Cuori nudi

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Lucia Iasio

Cuori nudi Racconti

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Questo libro è un’opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzioni dell’autore e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o defunte, è assolutamente casuale. © 2018 Segmenti Editore - Francavilla al Mare Segmenti Editore © 2018 - Riproduzione vietata


LA CITTÀ DEGLI AQUILONI

Il vento soffiava leggero nella piccola città ma a differenza dei tempi passati non c’erano più sogni nel cielo da far volare e, come malate di malinconia, le nuvole sembravano fermarsi restando sospese in un vuoto innaturale. Nessuno più ormai si chiedeva chi fosse il ladro di desideri, tutti erano impegnati in faccende importanti e, simili a formiche diligenti e frenetiche, gli abitanti della piccola città marciavano sui propri giorni impalliditi dall’aridità del non senso. Niente era fuori posto, il tempo scorreva negli ingranaggi perfetti di un orologio e tutti pensavano che la vita non poteva essere altro, celati in degli anonimi vestiti che non ricordavano più di avere desiderato. Da poco era arrivato in città un forestiero, un vecchio barbuto i cui unici averi erano una valigia rattoppata ed un cane che sembrava avesse visto più primavere del padrone; all’inizio in pochi notarono la nuova presenza ma quando il vecchio aprì la sua bottega non c’era bambino della città che non vi facesse visita almeno una volta al giorno, godendo di un sentimento dimenticato. La meraviglia. Il vecchio sorrideva alla vista di tutti quei nasini rivolti verso il soffitto su cui rimbalzavano i cori di ohh emessi Segmenti Editore © 2018 - Riproduzione vietata

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all’unisono per la magia che pendeva dall’alto: fili sottili reggevano pezzetti di legno animati in ogni sorta di forma, uccelli dai mille colori, farfalle dall’esotico batter d’ali, grilli pronti ad esibirsi nei canti dei loro Paesi e ciò che era celato agli occhi giungeva come musica alle orecchie. Quando i nasi tornavano alla propria giusta quota rivolgendosi verso le pareti, le bocche continuavano ad echeggiare di stupore, mirando gli occhi le scenografie che prendevano vita su mensole, scaffali ed ogni tipo di piano che potesse ospitare tutto ciò che la mente del vecchio riusciva a partorire con del sottile filo di ferro. Dove terminava l’incanto dell’arte manuale dell’uomo iniziava quello delle sue parole, capaci di tessere racconti che avevano il sapore di quei mondi lontani visti solo in fotografia sui testi scolastici. Fu così che per tutti i bambini della piccola città egli divenne il “Grande Narratore”, per ascoltare il quale non c’era bufera o arsura che li potesse tenere lontani dal giornaliero appuntamento che implicitamente si davano alla bottega. L’anziano forestiero non si faceva mai trovare a mani vuote, armeggiava tra legno, fili e fantasia fino a che, come per prodigio, nasceva una nuova creatura, figlia della propria vita passata. Nessuna era lì per caso ma ognuna gli rammentava i colori delle terre attraversate, gli odori delle genti incontrate così diverse tra loro eppure tutte con gli stessi bisogni. A volte i suoi piccoli uditori non capivano il trasporto di quello sguardo che solo chi possiede qualche ruga può comprendere ed, in quei momenti, Tod si rivelava, oltre che l’amico fedele di sempre, l’unico conoscitore dei più profondi abissi dell’animo dell’uomo. Questo era il semplice motivo per cui chiunque gli chiedesse “dì, vecchio, a che ti serve quel relitto di cane? Non avrà neanche più la forza di sbadigliare!” riceveva per risposta “chi guarda con gli occhi spesso vede solo la forma, 6

