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Berardo Silvestri
Il Segreto della Maddalena Romanzo
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Questo libro è un’opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzioni dell’autore e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o defunte, è assolutamente casuale. © 2017 Segmenti Editore - Francavilla al Mare
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Un ringraziamento particolare all’amico fraterno Francesco Sciarretta per aver accettato “l’arduo” compito di correggere e rendere quindi leggibili, le bozze di questo mio lavoro.
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Dedicato a mia moglie e mia figlia, gli unici due errori che non ho commesso in vita mia.
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PREMESSA
Nell’anno 1106 Papa Pasquale II intraprese, nell’ambito delle lotte fra papato ed impero, un viaggio in Francia dove si trattenne per diversi mesi tanto che a Cluny celebrò il Natale e nel maggio dell’anno successivo a Troyes convocò un importante Sinodo. Fece ritorno a Roma solo nel settembre 1107. Al seguito del pontefice, tra gli altri, vi era un giovane di nome Berardo, da poco creato dallo stesso Pasquale II “Cardinale Diacono di S. Angelo in Pescaria”, nato a Colli di Monte Bove nella diocesi dei Marsi e discendente della famiglia dei Conti dei Marsi, quindi di antiche origini francesi. Il giovane Berardo, avviato fin da ragazzo alla vita ecclesiastica presso la Cattedrale dei Marsi nella città di Marsia, si era messo in luce dopo aver affinato la propria preparazione teologica presso l’abbazia di Montecassino e il Papa lo aveva chiamato a Roma, su segnalazione dell’Abate Ottone, colpito dalle sue doti spirituali e organizzative. Una sera di metà aprile del 1107, Berardo ricevette a Troyes, dove alloggiava, un messaggio da un misterioso frate benedettino, tale Bernard de Ponthieu, che lo invitava 9 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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a raggiungerlo nei pressi di Thiron, nel nord della Francia, dove insieme ad altri due confratelli stava costruendo un monastero dedicato a Sant’Anna.
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ORA ET LABORA
I tre colpi, vibrati con energia contro il traballante portone che segnava l’accesso all’area del costruendo monastero dedicato a Sant’Anna, riecheggiarono distintamente nell’ancora freddo imbrunire di fine aprile della foresta di Thiron nella Francia del nord. Berardo era abbastanza stanco, il viaggio da Troyes a Thiron Gardais lo aveva provato ed inoltre le generiche ed a volte imprecise indicazioni che aveva raccolto lungo la malmessa strada, avevano ritardato il suo arrivo a destinazione. Tuttavia la fatica era stata attenuata dalla curiosità seguita a quel misterioso invito ricevuto da Padre Bernard. Curiosità che era via via aumentata, tanto che anche quei pochi minuti di ritardo nell’apertura del portone sembravano dilatarsi oltre il tempo reale lasciando spazio ad una certa insofferenza. Finalmente lo spioncino posto al centro del portone si aprì lasciando intravedere nella penombra il contorno di un volto quasi completamente coperto da un cappuccio. – Sono Berardo, vengo da Troyes. Sono arrivato su invito di Padre Bernard de Ponthieu. 11 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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Lo spioncino si richiuse e subito dopo si aprì l’anta del portone. Si materializzò così la figura di un uomo di media altezza completamente avvolta in un pesante saio dal pelo lungo di colore grigio fumo. – Vi stavamo aspettando già da alcuni giorni... – esclamò l’uomo e aggiunse – ...eravamo preoccupati per il vostro ritardo. – Purtroppo il viaggio è stato più complicato del previsto, io non sono francese e conosco poco questi posti, inoltre Padre Bernard nel suo messaggio si è raccomandato molto di usare la massima discrezione e di non far sapere a nessuno di questo nostro incontro; sono giunto accompagnato solo dal fidato stalliere Renzo. Ribatté Berardo quasi a volersi giustificare. – Prego accomodatevi, – soggiunse l’uomo – la nostra dimora è povera ma quello che abbiamo lo divideremo volentieri con voi. Per quanto riguarda i