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jordan retro air jordan III ‘88 FRANKLIN & MARSHALL X PUMA CLYDE club dogo x puma future suede onitsuka tiger city run Saucony jazz spring 2013 SMITH’S AMERICAN converse chuck taylor all star washed AUSTRALIAN AU343 Tommy Hilfiger CONVERSE PRO LEATHER ZIP & PRINt gas spring - summer 2013 PUMA FUTURE ICONS COLLECTION ZIPZ® Boardwalk® Collection NAPAPIJRI SVEIN & FIA HUMMEL SLIMMER STADIL HIGH & LOW sperry top sider striper cvo l.a. gear nike sb Koston 2 skate focus vans cab lite enjoi x adidas Skateboarding adi ease
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è vietata qualsiasi riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo, di fotografie e disegni. I contributi fotografici e di testo sono ben accetti. Testi, illustrazioni, fotografie e disegni, se non espressamente richiesti, non verranno restituiti. L’editore è a disposizione degli interessati quando nonostante le ricerche non sia stato possibile raggiungere il detentore del diritto di riproduzione di eventuale materiale fotografico.
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editoriale editorial
Vero, come diceva Franco Battiato, che la primavera tarda ad arrivare. Ma rimaniamo fiduciosi che una primavera di qualche tipo si presenterà prima o poi alle nostre porte, riportando slancio e fiducia anche in questa nicchia del mercato globale. E mentre attendiamo, si rafforza in noi la convinzione che tutto sommato il mondo sneakers abbia ancora molte energie per riprendere a correre (forse non solo in senso figurato, visto il settore merceologico a cui facciamo riferimento) in un orizzonte temporale breve, brevissimo. Del resto, la passione è il miglior propellente che si possa richiedere, e nel mondo sneakers ce n’è da vendere, a tutti i livelli. La passione è quella che fa crescere una piccola attività di retail trasformandola in un pezzo importante del tessuto sociale ed economico del territorio, una testa di ponte attraverso la quale trasmettere l’amore per sport e stile. Vorremo ricordare l’importanza di chi, le scarpe, le vende - magari senza i lustrini dei centri metropolitani - portandovi a visitare i nostri negozi preferiti in giro per l’Italia: iniziamo questo mese da Check Point, a pagina 34. Passione, d’altra parte, è anche quella che spinge marchi ormai consolidati a battere nuove strade, guardando negli occhi il futuro: Puma ad esempio scommette sul fatto che il suo affezionato pubblico saprà apprezzare versioni inedite di modelli che hanno fatto la storia, e lancia la sua collezione Future puntando anche su collaborazioni con celebrità della musica italiana contemporanea (scoprite tutto da pagina 56). Vans a sua volta ripensa una delle sue icone che ha appena compiuto vent’anni, la Half Cab dedicata al grande Steve Caballero: le Cab Lite potete ammirarle a pagina 70. Infine, Saucony e Converse infondono nuova vita nei loro classici (ve li presentiamo alle pagine 42 e 52). Passione, ancora, è quella che ha portato piccoli brand italiani from rags to riches: Napapijri vent’anni fa era solo un sogno, oggi è una realtà globale che si permette incursioni molto interessanti anche nel mondo del footwear, come testimoniato dai modelli ritratti a pagina 40. Passione è quella che ti fa riscoprire la tradizione: è successo a Smith’s American 1906, marchio dalle solide radici workwear del quale sentiremo parlare molto in futuro. Iniziamo a conoscerlo, a pagina 44. Passione, infine, è il carburante per nuove idee: scarpe con tomaia e suola intercambiabili? Sembra una follia, invece funziona. Giudicate voi, a pagina 58 (con Zipz). Questo e molto altro, tra le pagine del giornalino che tenete in mano. Che poi, a rileggerlo per la prima volta dopo la stampa, ci è venuto da pensare: e se la primavera fosse già arrivata?
It’s true, this year spring is not coming, to paraphrase the singer Franco Battiato. Nonetheless, we are pretty confident that a sort of spring will knock at the door sooner or later, bringing energy and trust in this marvelous niche of the global market. So while we wait for that moment to come, we get more and more persuaded that our beloved sneaker world possesses so many resources that it will get to run again in a relatively short span (and to run not only metaphorically, given the sector we are talking about). After all, passion has always been the best propellant that anyone might demand, and one ingredient the world of sneakers is replete with, on every level. Passion, for example, is what often propels a small retail activity and transforms it into a major piece of the social and economic local tissue, a bridgehead to transmit such values as sport and style to the new generations. We would like to highlight the important role played by those who trade in shoes (perhaps without the false glitters of some urban centers) and we’ll do it by show you our favorite stores around Italy; we start this month with Check Point on page 34. But passion is also what drives the well-established firms to experiment with new roads, facing up to the future. Thus, Puma decided to firmly believe that its loving fans will appreciated some fresh new versions of models that have shaped history, and thus launched its Future collection, staking on some collaborations with some stars of the most recent Italian musical scene (you’ll read on this from p. 56). Vans in its turn is reshaping an icon (from its catalogue) that is now 20 years old, the Half Cab dedicated to the great Steve Caballero; and the Cab Lite is examined at p. 70. Last but not least, Saucony and Converse are infusing new life in their classics (which we’ll describe on p. 42 and 45). Again, passion is what projected some small Italian brands from rags to riches – for example, Napapijri was just a dream twenty years ago, while today is a global reality that ventures compelling forays into the world of footwear, as confirmed by the models portrayed on p. 40. Passion lets people rediscover their tradition; it happened to Smith’s American 1906, a brand with deep work-wear roots, which will soon draw attention to itself. Let’s start knowing it on p. 44. Finally, passion is what feed new ideas. You dreamed of shoes with interchangeable upper and sole? It’s crazy… but it can be done – and because seeing is believing, go to p. 58 and watch the Zipz. This (and much more) makes up the content of the magazine you’re browsing through. As we read the first printed copy, it occurred to us that maybe spring has come, hasn’t it?
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zozotown x adidas originals campus 80’s
Mix di materiali estremo, ovviamente in salsa giapponese. Zozotown è un megastore che ha fatto la storia dell’online retail nella terra del Sol Levante: oggi i suoi prodotti sono disponibili anche attraverso una versione in lingua inglese del sito, ma queste Campus in edizione limitata sono naturalmente già esaurite quando scriviamo queste righe... Oh bè, c’era da aspettarselo: gli appassionati difficilmente possono rimanere indifferenti di fronte a una colorazione elegantissima che nasconde sulla tomaia pony hair, suede iper-premium e particolari pitonati, alternati con sapienza. An extreme mix of materials, and with a Japanese flavor to it. Zozotown is a megastore which contributed to make the history of online retail in the empire of the Rising Sun. Today their products are available through an English version of the website, but this Campus (as a limited edition) are already sold out as we write these words. Well, it was something to be expected; the fans will hardly remain insensitive when confronted by such an elegant coloring which hides pony hair on its upper, a hyper-premium suede, and python details, all gently intermingled together.
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atmos x Reebok insta pump fury ‘snake’
Giungla + camo! Il makeup proposto dalla storica sneaker boutique di Harajuku per l’ennesima - ma sempre ben accolta - limited edition delle Reebok Insta Pump Fury ha provocato notevole hype, ma c’era da aspettarselo visto il mix di materiali che mette insieme l’animale “dell’anno” per la cultura giapponese, il serpente, con accenti di camouflage inglese tra tomaia e fodera interna. Classe 1994, questo modello running dall’aspetto retrofuturistico appare sempre perfetto, anno dopo anno, con qualsiasi livrea: anche questa, tamarra il giusto per farsi notare nel centro di Tokyo. Jungle + camouflage! The makeup proposed by the legendary sneaker boutique from Harajuku for the umpteenth (and still welcomed) limited edition of the Reebok Insta Pump Fury provoked much hype – as one should have expected given the mix of fabrics merging the serpent (animal of the year in Japan) with accents of English camouflage between upper and lining. Born in 1994, this running model exhibits a retro-futuristic look which, year after year, under whatever plumage, proves to be perfect – and this is no exception, being enough hick to stand out in downtown Tokyo.
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Bodega x Saucony Elite Collection
La Elite Collection, nata qualche anno fa dalla collaborazione tra lo sneakers shop di Boston Bodega e il gigante del running americano Saucony, è sempre una garanzia, stagione dopo stagione. Almeno, se vi piacciono le colorazioni contrastate. Questa stagione, con la primavera 2013, i designer di Bodega mettono sul piatto nuove varianti della G9 Shadow: introdotta sul mercato la scorsa stagione, è un ibrido tra quattro grandi classici Saucony, Grid 9000, Shadow 5000, Shadow 6000 e Master Control. Già sugli scaffali di selezionati rivenditori Saucony, con colori come sempre accesi e fantasiosi: notevole soprattutto la versione con toebox camouflage. The Elite Collection was born a few years ago from a collaboration between the sneaker shop from Boston, Bodega and the giant of American running, Saucony – and year after year it’s always a reliable bet. At least, if you like contrasted colorings. For the coming spring 2013 the designers from Bodega have prepared new versions of the G9 Shadow. This hybridization of four great classic models by Saucony – Grid 9000, Shadow 5000, Shadow 6000, and Master Control – was introduced on the market during the past season, and it’s already back on the shelves of all Saucony stores; particularly impressing the version with toebox camouflage. 12
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Gourmet x Ludwig Van Utility Project Non si occupano di musica, come sarebbe facile intendere dal nome: dietro il moniker Ludwig Van si nasconde un collettivo di pazzi per il vintage, titolari del marchio omonimo e di uno store specializzato in quel di Los Angeles. Ludwig Van si è alleato con Gourmet per produrre alcune versioni delle Cinque e delle Quattro Skate, modelli ormai presenti da anni nelle collezioni del marchio. Attenzione, non si tratta semplicemente di colorazioni particolari: le tomaie sono infatti costruite con tessuti deadstock provenienti da eccedenze delle forniture militari. Da una parte il raindrop camouflage dell’esercito tedesco (DDR, per la precisione) degli anni Sessanta, dall’altra il twill e la tela duck canvas di quello statunitense dei Settanta. Forse il miglior progetto speciale mai visto in casa Gourmet.
They aren’t concerned with music, as one might surmise from their name – behind the moniker Ludwig Van there is a group of guys who are mad about vintage, who own the homonymous brand and a specialized store in Los Angeles. Ludwig Van joined forces with Gourmet to produce some versions of the Cinque and Quattro Skate, models since long included in the brand’s collections. Be careful, however, it’s not simply a matter of strange colorings – the upper is always constructed with dead-stock tissues coming from army-equipment surpluses. For one thing, the raindrop camouflage of the German army (DDR, to be more precise) dates from the Sixties; on the other hand, the twill and the duck canvas of the US army from the Seventies. Perhaps the best special project by Gourmet we ever saw.
