linx_Scienze della Terra per idee

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Gli strumenti del corso Il manuale Le idee fondanti delle scienze della Terra

Imparare attraverso le immagini

Nelle scienze della Terra, nonostante il loro vasto campo d’azione, si riconoscono alcuni temi ricorrenti, che possiamo definire le idee fondanti di questo complesso insieme di discipline. Tenere a mente questi concetti generali, nel corso del tuo studio, ti aiuterà a non perdere di vista gli aspetti essenziali che caratterizzano il mondo naturale e a cogliere i nessi tra le singole conoscenze.

L’esame di fotografie, schemi e modelli è essenziale per lo studio delle scienze della Terra. Le immagini aiutano a imparare, a organizzare le informazioni e a ricordarle.

Nell’ introduzione del corso troverai una panoramica sulle idee fondanti delle scienze della Terra. Questi concetti saranno poi ripresi in ogni capitolo del libro, attraverso un quadro riassuntivo finale e alcune domande di riflessione.

All’interno dei capitoli, gli organizzatori visuali ( Immagini per organizzare i concetti ) aiutano a ordinare e a memorizzare i concetti.

Le  Immagini per studiare  (domande associate alle figure) e le rubriche  Immagini per approfondire e ragionare  guidano ad apprendere mediante l’analisi di fotografie e illustrazioni.

Contenuti digitali integrativi ITE Il corso fa parte del Pearson Learning System, il sistema per l’apprendimento che unisce libro di testo e materiali digitali integrativi. Per accedere ai contenuti digitali integrativi online collegatevi al sito pearson.it/digitale e seguite le istruzioni.

II

L’Interactive Tablet Edition è la versione digitale interattiva del corso, disponibile online e utilizzabile su qualsiasi tablet, iPad o Android, e su tutti i computer. I materiali digitali integrativi sono attivabili grazie ad apposite icone in pagina: n le icone tutor segnalano la presenza di strumenti di aiuto allo studio e alla comprensione del testo; n le icone plus si riferiscono a materiali di ampliamento e approfondimento.


Scienza, società e vita quotidiana

Leggere il paesaggio

Studiare le scienze della Terra è importante non solo per comprendere meglio il mondo naturale che ci circonda, ma anche perché esse hanno varie applicazioni pratiche nella vita quotidiana. Molti temi di studio, infatti, riguardano le nostre relazioni con l’ambiente in cui viviamo.

Lo studio dei fattori che hanno modellato il nostro pianeta, nelle infinite forme dei suoi paesaggi, può rivelarci molte informazioni anche sul territorio italiano, insegnandoci a “leggere” i diversi paesaggi che lo compongono.

Le schede di approfondimento  Uomo e ambiente  e  La Terra come sistema  affrontano questioni importanti, come quelle del rischio, della sicurezza e della prevenzione legate alle tematiche ambientali, con particolare attenzione al territorio italiano.

Il box  Temi di cittadinanza  presenta argomenti di attualità come spunto per il pensiero critico e il lavoro di gruppo.

La sezione  Terra Italia , alla fine del volume, presenta alcuni esempi di paesaggi italiani attraverso testi e grandi immagini che guidano a interpretarne le caratteristiche. Il box  Prima e dopo  ricostruisce la storia del paesaggio esaminato, ipotizzandone le trasformazioni future.

DIDASTORE

LIMBOOK

Un’ampia offerta di materiali digitali integrativi per uno studio e una didattica flessibili, personalizzati e condivisi.

È un DVD-Rom per il docente che contiene la versione digitale sfogliabile dei volumi, attivata con i medesimi contenuti dell’ITE, più una sezione di materiali per consentire la personalizzazione di lezioni e verifiche.

Il Didastore è composto da tre ambienti:

Archivio  n repertorio di materiali e oggetti di apprendimento, con una mediateca dedicata alle risorse multimediali; Palestra  n batterie di esercizi e di attività didattiche interattive; Docente  n area dedicata all’insegnamento, con la Guida del corso, materiali

didattici e la possibilità di creare gruppi di studio o classi virtuali.

III


Indice Capitolo 1

introduzione

Le idee fondanti delle scienze della Terra

1

Stelle, galassie, Universo

1 Le scienze della Terra

2

1 Le origini dell’astronomia moderna 19

2 Le scienze della Terra

sono riconducibili ad alcune idee fondanti

Test d’ingresso

5

18

2 Le stelle

23

3 Il Sole

29

4 Le galassie e le sorti dell’Universo

33

Organizza le conoscenze

38

Test di verifica

39

Palestra delle competenze

40

Contenuti digitali integrativi tutor

tutor

Test interattivo

Figure attive (3) Il paragrafo in breve Verifica progressiva Il capitolo in breve Glossario dei termini chiave Mappa interattiva Test interattivo

plus Approfondimento • I telescopi Interactive Self-Quiz

IV

19


Capitolo 2

Il Sistema Solare

1 Le caratteristiche del Sistema Solare e la sua origine

2 In viaggio nel Sistema Solare: i pianeti terrestri

3 In viaggio nel Sistema Solare:

i pianeti gioviani e i corpi minori

Capitolo 3 41

41 45 49

La Terra, un pianeta del Sistema Solare

1 La forma della Terra

e le coordinate geografiche

2 I moti della Terra e le loro conseguenze

3 Il sistema Terra-Luna

Capitolo 4 58

59

L’atmosfera

1 Composizione e struttura dell’atmosfera

75

75

61

uomo e ambiente Che aria respiriamo in Italia?

78

66

2 La temperatura dell’atmosfera

80

3 L’umidità dell’aria

e le precipitazioni atmosferiche

4 La pressione atmosferica, i venti e le perturbazioni

5 I climi della Terra

86 88 92

Organizza le conoscenze

55

Organizza le conoscenze

72

Organizza le conoscenze

95

Test di verifica

56

Test di verifica

73

Test di verifica

96

Palestra delle competenze

57

Palestra delle competenze

74

Palestra delle competenze

97

tutor

tutor

tutor

Figure attive (2)

Figure attive (1)

Figure attive (5)

Il paragrafo in breve

Il paragrafo in breve

Il paragrafo in breve

Verifica progressiva

Verifica progressiva

Verifica progressiva

Il capitolo in breve

Il capitolo in breve

Il capitolo in breve

Glossario dei termini chiave

Glossario dei termini chiave

Glossario dei termini chiave

Mappa interattiva

Mappa interattiva

Mappe interattive

Test interattivo

Test interattivo

Test interattivo

plus

plus

plus

Approfondimenti • I pianeti extrasolari • Professione... astrofisico

Approfondimenti • Calendari antichi e moderni

Minilab • In che modo differiscono il riscaldamento dell’acqua e quello del terreno?