cavalli, più tardi dirò al vostro amico dove sistemarli, per rifocillarli e passare la notte. A proposito, io sono Padre Victor confratello di Padre Bernard e di Padre Adrian, mi scuso con voi se prima ho aperto il portone con circospezione ma sapete, qui viviamo solo noi tre monaci e di gente malintenzionata, purtroppo, da queste parti ce n’è parecchia. Ciò detto invitò, con un cenno della mano, i due ospiti ad entrare e dopo un ultimo sguardo all’esterno, richiuse alle sue spalle il portone. Il terzetto, nella penombra della sera ormai incombente si avviò, percorrendo un vialetto sconnesso, verso una costruzione fatta di tavole malamente tenute insieme fra di loro ed all’interno della quale si intravedeva un debole 12 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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fuoco che, con ogni probabilità, aveva la doppia funzione di fungere da riscaldamento e da cucina per l’imminente frugale cena. Padre Victor aprì la porta della baracca consentendo così a Berardo di poter scorgere, alla debole luce della fiamma, due figure sedute attorno ad un malconcio camino. – Padre Bernard...! Sono gli ospiti che stavamo aspettando – mormorò il Frate. – Finalmente... – rispose uno dei due uomini seduti, – falli accomodare. Padre Victor si scostò leggermente in modo da consentire a Berardo e Renzo di poter entrare nella baracca, ma mentre il primo attraversò subito l’uscio, il secondo rivolgendosi al Frate, gli comunicò la sua intenzione di sistemare prima i cavalli e solo dopo godersi il meritato riposo. Con un cenno del capo Padre Victor acconsentì e precedendo Renzo di qualche passo lo riaccompagnò, in senso inverso, al portone di uscita dove avevano lasciato provvisoriamente gli animali, al fine di condurli all’interno per sfamarli ed abbeverarli dopo il lungo viaggio. Berardo invece era rimasto fermo per alcuni attimi appena dopo l’uscio, comunque il tempo sufficiente per dare un rapido sguardo all’interno. La baracca era costituita da un’unica stanza completamente disadorna e priva di mobilio degno di questo nome. Uniche eccezioni erano rappresentate da un tavolo, con una delle gambe visibilmente più corta delle altre tre e alla cui base era stata posta una pietra squadrata in modo da assicurargli un minimo di stabilità e di equilibrio e, tre sgabelli; mentre in un angolo altrettanti tavoloni con della paglia sopra erano adibiti a giaciglio per i monaci. 13 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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Spiccava invece nella monotona colorazione marrone-legno della stanza un ritratto a colori vivaci raffigurante un’immagine di Cristo, alla base del quale erano stati collocati tre inginocchiatoi molto vetusti ma particolarmente consumati nel punto ove le ginocchia poggiavano durante le preghiere. Una piccola finestra completava il quadro d’insieme; finestra che non serviva certo ad arieggiare il locale, visto che tra le giunture delle tavole che formavano le pareti, si insinuavano vari spifferi. Appoggiate sul tavolo stavano due brocche di terracotta, alcuni bicchieri, un piatto con del formaggio ed una pagnotta di pane palesemente raffermo; sul fuoco del camino inoltre era stato posto, sopra un treppiede, un pentolone di rame completamente annerito dal fumo, dove era in cottura una minestra di legumi secchi e verdure, frutti del raccolto dell’anno prima nell’adiacente orticello. Pur abituato alla vita monastica e soprattutto ai dettami benedettini appresi sia nella chiesa di Santa Sabina, cattedrale dei Marsi, da bambino che nell’abbazia di Montecassino da giovane, Berardo restò sorpreso dal tipo di vita particolarmente dura che i tre monaci si erano autoimposti. Questo non fece che accrescere ancor di più la stima che egli nutriva nei confronti di Padre Bernard e dei suoi due confratelli, convinto com’era che fosse ormai indispensabile combattere, con rinnovata energia, contro gli eccessi e le comodità della vita condotta dal clero così detto “secolarizzato”, ormai in aperto contrasto con gli insegnamenti di Gesù e dei “Padri” della Chiesa. Mentre era intento a fare queste riflessioni, venne riportato alla realtà dalla voce di Padre Bernard il quale, accesa una lanterna ad olio, si era avvicinato all’ingresso.
