€ 3,00
SUP NEWS supplemento a WIND NEWS SURF MAGAZINE – ANNO XXIV – N. 3 - 6 giugno 2016 – MENSILE – Spedizione in abb. postale - POSTE ITALIANE s.p.a. - D.L. 353/2003 (conv. in 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, direzione commercial business Savona
# 01 summer 2016
SUP trip Boca del Toro SUP tech Scegliere la tavola SUP brico Riparare la pinna FCS SUP test RRD COTAN 7’11 wide RRD Morpho 9’0 Classic BIC Performer 9’2 F.ONE Manawa 9’6 F.ONE Matira 10’0
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SOMMARIO
10
SUP tech
Scegliere la tavola
34
Editoriale 10
SUP trip
Boca del Toro
42
Local hero 14
SUP brico
Riparare la pinna FCS
52
Eventi 17
SUP test
RRD COTAN 7’11 wide
59
Beach Break 18
RRD Morpho 9’0 Classic
60
Shopping 20
BIC 9’2 Performer Red
61
Come nasce una pagaia
F.ONE Manawa 9’6
62
Insider trading 25
F.ONE Matira 10’0
63
SUP Yoga 64
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Editoriale
Ma nell’era di internet e dei social, ha ancora senso andare in stampa con una nuova rivista? Questa è la domanda che ovviamente ci siamo fatti e rifatti prima di metter mano a questa nuova avventura chiamata SUP NEWS. E ovviamente la risposta è stata: SI, NE VALE LA PENA, ANZI SI DEVE! Perché una nuova rivista è una nuova finestra sul mondo, sul nostro mondo. E ogni nuova finestra rappresenta un nuovo punto di vista. Il nostro punto di vista. Ebbene SUP NEWS rappresenta proprio tutto questo: una finestra da cui osserviamo il nostro mondo, un mondo che ruota attorno ad uno sport che ci piace e che viviamo con passione, e che vi raccontiamo dal nostro punto di vista. E in un mondo in cui tutto scorre veloce e le notizie appaiono e scompaiono nell’arco di una giornata, c’è sempre più bisogno di 12
qualcuno che si prenda la briga di fare una selezione delle cose che ritiene essere più importanti o interessanti, e fissarle su un foglio di carta, perché restino un po’ di più e magari possano venire condivise anche con un amichevole passamano: “Tieni, leggi qua cosa c’è scritto…” E così ci siamo dati daffare per fissare su questo primo numero di SUP NEWS quello che sarà un po’ la tendenza che vuole avere questa rivista: fornire qualche informazione utile, qualche momento di svago, qualche lettura interessante, qualche foto su cui soffermarsi magari un po’ di più del tempo di mettere un “Mi Piace” per poi scorrere lo schermo alla ricerca dello scatto successivo… Benvenuti a bordo. O.F.
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Rider: Fabio #mokipeople - Photo: Luigi Corda, courtesy Moki
Gli speciali di
Wind News magazine www.windnewsmag.it mail: supnews@sabatelli.it Tel./fax +39 019 823535 +39 019 821997 Direzione, amministrazione e pubblicità: Via Servettaz 39 - 17100 Savona REG. AL TRIBUNALE DI SAVONA N. 434/94 DEL 24/06/1994 Direttore Responsabile - “smink” fabio sabatelli Redattore capo - “ovo” ovidio ferrari Art director - fabrice blow Pubblicità - lorenzo leoni COLLABO IN THIS NUMBER: ovidio ferrari, dario sabetelli, daniele gentiluomo, silvia berretta, leonard nika, paolo marconi, mirco “fire” sarti, lorenzo boschetti, the insider, sylvain demercastel, johnny Chakra FOTOGRAFI: ovidio ferrari, fabio sabetelli, daniele gentiluomo,
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silvia berretta, andrea levratto, marco molinari, fabio pera, mirco sarti, luigi corda, michele rosata, riccardo ciriello, brian bielmann, fabio boschetti, outdoor sports festival, f-one, spyki shots, ben touard, planet blow production, andrea levratto, smink, mandy l mcmurdo EDITORE E STAMPA Marco Sabatelli Editore s.r.l. Via Servettaz 39 -17100 Savona DISTRIBUTORE PER L’ITALIA Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l. 20090 Segrate (Mi) Gestione rete di vendita e logistica: PRESS-DI via Mondadori 1 - 20090 Segrate (MI) “Difesa della privacy”: i dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo. La riproduzione di articoli e foto pubblicati su questo numero è vietata. Segreteria abbonamenti: beppe forni - tel. +39 019 823535 821997
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LOCAL HERO
Mirco “Fire” Sarti
Spot: Kanaha, Maui In questo numero cominciamo a presentare quei personaggi sconosciuti ai più, ma che quando li vedi in acqua capisci che hanno qualcosa da raccontare. Fuori dall’acqua Mirco è il perfetto family man, romagnolo, 39 anni, che vive a Igea Marina con la moglie Pamela e le adorabili gemelline Mia e Sofia. Quando entra in acqua, Mirco sale in cattedra, e dai prossimi numeri ci aiuterà a migliorare il nostro stile quando surfiamo col SUP. Ciao Mirco, quando hai cominciato a praticare sport con la tavola, e quando ti sei lasciato prendere da quello con la pagaia e perché? Sono ormai vent’anni che mi muovo di traverso con un tavola sotto ai piedi, sia sulla neve che in acqua e più passa il tempo più la voglia di surfare e migliorarsi aumenta ad ogni uscita. È troppo bella questa continua infinita ricerca della condizione perfetta e vissuta principalmente in un mare poco generoso di onde come l’Adriatico forse diventa ancora più preziosa quando viene momentaneamente appagata. Ho iniziato a far SUP nel 2008 e ancora mi diverto molto. Mi piace pagaiare in piedi andando a scoprire nuovi posti nella natura, mi piace allenarmi e mantenermi in forma con il SUP Race e mi piace soprattutto surfare anche usando la pagaia. Il grosso vantaggio del sup long è che ti da’ la possibilità di poter manovrare, passeggiare e fare 16
noseriding su onde davvero molto piccole e quasi insurfabili con un normale longboard. A volte col sup shortboard mi sento un po’ come se mi mancasse metà tavola senza poter fare noseride! Ma quando l’onda spinge nella sua condizione giusta ci vuole tutta anche lei, per liberare un po’ di power!!! Tu sembri il classico soul surfer, eppure non disegni il lato agonistico, sia con le onde sia con l’acqua piatta. Cosa ti piace delle gare? Si, preferisco il lato più puro e intimo del surf. È quello che mi fa stare davvero bene e credo e non riesco a farne senza. Esco in mare in tutte le stagioni, anche quando le condizioni non sono ideali e in qualche modo un’onda che apre la rimedio. Le gare un po’ mi stressano, ma hanno anche i loro lati positivi. C’è sempre da imparare a confrontarsi e si conoscono sempre nuovi amici in giro per l’Italia oltre a rivedere quelli storici. Inoltre le gare aggiungono motivazione ad andare in acqua e allenarmi, sempre compatibilmente agli impegni lavorativi. Ho ottenuto e spero di ottenere ancora buoni risultati sia nel race, ma soprattutto nel wave. Raccontaci la tua più bella uscita in SUP. Di uscite belle in SUP sulle onde ne ho fatte tantissime ed é difficile scegliere. In Adriatico con l’amato scirocco, in Sardegna
LOCAL HERO
Spot: Cesenatico al Capo onde vitree e perfette, a Mauritius, ma forse la più “power” è stata quest’inverno a MAUI, a Kanaha. Sono uscito in acqua subito all’alba, ho fatto una bella rematina studiando dove passare per arrivare in line up. Le onde erano perfette e di una bellezza incredibile. Per me erano enormi e prima di lanciarmi ho studiato un po’ come facevano i local. Ogni tanto arrivava anche la super serie anomala su cui era difficile prendere il tempo giusto per non farsi travolgere, ma per fortuna è sempre andata bene. Ero lì, con montagne che salivano verdissime da una parte, dinanzi a me in lontananza
sopra la spiaggia il vulcano, al largo le balene che sfiatavano sbattendo la loro codona, le tartarughe di tanto in tanto che ti facevano cu-cu e all’orizzonte un fantastico arcobaleno! Finalmente ho preso coraggio e ho iniziato a surfare con il mio Starboard 7.7 prima le sinistre in back side più corte ma più ripide, poi mi sono spostato più al centro del reef prendendo delle destre infinite e davvero potenti. Sono davvero contento di essermela cavata in onde di tale dimensioni anche se confesso che al termine di ogni surfata il cuore sembrava volesse uscirmi dal petto!!!!
Spot: Cesenatico 17
LOCAL HERO
Cross step riding - Spot: Cesenatico - Credit: Michele Rosata Il posto dove vorresti andare a fare SUP? Di posti con onde belle nel mondo ce ne sono tanti, adesso devo fare un po’ la formica dopo le Hawaii e poi si deciderà insieme alla mia famiglia. Comunque un bel boat trip alle Maldive... sogna, sogna Fire!!!! I tuoi obiettivi agonistici per questa stagione 2016? Gli obiettivi agonistici sono di partecipare ai Campionati italiani sia SUP Wave e Race, ma mi piacerebbe partecipare anche al campionato italiano longboard! Vorrei riuscire ad esprimermi al meglio in gara sperando che si azzecchi una condizione di onda ottimale!!! Un consiglio a quanti praticano questo sport? Consigli, se posso permettermi di darne, per chi inizia a uscire con le onde: prima di tutto è importante essere a conoscenza delle regole di precedenza ed evitare almeno all’inizio gli spot affollati. Io ho imparato tanto anche in acqua piatta sul SUP
Spot: Riccione backside - Credit: Federico Mulazzani 18
all-round, simulando molte manovre di tipo longboard grazie al moto che si genera con la pagaia. Allenarsi a fare i passi incrociati, cross step pagaiando verso destra e sinistra, 360 in tutti i versi sul nose, virare con un’unica pagaiata facendo pressione sul tail oltrepassando poppa con la pagaia ecc. ecc. Poi si porteranno con più facilità istintivamente anche in surfata sulle onde e questo è un grande vantaggio che ha il SUP. Perché ti chiamano FIRE? Il soprannome Fire mi è stato dato dal fortissimo surfista Fabrizio “Bix” Gabrielli. Ai tempi surfavo con un longboard Bear, che ancora possiedo, con la grafica fiammata sul deck della tavola e si sa che ogni tanto al Rockisland in line up nell’attesa delle desiderate onde adriatiche due patacate si dicono! Comunque si narra che eravamo in acqua in una giornata di onde poco pulite e ventate ed è venuta fuori sta frase: “Fire in the wind! E da li il soprannome “Fire”. Mi piace e mi fa pensare all’“On fire”, ovvero la passione per il surfare che mi brucia dentro….
