Guido io

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Fabio Sapienza

Guido io Romanzo

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Questo libro è un’opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzioni dell’autore e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o defunte, è assolutamente casuale. © 2016 Segmenti Editore - Francavilla al Mare

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A Giulia e Giorgio, i miei due splendidi soli.

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(‌dal largo veniva un vento teso che polverizzava la cresta delle onde, era una distesa immensa di spuma e in acqua si sentiva il morso del freddo... ma ora tutto sembrava appartenere al passato... il cambiamento non era nella spiaggia, nel vento, nelle onde, il cambiamento era nelle persone...) Un mercoledÏ da leoni (1978)

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Prima Parte

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Oggi Guido ha dato il suo ultimo esame all’Università. Il Professore gli ha fatto quattro o cinque domande e quattro mesi di studio se ne sono andati in non più di mezz’ora, con un trenta sul libretto. Si sente come uno al quale hanno fatto un regalo atteso, insomma, dopo tanto studio, si sarebbe aspettato maggiore entusiasmo. Chiama suo padre, il quale risponde dopo uno squillo, chiedendogli com’è andato l’esame, e invece lui è al settimo cielo. Gli fa non so quante domande su cosa gli hanno chiesto e cosa ha risposto e se è contento, perché dalla voce non sembra proprio soddisfatto. Dopo una specie di secondo grado riesce a lasciarlo, approfittando di una chiamata sull’interfono della sua segretaria. Suo padre ha ereditato dal nonno uno degli studi più autorevoli di Milano e, se possibile, è diventato il fiscalista più affermato della città. Divide lo studio con un avvocato, Davide Orlandi, più una trentina tra collaboratori e praticanti. Oggi l’ha invitato per un brunch in ufficio con Davide, il socio, per festeggiare il suo ultimo esame di Economia. All’una Guido arriva puntale in centro, sotto lo studio di suo padre, parcheggia lo scooter all’interno del cortile e 11 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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sale. Ad aprire la segretaria storica, elegante come sempre, con tacco dodici, tailleur color crema e camicetta bianca, con generoso decolleté in vista. - Buongiorno Guido, il Dottor Fontana la sta aspettando - e lo accompagna verso la stanza di suo padre, in fondo al corridoio. - Ciao Babi - lo chiama così da quando era piccolo, quando è in buona, ma solo se sono soli. Non si accorge che, seduto sul divano c’è anche Davide, il quale gli viene incontro a braccia aperte. - Ciao Guido, hai finito gli esami alla grande, francamente non avevo dubbi – e lo abbraccia vigorosamente. Davide oltre che socio è anche da sempre il suo migliore amico. Si conoscono dai tempi del liceo. Stravede per suo padre. Non si è sposato e che lui sappia è single. Trascorre gran parte del suo tempo in studio. Condivide oltre che lo studio anche ogni affare e investimento. Si fidano l’uno dell’altro, ciecamente. Guido ha la sensazione che Davide abbia, da sempre, una sorta di sudditanza psicologica nei confronti di suo padre, che lo consideri la sua guida. Suo padre non ha mai approfittato di questo, anzi, ha sempre fatto credere di essere lui quello che si appoggia a Davide. È fatto così, Guido lo adora anche per questo. Anche suo padre gli va incontro e lo abbraccia con intensità. Non dice niente, perché se parlasse la voce si romperebbe. Ha gli occhi leggermente lucidi. Lui con Guido non si è mai risparmiato emotivamente. Sua madre, invece, è sempre stata quella più trattenuta. Si sono lasciati dopo una quindicina d’anni di matrimonio. Lei è francese 12 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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ed è tornata a stare a Parigi. Guido è rimasto con suo padre a Milano. Forse è per questo che il loro rapporto è simbiotico. - Hai chiamato la mamma? - Sì. - Cosa ha detto?- Era contenta, naturalmente. - Vai a trovarla? - Pensavo di andare a trovarla quando torno da New York, a meno che non scenda lei. Mi è sembrato di capire che sarebbe voluta venire qualche giorno, ma non sapeva ancora se e quando. Si sono lasciati perché erano troppo diversi e ognuno troppo legato alle proprie radici, abitudini, amicizie. Sono stati insieme felicemente, finché non si sono più trovati e hanno cominciato ad allontanarsi, senza litigi, ma con la consapevolezza, e poi il rammarico, di aver perso interesse l’uno per l’altra, infine la separazione, naturale. Non hanno dovuto neanche discutere per stabilire con chi dovesse stare Guido. Aveva quasi diciotto anni, la scuola a Milano, le amicizie, i nonni. Per suo padre era naturale che restasse con lui e per sua madre, tutto sommato, non è stato traumatico. Lei ha una visione più nordica. Il rapporto tra suo padre e sua madre è rimasto di grande confidenza, si rispettano e si vogliono bene, consapevoli che, sebbene la loro storia sia finita, quella lunga parentesi di vita trascorsa resta indivisa. Le volte che si ritrovano potrebbero dare l’impressione di stare ancora insieme dalla naturalezza dei loro incroci e da quanto fluida scorra la loro intesa. 