Interactive Self-Quiz

Minilab • La superficie della Luna

Interactive Self-Quiz

Interactive Self-Quiz

V


Indice Capitolo 5

Le acque oceaniche

Capitolo 6 98

1 Il ciclo dell’acqua e il bilancio idrico 98 2 Le acque marine

100

3 La circolazione oceanica

106

la terra come sistema Un “bambino” dagli effetti funesti 110

4 Onde e maree

112

Le acque continentali

119

1 Le acque superficiali

119

2 Le acque sotterranee

123

uomo e ambiente Poca acqua per tutti

128

3 I ghiacciai la terra come sistema Un pianeta che “scotta”

134

Organizza le conoscenze

116

Organizza le conoscenze

136

Test di verifica

117

Test di verifica

137

Palestra delle competenze

118

Palestra delle competenze

138

Contenuti digitali integrativi tutor

tutor

Figure attive (3)

Figure attive (1)

Il paragrafo in breve

Il paragrafo in breve

Verifica progressiva

Verifica progressiva

Il capitolo in breve

Il capitolo in breve

Glossario dei termini chiave

Glossario dei termini chiave

Mappa interattiva

Mappa interattiva

Test interattivo

Test interattivo

plus

plus

Approfondimenti • La batimetria • Professione... oceanografo

Minilab • La permeabilità del suolo

Minilab • Il tempo di evaporazione Interactive Self-Quiz

VI

Interactive Self-Quiz


Il modellamento della superficie terrestre 1 Minerali e rocce

7

capitolo

[Domande guida]

Alla straordinaria varietà dei paesaggi che caratterizzano la superficie terrestre corrisponde un’altrettanto grande diversità dei materiali che la costituiscono: le rocce. Le rocce, a loro volta, sono aggregati di particolari sostanze chimiche, i minerali.

m I minerali: le unità fondamentali delle rocce I minerali sono sostanze naturali, inorganiche, solide, omogenee, con una ben definita composizione chimica e una struttura interna regolare e ripetitiva. In un minerale, infatti, gli atomi degli elementi chimici sono disposti nello spazio a formare un’unità di base denominata cella elementare (figura 1). La ripetizione ordinata delle celle elementari porta alla formazione di una struttura geometrica tridimensionale regolare, il reticolo cristallino. Esso ha forma diversa secondo i legami che si instaurano tra gli atomi degli elementi coinvolti, e si manifesta nella forma esterna dei cristalli del minerale (figura 1D). I minerali si formano grazie a processi di cristallizzazione che comportano il passaggio della materia da uno stato disordinato (generalmente liquido o gassoso) a uno stato solido ordinato e ripetitivo. La cristallizzazione può avvenire in vari modi: per solidificazione di una massa di roccia fusa (magma), come nelle rocce ignee; per precipitazione di sali disciolti nelle acque, come in alcune rocce sedimentarie; per ricristallizzazione di minerali preesistenti, come nelle rocce metamorfiche; per sublimazione da vapori caldi e ricchi di minerali, frequente nelle zone vulcaniche.

Qual è la differenza tra minerali e rocce? Che cos’è il ciclo litogenetico e qual è la sua relazione con l’origine delle rocce?

P Figura 1  La struttura Na

cristallina dei minerali. Lo schema illustra la disposizione ordinata degli ioni sodio e cloruro nel minerale chiamato salgemma (il comune sale da cucina).

Cl

immagini per studiare

A ioni sodio e cloruro cella elementare B ce del minerale salgemma d

salgemma D bianchi cristalli cubici di salge salgemm mm concresciuti su una base comune

Da che cosa dipende la forma cubica dei cristalli di salgemma?

C insieme di celle elementari (cristallo)

109


CAPITOLO 7  Il modellamento della superficie terrestre

allo schiacciamento dei sedimenti deposti per primi da parte di quelli di più recente accumulo, e subisce una cementazione come risultato della precipitazione di sostanze disciolte nelle acque circolanti, che legano tra loro le particelle. La struttura più caratteristica osservabile in molte rocce sedimentarie è rappresentata dalla stratificazione (figura 3): ogni strato corrisponde a un evento di sedimentazione. Le rocce sedimentarie, inoltre, spesso contengono fossili, cioè resti o tracce di organismi vissuti in epoche passate, indispensabili per ricostruire la storia della Terra. Tra le rocce sedimentarie più importanti sono da annoverare quelle carbonatiche, come i calcari e le dolomie, costituite rispettivamente dai minerali calcite e dolomite.

Le rocce metamorfiche  Con il termine metamorfismo si indica la trasforma-

zione di un tipo di roccia preesistente, ignea, sedimentaria o metamorfica, in un altro. Il processo metamorfico provoca cambiamenti nella composizione mineralogica e nelle caratteristiche delle rocce, ma senza provocarne la fusione. Le rocce metamorfiche sono il risultato di processi che avvengono dove la temperatura e/o la pressione sono molto elevate, cioè in profondità nella crosta terrestre, a contatto con una massa magmatica o durante i processi di formazione delle montagne (orogenesi). In seguito al metamorfismo, per esempio, una roccia sedimentaria calcarea si può trasformare in marmo.

[Domande guida] Che cosa si intende per degradazione meteorica? Quali fattori influenzano i processi di disgregazione fisica e di alterazione chimica delle rocce?

La degradazione meteorica 2

Oggi sappiamo che la superficie della Terra, apparentemente immutabile, è in continua trasformazione: le rocce si frantumano e si disgregano per effetto delle variazioni di temperatura e di pressione e spesso anche a causa delle attività umane. Il materiale detritico così prodotto scivola verso il basso per effetto della gravità e può essere trasportato dalle acque, dal vento, dai ghiacciai e deposto anche lontano dal luogo d’origine. Il risultato di tali processi, che prenderemo in esame in questa e nelle altre lezioni di questa unità, è il modellamento della superficie terrestre nelle infinite forme dei suoi paesaggi (figura 4).

m I processi esogeni e la degradazione meteorica

q Figura 4  L’azione del vento.

Paesaggi come quello del Timna Park (Negev, Israele) sono in prevalenza il risultato di una lenta e continua erosione per opera del vento.

