Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI
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22 / 68 luglio / agosto 2015 sneakersmagazine.it
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collabos 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32 36 38
TWOTHIRDS x vans VAULT AUTHENTIC AUTHENTIC LX, SK8-HI LX, SLIP-ON LX & ERA LX UNDEFEATED x ADIDAS L.A. TRAINER EVAN LONGORIA x NEW BALANCE 530 ATMOS x SNIDEL x REEBOK VENTILATOR HIGHS & LOWS x REEBOK LX8500 PACKER SHOES x REEBOK VENTILATOR SOLEBOX x PUMA XS850 VA$HTIE x PUMA R698 J.CREW x NEW BALANCE 998 CONCEPTS x KARHU ARIA COLETTE x ASICS GEL-LYTE III CROSSOVER x REEBOK VENTILATOR ATLAS x NIKE SB DUNK LOW PRO DIAMOND SUPPLY CO. x RONNIE FIEG x ASICS GEL-LYTE V & GEL-SAGA OVERKILL x ASICS TIGER GEL-SIGHT PIGALLE x NIKE LAB DUNK HIGH
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editoriale editorial
L’estate è la stagione che mette in luce una particolarità tutta italiana: le ferie estive. Giorni dolci di ozio che sembrano bloccare ogni attività, nei mesi di luglio e agosto. Eppure il mondo globalizzato delle sneakers, intorno a noi, non si ferma: negli ultimi giorni prima di mandare in stampa questo numero di Sneakers abbiamo assistito a molti lanci di nuovi modelli sul mercato, capaci di risvegliare - per usare un eufemismo - l’attenzione degli appassionati. E molti altri sono in programma nel pieno dell’estate, quando nelle città italiane le saracinesche abbassate saranno ben più di quelle in attività. Ma proprio questo strano momento di pausa che l’estate ci regala può essere un’occasione per guardare avanti, al futuro, preparandoci con calma a quello che verrà. Molti assaggi di un futuro lontano dodici mesi li abbiamo avuti a giugno a Firenze, nel corso dell’ultima edizione di Pitti Immagine Uomo: davanti ai nostri occhi e ai nostri obbiettivi sono passati decine e decine di modelli che troveremo sugli scaffali a primavera 2016, e noi ve li raccontiamo tutti quanti - con dovizia di immagini rubate dagli stand - da pagina 42. C’è però anche un futuro più vicino, quello della stagione autunno-inverno che arriverà nei negozi a settembre, e dunque doverosamente ve lo raccontiamo. A partire (pagina 40) dalle splendide Diadora S8000 Made in Italy - un altro tassello del grande rilancio del marchio nel settore retro running - per continuare (alle pagine 66 e 70) con gli altrettanto nostrani Australian e Gas. Ma anche con i giapponesi di Asics (pagina 60) che per l’inverno rispolverano tre modelli storici rivisitati grazie a un makeup dedicato proprio alla stagione fredda, con i tedeschi di Hummel (a pagina 68) che riportano sul mercato un modello tennis storico dedicato al tennista scandinavo Michael Pernfors, con gli americani di DC Shoes (a pagina 74) che continuano sulla strada dello skate come era lecito aspettarsi. Chiudiamo questa carrellata con Karhu, il marchio finlandese che sta andando incontro a un notevole rilancio grazie alla nuova proprietà italiana: le nuove versioni delle Aria, le trovate tutte a pagina 58. Godetevi questo numero estivo, leggetelo - se possibile - mollemente adagiati in qualche località balneare, senza pensare a tutte le sneakers super-hype che stanno venendo comprate e vendute nel mondo, ai reseller e ai collezionisti, alle limited edition e ai prossimi remake. Anche gli sneakerhead hanno bisogno di una vacanza, di tanto in tanto.
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Summer is the season that reveals a peculiarly Italian character – summer holidays. Days spent in idleness that seem to hinder any activity, during July and August. But the globalized world of sneakers, all around us, doesn’t pause a moment. During the few days before printing this issue of Sneakers we witnessed to so many launches of new models on the market, capable of attracting (to say the least) the attention of many fans. And many others are scheduled for the depths of summer, when the Italian cities show more shutters lowered than raised up to work. Though it’s exactly this strange moment of pause (that only summer bestows on us) that can provide an opportunity to look forward, to imagine a future course of events, and get ready for what may arrive. Many previews of a time that will come in twelve months have been provided in June by the latest edition of the Pitti Immagine Uomo. We saw dozen models that will reach the shelves by spring 2016 making a fine show in front of us (our eyes and cameras and mobiles); so we decided to describe them all (with a wealth of details taken from the stands) starting from page 42. But there is also a more proximate future, the fall-winter season that’s reaching the shop by September, and so we described this as well. From (on page 40) the marvelous Diadora S8000 made in Italy (another plug in the great relaunch of the brand in the retro running sector) to the equally Italian brands Australian and Gas (at page 66 and 70). From the Japanese releases of Asiscs (on p. 60) that unearthed three historic models and reinvented them through a makeup dedicated to the cold season to the German models of Hummel (on page 68) which relaunch on the market a historic tennis model dedicated to the Scandinavian tennis player Michael Pernfors. From the American releases of DC Shoes (on page 74) that continue on the path of skate (as anyone should have expected) to Karhu, a Finnish brand that is experiencing a great relaunching process thanks to the new directions set by the new Italian owners; so the new versions of the Aria can be found on page 58. Enjoy this summer issue of Sneakers, read it (if possible) while laying harmlessly in some seaside bathing venue, without devoting your thought to the host of super-hype sneakers that are being bought or sold somewhere around the world, to the resellers and the collectors, to the limited editions and the forthcoming remakes. Every now and then also the strongest sneaker-head needs to go on holiday.
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TWOTHIRDS x vans VAULT AUTHENTIC AUTHENTIC LX, SK8-HI LX, SLIP-ON LX & ERA LX
I surfisti non stanno solo in California, ma - pare - anche a Barcellona: i ragazzi di TwoThirds sono infatti attivi da ormai qualche anno nella capitale catalana, e il loro marchio unisce alla passione per la tavola un messaggio profondamente ecologista. CosĂŹ, non stupisce che i quattro modelli parte di questa collezione-capsula siano stati costruiti con materiali riciclati e le tomaie stampate con inchiostro ad acqua, usando come base alcune fantasie giĂ viste nelle collezioni TwoThirds.
Not all surfers live in California, some are also in Barcelona (we are told). The guys from TwoThirds have been working in the Catalan capital for the last few years and their brand combines the passion for the board with a straightforward green philosophy. It is no wonder then that the four models making up this capsule-collection were made with recycled materials and uppers printed with water ink, using some patterns already seen in some past TwoThirds collections as a background. 6
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UNDEFEATED x ADIDAS L.A. TRAINER
Le L.A. Trainer sono state lanciate sul mercato per la prima volta nel 1984, dunque non ci sono anniversari importanti in vista. Eppure adidas ha deciso di rendere queste sneakers il focus della stagione corrente: abbiamo visto decine di varianti di linea sugli scaffali, ma non mancano anche le limited edition speciali, come questa creata dalla divisione Consortium insieme ai creativi del marchio losangelino Undefeated. Stile militaresco, come spesso capita con il brand californiano.
The L.A. Trainer was first launched on the market in 1984, so there is no anniversary in sight. But adidad decided to make these sneakers into the focus of the current season: we saw dozen versions on the shelves, as well as some special limited editions, like this one created by the Consortium division together with the creative guys from the Los Angeles brand Undefeated. As a result, we have a military style, as is often the case with the Californian brand. 8
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1990 DIADORA.COM Sneakers 9 magazine
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EVAN LONGORIA x NEW BALANCE 530
La filosofia di New Balance è sempre stata “endorsed by no one”: niente sponsorizzazioni costose, niente partnership con gli artisti, meglio puntare tutto sul prodotto. Questa però sembra essere l’eccezione che conferma la regola: un paio di 530 firmate da uno dei più noti giocatori del baseball americano, Evan Longoria, terza base dei Tampa Bay Rays. Il fatto che Longoria sia notoriamente un collezionista di sneakers è, ovviamente, solo un caso... New Balance’s philosophy has always been ‘endorsed by no one’: no expensive sponsorships, no partnerships with artists, better setting one’s sights on the product. But this time we seem to have the exception that proves the rule – a pair of 530 signed by one of the best known players from American baseball, Evan Longoria, third base of the Tampa Bay Rays. And the fact that Longoria is also known to be a sneaker collector is entirely coincidental.
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www.asicstiger.com GEL-LYTE III e GEL-LYTE V - Workwear Pack Sneakersmagazine
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ATMOS x SNIDEL x REEBOK VENTILATOR
In occasione del venticinquesimo anniversario delle storiche Ventilator, Reebok torna a collaborare con i giapponesi di Atmos, e per l’occasine si aggiunge alla festa anche il brand nipponico Snidel. Il risultato? Tomaia costruita grazie a un accattivante mix di materiali come suede, nylon e neoprene, che arricchisce la silhouette classica della Ventilator. Colorazione piuttosto elegante. On the occasion of the 25th anniversary of the historic Ventilator, Rebook launches a new collaboration with the Japanese guys from Atmos, and the Japanese Snidel will also be joining the party for the occasion. As a result, we have a upper comprised of a winning mix of materials such as suede, nylon and neoprene, enriching the classic silhouette of the Ventilator. A fairly elegant coloring.
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HIGHS & LOWS x REEBOK LX8500
Lo sneaker shop più noto d’Australia è con tutta probabilità Highs and Lows, punto di riferimento per la città di Perth, capitale dell’Australia Occidentale. Nell’ultimo periodo ha messo a segno un’interessante serie di collaborazioni con Reebok, ultima un’edizione speciale della LX 8500: tomaia a blocchi di colore, base nera con punta color oliva in nubuck, fianchi in pelle nera, tallone in nubuck antracite con inserto riflettente e accenti rossi per dare qualche tocco di colore, stile nineties.
The most famous sneaker shop in Australia is most likely Highs and Lows, a point of reference for the city of Perth, the capital of Western Australia. Over the last few months they put in place a compelling set of collaborations with Rebook, the latest of which is a special edition of the LX 8500: a color-blocking upper, a black basis with olive green tip in nubuck, lateral sides in black leather, heel in anthracite nubuck with a reflecting insert and red accents to give a hint of color, in the Nineties style.
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WAGE Italia - info@wage.it
ninedots.it
In vendita nei migliori negozi Sneakersmagazine
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PACKER SHOES x REEBOK VENTILATOR
Leggendario è l’aggettivo giusto per definire il più famoso sneaker shop del New Jersey, Packer Shoes, protagonista di questo ennesimo progetto destinato a celebrare il venticinquesimo anniversario dal lancio sul mercato delle Ventilator. Il team di Packer ha optato per una colorazione quintessenzialmente estiva - anche se è stata soprannominata “Four seasons” - beatificata da una combinazione di materiali che prevede anche pelle effetto coccodrillo e struzzo, nubuck, mesh e nylon. Legendary is a proper word to define the most famous sneaker shop in New Jersey, Packer Shoes, who played a lead role in this umpteenth project dedicated to celebrate the 25th anniversary of the launching of the Ventilator on the market. The team from Packer chose a quintessentially summer coloring (although it was nicknamed Four seasons) embellished by a combination of materials that includes a crocodile- and ostrich-effect leather, nubuck, mesh, and nylon.