13 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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È per questo motivo che lui quando si riferisce a lei con Guido dice “la mamma” e non “tua madre”, per puntualizzare che, nonostante la loro separazione, la famiglia resta quella e la mamma è la mamma. E a Guido piace ancora pensare che sia così. - Ok, allora scendiamo giù da Giacomo, ho fatto preparare uno spuntino veloce – interviene Davide, - così ci racconti qualcosa di diverso dalle solite barbose teorie di politica economica. - Non vedo l’ora, Davide, – fa Guido scherzando, - ho da raccontarti di una russa che ho incontrato in discoteca la scorsa settimana, …dovresti vederla, uno spettacolo…-. - Dai cammina, - fa suo padre sorridendo, - ma se hai smesso ieri di chiamarmi la notte…-. - Papà, sai che ti chiamo per sapere se sei sveglio... Da quando i suoi si sono separati, il rapporto con entrambi è cambiato. Con suo padre si è trasformato. Lui con Guido è diventato più protettivo, come se il fatto di essere quello che vive con Guido lo facesse sentire iper-responsabilizzato nei confronti di sua madre. Soprattutto, si è dovuto occupare delle cose che prima erano di competenza di lei, addentrandosi spesso con goffaggine in campi a lui sconosciuti. Lei invece ha la capacità di prendere ogni cosa con il giusto distacco, riesce ad avere una prospettiva dal di fuori, e questo la rende sempre molto equilibrata. Ma incredibilmente misurata. - Bene, Guido, mi ha detto Alberto della tua intenzione di cominciare a fare uno stage in studio da noi, dopo le vacanze. - Esordisce Davide. - Personalmente ne sono felice, sappi che sarò inflessibile. 14 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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- Ne sono certo, - risponde Guido sorridendo, - lo farò cercando di conciliare il tempo per terminare la tesi di Laurea. - A che punto sei?- Lo incalza suo padre. - Non mi manca molto, devo solo dargli una forma, ma il grosso è pronto. - Cosa hai organizzato per le vacanze? - Chiede Davide. - Vado con Edoardo a New York, a casa di Giorgio Mori. Giorgio farà uno stage nell’ufficio di New York e noi approfittiamo per andare a trovarlo. - Niente male, - rivolgendosi ad Alberto. – Noi alla loro età andavamo in campeggio, ti ricordi? - Già, - fa suo padre sospirando, - ma erano bei tempi anche i nostri... Passa il resto dello spuntino a sentire i soliti racconti di Davide e suo padre di quando erano andati in questo e in quel posto, e sorride al pensiero di come sia buffo il teatrino che ogni volta mettono in piedi. Quando si salutano, Guido prende lo scooter e parte senza una meta, percorrendo le strade del centro. È una meravigliosa giornata di metà giugno, con l’aria pulita e il cielo terso. Si sente in uno stato di leggerezza e capace di accogliere qualsiasi sollecitazione sensoriale arrivi dall’esterno. Per lui l’inizio dell’estate, dopo le fatiche scolastiche, è sempre il momento più elettrico, carico di luce, leggerezza, libertà. Mentre guida gli arriva un odore che gli ricorda qualcosa. L’olfatto è il senso che più degli altri lo mette in collegamento con la memoria. Gli vengono in mente le vacanze estive in Corsica. Sua madre appena finita la scuola lo por15 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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tava a Calvì da sua zia Corinne e lo lasciava fino alla fine di luglio per poi raggiungerlo con suo padre. Trascorreva l’estate con sua zia e i cugini Michel e Louise. Cerca di identificare l’odore che gli ha regalato quel ricordo. Forse è un gelsomino. Sente vibrare il telefono. Si ferma. È Edoardo. - Che fai? - Stavo cazzeggiando in scooter per le strade del centro. Dove sei? - Sono a casa, sul divano. - Ti raggiungo. Edoardo è il suo amico storico, insieme a Giorgio. Si conoscono dai tempi delle scuole elementari. Poi insieme alle medie e al liceo. All’Università ognuno ha preso strade diverse, ma hanno continuato a frequentarsi lo stesso. Edoardo è un creativo. Zero concretezza, ma mai scontato. Quando sei con lui hai la sensazione che lui sia sempre altrove, e che quando finalmente la sua attenzione cadrà su di te non durerà a lungo. Ha un grande successo con le ragazze, probabilmente per questo suo essere “lontano”. Ha una sorella gemella, bellissima, che si chiama Giulia. È una musicista. Suona le tastiere in una band. Guido la conosce ormai da quando erano bambini. Lei l’ha sempre considerato come un fratello, ma lui ha sempre sperato che prima o poi lei si sarebbe accorta di lui in modo diverso. A casa di Edoardo si sente al sicuro, a proprio agio. I genitori di Edoardo hanno una tabaccheria. Sono persone semplici, dirette, gli vogliono bene. Quando è sotto casa di Edoardo, Guido suona al campa16 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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nello. Sulla porta ad aprirgli trova Giulia, vestita di niente, con una canotta senza reggiseno che le lascia scoperto mezzo addome e un paio di fuseaux, neri, che concedono pochissimo all’immaginazione. - Ciao piccolo, - così lo chiama Giulia, e lo abbraccia e bacia in bocca. - Tra quanto dovrò chiamarti dottore? - Smettila, - sorride lui e la spinge via, sempre un po’ a disagio di fronte a queste manifestazioni così scoperte. - Edoardo è in soggiorno. - Si accomiata con un sorrisetto, facendogli un gesto di scherno con le mani. - Ciao Giulia. - e non può fare a meno di soffermarsi colpevolmente sul fondoschiena mentre lei si allontana verso camera sua. Entra in soggiorno ed Edoardo sta guardando un documentario sulla vita di un pazzo che vive ai confini del mondo, procurandosi il cibo in ogni modo. È completamente rapito dalle immagini. La prima cosa che invece pensa Guido è che sia tutta finzione, puro spettacolo. D’altronde, lui è quello con i piedi per terra. - Programmi per stasera? - Fa Guido, cercando l’attenzione di Edoardo. - C’è una festa non so in quale locale. Giorgio ci viene a prendere alle undici. - Sai chi c’è? - Dove? - Alla festa, cazzo. Edo, ci fai o ci sei? - Aspetta Guido, fammi vedere come prende quelle anguille... - Basta Edoardo, mi sta facendo vomitare... che schifo, 17 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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dammi il telecomando. Finiscono a far la lotta sul divano come quando erano ragazzini. La sera li passa a prendere Giorgio. Fortunatamente senza security al seguito. Quella di Giorgio è una famiglia molto importante. Sono nati come industriali nel campo energetico, poi hanno diversificato in più settori. A oggi il gruppo conta decine di aziende, con migliaia di dipendenti. Giorgio vive la