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Stadium tutta un’altra storia
from Stadium n. 1/2022
by Stadium
Da un secolo all’altro fatti e questioni dello sport italiano raccontati da una delle più antiche testate sportive nazionali
di Alessio Franchina
Dal 1906 la voce del Centro Sportivo Italiano. Questo motivo accompagna ancora la rinascita di Stadium, da sempre punto di riferimento associativo. Se consideriamo, però, che il CSI nasce nel 1944, i conti sembrano non tornare. Stadium infatti vide la luce nel lontano settembre 1906 nel numero 3 della testata della FASCI, la Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane (i primi due numeri erano stati il bollettino delle Associazioni Cattoliche Sportive Italiane). Sfogliando le pagine dei primi dieci anni di vita vi si trovano, in ogni numero, tre parole ricorrenti: sport, educazione, libertà. Allora per sport vero, puro e nobile si intendeva la ginnastica e proprio partendo da qui Stadium iniziò a giocare un ruolo importante ed originale nella storia dello sport italiano, facendosi subito promotore non solo delle nuove discipline sportive (perfino il Jiu-Jitsu) ma, affianco alla ginnastica, di tutte le forme di sportività, compresa quella ludica dei giochi e delle attività ricreative. Tutto questo fino al 27 gennaio 1918 quando, dopo lo stop dovuto alla Grande Guerra, vennero riprese le pubblicazioni nonostante le sorti del conflitto, con le truppe italiane attestate sul Piave, fossero ancora incerte.
Ridotto ad un unico foglio a carattere mensile, il giornale raccontava di uno sport popolare che si era dissolto. In un passaggio del tempo si legge: «Potremmo plausibilmente attribuire alla guerra, alla chiamata alle armi della quasi totalità dei nostri insegnanti, dei nostri capisquadra, lo spopolamento delle palestre, cessazione completa della vita federale». Eppure – si faceva notare – in Francia, dove le condizioni erano analoghe, migliaia di giovani continuavano a dar vita a concorsi ginnici e manifestazioni sportive. Era dunque tempo di ricompattare le fila, di riprendere l’attività. Non passarono neppure dieci anni che, con il numero del 24 aprile 1927, Stadium annuncia lo scioglimento della FASCI: l’11 gennaio di quell’anno la Gazzetta Ufficiale pubblicò la legge che istituiva l’Opera Balilla, con la quale di fatto si abolirono le organizzazioni giovanili cattoliche e non, inquadrando tutte le attività sportive sotto l’egida del CONI il cui presidente era nominato direttamente dal Duce.
Il 10 giugno 1940 Mussolini annunciava l’entrata in guerra dell’Italia al fianco della Germania nazista. I tedeschi ancora non se ne erano andati, la guerra non era ancora finita, ma già nasceva il Centro Sportivo Italiano, con la sua genetica voglia di pace, di normalità e di sport. Con esso il periodico che fu della FASCI. Il 19 novembre 1944 veniva pubblicato il Notiziario del Centro Sportivo Italiano, premessa indispensabile per il ritorno di Stadium, che avvenne il 10 febbraio 1945. Dopo i primi numeri il rotocalco comincia ad affrontare temi di vera e propria politica sportiva, come “La scuola e lo sport”, più volte ripreso anche nei decenni successivi. Da subito il CSI è passato ai fatti, organizzando i primi Campionati Studenteschi per ragazzi delle medie inferiori e superiori. Nel 1946 si parlava di “Sport e politica” mentre nel 1948 Stadium si occupava dei risultati dell’indagine di CONI e Ministero dei Lavori Pubblici, sugli impianti sportivi danneggiati. Politica sportiva dunque e non solo, come gli approfondimenti sulle Olimpiadi del 1948 a Londra o l’ampio approfondimento sul Grande Torino in seguito alla strage di Superga del 4 maggio 1949. Sfogliare quelle pagine di Stadium degli anni ‘50 equivale a salire in bici per ripercorrere la storia del ciclismo italiano, con le gesta dei due campionissimi Fausto Coppi e Gino Bartali, entrambi tesserati per il Centro Sportivo Italiano. Nel 1960 a Roma ci furono le Olimpiadi, quando il fondatore e allora presidente del CSI, Luigi Gedda sul numero del 18 agosto scriveva che «l’edizione romana dei Giochi Olimpici serve a tracciare una strada nuova nel pensiero di molti concittadini i quali finora hanno tenuto in poco conto lo sport, oppure quanto basta per riempire qualche schedina del Totocalcio. Ma senza convinzione e senza il desiderio di andare al di là di questo per servire lo sport con il pensiero e con l’opera». Per tutto il decennio il periodico seguì da vicino gli anni delle contestazioni e dei grandi ideali, ma anche le questioni sociali, il terzomondismo, la pace, il disgelo tra Washington e Mosca, il Concilio Vaticano II.
Negli anni ‘70 sono due i grandi temi d’attualità: lo sport al femminile e la politica sportiva. Stadium si interrogò subito su come avrebbe dovuto essere lo sport al femminile: «Lo sport, come fatto di cultura, aiuta la donna a scoprirsi nelle sue caratteristiche positive, nelle sue potenzialità, perché è un tipo di attività che la libera da molti pregiudizi riguardo a sé stessa, riguardo al suo ruolo nella società». Da questo iniziò una riflessione che portò, il 21 maggio 1971, alla fusione tra CSI e FARI, il suo corrispettivo femminile. Negli anni ‘80 si concluse la ricerca, iniziata nel decennio precedente, sui nuovi modelli di attività alternativi ai campionati nazionali e vennero introdotte le “Feste dello Sport”, oltre al varo delle campagne nazionali di promozione sportiva. In quel decennio Stadium seguì con particolare attenzione le trasformazioni dello sport, soffermandosi criticamente sui fenomeni che ne determinarono il cambiamento, come l’unione tra sport e sponsor. Negli anni ‘90, nonostante resteranno nella storia del nostro Paese come l’epoca della grande crisi politica, etica, sociale ed economica, Stadium riferisce di quei temi sociali e sportivi sempre cari all’Associazione: immigrazione, violenza negli stadi, disagio giovanile, discipline sportive, che nascono e che tramontano. In quegli anni si avvertì inoltre il dovere di rinvigorire il rapporto con la comunità ecclesiale, nella consapevolezza che occorra «liberare i valori emergenti dello sport dalle loro contraddizioni e ancorarli al messaggio del Vangelo» e di valorizzare i giovani, con il loro bisogno di esprimersi, di trovare ascolto e spazi. Questo è solo un breve excursus di quello che Stadium, nelle sue centinaia di uscite, ha raccontato nel secolo scorso e che intende tornare a descrivere, raccontando ed accompagnando la storia non solo del CSI, ma dello sport del nostro Paese. Ed è proprio in questa direzione la scelta di far rivivere la memoria, dando a tutti i nostri lettori, agli appassionati o ai semplici curiosi la possibilità di consultare online, non solo i nuovi numeri, ma anche le pagine ingiallite dell’intero archivio di una delle testate sportive più antiche d’Italia.