Spot: Kanaha, Maui
EVENTI
Quelli della Surfin’Venice 2014 - Photo: Riccardo Ciriello
SURFIN’VENICE 2016 Il 24 luglio si svolgerà l’edizione 2016 della ormai tradizionale RRD Surfin’Venice, l’evento che porta il SUP sul Canal Grande. Ricordiamo che si tratta della sesta edizione di questa manifestazione che l’anno scorso non era stata disputata a causa di un cambiamento nella regolamentazione del traffico sul Canal Grande. Come ormai tutti dovrebbero sapere, si tratta di un evento non competitivo, di puro cruising e puro piacere, che porterà 100 fortunati a sfilare in SUP lungo il Canal Grande di Venezia, nel bel mezzo del traffico cittadino fatto di gondole, taxi e vaporetti. Il precorso di 6 chilometri dalla partenza al
Tronchetto all’arrivo all’isola di S. Giorgio proprio di fronte e Piazza San Marco scivola via che è un piacere, mentre ci si gode le meraviglie artistiche e architettoniche di una città che tutto il mondo ci invidia. Le iscrizioni a questo evento si sono ufficialmente aperte il 01 luglio e sarebbero rimaste aperte fino al 15 di luglio, ma già dopo una settimana tutti i 100 posti erano stati assegnati. È proprio il caso di dire di restare con noi su questi “canali”, perché SUP NEWS sarà media partner ufficiale di questa edizione. Per maggiori informazioni ed aggiornamenti: www.facebook.com/SurfinVenice
Radio DEEJAY - Xmasters Award Expo&Co Dall’1 al 4 settembre si svolgerà a Riccione la seconda edizione della Xmasters Award Expo&Co., l’evento action sport durante il quale è possibile assistere e praticare una serie di sport come kitesurf, wake board, SUP, skateboard, motocross freestyle, slackline, paracadutismo e molti altri, ma allo stesso tempo è possibile assistere e partecipare ad eventi collaterali e di intrattenimento come l’hip hop, la zumba, il crossfit, l’acquagym
e tante altre attività rivolte al fitness. Cuore della manifestazione sarà il SURFVILLAGE con area tecnica-espositiva dedicata, dove gli addetti al settore possono proporre, presentare e testare tutte le novità presenti sul mercato del “water-boarding 2016”. Un’area di 5000 mq allestita per ospitare tutti i “Brand” più importanti, aziende produttrici e distributori di Kite, Surf, Windsurf, SUP, Wake ed affini. Info: www.xmasters.it 19
BEACH BREAK
VERTICAL SUMMER TOUR Si tratta di un evento itinerante che farà tappa in otto località marittime italiane portando sulle spiagge tornei di Beach Volley, Calciobalilla e ad avvincenti gare di SUP con premiazioni a fine giornata, dj set e distribuzione di gadget. E poi tanti giochi, balli di gruppo e test drive. Il tour parte il 16 e 17 luglio con il primo week end a Lido degli Estensi, in provincia di Ferrara, e si conclude il 21 agosto a Realmonte, nei pressi di Agrigento, passando per le spiagge di Lignano Sabbiadoro (UD), Follonica (GR), Punta Ala (GR), Numana (AN), Torre Mozza (LE) e Catania. Main sponsor della manifestazione quest’anno sarà Peroni Chill
Lemon, in collaborazione con radio m2o. Ad accompagnare l’avventura vi saranno anche Citroën, Santàl, Ricola, BIC®, Bic Sport ed Equilibra. Info: www.verticalsummertour.it SUP LEASH Il brand francese Manera ha sviluppato una variopinta linea di leash per l’utilizzo con tavole da Kite, Surf e SUP. La cavigliera è realizzata con neoprene della migliore qualità con una imbottitura extra in shiuma per dare la piacevole sensazione di essere in un cuscino. I leash sono realizzati con i migliori materiali ed hanno dimostrato di poter reggere i peggiori whipe out in spot come Teahupoo a Tahiti. Inoltre sono facilmente riconoscibili, perché sono completamente dello stesso colore, dalla cavigliera alla cima per attaccrlo al plug della tavola. Info: lucamarcis@hotmail.com
NEW HP WAVE LINE HP sta per High Performances ed è il nome che MOKI ha dato alla propria linea di tavole Wave Pro. Realizzate con i migliori materiali compositi e con uno shape dedicato per misura, peso e abilità del rider, le HP sono state disegnate e sviluppate per rider esigenti alla ricerca delle massime prestazioni fra onde, sia in free surf sia in competizione. La leggerezza estrema è una delle caratteristiche che si è cercato di raggiungere, come si può notare dall’essenzialità dei dettagli e dal look di ponte e carena carteggiati e fino a scoprire il carbonio. Un guscio interno integrale di PVC ad alta densità incrementa la rigidità e garantisce la resistenza agli urti. Info: info@mokisup.com - wwwmokisup.com
AV-BOARDS Dopo aver concluso un lungo rapporto di collaborazione con la factory grossetana RRD, lo shaper Aurelio Verdi ha deciso di mettersi in proprio e di aprire un proprio laboratorio per la produzione di tavole custom col proprio marchio AV-Boards. Vista la grande esperienza che spazia dallo sviluppo e produzione di tavole da windsurf per tutte le discipline, alle tavole da SUP wave e race, fino alle tavole da surf e kite-surf, chiunque sia alla ricerca di un proprio shape personalizzato con una costruzione full custom, alla AV-Boards troverà pane per i propri denti. Info: www.avboards.com - info@avboards.com 20
EVENTI
SUP RACE LIGNANO 2016
Il 3 e 4 settembre si svolgerà la gara SUP con il numero di partecipanti più elevato d’Italia nonché la più grande vetrina dedicata al SUP nel Nord Est. Come ormai da tradizione, la prima giornata sarà dedicata agli operatori del settore che potranno posizionare i propri STAND nel piazzale M. D’olivo e far testare le proprie attrezzature nella spiaggia antistante messa a disposizione dall’organizzazione e da Lignano Pineta spa, mentre la seconda giornata sarà dedicata alle competizioni. L’edizione 2015 nonostante il maltempo dei giorni precedenti, ha visto ai blocchi di partenza ben 211 atleti, sportivi ed appassionati, provenienti da Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e anche dall’estero… Austria,
Slovenia, Svizzera Olanda e Germania e con la presenza di un foltissimo pubblico. L’obiettivo che si sono posti gli organizzatori da sempre è quello di creare un evento che sia fruibile dal maggior numero di praticanti, per questo motivo quest’anno il format è stato rinnovato con l’aggiunta di un percorso breve di 3 km e pertanto l’edizione 2016 si svilupperà su tre percorsi di 9, 6 e 3 Km. Inoltre il costo dell’iscrizione è stato abbassato, pur mantenendo inalterati gli standard molto elevati che hanno sempre contraddistinto la Lignano SUP Race, e per chi si pre-registra on-line entro il 03/09/2016 sarà di 20 Euro. L’appuntamento per tutti gli appassionati è quindi per il primo week-end di settembre, per provare a stabilire un nuovo record di partecipazione. Per info e iscrizioni: www.supracelignano.it
BIC SUP ONE DESIGN KIDS CHALLENGE 2016 Per il secondo anno consecutivo Bic Sup, con la collaborazione delle associazioni NEWA, FairPlay e Windsurf Gimmi, organizza un circuito di gare amatoriali interamente dedicato ai ragazzi dai 9 ai 14 anni. Il format è semplice ma appassionante: una gara sprint a eliminazione su tavole tutte uguali, le Bic Sup Wing 11’0, leggere e resistenti, ideali per i ragazzi e adulti di peso leggero. La partecipazione è aperta a tutti e la parola d’ordine è divertimento! Info: 392.9909061 – Gimmi: 339.2104024
BIC SUP ONE DESIGN KIDS CHALLENGE 16 LUGLIO – LIGNANO SABBIADORO 30 LUGLIO – GRADO 20 AGOSTO – SISTIANA CASTELREGGIO 04 SETTEMBRE - FINALE SUP RACE LIGNANO
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SHOPPING
AIRSUP CONV PLUS
Questo SUP dal nome un po’ complicato è sicuramente una delle tavole gonfiabili più versatili presenti sul mercato. Disponibile nelle misure 9’8” x 32 x 4” 1/4” (150 l), 10’2”x 32” x 4 1/4” (172 l), 10’4”x 34” x 4 1/4”(190 l) e 10’4”x 34”x 6” (260 l), l’RRD Airsup Conv Plus può essere utilizzato anche come tavola da windsurf, grazie all’attacco per la vela sul deck davanti alla maniglia. Inoltre questa tavola è dotata di un interessante sistema che permette di svitare completamente l’attacco di pinna e deriva, permettendo all’Airsup Conv Plus di occupare ancora meno spazio una volta riposto. Info: www.robertoriccidesigns.com
IQ SURF Vandal ha messo a punto la propria collezione di tavole gonfiabili per giocare con le onde. Per il 2016 lo shape delle tavole è stato reso più stabile grazie ad un incremento dello spessore che è stato portato a 5’’. La tavola IQ SURF 9’7” con i suoi 215 litri di volume e una larghezza di 32” è ideale per giocare con le onde per rider inesperti o di peso medio, mentre il modello 10’1” con i suoi 240 litri e 33” di larghezza è disegnato per i principianti delle onde o per i rider pesanti a cui piace fare surf. Info: www.white-reef.com
10’ CROSS BIC ha sviluppato in collaborazione col team BIC Fitness e Yoga la tavola 10’ Cross. Disegnata per un utilizzo si acqua piatta e ideale come tavola per le famiglie e rider pesanti fino a 100 Kg, il BIC 10’ Cross (10’0 x 33’’ x 195 l) è caratterizzato da una prua a chiglia, che permette di navigare facilmente in linea retta, nonostante una lunghezza ridotta. Questa tavola, è fornita di diversi punti di attacco per ancorare con facilità cime e accessori. Il 10’ Cross è disponibile anche nella versione Cross Fit e Cross Soft con full deck in EVA per migliorare il comfort. Info: Rossella.Marchi@bicworld.com
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AVANT PADDLE CARBON40 3 PCS ADJ RRD ha sviluppato la gamma di pagaie Avant Paddle con l’ambizioso obiettivo di coniugare un look all’avanguardia con prestazioni di alto livello ad un prezzo di interesse. Gli appassionati di viaggi e di tavole gonfiabili potranno trovare grande soddisfazioni nel reflex offerto dal modello divisibile in 3 pezzi. Info: www.robertoriccidesigns.com
SHOPPING SUPAWIDE Tabou ha presentato una nuova gamma di tavole Wave All-round caratterizzate da una larghezza generosa e forma di prua e poppa ideali per dare stabilità in ogni condizione: dalle sessioni di yoga, alle uscite cruising, fino alle uscite con le onde. I modelli 10’0 e 10’8 sono caratterizzati da generosa larghezza di 33’’. Il volume del 10’0 è 200 litri, mentre il 10’8 è 230 litri. Queste tavole si propongono come tavola Jolly per permettere a tutti di uscire e divertirsi sempre con la propria tavola in qualsiasi condizione. www.white-reef.com TUBE X L’italianissimo brand MOKI ha appena presentato una nuova tavola che va ad integrare la gamma di SUP gonfiabili gonfiabili. La tavola si chiama Tube X e grazie all’abbondante volume e alla scoopline piatta e molto scorrevole fra le sue caratteristiche peculiari ci sono quelle di essere molto accessibile, facile e divertente. Inoltre la costruzione “single layer” rende questa tavola molto leggera e molto competitiva anche nel prezzo. Le misure sono: 10’ x 32’’ x 6”, volume: 204 l, peso 9 kg. Il prezzo finale è di 790€ tutto compreso (anche pagaia) acquistabile direttamente dal sito Moki. www.mokisup.com
MANAWA ASC 10’6’’
La factory francese F.One propone lo shape della versatile tavola all-round Manawa 10’6” con una nuova tecnologia di costruzione in stampo capace di garantire a questo shape caratteristiche di leggerezza, reattività e grande resistenza agli urti. Queste caratteristiche tecniche e il prezzo al pubblico di 1.099€ rendono il Manawa ASC 10’6” una tavola molto appetibile per il grande pubblico. Info: lucamarcis@hotmail.com
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Per il 2016/2017 Reptile Sup si presenta sul mercato con un modello wave , la Cobra Wave 89 (mono e tre pezzi) due modelli race, la Cobra Race 83 e 93(mono e tre pezzi) ed infine un entry level , la Cobra Epoxy 85, tre pezzi. Tutti i modelli sono realizzati con tecnologia Reptile Shaft Reflex Technology, un particolare posizionamento delle fibre che dona alla pagaia una grande reattività. Per info www.reptilesup.com
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INSIDE OUT
Come nasce una pagaia Testo: Missing in Action Foto: courtesy Reptile
Il top della tecnologia: pagaie e stampi full carbon!
