UN vIAggIO NEL TEMPO
PEr CHIUdErE IL CErCHIO
vi
tutte le semifinali
• LUCA CALAMAIDove eravamo rimasti? Già, a una notte triste di primavera. 3 maggio 2014, finale di Coppa Italia, Napoli batte Fiorentina 3 a 1. Con “Jenny la Carogna” in curva Nord a dettare le regole del gioco. E con lo Stato presente in Tribuna d’onore ad accettarle senza reagire. C’è un cerchio da chiudere. Un cerchio che si è aperto quella sera. Con le sirene della polizia ad accompagnare i cori dei tifosi. Un motivo in più per cui la Fiorentina debba conquistare contro la Cremonese il via libera per tornare nella Capitale, per la finale di Coppa Italia.
Questo numero del Brivido Sportivo è un formidabile viaggio nel tempo. Ci racconta le varie semifinali di questo torneo che hanno visto la squadra viola protagonista. E’ il modo che abbiamo scelto per
il 2 a 0 dell’andata deve solo evitare di suicidarsi. Noi siamo più
Perché siamo pronti ad andare incontro alla storia. Ci interessa poco anche conoscere il nome dell’avversaria. Può essere l’Inter, può essere la Juve. Sarà comunque dura. Da una parte
la squadra di Italiano sta
immaginare di conquistare finalmente un trofeo dopo ventidue anni di digiuno. Pensate, c’è una generazione di ragazzi e ragazze che non hanno avuto modo di andare per strada a festeggiare qualcosa di viola. Questa può essere la volta giusta. La Fiorentina dopo il 2 a 0 dell’andata deve solo evitare di suicidarsi. Noi siamo più forti della Cremonese. Si può essere molto ottimisti vista la maturità e la qualità che la squadra di Italiano sta mettendo in mostra. Su ogni fronte. Contro qualsiasi avversario. Nobile o meno nobile. Vogliamo tornare in trentamila all’Olimpico, quasi dieci anni dopo.
c’è Simone Inzaghi che è un tecnico che sa come si vincono le Coppe. Dall’altra ci potrebbero essere i fantasmi del passato cioè Vlahovic e Chiesa. Non ci fanno paura. Questa Fiorentina ha i valori per battere anche loro. vincenzo Italiano vuole cogliere la storica occasione
direttore responsabile Mario Tenerani direttore editoriale Luca Calamai Caporedattore Tommaso Borghini Editore e pubblicità SPORTMEDIA info@brividosportivo.it N° ROC 26744 redazione redazione@brividosportivo.it grafica e impaginazione Rossana De Nicola grafica@brividosportivo.it Stampa Baroni e Gori Foto Massimo Sestini Foto storiche archivio Paolo Melani Ha collaborato Ruben Lopes Pegna, Lorenzo Matteucci Giacomo Cialdi, Lucia Petraroli Daniele Taiutiraccontiamo
della storia viola che hanno consentito alla Fiorentina di alzare la Coppa
È il nostro modo per spingere i gigliati a cogliere l’occasione per riportare finalmente un trofeo a Firenze
SEMBrA UNA FOrMALITÀ, MA NON LO È... Appunti di viaggio
vietato
cullarsi sugli allori del doppio vantaggio
Nel ritorno con la Cremonese massima concentrazione per staccare il biglietto per la finale dell’Olimpico e mettere in bacheca un trofeo che manca da troppi anni
• MArIO TENErANISembra una formalità, ne ha tutte le sembianze, ma non lo è. Lo 0-2 dell’andata allo Zini, mette la Fiorentina sulla terrazza vista finale di Roma. Ci sono tutte le condizioni: ritorno con la Cremonese in discesa, Franchi pronto a festeggiare, ma bisogna stare attenti. Solo per una vecchia regoletta del calcio: quando tutto sembra maledettamente semplice, lo schiaffone è dietro l’angolo. Tra Fiorentina e Cremonese ci sono evidenti differenze, a cominciare dalla classifica. I
viola sono protagonisti, fino ad oggi, di una stagione molto bella, mentre i lombardi sono quasi in B. Eppure la storia insegna che le retrocesse o retrocedende sono state capaci nella narrazione del nostro pallone, di giocare bruttissimi scherzi. E allora? La Fiorentina dovrà manovrare in campo non pensando all’andata, cancellando tutto, facendo finta di iniziare senza due gol di vantaggio. Solo in questo modo conquisterà la finale, quel traguardo che in Coppa Italia manca a Firenze dal 2014.
