Attenti al gradino. Il Grande Detective

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Giulio d’Amicone

Attenti al gradino (Il Grande Detective) Romanzo

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Questo libro è un’opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzioni dell’autore e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o defunte, è assolutamente casuale. © 2017 Segmenti Editore - Francavilla al Mare

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Alla memoria di Ross Macdonald

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I

Il Grande Detective (per gli amici GD) entrò nel suo ufficio, estrasse dalla fondina la 44 Magnum e la posò sul ripiano della scrivania, che per l’impatto andò in frantumi. Poi si tolse il cappello e lo lanciò in direzione dell’attaccapanni, centrandolo con la consueta destrezza; ma poiché il cappello era blindato, l’attaccapanni crollò sulla finestra infrangendo il vetro, dopo di che precipitò in strada finendo su di un idrante dal quale scaturì un violentissimo getto d’acqua che investì in pieno: 1. uno spacciatore di droga (liquefacendogli le dosi) 2. un gruppetto di giovani seminaristi diretti a S. Pietro (“E adesso come faremo a presentarci a Sua Eminenza?”) e 3. una coppietta avvinghiata sotto un porticato (congelandone all’istante i bollori). Il traffico si bloccò1: gli automobilisti inveivano l’uno contro l’altro, i tassisti inveivano contro gli automobilisti, i conducenti dei mezzi pubblici inveivano contro i tassisti che avevano occupato la corsia preferenziale; un vigile si 1

Qualsiasi cosa capiti in città, il traffico si blocca

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dava da fare nel tentativo di mostrare a tutti che si stava dando da fare, poi – visto che nessuno badava a lui – mormorando “Vado a chiamare un collega” scompariva alla chetichella dietro il primo angolo. Mentre gli operatori di alcune emittenti televisive locali accorrevano di gran carriera, felici di aver trovato materia per un servizio che riempisse il sempre faticoso telegiornale quotidiano, il GD (che di queste minuzie non si curava) si sedette tranquillamente alla diruta scrivania e si accese una sigaretta, dopo aver rivolto il più luminoso dei suoi sorrisi alla bionda e procace segretaria. La quale però, seduta dietro la piccola scrivania in fondo alla stanza, non sembrava granché ben disposta, dato che si era alzata di colpo con espressione dura non appena aveva visto arrivare il collega. – Me ne vado – annunciò seccamente. – Come hai detto tesoro? – Ho detto che me ne vado – ripeté lei raccogliendo in gran fretta le sue cose dal tavolo. – E perché mai? Lei lo fulminò con lo sguardo. – E me lo domandi! Da quanti mesi qui non si vede una lira? Manco uno straccio di gratifica per i miei bambini hai mai pensato di darmi. – Veramente non mi risulta che tu abbia figli. – Infatti non ne ho, ma se li avessi dovrei mantenerli. Ovvio. – Zuccherino, la logica della tua affermazione mi sfugge. – Anch’io ti sfuggo se è per questo. Addio – e fece per avviarsi con decisione alla porta; sennonché proprio in quel momento squillò il telefono, e lei rispose sbuffando.

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– Pronto?... Davvero lo vuole?... Sì, è qui, un secondo. È per te. – Pronto? – rispose lui alzando la cornetta. – Aspetta amore non andartene subito! – Come dice scusi? – un’argentata voce femminile. – No non stavo dicendo a lei. Dicevo alla mia... – Invece me ne vado proprio. – Solo un momento tesoressa, potrebbe essere un incarico... tel:– Ma con chi sta parlando? – Con lei. tel:– Come sarebbe con lei? – Interessa un fico del tuo nuovo lavoro, tanto cencioso sei e cencioso resti... – Mica granché carino da parte tua. tel:– Oh insomma vuole decidersi a rispondermi? – Un momento solo signora... tel:– Ma quale momento, mi sembrate tutti pazzi lì! – Ti manderò la richiesta degli arretrati – concluse la bionda e procace segretaria uscendo con gran sbattere di porta. – Almeno potevi accendere il riscaldamento! – gli gridò dietro il GD. La porta si riaprì di colpo. – Siamo a maggio – fu la gelida risposta, seguita da un secondo e più forte sbattimento. Ma la porta si riaprì nuovamente. – E poi ce l’hanno tagliato l’anno scorso – finì con sbattimento definitivo. Traumatizzato dall’improvvisa e inaspettata defezione, il nostro eroe era rimasto con la cornetta in mano. – Pronto, pronto? – insisteva la voce femminile. – Si