Cominciamo con questo articolo un viaggio che ci porterà a scoprire numero dopo numero come vengono realizzati i prodotti che diventano prima oggetto del desiderio e poi i giocattoli che accompagnano le nostre uscite in acqua. Questa volta facciamo un salto in Italia a Pordenone, dove si trova l’azienda Reptile che da anni produce alberi da windsurf di qualità e da qualche anno si è cimentata nella produzione di pagaie da SUP. Una pagaia è composta da tre parti: impugnatura (handle), manico (shaft) e pala (blade). Ovviamente fa molto più tecnico chiamare questi componenti in inglese, per cui continueremo a chiamarli alla maniera d’oltre Manica. Questi componenti non sono importanti solo perché permettono di riempirsi la bocca con qualche parolone tecnico, ma perché le loro caratteristiche di costruzione e di forma possono influenzare notevolmente la performance in acqua, e soprattutto l’impatto che l’utilizzo prolungato della pagaia può avere sul nostro fisico. 24
La leggerezza è importante per riuscire a pagaiare più a lungo stancandosi di meno, la rigidità è importante perché cambia il carattere della pagaia. Uno shaft più rigido sarà più orientato alle prestazioni, ma sarà anche più fisico, uno shaft più morbido risulterà magari meno performante in termini assoluti, ma anche meno impegnativo per schiena, tendini e articolazioni, il che potrebbe rivelarsi un grosso vantaggio a lungo termine per la pratica di noi comuni mortali. Stesso discorso per superficie e forma del blade che influiscono sulla quantità di acqua che si sposta mentre si pagaia, e di conseguenza sullo sforzo e sulla fatica che si fa ad ogni colpo durante le nostre uscite. Meno fatica si fa, e più tempo si riesce a passare in acqua a divertirsi. COME NASCE UNA PAGAIA? Il primo step utilizzato da molte aziende è quello di valutare quanto è già disponibile sul mercato, cercando di individuare la pagaia potenzialmente migliore, senza lasciarsi fuorviare dalle novità “marketing oriented” che molti brand propongono
INSIDE OUT
Test della curva della pagaia
Un buon test team è fondamentale per lo sviluppo - Photo: Francesco Leggio per attrarre l’attenzione dell’appassionato. Per questo tipo di selezione la cosa migliore è quella di avere un collaudato team di atleti che macinano chilometri su chilometri con pagaie di ogni genere e che pertanto sono in grado di fare una selezione di cosa è realmente utile e funziona, e cosa invece no. Apportate le opportune modifiche, si procede alla creazione dello stampo. In casa Reptile hanno preferito costruire persino gli stampi in carbonio, perché oltre ad essere più leggeri da manovrare sono anche non deformabili ad alte temperature, e quindi precisi. Inoltre questi stampi possono essere modificati in maniera più semplice rispetto agli stampi in acciaio, permettendo quindi di essere utilizzati per realizzare eventuali prototipi. TECNOLOGIA Una delle più avanzate tecniche per la produzione di componenti in materiale composito consiste nell’utilizzo del carbonio prepreg, ovvero pre impregnato con la giusta quantità di resina, e poi curato ad alte temperature e pressione in autoclave.
Solo così si possono ottenere oggetti ad elevate prestazioni meccaniche, dal peso contenuto e dalla finitura eccellente. Le pagaie Reptile SUP sono il risultato del trasferimento di 15 anni di know-how, dalla progettazione e produzione di alberi da windsurf ad altissime prestazioni allo stand up paddle. BLADE Per la costruzione dei blade vengono utilizzate diverse grammature di carbonio prepreg, in modo da ottenere il giusto equilibrio tra resistenza, performance e leggerezza. L’interno del blade è costituito da resina epoxy auto espandente, il tutto inserito dentro un ciclo di cura in autoclave a 120° con una pressione di 6 Bar. SHAFT Per realizzare uno shaft che riesca a combinare leggerezza, performance e facilità di utilizzo servono anni di esperienza, pertanto il know-how accumulato nella produzione di alberi da 25
INSIDE OUT
windsurf è determinante per lo sviluppo efficace di un nuovo prodotto, calibrando sapientemente curve e rigidità. Il risultato dell’intero processo produttivo deve permettere di combinare leggerezza, resistenza e reflex, caratteristiche che si possono ottenere solo mediante l’impiego delle migliori fibre di carbonio unito alla più sofisticata tecnologia del wrapping (sovrapposizione di strati di carbonio che se effettuata opportunamente permette di calibrare flex e rigità del prodotto finito, ndr). Solo combinando un grande know-how con la migliore tecnologia e con i migliori materiali si possono produrre gli shaft più leggeri del mercato. Un discorso a parte va fatto sulla rigidità dello shaft. Ovviamente possono esserci molti tipi di rigidità e curve, per questo in Reptile sfruttando l’esperienza del proprio Team hanno deciso di limitare la scelta a due soli tipi di rigidità: S39 (shaft di rigidità media, per rider dagli 80kg in su), S41 (shaft morbido, per rider leggeri). La “S” sta per “stiffness”, rigidità, il numero sono i millimetri che lo shaft flette, sulla sezione di un metro, con un peso di 30kg applicato al centro. 2 mm fanno la differenza. E 26
in questo caso, la tecnologia produttiva è determinante per riuscire ad ottenere un risultato di eccellenza. 3 PEZZI L’utilità di avere una pagaia divisibile è legata alla comodità di trasporto, comodità che però può portare a perdere qualcosa una volta in acqua in fatto di prestazioni, usura delle parti e torsioni indesiderate dei componenti. Per questo Reptile ha sviluppato un innovativo innesto esagonale sulle pagaie in 3 pezzi, un innesto che rende preciso l’accoppiamento ed evita torsioni indesiderate. Ovviamente una pagaia in 3 pezzi è l’ideale per quanti amano tenere il proprio SUP gonfiabile nel bagagliaio della macchina, ma anche per quanti amano viaggiare leggeri e noleggiare la tavola sul posto, portandosi però la propria pagaia personale, per evitare il rischio di ritrovarsi nello spot dei propri sogni con una logorata pagaia in alluminio fra le mani! E chi pagaia molto sa quanto una pagaia leggera ed efficiente incide sul divertimento finale!
INSIDER #01
Insider trading: Start! Testo: The Insider
Azione in boa in Giappone - Photo: Brian Bielmann / Waterman League
Che si tratti di windsurf o di SUP, il nostro insider non perde il vizio di raccontare cosa succede dietro le quinte del mondo dei Pro, ovvero di quelli che hanno deciso di vivere il sogno di fare di questa passione (e in particolare del suo lato agonistico) un mestiere. E quando si parla di agonismo nel SUP si parla di sudore e fatica, tanta fatica, che però porta a viaggiare, e molto, e vivere questo sport fino in fondo, per carpirne tutti i segreti e anche tutti i piaceri. LE GARE Non appena questo sport ha cominciato a diventare popolare le gare sono sbocciate ovunque un po’ come fanno i funghi, e poi i campionati nazionali, quelli continentali, poi mondiali e ovviamente i circuiti professionistici. Anche perché, diciamocelo francamente, organizzare una gara in SUP è relativamente semplice rispetto ad altri sport velici, e nelle località più frequentate è abbastanza facile raggiungere grandi numeri di iscritti. Ogni fine settimana un po’ ovunque ci sono gare di SUP. Organizzare un vero e proprio campionato però non è altrettanto facile. In Italia il campionato ufficiale è quello che fa riferimento dalla FISURF, la Federazione Italiana Surf che ha mandato da parte dell’ISA (International Surfing Association, quella che assegna
i titoli mondiali a Kelly Slater & C., ndr), e che ormai da anni si occupa sia di seguire il lato agonistico di surf e SUP, così come quello della formazione degli istruttori di Surf e SUP. Nel corso degli anni ci sono state anche altre federazioni che hanno proposto campionati alternativi. Quest’anno per esempio è nata la ISUPA (Italian Stand Up Paddle Association), che ha una sua struttura, un suo campionato Race e Wave e che pertanto potrà dare un suo contributo ad aumentare la diffusione di questo sport, anche se magari ogni tanto potrà generare qualche dubbio negli atleti sulla scelta delle gare a cui partecipare. Per il momento però, un po’ tutti i rider più affermati hanno continuato a partecipare al campionato FISURF, sancendone in ogni caso la maggior valenza dal punto di vista agonistico. Anche per il 2016 il vero campione italiano SUP sarà chi conquisterà il titolo FISURF. WATERMAN LEAGUE Questo è il nome del tour professionistico del SUP che già dal 2009 assegna il titolo di Campione del Mondo Sup Wave e Race. Anima e motore di questo Tour professionistico è l’inglese Tristan Boxford, ex Pro Windsurfer, che è stato il primo a capire le potenzialità di questo sport a livello professionistico. Il tour ha conosciuto alti e bassi dovuti al fatto che non sempre gli sponsor hanno mantenuto gli impegni presi, ma pare che quest’anno 27
INSIDER #01
Leonard all’inseguimento di Casper Steinfath (lycra gialla) e Connor Baxter - Photo: Brian Bielmann / Waterman League
il Tour sia ripartito bello pimpante, con un numero di tappe ridotto rispetto a passate stagioni, ma meglio organizzate. Il Tour si divide in Standup World Tour, per la disciplina Wave, e Standup World Series, per la disciplina Race. Per il momento è stata disputata solo una prova Wave a Sunset Beach a Oahu, che ha visto la vittoria del Campione del mondo in carica, il brasiliano Caio Vaz, seguito dall’australiano James Casey, e dal tahitiano Poenaiki Raioha. Quarto posto per il fenomenale local di Maui Bernd Roediger, mentre il pluri campione del mondo Kai Lenny, a sto giro si è piazzato “solo” al nono posto. Per quanto riguarda il race invece sono già state disputate due tappe: la prima in Giappone a Hayama e la seconda in Germania.
In Giappone la vittoria è andata a sorpresa al fortissimo atleta danese Carper Steinfath che ha vinto lo sprint distaccando il favorito Connor Baxter, che aveva esordito vincendo la long distance. L’hawaiiano si è poi rifatto con gli interessi in Germania, dove Casper ha vinto lo sprint il primo giorno, ma poi Connor ha vinto la Long distance e quindi la vittoria overall. LEONARD L’unico italiano a seguire il Tour Waterman League è Leonard Nika, che quest’anno però ha avuto una partenza di stagione non all’altezza delle sue potenzialità. In Giappone ha concluso con un tredicesimo posto overall, ma già nella seconda tappa ha recuperato posizioni piazzandosi settimo overall, con
Il podio della prima gara wave e la partenza di una gara race della Waterman League - Photo: Brian Bielmann / Waterman League 28
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Leonard sempre all’inseguimento, questa volta di Michael Booth e Connor Baxter - Photo: Brian Bielmann / Waterman League
un decimo nella gara sprint e quinto nella long distance. Pare infatti che vista l’incertezza del calendario quest’anno Leonard si sia preparato maggiormente per l’Euro Tour, il che ha influito negativamente sull’inizio di stagione nelle World Series. Per quanto riguarda la prima tappa in Giappone, potrebbe aver influito sulla prestazione non troppo brillante il fatto che Leonard fosse arrivato sul posto nemmeno un paio di giorni prima. Anche dettagli come smaltire il Jet Leg sono fondamentali quando si gareggia fra i Pro! Siamo comunque sicuri che Leonard riuscirà a rimettersi in luce nelle prossime tappe, tipo quella di San Francisco, che è una gara Race fra le onde per la quale si è preparato bene a casa sua. Leonard infatti da quest’anno vive e si allena in Portogallo, per cui è sicuro che potrà dire la sua in quelle condizioni.