E sorvoliamo sulla vergogna e la tragedia di quella infausta serata romana. Firenze aspetta di riaprire la bacheca, c’è troppa polvere. La chiave non gira dal 2001, quando Toldo, Rui Costa e Chiesa (babbo) e tanti altri viola bravissimi, sollevarono al cielo l’ultimo trofeo. E’ passato troppo tempo. Ma intanto i viola devono staccare il biglietto per l’Olimpico. Non è una formalità.
LE COMBINAzIONI PEr ANdArE A rOMA
Fiorentina in finale di Coppa Italia con una vittoria o con un pareggio Ma potrebbe bastare anche un ko con una sola rete di scarto
•TOMMASO BORGHININella partita d’andata, disputata allo stadio Zini di Cremona, la Fiorentina ha messo una seria ipoteca sulla conquista della finale di Coppa Italia che si disputerà all’Olimpico di Roma. Ma c’è ancora uno sforzo da compiere e la gara di ritorno contro i grigiorossi non ammette distrazioni di sorta. Il doppio vantaggio, maturato grazie alle reti di Cabral e di Nico Gonzalez su calcio di rigore, è confortante però non è definitivo. Ci sono ancora novanta minuti da giocare, più recupero, che saranno naturalmente decisivi. La finale sarebbe, ovviamente, automatica con una nuova vittoria viola. Ma alla Fiorentina potrebbe bastare anche un pareggio, con qualsiasi punteggio, o addirittura una sconfitta con una sola rete di scarto.
Nel caso, malaugurato, in cui i viola dovessero perdere con due gol di differenza si andrebbe, invece, (indipendentemente dal risultato) ai supplementari (e poi eventualmente ai rigori), visto che ormai non è più in vigore la regola del doppio valore dei gol in trasferta. La Cremonese, per ribaltare le sorti della contesa nell'arco dei novanta minuti, ha una sola strada: vincere con tre reti di vantaggio. Dunque massima concentrazione per compiere l’ultimo definitivo sforzo per tornare a Roma con l’obiettivo di riportare un trofeo a Firenze dopo 22 anni di assenza.
La regola dei gol in trasferta è cambiata: non valgono più doppio
FIOrENTINA - CrEMONESE
STAdIO FrANCHI, 27.04.2023, OrE 21.00
FIORENTINA 4-3-3
1 Terracciano
2 Dodò 28 Quarta
98 Igor 15 Terzic
10 Castrovilli 34 Amrabat 72 Barak
77 Brekalo 7 Jovic
8 Saponara
ALLENATORE: ITALIANO
A Disposizione: 31 Cerofolini, 4 Milenkovic, 16 Ranieri, 23 Venuti, 3 Biraghi, 32 Duncan, 38 Mandragora, 5 Bonaventura, 33 Sottil, 22 Gonzalez, 11 Ikoné, 99 Kouamé, 9 Cabral.
Dessers Castagnetti
Valeri
Bonaiuto
Tsadjout Meité
Vasquez
Sernicola
Ferrari
CREMONESE 3-4-1-2
45 Sarr
24 Ferrari
5 Vasquez
44 Lochoshvili
Lochoshvili
Sarr
17 Sernicola
28 Meité
19 Castagnetti
3 Valeri
10 Bonaiuto
74 Tsadjout 90 Dessers
ALLENATORE: BALLARDINI
A Disposizione: 13 Saro, 12 Carnesecchi, 33 Quagliata, 18 Ghiglione, 6 Pickel, 26 Benassi, 23 Acella, 27 Galdames, 77 Okereke, 20 Felix, 99 Basso Ricci, 15 Bianchetti.