112

La Terra è modellata da processi endogeni, cioè da processi che hanno origine dalle dinamiche e dall’energia che caratterizzano il suo interno, e da processi esogeni, riconducibili principalmente all’azione degli elementi dell’atmosfera e dell’idrosfera, alimentati dall’energia proveniente dal Sole e dalla forza di gravità. I processi endogeni possono avere un’azione costruttiva sul paesaggio, mentre gli


2  La degradazione meteorica

4

4

1

2 2 4 unità di superficie

1

16 unità di superficie

16 unità di superficie 6 facce 1 cubo 96 unità di superficie

4 unità di superficie 6 facce 8 cubi 192 unità di superficie

1 unità di superficie 6 facce 64 cubi 384 unità di superficie

agenti esogeni (fenomeni atmosferici, acque correnti e marine, ghiacciai) spesso esercitano un’azione opposta, poiché disgregano le rocce e spostano i detriti a quote più basse. Possiamo distinguere, in particolare, tre fenomeni: la degradazione meteorica, l’erosione, cioè l’asportazione fisica dei materiali detritici prodotti, e i movimenti franosi, cioè gli spostamenti verso il basso delle rocce degradate e del suolo per effetto della gravità. La degradazione meteorica agisce disgregando fisicamente la roccia e alterandola chimicamente. La disgregazione fisica è dovuta all’azione di forze che demoliscono direttamente la roccia riducendola in frammenti sempre più piccoli chiamati clasti o detriti; l’alterazione chimica si realizza attraverso reazioni chimiche che trasformano la roccia originaria in materiali con composizione chimica diversa. In natura i due processi agiscono per lo più simultaneamente.

P Figura 5  |  figura attiva La disgregazione fisica predispone all’alterazione chimica. La disgregazione fisica porta alla formazione di frammenti di roccia sempre più piccoli e in questo modo accresce la superficie complessivamente disponibile per l’attacco delle sostanze chimiche reattive.

immagini per studiare Calcola l’area della superficie complessiva che si ottiene dividendo ulteriormente ciascuno dei 64 cubi del disegno a destra in 8 cubi delle stesse dimensioni.

m La disgregazione fisica meteorica

I processi di disgregazione fisica riducono la roccia in frammenti sempre più piccoli, che conservano però le caratteristiche della roccia originaria. Come si può vedere nella figura 5, frantumando la roccia la disgregazione fisica determina un aumento dell’area superficiale che può essere interessata da fenomeni di alterazione chimica. Di seguito esaminiamo i principali agenti fisici responsabili della disgregazione delle rocce.

Il termoclastismo  L’intensa esposizione ai raggi solari provoca il riscaldamen-

to della superficie delle rocce e la propagazione del calore verso le parti più profonde. Come conseguenza, si verifica un fenomeno di dilatazione termica maggiore in superficie e minore in profondità. Cicli ripetuti di contrazione e dilatazione termiche possono portare alla frammentazione delle rocce. Il processo, definito termoclastismo, è tipico di ambienti caratterizzati da forti escursioni termiche giornaliere, come quelli desertici.

Il crioclastismo  Un altro fattore responsabile della disgregazione fisica del-

le rocce è costituito dai ripetuti cicli di gelo e disgelo dell’acqua. L’acqua, infatti, quando congela aumenta il suo volume del 9% circa ed esercita di conseguenza una forte pressione verso l’esterno. In natura l’acqua si infiltra in qualunque spazio presente nella roccia e, trasformandosi in ghiaccio, si espande allargando le fessure. Dopo cicli ripetuti di gelo e disgelo le fratture si allargano e la roccia finisce per frantumarsi. Questo processo, definito crioclastismo, è più frequente nelle regioni montuose alle medie latitudini, come per esempio sulle Alpi, dove può provocare il distacco e la caduta dei frammenti che si accumulano alla base delle pareti rocciose, formando fasce detritiche estese, le falde di detrito, oppure accumuli a forma di cono, detti coni di detrito (figura 6).

etimologie Termoclastismo (dal greco thérmos, “calore”, e kláo, “rompere”) significa “rottura provocata dal calore”.

arricchisci il lessico Aiutandoti con il vocabolario trova l’origine dei termini “crioclastismo” e “aloclastismo”.

L’aloclastismo  Una forma di disgregazione analoga alla precedente è prodotta dalla precipitazione e cristallizzazione di sali in seguito all’evaporazione dell’acqua in cui sono disciolti. Crescendo, i cristalli dei sali (come il cloruro di sodio, 113


CAPITOLO 7  Il modellamento della superficie terrestre

sciolto nell’acqua o nell’aria, producendo un ossido di ferro. Questo fenomeno, chiamato ossidazione, è lo stesso che causa la formazione della ruggine sugli oggetti di ferro e acciaio esposti all’umidità. Gli ossidi di ferro, come l’ematite, conferiscono il tipico colore rossastro o giallastro alle superfici delle rocce ignee scure, come il basalto, esposte alla degradazione.

m I fattori che influenzano la degradazione

La degradazione meteorica non è un processo uniforme, ma si verifica con modalità e velocità differenti nelle diverse regioni della Terra. Tuttavia, anche nell’ambito di una stessa area, le rocce possono essere così disomogenee o diverse l’una dall’altra da manifestare differenti livelli di degradazione. Questo fenomeno è chiamato degradazione differenziale e dà origine a superfici non uniformi in cui i materiali più resistenti sporgono rispetto a quelli più alterabili, creando talvolta forme del paesaggio insolite e spettacolari, come ben documenta la figura 9. Diversi fattori influenzano il tipo e la velocità della degradazione delle rocce. Abbiamo già sottolineato come la disgregazione fisica possa influenzare il tasso di degradazione complessivo aumentando l’area superficiale esposta all’alterazione chimica, e viceversa. Altri fattori in grado di influenzare i processi di degradazione sono le caratteristiche chimiche e strutturali delle rocce e il clima. Q Figura 9  La degradazione

differenziale. Questi pinnacoli di roccia nel Bryce Canyon National Park (Stati Uniti) sono il risultato di livelli di degradazione diversi subiti dalle rocce di una stessa area.

immagini per studiare Dilique qui doles doluptibus con entiati hiliaeped ut haruptio?

Le caratteristiche delle rocce  Le principali caratteristiche chimiche delle

rocce che influiscono sui processi di degradazione meteorica sono la composizione mineralogica e la solubilità. Anche le caratteristiche strutturali, come la pre-

senza di fratture, possono essere fattori importanti perché influenzano la capacità dell’acqua di penetrare nella roccia. La composizione mineralogica delle rocce influisce sulla velocità con cui avviene il processo di degradazione: tra gli esempi già incontrati, il granito risulta piuttosto resistente all’alterazione chimica, mentre il marmo, costituito da carbonato di calcio, si altera rapidamente.