EUROTOUR L’Eurotour è un circuito professionistico Europeo nato nel 2015 per riuscire a coordinare e riunire le più importanti gare del vecchio continente. Dopo il successo della prima stagione, nel 2016 il Tour conta ben 14 tappe, di cui 2 verranno disputate in Italia. Per stilare la classifica finale, contano i migliori 3 risultati. Altra particolarità dell’Eurotour è quella che le gare si corrono solo con tavole da 14’, che oltre ad aver dimostrato di essere molto veloci e performanti, probabilmente risentono di meno della differenza di peso fra i rider permettendo a leggeri e pesanti di battersi ad armi quasi pari, mentre viceversa la classe 12’6 risulta essere più penalizzante per rider pesanti. In questo Tour sono impegnati diversi Italiani, che hanno già dimostrato di poter dire la loro a livello continentale. Paolo
Paolo Marconi in fuga per la vittoria alla tappa Eurotour di Port Adriano a Formentwra - Photo: Euro Tour 29
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Margherita Boschetti in azione - Photo: Fabio Boschetti
Marconi ha inaugurato la sua stagione agonistica con la vittoria alla prima tappa di Port Adriano a Formentera. Hanno completato il podio tutto italiano Girdano Bruno Capparella e Davide Codotto. Settimo posto per Martino Rogai e undicesimo per Davide Ionico. Fra le ragazze secondo posto di Susak Molinero alle spalle della fortissima teutonica Sonni Honsheid. Nella tappa successiva a St. Maxime la musica è un po’ cambiata, l’aria era di respiro molto più internazionale visto che è arrivato Connor Baxter direttamente dalle Hawaii per accaparrarsi il primo gradino del podio, davanti all’australiano Michael Booth e all’idolo locale, il francese Titouan Puyo. Settimo posto per leonard Nika, decimo per Paolo Marconi e dodicesimo per Martino Rogai. Fra le ragazze primeggia ancora la statuaria Sonni Honsheid che precede l’americana Fiona Wylde.
Il podio della Lost Mills e i vincitori con i loro siluri - Photo: Euro Tour 30
LOST MILLS Il 28 maggio si è disputata la Lost Mills, importantissima e storica gara disputata su un lago tedesco che richiama sempre tutti i migliori specialisti da tutte le parti del mondo A questo giro erano 124 uomini e 33 donne gli iscritti, alcuni dei quali hanno sfruttato il regolamento che non prevede limiti di larghezza per le tavole e si sono presentati ai blocchi di partenza con tavole larghe (o strette!) 21,5’’! Ovviamente chi non era attrezzato era tagliato fuori dalla corsa per la vittoria! A imporsi questa volta è stato l’australiano Michael Booth, seguito dall’hawaiiano Connor Baxter e dal francese Titouan Puyo. Ottimo quinto posto di Leonard Nika, mentre gli altri italiani li troviamo al 15° posto con Martino Rogai, 16° Davide Ionico, 21° Federico Esposito e 23° Paolo
INSIDER #01 Davide Codotto alza una bella sventagliata - Photo: Fabio Boschetti
Marconi, per il quale l’acqua piatta non è proprio il terreno di gioco ideale. Leonard Nika ha continuato a sfoggiare una forma sempre migliore con un paio di podi a Bilbao e San Sebastian, mentre alla tappa Happy Summer Namur è stato Davide Ionico a salire sul terzo gradino del podio. Mentre scriviamo si stanno disputando le due tappe in Grecia, di cui vi renderemo conto sul prossimo numero. In ogni caso e sempre: più forte ragazzi!
fisica gli atleti non possono partecipare a tutte le gare. Per questa ragione il titolo Italiano si assegna in gara secca ai campionati assoluti, ai quale accedono solo un certo numero di atleti in base ai loro migliori 4 risultati. Il titolo di Coppa Italia, invece viene assegnato in base ai migliori 6 piazzamenti conseguiti in stagione. Diverso discorso per il titolo Wave, per il quale per il momento sono previste due tappe a chiamata in autunno, una in Adriatico e una in Toscana.
CAMPIONATO ITALIANO FISURF Anche in Italia l’attività agonistica è bella frenetica, con un calendario Race della FISURF che ha messo in calendario ben 16 eventi, per cui se sommate queste gare a quelle internazionali, potete ben capire che per una pura questione di sopravvivenza
EUROPEI LACANAU Quest’anno per la prima volta la European Surfing Federation, che è la federazione che organizza il campionato europei di surf da onda, ha organizzato i Campionati europei di SUP nel mitico surf spot di Lacanau in Francia. Europei per nazioni, in
Le due protagoniste azzurre: Margherita Boschetti e Chiara Nordio - Photo: Fabio Boschetti 31
INSIDER #01 Giordano Bruno Capparella e Leonard Nika ai blocchi di partenza della technical race - Photo: Fabio Boschetti
puro stile surfing, con la possibilità di schierare massimo due atleti per ogni disciplina per gli uomini e uno per le donne. Il selezionatore FISURF Fabrizio Gasbarro ha chiamato per questo impegno con la maglia azzurra: Leonard Nika e Giordano Bruno Capparella per la Sprint, Paolo Marconi e Martino Rogai per la long distance, Federico Benettolo e Davide Codotto per il wave. Fra le ragazze, le giovanissime Margherita Boschetti e Chiara Nordio, impegnate rispettivamente nel Wave e nel Race. Il primo giorno di gara, con condizioni di mare attivo gli organizzatori hanno preferito optare per le Technical Race, con un percorso di circa 1 Km di lunghezza da ripetere 3 volte. Fra le ragazze domina la francese Olivia Piana, che completa il percorso in meno di 42 minuti staccando la seconda classificata Susak Molinero di circa 3 minuti! Terzo posto per l’inglese Marie Buchanan che a sua volta prende 30 secondi dalla spagnola.
Federico Benettolo aggredisce il lip di Lacanau - Photo: Fabio Boschetti 32
Ottima la prestazione della nostra diciassettenne Chiara Nordio, che conclude in settima posizione questa gara disputata in condizioni a dir poco “ruvide”, con mare agitato e vento attivo! Anche fra gli uomini i francesi dettano legge, con Titouan Puyo e Arthur Arukins che relegano il super favorito danese Casper Steinfath in terza posizione. Il nostro Leonard puntava a un piazzamento sul podio, ma come abbiamo detto quest’anno la sua preparazione per la sprint non è al top, e si è dovuto accontentare del quarto posto. Giordano Bruno Capparella parte male e conclude una gara in rimonta al nono posto. Nel wave i nostri ragazzi fanno vedere di poter dire la loro, ma purtroppo non riescono a qualificarsi per la parte alta del tabellone. Davide Codotto riesce ad arrivare ai quarti di finale, conquistando comunque un’ottima nona posizione. Federico Benettolo, si ferma nella heat precedente e chiude con una
INSIDER #01 Paolo Marconi e Martino Rogai si lanciano nella Long Distance - Photo: Fabio Boschetti
onorevole tredicesima posizione. Nel wave femminile, Margherita Boschetti, dopo aver centrato la semifinale il primo tabellone, è costretta a cedere il passo alle migliori rider d’Europa uscendo a testa alta in una heat di altissimo livello e chiudendo in settima posizione. A salire in cattedra fra le onde sono il fuoriclasse francese del longboard Antoine Del Pero e la canarina Iballa Moreno, che mostrano di avere un altro livello rispetto alla concorrenza. Nella long distance di 14 Km questa volta disputata in condizioni torride, ancora una volta a dominare sono i francesi. Con Olivia Piana che precede ancora la spagnola Susak Molinero e la portoghese Angela Fernandes a completare il podio. Fra gli uomini ancora una volta il duo francese Arutkin e Puyo domina, relegando Casper Steinfath ancora una volta sul terzo gradino del podio. Ancora una volta l’Italia sfiora il podio ma si ferma al
quarto posto, questa volta con un brillantissimo Paolo Marconi, mentre Martino Rogai centra un buon ottavo posto. La Francia quindi domina questi Campionati Europei, con la Spagna che sale sul secondo gradino del podio a squadre grazie alle performance nel wave di Ruis e Iballa Moreno. A sorpresa il Portogallo sale sul terzo gradino del podio, grazie ad una prestazione di squadra brillante ed equilibrata in tutti i settori. Un plauso anche al coach del Portogallo, l’italianissimo Franz Orsi, che ha saputo gestire al meglio i propri ragazzi. Per l’Italia un onorevole quinto posto finale, che potrà sicuramente essere migliorato la prossima edizione se si continua a fare crescere i nostri migliori talenti facendoli confrontare con i migliori interpreti del SUP a livello internazionale. Sempre e comunque: più forte ragazzi!
Leonard Nika e Paolo Marconi sfiorano il podio e tengono alto il tricolore - Photo: Fabio Boschetti 33
ITALIAN SPOTS
Outdoor Sports Festival Baratti Testo: Missing in Action Foto: Outdoor Sports Festival
Baratti e la partenza della gara race all’Outdoor Sports Festival visti dall’alto In occasione dell’edizione 2016 dell’Outdoor Sports Festival ho deciso che era arrivato il momento di andare a Baratti, un po’ per vedere com’era questo Festival degli sport all’aria aperta, ma soprattutto per vedere dove e come era questo spot di cui avevo tanto sentito parlare. Infatti Baratti nella comunità dei surfisti toscani (e non) è uno spot molto conosciuto per la taglia e qualità delle onde che possono arrivare, con mareggiate di Maestrale. E in effetti, quando si arriva sullo spot e si vede la configurazione dello stretto golfo protetto da un bel promontorio perfetto per fare girare e distanziare le onde, col fondale che mostra chiaramente un bel tavolato roccioso perfetto per creare qualche buon picco, si capisce subito che lo spot ha del potenziale! Quando non ci sono le onde, Baratti invece è semplicemente bellissimo, con le sue pinete secolari, i grandi prati alle spalle della spiaggia, e lo splendido panorama offerto dal Golfo, senza considerare che si tratta di un sito archeologico di grande interesse, dal momento che vi si trovano i resti dell’unica città etrusca edificata in riva al mare!
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Anche l’Outdoor Sports Festival di Baratti è stata una piacevole sorpresa. Infatti oltre alle gare in programma di corsa, SUP, racchettoni e beach volley, c’era la possibilità di praticare altri sport, come MTB, arrampicata e Slackline… decine di fettucce tese fra gli alberi lunghe anche decine di metri, disposte a varie altezze per la pratica degli appassionati di tutti i livelli. La pratica dello slackline consiste appunto nel camminare in equilibrio su queste fettucce, in un fantastico esercizio di allenamento per mente e corpo. Inutile dire che sono stato davvero affascinato da questa pratica! Una volta arrivati in spiaggia seguendo la vivace (e rumorosa) animazione dei ragazzi dei 3Ponti di Livorno, abbiamo trovato
ITALIAN SPOTS
Baratti e il suo scenario fuori dal tempo...
Arrivo sprint per Marconi, Esposito e Mandoloni
gli stand dei marchi RRD, Jilong Europe e Jimmy Lewis che mettevano a disposizione tavole e pagaie da provare per tutti. Semplicemente spettacolare! Sabato Pomeriggio si è svolta una simpatica sprint Race con tavole gonfiabili messe a disposizione da RRD e Jimmy Lewis, mentre Domenica è andata in scena una bella e partecipata long Distance SUP Race valevole come tappa di Coppa Italia, che ha visto la partecipazione di ben 90 partecipanti. La cara è stata appannaggio del fortissimo local Paolo Marconi, mentre fra le ragazze ha dominato Susak Molinero, fortissima atleta spagnola, nonché fidanzata di Paolo.
magnificamente. Sicuramente, impegni permettendo, vale la pena ritornare l’anno prossimo per trascorrere un altro piacevole fine settimana in compagnia, oppure anche prima, magari quest’autunno alla prima bella mareggiata per assaggiare la consistenza delle sue proverbiali onde!
Quando Baratti lavora...