JUvE dUE vOLTE AL TAPPETO
Nella semifinale di Coppa Italia del 1940 Celoria (doppietta) e Baldini stendono i bianconeri Nel 1961 ci pensano Milan (doppietta) e Marchesi a eliminare dai giochi la vecchia Signora
• rUBEN LOPES PEgNALa stagione 1939/40, quella del ritorno in serie A, vede una Fiorentina double face. Stenta in campionato dove si salva all'ultima giornata, ma brilla in Coppa Italia. Tutte le partite si disputano in gara unica. In caso di parità l'incontro si ripete a campi invertiti. La squadra viola elimina nei sedicesimi di finale il Cavagnaro, vincendo al Berta, l'attuale Franchi, 7-1 con 4 reti di Penzo e 3 di Antona. Negli ottavi pareggia 1-1 a Milano con il Milano, l'attuale Milan, con gol di Antona ma nella ripetizione al Berta si impone 5-0 con doppietta di Baldini e gol di Morisco, Celoria e Antona. Nei quarti sempre a Firenze la Fiorentina vince 4-1 con la Lazio con doppietta di Baldini e gol di Celoria e Morisco.
Brivido nella storia/1
E si arriva così alla semifinale in programma al Berta il 9 giugno 1940, un giorno prima dell'entrata in guerra dell'Italia, contro la Juventus terza in campionato. Nel torneo appena concluso la Fiorentina ha perso a Torino 3-2 e pareggiato a Firenze 0-0. Con Galluzzi (ex giocatore bianconero) in panchina, la squadra viola, invece, contro ogni pronostico vince 3-0. Tutte le reti sono realizzate negli ultimi 29 minuti. Celoria va a segno al 16' della ripresa e al 32', mentre Baldini al 36'. La Fiorentina così per la prima volta nella sua storia va in finale. Nella stagione 1960/61 la formazione gigliata, battuta in finale nell'edizione precedente di Coppa Italia dalla Juventus per 3-2 ai supplementari, inizia il proprio cammino agli ottavi di finale dove elimina il Messina vincendo in Sicilia 2-0 con gol di Benetti e Petris. Poi nei quarti batte la Roma all'Olimpico 6-4 con doppiette di Da
Costa, Milan e Petris. In semifinale la Fiorentina si trova di fronte la Juventus, che vincerà lo scudetto, al Comunale. In campionato la squadra di Hidegkuti si è imposta per 3-0 in casa e ha perso a Torino con lo stesso risultato. Il 10 maggio 1961 la Fiorentina vince di nuovo. Va in vantaggio con Milan al 17'. Subisce il pareggio di Mora al 33'. Poi nella ripresa segnano Marchesi al 6' e Milan al 45'. La partita finisce con il successo dei gigliati per 3-1. La Fiorentina conquista così la quarta finale di Coppa Italia della sua storia.
I vIOLA AFFONdANO LA grANdE INTEr Brivido nella storia/2
rUBEN LOPES PEgNASfida ai nerazzurri nella semifinale del 1966 Si gioca al Comunale di Firenze e la Fiorentina è protagonista di una spettacolare rimonta firmata da Brugnera e Hamrin, in gol al 90’ L’altra finalista a sopresa è il Catanzaro che batte la Juve
La Fiorentina affronta in semifinale al Comunale l'Inter di Helenio Herrera, campione d'Italia, campione d'Europa e campione del mondo il 9 febbraio 1966. Si gioca di pomeriggio, alle 15. La gara rimane in equilibrio fino a un quarto d'ora dalla fine quando i nerazzurri passano in vantaggio. Un cross di Mazzola non viene intercettato dal portiere viola Albertosi. Sul pallone si avventa Jair che segna il gol interista. La Fiorentina non si abbatte e un minuto dopo perviene al pareggio con un'azione spettacolare. Il centravanti Brugnera serve Hamrin sulla destra.
L'ala svedese gli restituisce il pallone e il numero nove viola con un tiro al volo batte l'ex portiere gigliato Sarti. La Fiorentina continua ad attaccare. Al 90' l'azione questa volta si sviluppa sulla sinistra col terzino Castelletti che serve al centro Hamrin.