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kenzo x vans authentic & Slip-on
Da quando il marchio Kenzo ha cambiato faccia, passando dalla ricerca sull’alta moda di Antonio Marras allo street fashion dei nuovi direttori creativi Humberto Leon e Carol Lim a.k.a. Opening Ceremony, i progetti collaborativi si sprecano. Quello con Vans è ormai una partnership conoslidata, che si rinnova anche quest’anno con l’arrivo della bella stagione: ecco la collezione-capsula di classici di casa Van Doren vestite per l’occasione con le texture della primavera/estate 2013 di Kenzo. Vale a dire, Authentic e Slip-On in tre colorazioni per modello tutte, caratterizzate dalla stampa chiamata “Clouded Leopard”, che rivisita con un tocco artsy le amatissime stampe animalier. Già sugli scaffali, non ci rimarranno a lungo. After the brand Kenzo changed its image and passed from the research on the haute couture of Antonio Marras to the street fashion of the new creative directors Humberto Leon and Carol Lim a.k.a. Opening Ceremony, the collaborative projects are countless. The one with Vans is by now an established partnership, that this year gets updated with the coming hot season – here’s the capsule-collection of some classics from Van Doren’s company, wearing (for the occasion) the textures of the spring summer 2013 by Kenzo. That is to say, Authentic and Slip-On in three colorings each model, all characterized by a print called ‘Clouded Leopard’ which reinterprets the most beloved animalier prints in an arsty vein. Already on the shelves, they won’t last for long. 16
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Stussy Deluxe x Timberland loafer & terra adventure
Le collaborazioni stanno diventando sempre meno eventi straordinari e sempre più matrimoni creativi tra i grandi brand, destinati a durare ben più di una stagione. Stussy Deluxe e Timberland, ad esempio, hanno appena lanciato l’ennesimo capitolo del progetto comune nel 2011. Due modelli: le Loafer, classico mocassino in un nuovo mix di materiali e colori, e le Terra Adventure, inedite e parte della linea “ecologica” di Timberland, Keeper. Le prime sono realizzate in nubuk con la tradizionale suola Christy di Vibram, le seconde in suede con cupsole, disponibili presso i monomarca Stussy e qualche selezionato rivenditore Timberland. Collaborations counts less and less as extraordinary events – and more and more as creative weddings (between big brands) destined to last more than a season. Stussy Deluxe and Timberland, for example, just launched the umpteenth chapter in their common project in 2011. Two models: the Loafer, a classic moccasin in a new mix of materials and colors, and the Terra Adventure, entirely new, and included in the ecological line of Timberland, called Keeper. The former is realized in nubuk with the traditional Christy sole by Vibram, the latter in suede with cupsole, available at the flag-stores Stussy and some selected Timberland resellers.
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Ronnie Fieg x asics GT-II ‘High Risk’
Ronnie Fieg ormai potrebbe scrivere sul suo biglietto da visita: Mr. Collaborazioni. Ma la sua relazione con Asics è qualcosa di più, un rapporto che si rafforza stagione dopo stagione: e allora, ecco il nuovo makeup delle GT-II, distribuito solo attraverso la boutique di Manhattan fondata da Ronnie, online e in-store. Il mix di materiali è composto da pigskin suede e pelle, base viola con accenti rosso “infrared”, tanto per ricordare al mondo che anche Ronnie è un figlio degli anni Novanta. Niente di rivoluzionario, ma abbastanza per tenere alto l’hype.
Ronnie Fieg might write Mr. Collaborations on his personal card. But his relationship with Asics is something more, a relation that gets stronger season after season – and this being said, here’s the new make-up of the GT-II, distributed solely through the boutique in Manhattan founded by Ronnie, both online and in-store. The mix of materials is composed by pigskin suede and leather, purple basis with infrared accents, just to remind the world that Ronnie is also a son of the Nineties. Nothing revolutionary, but enough to keep the hype high.
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Zipz project - www.zipzshoes.it
Distribuzione: BANGOR S.R.L. +39 02 87166.778
Zipz . L’unica con cerniera. Per cambiare cover quando vuoi. ®
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hanon x saucony shadow master
Ibridone inventato dal team creativo della più nota sneakers boutique di Aberdeen, Scozia, per la nuova collaborazione con il marchio americano Saucony. Due i modelli protagonisti, classici del running lanciati tra gli anni Ottanta e i Novanta: Shadow 5000 e Master Control, fuse insieme – tomaia della seconda, suola della prima – a creare le Shadow Master. Completa il quadro, una colorazione che gioca a nascondere i particolari del design della tomaia e esalta la silhouette eccezionale di queste sneakers. Tiratura ultra-limitata, ma potete ancora tentare la fortuna provando a collegarvi con il sito di Hanon: chissà che non ne abbiano riassortito qualche paio...
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A hybrid invented by the creative team of the best known boutique from Aberdeen, Scotland, for the new collaboration with the American brand Saucony. Two models are protagonist, two classic of running launched between the Eighties and the Nineties – Shadow 5000 and Master Control, interbred (the upper of the latter and the sole of the former) to create the Shadow Master. And to crown it all, a coloring that is meant to hide the design details of the upper and emphasizes the exceptional silhouette of these sneakers. And ultra limited edition, but you can still try your luck by connecting with Hanon’s website – who knows, they might have some extra pairs.
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hanon x clarks sportswear traxter ‘ventile’
Hanon ha già collaborato in passato con lo storico brand inglese su modelli classici come la Ashcott, ma questa volta ha reinterpretato uno dei più interessanti modelli della linea Sportswear, divisione giovane e più street-oriented di Clarks: le Traxter, tecno-ibrido fondato sulle linee della Desert Trek, vengono qui dotate di tomaia waterproof in Ventile, un tessuto tecnico ottenuto dalla abttitura delle fibre più lunghe e nobili del cotone. Materiale d’altri tempi che sta tornando molto di moda: ideato durante la Seconda Guerra Mondiale, per l’aviazione, inglese dagli specialisti di English textile co., è caratterizzato dalla consistenza tipica del cotone, ma diventando leggermente più rigido offre tutti i vantaggi dei tessuti a prova d’acqua basati sul nylon. Tra le altre caratteristiche delle Traxter: dettagli in pelle e suede, soletta Ortholite in schiuma e intersuola ammortizzante in EVA. Hanon has already collaborated in the past with the historic English brand on classic models like the Ashcott, but this time they reinterpreted one of the most interesting models of the Sportswear line, the young division and the most street oriented by Clark – the Traxter, a tecno-hybrid based on the lines of the Desert Trek, are here endowed with waterproof upper in Ventile, a technical tissue obtained by the thrashing of the longest and most noble fibers of cotton. An old-fashioned material that is now ‘in’ once again. Conceived during the second world war for the English aviators by the experts from English textile co. it is characterized by the typical thickness of cotton, but being slightly more solid it offers all the advantages of the waterproof tissues based on nylon. Among the features of the Traxter, leather and suede details, an Ortholite sole in foam, and a damping midsole in EVA.
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supreme x vans chukka boot, sk8-hi & era
Ogni collabo che coinvolga i newyorchesi di Supreme, da ormai molti anni al vertice dell’hype mondiale, è un evento. Anche quando si tratta di partenariati che continuano stagione dopo stagione da un bel pezzo, come quello con Vans: un patto siglato dai due brand in nome del comune amore per skate e street culture. Questa volta però sembra entrarci anche la new wave inglese degli anni Ottanta: la stampa floreale che ritroviamo sulle tomaie di Chukka Boot, Sk8-Hi e Era è infatti quella elaborata dal grande Peter Saville (a partire da un dipinto del francese Henri Fantin-Latour) per la copertina dell’album Power, Corruption & Lies dei New Order. Il risultato non passa certo inosservato: rose allover.
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Every collabo that involves the newyorkers from Supreme – who have been leading the global hype for many years – is an event. Even when there are partnerships that go on through many seasons, like the one with Vans – an agreement signed by the two brands in the name of their shared love for skate and street culture. This time however there seems to be involved the English new wave from the Eighties; the floral print that we can find on the upper of Chukka Boot, Sk8-Hi and Era is the one designed by the great Peter Saville (inspired by a paint by the French Henri Fantin-Latour) for the cover of the album Power, Corruption & Lies of the New Order. As a result, roses all over it – something that will hardly pass unnoticed.
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supreme x COMME des GARCONS SHIRT x vans HALF-CAB & ERA
Supreme e Vans raddoppiano, anzi triplicano coinvolgendo anche un peso massimo della moda giapponese come Comme des Garçons Shirt. I modelli scelti sono la Half-Cab e la Era, proposte con tomaia a tutto canvas caratterizzata da stampa gingham e dalla texture ibrida con pois su una base “digital camouflage” realizzata per la nuova collezione-capsula di abbigliamento co-prodotta da Supreme e CDG. Ciascun modello esce in due varianti colore e sarà disponibile a partire da Giugno 2013, quindi c’è ancora da aspettare. E forse, in questo caso c’è anche da chiedersi se ne vale la pena...
Supreme and Vans redouble, or rather triple, and enlist even a heavyweight of Japanese fashion like Comme des Garçons Shirt. The models chosen are the Half-Cab and the Era, realized with entirely canvas upper, characterized by a gingham print and a hybrid polka-dot texture on a ‘digital camouflage’ basis realized for the new capsule-collection of clothes co-produced by Supreme and CDG. Each model gets released in two colorways and will be available from June 2013, so let’s await. In the meantime, let’s also ask ourselves whether it’s worth it.
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Air jordan iii ‘88
Sembrava dovessero avere una distribuzione esclusivamente online, ma poi Nike ha concesso qualche paio di questo remake attesissimo anche ad alcuni rivenditori europei. Inutile dire che è durato molto poco, i reseller ne hanno fatto incetta e le quotazioni su eBay si aggirano oggi intorno ai 350 euro, cioè quasi il doppio del prezzo retail. Come mai tanto hype? In realtà, è colpa di un particolare che potrebbe sembrare piccolo: per la prima volta da molti anni, il brand Jordan ha ha riportato su questo modello storico il logo “Nike Air” posteriore, rendendolo più simile alla versione originale del lontano 1988... ma di quella parliamo già nella sezione vintage! Dunque in questa sede ci limitiamo a considerare che, una volta tanto si tratta, di remake ben eseguito. Soprattutto per quanto riguarda la fedeltà della stampa “elephant print” che troviamo sui pannelli di rinforzo.
Initially it seemed that the model would be distributed solely online, but then Nike has decided to give this awaited remake to some European resellers. Needless to say, it didn’t last too much, for the resellers couldn’t help to corner the shoes, and now the quotations on eBay revolve around 350 euro, that is, almost twice their retail price. Why all this hype? In fact, the reason lies in a small detail that might seem ridicule – for the first time after many years, the brand Jordan has adorned this historic model with the logo Nike Air on the rear, and this makes it more faithful to the original version released back in 1988 – but more on this in our vintage section! So in this context we simply wanted to confirm that we have a well done remake for once. Especially when it comes to being faithful to the ‘elephant print’ that we find on the reinforcement panels. 26
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Air jordan iii 2013 made in china
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FRANKLIN & MARSHALL X PUMA CLYDE Il nome è anglofono, ma Franklin & Marshall nasconde un’anima 100% italiana: dopo aver macinato successi sul mercato mondiale, il marchio di abbigliamento nato solo pochi anni fa mette a segno un’altra collaborazione storica. Protagoniste, le Puma Clyde: un’edizione speciale, in tiratura limitata di 2.500 pezzi, con doppio logo PUMA e Franklin & Marshall su linguetta e soletta, tomaia vintage wash e suola “dirty”. Splendido il doppio laccio fluo brandizzato Franklin & Marshall. Interessante il progetto di comunicazione che ruota intorno alla release: oltre alla app di Facebook, addirittura una graphic novel, denominata “Just Your Way” e disponibile online.