Outdoor Sports Festival ci ha offerto due fantastici giorni di sport a contatto con la natura, e come ho già detto è stata una piacevolissima sorpresa: una manifestazione organizzata in un posto fantastico e sicuramente ben pensata che riunisce sport all’apparenza molto diversi ma che si intersecano 35
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Quale tavola SUP? Testo: Ovidio Ferrari
Questa è la classica domanda che sorge spontanea nel momento in cui dall’aver provato la tavola di un amico o in una manifestazione, comincia a ronzarci per la testa il pensiero di avere il giocattolo a nostra disposizione come e quando vogliamo. La risposta a questa domanda non è semplice per diversi motivi: ormai l’offerta di materiale nuovo e usato è al limite dell’imbarazzante per varietà di marche, modelli e di misure, inoltre molto dipende anche dalle nostre caratteristiche fisiche, tecniche e dal tipo di utilizzo che vogliamo fare della nostra tavola.
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Quando la proposta è così ampia, non c’è che l’imbarazzo della scelta! - Photo: courtesy F.One 37
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Se volete divertirvi in acqua, scegliete una tavola che si adatti al vostro stile - Photo: RRD CONOSCI TE STESSO Questa frase è stata utilizzata da un filosofo greco migliaia di anni fa, eppure ancora oggi è valida in svariati campi, fra i quali quello della scelta della tavola giusta per fare SUP. Sapere esattamente chi siamo, qual è il nostro livello in acqua e cosa vogliamo fare con la nostra tavola, è la ricetta ideale per investire i nostri risparmi su un giocattolo che ci farà divertire e progredire, anziché farci tribolare e complicare le nostre uscite. Gli ingredienti di base che bisogna sempre tenere in considerazione sono: quanto peso, qual è il mio livello, cosa voglio fare con la tavola e dulcis in fundo, dove terrò la mia tavola SUP? QUANTO PESO? Questa domanda è fondamentale, perché il nostro peso una volta che ci saremo alzati in posizione eretta sulla nostra tavola, inciderà notevolmente sulla galleggiabilità e di conseguenza sulla facilità di utilizzo e di pagaiata. Ne consegue che per avere una buona galleggiabilità e una pagaiata sicura, la tavola debba avere un volume che ci permetta di galleggiare. Ovviamente il livello di abilità e di equilibrio incide molto sulla scelta, ma in linea di massima per chi si avvicina a questo sport una buona indicazione per non incorrere in errori che poi ci fanno raffreddare la passione è quello di prendere tavole che abbiano un volume pari almeno al doppio del nostro peso. Quindi se 38
peso 70 Kg meglio evitare di acquistare tavole All-round con volumi inferiori a 140 litri, e se peso 90 Kg, mai scendere sotto i 180 litri come primo acquisto. E comunque, nel dubbio, per imparare ed acquisire sicurezza è meglio avere qualche litro in più che qualche litro in meno! Poi, quando progredirete e sentirete che magari le dimensioni del vostro mezzo sono un ostacolo alle performance a cui state puntando, allora potrete mettervi alla ricerca di un altro mezzo. Il consiglio comunque è sempre quello di cercare sempre di provare una tavola analoga o simile all’oggetto dei vostri desideri, prima di procedere all’acquisto, perché a volte anche differenze che sembrano piccole possono portare a fare molti più tuffi di quanto avremmo mai sospettato! ALTRI FATTORI Altri fattori che incidono sulla stabilità di una tavola sono anche lunghezza e larghezza, l’outline (ovvero la forma della tavola) e lo shape dei bordi. Per quanti si approcciano per le prime volte a questo sport e per i rider di peso superiore agli 85-90 kg è consigliabile non scendere al di sotto di larghezze da 30’ per non esagerare con i tuffi quando la superficie dell’acqua comincia ad essere agitata. Per quanto riguarda la lunghezza, ricordate che una tavola più lunga permette di aver maggior stabilità e sicurezza quando ci si deve muovere un attimo per manovrare sulla tavola, mentre
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Una tavola da cruising è l’ideale se siete amanti delle lunghe uscite in acqua piatta - Photo: Courtesy Tabou
Una tavola All-Round vi permetterà di godervi una bella pagaiata in ogni condizione - Photo: Ben Thouard/BIC Sport 39
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Con una tavola larga e stabile potrete sbuzzarrire la vostra fantasia: dallo yoga alla pesca - Photo: Mandy L. McMurdo una tavola corta perderà più facilmente la stabilità non appena per qualsiasi motivo ci sposteremo rispetto alla posizione più centrale e stabile della tavola. In genere ai principianti si sconsiglia di non scendere al di sotto di lunghezze di 9’8-10’0 piedi per il leggeri e 10’5 per i rider pesanti. Per quanto riguarda l’outline della tavola, tenete presente che una tavola con prua e poppa affusolata sarà più instabile e ballerina di una tavola con una bella prua/poppa arrotondata o squadrata. Questo perché la superficie in più sulle estremità aiuta ad aumentare la stabilità contro il rollio laterale della tavola. Anche lo shape dei bordi influenza il comportamento in acqua della tavola, per cui in linea di massima si può dire che bordi più sottili sono più orientati al controllo e alla stablità, mentre bordi più spessi migliorano le doti di scorrevolezza, a discapito della stabilità. QUALE UTILIZZO Altra informazione fondamentale per la scelta della tavola giusta è avere idea di cosa si vuole fare con la tavola. In linea di massima a meno che uno non abbia altre esigenze specifiche, il consiglio valido un po’ per tutti è quello di orientarsi verso 40
tavole all-round, ovvero capaci di districarsi un po’ in tutte le situazioni. Queste tavole hanno una forma che ricorda quella di una tavola da surf longboard, ma con larghezza e volumi più generosi, che permettono di avere una buona stabilità, una pagaiata fluida, e permettono di potersi divertire un po’ in tutte le condizioni, sia quando l’acqua è completamente piatta sia in presenza di onde non troppo formate. Se uno invece pensa di utilizzare la tavola prevalentemente in condizioni di acqua piatta (per esempio se si abita su un lago) e preferisce una tavola con una buona scorrevolezza per fare lunghe passeggiate sull’acqua, allora può orientarsi su tavole “Cruising”, che hanno outline più affusolate unite a volume generoso e bordi più spessi, ideali per avere efficienze di pagaiata superiori. Ovviamente queste tavole diventano più difficili da gestire in presenza di onde o superficie dell’acqua non perfettamente piatta. QUALE COSTRUZIONE Altro fattore importante da valutare è quello della costruzione. In linea di massima una prima sommaria distinzione può essere fatta fra tavole gonfiabili (inflatable o soft) e tavole rigide (composite o hard) costruite in materiali compositi, appunto.
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Una tavola gonfiabile è sicuramente il miglior mezzo per divertirsi a giocare con gli amici - Photo: Spyki Shots
Una morbida copertura in EVA è l’ideale per muovere i primi passi su una tavola SUP - Photo: courtesy Tabou 41
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TAVOLE GONFIABILI Si tratta di tavole che fanno della facilità di trasporto e di stoccaggio il loro punto di forza. Si trasportano dentro a sacche poco più ingombranti di una sacca da kite, che sta comodamente in qualsiasi bagagliaio, si gonfiano con una pompa, si usano, si sgonfiano e si rimettono nel bagagliaio. Sul mercato ci sono tavole gonfiabili di tutti i tipi, per tutti i gusti e di tutti i prezzi. In linea di massima quelle che costano un po’ di più, spesso sono più performanti perché magari hanno qualche rinforzo in più che permette alla tavola di mantenere meglio una forma più efficiente dal punto di vista idrodinamico, mentre quelle più economiche saranno l’oggetto ideale per quanti non sono interessati alle performance, ma vogliono una tavola con cui passare un po’ di tempo in acqua, magari giocando con amici e parenti. TAVOLE RIGIDE A questa categoria di tavole appartengono i SUP costruiti in materiale composito, e quindi rigide. In realtà le tecnologie di costruzione e i materiali utilizzati possono essere i più vari, da quelli più leggeri e costosi (costruzione custom in sandwich e
fibra di carbonio) a quelle più economiche di serie costruite in stampo in fibra di vetro e impiallacciatura in legno che sono quasi a prova di bomba. Ovviamente come in tutte le cose la leggerezza fa rima con delicatezza e prezzo, per cui si consiglia di lasciare i modelli più leggeri e costosi ai fanatici della disciplina e della performance e di orientarsi su modelli con un buon rapporto qualità prezzo e resistenza agli impatti. Anche perché considerate che una tavola da SUP nell’arco della sua attività, di colpi e di pagaiate è destinata a riceverne parecchi! PROVA EMPIRICA Lo abbiamo già detto, ma giova ripeterlo, ovviamente la cosa migliore sarebbe quella di provare la tavola prima dell’acquisto, o se non proprio la stessa tavola, un modello analogo, per riuscire a capire se quella su cui stiamo pagaiando è proprio quella che fa al caso nostro. E comunque, e sempre, ricordate che l’obiettivo deve essere quello di andare in acqua il più spesso possibile e divertirsi!
Se il vostro livello è questo, non avete bsogno di consigli su quale tavola acquistare! - Photo: courtesy F.One 42
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TRIP
Nella Bocca del Toro Testo: S. Demercastel Rider: S. Demercastel Foto: Planet Blow Production
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C’è sempre una prima volta. E non è detto che sia sempre un successo, e non è C’è sempre unache prima volta. E non detto che siaoppure sempreche unvisuccesso, e non è detto per forza sia all’altezza delleè aspettative, apra realmente detto per forza che sia all’altezza delle aspettative, oppure che vi apra realmente le porte di un mondo che voi non avete fatto altro che desiderare. le porte di un mondo che voi non avetemolti fatto dei altro cheprecedenti desiderare.trip all’esploraSono spesso stato sfortunato durante miei Sono spesso stato sfortunato durante molti dei miei precedenti all’esplorazione dei Caraibi. Uragani, troppo reggae per il mio DNA Heavy trip metal e troppo zione dei Caraibi. Uragani, troppo reggae per il mio DNA Heavy metal troppo spesso nessuna reale possibilità di saziare la mia fame di onde. Così allaefine ho spesso nessuna reale possibilità di saziare la mia fame di onde. Così alla fine ho deciso di limitare i miei viaggi in Centro America al Guanacaste, sulla costa Pacideciso di limitare i miei viaggi in Centro America al Guanacaste, sulla costa Pacifica a nord del Costa Rica. fica a nord del Costa Rica. racconti sulle condizioni perfette di alcune isole ineTuttavia, a forza di sentire Tuttavia, a forza di sentire condizioni di alcune inesplorate, di uscite magiche inracconti paesaggi sulle da sogno proprioperfette nel periodo in cuiisole gli spot splorate, di uscite magiche in paesaggi da sogno proprio nel periodo in cui gli spot del Costa Rica lavorano di meno, ho cominciato a fantasticare sull’opportunità del Costa Rica lavorano ho cominciato a al fantasticare sull’opportunità di fare un “Coast to Coast”diemeno, dare un’ultima chance Mar dei Caraibi. Così non di fare un “Coast to Coast” e dare un’ultima chance al Mar dei Caraibi. Così non appena le previsioni meteo sono diventate incoraggianti mi sono deciso: “Si parte appena le previsioni meteo sono diventate incoraggianti mi sono deciso: “Si parte per l’arcipelago panamense di Bocas del Toro!” per l’arcipelago panamense di Bocas del Toro!”