Il capitano viola si libera in dribbling di Peirò e Picchi e con un destro preciso mette a segno il gol del 2-1 che porta la Fiorentina in finale.
Alla fine arriva un'altra bella notizia da Torino. Il Catanzaro che milita in serie B ha eliminato, nell'altra semifinale, la Juventus vincendo 2-1. Decisivo è il rigore realizzato da Tribuzio a quattordici minuti dal novantesimo. Saranno i giallorossi calabresi gli avversari dei viola in finale. Al Comunale la festa è completa.
MErLO: “QUANdO MANdAI IN TILT SUArEz”
Il grande centrocampista della squadra del 1966: “L’Inter era fortissima, ma noi avevamo talento Superai in dribbling l’ex Pallone d’oro che si aggrappò alla mia maglia per fermarmi”
dANIELE TAIUTI
Lo scorrere del tempo avvicina i ricordi; la Fiorentina, fresca di ambizioni, ci aiuta a lucidarli. Gli stacchi perentori di Cabral, i guizzi di Gonzalez, fanno riecheggiare nel presente il blasone gigliato. Ridanno luce a un passato che grazie al suo eco dà voce a nuove aspirazioni viola, gridando l’importanza del club. Essa si cinge in preferenza alla Coppa Italia. La gloria viola lega sei volte a sé il trofeo nazionale, 1940, 1961, 1966, 1975, 1996 e 2001. Legami che oltrepassano avversari dal diverso valore, trasportati dalla spinta di Firenze. Nel 66 aiutò la squadra a superare in semifinale la grande Inter. Ne parliamo con Claudio Merlo, protagonista della sfida. L’augurio, che il Giglio possa trovare una settima sistemazione nell’albo della manifestazione, superando prima la Cremonese. prima la Cremonese.
Claudio Merlo, cosa ricorda di quella storica partita con l’Inter?
“Affrontavamo una grandissima Inter campione del mondo. Quel match incarnò alla perfezione lo spirito che avrebbe albergato in quella squadra negli anni a venire, segnando l’inizio della Fiorentina ye ye portandola al secondo tricolore del 69; spavaldo e spensierato senza timore di niente e nessuno. Come ricordo personale, ancora in mente a tanti tifosi di una certa età, il dribbling tentato e riuscito su Suarez, Pallone d’oro nel 60, costretto a tenermi per la maglia, per frenare la mia fuga”.
Quale fu il momento decisivo che spinse i favori del destino verso il viola?
“Il secondo tempo. Uno stadio ancora tiepido si riempì durante l’intervallo. Questo per noi rappresentò una forte scossa emotiva, che ci permise di disputare una seconda frazione memorabile. E riscattare lo svantaggio di Jair, grazie alle reti di Brugnera e Hamrin. Due acuti che premiarono il lavoro straordinario di tutta la squadra”.
L’affermazione in quell’edizione fu voluta o nata strada facendo?
“Era una squadra dall’ossatura molto giovane, composta altresì anche da dei fuoriclasse, come Hamrin, Albertosi, De Sisti e Maschio. Non abbiamo mai pensato, tuttavia, di vincere quella Coppa Italia; con l’Inter, vista la forza dell’avversario eravamo sicuri di uscire.
“Penso di sì. Un piede in finale già ce l’abbiamo. Tocca porre l’altro. La squadra però ha trovato la giusta fiducia e una buona continuità di gioco; ha il potenziale per alzare la coppa”.
La Cremonese è ancora un ostacolo?
“Sicuramente. Se pensassimo di aver già passato il turno si rivelerebbe una partita assai difficile. Perché accorderemmo un grosso vantaggio alla squadra lombarda. La Fiorentina deve avere in testa solo la vittoria, come qualcosa ancora da costruire, senza pensare al risultato favorevole della partita d’andata”.
Chi preferirebbe in un’eventuale finale fra Inter e Juventus?
Ma la spensieratezza della gioventù, il suo talento, uniti all’apporto del pubblico ci fecero compiere quell’impresa storica”.
Il gruppo attuale può apporre la sua firma sulla settima sinfonia gigliata?