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chi guarda con l’intelletto il significato, chi guarda con il cuore l’assoluto.” Andrea sognava di diventare un astronauta e con l’ostinazione tipica di un ragazzino di dodici anni guardava quel blu infinito che si stendeva sulla propria testa, sicuro di vivere il giorno in cui l’avrebbe toccato. Condivideva con pochissimi l’emozione che solo il pensiero di volare gli donava ed ancor meno ne parlava con i genitori, troppo preoccupati di avere un figlio la cui unica aspirazione era stare con i piedi per aria. Così, mentre lui non riusciva ad immaginarsi da adulto se non libero dalla forza di gravità, loro sabotavano qualsiasi sua iniziativa nata dall’unica passione che conosceva. Andrea non capiva il motivo di tanto ostruzionismo e ad ogni litigio con l’animo in subbuglio si rifugiava nella soffitta, solida custode di desideri celati. Giurava a se stesso che mai avrebbe rinunciato ai propri sogni, mai sarebbe diventato come i suoi genitori, sordi alle vibrazioni che dalle viscere dell’ignoto salgono verso il presente, ciechi nel non cogliere lo scintillio di giovani occhi aperti sul mondo. In fondo, come poteva capire un ragazzino di dodici anni la paura di due adulti? Cosa poteva fare Andrea per risvegliare sua mamma e suo papà, intenti ad innaffiare semi che altri avevano gettato nei loro cuori e dai quali nascevano solo erbe infestanti, colonizzatrici di spazi un tempo aperti e liberi da quei pensieri che, giorno dopo giorno, li avevano fatti assopire nell’ombra della rassegnazione? Nel buio di una soffitta un piccolo guerriero si trovava a combattere battaglie con fantasmi che non gli appartenevano, finché tra un colpo di spada ed un’alzata di scudo scovò un vecchio e polveroso baule, posto in un angolo Segmenti Editore © 2018 - Riproduzione vietata

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remoto di una storia mai realizzata ed, allora, placò il suo ardore abbassando le armi di fronte a quell’ostaggio dimenticato da chi non aveva avuto il coraggio di disfarsene. Andrea rimase immobile ad osservare quel grande scrigno rivestito di un inspiegabile rispetto e, quasi chiedendogli il permesso, lo aprì. Il fuoco del guerriero tornò a pulsargli nelle vene non appena vide sul fondo un modellino che riproduceva alla perfezione un aereo militare, la testa e la coda erano circondate da pile di lettere e su un fianco vi si era accasciata, un poco ricurva, una fotografia. L’afferrò, ritrovandosi tra le mani i propri genitori che gli sorridevano dal passato, felici come mai li aveva visti e di colpo si sentì abbandonato dal peso di un’armatura che non aveva desiderato, mentre il respiro lasciava posto ad un viscerale pianto. Quel pomeriggio alla bottega del vecchio Andrea era immerso in un singolare silenzio, con gli occhi posati fissi su un modellino di aquilone in legno e stoffa esprimeva il totale isolamento in cui si era posto, riluttante a qualsiasi contatto. Luca, il suo migliore amico, non era riuscito ad ottenere alcuna spiegazione per quel comportamento così anomalo e, vista la scontrosità, intuì che era meglio non provare ad indagare oltre. Per l’implicita legge dell’esperienza il vecchio, invece, conosceva fin troppo bene quell’amarezza nel vuoto dello sguardo e, quando per tutti i bambini arrivò il momento di tornare alle proprie case, non si meravigliò nel vedere che Andrea, inerte, continuava a fissare l’aquilone. Allora decise di intervenire: “ti piace quel modellino?” Andrea rispose voltandosi lento: “mi piacerebbe averne uno vero.” 8

