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relazione di progetto
SARA DALLA ROSA / MARIACHIARA MANELLI / ALESSIA MUSIO / CAMILLA PILOTTO POLITECNICO DI MILANO / SCUOLA DE L DESIGN / A.A. 2017/2018 L A B O R ATO R I O D I P R O G E T TA Z I O N E D I A RT E FAT T I E S I ST E M I CO M P L E SS I / S E Z . C 2 PROFESSORI / DINA RICCÃ’ / GIAN LUCA BALZERANO C U LT O R I D E L L A M A T E R I A / A L E S S A N D R O Z A M P E R I N I / G I U L I A M A R T I M U C C I / A L B E R T O B A R O N E
sociologia del rischio / p.04 02 / casi studio / p.10 03 / concept e obiettivi / p.20 04 / storyboard e moodboard / p.24 05 / testi e tipografia / p.28 06 / musica e audio / p.32 07 / relazione audio/video / p.33 08 / partitura intercodice / p.34 09 / aspetti tecnici / p.36 10 / bibliografia e sitografia / p.46 01 /
SOCIOLOGIA DEL RISCHIO
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david le breton
David Le Breton (1953 - vivente) è professore di sociologia all’Università di Strasburgo, membro dell’Institut Universitaire de France e autore di vari volumi tra cui troviamo: Eclats de voix. Une anthropologie des voix (2011), e in italiano Camminare. Elogio dei sentieri e della lentezza (2015); Esperienze del dolore. Fra distruzione e rinascita (2014), Il sapore del mondo. Una antropologia dei sensi (2007); Il mondo a piedi. Elogio della marcia (2001); La pelle e la traccia. Le ferite del sé (2005); Antropologia del dolore (2007); Antropologia del corpo e modernità (2007); Passione del rischio (1995). Descrive così la sua antropologia: sento, dunque sono, parafrasando Cartesio; studia infatti l’uomo utilizzando un approccio prettamente sensoriale. Ruba ai filosofi del passato, raccoglie pensieri, li rielabora e li ricondivide con il suo pubblico di lettori.
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sociologia del rischio
In Sociologia del rischio, Le Breton compie un’analisi complessiva e complessa del rischio condotta da diverse prospettive, ci obbliga al confronto con la complessità, non solo del rischio ma anche della nostra epoca e ci allontana dalla tentazione di qualsiasi semplificazione. In questa prospettiva, il riferimento ad altri autori, diventa occasione di riflessione per cogliere l’ampiezza e la complessità del tema, infatti il rischio è ormai divenuto una questione sociologica che tocca in maniera più o meno differente, persone, contesti e situazioni che acquistano ogni giorno caratteristiche differenti. La sua analisi ha una duplice valenza: da una lato descrizione sociologica del fenomeno, dall’altro indagine attraverso un percorso dettagliato tanto da un punto di vista teorico, quanto empirico. Uno degli aspetti più interessanti del libro risiede nella capacità di Le Breton di sottoporre il rischio stesso al vaglio dell’incertezza: nella società dell’incertezza anche il rischio e il suo significato sono incerti. L’autore scava al di sotto della rigidità semantica con sui si tende a
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presentare il rischio, restituendoci la molteplicità dei suoi significati. La sociologia del rischio ha come oggetto di indagine le implicazioni politiche e sociali del rischio, le sue emergenze, il suo controllo e prevenzione. Viene presentata anche un’altra sociologia del rischio che analizza la componente della precarietà umana dalla quale proteggersi o a cui andare incontro, da un punto di vista sia fisico che simbolico. Essa riguarda tanto l’incolumità fisica dell’individuo rispetto alle malattie, agli incidenti, quanto l’integrità della sua identità e della sua autostima. Un’ ulteriore accezione vede il rischio come strumento di sfida utilizzato dai giovani per riappropriarsi della propria vita. Le condotte a rischio sono una sfida reale con la morte: mettere in gioco sé stessi a rischio della propria vita, non per morire, ma per vivere. Alcune attività fisiche e sportive nella nostra società, ritenuta troppo rassicurante rappresentano infatti tentativi di evasione, Le Breton afferma a questo proposito che, grazie ad esse “L’individuo penetra un altro spessore della
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propria esistenza, si sente vivo in modo appassionato, prova la sensazione di accedere al reale.” L’ampia panoramica che l’autore dedica alla dimensione sociale e collettiva del rischio non implica però la rinuncia all’analisi dei suoi aspetti individuali, egli infatti indaga in profondità anche la dimensione esistenziale: il rischio non è soltanto una condizione da prevenire, un effetto da limitare o un processo da controllare, al contrario si presenta spesso come sfida e possibilità per le azioni umane. Esso diventa uno strumento per l’attribuzione di senso, un rinforzo per il sentimento di appartenenza e di identità. Permette di aprirsi ad un progetto di scoperta del mondo, degli altri e diventa così “strumento per capovolgere la fissità delle cose, le posizioni stabilite, per aprire nuove piste”.
