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L’importanza e la valenza educativa di essere associazione
from Stadium n. 1/2022
by Stadium
In dialogo con Ernesto Preziosi, una vita nell’associazionismo nazionale. Grande amico del CSI, autore di saggi di storia contemporanea, ex direttore dell’Istituto Paolo VI per la storia dell’Azione Cattolica e del Movimento Cattolico in Italia
di Ernesto Preziosi
Possiamo chiederci: che significato può avere, oggi, fare un’associazione di volontariato sportivo? Ve n’è bisogno? E qual è la sua finalità? La domanda può sembrare scontata ma non lo è. In un tempo in cui tutto volge ad una chiusura di orizzonti mentre proliferano forme di egoismo e di individualismo e in cui sembra essersi perso il senso della comune appartenenza alla città degli uomini, va reso esplicito il valore del fare associazione. È importante proporre a tutti i livelli questa riflessione e far emergere la valenza motivazionale dello stare insieme. Valorizzare lo sport facendo emergere i valori. Anche lo sport può assolvere a questo compito: il condividere con altri un percorso comune, il riconoscersi nella stessa finalità, il rispetto delle regole, che tra l’altro educano la persona, vanno vissuti come scelte che non rimangono “confinate” alla pratica sportiva ma si allargano ed investono l’intera società. Non è forse questa una buona definizione di sport sociale? Attraverso l’associazionismo sportivo infatti, attraverso l’educazione dei ragazzi, è possibile far passare quei valori che servono per costruire una società. Valori così necessari in un momento in cui fatti drammatici, che investono il mondo vicino a noi, ci dicono la necessità di fondare una dimensione educativa che scelga la convivenza pacifica. Lo sport, se praticato non come fine a sé stesso, ma in una visione più grande, riesce a trasmettere questi elementi valoriali così come riesce ad offrire occasioni socializzanti, inclusive, rispetto alle relazioni umane, la capacità di organizzare insieme il tempo, di competere senza sentirsi avversari; sport come apertura alla mondialità e come veicolo di pace.
Dalla storia del CSI una missione
È un richiamo che non viene solo dal presente ma anche dalla storia che l’associazionismo sportivo ha vissuto. Una storia fatta di tante intuizioni ed esperienze, di mille persone che hanno speso energie nella passione educativa attraverso lo sport; son tutti aspetti che non possono andare persi e vanno raccolti e presentati alle nuove generazioni. Il CSI nasce come associazione popolare non per alimentare lo sport di élite, quello dei club e del ceto borghese, né lo sport competitivo che inevitabilmente diventa esclusivo. Il CSI nasce come associazionismo sportivo di ispirazione cristiana per stare con la gente e tra la gente, in questo aiutato dall’ispirazione cristiana dal magistero della Chiesa che mette in luce più aspetti: il significato del corpo nella pratica sportiva, l’esercizio della forza applicata ad un risultato ma al tempo stesso occasione per educare l’uso equilibrato delle proprie risorse fisiche e morali insieme, la necessità di allenarsi per conseguire risultati, ecc. Il magistero ricorre ad un simbolismo “teologico-sportivo”, utilizzando soprattutto i testi di San Paolo, come la gara, o l’ascensione, o il sacrificio. Al centro sta la difesa e la promozione della dignità della persona e la funzione per così dire “universale” dello Sport. Giovanni Paolo II ha affermato che lo sport «può recare un valido e fecondo apporto alla pacifica coesistenza di tutti i popoli, al di là e al di sopra di ogni discriminazione di razza, di lingua e di nazioni» (12/4/84). È una missione che va continuata.
La sfida del presente
Il Centro Sportivo Italiano ha oggi una grande vitalità con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Ma il cammino deve proseguire sapendo trovare nella propria storia e nelle sfide del presente, utili stimoli per approfondire la realtà dello sport, il suo significato attraverso la messa a punto di adeguati progetti formativi, itinerari sportivi ed educativi, ecc. Una stagione completamente nuova esige una visione del fenomeno sportivo in rapporto alle attuali condizioni esistenziali degli uomini e delle donne di questo tempo. Così come chiede un supplemento di fantasia da esercitare con una grande capacità di inventiva, di creatività, di sperimentazione. Il CSI, va riconosciuto, negli anni ha saputo porre in essere strumenti nuovi con cui agire e aggregare. È un percorso da continuare. Nell’evoluzione avuta negli anni, il CSI ha chiarito molto bene il suo essere, non solo una pratica sportiva interna al mondo cattolico, bensì una parte attiva e propositiva dello sport italiano. La riconosciuta azione di leadership rispetto gli altri enti di promozione sportiva, il rapporto faticoso ma proficuo con il CONI e ancora di più con il Paese ai vari livelli anche amministrativi locali, è un’altra caratteristica che non può mancare nel futuro del CSI e sarà facilitata dalla cura formativa dei quadri dirigenti attraverso cui rinnovare la proposta associativa senza disperdere, ma anzi rinnovando e potenziando l’identità e il servizio dell’associazione.