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Il diritto allo sport nella Costituzione italiana
from Stadium n. 8/2023
by Stadium
Uno sguardo all’ordinamento giuridico europeo
Analisi di diritto internazionale e di diritto costituzionale comparato
di Francesca Boldreghini
Stadium ha dato ampio risalto e pubblicato approfondimenti sul percorso che ha portato alla modifica della Costituzione italiana, per introdurre lo sport tra i valori tutelati dalla Carta fondamentale. La riforma costituzionale ha aggiunto un nuovo comma all’art. 33 Cost., ai sensi del quale «la Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme», con lo scopo di diffondere lo sport come stile di vita, finalizzato alla prevenzione sociosanitaria e alla realizzazione di una società più attenta a promuovere le relazioni, inclusiva e solidale.
Ciò premesso, ci siamo chiesti quale sia la situazione normativa negli altri Stati dell’Unione.
Ci rifacciamo a un documento redatto per il Senato italiano e pubblicato nel 2021, nel quale si afferma che «sui ventisette Stati membri dell’Unione Europea, si evidenzia la presenza in Costituzione di disposizioni relative alla promozione dello sport in nove ordinamenti: Bulgaria, Croazia, Grecia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna, Ungheria. Diversa è, in tali Paesi, la declinazione giuridica dell’attività sportiva e la sua collocazione nel dettato della Carta costituzionale. Talora si tratta di un vero e proprio diritto allo sport (in Portogallo), più sovente di un’attività di promozione da parte dei pubblici poteri (Bulgaria, Croazia, Lituania, Polonia, Romania, Spagna, Ungheria), definita, in un caso, quale missione fondamentale dello Stato (Grecia). A volte la previsione costituzionale si salda a quelle relative alla tutela della salute (Bulgaria, Polonia, Spagna), in altre si riconnette alla tutela dei giovani (Romania, in parte la Polonia), in altre ancora assume autonoma collocazione (Portogallo). Ancora, lo sport è, talora, inteso come cultura fisica, talché la correlativa previsione si riferisca a una dimensione culturale (Croazia) ed educativa (Grecia), o, ancora, la disposizione costituzionale è collocata in un articolo che tratta sia della tutela della salute sia della tutela dell’ambiente (Lituania, Ungheria)». Ricordiamo che l’Unione Europea ha acquisito una competenza specifica in materia di sport nel dicembre 2009, con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona. L’articolo 6, lettera e) del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), conferisce all’Unione «la competenza per sostenere o integrare l’azione degli Stati membri nel settore dello sport», mentre l’articolo 165, paragrafo 1, statuisce che l’Unione «contribuisce alla promozione dei profili europei dello sport, tenendo conto delle sue specificità, delle sue strutture fondate sul volontariato e della sua funzione sociale ed educativa». L’articolo 165, paragrafo 2, specifica che l’azione dell’Unione è intesa «a sviluppare la dimensione europea dello sport, promuovendo l’equità e l’apertura nelle competizioni sportive e la cooperazione tra gli organismi responsabili dello sport, proteggendo l’integrità fisica e morale degli sportivi, in particolare dei più giovani tra di essi».
Il libro bianco sullo sport, presentato dalla Commissione nel 2007, è stata la prima “iniziativa globale” dell’UE nell’ambito sportivo, mentre la Comunicazione della Commissione, del gennaio 2011, dal titolo “Sviluppare la dimensione europea dello sport”, è il primo documento strategico riguardante lo sport dopo l’entrata in vigore del trattato, che evidenzia le potenzialità dello sport per contribuire agli obiettivi generali in materia di crescita e occupazione (2010-2020), riconoscendo che lo sport migliora l’occupabilità e l’inclusione sociale. Il primo piano di lavoro per lo sport (2011-2014) è stato adottato dal Consiglio nel 2011 e, il 1° dicembre 2020, il Consiglio dei Ministri europei dello Sport ha adottato il quarto, riferito al 20212024, con un focus sulla creazione di opportunità sportive per tutte le generazioni, sulla ripresa dell’attività sportiva durante e dopo la pandemia di Covid-19 (le conclusioni sul tema sono datate 2020), sulla dimensione socioeconomica e ambientale dello sport e sulla promozione della parità di genere.
Tanti sono anche i programmi di azione dell’UE nello sport: tra i più importanti, citiamo Erasmus+, nel settore dell’istruzione e della formazione, e la Settimana Europea dello Sport, che dal 2017 si svolge in tutta Europa, dal 23 al 30 settembre, con un’ampia gamma di attività ed eventi di promozione della cultura sportiva.
Il Parlamento Europeo, dal canto suo, ha ribadito, in più occasioni, l’importanza dello sport. Segnaliamo, in particolare, le risoluzioni sui temi della parità di genere, sull’invecchiamento attivo, sulla solidarietà tra le generazioni e sull’inclusione sociale dei rifugiati. Altre risoluzioni hanno riguardato la corruzione e la buona governance. Una tematica complessa, dunque, quella dell’attività sportiva, che coinvolge la salute, il mondo del lavoro, le politiche sociali e la lotta alla corruzione. È da questa consapevolezza, che elegge lo sport a bene comune, che trova la sua genesi il neonato diritto allo sport proclamato dalla Costituzione della Repubblica italiana e, prima ancora, riconosciuto e promosso dall’ordinamento giuridico europeo.