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CASI STUDIO
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next in line
Autore: Asier Zabaleta + Longela / Anno: 2010 Descrizione: Si tratta di un progetto creato nell’ambito del programma di co-produzioni tra la Russia e l’Intradance della Comunità Economica Europea che si svolge negli anni 2009-2010. Il progetto fornisce i mezzi per avviare e presentare sette produzioni tra compagnie di danza e coreografi russi con sede nella Comunità economica europea in sette città russe di diverse regioni. In una griglia di 6x3 si vedono 18 ballerini che nella prima parte di video si muovono ciascuno in maniera diversa, non compiendo una vera e propria danza. Il cambiamenento a livello musicale sancisce l’inizio della seconda parte del video che vede tutti i ballerini danzare seguendo un’unica coreografia. Perchè è interessante: l’idea di movimenti costretti in una geometria, in questo caso rappresentata da uno spazio fisico delimitato da pareti. L’inserimento di un effetto glitch durante il video permette di creare una continuità con i titoli di coda.
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CASI STUDIO
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ballet rotoscope
Autore: Masahiko Sato + EUPHRATES / Anno: 2011 Descrizione: Questo lavoro è un video sperimentale creato da una ricerca su “Rotoscope” e “Computer Geometry”. Il Rotoscope è conosciuto come tecnica tradizionale per la creazione di animazione inventata nel 1905 da Max Fleischer. In “ballet rotoscope”, estraendo il movimento di una ballerina è stata creata un’animazione in locus disegnata nell’aria e composta da figure geometriche, che si traduce in un film documentario. Le figure geometriche sono state create collegando il movimento delle articolazioni della ballerina utilizzando l’algoritmo geometrico del computer (come “scafo convesso” e “diagramma di Delaunay”). Il nostro obiettivo era rappresentare un nuovo tipo di bellezza completo, mostrando l’interazione dell’animazione astratta con movimenti realistici e film documentario. Perchè è interessante: l’utilizzo della geometria come elemento di trasformazione, essa si genera o si distrugge seguendo i movimenti della ballerina.
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CASI STUDIO
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the art of geometry
Autore: Mashup Dance Company / Anno: 2014 Descrizione: MashUp Contemporary Dance Company è una compagnia di danza contemporanea tutta al femminile che mira a creare opere artisticamente innovative al fine di coinvolgere diverse e numerose comunità nell’inestimabile esperienza della danza attraverso spettacoli, programmazione scolastica postscolastica e partecipazione alla Comunità di ballo di Los Angeles. La ballerina interagisce con la geometria creando linee e superfici. Perchè è interessante: la sperimentazione di una tecnica mista per suggerire l’idea di corpo che muovendosi definisce una nuova realtà. Risulta labile il confine tra creazione e dipendenza.
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CASI STUDIO
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spark music video
Autore: Boris Seewald / Anno: 2015 Descrizione:Il video risulta suddiviso in due parti contrapposte: nella prima parte prevale un ambiente scuro all’interno del quale danza la prima ballerina vestita di nero. Essa è completamente immersa nella scena e interagisce con gli elementi grafici che si creano a partire dai suoi stessi movimenti. Al minuto 01 compare un elemento esterno: un tessuto alzandosi fa intravedere la seconda ballerina che, vestita di bianco, segna il passaggio ad un ambiente luminoso. Essa, a differenza della prima, compie movimenti più lenti e fluidi. Perchè è interessante: l’inserimento degli elementi grafici: linee e forme geometriche rendono la prima parte ancora più dinamica e sottilineano la differenza con la seconda, risultano inoltre perfettamente sincronizzati con la danza. Grazie all’utilizzo della geometria anche durante i titoli di coda essi appaiono perfettamente integrati all’interno del video.