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Although the name sounds clearly anglophone, Franklin & Marshall has an entirely Italian soul; having enjoyed a great success on the world market, the recently born clothing brand starts another important collaboration. The leading role is played here by the Puma Clyde – a special edition, and a limited release of 2,500 items, exhibiting a double logo (that is, PUMA and Franklin & Marshall) on the tongue and the insole, a vintage swash upper and a dirtied sole. The double lace showing the brand Franklin & Marshall is simply great. And the communication project surrounding the release is cool – beside the app on Facebook, even a graphic novel, which is called ‘Just Your Way’ and available on line.
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club dogo x puma future suede
Un colosso tedesco, un gruppo rap milanese, due retailer che fanno la voce grossa nell’Italia del Nord e del Sud rispettivamente: la collaborazione è servita. Iniziamo dalle scarpe: le Future Suede di Puma saranno pure sneakers che guardano avanti nel tempo, ma sono saldamente ancorate alla storia del più noto modello della storia del marchio fondato da Rudolf Dassler. E quella storia parla soprattutto di cultura hip-hop. Dunque, ecco il punto di contatto con il gruppo milanese, oggi riferimento numero uno per il rap in Italia: la prima collezione-capsula di sneakers firmata Club Dogo ruota proprio intorno alle Future Suede. Jake, Don Joe e Guè hanno lavorato a stretto contatto con Treesse e Urban Jungle per realizzare due limited edition in vendita unicamente nei loro store: una total black (esclusiva Urban Jungle) e una ocean navy / white (esclusiva Treesse), accomunate dal simbolo del dogo argentino a tre teste stampato all’altezza della caviglia e sul passalacci in acciaio, e dalle tre stringhe, una per ogni membro della crew, caratterizzate da stampe originali: audio jack per Don Joe, catene d’oro per Guè Pequeno, snakeskin per Jake. A German giant, a rap band from Milan, two retailers who speak threateningly in the North and South of Italy respectively – and the collaboration is served. Let’s start with the shoes – the Future Suede by Puma may well be a sneaker that looks ahead, yet it’s firmly anchored to the tradition of the most famous model in the history of the brand founded by Rudolf Dassler. And that history includes numerous items of hip-hop culture. So here’s the hyphen with the band, which is a must-know reference in the Italian rap culture – indeed the first capsule collection of sneakers signed by Club Dogo hinges on the Future Suede. Jake, Don Joe, and Guè worked in close contact with Treesse and Urban Jungle to realize two limited editions that are an exclusive deal of both stores; a total black (exclusively Urban Jungle) and a ocean navy / white (exclusively Treesse) whose common trait is the symbol of the Argentine dogo with three heads printed around the ankle and over the steel lacehole, and by three laces (one for every crew member) characterized by original printings – audio jack for Don Joe, golden chains for Guè Pequeno, and snakeskin for Jake. Sneakersmagazine
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aka, l’organizza to Tan r in
Spruce Goose Dome 1126 Queens Highway Long Beach, California
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“Compriamo e vendiamo ispirazione” è lo slogan della fiera Inspiration L.A., ideata dal giapponese californiano di adozione Rin Tanaka. Lui ha iniziato da semplice collezionista, poi ha pubblicato alcuni libri fotografici che rappresentano attualmente lo stato dell’arte della ricerca sul workwear e l’abbigliamento militare del passato: alcune pubblicazioni delle serie My Freedamn e King of Vintage sono ancora disponibili presso il suo sito myfreedamn.com, se siete interessati.
La “sua” Inspiration L.A. è, per farla breve, una delle più incredibili fiere dedicate al vintage al mondo: un evento relativamente piccolo - attira annualmente non più di qualche migliaio di
persone - ma di altissima qualità: un centinaio fra collezionisti, artisti e marchi di ricerca espongono prodotti introvabili, mentre la comunità dei vintage freak entra in contatto con alcuni rappresentanti del fashion business. Del resto, la moda è sempre alla ricerca dell’autenticità che solo lo studio degli indumenti storici può dare. L’ultima edizione di Inspiration L.A. si è tenuta a febbraio presso lo Spruce Goose Dome di Long Beach, e in queste pagine trovate raccolte le immagini che riassumono il meglio di questa eccezionale manifestazione. Aguzzate la vista, e sulle bancarelle potrete scorgere pezzi da urlo.
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“We buy and sell inspiration” is the slogan of the Inspiration fair in L.A., a project of the Japanese (adopted Californian) Rin Tanaka. He started as a mere collector, and subsequently published some photographic books that currently
represent the state of the art in the research on work-wear and the past military clothing – some publications in the series My Freedamn and King of Vintage are still available on the website myfreedamn.com (in case you were interested).
His Inspiration L.A. is in broad outline one of the most incredible fairs dedicated to the vintage over the world; an event relatively small (it attracts some thousand people) but whose quality is sky-high. A hundred collectors, artists and research brands
present their unobtainable products, while the community of vintage freaks gets in touch with some representatives of fashion business. After all, fashion creators are always looking for authenticity and only the study of the historical clothes can help them get it. The latest edition of Inspiration L.A. took place last February at the Spruce Goose Dome in Long Beach, and in these pages you can find the images portraying the best expressions of this wonderful fair. If you take a closer look, you’ll see some irresistible items peeping through the stalls.
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shop check point Diciamolo chiaro: non tutto il mondo è una metropoli. Sulle pagine del nostro giornalino parliamo spesso di eventi speciali, limited edition, modelli dedicati a poche grandi città. Scarpe che si trovano solo nel centro di Tokyo, o dietro vetrine newyorchesi, dedicate alle città di Parigi o Milano, eccetera. Ma il tessuto della passione per le sneakers è fatto anche di realtà diverse, dei tanti negozi specializzati che fanno le cose alla vecchia maniera, con la stessa costanza e lo stesso entusiasmo da anni, e diffondono il verbo della sneakers culture sul territorio. Questo è il primo capitolo di uno speciale carnet de voyage che ci porterà in giro per i nostri negozi preferiti. Come, ad esempio, Check Point di Manerbio, (parte della catena Check Point, otto punti vendita tra le province di Mantova, Brescia e Cremona) che quest’anno festeggia vent’anni di attività. Aperto nel 1993 dai proprietari Mauro e Roberta oggi si è allargato fino a occupare 700 metri quadri su più livelli, con un piano interamente dedicato alle sneakers. La selezione, più che ampia, è enorme: pressoché ogni general release di giganti come adidas, Nike e Vans si trova sugli scaffali sterminati, ma non mancano marchi di nicchia, visto che siamo arrivati a contarne oltre ottanta. L’ultima volta che siamo andati a trovarli, ci hanno raccontato che i ragazzi che venivano in negozio un tempo a scegliersi le sneakers favorite, oggi portano i figli. Un ottimo modo di tramandare alle nuove generazioni le buone pratiche di famiglia...
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check point
Let’s put it bluntly – the world out there isn’t always a metropolis. On the pages of our magazine we often talk about special events, limited editions, models dedicated to this or that big town. Shoes that one could only find in Tokyo, or in some store in New York, or that are dedicated to Paris, Milan, and so on. But the love for sneakers is also fed by different contexts, the many specialized shops that stick to traditional ways of doing things, with the same regularity and the same enthusiasm, spreading the words of sneaker culture across the province. This is the first chapter of a special ‘carnet de voyage’ that will bring us to visit our favorite shops. Take, for example, Check Point, in Manerbio (part of the chain Check Point, eight stores in the provinces of Mantua, Brescia and Cremona), which this year celebrates twenty years of activity. Opened in 1993 by the owners Mauro and Roberta, today has spread to occupy 700 square meters on several levels, with a floor dedicated entirely to the sneakers. The selection is immense, more than vast – almost every kind of general release by such giants as adidas, Nike, and Vans can be found on their infinitely rich shelves – and numerous niche brands are also present (we managed to count eighty of them). Last time we visited the store they told us that the early young customers they had at the outset now bring their children with them when shopping. A nice way to transmit the good habits to the new generations. CHECK POINT MANERBIO
Via Brescia, 16 25025 Manerbio (Brescia) Telefono: 030 9937002 http://www.check-point.it http://www.facebook.com/checkpointmanerbio
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adidas Originals ‘From Jabbar to The AO Hook Shot’ @Vintage 55 Store, Milano
Presso lo storico negozio Vintage 55 a Milano adidas Originals ha presentato le nuova AO Hook Shot con un evento in-store dedicato al background di queste sneakers. Le AO Hook Shot sono infatti una versione “blank” della Jabbar, classico basket per antonomasia introdotto nel 1971 e finora preservato da limited edition e collaborazioni varie che rischiassero di snaturarlo. Il modello nuovo riprende il design e la colorazione dell’originale, ma vanta una silhouette e una struttra più contemporanea, e naturalmente si presenta al pubblico senza il faccione di Kareem Abdul Jabbar sulla linguetta. Allestita da Vintage 55 una piccola mostra composta da alcune varianti originali della mitica Jabbar, poster, cataloghi e stampati d’archivio, oltre ovviamente al nuovo modello della casa del Trifoglio nelle sue due varianti colore. At the historic shop Vintage 55 in Milan, adidas Originals presented the new AO Hook Shot in an in-store event dedicated to these sneakers’s background. The AO Hook Shot is indeed a ‘blank’ version of the Jabbar, the classic basket model par excellence introduced in 1971 and until now protected from limited editions and collaborations that might jeopardize its real nature. The new model borrows its design and coloring from the original, but has a more modern silhouette and structure, and of course doesn’t get adorned with Kareem Abdul Jabbar’s face on the tongue. Vintage 55 has set out a small exposition which included some original versions of the legendary Jabbar, plus posters, catalogues, archive documents – and of course this new model of the Trefoil in its two colorways.
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onitsuka tiger city run collection Limited edition: un modo come un altro - uno dei nostri preferiti! - con cui celebrare alcuni eventi certo non di tutti i giorni. Nel caso di questo special project messo in piedi da Onitsuka Tiger, gli eventi in questione sono tre, e nella fattispecie tre delle più importanti maratone al mondo, tutte sponsorizzate proprio dalla casa giapponese fondata nel lontano 1949: Parigi, New York, Tokyo. Città note per per lo sport appunto, ma anche per i movimenti continui della moda e della street culture, due elementi che ormai fanno parte a pieno titolo del dna Onitsuka Tiger. Dunque: tre città, tre maratone, tre modelli in edizione limitata celebrativa. Ognuna caratterizzata da una colorazione in qualche modo associata alla città. Così non stupisce vedere le Mexico 66 ‘Paris’ vestite di bianco e blu royal, con un collare rosso a contrasto (anche se il particolare che più ci piace è il sottile pattern snakeskin stampato sulle strisce laterali); né le California 78 ‘Tokyo’ ricoperte dello stesso oro che ritroviamo al palazzo imperiale della capitale nipponica; né, infine, le Colorado 85 con i colori della maratona newyorchese. A completare il quadro, i nomi delle tre città stampati a chiare lettere dietro la caviglia.