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– Caro Berardo, non rimanere sulla porta, prego accomodati, come vedi questa casa è umile ma la nostra gioia è grande nel vederti qui e ringraziamo il Signore per averti accompagnato. – La gioia è mia, Padre Bernard. Io un umile Diacono ho avuto l’onore di essere stato invitato nella dimora di uno dei personaggi più illustri della chiesa di Francia. Rispose Berardo. – Suvvia Berardo, non esagerare. Non facciamo altro io ed i miei confratelli che applicare gli insegnamenti di nostro Signore e del fondatore del nostro “Ordine” San Benedetto, “ORA ET LABORA”, ricordi Berardo? “ORA ET LABORA”. Eppoi non essere troppo modesto, il mio amico Ottone mi ha inviato una lettera informandomi della tua presenza qui in Francia al seguito di sua Santità e mi ha parlato molto bene di te. Nonostante la giovane età pare che tu sia molto apprezzato da Papa Pasquale II. – Faccio solo il mio dovere di servitore della chiesa, nel ruolo che il Santo Padre deciderà di affidarmi volta per volta. Fu la risposta di Berardo. – Bravo Berardo, la chiesa ha bisogno di giovani preparati ed umili come te. Replicò Padre Bernard. Nel frattempo che i due interlocutori intrattenevano questa piacevole conversazione, furono raggiunti da Padre Victor e da Renzo i quali avevano appena terminato di sistemare i cavalli. Fu a quel punto che Padre Bernard, presentato agli ospiti anche il terzo confratello Padre Adrian, invitò tutti a sedersi per riposare, pregare e consumare insieme la sia pur povera cena. 15 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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Il frugale pasto consentì ai frati benedettini ma soprattutto allo stalliere ed a Berardo, meno avvezzi alle fatiche fisiche ed ai digiuni, di rinfrancare il corpo e lo spirito ma fu anche l’occasione per Padre Bernard di acquisire dal suo ospite informazioni fresche sull’attività del Papa. Per quanto Berardo non fosse certamente fra i consiglieri diretti, ma solamente uno dei componenti della delegazione al suo seguito, aveva comunque modo di accedere ad informazioni di prima mano e spiegò al suo interlocutore quali erano i pensieri e le preoccupazioni che assillavano il Santo Padre. Prima i forti contrasti con l’Imperatore Enrico IV, che insieme al clero tedesco aveva sostenuto gli “antipapa” Clemente III, Teodorico e Alberto; poi quando sembrava che dopo la sua morte, con il figlio Enrico V, le cose potessero andare meglio, i rapporti erano addirittura peggiorati. Il motivo principale dello scontro fra il Papa e l’Imperatore era da ricercare nell’assurda pretesa di quest’ultimo di voler ordinare i Vescovi e comunque Berardo si dichiarava convinto che il Sinodo, che si sarebbe tenuto di lì a poco a Troyes, avrebbe deciso di dichiarare decaduti tutti i Vescovi non di nomina papale e naturalmente l’Imperatore che li aveva ordinati. Fortunatamente, argomentava ancora Berardo, il Re di Francia era rimasto fedele al Santo Padre o quantomeno neutrale, almeno fino a quel momento. Padre Bernard ascoltava il loquace Berardo. E, quanto più questi continuava a parlare tanto più, in cuor suo ringraziava il Signore per avergli dato il coraggio e la forza di aver fatto una scelta di vita diametralmente opposta a quella raccontata dal suo giovane ospite. 16 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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La scelta del romitaggio, da solo o in compagnia di pochi fidati confratelli, nella preghiera e nell’umiltà del lavoro manuale lo appagava completamente facendolo sentire sereno ed in piena armonia con Dio. Contemporaneamente era presente in lui un senso di con-passione nei confronti di Papa Pasquale II che aveva conosciuto quando non era ancora Papa ma Padre Raniero, monaco presso il monastero di Cluny. Lo ricordava come una persona dall’animo dolce e pacifico e non avrebbe certo immaginato che la responsabilità di guidare la chiesa lo avrebbe cambiato rendendolo forte e combattivo tanto da tenere testa a Re ed Imperatori. Berardo si rese conto che il suo interlocutore era concentrato in tutt’altri pensieri e non seguiva più con l’iniziale attenzione il racconto, per cui si interruppe e rivolto al Frate esclamò: – Scusatemi Padre Bernard, forse vi sto annoiando con queste mie chiacchiere di palazzo. – Oh no figliuolo... – lo rassicurò il Frate e aggiunse: – ...il fatto è che non sono abituato a questi discorsi. Io ho scelto di vivere la fede in modo diverso, attraverso la solitudine e la