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CASI STUDIO
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air max ‘97 x pam pam
Autore: Camila Falquez / Anno: 2017 Descrizione: Questo progetto è un’esplorazione della forma attraverso l’idea del Cerchio. È un’interpretazione concettuale della diversità e della femminilità. Questi ballerini di Barcellona provengono da ambienti diversi e vengono tutti a connettersi in questo pezzo per mostrare l’unità e la forza delle donne che lavorano e crescono insieme. Il cerchio è in geometria la forma perfetta, è la forma più efficiente di tutti, rappresenta l’umanità. D’altra parte, la danza è un linguaggio universale, quando balliamo, ci connettiamo a un sé più profondo, al nostro sé animale, siamo puramente umani collegati ai nostri corpi. Perchè è interessante: viene utilizzato il corpo, le ballerine compiono movimenti lenti e non una vera e propria danza. Un altro aspetto rilevante è l’interazione con l’elemento geometrico del cerchio posto al centro della scena.
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CONCEPT E OBIETTIVI
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concept
Il testo analizzato è un saggio di Le Breton intitolato “Sociologia del rischio”, come suggerito dal titolo stesso il libro analizza il concetto di rischio in tutte le sue accezioni. Dopo una prima riflessione su ciascuna delle sezioni si è deciso di estraniare il concetto dagli aspetti più tecnici e concentrarsi soprattutto sulla dimensione dell’emotività. Il verbo rischiare simboleggia, in quest’ottica, la possibilità di cambiamento a discapito di un’esistenza in balia della noia caratterizzata da immobilità e monotonia. L’idea del video nasce appunto dalla volontà di mettere a confronto queste due possibili realtà e in particolare di sottolineare la funzione del rischio come possibile via da percorrere per la propria realizzazione. Si è voluto evidenziare anche il fatto che il termine rischio venga spesso utilizzato erroneamente come sinonimo di imprevisto e quindi di casualità, ma che al contrario sia legato a lunghi e profondi ragionamenti che coinvolgono l’uomo ogni giorno. A questo proposito la maggior parte del video è pensata per suggerire questo processo di analisi, che ognuno di noi
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CONCEPT E OBIETTIVI
compie più o meno consciamente, sulla propria esistenza. Dopo questa prima parte, in cui si vuole suggerire l’idea di vita ripetitiva, viene messo in scena il momento del rischio che, come sostiene l’autore “dà sempre la certezza di conoscere un’intensità dell’essere che spezza il quotidiano”. Il verbo “spezzare”, utilizzato da Le Breton, è stato fondamentale per poter progettare la parte finale del video, nella quale viene visivamente restituita quest’idea di superamento dei propri limiti. Infine, come sostiene l’autore non è possibile sapere in partenza se la decisione presa sia valida o porti al fallimento ma è invece assodato che un mondo senza rischi è impensabile e che il vero pericolo risiede proprio nel non mettersi mai in gioco e vivere nella routine. In quest’ottica, in cui nulla è preventivamente ipotizzabile, la conclusione è stata pensata come un finale aperto che permette allo spettatore di immaginare liberamente come procederà la storia.
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CONCEPT E OBIETTIVI
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obiettivi
Il video è stato pensato come booktrailer, quindi realizzato per pubblicizzare il libro di David Le Breton “Sociologia del rischio”. Attraverso l’utilizzo di immagini evocative, musica e parole cerca di sintetizzare il contenuto del libro stesso e ricrearne l’atmosfera. Essendo il libro un trattato che analizza il rischio da vari punti di vista, l’obiettivo è stato quello di focalizzarsi su un’immagine che potesse riassumerne l’idea principale, tralasciando le sezioni specifiche. A questo proposito nel video compaiono 5 frasi che suggeriscono il tema trattato, senza scendere nel particolare, con l’intento di far riflettere e incuriosire il fruitore. Testo e riprese si alternano seguendo il ritmo suggerito dalla musica fortemente cadenzata. Essa svolge un ruolo fondamentale poiché supporta e sottolinea l’idea di vita monotona, trascorsa in balia della noia, immagine che si cerca di comunicare per l’intera durata del video.