Il clima  I fattori climatici influenzano notevolmente il tasso di degradazione del-

le rocce. Per esempio, la frequenza dei cicli di gelo e disgelo può rendere più o meno intenso il fenomeno del crioclastismo. L’ambiente ottimale per l’alterazione chimica, invece, è una combinazione di temperature elevate e abbondante umidità. Ecco

immagini per approfondire e ragionare La degradazione sferoidale Oltre a modificare la struttura interna dei minerali, l’alterazione chimica può anche causare trasformazioni fisiche: l’azione più evidente dell’idrolisi sul paesaggio, per esempio, è l’arrotondamento degli angoli e degli spigoli dei blocchi di roccia, che tendono ad assumere una forma sferica. Questo processo è chiamato degradazione sferoidale. Osserva la figura e rispondi alle seguenti domande.

116

spigoli

angoli

rocce arrotondate idrolisi

1. Su quante superfici può agire l’acqua B. in corrispondenza di un angolo? E di uno spigolo?

A.

2. Per quale motivo, quindi, i blocchi tendono ad assumere una forma sferica?

3. Che cosa determina la presenza di fratture presenti originariamente nella roccia, come nel caso illustrato nella fotografia?


3  Il suolo e i movimenti di versante

Il suolo e i movimenti di versante 3

La superficie solida della Terra è quasi interamente ricoperta da un manto di detriti che, modificati dalle varie forme di degradazione meteorica e dall’azione degli organismi viventi, possono trasformarsi nel tempo nel sottile strato di materiali eterogenei chiamato suolo. Esso sostiene e rifornisce di sostanze nutritive le piante: le piante a loro volta assimilano dal suolo gli elementi essenziali rendendoli disponibili per gli altri organismi, esseri umani compresi. Proprio per questo il suolo rappresenta una risorsa dal valore inestimabile senza la quale la terraferma non potrebbe sostenere alcuna forma di vita.

[Domande guida] Che cos’è il suolo e come si forma? Quali sono i principali movimenti di versante e quali fattori possono innescarli?

m Che cos’è il suolo

Come evidenzia la figura 10, tutti i suoli sono formati dalle stesse quattro componenti – minerali, sostanze organiche, acqua e aria – 25% aria presenti in percentuali variabili. Mediamente, circa la metà del volume totale di un suolo è formata dalla componente solida, in cui sono presenti una frazione minerale (45%), derivante dalla disgregazione e 45% componenti dall’alterazione delle rocce, e una frazione organica (5%), derivante dai 25% minerali resti degli organismi viventi, in particolare vegetali. L’altra metà è foracqua mata da pori, cioè spazi vuoti tra le particelle solide in cui circolano, in quantità variabile, aria (25%) e acqua (25%). La componente organica viene in parte trasformata in humus, un insieme di sostanze organiche complesse. Oltre a essere un’importante 5% sostanze organiche fonte di sostanze nutritive per le piante, l’humus contribuisce a diverse proprietà del suolo: la struttura, il colore e la capacità di trattenere l’acqua. Col Q Figura 10  La composizione tempo l’humus, come la restante componente organica, viene mineralizzato, cioè del suolo. Il diagramma a torta evidenzia la composizione convertito in composti inorganici (sali minerali). (in volume) di un suolo di buona L’acqua che circola nei suoli, ricca di sostanze minerali, ha un ruolo fondamen- qualità, adatto alla crescita delle tale nella crescita delle piante. Essa assicura l’umidità necessaria perché avven- piante. Anche se le percentuali variano, tutti i suoli contengono gano le reazioni chimiche fondamentali per la vita e fornisce alle piante in forma le quattro componenti citate. utilizzabile le sostanze nutritive che contiene in soluzione. L’aria, contenuta nelle immagini per studiare porosità dei suoli non riempite d’acqua, rappresenta la fonte dell’ossigeno neces- Da che cosa è costituita la frazione organica del suolo? sario alla respirazione degli organismi che vivono nel suolo stesso.

Tessitura e struttura dei suoli  La maggior parte dei suoli è formata da par-

ticelle di dimensioni differenti, che vengono classificate in base al loro diametro: da quelle più fini a quelle più grossolane si succedono argilla, limo (o silt), sabbia e ghiaia. La percentuale di particelle di dimensioni inferiori ai 2 mm, che appartengono alle classi diametriche corrispondenti ad argilla, limo e sabbia, definisce la tessitura di un suolo. Si tratta di una proprietà fondamentale, perché influenza notevolmente la capacità del suolo di trattenere o di lasciar circolare l’acqua e l’aria, essenziali per la crescita delle piante. Per esempio, un suolo con una grande percentuale di sabbia tende a perdere acqua rapidamente perché è molto permeabile, mentre in un suolo argilloso avviene il contrario. I suoli più adatti alla crescita della maggior parte delle piante sono quelli che vengono chiamati suoli franchi, in cui le diverse componenti sono presenti in proporzioni equilibrate (25%-50% di sabbia e 5%-25% di argilla). La struttura del suolo definisce il modo in cui le particelle si uniscono insieme formando aggregati e come questi sono disposti nello spazio. Anche la struttura di un suolo è una proprietà importante, in quanto ne influenza la lavorabilità agricola e la resistenza all’erosione.

m La formazione dei suoli

Il suolo è una componente dinamica del sistema Terra: quando si verificano cambiamenti nell’ambiente, per esempio nel clima, nella copertura vegetale, nelle at-

117


CAPITOLO 7  Il modellamento della superficie terrestre

tività degli animali (inclusi gli esseri umani), il suolo reagisce e si modifica di conseguenza, finché viene raggiunto un nuovo equilibrio. Il suolo si forma continuamente sulla superficie della Terra e costituisce pertanto una risorsa ambientale rinnovabile. Oggi, tuttavia, in molte aree del pianeta il tasso di erosione del suolo supera il tasso di formazione, al punto che è necessario adottare appropriati programmi di conservazione.

Pedogenesi (dal greco pédon, “suolo”, e génesis, “origine”) è il processo che porta alla formazione di un suolo.