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Mentre fai i tuoi calcoli sulla cartina geografica, le distanze fra Costa Rica e Panama sembrano ridicole, ma quando poi ti metti davvero per strada, è tuta un’altra storia! In teoria infatti il mio tragitto sulla carta sarebbe davvero semplice: partenza dal mio rifugio a Playa Negra, sulla costa pacifica del Costa Rica, attraversare il paese passando per San José, per raggiungere Limon e arrivare infine a Puerto Viejo da Carlos Guardia, un mio vecchio vicino di Playa Negra che si è trasferito laggiù per aprire un piccolo Resort in riva al Mar dei Caraibi. Carlos è un grande conoscitore di Bocas del Toro e mi ha prenotato il minibus che mi condurrà altre la frontiera Panamense. Così, dopo molta burocrazia e parecchie firme e timbri sui nostri passaporti ormai sdruciti per l’umidità infernale, finalmente un altro minibus (questa volta panamense) mi condurrà al molo dove il taxiboat ci aspetta per la traversata verso l’isola principale dell’arcipelago. In tutto il viaggio dura 24 ore, su strade battute da colonne di camion e autobus, e dove esercitare il dono della pazienza è indispensabile! Non male per un salto di pulce sul mappamondo! Al di là delle ore di viaggio, la distanza geografica è ridicola, ma il cambio di paesaggio è totale: Bocas del Toro appare 46
subito come un miscuglio di paesaggi e di culture, un po’ latine, decisamente creole, ma al tempo stesso vagamente polinesiane, forse per via della vista di queste case su palafitta tutte colorate, costruite in lagune dalle acque calme. Già dal primo approccio il posto mostra un grande potenziale sia per l’esplorazione sia per la fotografia. Le isole principali sono 9, le isolette sono 200 e i banchi di sabbia 52. Molte coste sono perfettamente esposte alle mareggiate del Mar dei Caraibi, mentre altre sono riparate e ideali per l’esplorazione in SUP. Maschera e Snorkel ovviamente sono obbligatori! I paesaggi del litorale e i fondali marini sono davvero spettacolari, con le foreste di mangrovie e i paesini di pescatori. Ogni spostamento è affidato al sistema dei “Taxiboat”, vera istituzione locale, un po’ sulla falsariga delle piroghe indonesiane che hanno saputo approfittare del boom del turismo legato al surf a Bali, per sviluppare un vero e proprio Business… Anche qui non c’è possibilità di scelta: se volete raggiungere uno spot per verificare come lavora, dovrete imparare a contrattare prezzi e tempi per il recupero, in modo da potervi godere la vostra uscita fino all’ora prevista, più o meno.
‌essere in un posto come questo e poter scegliere le onde che preferisco, visto che non c’è nessun altro sul picco, sembra un vero sogno!
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È importante avere sott’occhio la situazione meteo, perché per arrivare qua le onde non attraversano tutto l’Oceano, ma arrivano direttamente dal Mar dei Caraibi, quindi possono essere anche molto potenti, ma di breve durata. Le previsioni a lungo periodo ovviamente sono inaffidabili, quindi vi toccherà venire sul posto, e sapere che vi toccherà prendere qualche giorno di pioggia, che è il prezzo da pagare per poter godere di una vegetazione lussureggiante e come si sa: niente acqua… niente ortaggi… e qua è tutto molto verde!!! La prima uscita la metto a segno su un divertente beach break sovrastato da una foresta di palme, con la sua fantastica
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spiaggia di sabbia bianca. L’acqua è calda e in acqua ci sono solo io… cosa chiedere di più! Ogni uscita in più è l’occasione di scoprire il potenziale di queste isole e godere di panorami magici che assumono colorazioni e aspetti diversi ad ogni passaggio di un acquazzone tropicale. Ovviamente tutte le sere è importante consultare le previsioni meteo per tenere sotto stretta sorveglianza l’arrivo della nuova mareggiata! Nell’attesa ci sono parecchie cose con cui tenersi occupati! A me piace camminare per le strade, a piedi, con la macchina fotografica perennemente in mano, sempre pronta per
immortalare qualsiasi immagine mi colpisca. Mi piace fotografare la vita che scorre. E in questo posto la vita scorre pacifica e tranquilla, in attesa che magari il riscaldamento climatico provocato da una civiltà che vive e consuma la vita in maniera frenetica, costringa gli abitanti che adesso vivono sulle lagune, a cercare rifugio in luoghi interni più elevati. Ma questi possibili scenari sembrano appartenere solo a me, che provengo proprio dall’altra civiltà, perché la gente qui vive serena e ignara di tutto quello che succede lontano da qua. A Bocas del Toro, tutto sembra essere al suo posto e tutto sembra ancora perfetto, come alle origini. La laguna riflette le immagini delle grandi nuvole grigie che
si muovono nel cielo senza sosta, in netto contrasto con gli ultimi raggi del tramonto, che proiettano la loro luce sui colori sgargianti delle case sulle palafitte. L’atmosfera è surreale e tranquilla. La bellezza di questi luoghi è nello stesso tempo improbabile e riposante. È come se Venezia avesse incontrato Guadalupe! Come se le piroghe Tahitiane avessero deciso di trasferirsi in un paese latino, per carpirne i ritmi e gli odori. Qua tutto è davvero surreale, un mix inebriante di bellezza e contrasti. Dopo appena qualche giorno il ricordo del lungo viaggio sembra appartenere a un lontano passato. Ho preso il ritmo e trovato i
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Superiamo una punta rocciosa e ci troviamo di fronte a un’onda che si leva meravigliosa di fronte a una piccola falesia. Ăˆ bellissima‌
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miei riferimenti. Il camion che vende le migliori “empanadas” del mondo per pochi centesimi. La salsa piccante, ma che rende gustose la maggioranza delle pietanze locali. Il rituale dei balli a fine giornata per le strade, o in alternativa, l’ultima sessione di surf prima del tramonto… a condizione che le onde promesse dalle previsioni meteo si siano effettivamente manifestate! Questa volta la fortuna ci sorride: e il sole pare si sia dato appuntamento con le onde. Peccato che sul point break più bello dell’isola ci sia tutto il mondo! Un’orda di surfisti arrapati che si contendono il picco mi fa capire che devo andare a cercare le mie onde altrove… insomma, la vita dello Stand Up Paddler non è poi così semplice! Se avessi avuto la mia tavola da surf sarei potuto andare abbastanza tranquillamente ad approfittare di quelle fantastiche sinistre, ma col SUP è fuori discussione che non sarei proprio il benvenuto! Niente paura, in realtà basta domandare al pilota di uno dei tanti battelli di portarvi a vedere cosa c’è un po’ più il là. Accettare di dover rinunciare alla migliore onda del posto, può portarvi a fare scoperte sorprendenti: esplorando la costa, scopriamo che ovunque andiamo lo scenario è sempre lo stesso, meraviglioso e con onde da urlo! Per fortuna la luce è ancora buona, per cui ci mettiamo subito in
azione per cercare di sfruttare al meglio il momento. Superiamo una punta rocciosa e ci troviamo di fronte a un’onda che si leva meravigliosa di fronte a una piccola falesia. È bellissima, ma non c’è nessuno a surfarla, così mi assale il terribile dubbio che possa esserci qualche grossa roccia semi affiorante o una qualche brutta sorpresa del genere. Provo un primo timido approccio. L’onda non è così semplice da gestire come sembrava a prima vista, soprattutto in back-side. Ma sono l’unico in acqua, non sembra ci siano pericoli, quindi è proprio qui che metterò a segno la mia prima vera uscita SUP del trip. Ho qualche difficoltà a capire come funzionano le serie di barre che arrivano sullo spot, ma dopo qualche frullata nelle schiume comincio a prendere il timing giusto. Il paesaggio è magico, e lo spot con le sue barre sembra una piscina con le onde artificiali. Sembra un sogno di essere in un posto come questo e di poter scegliere le onde che preferisco, visto che non c’è nessun altro assieme a me sul picco!!! Giuro che è la prima volta che mi trovo in una situazione del genere! Tutto sommato non riesco a passare in acqua tutto che avrei voluto, ma prendo un numero di onde pazzesco! E nonostante la fatica della mia prima uscita in SUP, mi rimane ancora un po’ di energia per andare a testare il primo super spot con la tavola da surf! 51
Nemmeno due giorni di mareggiata, e già arriva il momento di rientrare, con una nuova destinazione spuntata sul mio taccuino di viaggio. Una destinazione così esotica, eppure così vicina a casa! Un po’ di tristezza al momento di rimettere le tavole dentro alle sacche, un po’ di sudore al momento di trasportarle a mano nel chilometro di terra di nessuno fra i due check point della frontiera fra Panama e Costa Rica. Il sole volge ormai al tramonto, i piccoli affari di frontiera provano a scucirmi gli ultimi dollari del viaggio con la scusa di fornirmi servizi fasulli tipo trasportare le mie sacche per gli ultimi 5 metri di distanza. Il gioco è questo. È pittoresco, è colorato, è l’America Latina!
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Un posto che amo, e che ormai chiamo casa. Amici che vanno e che vengono, grandi progetti che si fanno e che mai si realizzano, persone che parlano bene davanti a te e che parlano male di te non appena gli volti le spalle… tutto è un po’ portato verso la follia. Un cocktail pazzesco di cose bellissime e di cose meno belle! Una natura esuberante, animali selvatici, surfisti, gringo, hipster… un meraviglioso casino, alla fine del quale tutti quanti riescono a trovare il loro posto. Per quanto mi riguarda, la cosa che mi rende più felice è che non ho fatto un viaggio a vuoto.
Ăˆ stata una prima volta. E la prima volta non si dimentica mai!
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BRICOLAGE
Ripara la pinna FCS Testo e foto: Smink
A prima vista potrebbe sembrare un normalissimo set di pinne FCS... invece... Ecco qualche indicazione su come riparare una pinnetta del SUP, o anche del surf da onda, dato che l’attacco FCS è quello che va ancora per la maggiore in questo campo. In questo caso si tratta di una pinnetta laterale di un set thurster che dotava il SUP di un conoscente. Avvertenza uno: per fare queste tipo di riparazione ci vuole un minimo di manualità, un minimo di voglia di imparare qualcosa di utile (cosa che manca a molti...) e soprattutto un minino di dotazione di utensili da lavoro (sto parlando di cacciaviti, trapano, morsa e cose del genere) e per finire di un minimo di conoscenza delle resine. Avvertenza due: la riparazione vale la pena se si tratta di una pinna in fibra in quanto un set thruster di questo tipo, se le dovete ricomprare, costa dai 70 euro a salire. Anche se in effetti non è che un set thruster di FCS Fin M7 in materiale tradizionale (plasticone?!) costi poi tanto meno: si parla di 40/50 euro (e se lo sapevo con il piffero che regalavo pinne a destra a manca ai miei amici apprendisti suppisti... vero Giuseppe e Giovanni?!). In ogni caso anche la riparazione di quel materiale è possibile (già fatto... ah, ah, ah!), ma un pelo più complicata e sicuramente meno duratura. 54
Con una pinna in fibra la riparazione, a patto di sapersi destreggiare con le resine, è più facile di quanto non si pensi. La rottura più frequente su questo tipo di pinna è da impatto sulle rocce, e il più delle volte a partire è la cosa più delicata e cioè proprio gli inserti del sistema FCS che permettono di inserire la pinna nella scassa. Partiti quelli... finito di surfare! Per prima cosa dotatevi di una pinna simile per vedere come sono fatti i due inserti che avete decapitato. Secondo cosa, che faccio solo io per questo articolo, scartavetrate via dalla pinna il logo della nota ditta che dota i suoi sup di queste pinne... non hanno bisogno di altra pubblicità aggratis. Fatto ciò passiamo alla riparazione vera e propria... con una carteggiatrice o nel mio caso una mola, pareggiamo il bordo della pinna che avrà sicuramente qualche residuo di vetroresina spezzata. Si può fare anche mano, con un po’ di cartavetro e un tasellino di legno che vi permetta di pareggiare la parte carteggiata (vedi foto che ci arrivi, prima che con tante parole... ah, ah, ah!). Fatto ciò, si presume che almeno un trapano in casa ci sia, se non lo avete tornate all’avvertenza 1 e lasciate perdere! Si mette la pinna nella morsa, stringendo con delicatezza e si praticano due fori con la punta da 4 proprio al centro di dovrebbe stare il “cubicolo” dell’attacco FCS...
BRICOLAGE
Cercate una pinna simile da usare come modello e pulite con carta vetrata la pinna malandata.