sua posizione di privilegio con grande spontaneità e naturalezza. È un ragazzo molto generoso e alla mano, sempre alle prese con tutto e tutti e con un’energia fuori dal comune. È un predestinato. Con tutte le pressioni e le aspettative che uno come lui si porta dietro. - Ciao ragazzi, sono scappato da una cena pallosissima con i miei e delle persone che sapevano di naftalina. - Qualcuno di conosciuto? - Fa Guido. - Lascia perdere, - risponde Giorgio, - sembravano di cera. - Di chi è la festa stasera? Avrei preferito qualcosa di più tranquillo e silenzioso. - È del Poli, Roberto. Gli ho promesso che saremmo andati. Casomai stiamo un po’ e ce ne andiamo. Vediamo che aria tira. Voglio vedere prima di partire per New York se riesco a chiarirmi con Martina. Mi ha scritto un messaggio che sarebbe venuta. - Cosa vuoi chiarire Giorgio. O ci stai insieme o lasci 18 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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stare. Non è una che può accontentarsi del grigio. - Neanche in qualche sfumatura? - Fanculo Giorgio.

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- Davide, hai qualche minuto domani per fare il punto sulla fusione tra la De Lorenzi e la Creativeloco? Ho trovato delle incongruenze sul piano industriale. Non trovo le informazioni complete sulle coperture finanziarie. Volevo parlarne con te, prima di concludere la relazione. - Se ci vediamo subito alle otto? Dopo sono preso. - Sì anch’io, alle nove ho il Cda della Cipriani. D’accordo per le otto. Grazie, a domani, adesso vado in piscina. Alberto Fontana è un grande sportivo. A differenza di Davide, lui si allena tutti i giorni. Pratica da una decina di anni il triathlon, disciplina che contempla tre sport; nuoto, ciclismo e corsa. Ha sempre fatto il nuoto da quando era ragazzo. Fu sua madre che per farlo irrobustire lo costrinse ad andare in piscina. Ebbe ragione lei. Quello era il suo sport. Passava pomeriggi interi ad allenarsi in piscina. Soprattutto, in vasca riusciva a far correre la mente. Prediligeva infatti le distanze lunghe, perché su quelle riusciva a dominare la respirazione e rendere fluidi i movimenti. 21 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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Non si era mai cimentato in competizioni. Il suo scopo non era gareggiare, lui nel nuoto trovava l’equilibrio. Se avesse dovuto pensare ad altro o concentrarsi sulle gare, avrebbe perso forse la motivazione a nuotare. Dopo vent’anni di nuoto aveva conosciuto degli atleti, che lo avevano introdotto nel mondo del triathlon. Aveva quindi modificato l’attività fisica e gli allenamenti, inserendo ciclismo e corsa, fino a partecipare l’anno scorso alla gara ironman 70.3. Si era presentato a Pescara, nel gruppo di età cinquanta-cinquantaquattro, amatori, che contemplava quasi due chilometri a nuoto in mare aperto, novanta chilometri in bicicletta e ventuno di corsa, in successione, e aveva concluso la gara. L’aveva vinta. Non perché fosse arrivato primo. Lui gareggiava solo con se stesso. Era riuscito a battere la stanchezza, la noia in alcuni momenti, la disperazione, quando ogni risorsa era stata utilizzata, la voglia di abbandonare la gara, quando più di una volta si era chiesto chi glielo facesse fare. Ed era arrivato in fondo. Da qualche mese sta preparando una gara. Entra in acqua per l’allenamento di nuoto e, come sempre gli accade, appena il corpo s’immerge, la mente è come se si staccasse dalla spina e cominciasse a viaggiare nelle direzioni più improbabili. Ultimamente è riuscito, con la tecnologia, ad accompagnare i gesti e i pensieri in sincronia con la musica. Per lui fare sport in questo modo ha lo stesso effetto rilassante di sdraiarsi sul letto, quando sei stanco, in compagnia di un libro o di un bel paio di cuffie e la tua playlist preferita. Stasera, però, i movimenti non sono armonici e la respirazione è troppo corta. Non riesce a rompere il fiato e 22 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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neanche la mente riesce a correre. Rallenta il ritmo delle bracciate, in modo da recuperare ossigeno. Prova a cambiare genere musicale. Inserisce una playlist soft, da Buddha Bar. Cambia la musica, ma non la sostanza. S’innervosisce. Si concentra su quello che ha mangiato per capire se può dipendere da quello, ma non trova nessuna ragione plausibile. Ormai conosce troppo bene il proprio corpo e le proprie reazioni, per non saper interpretare determinati comportamenti. Oggi, però, non riesce a dare alcuna spiegazione. Si trascina, avanti e indietro, per un periodo sufficiente a giustificare l’allenamento ed esce infastidito e per niente rilassato dalla vasca. S’infila in sauna, ma ne esce poco dopo. Rientra a casa. Guido è uscito, la casa è vuota. L’unico ad aspettarlo è Mefisto, il gatto. Glielo ha regalato, quattro anni fa, la vicina di casa, perché la sua gatta aveva partorito una mezza dozzina di mici e gli aveva dato il più grande e prepotente della cucciolata. Da allora, Mefisto è diventato il padrone di casa. Non ha mai dato confidenza a nessuno, né a lui, né a Guido, ma la sua presenza in casa si percepisce sempre. È di una taglia improponibile, nero, con il pelo corto e lucido e una macchia bianca sulla zampa destra posteriore. Le poche volte che l’ha portato dal veterinario, ha dovuto sudare per infilarlo nella gabbia. Non è cattivo, ma se non è d’accordo sul fare una cosa, non c’è modo di convincerlo. Trova la tavola apparecchiata, con delle verdure cotte e un’insalata di fagiolini e pomodori che gli ha preparato la Nora, una signora delle Filippine che si occupa impeccabilmente della gestione della casa, ormai da quasi vent’anni. 23 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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Si siede sullo sgabello, in cucina, accende la TV e comincia a mangiare senza grande appetito. Mefisto è sdraiato sulla cappa della cucina, in posizione dominante e lo osserva.