I fattori che agiscono nella formazione di un suolo  Il suolo ha origine in particolari condizioni quando le rocce compatte si disgregano per azione degli agenti esogeni e i detriti sono ulteriormente alterati da agenti fisici, chimici o dagli organismi viventi. L’insieme dei processi di formazione di un suolo, chiamato pedogenesi, è un processo molto lento (può durare anche centinaia o migliaia di anni) ed è il risultato di complesse interazioni tra diversi fattori. Vediamo quali sono i più importanti.

arricchisci il lessico

La roccia madre e la durata della pedogenesi  Le componenti minerali da

etimologie

Aiutandoti con il vocabolario trova l’origine dei termini “crioclastismo” e “aloclastismo”.

cui il suolo ha origine derivano dalla roccia madre, lo strato roccioso sottostante. I suoli formati sulla roccia madre in posto prendono il nome di suoli residuali, mentre quelli formati su sedimenti che hanno subìto un trasporto per opera degli agenti esogeni sono chiamati suoli deposizionali (figura 11). Il tipo di roccia madre incide sul tasso di degradazione meteorica, e quindi sulla velocità di formazione del suolo; la composizione chimica condiziona il grado di fertilità del suolo e il tipo di vegetazione che è in grado di ospitare. Quanto maggiore è il tempo che un suolo impiega per formarsi, tanto maggiore è il suo spessore e tanto più la sua composizione è diversa da quella della roccia madre.

Il clima  Tra i fattori che influenzano la pedogenesi il clima è sicuramente il più

importante. Per esempio, in un’area caratterizzata da un clima caldo e umido, con piogge abbondanti, prevale l’alterazione chimica e i processi di pedogenesi sono più rapidi, mentre in una zona con clima freddo e asciutto prevale la disgregazione fisica e i processi sono più lenti. Inoltre, l’intensità della lisciviazione, cioè dei processi di asportazione di sali minerali e argilla dagli strati superficiali per opera delle acque percolanti, che influenza la fertilità del suolo, dipende dall’abbondanza delle precipitazioni. s Figura 11  Suoli residuali e suoli deposizionali. I suoli residuali si formano sulla roccia madre in posto, mentre i suoli deposizionali si sviluppano su depositi di materiali incoerenti prodotti in altra sede.

Su depositi incoerenti si sviluppa il suolo deposizionale.

Sui pendii i suoli sono più sottili a causa dell’erosione.

Sulla roccia in posto si sviluppa il suolo residuale.

Sui versanti molto ripidi il suolo non si sviluppa.

suolo

roccia

depositi incoerenti

118


3  Il suolo e i movimenti di versante

spigolose hanno un angolo di riposo maggiore. Come mostra la figura 13, quando la pendenza del versante aumenta e supera l’angolo di riposo dei materiali superficiali, questi scivolano verso valle finché viene ripristinata una condizione di stabilità. Vari processi possono dare origine a pendii ripidi e instabili; in molti casi si tratta di interventi umani, come gli sbancamenti eseguiti per la costruzione di strade e gallerie o per l’apertura di miniere.

La rimozione della vegetazione  Le piante contribuiscono alla stabilità dei versanti perché con le loro radici trattengono il suolo e i detriti: se la vegetazione viene distrutta per un incendio o il disboscamento, i movimenti franosi diventano più frequenti.

Il ruolo dell’acqua e dei terremoti  Un altro importante fattore che contribu-

isce all’instabilità dei versanti è l’acqua che, se troppo abbondante, può saturare il terreno, riducendo la coesione e l’attrito tra i granuli. Questi, così “lubrificati”, iniziano a scorrere l’uno sull’altro e verso il basso. La figura 14 mostra questo processo. Movimenti franosi possono presentarsi anche in aree da lungo tempo stabili, se vengono coinvolte dalle vibrazioni provocate da eventi sismici importanti.

Tipi di movimenti di versante  A seconda di come avvengono il distacco e lo

spostamento dei materiali, si riconoscono diversi tipi di movimenti di versante: la loro classificazione si basa principalmente sulle modalità di movimento e sul tipo di materiale coinvolto. Così nei crolli si ha distacco e caduta di masse rocciose con un movimento prevalentemente verticale, lungo pendii ripidi o a strapiombo; si verificano per lo più nelle zone soggette a processi di crioclastismo, o sulle coste rocciose alte, erose alla base dall’azione del moto ondoso. Esistono anche movimenti di versante molto lenti lungo i pendii più dolci, responsabili, per esempio, dell’inclinazione di steccati verso valle. La figura 15 illustra quattro processi franosi molto comuni. I quattro processi illustrati nei disegni sono classificati in genere come movimenti franosi rapidi. Negli scoscendimenti e negli scivolamenti, il movimento del materiale avviene lungo

immagini per organizzare i concetti Scoscendimento

scarpata scarpata ci e ci e erfi erfi sup sup ci e ci e erfi uperfi s

sup

scarpata scarpata

di

P Figura 15  |  figura attiva Frana di scivolamento

materiale materiale franato franato

superficie superficie di rottura di rottura

materiale materiale franato franato

superficie superficie di rottura di rottura

di r o tt u r a r o tt u r a

di d A scoscendimento rottuirraottura A scoscendimento Colata diAdetriti A scoscendimento scoscendimento

Quattro tipi di frane. I materiali che costituiscono i versanti hanno uno specifico angolo di riposo, che corrisponde alla pendenza massima superata la quale essi non sono più stabili e iniziano a franare.

immagini per studiare Che differenza c'è tra scoscendimenti e scivolamenti?

B frana di scivolamento B frana di scivolamento Colata di terra

B frana B frana di scivolamento di scivolamento

C colata di detriti C colata di detriti

D colata di terra D colata di terra

C colata di detriti C colata di detriti

D colata D colata di terra di terra

121


Uomo e ambiente Frane e alluvioni in Italia: fenomeni naturali o calamità? Il rischio di frane e alluvioni è elevato in gran parte dell’Italia: si stima che 6633 comuni (l’82%) siano direttamente interessati dal dissesto idrogeologico. Ma perché nel nostro paese anche semplici temporali provocano continuamente allagamenti e disagi per la popolazione? Le cause sono da cercare nella naturale fragilità del territorio e, soprattutto, nella sua cattiva gestione, con livelli elevatissimi di disboscamento, urbanizzazione e speculazione edilizia.

Un paese giovane e fragile L’elevata franosità di una regione dipende in primo luogo dalle caratteristiche geologiche e morfologiche del territorio. Le Alpi e gli Appennini, l’ossatura del nostro paese, sono catene montuose geologicamente giovani, con vette ancora scarsamente modellate dall’azione del vento e delle piogge, quindi caratterizzate da versanti ripidi fortemente instabili e da elevata sismicità. La composizione litologica, inoltre, è molto eterogenea e particolarmente ricca di formazioni argillose che favoriscono lo sviluppo di frane. Proprio per l’antichità e la stabilità del suo substrato roccioso, l’unica regione che è considerata a basso rischio è la Sardegna. L’Italia è anche un paese ricco di fiumi e torrenti soggetti periodicamente a fenomeni di esondazione provocati da precipitazioni intense e prolungate o dalla fusione delle nevi. Il letto dei corsi d’acqua è di norma circondato da un’area (area golenale) che viene sommersa durante le naturali esondazioni. Tuttavia, fra un’alluvione e l’altra in tali aree possono passare fino a diverse decine di anni, un tempo sufficiente per far dimenticare il pericolo e azzardare la costruzione di edifici e strutture.