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CONCEPT E OBIETTIVI
Cercare di non correre rischi è già in sé un rischio, quello della sclerosi, della fragilità davanti al tempo che passa, dell’impantanamento nelle routine. Significa condannarsi a non cambiare le cose, anche se non sono ideali. Questo può portare a rimanere in uno stato di sottomissione o di malessere. L’assunzione di rischi nella vita di tutti i giorni è un tentativo di ridefinire l’esistenza. Certo, la possibilità di perdere resta, ma è poca cosa rispetto alla soddisfazione di aver osato. David le Breton 23
STORYBOARD E MOODBOARD
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storyboard
L’idea è quella di raccontare a livello visivo un percorso mentale: il corpo non viene utilizzato come tale ma diventa rappresentazione astratta. A livello tecnico vengono utilizzate 3 camere fisse: A (vista frontale), B (vista accidentale), C (vista laterale) e una mobile per i dettagli. Le 3 inquadrature si alternano tra di loro guidando lo spettatore nella storia. Inizialmente la figura è fortemente ancorata al cubo per simboleggiare l’attaccamento ad una vita monotona che si svolge all’interno di confini reputati sicuri. Man mano la stessa figura cerca di allontanarsi dalla monotonia nella quale è rinchiusa e le immagini suggeriscono questo passaggio intermedio: una parte del corpo rimane ancorata al cubo mentre gli arti iniziano ad esplorare lo spazio circostante con piccoli movimenti. Parallelamente quello che prima era solamente un wireframe grafico si trasforma in un vero e proprio spazio delimitato da pareti, simbolo che la consapevolezza dei propri limiti sta aumentando. L’ultima scena nella quale il piede tocca finalmente per terra simboleggia la volontà di superare questi limiti e quindi di rischiare.
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STORYBOARD E MOODBOARD
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moodboard
L’immagine a destra vuole sintetizzare il concept del video, elementi geometrici e figura umana convivono in una dimensione unica. La doppia figura rappresenta le due dimensioni esistenziali che si vogliono rappresentare: quella più a destra simboleggia la vita vissuta in balia della noia, in sicurezza ma ripetitiva e monotona, la figura in piedi rappresenta il tentativo di uscire dai propri limiti, mettersi in gioco e quindi rischiare. L’idea di una geometria che fa da sfondo alle due figure sottolinea il fatto che l’essere umano vive in una società che indirizza le sue azioni. In quest’ottica la volontà del singolo si annulla ma una possibilità di cambiamento è data proprio dal poter decidere di intraprendere nuovi sentieri senza sapere quali saranno le conseguenze. L’inserimento di una pagina di rete metallica vuole enfatizzare questo concetto di “sentieri tracciati” a cui fa riferimento l’autore stesso all’interno del suo libro. Sollevando la rete si acquisisce un primo livello di consapevolezza rispetto alla propria situazione e si è liberi di scegliere se continuare a rimanere fissi sulle proprie posizioni o andare al di là.
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teemmam, -
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TESTI E TIPOGRAFIA
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scelta del font
Il font che abbiamo scelto è Teimer nei pesi Light e SemiBold. La scelta di un font graziato è dovuta al fatto che i toni delle riprese, i movimenti armoniosi dell’interprete, il brano musicale scelto si relazionano andando a delineare un immaginario audiovisivo elegante, quasi sospeso. Un altro aspetto che abbiamo valutato è stata la leggibilità del font: nonostante sia infatti un font serif, risulta essere comunque facilmente leggibile; ciò ci ha consentito di ridurre i tempi di lettura al minimo indispensabile.
