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Il progetto di Portoghesi per la nuova sede di ECF

mano” allo stabile

È scomparso nei giorni scorsi l’architetto Paolo Portoghesi. Il Maestro lasciò la “sua mano” anche a San Marino: era il 2009 quando salì sul Titano in occasione dell’inaugurazione della nuova sede dell’Ente Cassa di Faetano e ci rilasciò un’intervista. Parlando dell’edificio, “dal punto di vista ideologico il programma era imperniato sulla necessità, da parte della fondazione, di costruire una nuova sede, utilizzando però questo edificio, che era una vecchia scuola elementare. In principio si era pensato a una sostituzione: demolire e ricostruire. Ero perplesso di fronte a questa prospettiva perché secondo me questo edificio ha un suo pregio architet- tonico. Un’opera costruita negli Anni Trenta, all’inizio degli Anni Trenta per la precisione, e che rispecchia le capacità di rinnovamento di questa società. La scuola elementare è stata frequentata da tutte le persone che hanno una certa età, quindi è un edificio caro ai cittadini. Distruggerlo e sostituirlo avrebbe significato una violenza ingiustificata. D’altro canto lasciarlo esattamente com’era sarebbe stato insignificante dal punto di vista architettonico e probabilmente poco funzionale per le esigenze dell’istituzione. Ho sposato in pieno l’idea di conservare e valorizzare questo edificio facendolo diventare qualcosa di nuovo rispetto a quello che era prima. Queste novità si esprimono soprattutto attraverso le relazioni. Le relazioni con la piazza per esempio, che è cambiata sostanzialmente attraverso la costruzione della passerella. E le relazioni con il paesaggio, che sono cambiate nel senso che la ridistribuzione degli ambienti, e quindi la creazione di ambienti di maggiori dimensioni, ha reso protagonista il paesaggio che viceversa prima era un elemento secondario dell’edificio. Infine, l’idea di realizzare una copertura. L’edificio, come molte costruzioni dell’epoca, non aveva un tetto ma un terrazzo inutilizzato. Questo terrazzo inutilizzato ha suggerito l’idea di collo-

C onsorzio Terra di San Marino

La “cerniera” tra le due vendemmie, quella già “imbottigliata” lo scorso anno e quella che verrà (da agosto 2023 in poi) è la stretta attualità, l’alluvione di maggio che ha colpito l’Emilia-Romagna e in parte anche il Monte Titano. Michele Margotti, enologo della Cantina di San Marino, dà una serie di rassicurazioni: “Nonostante i temporali e due piccole grandinate, non ci sono stati gravi danni nei nostri vigneti ma giusto qualche rallentamento nei lavori da svolgere in campagna. Le sensazioni per l’annata 2023 sono comunque positive, siamo fiduciosi. La stagione è iniziata precocemente, Il germogliamento è infatti avvenuto già a fine marzo, maggio invece è stato fresco e piovoso contribuendo ad una buona crescita vegetativa e a garantire importanti riserve idriche per l’estate”. In attesa della nuova vendemmia, Michele si sofferma su quella del 2022. Davanti a lui tre “etichette” importanti, tre ottimi bianchi che sono da poco “usciti” sul mer- cato dopo almeno 6 mesi di affinamento: il Biancale, il Roncale e la Ribolla. Tre proposte che si sposano con la “bella stagione” che si sta affacciando. “Sono tre bianchi da uve autoctone su cui puntiamo molto” aggiunge prima di tornare all’ultima vendemmia, quella che caratterizza la carta di identità dei bianchi. “La scorsa estate è stata piuttosto siccitosa ma i risultati ottenuti sono stati davvero sorprendenti”: i tre vini hanno un giusto tenore alcolico, una buona aromaticità e una gradevole freschezza e sapidità. Un risultato che deriva “dall’impegno che ci siamo assunti in campagna e dall’attenzione che mettiamo in cantina durante il processo di vinificazione.” A San Marino i vigneti, che sono collocati carvi una sala conferenze e di coprirla con un tetto avvitabile, che in questo caso è una volta a botte. La scelta del materiale di rivestimento – il rame – è dovuta al fatto che il verde predomina il paesaggio ed era importante stabilire un rapporto di questo elemento nuovo con il paesaggio circostante. Il rinnovamento dell’edificio ha portato alla modifica di alcuni livelli, e quindi si è dovuta creare una scala ex novo, dalla forma molto particolare, praticamente una scala ad albero. Penso che l’albero sia una delle creazioni della natura che possiede più riferimenti con l’architettura in quanto stabilisce un rapporto naturale tra la terra e il cielo, tra la terra e l’aria, e ha sempre avuto un grande valore simbolico. All’interno dell’edificio è presente questa novità, che consiste nell’aspetto dinamico materializzato dalla scala e dall’ascensore. Gli ascensori che si inseriscono nelle forme dinamiche dell’architettura sono una scoperta poi seguita in tutto il mondo. Era interessante riproporre in questo edificio il concetto - affascinante - di un elemento mobile che si inserisce dentro la stabilità dell’edificio. Un valore dinamico appartiene anche la passerella, che è sospesa da alcuni tiranti, e ha due piastri che la sostengono, uno da una parte e uno dall’altra. Si tratta di un’innovazione rispetto al modello strutturale dei ponti. Infatti i ponti, solitamente, hanno due sostegni per parte mentre questo ne ha solo uno. Questo contribuisce a dare un senso di movimento e quindi ad esprimere questa relazione dinamica tra lo spazio della piazza adiacente e l’edificio. Sottilmente c’è una forte novità nell’immagine, che però non sconvolge il volto dell’edificio, che è riconoscibile perché è rimasto sostanzialmente lo stesso. Io spero che questo discorso venga capito dai cittadini: il rispetto per qualcosa che loro amano, e nello stesso tempo l’utilizzazione di questa trasformazione nella destinazione d’uso per arricchire l’edificio”.

Alessandro Carli

Rubrica periodica a cura del Consorzio Terra di San Marino tel.(00378)0549-902617 Fax.(00378)0549-906278 mail to: consorzioterradisanmarino@ omniway.sm ad altitudini medio/elevate su terreni calcareo-argillosi con presenza di arenaria, sono vocati a questa coltura permettendo di produrre vini dotati di un ottimo equilibrio e dalle caratteristiche particolari. Vini che stanno cambiando. “Già da qualche tempo stiamo trasformando la nostra viticoltura convertendola al biologico, un metodo decisamente più sostenibile.” Tra vigneti già certificati e quelli in conversione la percentuale è già interessante, attorno al 60%. “L’obiettivo è quello di completare questo processo entro qualche anno”. Intanto nel 2023 uscirà una nuova etichetta “bio” che farà compagnia a “L’Intruso”. L’enologo presenta i nuovi vini bianchi, quelli appena usciti. “Sono prodotti di qualità che sfatano il mito del bianco da bere nel breve periodo, questi vini infatti, per le loro caratteristiche, possono essere lasciati in cantina per un ulteriore affinamento in quanto evolvono negli anni in maniera interessante”.

Qualità riconosciuta da lustri anche fuori dai confini della Repubblica di San Marino: l’ultimo “premio”, in ordine di tempo, a Milano due settimane fa, quando “Ape”, un bitter da aperitivo ottenuto da uve ribolla, si è aggiudicato l’ampolla d’oro, il massimo riconoscimento nella guida “Spirito autoctono 2023” edito dal Touring Club Italiano.

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