Gli effetti del clima Alla naturale fragilità del territorio italiano si aggiungono gli effetti dei profondi cambiamenti climatici dovuti al riscaldamento globale. L’aumento della temperatura, infatti, favorisce il rapido scioglimento dei ghiacci e delle nevi e il protrarsi di fenomeni piovosi di notevole intensità. L’acqua è il principale fattore in grado di rendere instabile un versante, causando colate di fango e detriti e conseguenti frane, come quelle che in tempi recenti hanno colpito la Calabria e la Campania. L’intensificarsi delle piogge provoca ormai annualmente alluvioni e disagi gravi in molte regioni, dalla Sicilia al Piemonte passando per la Toscana e la Liguria.

124

Q Figura 1  L’alluvione di Genova. La fotografia mostra la devastazione provocata dall’alluvione che ha colpito Genova nel novembre del 2011, in seguito all’esondazione dei torrenti Bisagno e Fereggiano.

L’aggressione al territorio Alle cause naturali e ai cambiamenti climatici, si devono aggiungere le attività umane che contribuiscono ad amplificare il dissesto idrogeologico (termine con cui si indicano i fenomeni naturali, innescati in genere dall’acqua, che provocano instabilità del territorio) e a creare situazioni di rischio. Il disboscamento incontrollato, la costruzione di strade e gallerie e l’impiego di pratiche agricole non corrette contribuiscono, per esempio, a incrementare la franosità. Gli interventi antropici sui corsi d’acqua, come la cementificazione


P Figura 2  L’alluvione di Messina.

L’abusivismo e i condoni edilizi sono tra i principali imputati dell’esito drammatico, sia in termini di perdite di vite umane, sia in termini di danni ad abitazioni e infrastutture, dell’alluvione che ha colpito la città nell’ottobre del 2009.

q Figura 3  Carta delle aree ad alta criticità idrogeologica. Le carte delle aree a rischio idrogeologico, se adeguatamente redatte e aggiornate, sono importanti strumenti utilizzati per la prevenzione.

6633

degli argini, e un’inadeguata gestione dei bacini idrografici possono aumentare notevolmente il rischio di alluvioni. Il crescente ampliamento dei centri urbani, poi, crea aree sempre più vaste di terreno impermeabile in cui l’acqua piovana non riesce a infiltrarsi. Ciò accelera il deflusso superficiale verso i fiumi che, ricevendo molta più acqua in tempi troppo brevi, non riescono a smaltirla ed esondano (Figure 1 e 2).

numero dei comuni interessati

82%

dei comuni italiani

29517 km²

superficie delle aree interessate

9,8%

della superficie italiana

L’importanza della prevenzione La previsione degli eventi franosi e alluvionali è basata soprattutto sul monitoraggio dei fenomeni meteorologici estremi, che ne costituiscono la causa principale, e sull’identificazione dei territori più vulnerabili. In Italia il dissesto idrogeologico ha dimensioni vastissime e, per questo motivo, esistono diversi enti che se ne occupano direttamente. L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) nel 2007 ha realizzato il Rapporto sulle frane in Italia. Questo studio presenta un quadro completo del dissesto da frana sulla base dei risultati conseguiti dal Progetto IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia). Il Progetto ha censito quasi 470 000 frane che interessano una superficie complessiva di circa 20 000 km², pari al 6,6% del territorio italiano. Un ruolo importante è svolto anche dalla Protezione Civile e dal Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI) del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche). Uno studio accurato del territorio e delle sue criticità deve essere accompagnato da interventi di prevenzione, per esempio volti a impedire la costruzione di edifici in aree a rischio (Figura 3). Investire denaro nella prevenzione permette anche di risparmiare, se si considera che ogni anno spendiamo oltre 4 miliardi di euro per riparare i danni causati da alluvioni e frane.

alluvioni frane valanghe

temi di cittadinanza Un rischio in aumento   Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), «il costo dei danni da calamità naturali è destinato ad aumentare in futuro a causa del previsto incremento dell’intensità e della frequenza di eventi meteorologici estremi in molte regioni e anche al crescere del numero di persone che vivono in aree a rischio di inondazione». Lavora in gruppo  Fai qualche ricerca sulla regione in cui vivi: si tratta di un territorio particolarmente soggetto a inondazioni o a fenomeni franosi? Si sono verificati episodi particolarmente gravi nel corso dell’ultimo secolo? Cerca nel sito della Protezione Civile le norme di comportamento da adottare prima, durante e dopo che si sono verificate frane e alluvioni e commentale insieme ai tuoi compagni.

125


terra ITALIA

leggere il paesaggio

LA PIANURA PADANA

Figura 2

La Pianura Padana potrebbe far pensare a paesaggi monotoni e uniformi. Non è così. Viaggiando al suo interno, infatti, si possono “leggere” numerose caratteristiche che raccontano storie di lunghe trasformazioni ambientali, proprio come ogni altro ambiente. L’unico problema è che, per poter cogliere tali peculiarità, è necessario alzarsi di almeno qualche decina di metri da terra. Bastano poche piante, un canneto o un coltivo, infatti, per impedire alla tua vista di spingersi al di là di pochi metri. Ma ora immagina di sollevarti dal suolo fino ad arrivare a 100 m d’altezza. Un meandro del Po, che a mala pena si riesce a scorgere da un strada che gli si avvicina fino a pochi metri (nella Figura 1 ecco come appare visto dal Punto 1), dall’alto lo si osserva in tutta la sua struttura. Ma che cosa ci racconta? Ci dice che qualche migliaio di anni fa il fiume, in quel punto, presentava solo una debolissima ansa (Figura 2). Sulla parte esterna della curva la corrente, che arrivava molto veloce, ha iniziato a erodere con energia. Con il trascorrere del tempo la

forza dell’erosione ha incavato sempre più la parte esterna, mentre la parte interna dell’ansa, dove l’acqua correva più lentamente, vedeva depositarsi del materiale. Così la curva è diventata sempre più incisa, fino ad assumere la forma di un anello aperto, dando vita a un meandro. Ma non rimarrà così per sempre. Leggendo questo paesaggio, infatti, è possibile prevedere quale sarà il capitolo successivo. Il fiume continuerà a erodere finché le due parti estreme dell’anello del meandro verranno a toccarsi e il fiume riprenderà più o meno il suo andamento iniziale. Avverrà, cioè, quello che si chiama il “salto del meandro”. Sempre da poche decine di metri d’altezza è possibile osservare un’isola fluviale (Punto 2 della Figura 1). Che cosa ci racconta? Ci dice che in quel tratto il fiume era già pianeggiante millenni or sono. Un ostacolo ha iniziato a far depositare dei sedimenti davanti a sé; questi hanno dato vita a un notevole banco di materiale che, al diminuire del livello del Po, è emerso dal livello dell’acqua e nel corso del tempo si è ricoperto di vegetazione. Figura 3