“Non saprei, più sentita sarebbe quella con la Juventus, per ovvie ragioni di tifo. Ma la partita secca è sempre un’incognita, legata a dinamiche particolari. Tutti possono battere tutti. Lo dimostra la stessa Cremonese che ha eliminato prima Napoli e poi Roma”.
“La Fiorentina di Italiano può imitarci e alzare la Coppa Italia”
dESOLATI: “CHE gIOIA rEgALAMMO A FIrENzE!”
L’ex punta che segnò due reti nel girone di semifinale: “Eravamo un gruppo giovane, ma molto determinato Lo dimostrammo in quelle partite contro squadre forti Mazzoni fu la nostra guida. Come un secondo babbo”
• LUCIA PETrArOLIUn sogno che si sta per avverare, facendo tutti gli scongiuri del caso: la Fiorentina è vicinissima alla finale di Coppa Italia. Per arrivare a Roma manca solo da superare l’ostacolo Cremonese (già battuta per 2-0 all’andata). Per avvicinarci all’evento, abbiamo ripercorso le grandi semifinali che hanno fatto da apripista alla vittoria della Fiorentina in Coppa Italia. Con Claudio Desolati ripercorriamo il successo del 1975, ottenuto nel girone di semifinale che comprendeva, oltre ai viola, Roma, Napoli e Torino. E che ci condusse alla finalissima col Milan.
Desolati, lei è tra gli eroi viola della Coppa Italia del ‘75, cosa ricorda di quel particolare girone di semifinale?
“C’erano Roma, Napoli e Torino e affrontare questi campioni, per noi giovani, era prima di tutto un piacere.
Pensare di poter vincere era un sogno. Invece, tutti insieme, con volontà e spirito di sacrificio ci siamo riusciti davvero. Fino alla finale di Roma col Milan, regalando ai tifosi una grande gioia”.
Lei segnò anche gol decisivi contro Napoli e Roma, li ricorda?
“Sì, sono stati gol belli. Ricordo che Antognoni sapeva già dove mettermi la palla e mi aiutò a segnare. All’epoca non era facile perché avevi sempre uno stopper alle calcagna, attaccato come la colla. Dovevi riuscire a sganciarti, con finte e contro finte. Studiavamo molto gli avversari in settimana per superarli”.
Mario Mazzoni, subentrato a Nereo Rocco, fu l’allenatore che vi condusse al successo. Un personaggio sempre dietro le quinte che diventò protagonista, è così?
“Mario per noi era un secondo babbo, era un punto di riferimento per tutto.
“La squadra di oggi è unita come eravamo noi nel 1975”La cover del Brivido dedicata alla Coppa Italia del 1975
Dovevamo però rispettare le regole, per esempio alle 22:30 bisognava andare a letto, altrimenti il giorno dopo non giocavi. Erano regole accettate e nessuno apriva bocca. In segno di rispetto per la squadra e per il pubblico”.
Oggi la Fiorentina sta provando a ripetere il vostro percorso, che ritorno vede con la Cremonese?
“La Cremonese è un’ottima squadra, ma la classifica in campionato fa capire la diffe-
renza. La Fiorentina oggi ha un gioco, un gruppo solido e una mentalità vincente trasmessa dall’allenatore. Quindi non può e non deve avere paura della Cremonese. L’importante sarà non prenderla sotto gamba”.
Cabral è l’ attaccante giusto per portare la Fiorentina a questo successo?
“Lo vedo molto presente in campo, vorrebbe fare sempre gol e si arrabbia anche. Fa di tutto per portare a casa il risultato ed è cresciuto molto. E’ uno
che ci prova e fa bene, perché oggi si tira troppo poco in porta”.
Quanto sarebbe importante far tornare a Firenze un trofeo a distanza di così tanti anni?