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“Posso aiutarti a costruirlo se vuoi” incalzò il vecchio. “I miei genitori non mi permetterebbero mai di giocare con un aquilone, odiano tutto ciò che vola.” “Vuoi dire che non hanno preso mai un aereo?” Continuò con tono ironico il vecchio. “Voglio dire che non vogliono che io faccia l’astronauta perché mio padre non è riuscito a diventare un pilota!” Queste parole uscirono in una raffica di vento dalla bocca di Andrea, andando a sbattere contro le pareti della bottega risuonando forti nelle orecchie dell’uomo, soddisfatto di aver aperto il cuore del suo piccolo amico che raccontò della scoperta fatta nella soffitta, di come erano felici i suoi genitori in quella fotografia lontana e di come non capiva perché a lui non concedevano ciò che la vita aveva concesso loro: una possibilità. Il vecchio avrebbe potuto fornirgli diverse risposte, tutte giuste per un adulto ma straordinariamente sciocche e vacue per un ragazzino di dodici anni, per cui si limitò a donargli una delle sue farfalle in legno le cui ali celavano piccoli tesori. Quando Andrea la pose sulla scrivania nell’intimità della propria camera sentì quello che vi leggeva sopra: il coraggioso fa volare in alto i sogni. D’istinto guardò il cielo oltre la finestra, ignaro di quanto stava per accadere. A scuola Luca osservò a lungo l’amico non più taciturno come la sera prima e non dovette attendere molto per venire a conoscenza degli eventi che avevano portato tanto turbamento. Non appena gli fu confidato dell’aquilone si sentì fiero e speciale. Nel pomeriggio insieme i due amici andarono dal vecchio, risoluti a sfidare chiunque avesse ostacolato le loro decisioni e quando l’uomo incrociò quei giovani sguardi non ci fu bisogno di spiegazioni. Progettarono l’opera e Segmenti Editore © 2018 - Riproduzione vietata

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stabilirono che si sarebbero incontrati ogni domenica mattina, dopo la messa, per costruirla. Nella piccola città nessuno poteva mancare alla celebrazione ecclesiastica della domenica e le campane, suonate con diligenza dal parroco, erano un perseverante richiamo per chiunque cedesse alla debolezza di onorare diversamente il santo giorno. Ad ogni funzione, ormai, l’attenzione di tutti era rivolta al fondo della chiesa dove regnava, vuoto, il posto mai occupato dal forestiero; eppure tale era il desiderio di vederlo che l’aria accontentava gli avidi occhi mostrandosi nei contorni del corpo del vecchio. Le settimane passavano indisturbate tra una benedizione ed un pettegolezzo, mentre l’aquilone prendeva vita nella bottega che mai aveva visto tanta operosità. Infine, gli argomenti da raccontarsi dopo la messa scemarono e gli adulti carpirono come due dei propri ragazzi non battevano ciglio ai richiami, elargiti con generosità durante l’omelia, verso la retta via e con quanta composta diligenza si dirigevano, dopo la funzione, dal vecchio forestiero per aiutarlo, a dir loro, in un progetto di ingegneria. Questa volta Andrea e Luca non avevano raccontato bugie ma ciò non bastò a contenere la collera del genitore mancato pilota quando, insospettito, recatosi alla bottega mirò il risultato di tutto quell’impegno e, tra lo stupore e l’indignazione, trascinò via i ragazzi giurando al vecchio che il suo soggiorno nella città era terminato. La sera stessa le statuarie orecchie dei santi, ubicati nella sala consiliare affinché guidassero gli umani ragionamenti, non udirono il solito chiacchiericcio ma una lecita discussione su come un vecchio sconosciuto aveva incoraggiato la disubbidienza verso dei genitori, era riuscito ad incantare giovani menti spingendole verso ciò che desideravano. 10