regola benedettina ed ogni giorno che passa mi convinco che è stata la scelta giusta, anche se pure noi abbiamo i nostri problemi con le autorità di questa regione della Francia. Il Conte Rotrou ci aveva donato un’area presso Arcisses, ma la Contessa sua madre ha revocato la donazione pare su pressione dei Frati cluniacensi dell’abbazia di San Dionigi a Nagent-le-Rotrou. Allora il Conte ci ha donato questo sperduto angolo di foresta per consentirci di realizzare un monastero in onore di Sant’Anna. Se tutto va 17 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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bene e con l’aiuto di Dio fra un paio di anni dovremmo terminare i lavori. – Ve lo auguro di cuore... –, disse Berardo, il quale tentando di spostare l’argomento della discussione sul tema che gli interessava di più, aggiunse: – ...ma ditemi, qual è il motivo che vi ha spinto ad invitarmi con urgenza e riservatezza a raggiungervi in questo luogo isolato? – Non abbiate fretta, mio giovane amico, si è fatto tardi. Questa è l’ora della preghiera e del riposo, domani avremo tutto il tempo per continuare la nostra conversazione. Fu la rassicurante risposta di Padre Bernard. Ciò detto comunicò inoltre ai due ospiti che avrebbero dormito nella baracca, mentre lui e gli altri due confratelli si sarebbero sistemati nella adiacente stalla. Nonostante le garbate proteste di Berardo la decisione fu irrevocabile, per cui i cinque commensali si scambiarono la buona notte, dandosi appuntamento per l’indomani di buon’ora. **************** Il mattino seguente un ritmico rumore, tipico dei martelli che picchiano sulla viva pietra, svegliò quasi di soprassalto sia Berardo che il fidato stalliere Renzo. Anche se il tiepido sole nordico ancora non aveva invaso la radura scelta dai Frati per erigere il monastero, le prime luci dell’alba già si infiltravano all’interno della baracca. Nonostante fosse ancora molto presto, Padre Bernard ed i suoi due confratelli erano alacremente al lavoro, in18 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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tenti a squadrare le pietre che poi sarebbero servite a dare forma alla struttura dell’opera in costruzione. Berardo fu il primo ad alzarsi dallo scomodo giaciglio sul quale aveva passato la notte e ad uscire fuori. Dopo un rapido sguardo all’ambiente circostante egli si diresse senza indugio verso un ruscelletto che scorreva poco distante, laddove una piccola depressione nel terreno aveva dato vita ad un laghetto. La gelida acqua che, accumulata nei palmi delle mani congiunte usò per lavarsi il viso, rimosse d’un tratto il residuo intorpidimento dovuto al sonno notturno e gli consentì di riprendere immediatamente la consueta lucidità. Asciugatosi alla meno peggio si incamminò quindi nella direzione da cui provenivano i rumori prodotti dal lavorio dei monaci. Aggirò la baracca e dopo aver costeggiato una piccola stalla, dove oltre ai due cavalli vi erano un mulo e alcune pecore dalle quali evidentemente i frati traevano il latte ed il formaggio di cui si cibavano, arrivò in un ampio spiazzo pianeggiante. Qui essi, coperti con degli strani saii dal pelo lungo di coloro grigio fumo, stavano lavorando ed erano già visibili le fondamenta e parte delle mura perimetrali del futuro monastero. Padre Bernard, accortosi della presenza del suo ospite, lo salutò con un cordiale “buongiorno”; allo stesso modo fecero Padre Victor e Padre Adrian e naturalmente Berardo in risposta a loro. Contemporaneamente gli indicò un muretto di pietre che era stato eretto per riparare un piccolo fuoco, acceso al fine di riscaldare del latte appena munto. Berardo accettò volentieri la calda colazione che arricchì con del pane secco ma espletata questa semplice, an19 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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corché gradita formalità, si avvicinò nuovamente ai frati deciso a riprendere il discorso lasciato in sospeso la sera precedente. Padre Bernard intuendone lo stato d’animo cessò il lavoro in cui era impegnato e con un cenno della mano lo invitò a seguirlo all’interno della foresta. I due amici si inoltrarono quindi tra gli alti fusti delle conifere che, intercettando quasi completamente con le loro folte chiome la ancora debole luce del sole, facevano percepire più pungente del reale il freddo dell’alba appena sorta. Qualche fruscìo qua e là rivelava inoltre la presenza di piccoli animali che scappavano impauriti alla vista dei