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Corri Yeman, non fermarti!

L’incredibile storia di Yemaneberhan Crippa, nato in Etiopia, azzurro di adozione. Primatista italiano di 3.000, 5.000, 10.000 metri e mezza maratona. Nato nel CSI trentino

DALLA DIFFICILE INFANZIA NEL CUORE DELL’AFRICA ALL’ORO EUROPEO NEI 10.000 METRI, DALL’ESPERIENZA DELL’ORFANOTROFIO DI ADDIS ABEBA ALL’ADOZIONE DA PARTE DI UNA COPPIA ITALIANA E AGLI ESORDI NELL’ATLETICA VALCHIESE TRENTO. UN BEL RITRATTO SPORTIVO E UMANO, PARTENDO DALLE PRIME PASSIONI GIOVANILI FINO ALL’IMPEGNO DI LIVELLO INTERNAZIONALE. E ALL’ORIZZONTE ANCORA GRANDI SFIDE. L’ULTIMA: CORRERE LA MARATONA ALL’OLIMPIADE DI PARIGI 2024

di Felice Alborghetti

Un sorriso che conquista, un fisico asciuttissimo, Yeman (il suo nome per intero è Yemaneberhan) Crippa è uno degli atleti azzurri più amati dal pubblico. Ventisette anni compiuti, di cui ventuno vissuti in Italia, il mezzofondista delle Fiamme Oro si racconta a Stadium, chilometro dopo chilometro, partendo da lontano.

Yeman, con qualche fratello e cuginetto siete arrivati in Italia attraverso il Centro Aiuti per l’Etiopia. Della tua famiglia adottiva citiamo i nomi di papà Roberto e mamma Luisa. E cos’altro?

Devo tantissimo a loro, mi hanno dato l’opportunità di un futuro diverso: una vita normale, un tetto, la scuola, l’atletica. Sono partito dal nulla. Avere dei vestiti e dei libri di scuola in Trentino è stato tantissimo. Io non ho mai avuto né giochi né vestiti comprati o cose materiali. Io e i miei fratelli ci siamo sempre dovuti meritare tutto, ma va bene così. Ho imparato a soffrire, a sacrificarmi, a lavorare con determinazione per un risultato. Come poi nell’atletica.

Dell’altra famiglia, quella del CSI trentino, dell’Atletica Valchiese, cosa ci racconti invece?

Ho bei ricordi. È lì che ho iniziato a fare atletica, dopo aver tentato il mio sogno da bambino, quello di giocare a calcio... Un allenatore mi ha visto correre e portato in società. Un clima assai familiare ed amichevole. E lo è tuttora.

Diciamo che il CSI è un buon punto di partenza per iniziare ad amare l’atletica. Poi dopo, se c’è un piccolo talento, occorre sfruttarlo, ma partendo da lì per poi andare a scalare gradini più alti.

Quali sono i tuoi primi ricordi dell’Italia? E dei paesaggi trentini?

Mi allenavo nel campo di Tione, dove sono cresciuto da piccolo, e mi allenavo appunto nella Valchiese. Ho tra i ricordi più belli le partecipazioni da piccolo al Giro al Sas, dove partecipo anche adesso. Un tempo partivo per primo nelle gare apripista delle giovanili del CSI. Adesso invece corro con i più forti. Al Giro al Sas di Trento sono legatissimo. Lì ho anche incontrato la mia ragazza, Sofia, che era una delle ragazze che teneva la striscia del finish al traguardo.

Il Trentino, la sua natura. Dove ti alleni e quali sono i tuoi posti cui sei affezionato?

Sono affezionatissimo ai bellissimi posti dove sono cresciuto, tra Pinzolo, Madonna di Campiglio e Tione. Conosco sentieri e strade di quella zona molto bene. Purtroppo ci torno poco, perché vivo un mese a casa a Trento e un mese in raduno con la Nazionale. Niente sci. Da piccolino non vedevo altro che il calcio. Poi mi hanno portato sui campi di atletica. E da lì non ho più provato a mettere gli sci, pur essendo sempre circondato da quelle meravigliose montagne trentine.

Il tuo nome in amarico significa “il braccio destro di Dio”. Che rapporto hai con la fede?

Ero molto credente da piccolo, grazie ai miei genitori, specie mio papà. Negli ultimi anni sicuramente il credere esiste ancora. Praticare, pregare e frequentare la Chiesa molto meno. Ma certamente credo in Dio. Prego quando sento di farlo.

La maglia azzurra, la divisa della Polizia, come le senti sulla pelle?

Sicuramente la maglia delle Fiamme Oro è molto importante. La Polizia mi ha dato un futuro e la concretezza di poter fare dell’atletica la mia professione, un lavoro. Devo tantissimo all’investimento che ha fatto con me e anche con altri atleti. Forse è l’unico modo per diventare professionista in Italia. La maglia della Nazionale è ancora più in alto. Va guadagnata. Non succede tutti i giorni. È un traguardo importantissimo, speciale. Quando la indossi, devi andare a lottare con altre nazioni. Se indossi l’azzurro, vuol dire che hai fatto risultati enormi. Ovvio poi che salire sul podio con la maglia azzurra è qualcosa di ancora più grande, una bellissima emozione. Cerchiamo sempre di dare il massimo, vista la maglia che portiamo. Siamo certamente responsabili, ma senza ossessioni. Dobbiamo sempre mantenere un comportamento dignitoso e disciplinato, ma l’importante è quello che fai durante tutto l’anno. Deve essere di insegnamento per i piccoli atleti.

Sei primatista nazionale sui 3.000, 5.000, 10.000 metri piani e nella mezza maratona. A quale record sei più affezionato?

Ogni record ha sempre i suoi particolari, le sue giornate belle. Quello che mi ricordo con più emozione è però quello della mezza maratona, in un contesto molto carino, in Italia poi, a Napoli, in una giornata di sole bellissima su strada all’aperto. Ero alla Napoli City Half Marathon e sono stato felicissimo di essere stato il primo italiano a scendere sotto l’ora di corsa su quella distanza.

I tuoi allenamenti, tutti i giorni?

I miei allenamenti sono tutti i giorni dal lunedì fino al venerdì, due volte al giorno. Sabato e domenica solo al mattino, ma un allenamento un po’ più lungo.

Parigi, Olimpiadi. Quanto manca, cosa sogni, come ti stai preparando?

È andato molto bene il periodo di allenamento in Kenya. Sono stato un mese in ritiro a correre in altura ed ora sono a Trento. Sto preparando gli Europei di Cross a Bruxelles il 10 dicembre e poi la Maratona di Siviglia il 18 febbraio 2024, che sarà la gara dove cercherò di ottenere il pass per le Olimpiadi. Mi sono allenato con etiopi e keniani, i più forti al mondo. Dovrò, in terra di Spagna, fare un bel crono sui 42 km per qualificarmi. Il mio obiettivo è correre la Maratona di Parigi.

Ai ragazzi giovani del CSI, per i quali sei una stella, cosa ti senti di dire?

Di continuare a fare atletica e comunque lo sport, perché li tiene impegnati nella testa e nella mente. Credo sia meglio usare il tempo libero occupandolo con una qualsiasi passione, come anche dipingere o suonare. Tutte attività che ti tengono lontano da situazioni rischiose o di pericolo in cui al mondo d’oggi ci si può imbattere.

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