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Quando i cittadini della piccola città toccarono la consapevolezza che la distanza dai propri figli era nulla per il vecchio, poiché non aveva dimenticato il linguaggio del futuro nonostante una vita di passato, si piegarono di nuovo alla paura che decise la soluzione migliore per tutti: la bottega doveva chiudere ed il forestiero fare le valigie. Sottovoce la notizia si diffuse nella notte, mischiata al flebile lamento del vento che entrava leggero nelle camere dei giovani cuori. Inesperti, questi battevano il ritmo della speranza, interrotto dall’attimo del verdetto bisbigliato, per poi riprendere simili a tamburi impazziti in un crescendo di rabbia ed impotenza, sordi al loro stesso rumore. Il mattino giunse esplodendo nell’ira collettiva maturata nel buio. Nessun adulto riuscì a placare il rivoltoso popolo dei figli che marciò a difesa del vecchio amico, contrapponendosi alla città intera ostinata a cacciare via l’intruso che, prigioniero nella sua stessa casa, attendeva calmo il proprio destino. Tod portò di scatto lo sguardo oltre le pareti, mentre il suono dei passi si avvicinava anche alle orecchie dell’uomo che anticipò il nemico aprendogli la porta e, dopo un fulmineo duello di sguardi, mostrò le proprie armi. “So” disse “perché voi tutti siete qui. Credete che io sia un cattivo esempio per i vostri figli; temete che ve li possa portare via. Pensate che io sia un folle venuto da chissà dove e maledite il giorno in cui ho messo piede su questa terra, diversa, vi illudete voi, dagli altri posti; abitata da gente onesta e per bene che pensa a lavorare ed a costruirsi una vita di quelle che contano. Ebbene vi sbagliate, non siete migliori di altre persone. Guardatevi, marciate sicuri chiusi nella vostra realtà fattasi terribile lontananza da Segmenti Editore © 2018 - Riproduzione vietata

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quello che eravate. Siete talmente impegnati nel rendervi sterili che fatico ad immaginarvi genitori; ormai sopravvivete simili a sbiaditi ricordi troppo stanchi per provare piacere di sé. Ma i vostri figli non soccombono a questa quotidianità. Lottano contro delusioni che non appartengono loro e non hanno paura di cadere nel fallimento. Cederanno alla vostra frustrazione?” L’esercito dei grandi rispose con il silenzio, mostrando volti sospesi in un’espressione di risveglio e sbigottimento, finché l’esuberanza dei più giovani ruppe le righe scatenando l’unico potere adulto rimasto, l’autorità. Con ancora nelle orecchie l’eco delle parole disarmanti, la comunità concesse al vecchio di restare fino all’inizio dell’estate, dopodiché sarebbe dovuto sparire per sempre. Quella sera il vento non soffiava tra i tetti e le strade, nelle case tremolanti luci si offuscavano al suono del silenzio ed una generale tristezza impregnava i respiri. Andrea non ricordava di aver visto mai sua madre così in pena per suo padre, per la prima volta toccava l’amore dei propri genitori, li percepì per la prima volta uomo e donna che si amano, ancor più nella sofferenza. Si sentì in colpa, credendosi responsabile di tanto dolore. Se non avesse trovato il baule nessuna strana rivelazione avrebbe alterato l’artificiosa quiete; su una cosa era certo, nonostante non avesse capito tutto il discorso del vecchio, quelle parole avevano aperto una finestra sul passato dei genitori e, per suo padre soprattutto, si erano trasformate in sale sparso su una ferita mai rimarginata. Finita la cena tutti e tre si guardarono, sfiorando una complicità dimenticata; fu una di quelle rare volte in cui Andrea avrebbe preferito un sonoro rimprovero al posto di 12

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tranquille raccomandazioni affinché non si addormentasse tardi. Nel mutismo dell’amarezza ognuno si preparò a trascorrere la personale e singolare notte di turbamenti. Mancavano tre mesi all’estate, nella piccola città tutto sembrava tornato come prima dell’arrivo del forestiero. Gli adulti si rintanavano nella routine quotidiana, i bambini andavano a scuola, la domenica era onorata con la santa messa e della bottega non vi era più notizia. Non si sapeva in quali condizioni vivesse il vecchio ed era stato proibito a chiunque di andarlo a trovare, ciò causò una profonda tristezza negli occhi lucidi del “Grande Narratore”, a cui restava solo il ricordo di quel nome attribuitogli dai suoi piccoli amici. Continuava a sperare in loro, dedicandovi nuove creature in legno e fil di ferro ed ogni notte calava sui giovani capi la possente mano quasi a benedirli, quasi ad infondere loro la fiducia nel coraggio che già possedevano. Solo un mese riuscì a tenerli lontano, poi la sfrontatezza si sostituì all’ubbidienza, la passione alla ragionevolezza, l’inventiva alla rassegnazione e, pochi per volta, si recavano furtivi al luogo proibito, assaporando la natura dolce acre del segreto. Tutti si confidavano con l’uomo che così apprese della generale inquietudine che serpeggiava dietro la facciata di ordine e perfezione degli adulti, ignari di essere il principale oggetto di discussione tra i figli. Se a questi mancavano gli anni per raggiungere il livello della comprensione, di certo non erano deficienti della intuizione sensibile che fa vedere la realtà esattamente per quello che è. Andrea era il più colpito nel descrivere i cambiamenti che notava nella quotidianità dei propri genitori. Il papà la mattina non usciva più di casa con quell’espressioSegmenti Editore © 2018 - Riproduzione vietata