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AREA SPORT SPA - VIA AOSTA, 8/N - 10152 - TORINO - www.area-sport.it - 011.55.36.8000
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SOLEBOX x PUMA XS850
Due varianti delle XS850, modello running dell’archivio Puma risalente ai primi Novanta e dotato dell’arcinota tecnologia Trinomic, sono le protagoniste dell’ultima collaborazione firmata da Hikmet Sugoer e dai ragazzi di Solebox. Notevole l’azzurrino scelto come tema del progetto, appoggiato su materiali premium. Ma il particolare che fa la differenza è un riferimento molto evidente alle Nike Air Tech Challenge di agassiana memoria sul tallone: come spesso capita con lo store berlinese, si tratta di un lavoro da veri sneakers-nerd. Two variants of the XS850, a running model from the Puma archive dating back to the early Nineties and equipped with the very famous Trinomic technology, are the protagonists of the latest collaboration signed by Hikmet Sugoer and by the guys from Solebox. An impressive sky-blue selected as the project’s main theme, placed on premium fabrics. But the detail who makes the difference is the clear reference to the Nike Air Tech Challenge of Agassian times over the heel: as is often the case with the Berlin store, it’s really a sneaker-nerds work. 18
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VA$HTIE x PUMA R698
Vashtie Kola è una designer e videomaker newyorchese, che dalla scorsa stagione ha iniziato una proficua collaborazione con Puma. L’ultimo prodotto arrivato sugli scaffali all’interno della collezione-capsula da lei firmata è un paio di classiche R698, sfuggente modello running anni Novanta dotato della tecnologia Trinomic. L’icona di casa Puma viene rivisitata con una tomaia completamente costruita con il matriale riflettente Scotchlite prodotto dall’americana 3M, destinato a far scintillare la tinta viola scuro scelta per il modello.
Vashtie Kola is a designer and video maker from New York, who since the past season started a fruitful collaboration with Puma. The latest product that reached the shelves within the capsule-collection she signed is a pair of classic R698, a tapering running model from the Nineties endowed with Trinomic technology. The icon by Puma gets reinvented through a upper entirely constructed with the reflecting material Scotchlite produced by the American 3M, that will most likely make the purple coloring of the model sparkle.
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J.CREW x NEW BALANCE 998
Continuano a migliorare anno dopo anno, i progetti collaborativi messi insieme dalla catena di boutique - con solide radici a New York - J.Crew con New Balance. L’ultimo è una nuova edizione esclusiva del modello New Balance retro running più apprezzato del momento, le 998 Made in USA. Soprannominate “Hilltop Blues”, sono ispirate dai colori dei playground newyorchesi; tomaia in premium suede e mesh, con dettagli in nubuk e materiale riflettente. Risultato, eccezionale. the chain of boutiques J. Crew (strongly rooted in New York) puts in place with New Balance are getting better and better. The latest is a new exclusive edition of the nowadays most beloved New Balance retro running model, the 998 made in Usa. Nicknamed Hilltop Blues, it’s inspired by the colors of New York playgrounds; a upper in premium suede and mesh, with details in nubuck and reflecting materials. For a brave new outcome. 22
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distribuito da u.b.C Via Piazzon 80 36051 Creazzo (Vi)
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CONCEPTS x KARHU ARIA
Il marchio finlandese Karhu - un pezzo di storia dell’atletica europea - ricomincia a muoversi sul mercato grazie alla nuova proprietà italiana: ecco il primo progetto globale, una partnership con il più noto store di Boston, già re delle collaborazioni nelle scorse stagioni. Il modello scelto dal team creativo di Concepts non poteva che essere la Aria, running classe 1995 che quest’anno celebra il suo ventesimo anniversario, riproposto con una colorazione che rende omaggio a un simbolo 100% Made in Finland come la stazione di Helsinki. Tomaia in premium suede e nylon.
The Finnish brand Karhu (a piece of European athletic history) restarts treading the market thanks to its new Italian owners: here’s the first global project, a partnership with the most famous store in Boston, already a king of collaborations in the past few seasons. The model chosen by the creative team from Concepts could only be the Aria, a 1995 running shoe that this year will be 20 years old, and now gets rereleased in a coloring that pays homage to a 100 percent made in Finland symbol such as Helsinki’s railway station. The upper is in suede and nylon.
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THE KENDRICK
Distribuito da Socrep S.R.L. www.socrep.it Sneakersmagazine
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COLETTE x ASICS GEL-LYTE III
Sicuramente si tratta di una scelta che dividerà il pubblico, ma ai ragazzi di Colette importa poco, visto che la loro posizione di avanguardia nel settore che sta proprio all’incrocio tra high-fashion e streetwear non sembra essere in pericolo. Proprio alla fine di giugno e della settimana della moda maschile parigina è arrivato sugli scaffali della boutique francese questo paio di Gel Lyte completamente ricoperto di pois, mezzi blu, mezzi bianchi. Potrà non piacere a qualcuno, ma senza dubbio si nota.
It will prove most likely to be a choice that can tear the public, but the guys from Colette don’t worry, since their avant-garde position in this sector placed at the junction between high-fashion and street-wear doesn’t seem to be at risk. Between late June and the Paris men fashion week this pair of Gel Lyte completely covered by polka-dots, half blue, half white, reached the shelves of the French boutique. Some might even not like it, but it will hardly pass unnoticed. 26
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HUMMEL PERNFORS 27 POWER PLAY Sneakersmagazine
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CROSSOVER x REEBOK VENTILATOR
Johor Bahru è la seconda metropoli più importante della Malesia, e sorge sullo stretto che divide il pase asiatico dalla ricca città-stato di Singapore. Proprio a Johor Bahru ha aperto i battenti ormai dieci anni fa Crossover Concept Store, sneakers shop che festeggia, insieme al suo compleanno, anche il venticinquesimo delle Reebok Ventilator. Come? Ovviamente con un modello speciale di ispirazione militaresca (non a caso è stato soprannominato “Nam”), con tomaia total black costruita con un mix di pelle premium e nubuck, dettagli bianchi, intersuola speckled e notevoli particolari custom su tallone e linguetta.
Johor Bahru is the second more important metropolis in Malesia and is located on the strait that separates the Asian country from the affluent city-state of Singapore. Now in Johor Bahru opened up (ten years ago) the Crossover Concept Store, a sneaker shop that celebrates not only its own anniversary, but also the 25th anniversary of the Rebook Ventilator. How? With a special model of military inspiration (its nickname is Nam, by the way), with a total black upper made of a mix of premium leather and nubuck, white details, speckled midsole and remarkable custom details on the heel and tongue. 28
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ATLAS x NIKE SB DUNK LOW PRO
Perché “35 mm”? Non sappiamo esattamente da dove arrivi il soprannome di questa edizione speciale delle Nike SB Dunk. Sappiamo solo che questa versione del modello-icona, che compie 30 anni nel 2015, è opera dello skate shop californiano Atlas, ed è caratterizzata da tomaia reflective con inserti in pelle martellata, intersuola icy, più suola e soletta custom.
Why 35 mm? We don’t know exactly where the nickname of this special edition of the Nike SB Dunk comes from. What we know is that this version of the icon-model that’s become 30-year-old in 2015 is the work of the Californian skate shop Atlas, and is characterized by a reflective upper with inserts in hammered leather, icy midsole, and a custom sole and insole. 30
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low gumsole mesh voltafootwear.com
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DIAMOND SUPPLY CO. x RONNIE FIEG x ASICS GEL-LYTE V & GEL-SAGA
Los Angeles più New York: sulla costa ovest i ragazzi di Diamond Supply Co., su quella est Ronnie Fieg, fondatore di Kith. Insieme per un pack speciale realizzato in collaborazione con Asics, che gira intorno al tema del verde acqua “Tiffany”, colore destinato a impreziosire le tomaie in suede, nubuck e pelle premium di due classici del running della casa giapponese: Gel-Saga e Gel-Lyte V. 32
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Los Angeles and New York. On the West coast the guys from Diamond Supply Co., on the East coast Ronnie Fieg, founder of Kith. Together for a special pack realized in collaboration with Asics, and hinging on the concept of blue-green Tiffany, a color chosen to embellish the uppers in suede, nubuck and premium leather of two classics of running by the Japanese company – the Gel-Saga and the Gel-Lyte V. 34
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OVERKILL x ASICS TIGER GEL-SIGHT
Asics Tiger ha messo in fila una serie davvero impressionante di progetti collaborativi, nel corso delle ultime stagioni: la saga continua con Overkill, noto sneakershop con base a Berlino che ha scelto la silhouette delle Gel-Sight e la ha customizzate con un’originale combinazione di materiali e colori ispirata al deserto del Sahara e alla cultura del Marocco. Tomaia in pig suede e mesh, inserti e interno in canvas stampato e loghi laterali in pelle. Notevoli.
Asics Tiger accomplished an astonishing series of collaborative projects over the last few seasons: the saga goes on with Overkill, a famous sneaker shop based in Berlin that picked up the silhouette of the Gel-Sight and customized it with an original combination of materials and colors inspired by the Sahara desert and the Moroccan culture. A upper in pig suede and mesh, inserts and lining in printed canvas, and lateral logos in leather. Remarkable. 36
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PIGALLE x NIKE LAB DUNK HIGH
Stephane Ashpoole è un nativo parigino che ha trasformato il nome del quartiere in cui è cresciuto in uno skate brand che, in poco meno di un lustro - grazie a internet e ad alcuni sponsor americani, come il rapper A$AP Rocky - è diventato famoso in tutto il mondo, nonostante sia molto, molto difficile procurarsi i prodotti del brand, principalmente magliette e cappellini, fuori dalla Francia. In pratica, Pigalle tenta di seguire le orme di Supreme in America e Palace a Londra, e per adesso le cose sembrano andare piuttosto bene. Lo dimostra, ancora una volta, un progetto collaborativo come quello appena portato a termine con NikeLab: un paio di Dunk High con pannelli laterali termosaldati e dettagli “tech”, destinate a diventare in breve tempo oggetto da collezione. Stephane Ashpoole was born in Paris and years later came to transform the name of the neighborhood where he has grown up into a skate brand that in slightly less than five years (also thanks to the internet and some American sponsors, such as the rapper A$AP Rocky) became famous all over the world, no matter how hard it still is to obtain any brand products (especially t-shirts and caps) outside France. Basically, what Pigalle is trying to do is following in the footsteps of Supreme in the Us and Palace in London, and so far it seems to work. That this is so is proved once again by a collaborative project like the one just accomplished with NikeLab: a pair of Dunk High with welded lateral panels and tech details, destined to become quickly a collector’s piece. 38
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Bryan Diaz
photo: Andrea Martella
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diadora
S8000 OG Negli anni Novanta Diadora aveva nei suoi cataloghi running una serie di modelli eccezionali, per l’alta qualità costruttiva e lo stile: N9000, V7000 e S8000 rappresentavano il top della produzione della casa veneta, che fortunatamente (per noi) sta riportando alla luce molte sneakers d’archivio. Così dopo le N9000 è il turno delle S8000, riprodotte seguendo in modo ossessivo il modello originale fino all’ultima cucitura. Non stupisce dunque che anche queste sneakers, come gli altri remake OG di casa Diadora, siano state soprannominate “Espresso Ristretto”: qualità e non quantità, come per il caffè. Le Diadora S8000 Made in Italy sono state costruite grazie al’utilizzo di impianti speciali dedicati negli stabilimenti di Caerano San Marco, nel cuore del distretto calzaturiero di Montebelluna. Un classico del running Diadora, studiato per corridori di alto livello e dotato di ogni accorgimento tecnico, torna a nuova vita nel corso di questa estate 2015. Ci aspettiamo diversi progetti collaborativi in arrivo nei prossimi mesi... Le Diadora S8000 OG saranno nei migliori negozi di sneaker a partire dal 18 luglio (info: www.diadora.com). During the Nineties Diadora’s running catalogues included a series of exceptional models, from the viewpoint of constructive quality and style: the N9000, the V7000 and the S8000 represented the top of the production by the Venetian company, that fortunately (for us) is now unearthing many archive sneakers. So after the N9000 it’s now the turn of the S8000, reproduced in a way that follows obsessively the original model in every single detail (and seam). No wonder than if these sneakers, like other OG remake by Diadora, were nicknamed Espresso Ristretto. Quality, not quantity – same rule that applies to good coffee. The Diadora S8000 made in Italy was realized using special facilities in the factories located in Caerano San Marco, in the very heart of the shoe district of Montebelluna. A classic of running by Diadora gets back to life this summer – designed for high profile runners and equipped of any technical device. A number of collaborative projects are expected to come out in the following months. You will find the Diadora S8000 OG in the best sneaker stores from July 18 (info: www.diadora.com). 40
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pitti uomo
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Anche questa stagione siamo stati al Pitti Moda Uomo per cogliere tutte le anticipazioni possibili per i trend del prossimo anno in fatto di sneakers e non. La fiera, arrivata all’edizione numero 88, aveva già lasciato intendere nel corso delle ultime stagioni una significativa apertura al mondo streetwear, con tutto quello che ne consegue; cosÏ carichi di aspettative siamo andati a vedere le proposte che la Fortezza aveva da offrire. With a view to gathering all possible news and previews about the next year trends (in terms of sneakers and beyond) we made our usual visit to Pitti Uomo. The fair reached its 88th edition, and for the last few seasons has proved more and more hospitable to the world of streetwear and attendant sectors. With this in mind, we went to Florence to see the new proposals that the Fortress was exhibiting.
