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BusinessEurope

“In questi tempi difficili per le imprese e i lavoratori, il nostro dialogo e la nostra cooperazione a livello nazionale e dell’UE sono più cruciali che mai”, ha dichiarato il direttore generale di BusinessEurope

Markus J. Beyrer in uno scambio con Esther Lynch, segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (CES), durante il congresso della CES tenutosi a Berlino.

“Negli ultimi anni sono stati compiuti buoni passi avanti per rafforzare il dialogo sociale europeo. Rafforzare il partenariato sociale significa comprendere le realtà del nostro partner, e viceversa, trovare buoni modi per sostenerci a vicenda e portare un contributo utile al servizio dei nostri rispettivi interessi e della prosperità delle nostre società. Affinché l’Europa possa superare con maggiore forza l’attuale crisi, una priorità fondamentale è migliorare la competitività globale dell’industria europea. Sui mercati del lavoro, la sfida principale per i datori di lavoro è trovare i lavoratori di cui hanno bisogno in buon numero e con le competenze necessarie”. lo il 5-6% del fabbisogno) ed è arrivato il momento di farlo. Sia con interventi privati (fotovoltaico spinto, cogenerazione, biogas) sia con progetti più strutturali e complessi sul ciclo dei rifiuti e su quello delle acque. Sul piano della competitività, però, non si può fare alcun ragionamento europeo o di mercato unico, come ha detto ANIS, senza il passaggio dalla monofase all’IVA, che garantirebbe an- che una rinnovata equità fiscale all’interno del Paese, tra le altre cose. Progetti che, però, non possono prescindere da quella pianificazione territoriale che doveva essere avviata con il nuovo PRG, altra grande riforma stoppata in seno alla vecchia maggioranza, ancora non è chiaro da chi. Però, non deve essere un caso, proprio all’indomani della fuoriuscita di RETE è iniziata a circolare come priorità una nuova regolamentazione per quanto riguarda gli ampliamenti delle aziende produttive, che in questa legislatura è diventato un tema spinoso su cui molte volte il Governo è stato chiamato in causa per un atteggiamento anti-impresa. Di fronte ai numeri della manifattura e al contributo in termini di occupazione e investimenti in questi anni (e nonostante la pandemia), ogni pregiudiziale ideologica pare sia caduta del tutto: alla nuova maggioranza il compito di dimostrare che sono pro-impresa e quindi, liberando il potenziale delle stesse, possa davvero agevolare e sostenere quello sviluppo di cui, per ora, si legge in tutti i comunicati emessi in questi giorni. La sfida è lanciata, ora si attendono i fatti.

di Daniele Bartolucci

L’economia circolare è al centro del progetto di sviluppo della Cartiera Ciacci, che Intesa Sanpaolo ha scelto di sostenere con due finanziamenti per un totale di poco meno di un milione di euro, nell’ambito del plafond di 8 miliardi di euro che il Gruppo bancario italiano ha destinato alla transizione delle imprese verso il nuovo modello economico circolare, che punta a slegare lo sviluppo economico dallo sfruttamento delle risorse naturali esauribili e a ridisegnare con tali obiettivi il sistema industriale.

Un intervento che rientra nell’ambito dell’impegno del Gruppo bancario anche per dare supporto agli investimenti legati al PNRR.

I progetti finanziati

“I finanziamenti”, si legge nel comunicato rilasciato dal maggiore gruppo bancario in Italia, “saranno utilizzati dall’azienda sammarinese per la realizzazione di un impianto di osmosi inversa per il recupero delle acque reflue e per incrementare l’approvvigionamento energetico derivante da impianti fotovoltaici. Il percorso di Cartiera

Ciacci nella transizione verso l’economia circolare è infatti scandito da una serie di tappe che Intesa Sanpaolo ha supportato nel tempo. Partendo da un approccio virtuoso grazie all’utilizzo di carta da macero riciclata, l’azienda ha deciso di investire nell’approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili grazie a un impianto fotovoltaico per autoconsumo”.

Più recentemente Cartiera

Ciacci ha inoltre acquisito un impianto di osmosi inversa per il recupero delle acque reflue: questa tecnologia permette il riutilizzo di oltre 210.000 mc/anno di acque, riducendo la captazione di una risorsa la cui disponibilità non è mai stata così critica come in questo periodo storico. “Tramite questi progetti”, prosegue la nota diramata da Intesa San Paolo nei giorni scorsi, “l’azienda risponde appieno ai criteri di economia circolare che mirano ad abbandonare l’utilizzo dei combustibili di origine fossile e ad aumentare l’efficacia nell’utilizzo di risorse esauribili”.

Le operazioni concluse con Intesa Sanpaolo, in stretta collaborazione con il Circular Economy Desk di Intesa Sanpaolo Innovation Center, società che si occupa di innovazione a 360° per il gruppo bancario e i suoi clienti, “è indicativa della volontà delle

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