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DE L’EU IC R
MEDIOEVO DOSSIER
EDIO VO M E
VIAGGIO NEI
CASTELLI D’EUROPA
Dalle torri normanne ai bastioni rinascimentali ● Lungo il Reno e la Loira ● Fortezze moresche e castelli crociati ● Le residenze dei Visconti e degli Sforza ● Nei luoghi della leggenda: sulle tracce di Robin Hood, Macbeth, Frankenstein e Dracula… ●
N°24 Gennaio 2018 Rivista Bimestrale
€ 7,90
VIAGGIO NEI CASTELLI D’EUROPA
IN EDICOLA IL 19 DICEMBRE 2017 My Way Media Srl - Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1, c.1, LO/MI.
Dossier
VIAGGIO NEI
CASTELLI D’EUROPA a cura di Francesco
PRESENTAZIONE 6 Il simbolo di un’epoca GERMANIA, AUSTRIA E SVIZZERA 12 Nel cuore dell’Europa 14 Wartburg Fra gare poetiche e finti rapimenti 18 Salisburgo Missione impossibile 22 Burg Eltz, Coburgo, Burghausen, Rheinfels, Hochosterwitz, Chillon 24 I castelli del Reno REGNO UNITO E IRLANDA 28 Quell’antica impronta normanna 30 Londra Un possente nido di corvi 34 Edimburgo Non c’è pace sulla collina 38 Dover, Bodiam, Leeds, Warwick, Dunluce, Beaumaris 42 Nei luoghi della leggenda FRANCIA 44 Echi di grandi guerre 46 Angers Una magnifica Apocalisse
Colotta
50 Carcassonne Meraviglia dei Pirenei
90 Conti di Fiandra Echi di Terra Santa
54 Chinon, Vincennes, Fougères, Tarascona, Langeais, Quéribus
94 Beersel, Muiderslot, Écaussinnes Lalaing, Vêves, Vianden
58 I castelli della Loira ITALIA 60 Tra imperi e signorie 63 Avio La sentinella bianca 66 Erice Amore e guerra
SCANDINAVIA E PAESI BALTICI 98 I bastioni di ghiaccio 100 Kalmar L’Unione fa lo Stato 102 Bohus, Spøttrup, Olavinlinna, Kuressaare
70 San Leo, Castel del Monte, Sirmione, Maschio Angioino, Castel Sant’Angelo, Gradara
EUROPA ORIENTALE 106 Ai confini delle steppe
74 Il sigillo dei Visconti e degli Sforza
112 Praga, Malbork, Visegrád, Ivangorod,
PENISOLA IBERICA 76 Nel segno dei Mori
PENISOLA BALCANICA E GRECIA 114 Un muro contro gli Ottomani
78 Aljafería Simbolo di convivenza 82 Ponferrada, San Giorgio, Alcázar di Segovia, Coca, Bellver, Peñafiel 86 Castelli moreschi BENELUX 88 Storie di un triangolo conteso
108 Bran Dracula (forse) è stato qui
116 Smederevo La perla del Danubio 120 Camerlengo-Trogir, Celje, Kruja, Rodi 122 Le fortezze della Serenissima 124 I castelli dei crociati
Il simbolo di un’epoca di Francesco Colotta
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ullo sfondo di molti paesaggi europei si staglia un profilo di pietra: il castello è ovunque, arroccato su montagne e dorsi di colline, affacciato sulle acque dei fiumi e dei mari, nascosto nei centri cittadini oppure isolato nelle periferie. Disseminata lungo migliaia di chilometri, la sua presenza accomuna tradizioni, culture e religioni e compone i tratti di un itinerario affascinante, che, dall’estremo Nord scandinavo, si estende fino alle coste del Mediterraneo, ai Balcani e alle sconfinate terre dell’antica Russia. «Metonimia del Medioevo» – per citare la fortunata definizione dello storico Aldo Settia –, il castello rivestí un ruolo da protagonista nei secoli dell’età di Mezzo, ma prosperò anche nelle epoche successive. Baluardo difensivo, residenza nobiliare, sede di governo e anche carcere, fu spesso il palcoscenico di grandi eventi storici. Le torri e i suoi bastioni evocano capitoli salienti della biografia delle nazioni europee, narrando di scontri e integrazioni tra popoli; ma testimoniano, soprattutto, l’evoluzione di forme architettoniche complesse, elette in 6
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numerosi casi al rango di patrimoni dell’umanità. Gli storici dell’architettura – almeno in Italia – le hanno scoperte solo in tempi recenti, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento: dobbiamo infatti a studiosi come Diego Sant’Ambrogio, Alfredo d’Andrade e Luca Beltrami le prime monografie sulla materia.