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rep ort age
karhu Tra le più fresche novità nel settore sneakers abbiamo trovato Karhu, lo storico marchio finlandese recentemente rilanciato grazie all’acquisizione dell’italianissima famiglia Arese, che nel giro di una stagione ha saputo posizionare benissimo il brand, in Italia così come negli USA. In mostra al Pitti con alcune delle tante nuove colorazioni per i suoi classici running ’80 e ’90. Among the fresh new things we find Karhu, the historic Finnish brand recently re-launched upon the acquisition by the Italian family Arese, who managed to reposition the brand in just one season, both in Italy and the US. At the Pitti they were exhibiting some new colorways for their running classics from the Eighties and Nineties.
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superga Tra i principali rappresentanti del Bel Paese, bella mostra ha fatto lo stand di Superga, che ha allestito il suo spazio con l’intera collezione di nuove combinazioni di materiali, colori e lavorazioni per il suo modello-icona, la 2750. Inoltre, vi segnaliamo le nuove Slip-On, basate sempre sull’intramontabile design della 2750.
Among the brands representing our country, the stand of Superga made a fine showing. They disseminated their space with a whole collection of new combinations of materials, colors and manufacturing for their icon-model, the 2750. We’d like to call your attention to the new Slip-On, always based on the everlasting design of the 2750.
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vibram Sempre italiano, ma di gran lunga più innovativo Vibram. La mitica azienda di Varese, leader mondiale nel settore delle suole, ha colto l’occasione del Pitti per presentare la sua ultima grande novità tecnologica dopo il tormentone FiveFingers: Furoshiki, “the wrapping sole”; in sostanza una suola ultra tecnica che si avvolge al piede. Fidatevi che presto ne sentirete parlare parecchio…
Still Italian, and quite more innovative, is Vibram. The legendary company from Varese is a world leader in the soles sector, and took the opportunity of Pitti to present their big technological finding (after the five-fingers obsession): a wrapping sole called Furoshiki, a hyper technical sole that basically enwraps your foot. Believe it or not, you will hear talking about this very soon.
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element Element sorprende come sempre per imponenza: il grande spazio scelto dal rinomato brand californiano ha messo in mostra uno sguardo alla grande collezione di abbigliamento e footwear sviluppata dal marchio per il prossimo anno parallelamente al suo core, la linea skateboard. In fatto di sneakers, spiccano le novità della Emerald Collection: stili classici e ultra minimali ma anche nuovi ibridi urban-outdoor-running dall’elevato contenuto tecnico.
Element is always impressive for its stateliness: the huge space chosen by the famous Californian brand harbored an exhibition of the vast collection of clothing and footwear that the brand developed for the coming year in addition to its core business, the skateboard line. When it comes to sneakers, the new models of the Emerald Collection stand out: classic and ultra minimal styles, but also new urban-outdoor-running hybrids showing a rich technical content.
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converse Converse per la primavera/estate 2016 ha preparato una collezione davvero niente male composta dai soliti grandi classici in nuove combinazioni di materiali e colori e qualche novità “ibrida” come la versione vulcanizzata della mitica Pro Leather. Degna di nota la collezione Jack Purcell dove l’iconico modello badminton viene riproposto in mille nuove varianti, in versione classica ma anche slip-on e deck shoe. For the spring-summer 2016 Converse prepared a collection really compelling, comprised of the usual great classics in new combinations of materials and colors, plus some hybrid novelty such as the vulcanized version of the legendary Pro Leather. Noteworthy the collection Jack Purcell where the iconic model badminton gets rereleased in a thousand variants: a classic version, a slip-on and deck shoe.
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lacoste Lacoste era in mostra con la collezione Classic in programma per il prossimo anno. Design classici, super puliti ed eleganti per un pubblico leggermente piÚ maturo dell’appassionato medio di sneakers ma anche qualche novità davvero niente male come questo nuovo design dalla tomaia senza cuciture in una splendida colorazione white/gum con interno verde e tradizionale Coccodrillo ricamato sul fianco. New era. Lacoste was presenting its Classics collection due out the next year. Classic designs, very neat and elegant for a public a bit more mature than the average sneaker fan, but also some new model really impressive like this new design featuring a seamless upper in a marvelous white/gum colorway with green lining and traditional Crocodile embroidered on the lateral side. New era.
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sperry Durante l’edizione Spring/Summer della fiera, manco a dirlo, il leader delle boat-shoe la fa da padrone e anche il prossimo anno la linea di Sperry sembra chiara: pochi design completamente nuovi e tante nuove colorazioni e fantasie per le sue classiche boat e deck shoes, soprattutto stampe colorate, con temi geometrici o floreali assortiti. During the spring-summer edition of the fair, needless to say, the leader of the boat-shoe lords it, and also the next year the line of Sperry seems to be clear. A few designs entirely new and many new colorings and patterns for their classic boat and deck shoes, especially colored prints, featuring geometric and floral themes.
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drunknmunky Tante, diverse e colorate le novità per il prossimo anno in casa Drunknmunky: il brand di origini losangeline ha sviluppato per il prossimo anno una collezione composta da diversi nuovi design dalla chiara ispirazione running ’80 parte delle linee speciali Nine Dots e I’m Upsidedown, oltre che da una miriade di nuove combinazioni di materiali, colori e trattamenti per il suo best seller, la Boston. A host of fresh new models will characterize the new year for Drunknmunky. The brand from Los Angeles developed a collection composed by different new designs with a clear inspiration running Eighties, included in the special lines Nine Dots and I’m Upsidedown, in addition to a panoply of new combinations of materials, colors and treatments for their best seller, the Boston.
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diemme Poco sorprendente sul piano delle novità di design ma assolutamente incredibile sul piano dei materiali la nuova collezione Spring/Summer 2016 di Diemme. Il famigerato calzaturificio di Montebelluna propone per il prossimo anno un’ampia gamma di pellami pregiati o frutto di curate lavorazioni per i suoi modelli più apprezzati, dalla chukka d’ispirazione outdoor alla slip-on.
Not so impressive from a design viewpoint but absolutely incredible for the materials used, the new spring-summer 2016 collection by Diemme. The notorious shoe factory from Montebelluna proposes a wide range of precious or finely treated hides for their most beloved models, from the chukka with out-door inspiration to the slip-on.
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lotto Sul filone running-inspired si è mossa Lotto, che cavalcando il segmento di mercato che negli ultimi 2 anni sembra dominare in Europa, ha presentato una collezione caratterizzata da una nuova gamma di modelli d’ispirazione ’80 dalle colorway più disparate senza però sconfinare nell’appariscente.
Still in the running-inspired vein, but also riding the sector that for the last two years is ruling in Europe, Lotto presented a collection characterized by a new range of models inspired by the Eighties and featuring the most diverse colorways without trespassing on the showy.
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diadora Diadora, che negli ultimi due anni ha vissuto la sua seconda età dell’oro, ha presentato solo una piccola parte della sua prossima collezione Spring/Summer 2015, tuttavia l’impostazione del brand italiano per prossimo anno sembra chiara: continuare a proporre i suoi ritrovati classici running anni ’80 e ’90 in nuove combinazioni di materiali e colori affiancandoli però ad una nuova serie retro-running-tech d’ispirazione molto contemporanea. Diadora, who’s been living its second golden age for the last two years, presented only a small portion of the forthcoming spring-summer 2015 collection, but the strategy of the brand for the next season seems clear: going on proposing their classic running findings from the Eighties and Nineties in new combinations of materials and colors, in addition to a new series of retro-running-tech models featuring a very modern inspiration.