“Se lo meriterebbero i tifosi viola e anche il nostro Presidente che ha investito tanto in questa Fiorentina. Non soltanto a livello materiale, ma anche umano. Si vede che tiene moltissimo alla squadra e bisogna riconoscergli la bontà del lavoro fatto”.
vIOLA PrIMI NEL QUAdrANgOLArE CON NAPOLI, rOMA E TOrINO
Brivido nella storia/3
Nella stagione 1974/75 la Fiorentina, con Nereo Rocco in panchina, conclude il campionato all'ottavo posto. Rocco dopo l'ultima partita lascia Firenze. C'è ancora da disputare, però, il girone finale di Coppa Italia e la società affida la squadra a Mario Mazzoni, il secondo di Rocco. Ci sono quattro squadre e si giocano sei partite. La vincente del girone va in finale. In quello della Fiorentina ci sono il Napoli, che ha concluso il campionato al secondo posto, il Torino e la Roma. I viola partono male. Perdono, infatti,
il primo incontro al San Paolo con i partenopei per 1-0 il 25 maggio1975. La Fiorentina si riprende subito. E nella seconda gara al Comunale di Firenze, quattro giorni dopo, batte il Torino 3-1. Il gol del vantaggio è in realtà un autogol di Graziani. Poi segnano Speggiorin e, dopo la rete granata di Pulici, Rosi. Il 12 giugno si torna in campo e al Comunale la Fiorentina batte la Roma 2-1. Tutti i gol sono segnati nel secondo tempo. Al 5' Antognoni porta in vantaggio i viola. Prati pareggia al 31'. Decisiva è la rete di Rosi a dieci minuti dalla fine. Tre giorni più tardi, sempre a Firenze, la Fiorentina vince 3-1 con
il Napoli. Casarsa su rigore al 40' del primo tempo realizza il gol dell'1-0. Gli azzurri pareggiano con Braglia al 6' della ripresa. Segnano poi Caso al 24' e Desolati al 36'. Mancano ancora due partite alla fine del girone e la Fiorentina le deve giocare entrambe in trasferta. Il 19 giugno perde 1-0 a Torino con il Toro e il 22 pareggia 2-2 all'Olimpico con la Roma, dopo essere stata due volte in vantaggio. I gol li realizzano Desolati al 5', Prati al 20', ancora Desolati al 34' e ancora Prati al 75' su rigore. La Fiorentina conclude il girone al primo posto alla pari con il Torino ma va in finale grazie alla miglior differenza reti.
BATI-gOL dEvASTANTE L’INTEr dEvE INCHINArSI
L’argentino è il mattatore della semifinale del 1996
Nella gara d’andata firma una splendida tripletta
Nel match di ritorno beffa Pagliuca con un pallonetto che manda in visibilio i tanti tifosi viola a San Siro
• TOMMASO BOrgHINIIl pallonetto morbido del Re Leone e lo spicchio di San Siro occupato dai tanti tifosi viola che esplode di gioia. È l’immagine più bella della doppia semifinale della Coppa Italia 1995/96 che vide la Fiorentina superare, nettamente, l’Inter sia a Firenze che a San Siro. Il gol appena descritto è quello della gara di ritorno, disputata a Milano il 28 febbraio del 1996 e vinta dai gigliati per 1-0 grazie alla splendida rete di Gabriel Omar Batistuta, che lasciò di stucco il portiere Pagliuca.
L’argentino era stato devastante anche nella partita d’andata, giocata allo stadio Franchi di Firenze il 15 febbraio. In quel caso, infatti, Bati-gol aveva realizzato addirittura una tripletta, segnando in tutti i modi: su rigore, con un colpo di classe e di potenza. Un tris perfetto, inframezzato dal gol nerazzurro di Ganz, che aveva consentito alla squadra allora allenata da Claudio Ranieri di presentarsi a Milano con un doppio vantaggio. Il successo viola significò qualificazione alla finale contro l’Atalanta, che aveva superato il Bologna. Il preludio alla grande festa di Firenze per la quinta Coppa Italia della storia gigliata.
SErENA: “UNA PAzzESCA vOgLIA dI vINCErE”
Il terzino che giocò la doppia semifinale del 1996: “Battemmo l’Inter grazie alla consapevolezza di essere una squadra davvero molto forte Eravamo un gruppo unito e ancora oggi ci sentiamo”
Nella due partite contro l'Inter in semifinale però giocò.