Contro il barbaro invasore
Le origini del castello affondano le radici nel periodo tardo-antico, nella fase di piena decadenza dell’impero romano d’Occidente: accanto agli apparati difensivi dei castra, nei territori ancora sotto il controllo di Roma, sorgevano anche imponenti architetture murarie. Nel 406 d.C., tuttavia, le fortificazioni presenti in Gallia non riuscirono a frenare l’onda d’urto di Vandali, Alani e Suebi in procinto di attraversare il Reno, evento che sancí l’inizio dell’era delle invasioni barbariche. Le prime vere tipologie di castello presero forma nel Medioevo, in contesti caratterizzati da una consolidata stabilità politica e dalla presenza di articolati
La Clifford’s Tower, presso York (Inghilterra). Si tratta della piú ampia porzione superstite del locale castello, che fu a lungo il centro di governo del Settentrione inglese. La costruzione oggi visibile risale al XIII sec. ed è un esempio delle cosiddette motte-and-bailey diffuse in area anglosassone (vedi disegno ricostruttivo a p. 9)
rapporti gerarchici. Nel IX e X secolo, i sovrani carolingi, non riuscendo a tenere sotto controllo i vasti possedimenti dell’impero, diedero vita a forme diffuse di vassallaggio, in virtú delle quali alienarono fette di sovranità e territori a famiglie potenti, che eressero nei loro nuovi domini fortificazioni per imporre la propria autorità. Ma la proliferazione di baluardi militari, inizialmente costruiti in legno, si registrò anche per la costante minaccia delle incursioni di Vichinghi, Ungari, Mongoli, Normanni e Saraceni. Dall’isola britannica alle regioni francesi, dalla Germania all’Italia – che stava sperimentando il fenomeno del cosiddetto «incastellamento» –, vennero erette piccole fortezze, spesso sulle rovine di antiche costruzioni romane, con funzioni eminentemente difensive.
Un modello con molte varianti
In quel periodo, in alcune zone dell’odierna Francia, sorsero le motte, torri in legno poste sulla sommità di una collina naturale o artificiale, talvolta protette da un fossato e da un recinto. Con
l’avvento dei Normanni, all’originaria torre venne affiancata una seconda area edificata, nella quale trovavano posto stalle e abitazioni; in casi limitati comparivano anche strutture in pietra. Sempre in ambito francese, nell’XI secolo, cominciò a diffondersi la cosiddetta tour maîtresse («torre maestra») – comunemente definita donjon – di dimensioni maggiori della motta e con destinazione d’uso anche abitativa. Parallelamente, nelle regioni britanniche, si impose una forma simile di fortificazione, il keep, dotata di un numero maggiore di stanze: la struttura era in genere a parallelepipedo, ma non mancavano esempi di costruzioni cilindriche, come la celebre White Tower tuttora sopravvissuta nel complesso della Torre di Londra. In terra tedesca, invece, quella tipologia di fortificazione – tradizionalmente piú snella – prese il nome di bergfried. In Italia, soprattutto nel Meridione, in seguito all’influenza normanna si diffusero modelli architettonici conformi al Nord del continente: una variante di «torre maestra», denominata mastio, rivestiva CASTELLI D’EUROPA
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Presentazione
1. KEEP E DONJON In ambito normanno, la primitiva motta si evolve in una struttura piú complessa, che in Inghilterra prende il nome di keep e in Francia di donjon. La fisionomia del complesso resta complessivamente inalterata, ma la torre – rettangolare o cilindrica - viene ampliata, eretta in pietra e predisposta anche per il soggiorno dei proprietari e dei soldati. Una variante del keep e del donjon è il mastio. Anch’esso rappresenta l’edificio centrale e piú elevato del castello, ma si differenzia dalle tipologie anglosassoni e francesi per la sua destinazione d’uso militare e non abitativa e per la struttura piú massiccia. Di simile fisionomia è il cassero, spesso utilizzato come deposito di armi. 2. MERLATURE