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Molti tuoi soggetti sono sneakers e atleti, come nasce questa scelta? Sono cresciuto a New York, considerata la Mecca del basket per la diffusione e la popolarità di questo sport in città. Ho passato un sacco di tempo giocando a basket, guardandolo e discutendone. È uno sport che ha avuto una grande influenza nella mia vita e ho deciso di fare l’artista basandomi su cose che per me hanno significato. Le sneakers fanno parte di questo gioco quanto gli atleti. Oltre al basket, le sneakers svolgono un ruolo importante anche nello stile personale e nella popolarità. Quando hai cominciato a creare opere d’arte? Ho cominciato molto presto, avrò avuto 8 anni. A influenzarmi sono stati i fumetti e i poster sportivi. Mi esercitavo per ore per imparare a disegnare nello stile dei primi disegnatori di X-men. Avevo qualche poster sul basket sui muri della mia camera, e ne traevo diversi elementi. Grazie a quei poster ho imparato a mettere insieme immagini, testi, colori e altri elementi figurativi in una composizione completa. Le tue opere sono mosaici, sembrano rendere sacra la persona rappresentata, anche se in modo diverso dai classici modelli religiosi. Cosa ti ha spinto a scegliere questo tipo di tecnica artistica? Storicamente, il vetro colorato è stato usato molto spesso nelle chiese. Le vetrate delle cattedrali spesso ritraggono simbo54
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li religiosi e personaggi biblici, fra cui santi. Analogamente, ho pensato di reinterpretare le sneakers e gli atleti usando questa tecnica in omaggio ai tempi d’oro del basket e del collezionismo di sneakers, e per immortalare i giocatori e le sneakers attraverso opere di fine art. A un livello più profondo, questo stile allude alla glorificazione culturale e all’idolatria dei vip e dei prodotti di consumo. Pensi di usare nuove categorie di soggetti nei tuoi lavori futuri o continuerai col binomio sneakers/atleti NBA? La serie sulle sneakers e gli atleti non è finita. Penso di continuare con questi due soggetti. Ho anche cominciato a lavorare ad alcune opere che riflettono diversi aspetti della cultura che mi hanno influenzato nella vita, come la musica, la moda e il cinema. Parlaci del processo di creazione alla base delle tue opere. Quando scelgo un soggetto, creo digitalmente un modello in vetri colorati che integra il disegno. Faccio quindi una serie di bozze di prova con diverse opzioni di colore. Quando il disegno mi soddisfa, uso la versione digitale come guida e copio l’immagine su un pannello di legno con la matita. A questo punto aggiungo i colori acrilici e rifinisco ripassando i contorni in nero. Nelle tue pagine social abbiamo visto che Kehinde Wiley
ha scelto una delle tue opere per trarne il soggetto di uno dei suoi quadri. Una sorta di matrioska che fa nascere un’opera d’arte all’interno di un’altra opera. Dobbiamo aspettarci qualcosa da voi due? Una sorta di collabo? Mi pare di capire che in certi casi Kehinde cura personalmente il look dei soggetti dei suoi quadri, mentre a volte sceglie i suoi soggetti e li fotografa con quello che indossano in quel momento. In entrambi i casi, mi entusiasma vedere i miei disegni comparire in una collezione d’arte così importante. Per il momento non abbiamo progetti di collaborazioni, ma sarei onorato se in futuro le mie opere fossero esposte accanto alle sue. New York è la capitale mondiale delle sneakers. Ci parli della situazione attuale? La sneaker scene newyorkese include una gran varietà di negozi, boutique, outlet e importanti rivenditori. Anche se si trovano più sneakers che in ogni altra città del mondo, c’è una comunità di sneakerheads e di rivenditori che possono rendere difficile trovare modelli di alto profilo. Quando è nata la tua passione per le sneakers? Il mio amore per le sneakers nasce con la mia fascinazione per il basket e i miei atleti preferiti. Compravo scarpe e andavo subito ai giardini per imitare i movimenti che vedevo durante le partite e nelle cassette VHS sul basket (come Michael
Many of your subjects are sneakers and athletes, where does this choice come from? I grew up in New York City, considered the Mecca of Basketball due to the accessibility and popularity of the sport in the city. I spent countless hours playing, watching and discussing basketball. The sport had a major impact on my life and I decided to create art based on things that have personal significance to me. Sneakers became as much a part of the game as the players themselves. Beyond basketball, sneakers also played a major role in personal style, and popularity. When did you start creating art? I began creating art at an early age, probably around 8 years old. My early influences where comic books and sports posters. I would spend hours teaching myself to draw in the style of the early X-men comic illustrators. I had a few basketball posters on the wall of my bedroom, and would dissect the different elements. Through those posters, I learned how to incorporate image, text, color and other design elements into a complete composition. Your artworks are mosaics, it seems like they make the represented person sacred, although far from any normal ecclesiastical references. What made you to choose this kind of artistic technique? Stained glass in history has most commonly be used in churches. The designs of the windows often depict religious symbols and biblical characters including saints. Similarly, I chose to reinterpret sneakers and athletes in this style to pay homage to the glory days of basketball and sneaker collecting, and to immortalize the players and sneakers in fine art. On a deeper level, it also signifies the cultural glorification and idolization of celebrities and products. Are you going to use new types of subjects in your upcoming
works or will you continue to follow the sneakers/NBA athletes concept? The sneaker and athlete series are not yet complete. I plan to continue with those subjects. I also began to work on pieces that reflect different aspects of culture that influenced me throughout my life including music, fashion and film. Tell us about the creation process of your artworks. Once I choose a subject, I digitally create a stained glass type pattern that compliments the piece. I then make a few drafts of different color options. Once I am happy with the design, I use the digital version as a guide and transfer the image to a wood panel with pencil. I then block in all the colors with acrylic paint and finish with the black outlines. Through your social pages we were able to see that Kehinde Wiley has chosen one of your works to be attributed to the subject of one of his paintings. A sort of Russian doll that merges art in another work of art; should we expect something from you two together? A sort of a collabo? It is my understanding that on some occasions, Kehinde personally styles the subjects of his paintings, and sometimes he chooses his subjects and photographs them with the outfit they are wearing at the time. Either way, I am thrilled to have my design featured in such an important collection of art. There are no current plans for us to work together, but i would be honored to have my work exhibited along side his in the future. New York is the world capital of sneakers, tell us a little about the current situation. The New York sneaker scene consists of a large variety of boutique shops, consignments stores, and major retailers. Although sneakers may be more easily accessible than any other city in the world,
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Jordan Playground). Avevo una vasta collezione di Nike da basket di ogni tipo e di signature shoe di ogni marca. Alcune delle mie preferite sono le Nike Air Penny, le Reebok Answer e le Fila Grant Hill. Ho continuato a comprare scarpe anche dopo aver smesso di giocare a basket e la mia collezione comprendeva Air Max, Dunk SB, e ora uso sempre le Nike Flyknit. Qual è il tuo Graal? Le mie sneakers più sacre sono le Nike Foamposite One. Ricordo di aver visto Arizona University con Mike Bibby nel torneo di basket NCAA Final Four college, ho guardato ai suoi piedi e volevo subito sapere che scarpe erano. Quando ho scoperto che erano signature shoe dedicate al mio giocatore preferito dell’epoca, Penny Hardaway, le volevo prendere. Penso che fossero le scarpe da basket più costose del tempo e non me le potevo permettere. Ancora oggi non le ho mai avute. Hai nuovi progetti in arrivo? Puoi darci qualche anticipazione? Sto continuando con la mia serie Grail e Glory, lavoro ad altre opere sulle sneakers e gli atleti. Sto anche progettando t-shirt, poster sportivi e altri prodotti. Per aggiornamenti sulla mia arte e le mie opere potete consultare la mia gallery su www.grailandglory.com
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there is a large community of sneakerheads and resellers that can make getting high profile releases very difficult. When was your passion for sneakers born? My passion for sneakers begin with my fascination with basketball and my favorite athletes. I would buy the shoes, and immediately go to the park and practice the moves i saw during the games and in the basketball VHS Tapes (like Michael Jordan Playground). I had a vast collection of general nike basketball shoes and signature athlete shoes from every brand. Some of my favorites are Nike Air Penny collection, Reebok Answer and Fila Grant Hill. I continued to purchase shoes beyond my basketball playing days and my collection included, air max, dunk sb, and now I wear Nike flyknit regularly. What is your Grail? My grail sneaker is the Nike Foamposite One. I remember watching Arizona University with Mike Bibby in the NCAA Final Four college basketball tournament and seeing his feet and immediately wanting to know what those shoes where. When I found out they where a signature shoe for my favorite player at the time, Penny Hardaway, i needed to have them. I believe it may have been the most expensive basketball shoe at that time and i could not afford them. I never owned that shoe to this day. You have new projects in the making? Can you give us just a preview? I am currently continuing in my Grail and Glory series, painting a new set of sneakers and athletes. I am also in the process of designing t-shirts, sports posters and other products. Please check out my web gallery - grailandglory.com for updates on my art and designs. Sneakersmagazine
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Da quasi cent’anni, Karhu produce sneakers all’avanguardia della tecnica. All’interno della linea Legends, il marchio finlandese - finito da poco nelle capaci mani italiane della famiglia Arese - propone remake ben fatti di modelli storici che un tempo rappresentavano il meglio della tecnologia applicata al settore sneakers, e risultano ancora performanti oggi. Tra le tante innovazioni tecniche introdotte dal brand dell’orso c’è anche l’ammortizzazione a cuscino d’aria, realizzata per la prima volta nel 1976, cioè anni prima che un noto marchio americano legasse a doppio filo quella tecnologia ai suoi prodotti... Ma questa è un’altra storia. A dispetto del nome, l’ammortizzazione air-cushioning non fa parte dei ritrovati applicati alle Aria, che già guardavano oltre: questo splendido modello nato negli anni Novanta è infatti caratterizzato dal sistema Fulcrum, una piccola leva in phylon (materiale plastico leggero e resistente) inserita nell’intersuola e utile a trasferire velocemente l’energia all’avampiede nel momento immediatamente successivo alla battuta sul terreno. Uno stratagemma che aiuta non poco le performance dei corridori, unito a uno stile inimitabile e quintessenzialmente nineties: non stupisce che le Aria siano state scelte da Karhu come centro di gravità del rilancio del brand nel settore retro running, grazie allo sviluppo di interessanti progetti collaborativi e soprattutto al lancio di colorazioni di linea che risultano attuali senza tradire le radici di un modello che non esitiamo a definire classico. In queste pagine abbiamo raccolto le varianti in arrivo sugli scaffali con la prossima stagione invernale.
For the last hundred years Karhu has been producing sneakers with cutting-edge technology. Within the Legends line, the Finnish brand (recently acquired by the skilled Arese family) proposes well done remakes of historic models that in the past represented the best of technology applied to the sneaker sector and they are still performing today. Among the various technical devices introduced by the bear brand is the damping system using air cushion, first realized in 1976, that is, years before a famous American brand came to associate that technology with its own products. But that’s another story. In spite of its name, the air-cushioning damping system isn’t among the findings implemented in the Aria, which was already looking beyond. This marvelous model born in the Nineties is characterized by the Fulcrum system, a small lever in phylon (a lightweight and resistant plastic material) introduced in the midsole and capable of transmitting the energy to the forefoot right upon rolling on the ground. A trick that proved to be essential to improving the performances of runners, combined with an inimitable and quintessentially Nineties style; no wonder that the Aria was chosen by Karhu as the center of gravity in the relaunching of the brand in the retro running sector, thanks to the development of interesting collaborative projects and more than that the launch of line colorings that appear modern without betraying the roots of a model that we unhesitatingly define classic. In these pages we gathered the variants due out on the shelves by the forthcoming winter season. 58
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Arriverà sugli scaffali dei negozi puntuale a settembre il Winter Trail Pack di Asics Tiger, ispirato - e forse non ci sarebbe neppure bisogno di dirlo - ai colori della natura in inverno e al concetto del winter trail running portato nello stile urbano. Dunque ecco il morbido e caldo suede invernale per la tomaia, i lacci in corda esterna ispirati al mondo trail, il mesh robusto e aperto per garantire la traspirabilità, l’intersuola maculata e i dettagli riflettenti che aiutano la visibilità notturna. Del pack faranno parte modelli storici come GelLyte III, Gel-Lyte V e Gel-Saga nelle naturali colorazioni nero e verde militare perfette per la stagione.
The Winter Trail Pack by Asics Tiger is reaching the shelves in September – it is inspired (needless to say) by the colors of nature as they appear during the winter season and by the concept of winter trail running applied to the urban style. So here’s the soft and warm winter suede for the upper, the laces in external rope inspired by the world of trail, a resistant and open mesh to grant transpiration, a maculate midsole and reflecting details that enhance visibility in nightlight conditions. Included in the pack are historical models like the GelLyte III, the Gel-Lyte V and the Gel-Saga in the black and military green natural colorings that are suitable for the season.