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Finalmente il volo per New York è in partenza. Dopo una serie interminabile di code e controlli, Guido ed Edoardo hanno preso possesso del loro posto sull’aereo. Guido non soffre particolarmente lo stress dell’aereo, è invece la fase precedente che lo innervosisce, l’idea degli orari fissi e la paura dell’imprevisto lo mettono in agitazione. Edoardo invece vive anche questa situazione con il solito distacco, come se la cosa riguardasse qualcun altro. Sono partiti lui ed Edoardo, mentre Giorgio Mori è già a New York, da qualche giorno. Giorgio ha lasciato un indirizzo, dove raggiungerlo, sulla Madison Avenue. Non hanno idea di dove alloggeranno, salvo sapere che è un appartamento nel building dove ha sede la Holding di famiglia. S’infilano cuffie e maschera e senza tanti preamboli si mettono a dormire. Il viaggio passa abbastanza velocemente e, a parte il fastidio dei sedili che non lasciano spazio alle gambe e la testa che dopo un paio d’ore non sai più dove appoggiare, sono già in fila di nuovo per un altro sequel di controlli infiniti. 25 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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Edoardo annoiato lo guarda come se non lo conoscesse e gli chiede quando potrà fumare una sigaretta. - Appena fuori Edoardo, negli States ormai il fumo è bandito negli spazi chiusi. - Io mi sono già rotto i coglioni, Guido, sono quindici ore che non fumo. - Cerca di avere pazienza, tra poco siamo fuori e ti puoi fumare anche una canna, se vuoi. I ruoli con Edoardo e Giorgio sono sempre stati piuttosto netti; lui il responsabile, Edoardo il fuori dalle righe, Giorgio il moto perpetuo. Sono fuori dall’aeroporto e cercano un taxi che li porti a Manhattan. Edoardo comincia a manifestare qualche segnale di curiosità verso l’esterno. Non è mai stato a NY. Guido invece con suo padre è venuto già un paio di volte. Prendono un taxi e si mettono ai due finestrini opposti, a osservare Manhattan, che piano piano viene loro incontro. Arrivano al building indicato da Giorgio Mori. Scendono dal taxi e Guido nota nell’espressione di Edoardo uno smarrimento che non gli ha mai visto prima. Alzano gli occhi a percorrere uno a uno, tutti i piani del palazzo. Finiscono per contarli, sono trentanove. Entrano, e un inserviente va loro incontro, chiedendo come può aiutarli. Si presentano e vengono accompagnati a un ascensore, che li spara al ventottesimo piano. 26 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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Aprono con la carta elettronica, che hanno trovato nella busta che Giorgio ha lasciato alla reception, e si trovano davanti un salone, con una vetrata che si affaccia sui grattacieli di Manhattan. Edoardo è in uno stato di eccitazione imbarazzante. Sembra un bambino al quale hanno appena portato la torta di compleanno. Sul tavolo del soggiorno trovano un biglietto di Giorgio. “Welcome guys, sistematevi nelle vostre camere, fatevi una doccia, un riposino, insomma il cazzo che volete... Vengo a prendervi alle 19.30, andiamo fuori con qualche amico. Enjoy, Gio” Fanno una ricognizione dell’appartamento. Ci sono sei o sette camere matrimoniali, ognuna con il proprio bagno. Le loro sono in fondo al corridoio. Giorgio ha pensato veramente a tutto, entrambe hanno l’affaccio sulla Cattedrale di San Patrick. Le altre camere sembrano tutte occupate. In casa non c’è nessuno al momento. In prossimità del soggiorno, una grande cucina. Gli arredi sono tutti nei toni del bianco e del beige. Minimal. È un posto bellissimo. Si lasciano andare a qualche superlativo rivolto a Giorgio e vanno a sistemarsi nelle rispettive camere. Dopo una doccia, Guido piomba in un sonno profondo, nonostante sappia che non è quello il modo migliore per superare il jet-lag. 27 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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Sogna che lo fermano in aeroporto, con addosso lo zaino di Edoardo. La polizia lo obbliga ad aprirlo ed escono caramelle e cioccolatini e continuano a uscirne e poi a un certo punto, dall’incarto esce della polvere bianca e i poliziotti lo arrestano e uno di questi ha la faccia di suo padre e lui cerca di spiegargli che no, lui non c’entra, che quello zaino non è suo ma Edoardo è sparito e suo padre fa finta di non conoscerlo ...finché non si sveglia con il cuore in gola, sudato e spaventato. Si fa un’altra doccia e si prepara. Edoardo è sceso a fumare e lui lo raggiunge sul marciapiede. - Ci sono più taxi che auto in questa città, - fa Edoardo. - Io sono cotto - Io ho dormito fino ad ora, ma sono rincoglionito di brutto, Giorgio l’hai sentito? - No, mi ha mandato un messaggio, conferma per le diciannove e trenta. - Che ore sono? - Le diciannove e trenta, adesso. Passano ancora alcuni minuti e dalla parte opposta della strada, vedono palesarsi Giorgio. - Ciao raga, ce l’avete fatta finalmente!