Nato come rialzo murario difensivo apposto sulla sommità delle cinte perimetrali, delle torri e di altri edifici del castello, il merlo assume nel corso dei secoli una funzione soprattutto decorativa. Compare nelle fortezze dal X-XI secolo. In Italia, dal Duecento, si caratterizza per la duplice tipologia: la merlatura «guelfa», con la sommità di forma squadrata, e quella «ghibellina» invece «a coda rondine». È bene precisare che il riferimento alle due fazioni è puramente convenzionale, poiché, salvo una breve fase iniziale, le due tipologie vennnero in seguito adottate senza basarsi sull’appartenenza politica del castello. In Francia e Inghilterra la larghezza dei merli risulta spesso maggiore. 3. PONTE LEVATOIO Nel XIV secolo, per accedere ai castelli, si diffonde in Germania e in Italia l’uso del ponte levatoio, una struttura in legno che funzionava grazie a un sistema di contrappesi. L’innovazione, comunque già utilizzata in alcune fortezze duecentesche, riguardò soprattutto i complessi situati in territori pianeggianti, spesso difesi da profondi fossati. 4. BARBACANE Termine di origine francese riferito a un possente sostegno murale che veniva apposto alle strutture esterne del castello per fortificare ulteriormente le sue difese. Talvolta si trattava solo di un terrapieno addossato al muro di cinta. 5. CINTA MURARIA Nell’XI secolo, con il passaggio dalla motta al keep, al donjon e al mastio, si assiste all’edificazione dei primi edifici in pietra. A questa evoluzione segue il proliferare delle cinte murarie, che a volte comprendono un doppio anello perimetrale. Nella Penisola iberica la loro diffusione risale all’Alto Medioevo. 6. BASTIONE Segno della transizione tra Medioevo e Rinascimento, il bastione si differenzia dalle torri per la struttura piú massiccia e l’altezza ridotta, che spesso non supera quella della cinta muraria. Posto solitamente agli angoli del castello, è di forma cilindrica, quadrata o rettangolare. La sua diffusione si lega all’invenzione di artiglierie sempre piú potenti.
una funzione quasi esclusivamente militare e simboleggiava l’autorevolezza di un potere che doveva incutere timore. Un caso a parte nel contesto europeo è rappresentato la Penisola iberica: fin dal X secolo, nei suoi confini, molti castelli vennero eretti in pietra e presentavano dimensioni piú imponenti. L’apparente anomalia trova una spiegazione nel lungo e stabile periodo di governo dei Mori, i quali avevano promosso una capillare realizzazione di «opere pubbliche» per proteggere i propri possedimenti dagli attacchi dei cristiani. Tracce di fortificazioni europee erano rinvenibili 8
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anche nel Vicino Oriente, dove tuttora sopravvivono splendide testimonianze dei complessi di edificazione crociata, tra i quali spicca il Crac des Chevaliers nell’odierno territorio siriano. Alla fine del XII secolo, lo schema della torre principale in pietra, evoluzione delle vecchie motte, rappresentava ancora il prototipo dominante di castello nell’Europa centrale, ma all’orizzonte si profilava una rivoluzione architettonica. Nel Sud Italia si andava affermando un modello svevo, con «palazzi fortificati» dalle funzioni prevalentemente residenziali e contraddistinti dalla regolarità di forme, che si
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MOTTA Di invenzione normanna, la motta è una fortificazione che si diffonde in Europa dall’XI secolo. Il termine deriva dal francese motte in riferimento al terreno collinare, naturale o artificiale, su cui veniva eretto il castello, inizialmente una sola torre. In ambito anglosassone era comune la tipologia definita motte-and-bailey, fornita di un cortile circondato da un recinto: il disegno ricostruttivo qui sotto si riferisce alla Clifford’s Tower di York (vedi foto alle pp. 6-7).
In alto, sulle due pagine ricostruzione grafica del castello di Dover, nel Kent (Inghilterra).