Teimer Light ABCDEFGHILMNOPQRSTUVZ abcdefghilmnopqrstuvz Teimer SemiBold ABCDEFGHILMNOPQRSTUVZ abcdefghilmnopqrstuvz 29
TESTI E TIPOGRAFIA
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testo scritto
All’interno del booktrailer le riprese vengono intervallate da 5 frasi rielaborate partendo dal testo di Le Breton. Sono state scelte parole fortemente connotate anche a livello audiovisivo: nulla di nuovo, esistenza immobile, confini sicuri, monotonia, limiti e intensità del vivere. Alla base c’è la volontà di creare un effetto di climax nello spettatore, ogni frase aggiunge un elemento nuovo al racconto della storia sebbene possa esistere da sola. Ogni frase contiene circa 10 parole, è pensata per essere leggibile e comprensibile in tempi brevi ma al tempo stesso incisiva. Le prime 3 proposizioni raccontano di un’esistenza vissuta in balia della noia, confinata entro limiti all’interno dei quali ci si sente sicuri. L’utilizzo del termine “imprigionati” introduce un’ulteriore dimensione che si affianca a quella della sicurezza che acquista un’accezione negativa. Il verbo “spezzare” utilizzato nella quarta frase segna il passaggio dall’esistenza di cui si è parlato finora ad una nuova nella quale il rischio è protagonista e permette appunto di “assaporare l’intensità del vivere”.
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01 / 00.02
non accade mai nulla di nuovo a colui che resta sulle proprie posizioni
02 / 00.21
si vive imprigionati in un’esistenza che sembra immobile
03 / 00.33
ci si rifugia entro confini sicuri senza esplorare nuovi sentieri
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per spezzare questa monotonia è necessario spingersi oltre i propri limiti
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occorre rischiare per poter assaporare l’intensità del vivere
MUSICA E AUDIO
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runaway
Il brano che abbiamo scelto come base musicale è una parte dell’instrumental cover della canzone Runaway (Kenye West ft Pusha T / 2010), tagliata e riadattata. La scelta è scaturita dalla volontà di avere un brano che potesse essere quanto più possibile scandito, il che ci ha consentito di lavorare con precisione e in modo sinestetico nella fase di montaggio. La maggior parte della base è caratterizzata da note di pianoforte, mentre verso la fine diventa più strumentalmente ricca e ritmata. All’inizio del book trailer, sulla frase iniziale “non accade mai nulla di nuovo a colui che resta sulle proprie posizioni”, abbiamo inserito una porzione di un altro brano strumentale: Mellifera, dell’artista They Dream By Day (2016). Il suono, appena percepibile, introduce al video in maniera graduale e non netta.
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RELAZIONE AUDIO/VIDEO
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progettazione sinestetica La relazione audio/video è uno dei punti sui quali ci siamo focalizzate maggiormente. Il montaggio è stato realizzato in modo tale che gli accenti visivi corrispondano agli accenti sonori. Ad ogni nota di pianoforte, infatti, l’interprete compie un movimento preciso (si allontana dal cubo, cerca di sfiorare il pavimento, muove il corpo a scatti, ecc.). Lo stacco tra le scene è posizionato tra un accento e l’altro per tutta la durata del video. Nel momento finale, in cui la protagonista scende dal cubo, la musica cambia: questo avviene per evidenziare il mutamento psicologico che subisce. Oltre a lavorare sulla relazione audio/video, abbiamo cercato di legare concettualmente il senso del booktrailer all’andamento musicale. Ad una monotonia sonora è correlata l’idea di un’esistenza statica e in balia della noia, mentre alla seconda parte, più dinamica e ritmata, è legata l’idea di una realtà finalmente vissuta a pieno, con la consapevolezza che il rischio possa essere la soluzione alla staticità della routine quotidiana. Anche i titoli di coda sono stati progettati con particolare attenzione all’aspetto sinestetico.
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PA RT I T U R A I N T E R CO D I C E
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partitura intercodice
Nella seguente partitura intercodice abbiamo voluto inserire alcuni tra gli elementi utili a poter rappresentate visivamente lo sviluppo del booktrailer: — L’onda sonora, che mette in risalto la scansione in tre parti della base musicale (intro 00.00 - 00.11, svolgimento 00.12 - 00.53, conclusione 00.54 - 10.11) e la sua relogalità nella parte centrale, costituita unicamente da note di pianoforte. — I frames significativi, sia delle inquadrature (tre camere fisse, una sui dettagli del corpo) che del testo inserito. — Lo sviluppo grafico del cubo. In questo caso l’idea è stata quella che la geometria si potesse rivelare mano a mano, come se la protagonista si autoimponesse dei limiti prestabiliti. Una volta creata la geometria inizieranno poi ad accendersi le pareti, frenando il movimento e costringendolo all’interno dei confini. — La frequenza spettrale, che sottolinea la scansione precedentemente visualizzata con l’onda sonora.
