W H A T ’ S
REVENGE
G O I N G
O N
DRESSING
Stampe flamboyant, colori accesi, pelle e lingerie in bella mostra. Alla cupezza gli stilisti rispondono compatti con la voglia di stupire, sedurre, brillare di Simona Airoldi
A
ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Un principio che non vale solo nelle leggi della dinamica, ma anche, prepotentemente, in quelle della moda. Dopo quasi due anni di pandemia con il relativo carico di limitazioni, incertezze e paure, si inizia a intravedere la fine del tunnel. Un tunnel in cui ci si muove seguendo un preciso dress code: il revenge dressing. Mai come ora l’abbigliamento diventa una sorta di riscatto per quello che ci è stato
tolto, una vendetta verso la sciatteria e l’omologazione imposte da lockdown e mascherine, e, soprattutto, dalla latitanza forzata di eventi e occasioni dove fare un po’ di sano show off, per dirla all’anglosassone. La nuova parola d’ordine? Mostrare. La pelle e il corpo, innanzitutto, con scollature sugli abiti ricavate grazie a sapienti giochi di tagli, spacchi e trafori, ma anche di personalità, attraverso la scelta volitiva di calarsi in panni audaci, colorati, orgogliosamente flamboyant.
In alto: Chanel SS 22 Sotto: alcune immagini delle collezioni SS ‘22 di Dior, Fendi by Versace e Loewe
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