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Franca Adelaide Amico
Myia e la Storia delle Storie
Romanzo
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Questo libro è un’opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzioni dell’autore e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o defunte, è assolutamente casuale. © 2017 Segmenti Editore - Francavilla al Mare
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A mia mamma che mi raccontava le storie
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Prefazione
Cari Lettori, seguitemi, seguendo le orme delle mie parole. Nulla vi svelerò, ma vi indicherò l’ingresso di un bosco misterioso, dove, talvolta, vi è stato proibito addentrarsi. Guardate: ho lanciato un sasso nell’acqua. Cerchi concentrici, rapidamente, ne conseguono. Dal più piccolo al più grande, come tutti originati dal big bang di un Demiurgo, non tradiscono la propria natura tondeggiante, dove l’inizio e la fine si nutrono della propria osmosi. Sono microcosmi infiniti, racchiusi dentro l’abbraccio di una epopea universale. La struttura del romanzo “Myia e la storia delle storie” ricalca proprio quest’immagine, snodandosi fra racconti e favole che conducono lontano, fino al Timeo di Platone e ai miti di civiltà lontane e sommerse, per portarci, infine, nel luogo più recondito: la nostra anima. “La storia nostra è storia della nostra anima; e storia dell’anima umana è la storia del mondo”. Benedetto Croce, La storia come pensiero e come
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azione, 1938.
Ci sono personaggi in cerca di autore. Li conosciamo quei sei, sui quali abbiamo a lungo fantasticato, nella bramosia di leggere o, perfino, di cimentarci a scrivere. Ma ci sono anche autori che diventano meri tramiti di “persone” le quali accettano, sua sponte, di essere “personaggio”, per calcare la scena di carta e inchiostro finché vorranno, per poi far rientro nel mondo parallelo dell’immortalità, che a loro appartiene. Nel romanzo di Franca Adelaide Amico, Xenia, la scrittrice, e Myia, il personaggio-persona, si ritrovano a conversare sui misteri della Vita e della vita, ossia sulle energie che muovono cosmo e memoria e sulle problematiche che si agitano in una quotidianità dove lo specchio del Tutto si frantuma. Entrambe si servono, per comunicare, della forma arcaica ed arcana del racconto, per palesare, storia dopo storia, la natura di un Destino che non è un libro già scritto, ma una mappa che richiede di intraprendere un viaggio. Lasciate i bagagli e le zavorre: non vi serviranno. Leggete, finché, all’improvviso o progressivamente, non capirete che il sasso è stato lanciato nell’acqua amniotica in cui vi cullate, ignari. Buona avventura. Emma Fenu
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Incipit
Il mio nome è Myia. Sono scappata, un attimo, dalle mani della mia creatrice ed eccomi qui, adesso, a presentare me, un pizzico del mio mondo e... qualche segreto. Inizio dai segreti perché mi piacciono e perché voglio subito approfittare dell’assenza della mia “mamma”, Xenia, che da un momento all’altro, potrebbe arrivare e con la sua presenza sconfessare quanto sto per confidarvi.
Segreto numero uno Sono il personaggio protagonista del romanzo; e finora niente di speciale. Ma se aggiungessi che sono viva? Che ho una vita mia, concessami una volta per tutte da Xenia e da me acquisita come bene definitivo e inalienabile? La novità della cosa vi lascia interdetti. Lo sento. Lascia interdetta anche me che, spesso, sento questa vita traboccare dentro le mie fibre di personaggio e mi chiedo come e se cambierò nel corso della narrazione e cosa avverrà, una volta catapultata nella selva ignota della vita. Già, ecco, mentre pronunzio queste parole, io cresco, divento, mi trasformo. Mi conosco. Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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Segreto numero due I personaggi non hanno bisogno di un autore. Noi esistiamo, come tutto preesiste sul piano mentale. Il nostro autore, o creatore che dir si voglia, un bel giorno, alle luci dell’alba, si sveglia e capta la nostra essenza, la coglie appena, quando è pronta per nascere. Il concepimento è avvenuto, tempo prima, nella Mente del mondo dei libri in nuce e, adesso, finalmente, dopo il travaglio notturno, la luce dell’alba ha regalato al mondo un personaggio neonato protetto dalla culla di un nuovo libro.
