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Anni ’50: si consolida la crescita del Centro Sportivo Italiano
from Stadium n. 12/2024
by Stadium
di Leonio Callioni
Abbiamo chiuso il precedente articolo, dedicato all’80° della nostra comune matrice, la GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica), e ai primi importanti sviluppi introdotti dal Centro Sportivo Italiano, non ultima la cura della tutela sanitaria. La conclusione della prima parte del “secolo breve”, il Novecento, dimostra il grande dinamismo e le idee lungimiranti che sorreggono l’azione dei primi dirigenti, rifondatori compresi, del CSI. La situazione nel 1951 era, per quei tempi, già interessante: 1.464 Unioni Sportive, con 32.040 tesserati. Nel 1952 le Unioni Sportive erano 1.673 e nel 1953 superarono per la prima volta la quota 2.000. Esattamente 2.080. I tesserati, che erano 35.382 nel 1952, divennero 43.512 nel 1953. «Nel 1953 – racconta il libro “Cent’anni di storia nella realtà dello sport italiano” –, nella sala del teatro Eliseo di Roma, si svolge il IV Congresso, uno dei Congressi determinanti per la vita del CSI: ‘Dieci anni al servizio dei giovani e dello sport’. Il CSI arrivava a compiere il decimo anno di vita e sentiva il bisogno di riflettere sul modo di conferire un senso ancora più grande al proprio essere contemporaneamente – per dirla con parole di allora – ‘Centro polisportivo, Centro di interesse pedagogico, Centro di propaganda sportiva’». Riecheggiano in queste righe gli orizzonti immutabili, perché espressione di valori che non conoscono tramonto, dell’Associazione. La dimostrazione della vitalità e della forza del CSI sta proprio nell’aver sempre, fin dalla fondazione, saputo seminare le innovazioni, le spinte alla crescita e alla diffusione, in un terreno infinitamente fecondo, dei valori cristiani, applicati nell’offerta della pratica sportiva per tutti. «Ricorderà in seguito il prof. Luigi
Gedda – riprendiamo ancora dal libro citato –, Presidente del primo CSI: ‘Ci facemmo quel giorno alcune domande: Sport contemplativo o sport attivo? Sport di molti o sport di pochi? Mercato dello sport o selezione dello sport?’. L’obiettivo che ispirava tali riflessioni era anche quello di una pratica sportiva capace di individuare i più bravi per consegnarli poi allo sport federale, ma si andava rafforzando l’idea di uno sport da promuovere e organizzare come servizio alle masse, e in particolare ai giovani, con finalità educative prevalenti su quelle agonistiche». Sono pagine straordinarie perché mettono in luce quali fossero le riflessioni in corso e come le scelte fatte si siano poi dimostrate profetiche.
«Il Congresso del 1953 sottolineò la ‘funzione umana, formativa e pedagogica’ che lo sport, un certo tipo di sport, avrebbe potuto assumere; specificò che quel tipo di sport era ‘uno sport sano, vivificante, illuminato dalla luce del Cristianesimo’, ribadì che il compito dell’Associazione era promuovere quello sport ‘nel popolo autentico, anche se fatto di giovani, anche se fatto di poveri’». www.marshaffinity.it/csi/
Fin qui tutto appare semplice, lineare. In realtà non era così: «La crescita del CSI, portabandiera di un modo cattolico di essere nello sport, era guardata con sospetto ed anche con ostilità, non tanto nel CONI che aveva trovato con l’Associazione un ‘modus vivendi’, formalizzato nel 1950 con una convenzione. L’ostilità aveva origine in altre aree, più politiche che sportive: il diffondersi di un associazionismo sportivo cattolico tra i giovani insospettiva a sinistra, ma non piaceva nemmeno a destra e tanto meno piaceva agli eredi del liberalismo risorgimentale, preda del timore che l’attività del CSI presso i giovani fosse il ‘cavallo di Troia’ mediante il quale si mirava a far diventare l’Italia uno Stato confessionale».
Oggi questa descrizione è difficile da comprendere, perché il contesto è totalmente cambiato. Ma la capacità di tenere la barra dritta, in quegli anni di crescita socioeconomica tumultuosa, di evoluzione (o involuzione) culturale e morale, merita un pubblico e rinnovato riconoscimento. Enormi erano le difficoltà, come enormi sono i meriti di chi ha tenuto il CSI sul sentiero del servizio alla comunità, dei valori cristiani, dell’offerta sportiva accogliente e aperta a tutti.