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Presentazione
articolavano intorno a un vasto cortile centrale. Con la crisi del potere imperiale – che seguí alla riforma centralista di Federico II –, il castello si trasformò in un complesso di dimensioni piú estese, amministrato perlopiú da esponenti dell’alta nobiltà, nel quale la torre principale risultava spesso affiancata da un palazzo e da un edificio religioso. Il XIII secolo viene definito il periodo «classico» del castello. Le sue architetture divennero ancora piú complesse, di frequente a pianta irregolare per poter contenere edifici di diversa conformazione all’interno delle mura. Nelle zone pianeggianti si affermarono anche modelli di impianto simmetrico, a pianta quadrata o rettangolare, dotati di torri angolari che potevano essere collocate sul tratto piú lungo delle mura. In Francia e Inghilterra, regni in costante guerra, proliferarono massicce torri di fiancheggiamento, in prevalenza cilindriche, poste ai lati dell’ingresso principale, mentre si affinarono altre tecniche difensive, tra le quali l’introduzione delle arciere (strette aperture nella cortina per permettere di scagliare frecce contro gli assedianti). A partire dal XIV secolo, insieme a un ulteriore perfezionamento del sistema difensivo – caratterizzato in particolare dall’aumento di torri lungo le cinte murarie –, si affermò la tipologia del castello tipicamente residenziale. L’Italia del Nord ne divenne la regione simbolo, concependo un nuovo modello architettonicamente piú «raffinato», sull’onda delle fortune politiche dei loro signori, che nelle corti alle-
stirono veri e propri cenacoli culturali. In questi eleganti palazzi fortificati aumentarono gli spazi adibiti alla rappresentanza e la cura delle decorazioni: numerosi sono gli esempi di rocche italiane i cui interni vennero ornati di splendidi affreschi. A est, invece, il pericolo dell’espansione ottomana obbligò i regnanti e i nobili dei Balcani a curare soprattutto la funzionalità militare delle loro residenze ufficiali.
Cultura e bombarda
Nel XV secolo, con l’introduzione della polvere da sparo, il profilo dei castelli subí nuove radicali modifiche. La struttura muraria crebbe di spessore per sopportare l’impatto delle micidiali artiglierie che stavano rivoluzionando la strategia bellica. Le alte torri, dal profilo snello ed elegante, lasciarono il posto a torrioni bassi e massicci, e le cinte murarie vennero circondate da bastioni. Sempre con maggior frequenza, poi, sulla base delle strutture esterne si apponeva un supporto a scarpa, elemento in muratura inclinato volto a migliorare la stabilità e ostacolare l’avvicinamento delle truppe assedianti. Si moltiplicarono anche le torri deputate all’alloggiamento di cannoni, con aperture per consentire il tiro sui nemici. Tuttavia, l’evoluzione delle armi da fuoco non stravolse l’identità del castello medievale: il suo inconfondibile profilo sopravvisse anche nei secoli successivi, durante i quali si procedette a ripetuti rimaneggiamenti, in vista di nuovi assedi ai quali resistere.
Il castello di Belmonte, presso Cuenca (Castiglia, Spagna). XV sec. Si tratta di una fortezza in stile gotico-mudéjar, opera del maestro Hannequin di Bruxelles. Il castello ha la forma di una stella a sei punte e sull’estremità di ogni punta c’è una torre cilindrica.
GERMANIA ● AUSTRIA ● SVIZZERA
NEL CUORE DELL’EUROPA GERMANIA BENTHEIM Sorto a presidio della Bassa Sassonia nell’Alto Medioevo, il castello di Bentheim viene menzionato per la prima volta nel 1050. Piú volte distrutto e ricostruito nei secoli successivi, è proprietà dei conti di Bentheim-Steinfurt e oggi è in parte visitabile. BURG ELTZ Edificato nel XII secolo fra Coblenza e Treviri, conserva quasi inalterato l’aspetto originario, nonostante i rimaneggiamenti succedutisi nel corso del tempo (vedi box a p. 22).
BURGHAUSEN Uno dei castelli piú estesi in lunghezza del continente. Sorge in Baviera in prossimità del confine con l’Austria (vedi box a p. 24). COBURGO Tra le fortificazioni meglio conservate dell’area tedesca, domina la città di Coburgo. Per la sua pianta circolare, è detto la «corona di Franconia» (vedi box a p. 23). FRANKENSTEIN Castello del XIII secolo nei pressi di Darmstadt. Avrebbe ispirato la scrittrice inglese Mary Shelley nella redazione del suo celebre romanzo.