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Susi Store ha aperto i battenti a Latina, oltre cinquant’anni fa. Nel corso del tempo è diventato più di un negozio: un punto di riferimento per un pezzo di centro Italia, dove trovare i marchi più esclusivi e una selezione frutto di ricerca continua, tra la moda e la strada. Andrea Pistilli, proprietario di Susi, riassume in poche parole questa storia lunga mezzo secolo: “Un grande impegno, una dedizione costante, qualche sacrifico, e tanta passione. Tutti elementi che concorrono a fare in modo che lo Store sia sempre proiettato verso il futuro.” E a proposito di futuro, ovviamente Susi è anche un web-store. Ma ciò non significa che i 1500 metri quadri del negozio fisico, nel centro di Latina, siano destinati a chiudere. Anzi, continua Andrea, “Malgrado molti credano che il web sia una minaccia per store come il nostro, noi siamo di avviso opposto. Riteniamo non soltanto che sia una enorme opportunità di rivolgerci a un pubblico che mai prima di qualche anno fa potevamo pensare di raggiungere, ma che indirettamente qualifichi lo stesso store fisico, il suo status di spazio tangibile in cui tutto è reale, al contrario che sul web.” Uno spazio fisico caratterizzato da uno stile a di poco minimalista. Come mai? “C’è chiaramente un’idea di eleganza che ci rappresenta in quello stile - spiega ancora Andrea Pistilli - ed ha a che fare con una più ampia idea di minimalismo. Perché non è l’arredamento a dover essere al centro dell’attenzione, ma le collezioni, o, meglio, il messaggio che ogni stilista vuole trasmettere attraverso di loro.” Susi è un negozio senza dubbio molto attento al settore del fashion di alta gamma, ma da ormai diversi anni ha aperto i suoi orizzonti allo streetwear più in generale e al mondo sneakers in particolare. Cosa che ci interessa, ovviamente, molto. “Da sempre abbiamo cercato di proporre nella giusta maniera brand streetwear - dice Andrea - ma in particolare da qualche anno abbiamo ampliato questo genere di offerta, perché il mercato è inequivocabilmente proiettato verso quella direzione. E sarà così anche in futuro, sempre di più. Dovremo rispondere a una richiesta di eleganza che è, di fatto, a metà strada tra il fashion e una singolare idea di comfort che siamo inclini a definire sportività. Molta strada è stata fatta... ma 62
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già nove anni fa azzardavamo sneakers sotto completi Dior, a pensarci bene!”. Già, le sneakers. Sono una parte fondamentale della selezione di Susi, e sospettiamo che dietro ci sia una passione personale. Andrea non si nasconde: “Le sneakers sono l’elemento di un look che noto in anticipo rispetto a tutto il resto. L’uso che se ne fa nella moda fashion negli ultimi mi affascina in maniera incredibile. Sono la mia passione. E poi c’è il fenomeno delle cosiddette luxury sneakers... Ci sono stagioni in cui alcuni elementi emergono meglio di altri. E spesso questo dura piuttosto a lungo. Quello delle luxury sneakers credo sia un esempio evidente di questo fenomeno: personalmente ritengo che avranno comunque sempre un loro mercato, d’ora in poi, indipendentemente da tutto il resto.” A proposito di sneakers, l’ultimo grande colpo di Susi è stato il lancio delle adidas Yeezy 350 Boost, uno dei pochi store italiani ad aggiudicarsele. Abbiamo chiesto ad Andrea come si fa ad assicurarsi la possibilità di vendere limited edition desideratissime, ma lui non ha voluto condividere con noi troppi segreti del mestiere: “Non ci sono regole precise che valgono per tutti. Nel nostro caso credo che abbiano molto influito le conoscenze sul prodotto, la storia dello Store e l’aggiornamento costante su tutte le proposte di mercato che col tempo abbiamo affinato”, è stata la sua risposta. Lo capiamo: anni di esperienza non si possono svendere così facilmente. E neppure anni passati a fare ricerca, in giro per il mondo. Quello, conclude Andrea, è il punto più importante per chi vuole essere competitivo nel mondo globalizzato dei nostri anni: “Ad essere onesti dedico la quasi totalità della mia giornata alla ricerca. Ormai è diventata una caratteristica imprescindibile del mio lavoro. In generale, mi attrae tutto quello che al primo sguardo ha il potere di trasportarmi altrove, seminandomi nella testa tutte le incredibili varianti in cui potrò trasformarlo, tutto quello con cui potrò mixarlo.”
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Manuel Morano assistente di Andrea Pistilli per il settore “Street” di Susi Store
Susi Store was founded in Latina more than fifty years ago. Over time it became more than a shop: a point of reference for a great part of central Italy, a place where it’s possible to find the most exclusive brands and a selection resulting from a relentless research, back and forth between fashion and street. Andrea Pistilli, owner of Susi, summarizes this long story with these words: “A great commitment, a constant devotion, a few sacrifices, and a lot of passion. All these elements conspire to make the Store always looking forward”. And of course, when it comes to future, Susi is also a web-store. But this doesn’t mean that the 1,500 square meters of the shop (in the center of Latina) are destined to close. Indeed, goes on Andrea, “although many think that the web represents a threat for a store like ours, we think the opposite. We believe that it’s a great opportunity to address a public that only a few years ago we didn’t even imagine we could reach; and more importantly the online shop further qualifies the real store, it enhances its status as a tangible place where everything is real, as opposed to what happens on the web”. A real space characterized by a pretty minimal style. Why? “There is an idea of elegance that represents us in that style (goes on Andrea Pistilli) and it has to do with a wider notion of minimalism. For the focus of our attention is not the furniture but the collections – or rather, the message that a stylist wants to convey through his creations”. Although Susi is a store much concerned with the high level fashion, over the last few years they expanded their horizons to the street wear at large and in particular the world of sneakers. And this of course is something
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susi store latina we like very much. “We always tried to propose in the right way some streetwear brands, says Andrea, and in particular for the last few years we enlarged this kind of supply, because the market is unambiguously going towards this direction. And it will be like this more and more in the future. We will need to respond to a demand of elegance that stands between fashion and a peculiar notion of comfort that we tend to define sportsmanship. We have come a long way but we also combined sneakers and outfit by Dior already nine years ago, frankly”. Right, the sneakers are a crucial part of Susi’s selection and we suspect that there must be a personal proclivity. Andrea doesn’t deny our insight: “Sneakers are the part of a look that I notice before the rest. I really love the use that’s being made in the latest fashion trends. They are my passion. Furthermore, there is the phenomenon of so-called luxury sneakers. There are seasons in which some elements emerge more than others. And it often lasts quite a lot. That of the luxury sneakers I think is a clear example of this phenomenon: personally I think they will always have a niche or market that will be forever independent from the rest”. Talking of sneakers, the latest great achievement of Susi was the launch of the adidas Yeezy 350 Boost, one of the few Italian stores to have that opportunity. We asked Andrea how they obtained the ok to sell such sought-after limited editions, but he couldn’t share too many professional secrets with us: “There are no fixed rules that can apply to all situations. In our case I think that our knowledge of the product, the history of the Store and the constant updating on all the proposals that we refined over time had a huge impact”, that is what he told us. We understand, you can’t sell off so easily such a long-lasting experience in the sector, so many years devoted to doing research around the world. That, he concludes, is the most important point for those who want to be competitive in the globalized world in which we live: “To be honest, I devote the whole of my day to doing research. It has become an inevitable part of my work. As a general fact, I feel attracted by whatever gives me the first-sight impression that I will be taken somewhere else, thus disseminating my mind with the amazing versions I will be able to extract, or with the panoply of things with which I will be able to mix it”.
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Metropolis & Airborne Il marchio italiano Gas è sempre molto attivi sul mercato, e ormai da qualche anno ha reso stabile la sua presenza anche nel segmento footwear, arrivando così a vestire i suoi clienti dalla testa ai piedi. Tra le novità di stagione in arrivo con l’inverno 2015 ci sono alcuni modelli ibridi dallo stile quintessenzialmente casual metropolitano, sneakers pensate per rendere più comoda la vita quotidiana, prima ancora che per migliorare le performance sportive. Così silhouette tipicamente running come quella delle Metropolis acquistano un look più sofisticato, creando un mix interessante anche e soprattutto grazie all’effetto abrasivato e cracklé ottenuto sul pellame della tomaia. Molto riuscito anche l’esperimento delle Airborne, in cui una tomaia più classica da scarponcino si fonde con una combinazione di suola e intersuola derivata dai modelli da corsa degli anni Ottanta, con ampio uso di etilene vinilacetato per l’ammortizzazione. The Italian brand Gas is always very active on the market, and over the last few years it also established its presence on the footwear sector, thus meeting the purpose of clothing its clients from head to foot. Among the season novelties due out this fall 2015 there are a few hybrid models exhibiting a quintessentially casual-urban style, for a sneaker designed to make your everyday life more comfortable (in addition to help improving your sport performance). Thus a typically running silhouette like that of the Metropolis acquire a more sophisticated look, creating a compelling mix mostly thanks to the scraped-off and crackled effect applied on the hides of the upper. Also very good is the Airborne experiment, where a more classic climbing-boot upper crossbreeds with a combination of a sole and midsole borrowed from some Eighties running models, with massive use of ethylene vinyl acetate to improve damping. 66
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PERNFORS POWER PLAY Gli anni Settanta e Ottanta sono un periodo cruciale per la storia di Hummel. Fu in quel periodo infatti che - dopo un passaggio di proprietà dai fondatori tedeschi a una cordata di imprenditori danesi - il marchio del calabrone (Hummel significa letteralmenete “bombo”) divenne sponsor tecnico di uno dei campioni nordeuropei del tennis professionistico. Si trattava dello svedese Michael Pernfors, uno dei pochi capaci di dare del filo da torcere agli americani che dominavano il tennis in quegli anni: Andre Agassi, Jimmy Connors, John McEnroe... anche se a dire la verità, quest’ultimo fu sconfitto da Pernfors agli Australian Open del 1990 solo per squalifica dopo aver insultato l’arbitro, in una performance rimasta storica. Nelle immagini di quell’incontro, possiamo ancora vedere Pernfors con il volto tirato, dispiaciuto per non aver avuto la possibilità di regolare sul campo un avversario tanto prestigioso, caduto vittima delle sue stesse debolezze. Al grande Michael Pernfors, personaggio inimitabile dentro e fuori dal campo, Hummel aveva dedicato un modello storico, le Pernfors Power Play, destinate a tornare sugli scaffali nella prossima stagione autunnale nella splendida semplicità della colorazione originale tutta bianca. Sneakers che vanno ad aggiungersi alla collezione retro court del brand, che comprende anche le semplici ed accattivanti Deuce.