Il mio nome: Myia Xenia si diverte a coniare nuovi nomi insoliti. Mi sono compagne: Eusina, ormai di poco più giovane della mia creatrice; Selima, una splendida ragazza etiope; Kabu ed Elexel che Xenia vi presenterà nel corso di questa stessa narrazione e poi ci sono io, con questo nome impossibile da pronunciare ma al quale mi sto affezionando. Per quanto strani siano i nomi affibbiati da Xenia ai suoi personaggi, devo dire che, però, sempre bene ci rappresentano. Il mio nome si pronuncia Mai-ìa. Non è Mia e nemmeno Maia. Ma è in assonanza con entrambi i nomi. E ricorda un po’ anche il nome “Maria”. E siccome ogni cosa che avviene sembra un caso ma un caso non è, Xenia ha trovato il mio nome (pensate un po’) in un display di cellulare. Storia lunga da raccontare e da spiegare. Fatto sta che quello era proprio il mio nome e penso che, ad oggi, nessun altro nome potrebbe meglio rappresentarmi.
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Myia e la Storia delle Storie
La mia vita. Appartengo all’Africa e al mondo. Appartengo all’Italia e al mondo. Imparerete a conoscermi leggendo. Io sono Myia e questo romanzo racconta la storia delle storie raccontate. Ora è il momento di Xenia.
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Camminare. Imparare. Insegnare
A volte si è integerrimi con se stessi, quando bisogna con fervore ribadire l’esattezza di una tesi, quando la tesi diventa assioma e quando l’assioma diventa regola di vita. Difficile mantenere la giusta flessibilità in tali circostanze. Difficile. Ma non impossibile. Una ragazza, poco più che ventenne, ha lasciato la sua terra. Non è trascorso molto tempo da quando si è allontanata in cerca di un futuro più roseo. Eccola, adesso; non è la prima della sua famiglia, né la prima e neanche l’ultima della sua gente: altri e altre, come lei, hanno chiuso nella valigia abiti e sogni. Si è dovuta adattare a climi e stagioni diverse, ha avuto a che fare, per la prima volta, con il mare che, per la prima volta, ha attraversato; e pure col mal d’aria e i check-in... Ma questo è avvenuto qualche tempo fa. Quando Myia era ancora una ragazzina. Ancora lo è, anche se, forse, è cresciuta in fretta. I suoi capelli lunghi, bruni con riflessi ramati; i suoi occhi neri ombreggiati da lunghe ciglia; le sue labbra piene, sono labbra, occhi e capelli di giovane donna. E le sue speranze e i suoi rimpianti hanno il fuoco di
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quando si è ancora bambini. È stata dura. Difficile. Difficile imparare una lingua straniera, padroneggiare ambienti e dimore sempre diversi, persone intolleranti o sfacciatamente amichevoli o semplicemente ignoranti... Ma tu hai conservato te stessa, Myia. Hai compiuto il miracolo che chi lascia la propria terra dovrebbe compiere: salvare la propria identità ed acquisire il nuovo. Hai scremato quelle cose, poche e grandi cose, degne di essere salvate e apprese; hai conservato i tesori delle tue tradizioni. È bello vederti così, con l’impronta della tua terra nello sguardo dei tuoi occhi. È bello sentirti parlare e discutere come potrei sentire parlare un’amica e discutere con lei. Tu capisci il nostro mondo. A volte ho l’impressione che tu lo capisca più di noi che lo padroneggiamo ogni giorno. Ascolti, confronti, elabori un tuo parere. E ogni cosa che fai ha il sentore di un’estrema serietà. Con serietà vuoi conoscere ciò che ancora non sai, con serietà apprendi la nostra lingua e ne impari anche i vocaboli più desueti destando in noi meraviglia. Insegni a noi l’amore per questa nostra lingua che, forse, dovremmo amare un po’ di più. Quanto è immenso il sapere che offre un viaggio nello spazio! La distanza ti ha insegnato il distacco, la prospettiva, l’obiettività. E un viaggio nel tempo? Cosa ti insegnerebbe, Myia? Un viaggio attraverso la storia Universale, un abbraccio che potesse comprendere ogni più piccola briciola dell’operato umano. Perché venga meglio compreso. Per questo, adesso che sei qui, seduta di fronte a me, al tavolo da pranzo, voglio raccontarti una storia, Myia. 14 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
Myia e la Storia delle Storie
È la storia di un lungo viaggio.
