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Continua il gioco sui campi sintetici

Sport, microplastiche e impatto ambientale: tra novità e cambiamenti, dalle apprensioni del presente ai progetti per il futuro

di Alessio Franchina

IL NUOVO REGOLAMENTO UE APPLICA UNA RESTRIZIONE ALL’UTILIZZO DELLE MICROPLASTICHE, CONTENUTE ANCHE NELLE SUPERFICI SPORTIVE ARTIFICIALI. GRANDE ALLARMISMO NELLE SCORSE SETTIMANE, MA I CAMPI DI GIOCO IN ERBA SINTETICA GIÀ INSTALLATI RIMANGONO DOVE SONO

Gli studi dell’ECHA hanno spinto l’Unione Europea ad una sterzata decisa su un tema che nelle ultime settimane ha scosso il settore sportivo e non solo. Ci teniamo quindi ad iniziare con una rassicurazione: i campi di gioco in erba sintetica rimangono dove sono.

Di cosa stiamo parlando? Innanzitutto, e per chi non lo sapesse, l’ECHA o European Chemicals Agency è l’Agenzia europea per le sostanze chimiche, che collabora con la Commissione Europea e i governi dell’UE per gestire i rischi legati a sostanze pericolose per l’ambiente e l’essere umano. Attraverso la ricerca, l’aiuto alle imprese e la cooperazione con organizzazioni internazionali, l’ECHA opera dal 2007 in favore della salute umana ed ambientale, con un’attenzione rivolta anche all’innovazione dei materiali.

Sulla strada intrapresa dall’UE per rispettare le direttive del Green Deal europeo, il cui obiettivo è raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050, si inserisce il piano di azione per contrastare e prevenire l’inquinamento. Tra i punti chiave di quest’ultimo, si legge la volontà di ridurre del 30% le microplastiche rilasciate nell’ambiente e di farlo entro il 2030.

Questa premessa è doverosa per inquadrare in un contesto più ampio il dibattito sul Regolamento UE 2023/2055, che nasce in seguito all’indagine effettuata appunto dall’ECHA, a cui la Commissione Europea ha chiesto una valutazione del rischio rappresentato dall’aggiunta intenzionale di microplastiche ai prodotti. Ritenendo necessaria un’ulteriore azione normativa, come si legge nel comunicato stampa della Commissione Europea datato 25 settembre 2023, «sarà vietata la vendita di microplastiche in quanto tali e di prodotti contenenti microplastiche aggiunte intenzionalmente e che liberano microplastiche quando utilizzati». Con l’introduzione di queste nuove norme, la Commissione desidera dunque agire per porre un freno all’aggiunta intenzionale di microplastiche a prodotti disciplinati dalla legislazione REACH, cioè il regolamento dell’UE per proteggere dai rischi che possono derivare dalle sostanze chimiche.

La prima domanda da porsi è necessariamente riferita alla definizione del termine microplastiche. È la Commissione Europea a chiarire che la nuova restrizione comprende «tutte le particelle di polimeri sintetici inferiori a cinque millimetri, insolubili e resistenti alla degradazione».

Ma perché ne stiamo parlando in questa sede? Perché, come anticipato, le nuove misure hanno generato dubbi e timori anche nel mondo sportivo. Tra i prodotti che rientrano nella precedente descrizione, infatti, c’è anche il materiale granulare da intaso che viene

utilizzato per realizzare le superfici sportive artificiali: parliamo quindi in particolare dei campi realizzati in erba sintetica. Sono poi interessate dalla restrizione altre categorie di prodotti quali cosmetici, detergenti, giocattoli e medicinali.

Se l’applicazione delle prime limitazioni è stata prevista già dopo 20 giorni dall’entrata in vigore del Regolamento, in generale il divieto di immissione di microplastiche sul mercato avverrà dopo un periodo di transizione più o meno lungo. A seconda dei prodotti interessati, infatti, la Commissione Europea ha previsto un intervallo di tempo di durata variabile per concedere ai produttori e al mercato di recepire le nuove norme e adeguarsi. Per quanto riguarda il settore sportivo, è stato stabilito un periodo transitorio di 8 anni. Durante il periodo di transizione, l’intaso prestazionale di origine polimerica potrà continuare ad essere commercializzato. Oltre tale periodo, la normativa UE vieta esclusivamente la vendita di tale prodotto. Conclusa la transizione, non sarà richiesta la dismissione dei campi in erba sintetica intasati con materiale polimerico, i quali potranno continuare ad essere utilizzati fino