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A limited edition is simply another way (a way we like pretty much!) to celebrate an event that is clearly uncommon. In the case of this special project put in place by Onitsuka Tiger, the events at stake were three, and to be more precise, it was three most important world marathons, all sponsored by the Japanese company founded back in 1949; they took place in Paris, New York, and Tokyo. Three cities which are most famous for their sport activities, and for their street fashion and culture, both aspects belonging in Onitsuka Tiger’s DNA. So three cities, three marathons, and three models in a celebration limited edition. Each model is characterized by a coloring somehow connected to one city. No wonder, therefore, if you see the Mexico 66 Paris in white and royal blue, with a contrasted red collar (even if the detail we liked most is the thin snakeskin pattern printed on the lateral stripes); or the California 78 Tokyo covered with the same gold adorning the imperial palace of the Japanese capital; or, lastly, the Colorado 85 exhibiting the New York marathon’s colors. And to crown it all, the names of the three towns are printed behind the heel.
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Saucony originals jazz Il brand Saucony ha fatto la storia del running americano nei Settanta, a partire dalla sua nascita in Pennsylvania più di un secolo fa. E da quando Saucony ha deciso - in questi tempi di passione per il prodotto heritage - di aprire i suoi archivi allo scopo di riproporre sul mercato alcuni modelli classici, il marchio ha iniziato a vivere una seconda giovinezza, alimentata attraverso collaborazioni e progetti speciali condotti insieme alle personalità del mondo streetwear, oppure attraverso remake dall’alta qualità costruttiva riuniti nella linea Originals. Di questa sub-collezione fanno parte icone storiche come Shadow e Courageous, ma anche e soprattutto le strafamose Jazz. Mesh e suede sulla tomaia, runner leggere, ben ammortizzate e caratterizzate dalla silhouette affusolata, come voleva il gusto degli anni in cui la Jazz arrivò per la prima volta sul mercato. Un prodotto di alto livello tecnico: del resto, nel 1977 fu nientemeno che la prestigiosa rivista Runner’s World ad assegnare alle Saucony il premio “Best Quality” dell’anno, l’equivalente di un Oscar nel mondo della corsa.
Since its appearance in Pennsylvania more than a century ago, the brand Saucony has made the history of American running during the Seventies. And as soon as the brand decided – given the widespread love for the heritage style – to open its archives with a view to rereleasing some classic models on the market, the brand started to take on a new lease of life, thanks to various special projects and collaborations with some of the street-wear scene protagonists, or through high quality remakes within the Originals line. Included in this sub-collection are legendary icons like Shadow and Courageous, as well as the very famous Jazz. Mesh and suede on the upper, this lightweight running secures good damping power and is characterized by a shaped silhouette, as dictated by the taste prevailing back then – when the Jazz reached the market for the first time. This is also a product that embodies a high technical level – after all, in 1977 the renowned magazine Runner’s World awarded Saucony with the Best Quality prize (the equivalent of an Oscar in the running world). 42
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SMITH’S AMERICAN Autenticità. È una parola che si sente ripetere spesso, nel mondo della moda, nell’ultimo decennio. Però ci sono marchi che la possono usare a ragion veduta: Smith’s American è uno di questi. Fondata nel lontano 1906 a Brooklyn, l’azienda divenne presto uno dei simboli del workwear americano d’inizio secolo. Così, è facile capire come mai l’azienda italiana Bridge abbia deciso di acquisire la licenza del marchio, per raccoglierne e esaltarne l’eredità. Abbigliamento, calzature e accessori: raramente una contaminazione – american style e made in Italy – ha sortito simili risultati. Infatti, se praticità e qualità fanno già parte del DNA del brand, ora ogni modello rivela particolari accurati e un sapiente uso dei materiali. Tra Nord-Est italiano e New York ci sono almeno 7000 chilometri, eppure due modi lontanti di intendere lo stile sembrano essersi sposati perfettamente. Fanno parte della collezione primaverile anche alcuni modelli sneakers (ecco spiegato il motivo del nostro interesse!), esempio di stile vintage understated che non rinuncia ad alcuni tocchi creativi, come nel caso delle slip-on costruite con materiali pregiati e poi sporcate ad arte con schizzi di vernice. Genuine: A word that one often hears in the world of fashion, mostly during the last decade. There are brands, however, that may utter this word with some right; and Smith’s American is among them. Founded in Brooklyn back in 1906, the company became suddenly a symbol of American work-wear during the early Twentieth century. Thus it’s quite easy to understand why the Italian company Bridge decided to sign the license of the brand to acquire and exalt its heritage. Clothing, shoes, and accessories: it’s a rare fortune that a fusion of American style and made in Italy has produced such interesting effects. Indeed, while quality and practicality are already part of the brand’s DNA, every model reveals accurate details and a wise employment of fabrics. Some 7 thousand kilometers divide the Italian northeast from New York, yet these two ways of making fashion managed to meet. The spring collection also includes some sneaker models (and yes, this explains our special interest!) which are an example of understated vintage style that also includes some creative elements, such as the slip-on made of precious materials and then dirtied on purpose with varnish stains. www.smithsamerican.eu 44
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CONVERSE CHUCK TAYLOR ALL STAR WASHED
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Icona tra le icone, ormai gli aggettivi per le Chuck Taylor All Star sono pressoché terminati: la loro storia è troppo lunga ed è troppo evidente l’affetto che hanno sui consumatori e i riferimenti alle decine di subculture giovanili che hanno fatto delle Chuck una bandiera di stile. Mai troppa invece, sembra la passione per le Chuck: a ogni stagione nuove varianti preparate dai designer di casa Converse invadono gli sneakers store, sempre riscuotendo successo. Amatissime anche queste versioni “washed”, trattate con lavaggi speciali, che qui vi presentiamo nelle nuove colorazioni.
An icon among the icons, there is no more adjectives to aptly qualify the Chuck Taylor All Star: their story is too long and is evident the attachment among the fans and the references to dozens of youth subcultures who have made the Chuck a flag style. What is never too much, on the other hand, is the love the various Chuck’s deserve – on every season the designers from Converse let some new versions literally flood the stores, always earning approbation. Also much beloved these washed versions (which were treated by special washings), and we are glad to show here the new colorways. Sneakersmagazine
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AUSTRALIAN AU 343 Il marchio Australian nasce dall’impulso di un singolo imprenditore italiano, Leardo Gabrielli, abbagliato dalla passione per i grandi tennisti australiani della sua epoca (anni Cinquanta), primo tra tutti il grandissimo Rod Laver (che i nostri lettori conoscono bene anche per aver dato il nome a uno dei modelli più noti di casa adidas: dunque, Laver è un pezzo di storia per diverse icone del mondo sneakers). 100% italiano, a dispetto del nome, il brand continua a produrre modelli di altissima qualità senza rinnegare le sue origini. Noto soprattutto per l’abbigliamento da tennis, il marchio del canguro sponsorizza entrambe le nazionali della racchetta italiane, anche se nel corso degli anni è stato adottato anche da subculture giovanili che con lo sport hanno poco o niente da fare (se qualcuno conosce lo stile della rave culture inglese degli anni Novanta, non farà fatica a capire cosa intendiamo). Lo stile Australian, insomma, è andato ben oltre i campi da tennis: lo dimostra ancora una volta il modello AU 343, di ispirazione basket e allo stesso tempo di chiara impronta lifestyle, perfetto per le strade delle metropoli del 2013.