Fiordicaramella C’era una volta, tanto, tanto tempo fa una tenera fanciulla dal cuore semplice; fiocchi, caramelle e festoni ben la raffiguravano: quando lei arrivava si spandeva nell’aria odore di canditi. Fiordicaramella la chiamavano tutti. Ogni mattina, al levar del sole, Fiordicaramella si svegliava, lasciava il giaciglio di paglia dalle lenzuola bianche di bucato appena fatto, si toglieva di dosso la camicia da notte rosa tutta a rose e nastrini cuciti sulle balze ampie della gonna e indossava il vestitino rosso fragola e bianco panna; rosso fragola era il corpetto aderente in vita, bianco panna erano le maniche a sbuffo e la gonna ampia. Fiordicaramella possedeva solo quell’abito come possedeva solo la camicia da notte rosa ma abito e camicia erano sempre perfettamente puliti, la gonna a crinolina perfettamente inamidata. E il profumo di caramella? Quello era davvero un mistero. Ma era un mistero anche come facesse a vivere da sola in quella casa di legno al margine del bosco, che sorgeva proprio al limite, proprio dove gli umani, si diceva, un tempo avessero segnato il confine tra il mondo degli spiriti, delle fate e dei folletti e quello dei comuni esseri umani. Eh, Myia! A questo punto so già cosa stai pensando; eccola, finalmente! È una storia di fate e folletti che irrompono nel mondo dei vivi, è la magia nel quotidiano, è il quotidiano intriso di magia. Una stupenda favola nella quale possiamo riposare in fuga dal mondo. Mi dispiace, Myia, e non voglio deluderti: io racconto di storie vere, di storie che sono talmente straordinarie e Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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insolite da sembrar fiabe; semmai... ecco. Impara con me ad interpretare i simboli, le metafore, i segni visibili e invisibili di cui è costellato il nostro mondo. Vedrai che, così, anche questa storia che sto per raccontarti, sarai convinta dichiarerai vera. Abbiamo lasciato la nostra Fiordicaramella sulla soglia dell’uscio della propria casa, pronta per andare. Nel bosco? Oltre il limite? Dove? Seguiamola. Ma che dico? Seguirla, in realtà, è impossibile e perciò tutto quello che ora ti dirò sarà frutto della rivelazione confidenziale della stessa Fiordicaramella la quale, al ritorno della sua piacevole escursione, un bel giorno, senza che neanche glielo chiedessi, mi rivelò tutto ciò che aveva visto, fatto, osservato e ricordato. Mi disse che a nessuno, prima di quel momento, aveva confessato alcunché e che avrebbe voluto farlo solo perché, così lei diceva, il mio racconto sarebbe stato in grado di rivelare un segreto. Tutto ciò, tanti anni fa. Da allora non ho mai raccontato nulla, lo faccio adesso perché, per me e per Fiordicaramella, è arrivato il momento. Il velo deve essere rimosso. Ciò che appare, dunque, si tramuta in ciò che è. Ciò che appare. Bene. Cosa c’è oltre la soglia della porta? Il bosco, abbiamo detto. Ma siamo sicuri si tratti proprio di un bosco? Ascoltiamo, intanto, quello che altri (a parte Fiordicaramella, la nostra eccentrica eroina) hanno da dirci. Vata, un trentenne viaggiatore abituale, che due o tre volte l’anno prende l’aereo per recarsi all’estero per lavoro o per svago e che afferma di aver sorvolato svariate volte, per puro diletto, con il suo elicottero privato, lo spazio co16 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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siddetto “proibito”, ha descritto con dovizia di particolari ciò che ha visto dall’alto. Dice che, in maniera del tutto singolare, uno spazio infinito, forse di centinaia e centinaia di chilometri, pare si estenda al di là del bosco