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Occorre rischiare per poter assaporare l’intensità del vivere
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ASPETTI TECNICI
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riprese
Le riprese sono state svolte nel Set 01 presso il Laboratorio immagine del Politecnico di Milano. Il set è stato scelto poichè l’idea era quella di girare il video in un ambiente neutro senza particolari connotazioni, in modo da avere tutta l’attenzione sulla protagonista e decontestualizzare il racconto. Sono state impostate 3 luci direzionali al tungsteno al di sopra del cubo che permettessero di generare ombre definite ma non eccessivamente nette. Per quanto riguarda le camere, sono state posizionate 3 camere fisse, con i seguenti valori: 1/125 tempo, 5.0 di apertura diaframma, 400 ISO. Una camera con vista più generale posta di fronte al cubo e due camere poste lateralmente con inquadrature più strette. Un’ulteriore camera mobile è stata utilizzata per le inquadrature di dettaglio. In un primo momento è stato posizionato il cubo al centro della scena, dopodichè sono stati disposti i cavalletti con le camere intorno ad esse.
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ASPETTI TECNICI
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montaggio
Dopo aver analizzato tutte le riprese si è passati ad una selezione dei video più interessanti sia da un punto di vista tecnico che del racconto. Per montare il video è stato utilizzato il programma “Adobe Premiere Pro”, mentre per l’aggiunta degli effetti nella parte testuale è stato utilizzato “Adobe After Effects”. Si è scelto di intervallare i diversi tipi di inquadrature con lo scopo di rendere più dinamico il video. Le scene sono state ordinate logicamente per raccontare al meglio il concept del booktrailer: si susseguono una serie di scene che mostrano la figura dapprima saldamente ancorata al cubo e man mano che si allontana dallo stesso compiendo movimenti protesi verso lo spazio circostante. Durante il montaggio è stato fondamentale la corrispondenza tra il cambio di scena e e i cambiamenti del brano scelto per il video. Tra le scene sono stati poi inseriti cinque stacchi relativi ciascuno ad una frase del testo scritto, sono stati studiati i tempi di lettura e si è aggiunto un effetto che provoca un leggero movimento delle lettere, appositamente scelto per rappresentare l’idea di equilibrio-instabile.
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camera A / vista frontale
camera B / vista accidentale
camera C / vista laterale
camera D / dettagli
scena di stacco: cambiamento nella color correction
texture di fili che simboleggiano i percorsi tracciati
modalitĂ di inserimento frasi 02 - 03 - 04
modalitĂ di inserimento frase 05
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
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fonti
David Le Breton, Sociologia del Rischio, Mimesis Edizioni, Milano - Udine, 2017 http://mimesisedizioni.it/sociologia-del-rischio.html http://mimesisedizioni.it/david-le-breton-/ http://cafebabel.it/cultura/articolo/david-le-breton-ilcorpo-estensione-dellanima.html Casi studio Next in line - Asier Zabaleta + Longela (2010) https://vimeo.com/16995508 Ballet rotoscope - Masahiko Sato + EUPHRATES (2011) https://www.youtube.com/watch?v=yzJk6ww3LD0 The art of geometry - Mashup Company (2014) https://www.youtube.com/watch?v=vwTWk0BUrAw Spark music video - Boris Seewald (2015) https://vimeo.com/139414914 Air Max ‘97 x Pam Pam - Camila Falquez (2017) https://vimeo.com/228823984
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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
Musica Runaway (instrumental cover) - https://open.spotify. com/track/0NTNKTeHOLMYSrAdMXklqo?si=1Ky-A_ iCQHSKlxhTIu-0Dg Mellifera - https://player.epidemicsound.com/ search/?search_query=mellifera
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