The brand Australian was born from the impulse of a single Italian entrepreneur, Leardo Gabrielli, who was dazzled with the success of the great Australian tennis players of his time (the Fifties), first of all by the renowned Rod Laver (whom our readers know pretty well for giving his name to a famous model by adidas; therefore Laver is a piece of legend for various icons in the sneaker world). An entirely Italian brand notwithstanding its name, Australian is releasing more and more high-quality models without forgetting its origins. Famous for tennis clothing, the kangaroo brand sponsors the two national Italian tennis teams, and over the years was also adopted by some young subcultures that haven’t much to do with any sport (and if you know the style of the Eighties’ English rave culture, you will hardly ignore what we mean). The Australian style, in any case, has reached far beyond the tennis fields – as testified once again by the model AU 343, clearly inspired by basketball and at the same time an explicitly lifestyle shoe, most indicated to be utilized in our modern metropolitan streets. 48
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Tommy Hilfiger
Marchio quintessenziale della moda americana, Tommy Hilfiger è legato a doppio filo agli anni Novanta, nel nostro immaginario: in quel periodo lo stile preppy veniva reinventato a uso e consumo delle nuove subculture giovanili in fase di esplosione nel mainstream, prima tra tutte quella hip-hop. Oggi il marchio Tommy continua a percorrere le strade che conosce meglio, e non è un caso se la collezione footwear proposta per la primavera-estate 2013 si dica ispirata al tema “Prep Passport”. Dunque, viaggi ed eleganza sportiva: esattamente ciò il pubblico affezionato si attende dallo stilista originario di Elmira, New York, dal sorriso più smagliante mai visto sulle passerelle americane. Dando uno sguardo più approfondito alle sneakers che arriveranno presto sugli scaffali dei negozi con la bandiera rossa e bianca sull’insegna, possiamo notare come i designer di casa Hilfiger abbiano lavorato sull’ibridazione di silhouette classiche, vestite di colorazioni mai troppo contrastate e caratterizzate dal branding che ci si aspetta dal marchio Tommy. Sneakers perfette per un giro sul lago a bordo del vostro motoscafo Riva... A quintessentially American fashion brand, Tommy Hilfiger is closely knit to the late Nineties in everyone’s imagery – back then the preppy style was reinvented for the sake of the young subcultures that were becoming mainstream, among them the hiphop scene. Today the brand Tommy Hilfiger is still treading the roads it knows better, and it’s no surprise that the footwear collection proposed for the coming spring-summer 2013 is said to be inspired by a theme called Prep Passport. For this means travels and sport elegance: exactly what the enthusiasts and fans should expect by the stylist from Elmira, New York – a man with the most radiant smile you’d ever seen on the American parades. If we give a closer and deeper look into the sneakers that are going to reach the shelves of the stores (all showing the red-and-white flag), we’ll notice that the designers from Hilfiger have worked on the hybridization of some classic silhouettes, covering them with colorings that are never too much contrasted and characterized by the proper branding anyone should expect from Tommy. A perfect sneaker for making a lake trip on your beloved Riva motorboat. 50
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CONVERSE PRO LEATHER ZIP & PRINt
Classico del basket di casa Converse, le Pro Leather sono probabilmente il modello più venduto dall’azienda americana in tutto il mondo, dietro alle inarrivabili All Star. Sneakers semplicemente storiche, presenti in decine di varianti a ogni stagione, eppure sempre perfette nonostante i restyling si contino ormai a migliaia. Se la moda passa, lo stile resta, diceva qualcuno: eccone la prova. Per la primavera-estate 2013, le Pro Leather tornano sugli scaffali con piccole ma significative variazioni nel design e nelle colorazioni. La versione Zip, ad esempio, rende il modello molto più rock con la semplice aggiunta di una cerniera lampo sul lato della tomaia: destinata a rendere immediatamente riconoscibile questa variante beatificata da bagni di colore molto estivi, ma anche utile per una calzata più comoda. La versione Print, invece, è caratterizzata dall’uso di canvas con trattamento invecchiato e da alcune sporcature aggiunte ad arte, per un effetto instant vintage. Ovviamente, siamo certi che la declinazione con grafica “Stars & Bars” non rimarrà a lungo sugli scaffali dei pochi rivenditori selezionati destinati a riceverla. A classic basket model by Converse, the Pro Leather is probably the most sold model by the American company over the world, behind the unequalled All Star. A simply legendary sneaker, released in so many versions every season, it’s always a perfect shoe, notwithstanding the recurring restyling through the years. For fashion may change, but true style doesn’t – and this is the umpteenth confirmation. For the spring summer 2013 the Pro Leather will be back on the shelves with small but interesting changes in both design and coloring. The Zip version, for example, makes the model quite more rocky through the addition of a zipper on the lateral upper – a detail that will render the shoe unique (beatified by summery dip-dye accents), and its fit more comfortable. The Print version, on the other hand, is characterized by the use of leather with ageing treatment and by some artificial dirtying to confer an instant vintage effect. Of course, we are quite confident that the version displaying the Stars & Bars coloring will not last too long on the shelves of the few selected resellers that were chosen to deal it. 52
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gas spring - summer 2013
Da qualche stagione a questa parte, il marchio vicentino Gas ha completato il total look offerto ai suoi clienti con una convincente collezione footwear: notevole il numero di modelli disponibili, dagli stili molto diversi. C’è il casual classico di scarpe come le Tee e le Stanley, il vintage basket delle Dunking, l’ibrido ardito tra look formale e sneakers rappresentato dalle Naif. Infine, non ci siamo certo sorpresi nel trovare all’interno della collezione spring/summer 2013 anche una versione camouflage delle già citate Dunking. Il pattern nato per nascondere i militari nelle zone di guerra è diventato, con il tempo, la chiave usata da molti ragazzi per distinguersi all’interno della massa che si muove attraverso le grandi città. Un ribaltamento copernicano della ragion d’essere camo, che tuttavia non ci dispiace affatto. 54
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Over the last few seasons Gas (a brand from Vicenza) has upgraded its total-look catalogue with a compelling footwear collection – a remarkable number of models, characterized by different styles, are now available. There is the typical casual, like the Tee and the Stanley; the vintage basket of the Dunking; a brave hybrid between informal look and sneakers represented by the Naif. Last not least, we weren’t surprised to find a camouflage version of the Dunking within this springsummer collection. This pattern was designed originally to hide the soldiers in the battlefield, and over time it became the symbol of those guys who want to distinguish themselves from the crowd populating the big towns. A Copernican revolution of the very purpose of many camo items, and a change we really like.
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PUMA FUTURE ICONS COLLECTION “The future is now”, diceva qualcuno, e forse non aveva torto. Puma ha preso alla lettera il motto, e ha lanciato un’interessante operazione di rivisitazione dei suoi modelli-icona, implementando su silhouette storiche nuovi ritrovati tecnologici. Nasce così il Future Icons Pack che troveremo sugli scaffali nel corso della primavera, caratterizzato da materiali innovativi (e leggerissimi), colorazioni molto contrastate e design accattivante. Prendiamo ad esempio le Future Suede in versione Low e Mid: mantiene l’inconfondibile silhouette della mitica Suede, ma la tomaia è in nylon e i dettagli in vernice e neoprene riflettono visivamente il notevole contenuto tecnologico di queste scarpe. Le Future Sky Hi ripensano invece le classiche basket del 1980, con tomaia in nubuck, soletta in EVA e suola in gomma rinforzata e traforata sul tallone per un look “spaziale”. Le Future Disc Blaze Lite impongono invece il trattamento Future alle sneaker che negli anni Novanta hanno rappresentato una vera e propria rivoluzione sulla scena street, grazie all’inedita allacciatura a disco che permetteva un fit personalizzato. Ma una collezione che guarda al futuro sarebbe incompleta senza un modello completamente nuovo, ed ecco dunque le El Rey Mid Future, sneakers avveniristiche: chiusura a pannelli con strap, dettagli in mesh, calzata slip on e suola in gomma. Notevoli. Per chi volesse invece uno stile chiaramente old school, ma senza rinunciare né alla suola ultraleggera né alla tomaia realizzata in tessuto altamente traspirante, ci sono le Archive Lite: modello retrò, suola futuristica, colorazioni monocrome che completano facilmente ogni look.
The future is now, as it was said – and its author was probably right. Puma decided to apply the saying, and launched an interesting initiative aiming to revive its icon models, implementing new technical findings on historical silhouettes. That is the idea behind this Future Icons Pack, which we’ll find on the shelves this spring, characterized by innovative (and very lightweight) materials, very contrasted colorings, and tempting designs. Take for example the Future Suede in its Low and Mid versions; it maintains the unmistakable silhouette of the legendary Suede, but the upper is in nylon and the details in varnish and neoprene reflect the remarkable technological content of these shoes. The Future Sky Hi, on the other hand, is a remake of the classic 1980 basket, featuring upper in nubuck, EVA insole, and a sole in reinforced rubber, perforated on the heel to confer a ‘space’ look. The Future Disc Blaze Lite imposes a Future treatment to the sneaker that during the Nineties represented a genuine revolution on the street scene, thanks to the original ‘disco’ lacing system which allowed a personalized fit. But a collection which looks ahead would be lacking without entirely new a model, so here is the El Rey Mid Future, a futuristic model exhibiting a panel closing-system with strap, details in mesh, slip-on mode, and a rubber sole. Really tempting. For those who favor an old-school style, without renouncing the ultra-light sole or the highly perspiring upper, the Archive Lite will be perfect; a retro model exhibiting a futuristic sole, and monochromatic colorings to adapt themselves to whatever look.
El Rey Mid Future
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Future Sky Hi
Archive Lite
Future Disc Blaze Lite
Future Suede
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ZIPZ® Boardwalk® Collection
Inizialmente eravamo scettici, poi abbiamo pensato: perché no? L’idea in effetti è semplice, tanto che quasi stupisce che nessuno ci abbia pensato prima. Le scarpe sono composte di due soli elementi fondamentali: suola e tomaia. Dunque, perché non vendere il primo paio di calzature completo, e poi ulteriori tomaie-cover separatamente, come accessori intercambiabili? Basta una cerniera che corre tutto intorno alla suola, e il gioco è fatto. L’idea è nata in California, la cerniera realizzata dagli specialisti giapponesi di YKK, le silhouette ricordano da vicino classici dello stile West Coast statunitense. Il prodotto ha già ricevuto premi e riconoscimenti nel corso di diversi trade show in giro per il mondo, e il mercato italiano ha già reagito con entusiasmo alle collezioni in canvas estive: ci aspettiamo analoga reazione di fronte all’introduzione della collezione invernale che vi presentiamo in queste pagine e che va a completare la proposta Zipz®, capace di andare incontro anche alla necessità ecologica ed economica di risparmiare suggerendo una modalità di acquisto più responsabile: una volta comprato il primo paio di scarpe, si cambiano e si scambiano solo le covers, mantenendo la stessa suola. Personalizzazione, funzionalità, economia. 58
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Initially we were skeptical, but then we said, why not? The idea is so simple, that one is amazed by noting that no one ever launched the project before. The shoes are simply made of two basic ingredients, sole and upper. So why don’t sell them as a complete pair, and (as a separate item) some alternative uppers, to be used as interchangeable parts? You simply need a zip fastener running around the sole and the trick is done. The idea was born in California, the zip was realized by the Japanese specialists from YKK, the silhouette is reminiscent of some classic models in the American West Coast style. The product has already won prizes and awards during several trade shows around the world, and our Italian market reacted with enthusiasm to the summer versions in canvas; we expect that a like reaction will be elicited by the winter collection that we present in these pages and that will crown the whole Zipz® proposal – that meets the ecologic and economic demands to spend less by suggesting a more responsible shopping attitude; once you buy your pair of Zipz, you can substitute or exchange your covers according to choice, while keeping your sole unchanged. Customization, functionality, and saving your money.