- Si scambiano un cinque e Giorgio comincia a raccontare il programma della serata, con l’entusiasmo di sempre. - Abbiamo appuntamento in un locale a Greenwich Village, con altri ragazzi. Fa un cenno con la mano e un taxi accosta. Salgono 28 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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diretti verso Downtown. Giorgio non smette un attimo di parlare, racconta di persone che ha conosciuto, ovviamente tutte interessanti e fuori dal comune, e dell’ultima simpatia, una ragazza di padre pakistano e madre newyorkese, tale Miranda. - Una figa pazzesca, ragazzi. Arrivano a destinazione, entrano nel locale e li fanno accomodare in una hall enorme, illuminata solo da candele. La musica è molto forte. L’atmosfera ricercata. In un lato della hall, il bar, agli altri lati, tavolini di diverse dimensioni, e, al centro, altri tavoli, che insieme formano un quadrato. Giorgio riconosce delle persone e fa strada verso il bar. Gli va incontro una ragazza che non fa torto alla sintetica descrizione che Giorgio ne ha fatta; fisico statuario, leggermente coloured, occhi grandi e naso sottile, con labbra ben delineate rosso fuoco. I capelli, raccolti in una coda che scende sul davanti. Porta un pantalone a sigaretta, nero, scarpe con tacco alto e una camicia di seta nera, che le scopre gran parte della schiena. È uno schianto. La bacia sul collo e la avvicina ai suoi amici, presentandola. Giorgio parla in inglese come se fosse la sua madrelingua. Guido è intimidito dalla presenza di Miranda. Edoardo invece è già altrove con l’attenzione, punta già da qualche parte. Passano parte della serata al bar, a bere drink di varia gradazione alcolica, tanto da finire in una sorta di limbo, in cui la percezione delle immagini si fonde con i suoni della musica e con le parole. 29 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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A un certo punto, Guido decide di andare alla toilette e si rende conto di avere difficoltà a tenere la direzione, quando, una ragazza che ha urtato, le si gira infuriata e sì, è proprio lei, Sveva, una ragazza che frequentava il Liceo Guerrazzi. - Sveva? – gli scappa il nome, anche se non l’ha mai conosciuta e quindi, in teoria, non dovrebbe neanche sapere come si chiama. Dopo un’occhiata interlocutoria, Sveva accenna un timido sorriso. - Ci conosciamo? - Ciao, sono Guido Fontana, eravamo al Guerrazzi. Io nella sezione C. Tu eri nella A, se non sbaglio. Pensa che ha fatto una cazzata colossale a fermarsi a salutarla in quella situazione, già fa fatica a stare in piedi, con la musica a palla e la stanchezza, e sta già pensando a come fare a chiudere la conversazione, riducendo al minimo i danni della figura di merda, quando lei lo guarda con attenzione ed esclama: - Sìì, adesso ti ho riconosciuto!! Eri in classe di Claudia Terenzi..., cosa fai qui a New York? Resta incredulo per la reazione di considerazione. Ha passato almeno due anni a fare film su Sveva. Non ha mai avuto il coraggio di cercare di conoscerla, né di farsela presentare da Giorgio che la conosceva. Ricorda di aver passato intere serate a sognare situazioni con Sveva, con tanto di dialoghi e immagini. Lei frequentava ragazzi più grandi, come la maggior parte delle sue coetanee e loro dovevano puntare sulle ragazze delle classi 30 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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inferiori. - Sono a New York con Giorgio Mori ed Edoardo Gatti. Io e Edoardo siamo arrivati oggi. Non mi reggo più dalla stanchezza. Siamo a casa di Giorgio, sulla Madison. - Giuraaa, - urlando per andare sopra la musica, - sono anch’io ospite a casa di Giorgio. Sono con Chiara Marzi, la conosci? - No, non credo. - Vieni, te la presento. - Lo prende per la mano e si dirige verso un gruppetto di persone, al bancone del bar. - Chiara, ti presento un amico, si chiama Guido Fontana, anche lui è ospite a casa di Giorgio. - Ciao, piacere. - Ciao, sono Chiara. - e gli sorride senza neanche vederlo. Sveva invece continua a mantenere l’attenzione su di lui. È passato dall’anonimato a camminare per mano e a essere presentato per nome e cognome. E alloggiano nella stessa casa... - Quanto resti? - Quindici giorni, e tu? - Anch’io, fino alla fine del mese. - Ti va di sederti? - Veramente avrei voglia di mangiare qualcosa, oggi ho fatto solo colazione ed ho bevuto almeno 3-4 Margarita. Non vorrei cominciare a ballare sui tavoli. Ti va? - Sì, certo, ho fame anch’io. Vanno a chiedere un tavolo nella sala ristorante del locale e finalmente la musica è più bassa e si può parlare senza doversi avvicinare all’orecchio e urlare come a Wall 31 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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Street. Sono uno davanti all’altra e non può crederci. Proprio Sveva. Probabilmente i drink che ha bevuto gli hanno tolto ogni freno inibitore: - Sai che c’è stato un periodo in cui pensavo a te almeno la metà della giornata? Prima di rispondere, Sveva arrossisce un po’, ma non gli sembra imbarazzata, è consapevole di piacere. Piega la testa da una parte e dice, in tono scherzoso: - E poi perché hai smesso? - Ti ho perso di vista. - Le sorride, ormai ha un’autostrada davanti. È sempre stato timido, Guido, con le ragazze, è il suo modo di proporsi, delicato, riguardoso. Ma il jet - lag e i Margarita a stomaco vuoto, stasera, hanno rotto gli argini. - Cosa fai adesso? - Ho appena cominciato la specializzazione. Mi sono laureata a maggio, in medicina. E tu cosa fai? - Devo discutere la tesi a settembre. Economia e Commercio. Poi andrò a lavorare nello studio di mio padre. - Già, dimenticavo, tuo padre è commercialista... Vorrebbe chiederle perché sa queste cose di lui, ma sorvola, non vuole scoprire troppo le carte e