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può sapere che cosa succede? – Spiacente, non sono in casa – si decise a rispondere il GD; – riprovate più tardi. – E riappese mentre un sogghigno gli arrivava alle orecchie e a poco a poco le superava librandosi verso il lampadario di cristallo (temporaneamente sostituito da una 40 watt). – È proprio vero, anche nei momenti peggiori riesco a mantenere inalterato il mio ineffabile sense of humour. Noir, obviously – si congratulò con se stesso spegnendo la sigaretta dentro l’enorme posacenere di vetraccio e accendendone subito dopo un’altra col mozzicone di quella che aveva appena spento. Proprio così. Un’impresa impossibile per tutti tranne che per lui. Drin again. – Che c’è ancora?– ringhiò. – C’è che gradirei che lei mi ascoltasse, se ha smesso di fare l’idiota – fu la risposta. Il nostro superman ebbe un attimo d’incertezza: avrebbe dovuto offendersi? Dopo aver riflettuto per qualche secondo, decise che se avesse mostrato di prendersela, avrebbe solo dimostrato a quell’ignota voce femminile (dal tono caldo e signorile) di meritare il poco lusinghiero epiteto. Ragion per cui si limitò a emettere una risatina soffocata, aggiungendo: – La verità è che non lo faccio, lo sono. Ahahah! – ma la battuta appena pronunciata non gli sembrò molto riuscita. E infatti la sua interlocutrice l’ignorò. – Allora è disposto ad ascoltarmi sì o no? – – Certamente. Ho appena risolto un caso intricatissimo e al momento sono libero, anche se in verità mi sento ancora piuttosto affaticato. – Oh poverino... Mi ascolti allora, vengo subito al sodo: sono la signora Calle-Ortik. Ho perso mia figlia. 10 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata


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– Per caso ai giardini pubblici? – Ma che cosa dice? Mia figlia ha ventitré anni! Si è svegliato da poco per caso? La replica dell’interlocutrice inflisse un nuovo duro colpo alla fragile sensibilità del nostro eroe, il quale stavolta fu fortemente tentato di manifestare il suo disappunto, ed anche in maniera molto seria. – Beh mica tutte le ragazze crescono così in fretta, al giorno d’oggi – avrebbe voluto rispondere, aggiungendo la storia di quel suo amico che aveva insistito per accompagnare la figlia a scuola anche dopo che la ragazza si era diplomata. Ma preferì limitarsi ad un laconico: – Continui. – Continuare cosa? – fu la pronta risposta. – Se non ho neppure iniziato! Il GD storse la bocca e ingoiò la sigaretta. Mentre la pelle del viso gli diventava magenta, per poi trascolorare in orïental zaffiro e successivamente annerirsi, gli si affacciava alla mente il sospetto che tra lui e quella argentata voce femminile il contatto telefonico non potesse definirsi idilliaco. Sicuramente la bionda e procace (nonché perduta) segretaria a questo punto si sarebbe già messa le mani nei capelli. – OK allora ricominci. Badi però che non ho tempo da perdere, io. – Ma mi faccia il favore, investigatore dei miei stivali! Ancora meno lusinghiero dei precedenti, l’epiteto riscosse un effetto immediato: il GD ammutolì di colpo. Stavolta era offeso. Offeso SUL SERIO. Seguì un lunghissimo silenzio carico di tensione [siatemi grati: vi ho risparmiato l’aggettivo “assordante”]. Immobile, le labbra serrate, la sigaretta spenta (nel pacchetto insieme con le altre), solo dopo un intervallo che 11 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata