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ne dura di chi ha l’ordine di aggredire il giorno e, spesso, lo sorprendeva in quiete con gli occhi persi in immagini a lui invisibili; mentre la mamma non sequestrava più le sue idee sul volare. Un pomeriggio sentì insoliti passi recarsi verso la soffitta. Si stupì poiché l’unico che vi si rifugiava era lui stesso e così cedette al sospetto, seguendo il rumore del corpo che si muoveva verso l’angolo più oscuro del sottotetto, proprio lì dove aveva lasciato inerme il baule abbandonato da troppo tempo. Non ebbe il coraggio di aprire la porta ma si limitò ad osservare dalla piccola fessura lasciata con distrazione da chi si accingeva, fremente e tremante, a sostenere una prova tra le più dure che la vita possa pretendere. Vide suo padre. Annusare quelle lettere rivelatrici di una gioventù taciuta, sollevare il modellino riposto sul fondo del baule e cogliere la fotografia della felicità, dinanzi alla quale l’uomo crollò in un intimo e disperato pianto. A questo racconto il vecchio non ebbe più esitazioni ed incitò il piccolo popolo alla totale ribellione, esortandolo a costruire aquiloni in modo da far volare nei cieli alti dei desideri il pensiero di chi ha dimenticato; in breve tempo la bottega riprese ad essere un’operante officina e gli addetti ai lavori erano talmente discreti e zelanti che nessun adulto si accorse di cosa stava accadendo sotto il proprio naso. Nonostante la generale euforia Andrea non riusciva a togliersi dagli occhi l’immagine del padre in lacrime e mostrava il suo malessere come un cucciolo ferito lamenta il calore materno, finché il vecchio lo prese da parte rivelandogli ciò che non comprendeva: “non devi sentirti in colpa. A volte, da grandi, ci si smarrisce e solo chi è in grado di toccare l’anima può recare aiuto. Tu ci sei riuscito. Con dolore... inevitabile.” 14

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Andrea non si stancherà mai di raccontare di quando aveva dodici anni e di quell’ultima notte di primavera in cui il vento prese a vibrare con una strana energia. Insoliti ballerini apparvero nel cielo a centinaia e, svelando la fattezza di aquiloni, si esibirono in una danza di saluto. Un grande vecchio narratore abbandonava la piccola città, lasciandosi alle spalle un’alba di sogni liberi, finalmente, di volare.

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Prima Edizione: 2018 ISBN 9788899713201 © 2018 Segmenti Editore - Francavilla al Mare Psiconline® Srl - 66023 Francavilla al Mare (CH) - Via Nazionale Adriatica 7/A

Sito web: www.segmentieditore.it e-mail: redazione@segmentieditore.it I diritti di riproduzione, memorizzazione elettronica e pubblicazione con qualsiasi mezzo analogico o digitale (comprese le copie fotostatiche e l’inserimento in banche dati) e i diritti di traduzione e di adattamento totale o parziale sono riservati per tutti i paesi.

Finito di stampare nel mese di maggio 2018 in Italia da Universal Book srl - Rende (CS) per conto di Segmenti Editore (Marchio Editoriale di Psiconline® Srl)

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