W H A T ’ S
G O I N G
O N
LA DEMOCRAZIA DEI NUMERI PR IMI Il proverbiale elitarismo dei grandi della moda si trasforma sempre più in inclusività. Non solo nei capi, ma soprattutto nel modo di comunicare di Simona Airoldi
C’
è stato un tempo in cui a vigilare sulle passerelle si ergevano gorilla nerboruti che selezionavano i pochi eletti ammessi a entrare. Gli inviti sventolati come lasciapassare in tempo di guerra, elargiti con il contagocce da altezzose pr, i cellulari tassativamente banditi dai backstage e i vestiti custoditi come il segreto di Fatima fino all’ultimo istante. Sembra passata un’era geologica, in realtà si tratta solo di una manciata di anni fa. Con l’avvento dei social e la conseguente spettacolarizzazione immediata di ogni atto quotidiano, anche la moda, uno dei baluardi più estremi dell’elitarismo, ha dovuto, e voluto, cambiare registro. Una rivoluzione fatta di sfilate in streaming, con milioni di persone ad assistere alle dirette, di influencer che grazie a stuoli di follower sono capaci di far rimbalzare le foto dei look anche nelle parti più remote del globo, di stilisti che si affannano a sfornare collezioni see-now buy-now, ovvero da comprare istantaneamente nell’ottica di un consumismo sempre più a portata di click. Poi è arrivato il Covid-19 a sparigliare le carte, ma a fungere anche da detonatore di un processo ormai inesorabilmente innescato. L’assenza di fisicità imposta dall’emergenza è stata colmata ancora di più con la tecnologia: le sfilate sono diventate sempre più immersive e digitali e gli shop online sono stati implementati all’ennesima potenza. In contemporanea le produzioni hanno subito uno stop, la voglia febbrile di comprare azzoppata da un virus microscopico quanto invadente. L’intero paradigma del settore è mutato, a partire proprio dal modo di comunicare e di porsi al pubblico. Gli esempi più lampanti sono fioccati nell’ultima tornata di fashion week, che ha presentato a un mondo alle prese con una pandemia globale e relativa crisi economica, le proposte per la primavera-estate 2021. Una stagione che sembra lontana anni luce, e che invece è già vicinissima. È accaduto così che la riservata Miuccia Prada si sia profusa in chiacchiere con l’altrettanto sfuggente Raf Simons, nuovo co-direttore del brand meneghino, in un talk virtuale in cui il duo ha spiegato urbi et orbi la propria visione estetica, imperniata sulla semplicità e la portabilità degli abiti. La sfilata che ne è seguita è stata costruita come una
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