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La pagina del canapaio

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Diversità varietali

Il Canapaio

Comunemente si dice incrocio la nuova varietà nata da due piante con caratteristiche abbastanza simili fra loro (ad es. columbiana x messicana), mentre si chiama ibrido il risultato dell’incrocio di due varietà con caratteri decisamente diversi (ad es. columbiana x afghana). Gli ibridi di prima generazione (figli di due piante diverse fra loro) spesso hanno il vantaggio di quello che é chiamato vigore ibrido, che si traduce in piante più grandi, più resistenti e più produttive dei genitori di partenza: i caratteri che mostreranno le piante saranno quelli dominanti, più adatti ad imporsi se in competizione con altri vegetali. Questo vantaggio si ha solo nella prima generazione: in quella successiva (incrociando i nuovi ibridi fra loro) si avrà una grande differenziazione di caratteri in diversi individui. Da qui si scelgono le piante che più rispondono allo scopo iniziale e si parte per la creazione e stabilizzazione di una nuova varietà. Da alcuni anni si stanno riscoprendo le proprietà terapeutiche della canapa. Nella pianta ci sono più di 400 sostanze diverse, di cui più di 60 fisiologicamente attive.

Queste sostanze si trovano nelle diverse varietà e nei successivi stadi di crescita e maturazione in proporzioni anche molto dissimili fra loro. Alcune di queste sostanze hanno un’azione specifica su certe malattie, e la sinergia con gli altri componenti della pianta fa sì che l’uso della pianta grezza sia quasi sempre più efficace e con meno effetti collaterali dell’utilizzo della sostanza isolata e usata da sola come farmaco. In genere la sostanza più studiata é anche quella più psicoattiva, il THC, ma anche altri composti non psicoattivi, come il CBD, presente sulle piante di canapa industriale (non solo) e potente antiepilettico, o alcuni alcaloidi presenti nelle radici, o gli acidi grassi essenziali omega-3 e omega-6 presenti nei semi, hanno virtù terapeutiche. Per colpa del proibizionismo lo studio delle specifiche varietà di canapa adatte alla cura delle più diverse malattie é ancora agli albori (praticamente soltanto in Olanda sono stati realizzati studi sull’argomento), e altrettanto si può dire della creazione mirata di varietà con proprietà particolari e specifiche.

Quasi sempre i pazienti devono imparare facendo esperienza qual’é la varietà di canapa più adatta alle loro necessità. La stessa varietà adatta ad es. per alleviare i sintomi della sclerosi multipla, che dovrà avere un azione energica sulle terminazioni nervose, e quindi essere ricca di THC e con una buona percentuale di CBN per poter agire anche come sedativo degli spasmi nervosi e delle contrazioni muscolari (una varietà indica, o un ibrido indica/ sativa, raccolti a maturazione avanzata), probabilmente sarà troppo “pesante” se utilizzata come stimolatore dell’appetito per le sindromi da deperimento, dove sarà preferibile l’effetto del solo THC, più “stimolante” (sarà qui più adatta una sativa non esageratamente potente, magari raccolta quando la resina non ha ancora cominciato a deteriorarsi); ancora diversa sarà probabilmente la scelta per un antidepressivo, e ci si potrà orientare verso varietà tipo la Nepalese, o alcune sudafricane, di conosciuto effetto euforico (spesso “fanno ridere”), che sintetizzano un cannabinoide conosciuto come Tetraidrocannabivarolo (THCV), di cui si sa ancora poco, ma che sembra responsabile di questo effetto particolare.

La canapa ed i suoi semi sono stati trasportati attraverso il mondo dall’uomo da sempre, e le diverse varietà esistenti sono il risultato dell’adattamento, per selezione naturale o forzata dall’uomo, alle diverse condizioni ambientali. La selezione operata dagli esseri umani si é rivolta soprattutto a piante con un’alta produzione di fibra (per usi tessili) oppure con alta produzione di resina (per usi sacrali, medici o voluttuari).

In natura, una più lunga stagione di fioritura permette una maggior produzione di resina, e quindi le piante con più alto potere psicoattivo possono facilmente prosperare in climi dove l’inverno arriva tardi, o non arriva del tutto. La selezione tradizionale delle piante da fibra non ha comportato in genere la ricerca contemporanea di un’alta psicoattività (anche se si sa che una pianta ricca di resina sarà meno soggetta a attacchi da predatori), soprattutto per i tempi di raccolta, che, per la miglior qualità di fibra, deve essere effettuata quando le piante femmine sono agli inizi della fioritura. In più, la maggior parte delle varietà di canapa da fibra provengono da climi temperato-freddi (Europa, Russia, Cina, Giappone). Molte varietà di canapa da fibra hanno percentuali molto basse di THC, e spesso il cannabinoide primario é il CBD.