Dopo la vittoria per 2-0 dell’andata a Cremona, la Fiorentina si gioca l'accesso alla finale di Coppa Italia nove anni dopo l'ultima volta. Abbiamo contattato l'ex viola Michele Serena che nel 1996 conquistò il trofeo nazionale con la squadra allenata da Claudio Ranieri.
Che ricordi ha di quella vittoria?
«Sfortunatamente non giocai la finale perché ero infortunato, ma ricordo quell’entusiasmo pazzesco, la gente che ci aspettava a notte fonda. Vincere a Firenze è qualcosa di speciale».
«Sì, mi ricordo che avevamo una voglia di vincere pazzesca. In più c'era consapevolezza nei nostri mezzi e passare il turno contro i nerazzurri ci dette una carica fortissima».
Eravate un bel gruppo. «Avevamo formato una cosa bella, ci sentiamo ancora adesso a distanza di tanti anni. Gran bel gruppo. Ho un ricordo bellissimo della mia avventura in viola: ho un figlio nato lì e ogni volta che lo vedo mi vengono in mente i bei momenti passati a Firenze. In quella rosa non eravamo solo compagni ma anche amici, la sera uscivamo insieme».
Cosa c'è da temere in questa gara di ritorno?
«Facciamo pure tutti gli scongiuri del caso ma dopo lo 0-2 ottenuto a Cremona nella gara d’andata, penso che la Fiorentina debba stare solo un po’ attenta e far capire fin dai primi minuti la voglia di arrivare a Roma, ma l’approdo in finale dovrebbe arrivare tranquillamente».
Che insidie nascondono le finali?
«Le finali sono sempre gare particolari, gare che fanno
ma la Fiorentina ha tutto per vincere. Quella del 1996 si giocava sul doppio confronto, mentre questa è secca. Più probabile che i valori vengano fuori sui 180’, quindi, o Inter o Juventus, cambierebbe poco per la Fiorentina che sui 90’ può dire la sua tranquillamente. Anzi, a vedere come gioca e i risultati dell’ultimo periodo direi che sono più gli altri che devono temere la Fiorentina».
vIOLA-SHOW, dIAvOLO ELIMINATO
Nella doppia semifinale del 2001 la Fiorentina di Terim dà spettacolo
All’andata a Milano finisce 2-2
Poi è trionfo firmato Chiesa-rui Costa
Brivido nella storia/5
• TOMMASO BORGHINIIl canto del cigno. La Fiorentina conquista la sua ultima Coppa Italia nel 2001, un successo che precede il doloroso fallimento del club che sarà costretto nel 2002 a ripartire dalla serie C2. I viola si qualificano alla finale (allora doppia) contro il Parma, superando in semifinale il Milan (nettamente favorito). La squadra allenata da Fatih Terim incontra i rossoneri a San Siro nella gara d’andata il 25 gennaio 2001. La Fiorentina gioca con coraggio, a viso aperto e passa in vantaggio con Enrico Chiesa. Il Milan pareggia con Ambrosini, ma i viola insistono e mettono di nuovo la testa avanti grazie all’acuto di Bressan. Il Milan riesce ad agguantare il risultato con Giunti, al secondo minuto di recupero. Il 2-2 esterno mette, comunque, nella condizione ideale la squadra gigliata che nella partita di ritorno, giocata al Franchi il 7 febbraio, dà spettacolo, dominando l’incontro e andando a segno con il solito Chiesa e con un sontuoso Rui Costa. Il trionfo viola spalanca le porte della finale nella quale la Fiorentina sarà guidata da un nuovo allenatore, Roberto Mancini, che subentrerà a Terim, vittima a fine febbraio di un clamoroso esonero.
BrESSAN: “A SAN SIrO UN gOL INdIMENTICABILE” I protagonisti
L’ex esterno che segnò una rete decisiva al Milan: “Fu una doppia semifinale davvero fantastica Eravamo tosti e meritammo di passare il turno Io segnai al Meazza, un ricordo bellissimo”
• GIACOMO CIALDILa finale di Coppa Italia è a un passo, a soli novanta minuti di distanza, e Firenze ribolle in preda ai suoi sogni. Nove anni dopo la finale contro il Napoli, la Fiorentina ha l'occasione di tornare all'Olimpico per giocarsi un trofeo che in riva all'Arno manca da tanto, troppo tempo. Prima, però, c'è da chiudere la pratica Cremonese. Per parlare della semifinale e dell'eventuale ultimo atto, il Brivido Sportivo ha intervistato in esclusiva un ex viola che di semifinali di Coppa Italia se ne intende: Mauro Bressan, tra i protagonisti della squadra che nel 2001 eliminò il Milan e vinse poi la Coppa battendo il Parma.