al termine del loro ciclo di vita. Ne consegue però che al termine del periodo transitorio (8 anni) non potranno più essere realizzati nuovi campi in erba sintetica intasati con materiale di natura polimerica. Il materiale da intaso utilizzato per le superfici sportive in erba sintetica costituisce, a livello europeo, la principale fonte di rilascio nell’ambiente di microplastiche aggiunte intenzionalmente. Secondo le stime, ogni anno in UE vengono rilasciate circa 42.000 tonnellate di microplastiche aggiunte intenzionalmente ai prodotti. La precisazione “aggiunte intenzionalmente” è necessaria, perché, oltre ai frammenti di polimeri che vengono fabbricati dall’uomo per essere utilizzati in quanto tali o per essere aggiunti in altri prodotti, ci sono poi microplastiche che vengono involontariamente disperse nell’ambiente. La maggior parte dell’inquinamento da microplastica, infatti, si genera in modo involontario: pensiamo per esempio alla frammentazione di rifiuti in plastica più grandi oppure al lavaggio di indumenti sintetici. Questo tipo di inquinamento impatta in generale sull’ambiente, ma anche sulla salute

umana, perché le microplastiche, che non si biodegradano e non possono essere rimosse, si accumulano anche negli animali e possono quindi essere assunte dagli esseri umani attraverso l’alimentazione. Tornando con la lente di ingrandimento sul mondo dello sport, i produttori di erba sintetica avranno dunque 8 anni di tempo per adeguarsi alle nuove norme e studiare soluzioni alternative all’utilizzo di materiale di intaso di natura polimerica. È bene specificare che l’attenzione all’impatto ambientale è parte del settore sportivo già da tempo. In termini pratici, questo significa che numerosi produttori hanno già intrapreso un percorso in ottica sostenibilità che già risponde ai requisiti della nuova norma. Il nuovo Regolamento UE si innesta dunque su una strada già esistente, dando sicuramente un’importante spinta ad una transizione ecologica in parte avviata.

In sintesi, con i dovuti adeguamenti, la produzione di campi sintetici non si arresterà e potrà continuare il suo sviluppo seguendo un percorso sostenibile e sul quale investire anche in futuro.

Parola ai protagonisti

Abbiamo incontrato Ivan Palazzi, Amministratore Delegato di Radici Pietro Industries & Brands S.p.A., che attraverso il marchio Sit-in SPORT si occupa di campi sintetici. Sit-in SPORT, forte delle proprie esperienze nel settore, dedica significative risorse alla ricerca e allo sviluppo di manti innovativi dedicati sia al mondo dello sport professionistico che amatoriale.

«A seguito del comunicato stampa della Commissione Europea del 25 settembre, sono circolate diverse notizie che hanno creato un ingiustificato allarmismo ai proprietari e agli utilizzatori dei campi in erba sintetica su tutto il territorio nazionale. In data 23 ottobre 2023 la Lega Nazionale Dilettanti, anche a nome di tutti i produttori italiani di erba sintetica, ha voluto chiarire la situazione attraverso un comunicato stampa che risulta essere disponibile all’interno del sito della LND nella sezione delle news. Il provvedimento della Commissione Europea non ci sorprende affatto, in quanto già da diverso tempo si stava discutendo nelle sedi opportune.

Come produttori ne prendiamo atto, consapevoli che trattasi di un’ulteriore opportunità nell’ottica di una maggiore tutela dell’ambiente e un’ulteriore spinta verso una transizione ecologica a basso impatto ambientale, che corrisponde ad uno dei valori più importanti che la società che rappresento ha identificato per lo sviluppo delle proprie strategie. Il mondo dei produttori di erba sintetica non si è fatto assolutamente trovare impreparato alla nuova normativa, sviluppando nel tempo sistemi alternativi all’utilizzo di materiale di intaso polimerico oltre ad applicare, già a partire dall’anno 2000, uno stringente regolamento emanato dalla LND che, in collaborazione con la Federazione Italiana Giuoco Calcio, redige e revisiona periodicamente tale documento per disciplinare la realizzazione dei campi a 11 giocatori in erba sintetica, stabilendo norme e procedure per le fasi di progettazione, realizzazione ed omologazione dei campi stessi in aderenza ai principi istituzionali di promozione dello sport, di garanzia della salute e sicurezza degli atleti e della difesa dell’ambiente. Attraverso questa opportunità, gentilmente concessa dalla vostra testata giornalistica, vorrei pertanto tranquillizzare tutti i proprietari di campi sintetici con intaso polimerico, i quali potranno tranquillamente continuare ad utilizzare le proprie infrastrutture sportive anche oltre il periodo di transizione definito in 8 anni a far data dalla comunicazione della Commissione Europea, come chiaramente specificato all’interno del comunicato della LND ed all’interno del vostro articolo».

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