con una fisionomia straordinaria, che contravviene ad ogni logica topografica o geografica o climatica. Ecco quello che Vata dice di aver visto: alle spalle della linea limite, si estendono i boschi di pini e di querce; si può ammirare ogni vegetazione tipica del clima montano; incorniciata da tale splendido paesaggio, in mezzo ad alberi e nuvole soffici che sembrano di panna, si trova la dimora di Fiordicaramella. Come ho già detto, la casetta di legno della bambina si trova proprio al limite tra il “conosciuto” e il “proibito” Tra il bosco prima descritto, dunque e... e lo spazio senza nome. Uno spazio che nessuno mai ha attraversato facendo uso delle proprie gambe ma, tuttavia, ben visibile dall’alto. Perché così straordinario? Seguitemi. Con la mente, almeno. Succede che, oltre alla casa di Fiordicaramella, oltre il “limite”, insomma, il bosco, improvvisamente, ceda il posto ad un’estensione vastissima di ulivi, poi di viti cariche di grappoli d’uva dorata, in successione immediata, gli uni alle altre senza soluzione di continuità. Ruscelli e cascate si intravedono poi, oltre, più avanti, quale stupendo preannuncio di colori diversi. Intensi. Di una bellezza lussureggiante e aggressiva, infuocata. S’intravede dall’alto uno spazio enorme altrettanto rispetto al precedente. Si tratta, questa volta, di alberi altissimi, dalle grosse dimensioni, robusti, all’interno dei quali s’indovina la presenza di uccelli dai colori più sgargianti; si può, senza ombra di
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dubbio, immaginare la presenza dei sentieri intricati della foresta pluviale. Chiazze di sabbia rossa del deserto, ogni tanto, si vedono qua e là, come una diffusa calvizie in una capigliatura folta. Per centinaia e centinaia di chilometri... Ad un tratto, bruscamente, nuovo cambio di scena. E questa volta, la scena cambia davvero perché non c’è alcunché che possa essere paragonato all’ultima estesa porzione di spazio della zona proibita. Una lastra trasparente di ghiaccio ricopre un ampio spazio circolare. È spessa, tanto che appena appena, l’occhio umano vede ciò che si nasconde sotto: costruzioni che vagamente ricordano le strutture dei templi per la loro imponenza e maestosità, disposte circolarmente a formare anelli concentrici; non si riesce a vedere con chiarezza se la linea curva che traccia tali anelli sia una e continua, e in tal caso l’agglomerato sarebbe quello di una enorme spirale, o se, invece, semplicemente, le costruzioni siano state organizzate su cerchi che via via, dall’esterno verso l’interno, si rimpiccioliscono progressivamente. Ciò è tutto quello che la nostra vista fisica e, di necessità, limitata, può vedere. Un paesaggio vasto quanto l’estensione di un’intera nazione che racchiude in sé le caratteristiche geografiche dell’intero globo terrestre. Concorderete con me sul fatto che una cosa così possa essere solo opera di magia o...di una potente illusione ottica di Vata. Non propendo, però, per quest’ultima ipotesi . Per la verità, sono restia a voler credere ad eventi magici senza spiegazione: se il “magico” c’è, ha sempre un motivo d’essere e trova la sua spiegazione nella realtà stessa; del resto, vi dicevo, il mondo in cui ogni giorno viviamo è colmo di inspiegabili certezze e di magiche realtà. 