questa situazione sospesa gli piace e vuole mantenerla così, ancora un po’. Ha la sensazione di essere nel posto giusto e nel momento giusto. Perché arrivare già ai titoli di coda? Gli occhi di Sveva lo hanno stregato dalla prima volta 32 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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che li ha visti. Sì, ha visto prima gli occhi e poi il resto. Il colore è di tante sfumature, che partono dall’azzurro chiaro, al blu scuro nella parte più lontana dell’iride. Il taglio è obliquo, come quello di un gatto. Capelli castani chiari, a caschetto sulle spalle, un piccolo neo sul lato alto del naso e la bocca regolare. Continuano a raccontarsi per un’oretta ancora, finché Chiara va a cercare Sveva per dirle che lei torna a casa ed ha chiamato un taxi. - Se non vi dispiace, ne approfitto per tornare anch’io, sono distrutto. Paga il conto e attraversa la hall, verso il bar. Intravede Edoardo, che parla con un paio di ragazze. Lo avvicina e capisce che tirerà ancora per le lunghe. Giorgio invece non riesce a vederlo. Raggiunge le ragazze per strada e s’infilano in un taxi. Sveva gli siede accanto, il taxi parte e si dirige verso uptown. Incrocia lo sguardo di Sveva, che gli manda un’occhiata complice e sente i brividi corrergli sulla schiena. Sente la mano di lei sfiorare la sua e immagina che non sia casuale. Il cuore comincia a battere così forte da aver paura che possano sentirlo. L’ossigeno non è sufficiente e deve richiedere una maggiore ventilazione ai polmoni, per non soffocare. Fa tutta la corsa in questo stato di eccitazione, stupore, felicità. Arrivano all’ingresso del building e salgono in ascensore. Chiara fa finta di niente, dice che è stanca e si ritira in camera sua. 33 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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Rimangono solo lui e lei, nel soggiorno. Lei va alla vetrata e tira su la tenda. Le mille luci di NY invadono lo spazio visivo di entrambi. Lui è ancora nel panico, tra la voglia di abbracciarla e baciarla e quella di correre, per allentare la tensione che lo paralizza. Lei, con naturalezza gli si avvicina, lo abbraccia e lo bacia fugacemente. - Buonanotte, Guido. - Gli sussurra nell’orecchio e si allontana verso la sua camera. Resta per qualche minuto davanti alla finestra, a guardare lo spettacolo di luci e salvare quell’immagine nei documenti più intimi della memoria. Passa la notte facendo ogni tipo di sogni, ma soprattutto sogna Sveva. Non sono sogni nitidi, ma la sensazione ricorrente è la precarietà della situazione. Sono lui e lei insieme, ma continuamente in pericolo e in fuga e lui si sente debole e non riesce a muoversi con forza. Poi la perde e comincia a chiamarla, ma la voce gli esce a malapena, e per quanto si sforzi di essere sentito, la voce non ne vuole sapere di uscire. Si sveglia e con un certo sollievo, si allontana dalla realtà onirica. Pensa subito a Sveva e ripercorre, adesso più sobrio, la serata appena trascorsa. Mette accanto una all’altra, come in un film, le scene che gli sono piaciute di più e le ripassa a occhi chiusi, aggiungendo anche qualche particolare e qualche frase che gli viene in mente adesso, ma che non ha detto. Si riaddormenta, stanco e compiaciuto. Quando si sveglia, la mattina successiva, è già tardi. Fa 34 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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una doccia ed esce dalla camera. In casa c’è silenzio. Si affaccia in sala, ma non trova nessuno. La cucina è vuota e non c’è traccia di colazioni consumate. Torna verso la camera di Edoardo, ma è aperta e uguale a come l’aveva vista la sera prima. Non deve essere rientrato. Sente un rumore in corrispondenza di una delle camere e dovrebbe essere quella di Sveva. Si avvicina e comincia a sentire la frequenza del battito del cuore che aumenta, ma esce una signora, probabilmente indiana, con degli asciugamani. Lo saluta garbatamente. - Ha visto Sveva?- L’unica cosa che riesce a dirle. - Sono usciti tutti molto presto, signore, c’è solo lei in casa. Scende a far colazione in un bar sulla strada. Prende un muffin e un caffè all’americana ed esce a far due passi. Aveva immaginato di cominciare la giornata in tutt’altro modo. Comincia a fare mille congetture, su dove e con chi sia. Perché non gli ha detto niente ieri sera? Perché non gli ha lasciato un biglietto? Non si sono neanche scambiati i numeri di telefono. Eppure pensa che lui, una di queste cose l’avrebbe fatta. Poi un morso gli stringe lo stomaco. E se è dovuta partire in fretta e furia? No, in quel caso gli avrebbe lasciato scritto un biglietto. E se Sveva fosse diversa da come lui l’ha inquadrata? O ancora, se ciò che lui ha attribuito alla serata e agli atteggiamenti di Sveva, non fossero stati, altro, che suoi fraintendimenti? In fondo gli ha dato un bacio della buonanotte e niente di più. Sono le tredici a New York e le diciannove in Italia, chiama suo padre, che di solito a quell’ora è ancora in uf35 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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ficio. - Ciao papà, come va? Ti disturbo? - Ciao Guido, no sono con un cliente, tutto bene? - Sì, tutto bene, papà, beh allora ti lascio, volevo solo farti un saluto. - Ok Guido, ci sentiamo ciao. - Chiude la comunicazione e non si sente per niente sollevato.