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parve interminabile2 il GD riuscì a ritrovare la forza di spirito sufficiente per riaprir bocca e proferire lentissimamente, con labbra tremanti d’ira repressa: – Le faccio presente, anche se lei è una signora, che io ho pur sempre la mia dignità da difendere... – E allora? – E allora la prego, per adesso e per il futuro: non si permetta mai più di usare detestabili espressioni come ”mi faccia il favore”! Un attimo di perplesso silenzio, poi: – Chi la capisce è bravo... Ad ogni modo, chiarito finalmente l’equivoco, la conversazione poté proseguire. – Mia figlia è uscita di casa nel pomeriggio di due giorni fa, e da allora non ha più dato sue notizie. – E nemmeno di qualcun altro suppongo. – Come? – Niente, vada pure avanti... – Lei capisce che in una circostanza del genere ad una madre vengono in mente tutte le ipotesi peggiori... – Come si chiama sua figlia? – Celeste. – È verniciata? – Non capisco... – Niente, un dubbio – borbottò il GD. – Dunque ricapitolando sua figlia in tinta è scomparsa, e lei vorrebbe che gliela ritrovassi... – No, le ho telefonato per fare quattro chiacchiere. Il GD prese qualche secondo per riflettere. – A questo non avevo pensato – rispose poi. 2 Si perdoni la convenzionalità dell’espressione, da intendere come citazione generica: nessun intervallo temporale può apparire interminabile se a un certo momento ha termine.

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– Oh povera me... Allora mi venga a trovare oggi nel pomeriggio e le spiegherò tutto per filo e per segno, d’accordo? – Però visto che non è venuta oggi... Vede, in questi casi la prassi sarebbe stata che io la trovassi ad attendermi nell’anticamera [l’ufficio del GD non aveva anticamere] con uno splendido collo di pelliccia e tra le dita un bocchino d’ambra di cinquanta centimetri, con aria affascinante anzi meglio ammaliante e senza dimenticare un penetrante profumo... – Non se ne parla. – Va bene vengo io.

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II

La sala del seminterrato nel quale Giampiero il Regnante gestiva i suoi affari e riceveva le sue visite era come al solito male illuminata, poiché consisteva in realtà di una vecchia cantina facente parte di uno stabile da tempo dismesso. Il Regnante – così lo chiamavano nel quartiere e così (o meglio anche così) era noto alle forze dell’ordinel’aveva attrezzata con un tavolo collocato a ridosso della parete, sul quale erano sistemate le varie fatture, bolle, ricevute, documenti di trasporto (quasi tutti ufficiosi) e tutto quanto serviva a gestire i traffici per i quali era conosciuto in tutto il circondario ed ampiamente oltre i confini cittadini. Si udì bussare alla porta. Il gigantesco Oscar, sua personale guardia del corpo, aprì l’uscio in cima alla scala, proiettando un fascio di luce fin sulla scrivania. – È arrivato – tuonò. – Fallo entrare. Rico fece il suo ingresso: era un giovane di bassa statura, trasandato e mal vestito. I capelli non avevano visto una bottega di barbiere da gran tempo e la barba di due o tre giorni gli copriva le guance scarne. Il tasso di agitazione, in lui consueto, sembrava superiore al normale. – Siediti – lo esortò il Regnante. 15 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata