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NAPAPIJRI SVEIN & FIA
La storia di Napapijri inizia negli anni Novanta vicino ad Aosta, con la fondazione del marchio da parte dell’azienda di abbigliamento sportivo Green Sport Monte Bianco. Neanche le più rosee previsioni avrebbero potuto preparare il brand all’esplosione vissuta negli anni successivi: il successo mondiale ha suscitato l’interesse del colosso americano VF (semplicemente la più grande holding dell’abbigliamento a livello globale, proprietaria tra gli altri dei marchi Timberland, Vans e The North Face) che ne ha perfezionato l’acquisizione nel 2004. Oggi Napapijri è ancora un marchio in espansione, forte di una distribuzione mondiale che tocca i 2500 punti vendita, e punta in alto anche nel settore footwear. Lo testimoniano anche modelli come le Svein e le Fia, che arriveranno sugli scaffali con la primavera. Le Svein, modello maschile, sono caratterizzate da una struttura comoda e leggera con tomaia in morbido nubuck, oltre che naturalmente dal logo stampato e dal richiamo della bandiera Napapijri. Le Fia sono invece dedicate al pubblico femminile: già best seller nella scorsa stagione estiva grazie alle loro qualità di leggerezza e comfort, tornano sugli scaffali con tomaia in nubuck sfoderato. 60
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The history of Napapijri started in the Nineties near Aosta, with the foundation of the brand by the sport clothing company Green Sport Monte Bianco. The most favorable expectations couldn’t suggest the explosion which took place over the subsequent years – the world success attracted the attention of the American giant VF (simply the hugest clothing holding on a global level, owner of Timberland, Vans, and The North Faces, among others) which finalized the acquisition in 2004. Today Napapijri is still an expanding brand, fortified by a world distribution that totals 2,500 points of sale, and aims high in the footwear too. That is also testified by such models as the Svein, and the Fia, which will reach the shelves this spring. The Svein, a male model, is characterized by a comfortable e lightweight structure and a upper in smooth nubuck, beside of course a printed logo and the recall of the Napapijri flag. The Fia is dedicated to the female customers; already a best seller last summer thanks to its distinctive lightness and comfort, the model is now re-released with upper in unlined nubuck. Sneakersmagazine
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HUMMEL SLIMMER STADIL HIGH & LOW Il marchio del calabrone ha iniziato a volare novant’anni fa. È stato fondato nel lontano 1923 in Germania dal giovane calzaturiere Albert Messmer: guardando una partita di calcio sotto la pioggia e vedendo scivolare i giocatori sul terreno bagnato, a Messmer venne l’idea di montare chiodi sotto le scarpe, per offire più tenuta e controllo ai giocatori, che così potevano “sconfiggere” la natura che li avrebbe voluti con la faccia nel fango. Un po’ come il bombo, insetto così poco aerodinamico che tecnicamente non potrebbe volare. Eppure, lo fa. “Hummel” nella lingua di Goethe significa letteralmente “bombo”, a ricordare l’idea da cui nacque il marchio: così inizia una storia di successo, che diventa boom negli anni Settanta e picco negli Ottanta, stagione in cui fioccano le sponsorizzazioni a squadre di calcio non certo di secondo piano: Real Madrid, Sporting Lisbona, Udinese Calcio, Hellas Verona. Il rilancio è arrivato invece alla fine degli anni Novanta, periodo in cui hummel ha riproposto diversi modelli classici dei suoi cataloghi, cavalcando l’onda del fashion vintage che iniziava a prendere piede. Il successo è stato immediato: apprezzato dalle celebrities, il marchio ha cominciato a “girare” anche nel fashion e la proprietà Danese ha deciso di investire parte dei proventi in progetti di solidarietà in tutto il mondo, riuniti sotto l’ombrello “The Karma Project”. L’attenzione per il sociale, la natura e le situazioni di emergenza rendono il marchio hummel radicalmente diverso da molte altre grandi corporation del mondo sneakers. Ecco perché un paio di Slimmer Stadil, oltre alla silhouette classica e allo stile perfetto, possono offrire al consumatore finale un notevole valore aggiunto. In queste pagine potete ammirare la versione canvas: disponibili molte altri varianti di colore e materiali. The brand of the bumble-bee started to fly ninety years ago. Founded in Germany in 1923 by Albert Messmer, over time it expanded always growing bigger; a success story, which becomes boom in the seventies and eighties in which rained sponsorships of football teams certainly not second-rate: Real Madrid, Sporting Lisbona, Udinese Calcio, Hellas Verona. The revival came in the late nineties, when Hummel reissued various classic models from its catalogue, riding on the crest of the vintage fashion wave that was raising back then. And it was a sudden success – much beloved by the celebrities, the brand became ‘in’ once again, and the new firm decided to invest part of its revenues in solidarity projects over the world, under the heading The Karma Project. Caring about the social, nature, and the emergency contexts has rendered the brand Hummel radically different from many other big corporations in the sneaker world. This is why a pair of Slimmer are capable of offering the customer a remarkable added value, beside exhibiting a classic silhouette and a perfect style. 62
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sperry top sider striper cvo
Tutti conosciamo le classiche scarpe stringate da barca, giusto? Ma quanti sanno che quel genere di calzatura così diffuso - riprodotto in centinaia di varianti “apocrife”, fino a far perdere di vista al consumatore l’impronta originale - deriva da un unica fonte? Bè, in realtà è probabile che molti dei nostri lettori lo sappiano, ma farà bene ripeterlo una volta ancora. Quel prodotto imbevuto di storia e tradizione è farina del sacco di Sperry, il marchio fondato da Paul Sperry nel Connecticut del 1935. A quasi ottant’anni fondazione, il brand continua a macinare successi, tant’è vero che sta cercando di allargare il suo raggio d’azione anche oltre il successo delle classicissime boat shoe: con ottimi risultati, tra l’altro, almeno a giudicare dalla qualità costruttiva denunciata dalla produzione di sneakers come le Striper CVO, che rischiano di far girare la testa a molti appassionati nel corso dei mesi estivi. We all know the classic boat shoes with laces, didn’t we? But how many of us know that such a widespread type of shoe (existing in so many apocryphal versions, that one is even led to forget the original mould) comes from a unique source? Well, presumably, it may be that our readers already know the story – but a rehearsing will be in order nonetheless. That product imbued with history and tradition was the work of Sperry, the brand founded by Paul Sperry in Connecticut back in 1935. After almost eighty years, the brand continues to be extremely successful – and this is confirmed by the fact that it’s expanding its reach beyond the domain of the classic boat shoes. And with good results, by the way – at least judging from the constructive quality exhibited by such models as the Striper CVO, which will definitely make your heads spin the coming summer. 64
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l.a. gear
L.A. Gear è un marchio che vive all’ombra della Mecca del cinema americano, a Los Angeles, da quando fu fondato dal giovane imprenditore Robert Greenberg sul finire degli anni Settanta. Prima come skate brand, poi come azienda che produce sneakers dedicate principalmente al pubblico femminile, quando nei primi Ottanta l’aerobica si stava affermando presso il grande pubblico, segnando l’inizio dell’ossessione per il fitness in tutte le metropoli degli Stati Uniti. La scalata al successo di L.A. Gear (leggenda vuole che sia stato il commento di una cliente a suggerirlo) fu imprevedibile e repentina, fino a conquistare le vette del mercato americano in un brevissimo arco di tempo. Nel 1985 lo sbarco nel mondo delle calzature con il modello Canvas Workout segna un immediato, enorme successo: le scarpe L.A. Gear arrivano nello spazio di un solo lustro ad occupare il terzo posto delle classifiche di vendita, subito dopo Nike e Reebok, con un fatturato che supera gli ottocento milioni di dollari. La formula era semplice: calzature con particolari che incontrano i gusti del pubblico femminile, come ricami e inserti glitter. Uno stile perfetto per gli eighties. Oggi quegli anni ruggenti rivivono in nuovi modelli, e chissà che - visti i corsi e i ricorsi della moda - L.A. Gear non faccia di nuovo il botto...
L.A. Gear is a brand which lives in the Mecca of American cinema, Los Angeles, since its foundation by the young entrepreneur Robert Greenberg in the late Seventies. Originally as a skate brand, subsequently as a company producing sneakers mostly dedicated to female customers, during the early Eighties, when aerobics was seducing the general public, marking the starting of an obsession for fitness in every American metropolis. The route to success was unexpectedly quick for L.A. Gear (the legend says it was provoked by a customer’s comment) and this allowed the company to reach the peak of American market in a very short time span. In 1985 the brand landed on the world of shoes (with the model Canvas Workout) and it was a sudden, great success; the shoes released by L.A. Gear arrived in half a decade to win the third placement in the sale rankings, after Nike and Reebok, with a yearly turnover of more than 800 million dollars. The concept was easy – footwear with details that could meet the female customers, such as embroidery and glitter insertions. A style quite fit for the Eighties. Today those times are revived through the new models, and goodness knows – given the recursive character of fashion – whether L.A. Gear will be able to make another miracle. 66
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shop
civilist/nike sb store
Berlino
A distanza di tre anni dall’apertura, Civilist è diventato uno dei punti di riferimento per la scena skate berlinese, e può dunque permettersi di ampliare il suo raggio d’azione con l’apertura di un nuovo concept store in collaborazione con Nike Skateboarding: una seconda location nel quartiere Mitte di Berlino, a pochi passi da quella attuale. Il nuovo negozio - in queste pagine potete ammirare le immagini scattate durante la serata inaugurale - sarà una sorta di monomarca Nike SB con una selezione di hardware skate, libri, riveste e accessori di marchi come Girl, Chocolate, Palace, Radio, Ambivalent, Diamond, Independent, Spitfire, Thrasher... Un altro successo per Alex Foley, photo-editor della rivista Lodown e fondatore di Civilist. civilist/nike sb store Brunnenstrasse 13 berlino http://www.civilistberlin.com
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Three years after its opening, Civilist has become a point of reference for Berlin’s skate scene, so it can afford widening its range of action to open up a new concept store within a collaboration with Nike Skateboarding – a second location in the Berliner neighborhood called Mitte, at a walking distance from the original shop. The new point of sale (in these pages you can see the pictures of the inauguration event) will be a sort of flag-store Nike SB with a selection of hardware skateboards, books, magazines, and accessories by such brands as Girl, Chocolate, Palace, Radio, Ambivalent, Diamond, Independent, Spitfire, Thrasher. Another success for Alex Foley, photo editor of the magazine Lodown and founder of Civilist.
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nike sb koston 2
Un grind eseguito con il truck anteriore, tenendo la tavola inclinata di circa 45 gradi rispetto al rail: ecco spiegato in poche parole il Koston Grind, o K-Grind per gli amici. Giusto per dire che quando uno skater dà il nome a un trick, bè, significa che si è costruito una buona fama. È il caso di Eric Koston, punta di diamante del team Nike SB, vent’anni di onorata carriera sulla tavola e ora ben due signature shoe che hanno fatto molto rumore all’interno della community degli appassionati. Lanciata il primo di aprile, la Koston 2 è infatti una delle skate shoe più tecniche di sempre, e riesce a unire estrema leggerezza, ammortizzazione e board feel - garantita dalla soletta in schiuma Lunarlon - con una tomaia ipertraspirante e allo stesso tempo resistente alle abrasioni. Non le abbiamo ancora provate “su strada”, ma se le Koston 2 mantengono anche solo la metà di ciò che promettono dal punto di vista della performance, rischiano davvero di conquistare il mercato. A grind performed with the anterior truck, holding the board sloping at about 45 degrees to the rail; this is (sketchily put) the Koston Grind, also known as K-Grind. Enough to remind you that when a skater gives his/her name to a trick, well, it means that she/he’s acquired some credibility. That’s the story of Eric Koston, a top of the range member of the team Nike SB, twenty years of respectable career on the board and now a couple signature shoes that attracted much attention within the fans community. Launched the 1st April, the Koston 2 is indeed one of the skate shoes more richly equipped technically speaking, and it combines together lightness, damping power and board feel (ensured by a foam insole by Lunarlon) with a ultra-perspiring insole and at the same time much resistant to abrasion. We didn’t make a road test, but if the Koston 2 will keep at least one half of what it promised in terms of performance, they run the risk of invading the market. Sneakersmagazine
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focus skate
vans cab lite
]: Steve Caballero & Christian Hosoi – Vans Cab Lite Launch @ Slam City Skates London
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Dopo le grandi celebrazioni per i vent’anni del modello dedicato da Vans a Steve Caballero, nel 2012, il lancio delle Cab Lite: una nuova generazione di skate shoe ispirate a quel classico immarcescibile, che entra così definitivamente nell’era moderna. Manca la stranota etichetta sul lato della caviglia - solo “evocata”, grazie a due cuciture parallele - in compenso il modello guadagna leggerezza, nonostante la suola più resistente, e la tomaia lascia respirare il piede molto meglio rispetto alle vecchie Half Cab. Le prime colorazioni arrivate sugli scaffali sono semplici, accattivanti e molto contemporanee.