Stralsund Rostock Wismar
Lubecca
HEIDELBERG È una delle piú rinomate fortezze in territorio germanico. La sua costruzione originaria in stile gotico risale al XIII secolo. Oggi prevalgono le aggiunte rinascimentali. MARKSBURG Fortezza medievale che domina la media valle del Reno, nel Comune di Braubach. NORIMBERGA Storica residenza della casata degli Hohenzollern e di numerosi sovrani del Sacro Romano Impero, il castello della città bavarese ha origini altomedievali, ma è stato ristrutturato nel XV secolo.
Koszalin
Amburgo Luneburgo
Brema
Pila Berlino
Bentheim
PAESI
Paderborn Bonn
Colonia
BELGIO
GERMANIA
Wartburg
Rheinfels
Marksburg Eltz
Francoforte PPfalzgrafenstein
Frankenstein Heidelberg FRANCIA
Friburgo Basilea
Aarburg
Dresda
Erfurt Coburgo
Praga REPUBBLICA CECA
Brno Ratisbona Burghausen
Kufstein
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Bellinzona
Vienna
Salisburgo Hohenwerfen Graz
AUSTRIA
SVIZZERA
Chillon Locarno
Wroclaw
Wartburg
Norimberga
Stoccarda Tubinga Monaco di Baviera
Nancy
Poznan
Magdeburgo
Münster
BASSI
POLONIA
ITALIA
Heinfels Hochosterwitz SLOVENIA
Riegersburg Maribor
PFALZGRAFENSTEIN Situato nell’odierno land della Renania-Palatinato, è uno dei piú celebri castelli del Reno. Fondato nel Trecento, sorge su un isolotto. RHEINFELS Tra i gioielli del Reno, la fortezza di Rheinfels risale al XIII secolo e nel Medioevo veniva considerata inespugnabile (vedi box a p. 24). WARTBURG Immortalata dalla tradizione come teatro delle gare tra poeti Minnesänger, la Wartburg domina la Selva di Turingia. Il complesso originario è databile all’XI secolo (vedi l’articolo alle pp. 14-17).
AUSTRIA HEINFELS Definito «il re dell’Alta Pusteria» per la sua posizione dominante sul circondario (la fortezza sorge a 1130 m di quota), risale al XII-XIII secolo e presenta una struttura curiosamente irregolare. Vuole la leggenda che sia stato fondato dagli Unni. HOCHOSTERWITZ Arroccato sulle pendici di una collina, il castello di Hochosterwitz è uno dei piú famosi monumenti della Carinzia (vedi box alle pp. 24-25).
HOHENWERFEN L’altra grande fortezza del Salisburghese, simile alla vicina Hohensalzburg, è la celebre Hohenwerfen, la cui prima costruzione risale all’XI secolo. KUFSTEIN È una delle fortificazioni piú imponenti del Tirolo. Presenta un impianto medievale (XIII secolo), poi piú volte rimaneggiato. RIEGERSBURG Situata in Stiria, è uno dei piú grandi castelli austriaci. La sua costruzione originaria risale al XII secolo.
SALISBURGO La fortezza Hohensalzburg è uno dei simboli della città austriaca: estesa su un’area di 14 000 mq circa, è tra le piú grandi del Vecchio Continente (vedi l’articolo alle pp. 18-21). SVIZZERA AARBURG Il castello, uno dei beni culturali piú noti della Svizzera, sorse nell’XI secolo sulle rive dell’Aar. BELLINZONA La fortificazione della città, detta
Castelgrande, risale all’epoca altomedievale e si sviluppò su piú antiche strutture difensive, la cui esistenza è attestata a partire almeno dal IV secolo d.C. CHILLON Considerato tra i monumenti piú importanti della Svizzera, il castello di Chillon è composto da numerose costruzioni all’origine indipendenti (vedi box a p. 25). LOCARNO Rocca fatta edificare dalla famiglia Visconti nel XIII secolo, a presidio del Canton Ticino.
Il castello di Frankenstein, che domina la città tedesca di Darmstadt, in Assia.