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- Davide, per cortesia mi sostituisci alle sedici con gli avvocati che curano l’audit dell’Avires? Devono formalizzare alcune clausole che vorrebbero inserire nell’accordo. - Sì, certo Alberto, torni più tardi o ci vediamo domani? - Se faccio in tempo torno in serata. - Ok, ciao. - Ciao, grazie. Alberto da circa un paio di settimane ha cominciato ad avere qualche disturbo. Prima una sensazione di debolezza e di astenia, poi mancanza di appetito. Ha deciso quindi di parlarne con il suo amico medico, che gli ha prescritto una serie di analisi. - Ciao Alberto, siediti, ho ricevuto i risultati delle tue analisi. - Ciao Andrea, com’è il quadro? - Ci sono dei valori che non mi piacciono. Ho già parlato con un collega che domani ti farà un piccolo prelievo del midollo. Non devi preoccuparti, si tratta di un intervento ambulatoriale, che dura non più di dieci minuti. Devo capire perché il tuo midollo sta lavorando così poco. 37 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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Poi, martedì della prossima settimana, vieni alle undici del mattino. Ti ho fissato una Tac. Ti chiamerà un’infermiera per darti le istruzioni per la preparazione dell’esame. - Pensi a qualcosa? - Alberto, ho bisogno di avere i risultati di questi esami per poter fare il punto. Allo stato attuale non posso fare una diagnosi. Adesso rilassati, ci sentiamo appena ho i risultati, ok? Esce dallo studio frastornato, non si aspettava di trovare quell’atteggiamento. A preoccuparlo non sono state tanto le parole, quanto il malcelato disagio di Andrea nel parlargli. Questo l’ha spaventato, più di ogni altra cosa. Passa il week-end in uno stato di nervosismo crescente. Ha un aspetto orribile, pallido e smagrito. Anche Davide ultimamente gli ha manifestato diverse volte perplessità sul suo aspetto. Finora non ha voluto condividere con nessuno la sua preoccupazione. Né con Davide, né con Sophié. Sophié è la sua ex moglie e madre di Guido, ed è anche la persona a lui più vicina. Il lunedì, resta chiuso nel suo ufficio tutto il giorno. La sera, prima di tornare a casa, si ferma davanti alla porta di Davide: - Ciao Davide, domani sarò fuori tutto il giorno. Probabilmente non sarò raggiungibile sul cellulare. Se hai bisogno mandami un sms, appena posso ti richiamo. - Alberto, va tutto bene?- Lo guarda con l’espressione di chi non è convinto. - Sì, va bene, tutto ok, Davide, ci vediamo dopodomani. Passa la notte a girarsi nel letto e a fare mille congettu38 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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re. Ha organizzato tutto e pianificato le cose in modo che se gli fosse successo qualcosa, tutto potesse continuare a funzionare senza problemi per nessuno. Adesso che una possibilità concreta che possa capitargli qualcosa esiste, non riesce a mettere a fuoco i dettagli che gli si propongono uno dietro l’altro, senza dargli tregua. La mattina arriva puntuale all’appuntamento per la Tac. È la prima volta che fa questo esame. Lo fanno accomodare in sala d’attesa e, quando è il suo turno, entra nella stanza. Lo fanno sdraiare su un lettino che scorre dentro una specie di grande tunnel. L’esame dura circa trenta minuti, assolutamente indolore, ma quando esce si sente comunque frastornato. Torna a casa, non ha fame, si sdraia sul divano e accende la TV. Le immagini scorrono e si propongono senza trovare la sua attenzione, niente lo interessa. Mentre è in questo stato di torpore, il pensiero va a Sophié e a quando la conobbe. Era partito con i suoi amici, per le vacanze estive, da Milano, destinazione Corsica. Era intorno alla metà degli anni ottanta. Frequentava l’Università. Erano quattro o cinque amici, ognuno con la propria moto, rigorosamente enduro. Avevano fatto prima un giro dell’isola, per poi fermarsi a passare il resto della vacanza a Calvi. Calvi era la località più vivace dell’isola. La prima sera avevano cenato in un ristorante e poi erano andati a prendere un gelato alla gelateria sul porto. Erano seduti al tavolo, quando aveva incrociato lo sguardo di una ragazza che gli stava seduta davanti, a una decina di metri, insieme con altri ragazzi sicuramente più grandi di lui. 39 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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Quello sguardo l’aveva colpito. Aveva continuato a scherzare con i suoi amici, ma ormai la sua attenzione era su di lei. Appena poteva, cercando di non farsi notare, le dava un’occhiata per studiarla. Aveva la sensazione che anche lei stesse facendo lo stesso gioco, si sentiva il suo sguardo addosso, quando era lui a non guardarla. Poi gli sguardi si erano incrociati e lei aveva sorriso. Non era sicuro se quel sorriso fosse destinato a lui, o fosse un’espressione rivolta ai suoi amici. Lui non aveva replicato, si era timidamente ritirato con lo sguardo. Si era subito pentito di non