Bressan, la finale di Coppa Italia adesso è veramente a portata di mano... Questo cosa le fa tornare in mente? «Eh, tantissimi bei ricordi di quando, vestendo la maglia viola, ci siamo tolti grandi soddisfazioni. Vincere a Firenze è qualcosa di eccezionale, posso solo immaginare cosa stiano provando i tifosi in questo momento, sognando ben due coppe».
La squadra di Italiano ha ingranato la quinta nel momento giusto...
«Direi proprio di sì. Dopo mesi complicati, in cui la Fiorentina sembrava un po' spersa, confusa, all'improvviso ha ritrovato tutto ciò che lo scorso anno l'aveva consacrata tra le sorprese del campionato: personalità, gioco, qualità dei singoli. Adesso è una squadra in fiducia, che può battere davvero qualunque avversario».
Un po' come la vostra Fiorentina, quella che nel 2001 eliminò dalla Coppa Italia il Milan e volò in finale.
«Quella Fiorentina vantava grandi giocatori e un ottimo gruppo. Ricordo che fin dall'inizio della stagione puntammo la nostra attenzione sulla Coppa Italia: volevamo far bene e iniziammo col piede giusto. Strada facendo, poi, acquisimmo fiducia... fino alla doppia sfida con i rossoneri: sono trascorsi tanti anni, ma sembra ieri».
Cosa ricorda dei centottanta minuti contro i rossoneri?
«Il mio gol! (ride, ndr) Ricordo che scendemmo in campo con le idee
molto chiare: volevamo fare una prestazione di testa, ragionata, e così fu. Di fronte avevamo un grande Milan, ma fummo all'altezza dell'avversario e meritammo di passare il turno. Sono ricordi bellissimi, anche a livello personale: segnare a San Siro contro i rossoneri è un'esperienza fantastica!».
Buona parte della cavalcata viola nella competizione avvenne con Fatih Terim in panchina. Trova qualche similitudine tra l'Imperatore e Vincenzo Italiano?
«È difficile fare un parallelo, se non nella voglia di entrambi di vincere sempre e comunque. Sia Terim che Italiano hanno la grinta nel sangue, sanno caricare la squadra e trasmettere le giuste motivazioni. Ricordo che Terim riusciva a caricarci con un'occhiata, senza aprir bocca: è l'allenatore, insieme a Trapattoni, con la mentalità più vincente che abbia avuto la fortuna di incontrare in carriera».
Quest'anno invece la Fiorentina in semifinale affronta la Cremonese: che gara dobbiamo aspettarci dopo l'andata a Cremona?
«È una partita da giocare. La Cremonese verrà a Firenze per cercare di ribaltare la gara d'andata, consapevole di non aver niente da perdere. Sarà importante scendere in campo concentrati e determinati nel non dare la possibilità agli avversari di rendersi pericolosi e riaprire la sfida. La Fiorentina ha valori nettamente superiori, per cui credo ci siano tutti i presupposti per mettere le mani sulla finale».
In finale, poi, Juventus o Inter: lei chi preferirebbe incontrare, fosse nei panni della Fiorentina?
«Intanto arriviamoci! (ride, ndr) Sono due squadre fortissime, sulla carta entrambe hanno qualcosa in più dei viola, ma abbiamo visto in campionato che i ragazzi di Italiano possono tenere testa a chiunque. E poi le finali hanno sempre storia a sé. Chi preferirei? Dico Juventus: vincere la Coppa Italia battendo i rivali di sempre sarebbe una soddisfazione doppia, tripla!».
“Terim ci caricava con lo sguardo
Un po’ somiglia a Mister Italiano”