After the great celebrations (last year) for the twentieth anniversary of the model that Vans dedicated to Steve Caballero, the launching of the Cab Lite – a new generation of skate shoe inspired by that imperishable classic, which in this way will also inhabit our modern time. What is missing is the well known label on the side of the ankle (two parallel seams mimic its shape); on the other hand, the model is much more lightweight (notwithstanding a more resistant sole) and the upper allows a better perspiration than the old Half Cab. The first colorways to reach the shelves are simple, modern, and much tempting. Sneakersmagazine
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enJoi x adidas skateboarding adi ease
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Al panda piace il trifoglio? In effetti in natura preferisce il bambù, ma il mondo dello skate è un’altra cosa: così diventa possibile che un gigante come adidas Skateboarding collabori con una delle company più hardcore di sempre, Enjoi, per una versione in co-branding della adi Ease, dedicata ovviamente al team rider in comune, Nestor Judskins. Fedele al design autenticamente old school del modello, viene rirproposta in canvas blu navy, con tallone in pelle e dettagli ocra. Insieme alle scarpe, sono state prodotte anche alcune T-shirt celebrative.
Does panda like the trefoil? As a matter of fact, it should prefer bamboo, but as a matter of skate, everything changes – so it’s perfectly possible that a giant like adidas Skateboarding collaborates with one of the most hardcore companies, Enjoi, to produce a co-branded version of the adi Ease, dedicated – needless to say – to the team rider they share, Nestor Judskins. In keeping with the genuinely old-school design of the model, it’s rereleased in blue navy canvas, with leather heel and ochre details. Along with the shoes, some celebrative T-shirts were also released.
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Presente e passato si incontrano nelle prossime pagine: per questo ennesimo episodio del nostro viaggio nel vintage, abbiamo preparato un giro turistico nel mondo del basket che fu. Prendendo spunto dalla recente riedizione delle Air Jordan III in versione (quasi) originale, con (quasi) tutti i loghi giusti al posto giusto, abbiamo tirato fuori dalla naftalina quel modello storico - senza dubbio una delle dieci sneakers più importanti di tutti i tempi - ma anche le sue “sorelle maggiori” Nike Legend (con le quali, cogliamo l’occasione per ricordare uno di quei giocatori di seconda fascia eppure capaci di lasciare un segno importante nella storia dell’NBA: Alton Lister) e le dirette concorrenti adidas Mutombo. Se amavate la pallacanestro tra gli anni Ottanta e i Novanta, speriamo possiate ritrovare colori e sensazioni dimenticate. Se il basket è il piatto forte, il contorno è sicuramente rappresentato dal running storico di modelli come le Asics Syntar e le New Balance M996: eccellenze giapponesi e americane, all’avanguardia dei loro tempi e ancora valide oggi... ammesso di trovarne un paio! Per dessert, due chicche: le Converse prodotte per l’esercito americano negli anni Settanta (possiamo solo immaginare il sollievo dei soldati nell’abbandonare i loro pesanti stivali per un paio di sneakers orgogliosamente Made in Usa) e alcuni straordinari esemplari di Vans eighties, ormai un appuntamento fisso all’interno del nostro giornalino. Speriamo sia la migliore lezione di storia a cui abbiate mai assistito...
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In the following pages the present and the past are intertwined. For this umpteenth leg of our journey around vintage we set out to make a tour in the world of old-fashioned basketball. Our starting point was the recent re-release of the Air Jordan III in an (almost) original version, with (almost) all logos in their proper places; so we revived from mothballs not only that legendary model (by all means among the ten best sneakers of all times) but also its ‘elder sister’ Nike Legend (and we take the occasion to celebrate one of those second line players who left a compelling trace in the NBA history, that is Alton Lister) as well as its direct competitor, the adidas Mutombo. If you are a fan of some basketball stars or teams between the Eighties and Nineties, we hope you may recover forgotten colors and feelings. If basketball is this number’s main course, a side dish is definitely represented by some historic running models, like the Asics Syntar and the New Balance M996 – a Japanese and an American accomplishment, and two models that were in the forefront as they were born, and still meaningful nowadays… provided one manages to find a pair! As a dessert, two gems – the Converse produced for the US army in the Seventies (we can only fantasize about the relief felt by soldiers when they could slip off their heavy boots to land into a pair of sneakers proudly made in Us) and some extraordinary pairs of Eighties Vans, by now an established rendezvous for our magazine. We hope it may represent the best history course you ever attended.
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CONVERSE ‘ARMY’
Made in USA, 19 70’s
Www.vintageproductions.com: bookmarkate il sito del nostro amico losangelino Bob Chatt, appassionato sfegatato di tutto ciò che è vintage militare, uno dei più importanti collezionisti al mondo in questo particolare settore che continua a ispirare moda e street culture dei nostri giorni. Non è un caso che sia stato lui a trovare questa autentica chicca. Un paio di Converse - senza logo - prodotte per l’esercito americano di stanza in Vietnam tra gli anni Sessanta e i Settanta: peccato che la suola si sia deteriorata, e di conseguenza sia ormai impossibile indossare questo sorprendente paio di Converse, con notevoli dettagli all’interno della tomaia e talloni rinforzati. Probabilmente venivano usate dall’esercito americano per le esercitazioni, e dimostrano che non sempre i GI americani indossavano war boots. Stimiamo il valore di questo ritrovamento - nonostante le condizioni lontane dalla perfezione - in circa 200 dollari. Sneakersmagazine
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CONVERSE ’ARMY’
Www.vintageproductions.com: bookmarkate the website of our friend from Los Angeles Bob Chatt, an ardent fan of whatever is military vintage, one of the most important collectors in the world in this particular sector that continued to inspire fashion and street culture in the last years. It’s no coincidence that he was the man who found this true gem. A pair of Converse – without logo – produced for the American army that was stationed in Vietnam between the Sixties and the Seventies. Unfortunately the sole is damaged, and consequently it’s impossible to wear this amazing pair of Converse, featuring remarkable details on the upper and a reinforced heel. They were probably used by the soldiers for the military exercise, and this confirms that the American GI didn’t wear exclusively war boots. Our estimate is that the value of this finding might position around 200 bucks, although its conditions are far from perfect.
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ADIDAS
MUTOMBO Made in KOREA , 1992
Iniziamo da lui: Dikembe Mutombo nasce a Kinshasa nel 1966. Nello Zaire dell’epoca, preferisce il calcio alla pallacanestro. Le cose cambiano con il suo arrivo negli Stati Uniti, all’università di Georgetown: Dikembe scopre di avere un gran talento per il basket, e non si ferma fino a guadagnarsi la prima scelta nel draft del 1991. I Denver Nuggets si assicurano immediatamente i suoi servigi, e già nella prima stagione Mutombo dimostra di avere potenziale da star della palla a spicchi. Così, non stupisce se per la sua seconda stagione con la squadra del Colorado adidas scelse di investire su di lui: ai tempi, la signature shoe era un discorso maledettamente serio, visto che era necessario rispondere ai colpi delle Air Jordan e delle Converse Aero Jam dedicate a Larry Johnson. Gli sforzi produttivi della casa del Trifoglio portarono alla nascita di sneakers grosse, resistenti e stabili come l’atleta destinato a indossarle. Caratterizzate dal taglio alto sulla caviglia, dai particolari in materiale termoplastico, dallo “scudetto” sulla linguetta e dal pattern geometrico stampato sulla tomaia, oltre che naturalmente dal numero 55. Nonostante non siano andate immediatamente incontro a grande successo, le adidas Mutombo hanno acquistato valore sul mercato del vintage, anno dopo anno. Oggi le quotazioni si aggirano intorno ai 300 dollari per un paio deadstock, ma sono destinate a scendere: adidas ha già confermato la notizia di un remake in arrivo nel corso del prossimo inverno. Noi abbiamo visto un sample in anteprima, e le nostre impressioni sono più che positive. Attendiamo la produzione in serie.
Let’s begin talking about him. Dikembe Mutombo was born in Kinshasa, Zaire, in 1966. At an early age, he would prefer soccer to basketball. Something came to change upon his arrival in the US, to the University of Georgetown – Dikembe discovers to be more talented as a basketball player, and goes so far as to obtain the first choice in 1991 draft. Denver Nuggets decided to have him, and during his first season Mutombo proves to have the skills of a basketball star. It is no surprise that on his second season with the team from Colorado adidas decided to invest on him – back then, the signature shoe was a tremendously serious matter, for one had to compete with the force of attraction of the Air Jordan and the Converse Aero Jam dedicated to Larry Johnson. The productive effort of the Trefoil led to the appearance of bigger sneakers, as resistant and stable as the athlete who was meant to wear them. Characterized by a high size over the heel, by details in thermoplastic materials, by a small shield on the tongue and a geometric pattern printed on the upper, and of course by the number 55. Although it didn’t enjoy much success at the beginning, the adidas Mutombo acquired value on the vintage market, year after year. Today the quotes hinge around 300 dollars for a dead-stock pair, but they are destined to get down – for adidas already confirmed the intention to release a remake next winter. We saw a sample preview and our impression is more than positive. We only wait for the mass production. 78
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I competitors delle Mutombo Sneakersmagazine
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VANS
HIGH TOP Made in USA , 19 80’S
L’appuntamento fisso con gli splendidi modelli custom prodotti da Vans nel corso di quella decade magica che coincide con gli anni Ottanta oggi ruota interamente intorno a queste High Top, che non siamo riusciti a datare precisamente. Ma al di là dei particolari, l’importante è che dimostrino in maniera lampante che il marchio della famiglia Van Doren era - a quei tempi - king del custom, e siamo davvero felici che l’azienda abbia ricominciato a produrre qualcosa di simile all’interno della sua linea premium Vault. Possiamo ipotizzare per un modello del genere una quotazione tra i 300 e i 400 dollari, anche se si tratta di sneakers usate! Ma bisogna considerare la rarità di un custom del genere: la stampa two-tone sulle High Top è davvero un fatto notevole, visto che generalmente quel custom era appannaggio delle Sk8-Hi o delle Era. Possiamo scommettere che sono ricercatissime dai collezionisti giapponesi. This month the regular rendezvous with the marvelous customized models produced by Vans over that magic decade that is called the Eighties circles around these High Top, a model that confirms in the most explicit of manners that the Van Doren’s brand was a king of custom back then – and we are so glad that the company decided to produce anything similar within its Premium line Vault. The model’s quotation gravitates between 300 and 400 bucks, even if used (!) and this because of the rarity of these customs: two-tone for the High Top, is very rare, as usually such a print was the exclusive of the Skate High or the Era. Today they are much sought-after by Japanese collectors.