The Seventies and Eighties are a critical period in Hummel’s career. For it was at that point that, after a passing of property from the German founders to a cartel of Danish entrepreneurs, the brand of the bumble-bee (Hummel means literally bumble-bee) became technical sponsor of one of the North European champions of professional tennis. It was the Swedish Michael Pernfors, one of the few to be able to give a lot of trouble to the Americans giants that were ruling back then; Andre Agassi, Jimmy Connors, John McEnroe to name a few, although – for the sake of truth – the latter was really defeated by Pernfors at the 1990 Australian Open only by being disqualified for insulting the referee, during a match phase that became history. In the frames of that match we can still recognize the strained face exhibited by Pernfors, decidedly frustrated for having to lose the opportunity to beat on the tennis court such a prestigious rival, who fell victim of his own weakness. To the great Michael Pernfors, inimitable figure in and out the tennis court, Hummel had dedicated a historic model, the Pernfors Power Play, that now is expected to get back on the shelves by the coming fall with the marvelous simplicity of the total white original coloring. A sneaker that enlarges the retro court collection of the brand, which also includes the simple and winning Deuce. Sneakersmagazine
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Il marchio Australian, come è ormai noto, nasce dall’impulso di un singolo imprenditore italiano, Leardo Gabrielli che, affascinato dal tennis australiano degli anni Cinquanta, decise di produrre – nel suo maglificio L’Alpina Maglierie Sportive Spa – abbigliamento con il marchio del canguro: il resto come si dice, è storia. Ancora oggi, il brand continua a produrre modelli di eccellente qualità, ma con il tempo, il canguro si è evoluto fino a conquistare, con il suo stile, terreni diversi da quelli dei campi da tennis. Per l’autunno inverno 2015, SportUp, licenziataria del marchio Australian per le calzature, arricchisce il suo catalogo footwear con una notevole serie di nuove proposte, destinate a soddisfare le richieste di un pubblico differenziato ed esigente, come potete ammirare in queste pagine.
The brand Australian, as it is now known, was born on the impulse of a single Italian entrepreneur, Leardo Gabrielli, swept away by passion with the great Australian tennis players from the Fifties, decided to produce (in his knitwear factory called L’Alpina Maglierie Sportive Spa) garments with the kangaroo brand; the rest of it has become history. Nowadays the brand keeps producing top quality models, but over the years the kangaroo evolved to conquer through its style a few fields over and above the usual tennis courts. For the coming fall winter 2015, SportUp, licensee of the trademark Australian shoes, strengthens its footwear catalogue with a remarkable series of new proposals, designed to meet the demands of a public diversified and demanding, that you can admire in these pages. Sneakersmagazine
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New york yankees footwear
RYOKAN
Ha uno stile quintessenzialmente americano, questa nuova proposta del marchio footwear dedicato alla squadra più nota e vincente della storia del baseball americano (ventisette campionati vinti in un secolo e rotti), eletta team del secolo alla fine dei Novanta. Si tratta di un ibrido skate/basket alto sulla caviglia, caratterizzato da una tomaia in nylon ultra-resistente e da particolari (gli occhielli passalacci, ma anche la placca sul lato, sulla quale fa bella mostra di sé il logo NYY) che sembrano presi di peso dagli scarponcini da montagna. La colorazione monocroma - disponibile nelle varianti in nero, rosso o bianco - completa il quadro di quello che rischia di diventare il modello più accattivante mai proposto dal brand. It features a quintessentially American style the new proposal by the footwear brand dedicated to the most famous and winning team in the history of American baseball (27 championships won in slightly more than a century), and elected team of the century by the late Nineties. It’s a skate-basket hybrid high on the ankle, characterized by a upper in ultra-resistant nylon and by details (the buttonholes, but also the plate on the lateral side, over which the logo NYY makes a fine showing) that seem to be borrowed from a pair of climbing boots. The monochrome coloring (available in the black, red and white versions) crowns it up and helps making a shoe that purports to become the most winning model ever released by the brand. 72
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dc shoes
Council TX SE
Questa versione di un classico immarcescibile del catalogo DC Shoes come le Council si distingue a prima vista soprattutto per la tomaia in tela - e in effetti, la sigla TX sta proprio per Textil, “tessuto” - che la rende perfetta per le stagioni più calde. La colorazione “Dark Denim/Turtle” che vi presentiamo in queste pagine è veramente accattivante, ma quello che fa davvero la differenza sono importanti dettagli di stile come i lacci cerati, la linguetta traforata e i passalacci in metallo, per un look e un feeling perfetto da low top skate shoe classiche. Ovviamente, la suola è in gomma vulcanizzata Sticky Rubber. At first sight this version of an incorruptible classic from the DC Shoes catalogue like the Council stands out, more than anything else, for its canvas upper (indeed the name TX stands for Textil, tissue) and this makes it most suitable for the warm season. The Dark Denim/Turtle coloring that we present in these pages is really palatable, but what makes all the difference is a few details of style like the waxed laces, the perforated tongue and the metal buttonholes, to give a look and feeling very typical of a classic low-top skate shoe. Of course, the sole is in Sticky Rubber vulcanized rubber. Sneakersmagazine
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Ci sono cose su cui è meglio non scherzare, anche nel piccolo mondo delle sneakers: i remake sono una di queste. Per definizione, si tratta di riproduzioni di modelli già visti, che per diversi motivi vengono riportati sul mercato: così si scopre che alcune sneakers di scarso successo del passato erano semplicemente troppo avanti per la loro epoca, e solo oggi riescono a incontrare il gusto del pubblico; oppure che i consumatori hanno poca voglia di cambiamento, dipende dal punto di vista. In ogni caso, i remake sono per prima cosa pane per i denti degli appassionati e dei nostalgici, per chi ricorda un particolare momento della sua vita vissuto insieme a quelle scarpe, per chi un tempo le desiderava e ora può averle. Le nuove generazioni vengono dopo: la cosa più importante, nel produrre un remake, è non deludere chi ha avuto la possibilità di vivere e amare i modelli originali, nel passato. All’interno della redazione di Sneakers - lo ammettiamo - i nostalgici abbondano. Anche perché la qualità delle sneakers moderne è spesso oggettivamente imparagonabile a quella di un tempo, ehm... Sia come sia, la nostra sensibilità quando si parla di remake è piuttosto alta. Per fortuna, nel corso degli ultimi anni i grandi brand del mondo sneakers sembrano aver preso la cosa piuttosto seriamente, e abbiamo visto diversi remake davvero ben eseguiti: New Balance e Reebok, ad esempio, ci hanno dato notevoli soddisfazioni. Ma c’è anche chi sembra non voler proprio seguire la strada giusta. È il caso di Nike, che dal 2000 in poi ha forse sfruttato più di ogni altro marchio la retro-mania imperante, sfornando però molti remake a dir poco inguardabili. L’elenco è lungo, ma abbiamo scelto alcuni esempi che ci hanno fatto particolarmente male.
nike (worst) remakes
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La storia inizia nel 2002 con un modello storico come le Nike Vandal: alla notizia che sarebbe stato prodotto un remake di quelle scarpe amatissime, i collezionisti avevano drizzato le orecchie. Immaginate la delusione, quando arrivarono sugli scaffali modelli costruiti con nylon di scarsa qualità invece che con quello speciale, lucentissimo, usato nell’originale per riprodurre l’effetto delle tute spaziali usate dagli astronauti NASA. Delusione al primo sguardo, si potrebbe dire, divenuta ancor più cocente quando molti notarono che la suola assomigliava più a quella delle Dunk che a quella delle Vandal OG. Nel 2004 è arrivato il turno delle Air Jordan II: vero, dal 2000 in poi abbiamo visto diversi pessimi remake Jordan, ma abbiamo scelto le Air Jordan II perché quelle originali, prodotte in Italia (!) nella seconda metà degli anni Ottanta, erano un esempio di qualità costruttiva e dei materiali (sul design, invece, il dibattito è ancora aperto oggi). I remake avevano una forma completamente sballata, e una composizione dell’intersuola che eliminava completamente l’uso del poliuretano: qualcuno potrà anche dire che così sono più resistenti all’usura, ma la realtà è che si tratta di scarpe completamene diverse dalle originali. Niente di male, per carità. Ma allora meglio chiamarle “New Air Jordan II”, o qualcosa del genere... Il 2005 è stato un annus horribilis per gli appassionati del running, con il ritorno di due modelli simbolo dei rispettivi decenni: le Air Stab del 1989 e le Spiridon del 1997. Nel caso delle Stab, ad esempio, lo Swoosh ci aveva allettato con la prospettiva di rilanciare il modello grazie a una collaborazione con gli appassionati inglesi di FootPatrol, una scelta che prometteva grande cura realizzativa. E invece ecco un paio di sneakers da running dalla silhouette tutt’altro che sfuggente: più che veloci sembravano inamovibili, piantate nel terreno. Con le Spiridon del 2005, poi, Nike raggiunse un ineguagliato livello di tozz-runner... Meglio non parlarne neanche. Piuttosto, proseguiamo il viaggio in questa galleria degli orrori. Al 2006 risale l’idea di riprodurre uno dei modelli più antichi della storia Nike, le mitiche Oregon Waffle da cui - più o meno - tutto ebbe inizio. Bill Bowerman, creatore
original
remake
nike vandal 1984
nike vandal 2002
air jordan II 1986
air jordan ii 2004
air stab 1989
air stab 2005
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nike worst remakes dell’originale Waffle Sole, fosse stato vivo avrebbe buttato direttamente nella spazzatura quelle scarpe del 2006, costruite mettendo insieme un’accozzaglia di materiali (nylon e suede) davvero scadenti, e con una forma a dir poco imbarazzante. Ma il momento più imbarazzante è senza dubbio il più recente: riguarda le Nike Air Tech Challenge II, tornate sugli scaffali nel 2014 a ventiquattro anni di distanza dalla prima volta che Andre Agassi le indossò nella colorazione “Hot Lava” su campi da tennis. Cosa c’è di sbagliato in questo remake? Limitiamoci agli elementi più evidenti: colore spento invece di quello brillante dell’originale, materiali di scarsa qualità (la pelle della tomaia sul toebox si segnava sin dai primi minuti
di uso), niente mix di EVA e poliuretano per l’intersuola. E dunque rimane una domanda: quali sono i motivi di una tale mancanza di rispetto nei confronti della propria storia? Ovviamente solo uno, quello economico: la riproduzione di modelli del passato è un lavoro lungo e complesso, visto che rispetto a trent’anni fa sono cambiati tempi, luoghi e modi della produzione, per l’azienda di Beaverton. Meglio cavarsela cercando di andarci vicino, per ingannare l’occhio meno attento. Eppure a uno sguardo più approfondito la differenza è evidente. E la realtà dei fatti è che, in questi ultimi anni, è come se la casa americana avesse messo in circolazione falsi dei suoi stessi prodotti.
Also in the small world of sneakers, there are things on which it’s better to avoid making jokes, and remakes are among them. By definition, a remake is a reproduction of an already existing model, that for some reason gets re-launched on the market: so one discovers that some sneakers that were not successful in the past were simply too modern for their time, and today they can meet the expectations of a more modern public; or that the customers aren’t much ready to change, it depends on the point of view one chooses. In any case, the remakes are first and foremost the favorite dish of the enthusiast and the nostalgic, of the person who remembers a moment in his life in which he was wearing these shoes, or a man who wanted to have them and now can afford it. The new generations come second – the important thing, when you produce a remake, is that you must not disappoint those who knew and loved the original models in the past.