Pareggiate il bordo della pinna dai residui di vetroresina spezzata.
Mettete la pinna nella morsa, fate due fori con la punta da 4 e avvitate due viti nei fori che avrete praticato.
Sovrapponete la pinna in convalescenza con una del tutto sana per verificare che il lavoro sia ottimale. 55
BRICOLAGE
... dotatevi di una pinna simile per vedere come sono fatti i due inserti che avete decapitato... Fatto ciò avvitate nei fori praticati due viti o meglio ancora due viti ad occhiello che sono quello che ci vuole per rendere solido il lavoro che andremo a fare. Le viti devono essere avvitate quel tanto che siano ben fisse e che la testa non fuoriesca dall’inserto FCS che andremo a costruire: per capire se avete fatto un lavoro ad opera d’arte... Sovrapponete come nella foto la pinna in convalescenza con una del tutto sana! Fatto ciò, vorrei proprio vedere come molti di voi, andrebbero avanti ora... ah, ah, ah mi viene in mente il “propietario” della pinna al proposito. Bisogna costruirsi uno stampino per gli inserti FCS... e questo si realizza utilizzando la pinna sana, un po’ di pongo o di gesso in polvere. La prima soluzione è più facile da realizzare, la seconda più precisa. Mmmmmh... considerando la vostra manualità... andiamo di DAS, che è meglio! DAS o creta uno vale l’altro... avete mai giocato col DAS da piccoli?! Ebbene lo vendono ancora nelle cartolerie! Si tratta di una pasta per modellare che costa poco e che si lascia modellare con facilità. Ha un unico neo quello di screpolarsi facilmente in fase di essicazione, ma per il lovoretto che dobbiamo fare noi, questo non ci interessa più di tanto. 56
Ora ci serve una scatoletta... la cosa più semplice, almeno per me, che sto dietro a questo giornale dalla notte dei tempi quando le foto in digitale erano un miraggio, è reperire una custodia delle care vecchie diapositive: ce ne sono di due tipi, una più larga ed una più stretta! La custodia più stretta è l’ideale per il nostro lavoro: non è facile da trovare, ma se chiedete ai vostri genitori sicuramente da qualche vecchio cassetto dei ricordi salterà fuori. Vi faranno giurare di renderla intera, ma con il DAS o la “massa per modellare” che vendono ad esempio da Brico non dovreste rovinarla più di tanto, cosa che invece con lo stampo di gesso potrebbe anche accadere. La custodia più stretta ha dei divisori interni... bene basta riempirne fino all’orlo un paio col DAS o la creta ed il gioco è fatto. Ora pressate la pinna come nella foto, avendo l’avvertenza di tenerla il più verticale possibile. Gli inserti interni della custodia permettono, uno di appoggiare la base della pinna, due al DAS, creta o pasta per modellare che sia, di non espandersi troppo e di mantenere lo stampo abbastanza preciso. Meglio che la pinna ci balli un pochino che faccia fatica ad entrarci... tanto poi carteggieremo in fase di rifinitura la parte la resina in eccesso. Bene... se non ve ne siete accorti lo stampo è bello che pronto.
BRICOLAGE
Cercate una scatola da utilizzare come stampo per la base e verificate che sia delle dimensioni giuste.
Prendete un panetto di DAS o pasta da modellare e riempite la scatola per fare lo stampo.
Utilizzate la pinna di riferimento e tenendola bene verticale spingetela a fondo nel DAS per creare lo stampo.
Togliete con un cuter la parte in eccesso e versate nello stampo la resina che avete preparato. 57
BRICOLAGE
Prima di affogare le viti nella resina, fate delle prove a secco per trovare la centratura ottimale e lasciare un segno di riferimento sullo stampo.
Ora ci vuole la resina e le microsfere. Di resine ne esistono diversi tipi, ma semplifichiamo con le resine poliuretaniche e resine eposidiche. Le prime costano poco, si lavorano più facilmente (tollerano meglio gli errori di dosaggio del catalizzatore), ma rimangono più rigide e soggette a rottura, le seconde, più elastiche e resistenti, sono la soluzione ottimale per le riparazioni, ma costano un botto e dovete essere precisi nella miscelazione... se no rischiate che non indurisca mai! Per un lavoretto di questo genere va più che bene la resina poliuretanica bicomponente utilizzata per la produzione di stampi rigidi... con meno di 20 euro comprate sia mezzo chilo di resina che le microsfere, anche chiamate “polvere da antisdrucciolo”. Tra l’altro terminato questo lavoro, ve ne rimmarrà così tanta che potrete fare almeno altri dieci lavori di piccolo bricolage o riparazione, vista la frequenza con cui andate a rocce... Ah, ah, ah! Per “giocare” con la resina è necessaria una buona maschera di protezione delle vie aere... non costa poco, ma potrebbe essere un investimento per il futuro. Oppure ne prendete una monouso con un minino di filtro e almeno lavorate all’aria aperta, visto che la quantità di resina 58
utilizzata in questo caso è veramente minima. Una volta versata la resina nei due stampini che abbiamo preparato, basta prendere la nostra piccola pinna malata, con già le viti inserire e posizionarla nel modo più verticale possibile all’interno dello stampo. Per aiutarvi a tenere dritta la pinna potete anche appoggiarla al muro come nella foto... È importante trovare un posto “sicuro” dove non passi nessuno a darci dei colpi. Ora siamo alla fine... se avete usato la resina poliuretanica... con il caldo che fa in questo momento, dopo mezz’ora sarà già bella che catalizzata... per andare sul sicuro lasciatela riposare fino al mattino dopo, cosa che è invece basilare se avete usato la resina eposidica che di solito impiega 24 ore per essere ben catalizzata e pronta ad essere eventualmente lavorata. A questo punto non vi resta che estrarre dal contenitore delle diapositive la vostra pinna riparata. Prendete un po’ di carta abrasiva di grana medio/piccola (100/120) togliete la resina in eccesso e provate ad inserire al pinna nel suo alloggiamento sulla tavola... se fa fatica ad entrare carteggiate ancora, avendo l’accortezza di usare la mano leggera. Una volta che al pinna entra nella sua scassetta FCS senza fatica... il gioco è fatto... fino al prossimo pellegrinaggio a rocce!
BRICOLAGE
Posizionate la pinna nello stampo nel modo piĂš verticale possibile e pareggiate eventuale resina in eccesso.
Quando catalizza la resina, estraete la pinna dal contenitore e rimuovete la pasta da modello.
Togliete la resina in eccesso con la casrta abrasiva. Mascherate la pinna con carta adesiva per non rovinarla.
Provate a inserire la pinna nella scassa e perfezionate la carteggiatura fino a quando il risultato non sarĂ OK. 59
TEST SESSIONS
Smink assaggia la consistenza delle onde...
SUP NEWS TEST 2016 Due parole del vostro Smink sui SUP test di questo nuovo giornaletto che arriva sul panorama editoriale italiano. SUP NEWS nasce dall’esperienza e dalla passione per la tavola con la pagaia della redazione di Wind News, il “fratello” grande dedicato ai windsurfisti che mando avanti bene o male ormai da quasi trent’anni. I test dei SUP pubblicati negli anni passati all’interno di Wind News sono nati quasi per gioco quando il SUP è diventato il passatempo di buona parte della nostra redazione. Chi perché in surf da onda non ci ha mai preso nulla (vedi Max), chi perché ha ormai una schiena che mal si coniuga con le short board (vedi il sottoscritto), chi perché pur di andare in acqua uscirebbe con qualunque cosa (vedi Daniele), chi perché segue le “mode” (vedi Flemma)... le ragioni per cui il test team che si occupa da anni delle prove del windsurf, ha cominciato a masticare anche un po’ di SUP test sono le più svariate, ma lo spirito con cui ci buttiamo in acqua per goderci qualche sana uscita in SUP con la scusa di provare qualche nuova tavola è sempre quello che nel corso degli anni ci ha portato ad affinare una buona sensibilità per quanto riguarda l’attrezzatura da windsurf. Il livello non sarà quello di rider da Coppa del Mondo, ma di gente che in acqua sulla tavola ha passato e continua a passare parecchie ore, e che quindi può dare qualche buona indicazione a chi pratica il SUP per le più svariate ragioni proprio come noi e vuole farsi qualche idea su quale potrebbe essere il giocattolo giusto per le sue prossime uscite. Tutto questo premesso... come sempre, continuate a prendere tutto con il benefico dell’inventario! 60
TEST SESSIONS
rider e test smink - photo © Andrea Levratto
Size: 7’11”x31”x4” - Volume: 129 l Fins: Quad Set RRD Future J7/J5 Costruzione: CLASSIC (Glass sandwich) Prezzo: 1.907 €
RRD COTAN WIDE CLASSIC 7’11” Questo 7’11”Wide è con i suoi 129 litri di volume il modello più grande della nuova famiglia di SUP RRD C.O.T.A.N. Linea che conta quattro modelli PRO (6’11” x 27”, 7’6” x 28”, 7’11” x 29” e 7’11” Wide x 31”) più leggeri (costruzione LTD con abbondanza di vectra carbon) e due soli modelli nella robusta costruzione Classic (7’11” x 29” e 7’11” Wide x 31”). Tutte le tavole della linea sono dotate di 5 scasse slot box, ma la fornitura di serie prevede solo un quad set. Tenuto conto che per i PRO bisogna accendere un mutuo e che la costruzione Classic di ha “offerto” una tavola più leggera di quanto dichiarato (9,1 kg)... siamo andati di buon grado sul COTAN 7’11” Wide CLASSIC. Premetto che la tavola più usata dal nostro team per surfare e spesso usata come termine di paragone è un leggerissimo, ma ormai un po’ datato NSP Coco 9’2”, che resta sempre una delle tavole più divertenti per surfare le onde grosse che ci sia capitato di provare... Detto ciò cominciamo con il dire che questo Cotan 7’11 Wide va molto meglio del Coco! I 3/4 litri in più di volume (129 a 126), ma soprattutto la larghezza (31” contro 29”) rendono questa tavola molto più stabile in fase di risalita e quando si aspettano le onde, cosa molto importante per gli aspiranti “sup waver”
sopra i 75 kg, non appena il piano d’acqua non è liscio come il vetro. Il bello è che questa stabilità in più del COTAN è quasi rassicurante, una volta trovato il giusto assetto su una tavola che comunque resta relativamente corta, e la tavola resta comunque molto libera e reattiva in surfata. Tanto reattiva che posso dire di non aver mai surfato così veloce in front side con il SUP... quando di solito la surfata con SUP di queste dimensioni rispetto al surf da onda con le short board, è molto più lenta e macchinosa. Con il COTAN invece se si spinge un po’ con i piedi, la tavola accelera prontamente. Il COTAN ha dimostrato di essere divertente e tutto sommato molto “user friendly”, perdonando placidamente gli errori di assetto e di posizione dei piedi (vedi foto) e lasciandosi condurre giù dalle onde fluida e reattiva. Perfettamente a suo agio con le onde lisce, il Cotan si difende bene anche giù da onde molto più spesse e ripide, e nonostante le nostre preoccupazioni per la lunghezza ridotta, tutto sommato, con un po’ di “mestiere”, anche partire giù da dei veri e propri muri, non è poi così complicato. Insomma, magari sarà anche brutto e sgraziato ad una prima occhiata, quanto divertente e reattivo in acqua. 61
TEST SESSIONS rider daniele gentiluomo - test e photo smink
Size: 9’4” x 31” x 4 1/4”- Volume: 166 l Fins: box FCS - 2 x RRD G-5 Side Future + 1 x RRD 8’0” Hi Perf Fin Polyester U” Costruzione: CLASSIC (Glass sandwich) Prezzo: 1.999 €
RRD MORPHO CLASSIC 9’4” La linea Morpho completa la gamma dei sup wave di RRD composta dai Cotan (compact wave pro), dagli i-WavePro V2 (pro wave) e appunto dai Morpho che intepretano la parte degli all round wave. Tre gi shape disponibili (9’0”, 9’4” e 9’6”) nelle due tecnologie di costruzione Wood e Classic. Per il nostro test abbiamo scelto il rassicurante volume del 9’4” Classic: i suoi 166 litri permettono infatti a chiunque di ballare la rumba su questa tavola! Diciamo che il Morpho 9’4” è il giusto compromesso se si vuole coniugare surf con un discreto potenziale di cruisng. L’assetto di serie thruster permette di dotare il Morpho di una pinna più lunga e larga che meglio si addatta ai lungi bordi, grazie alla scassa us box centrale. Ma dato che stiamo parlando di un sup wave all roud, occupiamoci del Morpho alla prova... onda! Se siete di peso medio e già “masticate” onde da qualche tempo... troverete il Morpho 9’4” Classic fin troppo grande... Anche se dotato di un moderno outline “cotan”, questo sup è così stabile che, a meno di non avere un peso parecchio importante, il “piccolo” Morpho 9’0” basterebbe per tutti i surfisti sotto gli 80 chili che vogliono cominciare a dedicarsi alle onde. Certo è che il 9’4” con il suo shape “generoso” sia 62
in fatto di volume che di larghezza rende tutto più facile a chiunque si avvicini al mondo del SUP con le onde. La stabilità anche in presenza di un piano d’acqua anche parecchio incasinato, rende l’approccio alle onde semplice e alla portata di tutti. Il fatto che la tavola si lasci guidare con una facilità esemplare anche non posizionando i piedi molto arretrati come invece bisogna fare con tavole più “tecniche” della categoria, permette a chiunque di apprendere il primi rudimenti sulle onde in metà del tempo che se aveste sotto i piedi una tavola più tirata! Anche quando le onde cominciano a diventare belle spesse, la facilità e la duttilità di questa tavola, riescono a dissipare tutti i timori relativamente alla mole della tavola: il Morpho non accelera e non è reattivo come il Cotan 7’11 in surfata, ma se amate le curve armoniose e uno stile più vicino al longboard, vi troverete a vostro agio anche con onde tendenti al... grosso! D’altra parte ci troviamo al cospetto di un sup che con i suo 166 litri di volume e i 32” di larghezza è indicata per surfare onde medio piccole, dove la tavola lavora molto bene in quasi tutti i casi, senza apparente difficoltà.