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WARTBURG
Tra gare poetiche e finti rapimenti La poderosa fortezza della Wartburg conserva il ricordo di una leggendaria contesa fra i piú celebri Minnesänger del primo Duecento e del soggiorno «obbligato» del padre della Riforma protestante, Martin Lutero
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a «battaglia dei versi» («Sängerkrieg») riecheggia ancora nelle sale del castello che domina la città di Eisenach, nella ricca regione tedesca della Turingia. Stando alla tradizione, intorno al 1205, la Wartburg – questo è il suo nome – avrebbe ospitato un’epica contesa tra cantori Minnesänger (i «poeti d’amore» germanici che si ispiravano ai trovatori provenzali), che vedeva tra i partecipanti nomi di straordinario prestigio, fra cui Walther von der Vogelweide, Reinmar von Zweter e Wolfram von Eschenbach, ospiti del langravio Ermanno di Turingia. Secondo un poemetto anonimo scritto alla fine del Duecento, il vincitore sarebbe stato Wolfram von Eschenbach, al termine di una gara disputata in due parti: nella prima c’era in palio il primato a cantore del principe, mentre nella seconda l’affermazione in una battaglia di versi sul tema «religione e magia». Dell’episodio si trova peraltro ampia traccia nel dramma musicale Tannhäuser (1845) di Richard Wagner, ma non ne esistono riscontri storici. È però certo che la Wartburg rivestí il ruolo di centro culturale e cenacolo di intellettuali nella regione durante l’età di Mezzo: alla corte di Ermanno di Turingia, infatti, affluirono artisti e poeti, proprio negli anni in cui la leggenda col-
loca la Sängerkrieg. È altresí documentato che il presunto vincitore della gara, Wolfram von Eschenbach, soggiornò nella rocca nei primi anni del XIII secolo, e in una delle sue stanze compose una parte del poema epico Parzifal.
La giovane santa
In base alle informazioni ricavate dalla tardomedievale Eisenacher Chronik, la fortezza sorse nell’XI secolo per volere del conte Ludovico I il Saltatore (Ludwig der Springer). Capostipite di una dinastia destinata a divenire una delle piú potenti della Germania – grazie a una strategica politica matrimoniale –, dotò il castello di solide difese, destinandolo a un uso strettamente militare. Alla fine del XII secolo, invece, con l’avvento di Ludovico III e di Ermanno di Turingia, la Wartburg si distinse piú come cenacolo culturale che come fortificazione. Nel Duecento i Ludovingi mantennero ben saldo il controllo della Turingia e ampliarono ulteriormente la loro influenza politica con nuovi legami dinastici. Sposando Elisabetta, la figlia del re ungherese Andrea II e futura santa, Ludovico IV si assicurò potenti alleati nel conflitto politico che lo contrapponeva agli imperatori del Sacro Romano Impero. Elisabetta, pro-
Una veduta del castello della Wartburg, celebre fortificazione situata nei pressi della città tedesca di Eisenach sulla sommità di una collina che domina la Valle della Turingia, le cui strutture piú antiche risalgono al XII sec. Nel Duecento fu dimora di santa Elisabetta d’Ungheria e nel Cinquecento vi trovò rifugio il predicatore Martin Lutero.
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messa ad Andrea già da quando aveva 4 anni, si era trasferita giovanissima alla Wartburg, per essere educata alla vita di corte, e si impegnò in numerose attività caritatevoli. In età matura, fece erigere ai piedi del palazzo nobiliare uno spedale, nel quale spesso si recava per recare sollievo agli ammalati Il castello rimase sotto il dominio della casata ludovingia fino al 1247, poi si aprí l’era dei nobili Wettin che governarono su una regione dilaniata da contrasti interni e investita da fervori indipendentisti.