due uomini i quali procedevano a passo spedito senza pronunciare parola. All’improvviso, quando ormai Berardo stava per chiedere spiegazioni riguardo a quella lunga camminata, il frate si fermò e gli indicò, con voce leggermente ansimante, un mucchio di pietre che a ben vedere non appariva naturale bensì realizzato da mani umane, pregandolo contestualmente di aiutarlo a spostare quei massi accatastati. L’operazione non fu breve e tenne impegnati i due uomini per diverso tempo, fino a quando la rimozione quasi completa delle pietre non portò alla luce l’ingresso di una botola. Senza indugio Padre Bernard, che nonostante la non più giovane età era dotato ancora di notevole forza fisica, spostò il coperchio che ne occludeva l’ingresso ed accesa una lanterna, appositamente lasciata lì in precedenza, si calò nella botola invitando l’amico a fare altrettanto. Berardo avrebbe voluto chiedere spiegazioni ma era 20 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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ormai evidente che di lì a poco molte sue domande avrebbero trovato delle risposte o, più probabilmente, avrebbero generato altre domande e quindi auspicabilmente altre risposte, in un gioco che prometteva di essere ogni giorno più intrigante ed intrigato. I due con l’ausilio della debole luce della lanterna scesero lungo una ripida scala formata da due rampe ognuna di nove gradini e si trovarono di fronte all’ingresso di un’ampia stanza sotterranea. Il frate prese una seconda lanterna ivi appesa; l’accese e la porse a Berardo il quale al culmine di una crescente eccitazione e seguito dallo sguardo rassicurante di Padre Bernard, cominciò ad esplorare l’ampia cavità. Le pareti della stanza erano sorprendentemente lisce e finemente decorate con affreschi che si susseguivano l’uno all’altro come a voler raccontare una storia. Ad una più attenta analisi essi raffiguravano scene della crocifissione di Gesù e potevano certamente riferirsi, sulla base della tecnica utilizzata, all’epoca proto-cristiana. Al centro della stanza era posizionato un contenitore in pietra che Padre Bernard e Berardo provvidero ad aprire sollevandone il pesante coperchio ed al cui interno vi era uno scrigno in ferro che a sua volta aperto, conteneva diversi rotoli – all’apparenza di pergamena – e fittamente scritti in una lingua che nessuno dei due riuscì ad individuare con esattezza. Ad un cenno del frate essi richiusero accuratamente i contenitori ed uscirono dalla stanza; quindi risalendo le scale tornarono in superficie. Infine assicuratisi di aver nascosto bene con le pietre la botola di accesso si incamminarono verso la radura da dove erano partiti. 21 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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Lungo il viaggio di ritorno Padre Bernard, ormai conscio che era giunto il momento di rendere partecipe Berardo delle circostanze che lo avevano portato a fare quella eccezionale scoperta, iniziò a raccontargli fin dall’inizio tutta la storia. Alcuni mesi prima, per la precisione nell’autunno dell’anno precedente, come al solito egli e i suoi due confratelli erano andati, con l’ausilio di un mulo e di un piccolo carretto, all’interno della foresta alla ricerca delle migliori pietre, le più squadrate possibili, occorrenti in gran numero per la realizzazione del monastero che stavano edificando. Tale ricerca si faceva ogni giorno più complessa, poiché la necessità di pietre di idonea grandezza e fattura obbligava i monaci ad allontanarsi sempre di più e a scavare nel terreno se qualcuna di queste era semi sepolta dalla terra. Fu proprio durante una di queste operazioni che una pietra superficiale una volta rimossa ne scoprì un’altra particolarmente liscia per cui i frati iniziarono a scavare più approfonditamente. Ma la pietra in questione, mano mano che l’operazione continuava, si rivelava essere sempre più grande e geometricamente precisa. Alla fine fu evidente che non si trattava di un masso naturale ma di un coperchio di forma rettangolare che celava l’accesso a qualcos’altro, con ogni probabilità una tomba, anche se il fatto che non vi fosse incisa nessuna indicazione sopra lasciava qualche dubbio in proposito. In effetti dopo la sua rimozione i frati non si trovarono di fronte ad uno scheletro ma ad una rampa di scale, tuttavia l’oscurità non permise in quel momento di effettuare una ricognizione approfondita, fu necessario quindi rimet22 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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tere