Jordan II because the original, produced in Italy (!) in the late Eighties, was an example of constructive and materials quality (as for its design, the debate is still open). The remakes had a totally misconceived shape and a composition of the midsole that drop any use of polyurethane; some will say that in this way the shoes are more capable of standing wear and tear, but the truth is that the resulting shoe is totally different from the original. One can even accept it, but then the model should more properly be dubbed New Air Jordan II, or something like that. The 2005 was a annus horribilis for the fans of running, with the comeback of two models symbolizing two decades: the 1989 Air Stab and the 1997 Spiridon. In the former case, for example, the Swoosh had seduced us with the idea of relaunching the model through a collaboration with the English guys from FootPatrol, a choice that purported to grant great manufacturing care. But instead of this we got a pair of running sneakers whose silhouette was anything but tapering – rather than looking fast, it looked immovable, rooted in the ground. Then, with the 2005 Spiridon Nike has released an unprecedented example of squat-runner. Better skip any comment on this, and continue our tour around this horror gallery. The idea to rerelease one of the most ancient models in the history of Nike dates back to 2006. It was the Oregon Waffle, and everything (more or less) had started with it. Had Bill Bowerman, the creator of the original Waffle Sole, been alive, he would have thrown the 2006 remake directly in the garbage, for it was made by aggregating a jumble of really poor-quality materials (nylon and suede) with a shape just embarrassing. But the most embarrassing crime is by all means a most recent remake. It hinged on the Nike Air Tech Challenge II, that made its comeback on the shelves in 2014, 24 years after the first time Andre Agassi used it in the Hot Lava colorway on the tennis court. What’s wrong with this remake? Let us confine ourselves to the most visible facts: dull colors instead of the brightness of the original, poor-quality materials (the leather covering the toebox got scratched within the first few minutes of use), no mix of Eva and polyurethane for the midsole.
Admittedly, there is plenty of nostalgic people in the editorial staff of Sneakers Magazine. Also because the quality of sneakers nowadays cannot be compared, frankly, to the quality of the past, uh... Anyway, our sensitivity when it comes to remakes is pretty high. And fortunately, over the last few years the great brands of the sneaker world seem to have taken the thing seriously; indeed we saw a number of really well done remakes: New Balance and Reebok, for example, gave us much satisfaction. On the other hand, there are those who really don’t seem to be following the right track. Nike is a case in point – since the year 2000 they exploited more than any other brand the ruling retro-mania, churning out, however, several remakes that we can only define unwatchable. The list is long, but we chose some examples that made us suffer a lot. The story starts in 2002 with the historic model Nike Vandal. Upon learning that a remake of these beloved shoes was about to come out, many collectors pricked up their ears. Can you imagine the disappointment, when the shelves were flooded by pairs of shoes built from low quality nylon instead of the special nylon (extremely bright) used in the original kick to mimic the gleam of the space suits used by the Nasa astronauts. Disillusion at first sight, we could say; that became even bitter when many realized that the sole was reminiscent of the sole of the Dunk, more than that of the Vandal OG. In 2004 was the turn of the Air Jordan II. True, since 2000 we saw many horrible Jordan remakes, but we chose to comment the Air 78
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It remains a question: why on earth should a company show such a little respect for its own history? There can be only one reason, saving money: the reproduction of past models is a tiring and difficult job, because over the last thirty years the production processes, places, and facilities changed a lot for the company from Beaverton. Perhaps, then, better getting away with it, and cheat the less attentive eyes. But on closer scrutiny the difference is clear. And the truth is, that the American company has circulated too many shoes that are almost like fake copies of its own products.
original
remake
Spiridon 1997
spiridon 2005
Oregon Waffle 1973
Oregon Waffle 2006
Nike Air Tech Challenge II 1990
Nike Air Tech Challenge II 2014
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J
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rucanor
RUNNING MATE M ade in kore a - 1992
Chicca del mese: un modello running (vedi pagine seguenti)prodotto all’inizio degli anni Novanta dal marchio Rucanor, pressoché sconosciuto dalle nostre parti, ma amatissimo in Olanda. Proprio nei Paesi Bassi è infatti iniziata la storia di questo brand nel lontano 1956: si tratta di un’azienda familiare, che con il tempo si è evoluta fino a possedere nove sedi distaccate all’estero e a distribuire i suoi prodotti in oltre trenta paesi nel mondo. Non si tratta certamente di modelli pieni di stile o particolarmente ricercati dai collezionisti - anzi, niente affatto - eppure l’estetica nineties coniugata con un certo gusto nordeuropeo rimane piuttosto affascinante. Consideratela una curiosità, utile ad allargare i nostri orizzonti verso strade poco battute.
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Rucanor Basket 1989
Rucanor Volley 1983
Rucanor Volley 1980
Rucanor Basket 1983
Rucanor Skate 1986
Rucanor Slip On 1988 Sneakersmagazine
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rucanor running mate Sweetie of the month: a running model produced in the early Nineties by the brand Rucanor (almost unknown in our country but much appreciated in Holland). Indeed the career of this brand started in the Low Countries in 1956 as that of a family enterprise that over time evolved to the point of possessing nine branch offices abroad and distributing their products in over thirty countries across the world. It will not be models full of style or tremendously sought-after by collectors (quite the contrary) but their Nineties aesthetics combined with a certain North-European taste is still winning. You can take it a curiosity that can help expand our horizons towards unknown avenues.
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Forse qualcuno tra i nostri più affezionati lettori ricorda lo speciale che abbiamo dedicato, all’inerno del numero 66 di Sneakers Magazine, alla line ACG di Nike: All Conditions Gear, una collezione specificamente pensata per lo sport in montagna (principalmente hiking, ma anche sci e arrampicata), caratterizzata dall’ampio uso di tessuti tecnici waterproof/traspiranti (dal Gore-Tex in giù) e soprattutto dalle combinazioni di colori neon e dalle strane silhouette, perfettamente in linea con lo stile degli anni Novanta e allo stesso tempo lievemente fuori fase, laterali, eccessive anche per l’epoca. Ecco, queste scarpe rappresentano la risposta di Adidas a quella folle, geniale linea firmata dai migliori designer di Beaverton. Rimane evidente la differenza di approccio rispetto ai colleghi americani: questi scarponcini hiking - che ricordano da vicino alcuni modelli del marchio italiano Tecnica, nato nel distretto calzaturiero di Montebelluna nei lontani anni Sessanta - sono senza dubbio più seriosi e ordinati. Un modello senza dubbio più logico dal punto di vista del design rispetto ai concorrenti, ma proprio per questo privo di quel quid che avrebbe potuto fargli spiccare il volo. 86
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adidas
durban low M ade in THAIL AND - 1994
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Perhaps some of you, dear readers, will remember the special pages we dedicated (within the N. 66 of Sneakers Magazine) to the ACG line by Nike: All Conditions Gear, a collection expressly designed for the mountain sports (mostly hiking, but also ski and climbing), characterized by a wide use of technical waterproof and transpiring textiles (from Gore Tex to many others) and more than that by the combinations of neon colorings and the strange silhouettes, perfectly consistent with the style of the Nineties and at the same time slightly out of sorts, lateral, excessive even for the time. Now, these shoes represent adidas’ answer to that crazy, ingenious line signed by the best designers from Beaverton. It’s still clear how different is this from the approach of the American colleagues. This hiking boots (that are very reminiscent of some models by the Italian brand Tecnica, born in the shoe district of Montebelluna in the Sixties) are by all means more serious and rigorous. A model that from a design point of view is no doubt more coherent than the competitors, but just for that reason devoid of the unexpected element that might help it taking flight. 88
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adidas durban low
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Nike
air max penny M ade in KOREA- 1995
Gli Orland Magic arrivarono alle finali NBA nella stagione 1994-1995 grazie alla coppia formata da Shaquille O’Neal e Anfernee “Penny” Hardaway, due giocatori capaci di sconfiggere i Bulls di Michael Jordan nel corso delle semifinali di Conference. Vero, Jordan era appena tornato sui parquet dopo un ritiro durato più di un anno ed era quindi un po’ arrugginito, ma senza dubbio il duo dei Magic riuscì a cogliere al volo l’occasione. Quell’anno Nike lanciò sul mercato le Air Max Penny, e Hardaway divenne l’atleta più famoso tra quelli sponsorizzati dal marchio di Beaverton nella seconda metà dei Novanta. Ovviamente, a parte chi-noi-sappiamo... Disegnate da Eric Avar - storico collaboratore dello Swoosh, responsabile di gran parte dei modelli basket dell’ultimo ventennio e oggi della linea Kobe - le Air Max Penny erano caratterizzate dall’uso di due tecnologie basate sull’ammortizzazione ad aria, Air Max e Tensile Air (che poi sarebbe stata ridenominata Zoom Air), ma soprattutto rappresentavano un enorme passo in avanti dal punto di vista del design rispetto alle precedenti Air Flight e Air Force: il logo “1 cent” dietro la caviglia (“Penny” è in effetti il nickname con cui gli americani chiamano la moneta da un centesimo di dollaro) e lo Swoosh “crystal” sono due elementi, tra i tanti, rimasti nel cuore degli appassionati di basket Nike. Ma quello che cementò davvero le Air Max Penny nell’immaginario del pubblico americano fu una serie di spot che vedevano protagonista, oltre all’atleta, una marionetta con le sembianze di Hardaway chiamata Lil’ Penny, doppiata dal comico americano Chris Rock. Una serie di pubblicità rimaste nella storia del costume di quel periodo, così come la linea Penny, finalmente giunta al ritorno sugli scaffali dopo una lunga assenza.
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Nike air max penny
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Catalogo Nike 1995-96
Collezione Air Max Penny
The Orland Magic reached the NBA finals in the 1994-1995 season thanks to the couple Shaquille O’Neal and Anfernee ‘Penny’ Hardaway, two players capable of beating the bulls of Michael Jordan in the semi-finals in Conference. Admittedly, Jordan had just gotten back on the parquets after a retirement that lasted more than a year and was therefore a bit out of practice; yet in all manners the couple of the Magic managed to take the opportunity. That same year Nike launched on the market the Air Max Penny and Hardaway became the most famous athlete among those sponsored by Beaverton in the second half of the Nineties (except for another guy we all know). Designed by Eric Avar (a legendary partner of the Swoosh, in charge of many basketball models in the last twenty years and today of the Kobe line), the Air Max Penny was characterized by the use of two technologies based on air-damping system, the Air Max and the Tensile Air (later rebaptized the Zoom Air), and even more importantly they represented a huge step beyond from a design point of view comparing to the antecedent Air Flight and Air Force: the logo 1 cent behind the ankle (indeed Penny is the nickname by which the American people call the 1 cent coin), and the crystal Swoosh are two elements, among many others, that remained in the hearts of the fans of basket by Nike. But what really fixed the Air Max Penny in the hearts of the American public was a series of advertisements featuring a puppet looking like Hardaway and called Lil’ Penny, dubbed by the American comedian Chris Rock. A series of commercials that belong in the cultural history of the time, just like the line Perry, that finally got back on the shelves after such a long time. Sneakersmagazine
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REGGIE JACKSON M ade in W E ST GERMAN Y - 1975
Metà anni Settanta, produzione negli stabilimenti Puma dell’allora Germania Ovest: già queste caratteristiche sarebbero sufficienti a farci amare queste Puma, ma c’è di più. Questo è infatti il modello dedicato dalla casa tedesca a uno dei più grandi giocatori di baseball di tutti i tempi. Reggie Jackson scese in campo sui diamanti della Major League del baseball statunitense per vent’anni esatti, dal 1967 al 1987. Una carriera lunghissima, stracolma di soddisfazioni e trofei: 5 volte campione alle World Series, 14 volte nella selezione All-Star, la sua maglia ritirata da ben due delle squadre di cui è stato simbolo, Oakland Athletics e New York Yankees. Esatto, Oakland e New York: da una costa all’altra, quel ragazzone di origine portoricana nato vicino a Philadelphia ha continuato a vincere. Pensare che il suo destino doveva essere il football: ai tempi dell’Università era infatti imbattibile come runningback, finché un pesante infortunio non l’ha costretto a riconsiderare la sua scelta sportiva. Fu una rinuncia, ma anche una fortuna: così il destino aiutò un uomo di umili origini - suo padre era un sarto divorziato, appartenente a una delle poche famiglie nere della piccola città di Wyncote, Pennsylvania - a trovare il successo e il riscatto sociale. Certificato da questo modello pieno di storia, oggi rarissimo e dal valore che sicuramente trascende quello monetario, neppure altissimo, che ha raggiunto sul mercato del vintage.