18 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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Il racconto di Fiordicaramella comincia con la ripetitività di un rituale al quale ogni mattina, alle prime luci dell’alba, la bambina si sottopone: l’uscita da casa per andare oltre. Come un aborigeno australiano nel suo walkabout, il camminare è già di per sé il fine cui tende il rituale giornaliero. Fiordicaramella impiega solo un’intera mattinata e un’intera serata per andare e ritornare. A mezzanotte, Fiordicaramella è già di nuovo sotto le lenzuola bianche del lettino della sua casetta di legno. Non è impossibile tutto ciò, mi dice Fiordicaramella, e neanche molto difficile: mi ha spiegato che esiste un sistema per accedere a quelle facoltà che millenni fa l’uomo possedeva ancora e che, adesso, sono state “seppellite” da altre facoltà ritenute più utili. Sto parlando dell’intuito e della telepatia, delle forme- pensiero e della potenza creativa del sogno e del canto. Sto parlando di energie sottili che, come una ragnatela, ricoprono ancora la nostra Terra ma che, purtroppo, non essendo più ritenute utili, sono state dimenticate del tutto man mano che i granelli di sabbia del tempo, a poco a poco, hanno formato delle dune al di sotto delle quali ferve ancora tutto l’apparato di facoltà umane ormai in disuso. È così, cara Myia e mio caro lettore: Fiordicaramella è un reperto archeologico vivente. Perché ciò sia così e come sia avvenuto neanche la stessa bambina lo sa; Fiordicaramella non ricorda neanche chi siano stati i suoi genitori e come si sia trovata in quella casa e perché; per quale impulso misterioso, ogni mattina i suoi piedi la spingano oltre la soglia. Sa che così deve essere e sa che ciò che deve essere costituisce un messaggio da condividere col resto del mondo.
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Considerata, allora, la natura di Fiordicaramella, capirete che una giornata sia più che sufficiente a raggiungere l’estremo limite e ritornare. Ed è proprio così, infatti. In una frazione di secondo, Fiordicaramella passa dal bosco all’interno del folto uliveto; lo attraversa, ogni tanto abbraccia i tronchi ora snelli ora nodosi, raggiunge i vigneti. Sotto il pergolato, Fiordicaramella strappa alle viti grossi grappoli d’uva matura dolce, zuccherina, dal vago profumo di cui sono pervasi i suoi abiti. Il volto di Fiordicaramella è radioso. All’improvviso, succede qualcosa: i tratti del volto sembrano indurirsi, il sorriso s’increspa, gli occhi bramano altri orizzonti, la bocca desidera altri sapori, le braccia sono protese in avanti e le gambe le seguono. Fiordicaramella deve chiudere gli occhi per andare avanti . Ecco: adesso è giunta in una nuova Terra. Vede davanti ai suoi occhi il deserto chiazzato di verde, cespugli intervallati da baobab e alberi del kapok; il caldo le indebolisce le membra e la vista, fa fatica a camminare, deve lentamente abituarsi ad una temperatura che oltrepassa i quaranta gradi anche se sa che, presto, la sua fatica sarà alleviata da un forte e improvviso scroscio di pioggia che mitigherà la temperatura. Ancora qualche passo, ancora un po’ di metri da percorrere e, Fiordicaramella lo sa, arriverà una piacevole arietta temperata che le asciugherà il sudore; poi, però, quella che era stata prima una piacevole frescura, sarebbe diventata aria fredda e l’aria fredda gelo puro. E a quel punto il viaggio sarebbe terminato. Sarebbe terminato con una magia: il ghiaccio della città misteriosa si sarebbe sciolto. Ora vi spiego meglio: Fiordicaramella, lo avrete già capito, attraversa in una sola notte, l’intero globo terrestre, 20 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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toccando tutti gli ambienti climatici presenti e coronando, ogni volta, il proprio pellegrinaggio con l’arrivo all’estremo Sud del nostro mondo conosciuto. È lì, allora, che succede l’accattivante miracolo. Appena Fiordicaramella mette piede sulla terra