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– Grazie grazie Giampi, ti ho portato tutto eheh... – depose sulla scrivania una grande busta, subito presa e aperta, contenente una discreta quantità di tagli da 50 e 100. Il Regnante li contò scrupolosamente, a testa bassa, mostrando all’altro il baschetto col quale ricopriva la calvizie ormai non più incipiente. Proseguì il conteggio scrupolosamente e con estrema calma, mentre Rico attendeva leccandosi nervosamente le labbra; poi rialzò la testa emettendo un profondo sospiro. – Rico, tu mi dovevi riportare 500 euro. Questi sono solo 480. Come lo spieghi? Il ragazzo si agitò sulla sedia. – Eh beh insomma un piccolo problema però si risolve... Avevo già fatto tutte le consegne, lui era l’ultimo... Ecco Giam tu lo sai com’è fatto quello, mi ha promesso che domani o al massimo dopodomani... in fondo sono solo venti euro eheh... – Quindi è sempre Ciannello, quell’uscito di testa della Magliana, vero? – Sì sì, sempre quello... Ha detto e ripetuto che mancavano solo pochi euro, se per una volta potevo passarci sopra, tanto è cliente, lo riforniamo da una barca di tempo... – Mh mh. E tu? – Eh beh io gli ho detto... Insomma gli ho detto che andava bene, che tu non avresti fatto storie insomma... – Ah gli hai detto che andava bene. – Sospiro dalle profondità polmonari. – Ma bravo. E così io mi ritrovo nuovamente i conti sballati. – Sguardo piantato sul viso. – Ti ho mai autorizzato a fare credito, Rico? – Beh ma... sono soltanto venti euro, mica... Giampiero il Regnante posa con calma la busta sul tavolo. – Tu sai perfettamente che io devo presentare al princi16 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata


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pale i conti precisi ogni fine mese... Sorriso ebete di Rico e inizio sudorazione fredda. – Sì sì eheh... – Dimmi Rico: da quanto tempo ci conosciamo? – Eh beh da quando... Dai tempi di Camonte, della lega contro le vecchiette... Il baleno di un sorriso sulle sottili labbra del Regnante. – Esattamente. Solo che io da molto tempo non mi faccio più chiamare in quel modo. E non organizzo più leghe. Come tu sai io non sono un fornitore duro e spietato da cinema americano: il fatto è che qui trattiamo affari serissimi. E ho una montagna di conti da regolare. Conti che devono ridare. Altrimenti il principale si arrabbia. – Eh già lo so lo so... – E poi devo preparare le forniture per il mese prossimo. – Sì sì ma... ma insomma sono solo due o tre giorni... – Solo due o tre giorni, giusto. Ma intanto inizia il mese e a me restano delle fatturazioni in sospeso per colpa tua. – Ma... ma guarda Giampi che Ciannello mi ha promesso che al massimo domani... – O dopodomani. – Sì sì appunto, domani o dopodomani... Il Regnante si appoggia alla spalliera della sedia e sospira nuovamente. – Sei il solito incapace. Io continuo ad affidarti questi incarichi in ragione della nostra vecchia amicizia, ma tu me ne fai sempre pentire. – E va bene sì, ma ci conosciamo da tanto eheh... mica è colpa mia in fondo, ti ho appena spiegato che... – Oscar – Un cenno e il colosso, in piedi dietro a Richetto con le braccia incrociate, con un sorriso di soddisfazione lo afferra per le spalle facendolo alzare. 17 Segmenti Editore © 2017 - Riproduzione vietata


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– Ehi ma che cosa fai? No no Giampi ti prego, non è il caso ti assicuro, mica ho... Il mastodonte trascina Richetto in un angolo. Mentre iniziano gli effetti sonori, il Regnante si stringe nelle spalle con espressione di sofferenza: ha sempre detestato la violenza fisica.

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Prima Edizione: 2017 ISBN 9788899713102 © 2017 Segmenti Editore - Francavilla al Mare Psiconline® Srl - 66023 Francavilla al Mare (CH) - Via Nazionale Adriatica 7/A

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Finito di stampare nel mese di luglio 2017 in Italia da Universal Book - Rende (CS) per conto di Segmenti Editore (Marchio Editoriale di Psiconline® Srl)

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