TEST SESSIONS rider daniele gentiluomo - test e photo smink
Size: 9’2”x 31” (280 x80 cm) Volume: 145 l Fins: Thruster + Quad FCS Dolphin 8” US-Box + FCS M5 Costruzione: Ace-Tech Prezzo: 999 €
BIC 9’2 ACE-TEC Performer Red Il 9’2” Performer Red prodotto da Bic Sport ed indirizzato ai rider di peso medio/leggero, si presenta con un bel look grazie all’effetto brillante e la finitura bicolore. Belli anche i pad diamond groove, discrete le pinne FCS, ben fatta l’impugnatura della maniglia di traporto. Se ci fosse anche l’inserto per il piede d’albero per un utilizzo windsurfistico, a livello dotazione di serie, sarebbe il top in un ottica versatilità! La linea ACE-TEC Performer Red (proposta per tutti e tre i modelli 10’6, 11’6 e 9’2” a 999 Euro) realizzata con la collaudata costruzione ACE-TEC, tecnologia di punta di BIC SPORT (costruzione tipica con i “gusci esterni” in ASA termoformato adottata da sempre da Bic Sport per le tavole da windsurf e per le tavole da surf da onda più evolute della sua gamma), coniuga durata e leggerezza ed offre tre tavole con un peso tutto sommato contenuto. Il 9’2” che abbiamo provato deriva dai modelli Performer 10’6 e 11’6, incentrati sull’accessibilità al surf, ma con un occhio anche a poter fare un minimo di cruising. Questa caratteristica è naturalmente più evidente sui “fratelli” dotati di maggiore volume, mentre nel caso di questo 9’2” vale se alla guida ci sono riders leggeri sotto i 70 kg, che potranno fare anche un po’ di cruising visto che questo SUP mantiene la direzione con facilità ed il cambio di direzione è altrettanto semplice
per divertirsi sulle onde medio/piccole, con l’assetto a tre pinne che consente di realizzare curve molto strette. Infatti questo SUP in surfata si rivela abbastanza tecnico, se alla guida ci sono rider pesanti: infatti, nonostante i 145 litri di volume siano molto rassicuranti in fase di risalita. Al momento di scendere le onde, la conduzione deve essere molto attiva. Con un surfista pesante il 9’2” Performer in surfata tende a rallentare un po’, soprattutto in condizioni di onda veramente piccola, e bisogna saper “guidare” in maniera accorta con il piede dietro per accelerare e rendere più radicale il suo comportamento. In condizioni di onda media invece la tavola parte facilmente e la lunghezza contribuisce a non ingavonarsi mai, neanche giù dalle onde più ripide: è però chiaro che per farlo surfare al massino delle sue possibilità, richiede la presenza di un rider già esperto, che sfrutti l’assetto a tre pinne per realizzare curve via via più strette ed incisive. In conclusione, si tratta di un prodotto molto interessante per rider leggeri alla ricerca di un SUP wave che con permetta un minino di duttilità anche nel crusing... La linea dei Performer, viene proposta anche nella versone Red e Wahine allo stesso prezzo e nella versione base più economica (bianca) all’appetibile prezzo di 899 Euro. 63
TEST SESSIONS rider daniele gentiluomo - test e photo smink
Size: 9’0’’ x 31.5’’ (274 X 80 cm) Volume: 148 l Fins: Thruster + 7” US-Box + Future F3 Costruzione: Bamboo Deck Prezzo: 1.499 €
F-ONE Manawa 9’0” La costruzione denominata Bamboo Deck (pane in eps foam, fiber glass e appunto bamboo) offre una tavola molto curata con un look gradevole ed un peso tutto sommato abbastanza contenuto ed in linea con i prodotti della premiata concorrenza. Siamo infatti al cospetto di sup wave dalle dimensioni abbastanza generose che permettono di poterlo utilizzare anche per fare quel minino di cruising che non guasta. Anche in acqua piatta, l’asetto thruster, con tre pinne di buona fattura, garantisce una discreta direzionalità pure quando si va a zonzo... In surfata con onde medio/piccole le sensazioni sono... di puro divertimento! Questa tavole è la più piccola della linea Manawa, che conta pure un 9’6”, 10’ e 10’6”, e fa della duttilità e della facilità d’uso i suoi punti di forza. Faciltà d’uso, naturalmente se si mastica già un minimo di SUP da onda perché questo 9’0”, grazie alla larghezza generosa, parte agevolmente e si lascia guidare quasi come una tavoletta... ma i surfisti sopra i 75 kg dovranno stare belli “svegli” per condurlo in presenza di chop. Se il piano d’acqua non è particolarmente incasinato, rimane comunque relativamente stabile e permette di mettersi in posizione per partire senza dover fare troppi giochi di equilibrio anche se si è discretamente... pesanti! 64
Scendendo le onde, il Manawa è molto intuitivo nella risposta alla pressione di piedi e lascia favorevolmente impressionati per la prontezza e la rapidità di esecuzione delle manovre, specie tenendo conto che è una tavola con una larghezza “importante”. Provata anche in condizioni di onda bella spessa, il Manawa 9’0” ha confermato le sue ottime doti, lasciandosi guidare bene con i piedi e, tutto sommato, surfando sempre bello fluido... Davvero un bel prodottino, adatto a surfisti che vogliono una tavola unica per surfare e fare un minimo di cruising...
Per evitare brutte sorprese, una pratica chiave per avvitare le viti delle pinne è alloggiata nella maniglia in corrispondenza della valvola
TEST SESSIONS rider silvia berretta - test e photo smink
Size: 10’0’’ x 32’’ Volume: 260 l Fins: 2 flexible front fins + 1 rigid Delivered with: travel bag, Pump, Repair kit Costruzione: Inflatable Prezzo: 999 €
F-ONE Matira 10’0” All Round LW La marca francese F-One ha in catalogo 2016 ben 12 modelli di SUP gonfiabili di prim’ordine, costruiti secondo i migliori canoni del genere... la linea principale degli infatable SUP è la Matira, disponibile in due versioni: la LW (Light Weight Series che conta quattro modelli: 8’5”, 9’0”, 10’0” e 10’6”) e la S2 (Super Stiff che conta di 5 modelli rinforzati “replica” degli LW 8’5”, 9’0”, 10’0” più due race gonfiabili 12’6” e 14’0”). In questa occasione abbiamo voluto provare un esponente “all round” dei Matira, il 10’0”, largo 32” e spesso 5”, arrivato in redazione in un comodo zaino a spalla, che contiene oltre al sup arrotolato, la sua pratica pompa (dotata di manometro), le pinne e un kit di riparazione. Una volta gonfiato, il Matira presenta 2/3 della coperta ricoperta da un comodo pad, una versatile rete elastica a prua, la maniglia per il trasporto e una configurazione tri-fin (pinne incluse), con la pinna centrale dotata di vite avvitabile a mano e pinne laterali soft fisse. Tutto molto pratico, visto che non serve nemmeno un cacciavite per essere pronti per andare in acqua... se nello zaino ci fosse anche una pagaia in tre pezzi in dotazione sarebbe il top della versatilità. Come tutti gli infatable SUP anche il Matira deve essere gonfiato almeno fino a 1,2 bars per renderlo bello rigido e per fare in modo che il suo comportamento in acqua sia simile a quello
di un sup “hard”. Anzi meglio ricordarsi sempre di “abbondare” nelle pompate e renderlo rigidissimo per non rischiare di ritrovarsi con un SUP morbido che si piega come una... ciabatta! In acqua il Matira 10’0” si rivela subito facile, anche se un po’ meno stabile meno stabile di quanto farebbero pensare i ben 260 litri di volume dichiarati. Inoltre é persino più leggero di un SUP normale della stessa stazza (visto che una volta gonfiato ferma l’ago della bilnacia a 8,9 kg contro i 9,4 dichiarati). Questa caratteristica ha anche un lato positivo: se si usa il Matira per provare a surfare qualche ondina... grazie al peso ridotto, all’assetto tri fin e proprio al volume che non si fa troppo sentire, questa tavola si rivela quasi reattiva come un SUP normale e assai reattivo agli input dei piedi, permette di essere utilizzato pienamente per il cruising, ma anche di surfare onde di piccole dimensioni senza problemi.
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SUP Yoga Testo: Johnny Chakra Foto: Mandy L McMurdo/BIC
Forse non vedremo mai un corso di SUP Yoga sulle pagine di SUP NEWS (mai dire mai), ma è un dato di fatto che la pratica dello yoga e del fitness sulla tavola da SUP si sta diffondendo sempre più. Prova ne sia il fatto che ormai quasi tutte le aziende hanno almeno una linea di tavole dedicata a questa pratica ed alcune addirittura isole galleggianti gonfiabili per ancorare più tavole contemporaneamente. Lo yoga sulla tavola da SUP oltre a dare benefici al corpo e allo spirito, può sicuramente essere molto bello anche da vedere. Ci permettiamo però di consigliare agli istruttori di evitare di ancorare i propri allievi a pochi passi dalla battigia.
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Prima di tutto perché un minimo di riscaldamento aerobico pagaiando fa sempre sicuramente bene. E in secondo luogo perché la bellezza del nostro sport è che con poche pagaiate ci si può allontanare dalla spiaggia e dal caos dei nostri traffici quotidiani, per cui una volta trovata una boa di segnalazione alla giusta distanza da rumori e distrazioni, diventa ancora più facile raggiungere il massimo del beneficio fisico e mentale, cullati dal mare e dall’atavico richiamo ad andare ad esplorare. Do you like SUP Yoga?
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