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Obiettivi (molto) difficili.L’esempio di Sofia Goggia
from Stadium n. 1/2022
by Stadium
Argento vivo e bello alle Olimpiadi di Pechino. Per la sciatrice azzurra, che ha appena conquistato anche la Coppa del Mondo di discesa libera, il risultato è dovuto alla tenace capacità di superare ogni difficoltà, ogni fatica, ogni sofferenza, pur di raggiungere l’obiettivo
Quando le immagini della tv e le cronache delle radio collegate e i social (il giorno dopo i giornali di tutto il mondo) hanno annunciato la straordinaria impresa di Sofia Goggia nella discesa libera delle Olimpiadi invernali di Pechino abbiamo avuto la sensazione che ci fosse qualcosa da raccontare. Non per l’esito di una impresa sportiva ma per il risultato di una tenace capacità di superare ogni ostacolo, ogni difficoltà, ogni fatica, ogni sofferenza, pur di raggiungere l’obiettivo fissato. Per questo abbiamo pensato di offrire l’esempio di Sofia ai ragazzi e ai giovani delle nostre società sportive: non la prestazione dovuta ad un talento innato e ben coltivato, ma la capacità di resistere anche a costo di grandi sacrifici. L’infortunio subìto dalla sciatrice azzurra circa tre settimane prima, risultato del ruzzolone avvenuto sulla pista del SuperG di Cortina, aveva fatto pensare a tutti che purtroppo la situazione sarebbe stata senza rimedio. Venivamo dagli entusiasmi delle grandi prestazioni sia della Goggia che di tanti altri atleti azzurri nelle competizioni internazionali. D’improvviso, la notizia della sua caduta con le evidenziate conseguenze di lesioni e microfratture, ci ha fatto scendere di molti gradini nella scala delle aspettative. «Cosa vuoi farci», abbiamo pensato tutti (o quasi) ormai rassegnati: «anche Sofia è un essere umano. Se si è fatta male non sarà certo in condizioni di competere per la prossima discesa. Sarebbe già un miracolo che potesse almeno partecipare». Presto però abbiamo cominciato a dubitare che davvero tutto fosse perduto. Cominciavamo a dubitare perché sulle condizioni della sciatrice azzurra originaria della provincia di Bergamo era tempestivamente calato uno strano silenzio. Non un silenzio totale perché in questo mondo nulla si può nascondere, ma insomma, messaggi di speranza pochi a fronte di rassegnate prese d’atto che, purtroppo, “è andata così”. D’altra parte, pensavamo, Sofia è un argento vivo bello da seguire perché non si risparmia, perché non ha mai paura, perché raccoglie risultati contagiando con il suo entusiasmo chi segue le prove. Roba che, finita la gara, vien voglia di scendere in garage, caricare gli sci in macchina, e partire per qualche pista. Ovunque purché sulla neve. Perfino il suo ruzzolone è diventato un video virale ma non perché ci fosse chi lo ha visto con sadico piacere (forse qualcuno c’è stato, ma pochi…). Lo è diventato per simpatia, perché era il risultato di un’atleta capace di gettare il cuore oltre l’ostacolo e di provare il tutto per tutto per fare un tempo almeno da podio. Almeno… Ma l’esempio di Sofia è valido per le ragazze, i ragazzi e i giovani, perché è una campionessa che non si è lasciata arrugginire dai successi. Non è diventata snob né si è resa difficile da avvicinare. È rimasta simpatica e disponibile. Sempre allegra e sempre sicura dei propri mezzi perché spinta da una fame insaziabile di vittorie. Non è per questo, però, che si è riparata gli acciacchi e, pur incerottata, ha saputo di nuovo vincere. È successo perché Sofia è ancora quella tremenda bambina che faceva impazzire i genitori quando portavano il fratello più grande, Tommaso, sulle nevi di Foppolo, in Alta Valle Brembana, provincia di Bergamo. E lei già allora aveva scatenato l’inferno per potersi mettere gli sci. Voleva sciare subito e, fin dai primi anni di vita, aveva l’argento vivo addosso. Da notare che, giusto per non farsi mancare nulla, qualche giorno fa ha conquistato la Coppa del Mondo di discesa libera. Possiamo concludere con un appello a ragazzi e giovani a prendere esempio, con discrezione e con la giusta leggerezza, da questa indomabile volontà di raggiungere l’obiettivo? Penso di sì, perché nella nostra società, così apatica e abituata al tepore rassicurante degli appartamenti ben riscaldati d’inverno e ben rinfrescati d’estate, una giovane così ti trascina fuori, ti invoglia a fare sport, a togliersi il pigiama e a lasciare il divano per buttarsi nell’esperienza più bella per le giovani generazioni: la pratica sportiva con gli amici. Chi è arrivato a questo punto dell’articolo avrà notato che non ho accennato alle molte altre atlete e ai molti altri atleti che hanno onorato l’Italia alle Olimpiadi di Pechino. È vero e la ragione è subito spiegata: non volevo celebrare i risultati eccellenti di una Nazione che si fa onore a livello mondiale, ma indicare un esempio di volontà positiva da mettere in campo nei momenti di maggiore difficoltà. A celebrare gli olimpionici e i dirigenti italiani ci hanno già pensato in tanti.