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VANS
CHUKKA BOOT Made in usa , 19 90’S
Siamo abituati ad associare il marchio Vans al clima dolce della California: sole, mare, surf, skate. Eppure nella storia del brand fondato dalla famiglia Van Doren è capitato diverse volte di vedere modelli vestiti di materiali che sembrano più adatti all’inverno del Minnesota che alle spiagge di Venice. È il caso di queste Chukka Boot coperte di flanella, un reperto che risale probabilmente agli anni Novanta, epoca d’oro del grunge: in effetti, sarebbe stato difficile usare sneakers di tela sotto la pioggia di Seattle... Si tratta di un modello da donna - per quanto la taglia statunitense 9.5 sia equivalente a un 40 maschile, quindi tutt’altro che fuori mercato - e quindi ha un valore piuttosto contenuto sul mercato del vintage: ottime condizioni e box originale compreso, ma sarà difficile superare i 50 dollari di quotazione. Meglio comprarle e indossarle, visto che è ancora possibile, anche solo per sfoggiare con orgoglio la piccola etichetta “Made in Usa” che caratterizza molte Vans di quel periodo. We are used to attach the brand Vans to the sweet Californian weather. The sun and the ocean; surfing and skating. But in the history of the brand founded by Van Doren Family it often happened to deal with models using materials that might appear to be more fit to Minnesotan winter than to Venice beach. And this Chukka Boot covered with flannel is no exception – being a find that probably dates back to the Nineties, the golden age of grunge. Indeed, it would be hard to use canvas sneakers under Seattle stormy weather! At any rate it’s a female model (but the US size 9,5 is almost like a size 40 for men, therefore it’s by no means unmarketable) and so it is worth not so much on the vintage market. This one is in perfect conditions and has the original box included, yet it’s hardly going to get over 50 dollars. Better buying them with the goal of wearing them, until possible, if only to show off proudly the small label ‘Made in Usa’ that distinguishes many Vans’s of that time. 82
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NIKE
LEGEND Made in korea , 1982
Lo diciamo spesso: nonostante la fama imperitura delle Air Force 1, le migliori scarpe da basket dei primi anni Ottanta rimangono le Nike Legend. Non a caso erano le più amate dai giocatori professionisti, non a caso fu sulla base delle Legend che i designer dello Swoosh svilupparono le Air Jordan 1 e le Terminator. La linea sobria e la silhouette dalle proporzioni semplicemente perfette nascondevano alcuni accorgimenti tecnici considerati utili per chi giocava a basket, come ad esempio un certo supporto intorno alla caviglia e un pannello traforato sulla parte frontale per aiutare la traspirazione del piede. Ai tempi non si parlava ancora di Player Exclusive, ma molte Legend vennero personalizzate da Nike per i grandi campioni del tempo: le usava ad esempio Pat Ewing ai tempi dell’università (Georgetown), prima di passare allo sponsor adidas. Ma anche un giocatore forse meno noto dalle nostre parti, ma di altissimo livello come Alton Lister, a cui appartenevano le Legend che vi mostriamo in queste pagine: Gigante texano, Lister ha giocato da centro prima nei Milwaukee Bucks, poi le sue stagioni migliori nei Seattle Supersonics di fine Ottanta, prima di chiudere la sua lunga carriera (17 anni sui parquet dell’NBA) con le maglie di Boston e Portland. We often make the following point: despite the everlasting success of the Air Force 1, the best basketball shoes of the early Eighties is and will always be the Nike Legend. It’s no surprise it was the most beloved by the professional players, nor is a surprise that on the basis of the Legend the designers of the Swoosh developed the Air Jordan 1 and the Terminator. The sober line and the perfectly balanced silhouette would conceal some technical solutions that were much useful for basket players, like for example a certain support surrounding the ankle and a perforated panel on the frontal part to help increase the foot’s perspiration. Back then there was no idea of Player Exclusive, but many Legend’s were personalized by Nike for the great champions of the time. Pat Ewing, for example, used to wear them at university (in Georgetown) before moving to adidas as a sponsor. And even a player perhaps less known over here, but still a top notch, like Alton Lister owned the Legend we show you in these pages. A Texan giant, Lister played as a mid in the Milwaukee Bucks, and subsequently he spent his better seasons in the late Eighties Seattle Supersonic, before finishing his long carrier (17 years on the NBA parquets) with the strips of Boston and Portland. 84
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NEW BALANCE M996
Made in usa , 1996
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NEW BALANCE M996
Eccezionale modello running (ça va sans dire, visto che si tratta di New Balance risalenti alla metà degli anni Novanta) tornato da protagonista sugli scaffali nel corso delle ultime stagioni, insieme a molte altre “sorelle” di quel periodo magico per la storia della casa americana. E se è vero che la qualità dei remake è paragonabile a quella degli originali - New Balance sa giustificare il prezzo lievemente superiore a quello dei concorrenti con una costruzione inattaccabile - se ne trovate un paio del 1996 tenetevelo stretto: made in Usa come le versioni del 2013, l’originale ha un valore di mercato intorno ai 400 dollari, ammesso di trovare le sneakers ancora in perfetto stato di conservazione. Ancora meglio, ovviamente, se saranno complete dello splendido box originale, di cui sui remake un po’ si sente la mancanza: speriamo in un ritorno della vecchia confezione... Difficile riuscire a contare l’incredibile numero di colorazioni della M996 uscite sul mercato nel corso degli anni, e siamo certi che nel prossimo futuro le vedremo al centro di molti progetti collaborativi con le diverse realtà creative della sneakers culture.
An exceptional running model (it goes without saying, given it’s a New Balance dating back to the mid Nineties) which came back on the shelves as a protagonist during the last few seasons, together with many other sisters of this magic moment in the history of the American company. And if it’s true that the quality of a remake is often comparable with that of the original (New Balance managed to justify a price slightly superior to its competitors on the ground that the construction is unique), then hold on tightly to any 1996 pair you were to find. Why? Because the original (made in US like the 2013 version) has a market value floating around 400 dollars – provided one gets to find a pair in perfect conditions. Even better, of course, if the pair you get includes the marvelous original box, a detail quite missing when it comes to remakes (so yes, let’s hope this tradition will return). It’s a hard thing to count the huge number of colorings of the M996 released on the market over the years, and we are sure that we’ll soon see (around this kick) a number of collaborative projects with various creative actors in the sneaker culture. 88
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ASICS SYNTAR Made IN INDONESIA, 1992
Abbiamo scovato un’altra eccezionale Asics dei primi anni Novanta, periodo di estatsi creativa per i designer del marchio giapponese: le Synstar (prodotte in Indonesia) non erano un prodotto super-performante come altri modelli Asics dell’epoca, ma piuttosto avevano il preciso compito di disturbare, sul fiorente mercato del running e del fitness più in generale, le rendite di posizione di Nike Icarus, adidas Torsion (ovviamente ci riferiamo ai modelli più semplici) e Reebok Classic. Difficile stabilire una quotazione per le Synstar, alcune colorazioni sono davvero rare, eppure non sembrano aver mai davvero solleticato l’appetito dei collezionisti, nonostante la loro indiscutibile bellezza e il buon successo di vendite registrato ai tempi della loro permanenza nei cataloghi Asics. Le cose potrebbero cambiare se il marchio fondato da Kihachiro Onitsuka decidesse di riproporle sugli scaffali, come del resto ha già fatto con le Gel Saga e le GT-II.
We unhearted another exceptional Asics from the early Eighties, a moment of creative rapture for the designers of the Japanese brand: the Synstar (produced in Indonesia) was not a super-performing product like other models by Asics back then, for its task was to disrupt – in the prosperous market of running and fitness broadly understood – the advantageous positions of Nike Icarus, adidas Torsion (we mean the most simple models, of course), and Reebok Classic. Not easy to fix a quotation for the Synstar, for although some colorways are really rare, yet they wouldn’t seem to have ever appeared palatable to collectors, notwithstanding their undisputed elegance and the great commercial success enjoyed during their presence on the Asics catalogues. The things might change if the brand founded by Kihachiro Onitsuka were to decide to rerelease them, as it was already done in the case of the Gel Saga and the GT-II.
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nike AIR JORDAN III Made IN TAIWAN, 1988
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Ci riempiamo spesso la bocca con il termine “rivoluzionario”. Ma sono rari, i casi in cui questa parola ha davvero un senso: ad esempio, quello delle Air Jordan III. Rivoluzionarie perché frutto del lavoro a quattro mani del più noto designer della storia Nike e del più straordinario campione della pallacanestro di tutti i tempi. Tinker Hatfield riuscì a interpretare perfettamente le richieste di Michael Jordan, implementando le caratteristriche tecniche necessarie a sostenere le performance di Mr.Air sui parquet della NBA all’interno di scarpe dallo stile inconfondibile, solide eppure allo stesso tempo snelle e perfino eleganti. Rivoluzionarie perché prime Air Jordan con l’unità air ben visibile sul lato dell’intersuola, seguendo l’esempio - e soprattutto il successo popolare - delle Air Max uscite l’anno precedente: tecnologia che si rivela agli occhi di tutti, diventando parte della silhouette di sneakers inconfondibili. Rivoluzionarie perché prime Jordan con il marchio del “Jumpman” sulla linguetta, lo stesso che poi sarebbe diventato logo di tutte le scarpe dedicate al campione dei Bulls, ispirato alla vittoria ottenuta da Michael proprio l’anno precedente nello Slam Dunk contest dell’All Star Game. Quel logo avrebbe sostituito addirittura lo Swoosh di Nike sul retro della caviglia, nel futuro: solo tre i remake prodotti con il logo originale. Del 1994 quello più fedele, con i loghi Nike sotto la suola e dietro la caviglia. Nel remake del 2001, solo la colorazione “black cement” ospitava i loghi originali, mentre le altre avevano il Jumpman, che avrebbe caratterizzato tutti i modelli Retro successivi. Fino a quello uscito il 6 febbraio di quest’anno con una distribuzione limitata e solo online, che ha riportato su questo modello storico il logo Nike posteriore, ma non quello sotto la suola. Inutile dire che, in ogni caso, i prezzi di questa ultima proposta sono già andati alle stelle... 92
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AIR JORDAN III
1994 It’s so easy to usurp the title of ‘revolutionary’, and it’s only rarely that this word makes any sense – for example, the Air Jordan III is a case in point. It is revolutionary in that it was born from a collaboration between the best known designer in the history of Nike and the most extraordinary champion of basketball of all time. Tinker Hatfield managed to interpret all of Michael Jordan’s needs, implementing the technical characteristics needed to support the performance of Mr. Air on the NBA parquets – enabled by shoes with an unmistakable style, robust and at the same time thin and even elegant. Revolutionary, then, because the first Air Jordan with the air system appearing on the midsole’s side, following the example (and more than that, the enormous success) of the Air Max issued the year before. A technology that catch everyone’s eyes, and becomes part of the silhouette of these unequalled sneakers. Again, revolutionary, because the first Jordan with the Jumpman logo on the tongue, the same that will later become the logo of all the shoes dedicated to the champion of Bulls, inspired by the victory of Michael exactly the year before in the Slam Dunk contest of the All Star Game. That logo would even come to substitute the Swoosh on the ankle in a few years; there are only three remakes produced with the original logo. The 1994 version is the most adherent, with the logos Nike beneath the sole and behind the ankle. In the 2001 remake, the coloring ‘black cement’ was the only one which exhibited original logos, whereas the other ones showed the Jumpman who would characterize all the subsequent Retro models since then – and up until the one released on 6 February 2013 on a limited distribution (and only online) which reintroduced the logo in the posterior part, instead of the one under the sole. In any case (needless to say) the prices of this proposal are already sky-high. 94
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sul prossimo numero next issue
05/06 - 2013
• NEW BALANCE • DRUNKNMUNKY • IZA-BOA • HYUSTO
... e molto altro ... and much more
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