ghiacciata, come d’incanto, una città sotterranea sepolta da lastroni di ghiaccio, una città che si lascia intravedere appena come attraverso uno specchio, quella città chiamata “Karis”, prende vita allo sciogliersi improvviso dei ghiacci. Uomini e donne dal portamento ieratico si vedono avanzare nella lenta gravità degli atti, invisibili al mondo e visibili a chi davvero vuole vedere. Le colonne diventano pilastri su cui poggiano templi e altari, la pianta circolare rivela un attento ordine nel rispetto della planimetria stabilita una volta per tutte in tempi remotissimi, di cui né Fiordicaramella né noi abbiamo più memoria. Ma non importa averne memoria se l’evidenza di Karis si staglia davanti a Fiordicaramella con la prepotenza di qualcosa che ha diritto di essere in quanto da sempre esistita. E poi? E poi Fiordicaramella compie nuovamente il suo viaggio a ritroso: dai ghiacci alle pinete, agli uliveti, alle foreste pluviali, alle zone temperate fino a quella più fredda in cui vive. Ma perché tutto questo? Sento già il vostro stupore per un’azione apparentemente insensata e inutile. Cosa può significare il rito di una quotidiana camminata attraverso le regioni della nostra terra, cosa può mai voler dire, sottoporre un corpicino di bambina a fatiche non indifferenti? Sembra quasi che Fiordicaramella obbedisca ad una forza esterna, una forza alla quale non è ammessa
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ribellione e alla quale si può solo obbedire . Ma deve essere una forza buona perché Fiordicaramella ha sempre il sorriso sulle labbra. Fiordicaramella, cara Myia e mio caro lettore, è la nostra memoria. Il ricordo di un tempo immemorabile in cui tutti gli esseri vivevano senza distinzioni, o costrizioni o regole non interiorizzate. Esisteva un tempo in cui l’uomo era libero. Davvero. Cosa ti viene in mente, subito, Myia, quando pronuncio la parola “libertà”? Pensi ad uno spazio immenso, magari verde, ad un prato, ad un uomo o ad una donna che allargano le braccia nell’atto di possedere tutta quella immensità e poi...nessuno vicino a lei (o a lui) che la (lo) ostacoli, che impedisca l’abbraccio avvolgente di tutto il creato. A cosa pensi ancora, mio caro lettore? Al cielo terso o nuvoloso, comunque sia, comunque vasto da toglierti il respiro, da renderti piccolo piccolo, cosa tra le cose, anima tra le anime. Al cucciolo d’uomo che, tenero, si adagia sul tuo petto e respira lento il sogno in una lunga notte stellata. Alla brama di conoscenza, alla curiosa e intrigante indagine sulla natura dell’uomo e sulle sue svariate modalità d’esistere; al cammino incessante e al sorgere ciclico che passa da generazione in generazione. La libertà. Fiordicaramella è libera. E percorre la nostra storia. Percorre la sua storia, la storia del genere umano, da quando nelle zone antartiche dei ghiacci attuali, un tempo paradisi lussureggianti, Fiordicaramella ha mosso i primi passi e ha emesso i primi vagiti. Poi è diventata grande, ha capito il mondo e lo ha attraversato fino ad arrivare al luogo a lei più congeniale. Cercava un posto dove poter compiere la sua missione 22 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata
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Prima Edizione: 2017 ISBN 9788899713041 © 2017 Segmenti Editore - Francavilla al Mare Psiconline® Srl - 66023 Francavilla al Mare (CH) - Via Nazionale Adriatica 7/A
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Finito di stampare nel mese di Aprile 2017 in Italia da Universal Book - Rende (CS) per conto di Segmenti Editore (Marchio Editoriale di Psiconline® Srl)
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