Le varietà utilizzate per la produzione di resina psicoattiva hanno alte percentuali di THC, che é il cannabinoide principale (a volte é sostituito dal THCV), con livelli in genere più bassi di CBC, CBD e CBN. Questo risulta dalla selezione umana a favore di individui più potenti , o selezione naturale in aree le cui condizioni favoriscono la biosintesi del THC. Oggigiorno é difficile trovare varietà di cannabis da resina provenienti dai luoghi dove la coltivazione era tradizionale, sia perché il proibizionismo é arrivato anche nelle aree più remote, sia perché le nuove varietà prodotte in Europa sono spesso più potenti, più facilmente introdotte sul mercato e di più facile coltivazione di quelle provenienti da climi diversi.

La canapa, in natura, si feconda liberando il polline dalle piante maschio e lo rilascia al vento, che lo porta, anche a grandi distanze, sui pistilli delle piante femmine. Un singolo calice non può essere fecondato da più di un granello di polline, ma un’infiorescenza, che contiene centinaia di calici, può essere fecondata da centinaia di maschi diversi, e potrà dare origine ad una progenie estremamente diversificata. Sempre in condizioni naturali, in ogni singolo microclima le piante tenderanno comunque ad assumere caratteri simili (quelli più adatti a quelle particolari condizioni), anche se di varietà originariamente diverse, dopo poche generazioni.

Le varietà originali da resina sono generalmente coltivate, o crescono spontanee, in climi temperatocaldi, dove la stagione di crescita e maturazione è decisamente lunga (da sei a undici mesi). Nella fascia di montagne sopra il tropico, dal Marocco al Nepal, passando per il Libano, la Turchia e l’Afghanistan, la stagione è spesso troppo corta, da quattro a sei mesi, e le piante, anche se si ricoprono facilmente di resina psicoattiva, non riescono a sviluppare tutti i loro aromi e a svilupparsi abbastanza da fornire un prodotto in grado di reggere il confronto con la lavorazione tradizionale di queste regioni: l’estrazione della resina, per ricavarne hascisc.

Si coltivava (o si trovava allo stato selvatico) cannabis da resina in tutta l’Africa, in tutta l’Asia ed in tutta l’America, dal Messico al Cile. Le varietà tradizionali da “ganja” (per intenderci meglio, le altre saranno da hascisc) hanno aromi e effetti tutti loro particolari, ed è stato un duro lavoro da parte di appassionati, cercare di portare queste caratteristiche in piante che crescono, fioriscono e maturano in tempi e condizioni di crescita assolutamente diverse da quelle originali. Questo lavoro si è potuto fare, oltre ad una selezione continua degli individui più desiderabili, grazie alla varietà “indica” (Afghana - forse Cinese), che negli incroci porta come caratteri spesso dominanti la precocità di maturazione e la compattezza generale della pianta, permettendo di diversificare aromi e effetti, a seconda della provenienza dell’altro genitore utilizzato per creare una nuova varietà.

La varietà ibrida più famosa è la cosiddetta “Skunk” (puzzola), così chiamata per il suo odore pungente, ottenuta negli anni ‘70 incrociando una messicana (a ciclo relativamente breve) con una columbiana (estremamente potente, ma a ciclo molto lungo), stabilizzando l’ incrocio, e poi incrociando la nuova pianta con una varietà afghana.

Un’altra varietà ottenuta in quegli anni, che è ancora fra le più apprezzate in assoluto è la “Haze”, un incrocio di pure sative, difficile da coltivare, ma con high euforico ed energizzante difficile da trovare in tutte le altre varietà.

Oggigiorno si contano centinaia di varietà adatte a tutti i tipi di coltivazione (in un catalogo canadese se ne trovano più di 400). Un rammarico è che si stiano perdendo sempre più varietà originali, per via del proibizionismo e della repressione conseguente, soprattutto nei luoghi di coltivazione tradizionali.

Nel libro di Robert Connel Klarke, “Marijuana Botany”, da pag. 101 a pag. 118 si trova una bellissima descrizione dei particolari caratteri di numerose varietà tradizionali (tutto il libro è un testo indispensabile per ogni cannabinofilo). In “The Cannabible” di Jason King, oltre ad un “albero genealogico” delle compagnie che cominciarono a commercializzare le diverse varietà, c’è la descrizione (con opinioni molto personali) di più di un centinaio di nuovi incroci, con le foto delle infiorescenze.

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