tutto a posto e ritornare la mattina successiva muniti di lanterne e torce. Nei giorni seguenti Padre Bernard ebbe modo di fare sopralluoghi più approfonditi e scoprire che la stanza sotterranea era adornata con nove affreschi, tre per ogni parete esclusa quella dell’ingresso. Di questi affreschi il primo raffigurava Gesù in croce e due donne, probabilmente Maria e la Maddalena, in ginocchio ai suoi piedi e con le mani giunte in segno di preghiera; nel secondo era disegnato un soldato romano che trafiggeva con la lancia il costato di Gesù; nel terzo una donna che era intenta a raccogliere in un calice il sangue che sgorgava dalla ferita; nel quarto le stesse due donne che stavano sedute in cerchio insieme ad un gruppo di uomini, probabilmente gli apostoli; nel quinto sempre le due donne che all’interno di quello che sembrava essere un sotterraneo, erano impegnate a nascondere accuratamente qualcosa di molto prezioso; nel sesto una delle due donne seduta su di un carro che salutava altre persone come se stesse partendo per un lungo viaggio; nel settimo era raffigurata una tipica nave romana che solcava le acque del mare; nell’ottavo la stessa donna in compagnia di un uomo, forse l’apostolo Pietro, nella città di Roma; nel nono infine sempre la stessa donna che in evidente stato di gravidanza ripartiva su di un carro per quello che appariva essere un altro lungo viaggio. Per quanto invece concerne i documenti contenuti nello scrigno, Padre Bernard nonostante le sue conoscenze della lingua latina e greca, confessò di non essere riuscito a decifrarli.
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Era evidente che una scoperta di queste dimensioni non poteva essere gestita dai tre benedettini, né era ipotizzabile renderla di dominio pubblico in quanto avrebbe attirato una gran massa di fedeli curiosi o peggio di gente senza scrupoli che avrebbero sicuramente distrutto gli importanti reperti ed anche la quiete di quei luoghi incontaminati ed isolati. Per cui egli ebbe l’idea di chiedere consiglio ad un suo caro vecchio amico, l’Abate di Montecassino, Ottone, al quale inviò una missiva che spiegava l’accaduto. La risposta arrivò a stretto giro. Padre Ottone consigliava di spedire lo scrigno con i rotoli di pergamena all’Abbazia di Montecassino dove sarebbero stati decifrati e di sigillare l’ingresso della cavità sotterranea in attesa delle più opportune decisioni da prendere. Bisognava però trovare la persona giusta, fidata e discreta, per il trasporto dei documenti. E chi meglio di Berardo, che era stato allievo di Ottone presso l’Abbazia di Montecassino e si trovava giusto in Francia al seguito del Papa, poteva rivestire questo ruolo? Inoltre viaggiando lo scrigno, sia pure in incognito, insieme al convoglio papale durante il suo rientro a Roma, sarebbe stato certamente al sicuro da qualsiasi malintenzionato. Berardo si dichiarò orgoglioso di godere di tanta stima da parte dell’Abate Ottone e naturalmente accettò di svolgere il compito a lui affidato, anche se non si nascondeva che la complessità dell’operazione, tenuto conto dell’estrema importanza dei documenti da custodire e trasportare, lo avrebbe caricato di una enorme responsabilità; nello stesso tempo però manifestò a Padre Bernard la sua per24 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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plessità circa il fatto che Papa Pasquale II non era stato ancora informato dell’esistenza di quel nascondiglio sotterraneo e del suo contenuto. Il frate si giustificò accampando motivi di prudenza e riservatezza, nonché la difficoltà da parte sua di incontrare il Papa senza dare nell’occhio; in ogni caso anche questo ulteriore compito lo avrebbe potuto espletare lui una volta rientrato a Troyes. Avendo constatato che fra di loro vi era completa identità di opinione sulle cose da fare, i due amici aumentarono il ritmo dei propri passi ed in breve tempo raggiunsero la spianata dove gli altri due frati stavano alacremente lavorando aiutati da Renzo che nel frattempo per non restare con le mani in mano si era messo a loro disposizione. Berardo manifestò a quel punto la sua intenzione di mettersi subito in viaggio per raggiungere prima possibile la città di Troyes. Invitò il fidato stalliere a preparare i cavalli e, dopo aver affettuosamente salutato Padre Bernard ed i suoi confratelli e dato loro appuntamento a dopo la conclusione del Sinodo, partì senza indugio.
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