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A mid Seventies release, produced in the Puma factories of the former West Germany: these few elements already suffice to make us love this Puma, but there is more to it. For this is a model that the German company dedicated to one of the greatest baseball players of all times. Reggie Jackson treaded the fields of the American Major League of baseball for twenty years, from 1967 to 1987. A very long career, full of achievements and trophies: 5 times champion of the world Series, 14 times in the All-Star selection, his t-shirt withdrawn from a good two teams he had represented, Oakland Athletics and New York Yankees. Correct, Oakland and New York: from one coast to the other, this huge boy native Puerto Rican, born nearby Philadelphia continued to win. Notice that his destiny should have been football: during his university period he was an unbeatable running-back, but a severe accident forced him to reinvent his sport proclivities. It was a loss, and a fortune: thus destiny helped a man of humble origins (his father was a divorced tailor, belonging in one of the few black families in the small city of Wyncote, Pennsylvania) to find his success and social redemption. And this is testified once more by this model rich in history, today so rare and endowed with a worth that goes beyond the quotation (not so high) it has reached on the vintage market. Sneakersmagazine
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AIR JORDAN XI M ade in KOREA - 1996 Con tutta probabilità, il modello della linea Jordan più popolare di tutti i tempi. Non stiamo scherzando: ricordiamo ancora il remake della colorazione White/Black-Dark Concord, uscita a Natale 2011, che negli Stati Uniti aveva portato a una vera e propria ondata di isteria collettiva, corredata di episodi assai poco piacevoli come risse in strada e scontri tra polizia e clienti accalcati al di fuori dei negozi sportivi. Quelli che vi presentiamo in queste pagine sono scatti della colorazione soprannominata ‘Bred’ (Black/Red), uscita subito dopo quella caratterizzata dalla presenza del “Dark Concord” e arrivata sugli scaffali nel 1996, in tempo per i playoff della stagione NBA che vedevano i Chicago Bulls opporsi ai Seattle Supersonics di Gary Payton e Shawn Kemp, due tra i giocatori più forti degli anni Novanta. Purtroppo per questi ultimi, dall’altra parte era definitivamente tornato il signor Jordan, dopo un paio d’anni passati a inseguire il sogno di diventare un giocatore di baseball professionista: per fortuna dei Bulls, Michael era tornato sui suoi passi. Anche se a dire il vero quelle finali furono vinte soprattutto grazie alla prova maiuscola di Dennis Rodman, incontrastato re dei rimbalzi (addirittura 20 in gara 2!), Michael fu nominato MVP e si risedette sul trono di re incontrastato del basket americano: un regno destinato a durare altre due stagioni, fino al secondo ritiro di Michael nel gennaio 1999. Non sembra invece vicina la fine del successo di questo modello della linea a lui dedicata da Nike, oggetto di un remake nel 2001 e di un secondo nel 2008, poi ancora di un terzo nel 2012: ogni volta un sold-out praticamente istantaneo, ogni volta scene di isteria da parte dei collezionisti. Quest’anno è stata la volta di una versione low, uscita a fine maggio e mai vista prima nella storia del marchio. Oggi le quotazioni più o meno stabili sono: 200 dollari per le Air Jordan XI Low del 2015, circa 300 per le ‘Bred’ del 2012 e per quelle del 2008 (contenute nel “CountDown Pack”), circa 400 per quelle del 2001. In attesa del prossimo remake... 98
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NIKE AIR JORDAN XI This is most likely the most popular model of all times in the Jordan line. We aren’t kidding: we all remember the remake of the White/Black-Dark Concord colorway that came out in Christmas 2011, that in the US caused an incredible wave of collective hysteria, culminating in very unpleasant goings-on such as brawls in the streets and fights between police and customers queuing outside the shops. Those that we present in these pages are images of the coloring called Bred (Black/Red), issued right upon the one characterized by the presence of Dark Concord and reaching the shelves in 1996 – just in time for the NBA season playoff that was contended by the Chicago Bulls and the Seattle Supersonics of Gary Payton and Shawn Kemp, two of the strongest players of the Nineties. Unfortunately for them, mister Jordan had already come back on the other side, after a couple of years spent to follow his dream to become a professional baseball player: to the Bulls fortune, Michael decided to retrace his steps. Although, for the sake of truthfulness, those finals were won mainly thanks to the performance of Dennis Rodman, undisputed king of rebounds (even 20 in the second match!), Michael was appointed MVP and regained the throne as the unrivalled king of American basketball: a reign that was lasted another couple of seasons, until the second retirement of Michael in January 1999. It doesn’t seem to be fading, on the other hand, the success of this model belonging in the line that Nike dedicated to him – the target of a remake in 2001 and a second in 2008, then a third in 2012: each time an almost sudden sold-out, every time waves of hysteria among the collectors. This year is the turn of a low version that came out late May and was never seen before in the history of the brand. Today the quotations are quite stabilized around the following points: 200 bucks for the 2015 Air Jordan XI Low; about 300 for the 2002 and the 2008 Bred (the latter included in the CountDown Pack); about 400 bucks for those of 2001. Looking forward to the next remake. Sneakersmagazine
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new balance M 530
M ade in u sa - 1993
Le New Balance M530 sono l’ennesimo classico proveniente dagli anni Novanta della casa americana, un periodo d’oro - come del resto il decennio precedente - che ha portato al design di icone assolute del running. Le M530 sono caratterizzate da tecnologia ammorizzante Encap e tomaia solitamente costruita grazie a un mix di suede e mesh, come nel caso di questo modello OG. Quello che fa davvero la differenza però è il disegno intricato dell’intersuola, costruita con un mix di materiali di diversa densità, che garantivano ammortizzazione e stabilità. Le stesse caratteristiche che ritroviamo, immutate, nei molti remake prodotti nel corso degli ultimi anni, con la solita cura, dall’azienda statunitense. Peccato che New Balance non abbia ancora deciso di fare produrre anche i retro model delle 530 negli stabilimenti inglesi o americani. Speriamo sia solo questione di tempo...
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New Balance x Ronnie Fieg
new balance M 530 The New Balance M530 is the umpteenth classic coming from the Nineties layer of the American brand, a golden epoch (much like the decade before, after all) that resulted in the production of a number of absolutely beautiful running icons. The M530 is characterized by the Encap damping technology and a upper usually comprised of a mix of suede and mesh, like in the OG model. What really makes a difference is the complicated design of the midsole, built from a mix of materials of various density, which granted damping power and stability. The very same features that mark (unchanged) the various remakes produced over the last few years, with the usual care, by the American company. It’s a pity that New Balance didn’t decide to have also the retro model of the 530 produced in the English or American factories. We hope it’s only a matter of time.
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asics
gel - 123 M ade in KOREA - 1994
La particolarità di questo modello della metà degli anni Novanta è che non lo vedremo facilmente protagonista di un remake da parte di Asics. Come le prime Kayano e le Respector dello stesso periodo, infatti, le Gel 123 erano caratterizzate da un design più attento a mettere in mostra i ritrovati tecnologici contenuti all’interno delle scarpe, che non al risultato estetico finale. Come dire: più performance, meno stile. Alcuni dicono che la seconda metà dei Novanta abbia rappresentato un periodo buio per le sneakers, e su questo ci sarebbe da discutere: tuttavia, possiamo essere certi del fatto che quel gusto non sia ancora stato riproposto perché considerato improponibile - scusate il bisticcio di parole - sul mercato di oggi. Chissà se le cose cambieranno in futuro... The peculiarity of this model dating back to the mid Nineties is that it will hardly be the subject of a remake by Asics. This because, like the early Kayano and the REspector of the same epoch, the Gel 123 was characterized by a design primarily devoted to exhibiting the technological findings implemented in the shoes, more than to taking care of the final aesthetic outcome. In other words, more performance, less style. Some commentators say the second half of the Nineties represented a dark moment for the sneakers, and this is something quite debatable. In any case, there is almost no doubt that that style was never relaunched so far because deemed unpalatable for today’s public. We wonder whether something will change sooner or later. 106Sneakersmagazine
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adidas samba
M ade in W E ST GERMAN Y - 1962 Le prime adidas Samba mai prodotte in serie dal brand tedesco erano assemblate negli stabilimenti della Germania Ovest, messi in piedi da Adi Dassler dopo la nota separazione dal fratello Rudolph, che portò alla nascita di due tra i marchi più famosi del mondo sneakers, Puma e appunto adidas. Le Samba erano già nel catalogo del Trifoglio sin dagli anni Cinquanta, ma la produzione di massa segna - ovviamente - uno spartiacque nella storia di questo modello, divenuto nel mezzo secolo successivo uno dei più venduti sul mercato globale, oltre che presente in decine di film e telefilm rimasti scolpiti nell’immaginario colletivo di più di una generazione: citiamo solo Beverly Hills Cop (1984), Trainspotting (1996) e The Walking Dead (2010) per amor di brevità, ma l’elenco è molto più lungo. Pensare che un modello tanto universale e versatile era nato per un motivo preciso: aiutare i calciatori che dovevano allenarsi in inverno su campi ghiacciati. A questo scopo, Dassler fece progettare ai suoi ingegneri una particolare mescola di gomma che, unita al disegno della suola, aumentava enormemente la trazione anche su superfici scivolose. Ma il calcio è stato solo l’inizio di una storia molto lunga, di cui fa parte questo splendido modello risalente ai primi anni Sessanta, costruito con pelle di canguro e rinforzi in suede. Non sapremmo dar loro una valuazione precisa, ma senza dubbio si tratta di sneakers molto ricercate dai collezionisti, per di più ancora indossabili dopo più di mezzo secolo di vita.
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adidas samba The first adidas Samba ever mass produced by the German brand were assembled in the West Germany factories, erected by Adi Dassler after the well known parting from the brother Rudolph, which brought the foundation of two of the most famous brands in the sneaker world, Puma and adidas. The Samba was already in the Trefoil catalogue since the Fifties, but of course the massive production represents a watershed in the history of this model, that after the subsequent five decades has become one of the most sold on the global market, besides featuring in dozen movies and tv series that helped it make roots in the collective imagery of various generations. For the sake of brevity we only recall Beverly Hills Cop (1984), Trainspotting (1996) and The Walking Dead (2010), but the list is much longer than that. If we consider that such a universal and versatile model was born for a deliberate purpose, helping the soccer players who had to train on freezing fields during the winter season. With this in mind, Dassler asked his engineers to design a special mix of rubber that along with the sole design helped could enhance the traction on the slippery grounds. Bu soccer was simply the beginning of a very long-lasting story, that includes this marvelous model from the early Sixties, featuring with kangaroo leather and suede reinforcements. We cannot give this model a rigorous valuation, but it’s by all means a model that the collectors appreciate very much, beside being still wearable after half a century of life. Sneakersmagazine
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