “premio” sprofondai nella più totale incoscienza. Avevo fumato l’oppio soltanto una volta e, sinceramente, non so se quello che lei mi diede fu veramente oppio. Dormii come una pietra preistorica. Mi svegliai il giorno dopo, intorpidito, alle 9 del mattino, la schiena rotta. La prima cosa che vidi fu lo spiazzetto di erba schiacciata dove era stata montata una tenda ed ora non c’era più. La seconda un paio di fuseaux strappati (ero stato io) gettati a fianco a me. Il cuore mi balzò nel petto, in un lampo ero già presso il mio nascondiglio che, ovviamente, era vuoto. Ora la racconto freddamente, ma all’epoca avrei voluto uccidere e bere il sangue delle mie vittime. Quella t....... mi aveva fatto scopare come un riccio per sfinirmi e poi mi aveva fatto fumare chissà cosa per farmi dormire e derubarmi. Scesi con il cuore spento lungo il sentiero. Ad indorarmi la pillola trovai due uomini in borghese, vestiti come me, che si qualificarono come finanzieri italiani. Mi perquisirono e, trovando soltanto Samson e cartine, si scusarono. Mi spiegarono che quei tracciati erano utilizzati da spacciatori. Mi fecero comunque domande, ma non avevo nulla con me, per cui.....

Ancora oggi mi chiedo se quella tipa aveva veramente voglia di scoparmi o se era una messinscena. E il tipo? Ma come cazzo fa uno a farsi scopare la fidanzata per soldi? O forse era solo un socio? So solo che ho sognato molte volte entrambi ma più spesso lei e che questa storia mi e’ costata molto, molto cara, anche perchè metà dei soldi utilizzati per l’acquisto mi erano stati prestati da un fidatissimo amico, al quale li dovetti restituire tutti, nel tempo, un soldo dietro l’altro a prezzo di terribili sacrifici.

Se da questa storia si vuole una morale, direi che potrebbe essere: se una tipa, grande fica, ve la da subito, in circostanze sospette e ve la rida’ e ve la rida’ ancora e poi vi offre da bere, mangiare o fumare, PENSATECI BENE, PUTTANA EVA, PENSATECI FOTTUTAMENTE BENE. Non c’e’ un cazzo di gratuito in questo fottuto mondo !

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