Negli strati la storia della pianura Se hai occasione di trovare uno spaccato del terreno che a volte l’uomo realizza per costruire strade o edifici, hai l’opportunità di leggere la storia che ha portato alla formazione di una pianura. Qui siamo in Emilia Romagna, vicino al Po. Il Punto 1 della Figura 3 indica una serie di sedimenti argillosi, ossia sedimenti molto fini. Che cosa significa questo? Significa che un tempo, in quest’area della Pianura Padana, il Po scorreva molto lentamente, al punto da non avere la forza di trasportare con sé anche il materiale più sottile presente nell’acqua. Ciò può voler dire che questo era il punto interno di un’ansa del fiume, oppure che, pur essendo in un tratto rettilineo, il letto era estremamente pianeggiante e l’acqua scorreva molto lentamente. Ovviamente, per sapere quale delle due ipotesi è corretta, servirebbero indagini più approfondite e, quando possibile, anche in aree attigue. Il Punto 2 della medesima figura, invece, mostra sedimenti più grossi: ciottoli e piccoli massi. Questo indica che il fiume, in un periodo successivo, è diventato più impetuoso, al punto da trasportare il materiale più fine e abbandonare solo quello più grossolano. Già, ma quanto tempo è trascorso tra i due

126

2

1

momenti? Possiamo leggere anche questo negli strati dello spaccato, ma per fare ciò è necessaria qualche conoscenza geologica in più. Bisognerebbe trovare qualche piccolo animale morto, forse già in parte fossilizzato, nei sedimenti, e risalire all’età in cui è vissuto. È un esercizio solo apparentemente difficile, in quanto oggi si conoscono quasi tutti gli organismi vissuti nel Po in momenti diversi della sua storia, e dunque basta un semplice confronto per risalire al tempo in cui tali sedimenti si sono depositati.


© 2013 Google

© 2013 Google, Cnes/Spot Image, DigitalGlobe

Figura 1 1 2 A

B

© 2013 Google, Cnes/Spot Image, DigitalGlobe

Figura 4

I fontanili raccontano che cosa c’è sotto la superficie

Alpi

1

Prealpi

2 pianura

Figura 5

Sono sempre di meno e per questo è difficile trovarli, anche se non impossibile: si tratta dei fontanili (Figura 4), ossia sorgenti che improvvisamente sgorgano in un’area di pianura. Come può l’acqua sgorgare dal terreno in un’area pianeggiante? Cerchiamo di leggere insieme questo fenomeno guardando la figura 5. È possibile che l’acqua piovana si infiltri nel terreno là dove esso è molto poroso (Punto 1). Essa si infiltra finché non trova un livello di sedimenti argillosi che sono impermeabili, quindi inizia a scorrere dalle montagne verso i fiumi principali o verso il mare. Se durante il tragitto incontra materiale argilloso anche davanti a sé (Punto 2), l’acqua cerca una nuova strada per avanzare. Tra queste vi è anche la possibilità che essa risalga verso la risorgive superficie fino ad affiorare, originando una o fontanili sorgente o addirittura un laghetto. Po In Pianura Padana ciò avviene lungo una fascia ben precisa, tanto da essere chiamata la linea delle risorgive. Nella Figura 6 è visibile la linea azzurra (Friuli Venezia Giulia).

PRIMA E DOPO Un tempo, al posto della pianura, vi era il mare. I sedimenti trasportati dai fiumi hanno riempito la grande insenatura fino a originare la pianura attuale (A). Fra alcune decine di milioni di anni la spinta dell’Africa verso l’Europa trasformerà i sedimenti che riempiono la Pianura Padana in grandi pieghe che potranno anche sollevarsi a formare delle montagne (B).

Udine Pordenone

Figura 6

Gorizia

Trieste

127


CAPITOLO 7  Il modellamento della superficie terrestre

ORGANIZZA LE CONOSCENZE

sintesi audio mappa interattiva

Collegamento con le idee fondanti Rivedi il capitolo alla luce delle idee fondanti delle scienze della Terra (vedi introduzione del volume).

La Terra come pianeta dinamico

Cicli di materia e flussi di energia

INTERAZIONE TRA LE SFERE

La Terra è continuamente modellata da processi endogeni, che hanno origine dal suo interno, e da processi esogeni, o esterni, quali la degradazione meteorica, l’erosione e i movimenti franosi.Nei movimenti franosi i materiali prodotti dalla degradazione meteorica scivolano verso il basso attratti dalla forza di gravità. I corsi d’acqua modellano il paesaggio tramite l’erosione degli alvei, il trasporto dei sedimenti e la loro deposizione in luoghi diversi da quello di origine. Anche i ghiacciai e il vento svolgono un’azione di erosione, trasporto e deposizione che contribuisce a modellare il paesaggio.

L’acqua circola tra le diverse sfere della Terra attraverso il ciclo idrologico, contribuendo ai processi esogeni. Questi, a loro volta consentono le trasformazioni che interessano le rocce nel ciclo litogenetico. L’azione dei fattori esogeni che modellano il paesaggio è alimentata, in ultima analisi, dall’energia proveniente dal Sole.

I processi esogeni che modellano la litosfera sono riconducibili all’azione degli elementi dell’atmosfera e dell’idrosfera. Nel suolo i detriti rocciosi prodotti dalla degradazione meteorica sono mescolati ad acqua (idrosfera), aria (atmosfera) e materia organica (biosfera). Le attività umane (biosfera) influenzano profondamente la dinamica esogena.

la cellula

Mappa dei concetti

può essere

eucariote

formata da

citoscheletro che comprende

nucleo ruvido

liscio

ribosomi

citoplasma

membrana plasmatica

altre componenti

matrice extracellulare giunzioni cellulari

organuli

ciglia e flagelli

reticolo endoplasmatico

parete cellulare

(solo nelle cellule vegetali)

apparato di Golgi lisosomi

128 128

procariote

cloroplasti mitocondri

(solo negli organismi fotosintetici)


CAPITOLO 7  Il modellamento della superficie terrestre

Test di verifica

test interattivo test d’uscita Un pianeta dinamico

Conoscenze

Abilità

Sai utilizzare le parole che hai imparato?