aver saputo reggere lo sguardo un attimo ancora. Quando si era girato, di nuovo per osservarla, lei non c’era più. Il tavolo era vuoto e lei stava allontanandosi di spalle, con i suoi amici. Aveva avuto una contrazione allo stomaco. Erano quelle situazioni in cui, il tentativo di prolungare il più possibile il piacere del gioco seduttivo, gli faceva sfuggire di mano l’occasione. Il giorno successivo, mentre camminava lungo la spiaggia, l’aveva vista arrivare dal mare con il surf e stava quasi per fare finta di niente, quando lei lo aveva riconosciuto e gli aveva sorriso, salutandolo, come se in qualche modo si conoscessero. Allora lui si era fermato, offrendole la scusa di scambiare due parole. Parlava disinvolta l’italiano, con un bell’accento francese. Gli era stato subito chiaro che la sera prima, quel sorriso fosse rivolto a lui. Lei lo guardava con un’espressione divertita, non sembrava che lo studiasse, sembrava voler rompere subito gli indugi. Lui era a disagio, non solo per la bellezza di lei, ma soprattutto per quanto la sentiva diretta e disinibita. Erano 40 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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rimasti a parlare e a guardarsi per qualche minuto, sulla battigia, poi lei gli aveva detto che la sera sarebbe andata in discoteca, con degli amici. Si erano dati appuntamento in discoteca in modo generico e si erano salutati. Aveva passato il resto della giornata in apnea, pensando a quello che si erano detti e a quello che avrebbe voluto dirle la sera. In discoteca si erano incrociati, lei con il gruppo di amici della sera precedente, e di nuovo le distanze si erano allungate. Lei lo aveva salutato, ma era rimasta con i suoi amici e non gli aveva mostrato il calore che si sarebbe aspettato, e questo lo aveva demoralizzato. Poi mentre ballava, lei gli era arrivata da dietro e si era messa a ballare con lui. Avevano passato il resto della serata insieme, a ballare e raccontarsi. Si erano praticamente dimenticati dei rispettivi amici, con i quali erano arrivati. In particolare, un ragazzo era venuto a cercarla e le aveva rivolto alcune frasi, probabilmente di chiarimento, ma lei lo aveva liquidato con poche parole. Non aveva capito bene, ma il senso gli sembrava chiaro; sarebbe tornata con lui. Avevano atteso le prime ore del mattino, aspettando le note di Sunday Bloody Sunday degli U2, che sanciva sempre l’inizio della musica più impegnata, quella dei Simple Minds, dei Depeche mode, dei Cure, degli Smiths, che arrivavano quando l’atmosfera si faceva rarefatta e più intima. Per lui, era sempre il momento più bello della serata. Dopo, erano andati a far colazione, in uno dei due bar aperti a quell’ora, e si erano seduti sul patio del locale ad aspettare l’alba su Calvi. Ricorda che l’atmosfera era così densa di emozioni, che 41 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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d’impulso l’aveva abbracciata e baciata. Quando aveva riaperto gli occhi, la luce già dominava. Mai aveva provato un senso di libertà e di possesso come in quel momento. Il resto della vacanza, lo avevano trascorso insieme. Lei spesso dormiva con lui nel camping, in una tenda canadese, che a malapena ospitava una persona. Era la prima volta che condivideva con una ragazza ogni spazio e ogni momento della giornata. Anche Davide, che era con lui in vacanza, aveva cominciato a mostrare un certo nervosismo nei confronti di Sophié. Mal digeriva l’invasione di campo di Sophié e ne era geloso. Il momento della partenza era stato tristissimo. Lei aveva passato la notte con lui, in tenda, e avevano fatto l’amore continuamente. Quando era partito, lei aveva il viso segnato e gli occhi gonfi di pianto. Si era portato quella foto impressa per tutto il viaggio di ritorno. Anche lui non stava meglio. Nella mente si accavallavano frasi di lei, sentiva la sua voce e persino il suo profumo. Sguardi e colori si mischiavano, mentre il cuore, era gonfio di malinconia e di senso di perdita. L’anno successivo, si erano visti due volte. Lui era andato a Parigi a trovarla, e ogni volta ricominciavano da dove si erano lasciati, con una passione e una voglia di stare insieme e fare progetti, sempre più travolgente. L’estate, lui era tornato a Calvi e avevano passato un mese insieme. Ogni volta che si vedevano, si rafforzava e si rinnovava il desiderio di costruire un’idea di vita insieme. 42 Segmenti Editore © 2016 - Riproduzione vietata


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Prima Edizione: 2016 ISBN 9788899713034 © 2016 Segmenti Editore - Francavilla al Mare Psiconline® Srl - 66023 Francavilla al Mare (CH) - Via Nazionale Adriatica 7/A

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Finito di stampare nel mese di novembre 2016 in Italia da Universal Book - Rende (CS) per conto di Segmenti Editore (Marchio Editoriale di Psiconline® Srl)

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