Vero o falso?

1 La

è l’insieme dei processi che agiscono frantumando fisicamente la roccia e alterandola nella sua composizione chimica.

2 Il

e coni di detrito.

è all’origine della formazione di falde

3 La

del suolo definisce il modo in cui le particelle che lo costituiscono si aggregano e si dispongono nello spazio.

4 I suoli più adatti alla crescita della maggior parte delle

piante, nei quali le diverse componenti sono presenti in proporzioni equilibrate, sono chiamati .

5 I sedimenti depositati da un corso d’acqua vengono

genericamente indicati come .

7 Le valli

sono quelle scavate dai ghiacciai laterali, che si trovano a una quota più elevata rispetto alla valle glaciale principale.

8 La rimozione di materiale incoerente per opera del vento è

.

9 Le

sono prodotte dall’azione di incisione delle onde che si abbattono alla base di una scarpata rocciosa costiera. di un arco marino.

sono torrioni di roccia prodotti dal crollo

morena terminale, morena di fondo, piana fluvioglaciale, morena di ritiro

13

F

16 L’esfoliazione è dovuta all’aumento della pressione di carico

che subisce la roccia in seguito all’erosione del materiale sovrastante.

V

F

17 In un suolo immaturo possono mancare gli orizzonti E e B.

V

F

18 I movimenti di versante si verificano soltanto sulle terre

emerse.

V

F

V

F

20 Gli estuari sono foci a imbuto perennemente ingombre

di detriti.

V

F

Scegli la soluzione corretta. 21 Il dilavamento è l’azione erosiva dovuta:

A alle acque di una sorgente.

B alle acque di un torrente.

C alle acque di un fiume alla foce.

D alle acque selvagge non incanalate.

22 Le forme di deposito temporaneo di sedimenti da parte di un

corso d’acqua sono chiamate:

Completa la seguente figura associando le diciture elencate alle strutture corrispondenti.

11

V

si osserva in prossimità della sorgente.

prossima al livello di base, l’alveo del fiume assume tipicamente un andamento a .

10 I

si alternano stagioni secche a stagioni piovose.

19 Nei grandi sistemi fluviali il processo erosivo dominante

6 Quando l’alveo del corso d’acqua raggiunge una quota

definita

15 L’aloclastismo è tipico delle aree semidesertiche in cui

12

14

A carico di fondo.

B barre.

C forre.

D livello temporaneo.

Collega i termini elencati (numeri) alle affermazioni appropriate (lettere). 23

piattaforma di abrasione marina

A trasporto di sedimenti

24

tombolo

B superficie detritica ai piedi

25

deriva litoranea

C unione di due grotte

26

arco marino

D collegamento sabbioso

con andamento a zigzag della falesia

di abrasione marina

tra isola e terraferma

129 129


CAPITOLO 7  Il modellamento della superficie terrestre

prova di competenze

minilab Separare i componenti del suolo

Osserva e rispondi

Rifletti, ricerca, comunica

1 Osserva lo schema, quindi rispondi alle domande seguenti.

a

b

A. Com’è, secondo te, lo spessore del suolo nelle aree indicate dalle lettere a e b?

B. C ome vengono chiamati, rispettivamente, il suolo presente nell’area b e quello presente nell’area c? A residuale (b), deposizionale (c).

B maturo (b), immaturo (c).

C deposizionale (b), roccia madre (c).

D deposizionale (b), residuale (c).

hses0509c06.eps

C. Perché lo spessore del suolo è inferiore nell’area d rispetto all’area c?

Descrivi, confronta, spiega 2 Quali possono essere le caratteristiche di un suolo

“giovane”?

3 In che cosa consiste il processo di esarazione, da che cosa

è provocato e quali sono i suoi effetti?

4 Perché l’humus è una componente fondamentale dei suoli

fertili?

4

5

idee fondanti  Descrivi il ruolo delle precipitazioni acide nella degradazione meteorica. In che senso questo zzpuò essere considerato un esempio di interazione tra le diverse sfere della Terra? idee fondanti  Descrivi i principali processi endogeni ed esogeni coinvolti nel ciclo litogenetico

Ragiona come uno scienziato 7 formula ipotesi  Nelle regioni situate ad altitudini e

latitudini elevate, le strade devono essere sottoposte a frequenti interventi di manutenzione. Per quale motivo secondo te?

8 formula ipotesi  Un pezzo di granito e uno di marmo

sono esposti in superficie in una regione calda e umida. Quale delle due rocce si degraderà più velocemente? Per quale motivo?

130 130

delta dipendono da molti fattori, in particolare dall’energia dei processi costieri (onde, correnti, maree) che tendono a rimuovere i sedimenti fluviali mano a mano che essi si accumulano. La forma “a zampa d’oca”, si origina quando è dominante l’azione sedimentaria del fiume (è il caso del Mississippi). Quando c’è un intenso moto ondoso, si forma un profilo lineare o a leggera cuspide (fiume Nilo), mentre nelle regioni interessate da forti escursioni di marea dominanti sulle correnti costiere si forma una struttura deltizia a canali (fiume Mekong).

c

d

12 C’è delta e delta  La morfologia e le dimensioni di un

A. Prova a cercare in Internet le foto satellitari dei fiumi citati, per osservare e riconoscere le tre morfologie.

B. Che cosa succede, secondo te, in presenza di forti escursioni di marea?

Esercizio di competenza digitale 13 UNA TABELLA RAGIONATA Utilizzando un foglio elettronico

crea una tabella a quattro colonne (A, B, C e D) intestate rispettivamente con: caratteristica, cellula procariote, cellula vegetale, cellula animale. Nella prima colonna elenca, per ciascuna riga, i seguenti termini (in ordine alfabetico): apparato di Golgi, capsula, centriolo, citoplasma, citoscheletro, cloroplasti, cromatina, cromosoma batterico, DNA, flagello, flagello batterico, giunzioni cellulari, involucro nucleare, lisosomi, matrice extracellulare, membrana cellulare, mitocondri, nucleo, nucleoide, nucleolo, parete cellulare, pili, plasmodesmi, reticolo endoplasmatico liscio, reticolo endoplasmatico ruvido, ribosomi, vacuolo centrale. Nelle altre tre colonne, per ogni caratteristica, indica con una X se è presente in quel tipo di cellula. Osserva la tabella, poi modificala procedendo come segue: seleziona la tabella, cerca nei menù a tendina il comando “ordina”, seleziona “ordina per colonna B”, quindi “per colonna C”, quindi “per colonna D”. Osserva di nuovo la tabella: come

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