Il «salvataggio» della Riforma
Il nome della Wartburg tornò in auge nel 1521, quando vi trovò rifugio Martin Lutero, scomunicato da papa Leone X e condannato dall’editto imperiale di Worms. Federico III di Sassonia, detto il Saggio – proprietario del castello – offrí asilo politico al religioso, mettendone 16
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in scena il finto rapimento. Secondo alcuni storici, quell’atto di solidarietà di Federico fu provvidenziale per le sorti del perseguitato e a suo modo «salvò la Riforma». Nella fortezza Lutero rimase nascosto un anno e durante il suo soggiorno si dedicò alla traduzione del Nuovo Testamento dal greco, primo atto della redazione della Bibbia di Lutero, testo fondamentale per lo sviluppo della lingua tedesca moderna. Nell’eremo della Wartburg compose anche due scritti polemici: il De votis monasticis iudicium, nel quale prese di mira la vita monastica, e il De abroganda missa privata, critica della messa in onore dei defunti. Nell’odierno castello, che presenta numerose stratificazioni architettoniche, sono rintracciabili strutture risalenti all’età di maggior splendore. L’edificio di accesso, la Torhaus, con il ponte levatoio, è del periodo della fondazione, mentre le
In alto La gara di canto nella Wartburg, olio su tela del pittore tedesco Carl Alexander Simon. 1838. Eisenach, Wartburgstiftung. Secondo una tradizione nelle stanze della Wartburg si sarebbe svolta una gara tra celebri cantori Minnesänger, che si ispiravano alla poesia trovadorica, tema immortalato da Richard Wagner nel Tannhäuser (1845).
costruzioni a graticcio della prima corte, la Ritterhaus (la Casa dei Cavalieri) e il Vogtei (il Posto di Guardia, dove si trova la Lutherstube, la stanza in cui soggiornò Lutero) si datano al XV secolo e sono circondate da camminamenti di ronda. Nella seconda corte si possono ammirare la Hofburg, con il magnifico palazzo in pietra dei Langravi (XIII secolo) e il donjon, ristrutturato nel XIX secolo. All’interno del palazzo spiccano le sale dei feudatari e le stanze dedicate a Elisabetta d’Ungheria, riccamente affrescate con episodi di vita della religiosa.
In alto l’ottocentesca Sala dei Cantori. A destra la Lutherstube, la stanza della Wartburg dove, nel 1521, Martin Lutero soggiornò per alcuni mesi, per sfuggire alle persecuzioni papali e imperiali. Nel castello il predicatore curò la traduzione del Nuovo Testamento in tedesco.
INFO WARTBURG Auf der Wartburg 1, Eisenach, Germania Info www.wartburg.de
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SALISBURGO
Missione impossibile La fortezza che domina la città di Mozart è un complesso vasto e articolato, che, fin dalla sua fondazione, si rivelò pressoché inespugnabile
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L’imponente mole del castello di Salisburgo (Hohensalzburg), che domina la città austriaca dall’alto del Festungsberg. Edificata nell’XI sec. e rimaneggiata in epoca rinascimentale, la fortezza è uno dei monumenti simbolo dell’Austria.
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in dal Medioevo Salisburgo è sinonimo di castello. La mole della sua fortezza, modello ideale di architettura difensiva, si staglia sull’altura del Festungsberg dall’XI secolo, dal periodo in cui l’arcivescovo locale, Gebhard I von Helfenstein, l’aveva edificata sul punto piú alto della città, in un’era in cui infuriava la lotta per le investiture. La fortificazione poteva inizialmente contare solo su una torre, una chiesa, un edificio con funzioni abitative e una limitata cinta muraria, ma venne in seguito ampliata per assolvere alle nuove esigenze militari. Ben presto, assunse la forma di una cittadella, in grado di ospitare fino a 300 persone, e raggiunse dimensioni – circa 7000 mq di superficie – non riscontrabili all’epoca in tutta l’area germanica. Nel XII e XIII secolo il castello fu nuovamente ampliato, soprattutto nelle mura difensive, e iniziò ad acquisire l’aspetto che oggi riveste. Nel Quattrocento, un altro arcivescovo, Burkhard von Weisspriach, fece aggiungere un bastione meridionale e quattro torri: la Glockenturm (Torre della Campana), la Trompeterturm (Torre del Trombettiere), la Krautturm (la Torre dell’Erba) e la Schmiedturm o Arrestantenturm (Torre del Fabbro o dei Detenuti). Nel XV secolo venne appre-
A sinistra la grande stufa cinquecentesca in maiolica conservata nella fastosa Goldene Stube. In basso pianta della Hohensalzburg, con le strutture principali: 1. Porta di Keutschach; 2. Ponte; 3. Torre del Borgomastro; 4. Torre del Trombettiere; 5. Torre della Funicolare; 6. Porta dell’Inferno; 7. Cisterna; 8. Torre del Fabbro; 9. Torre dell’Avvoltoio; 10. Torre della Lepre; 11. Torre del Guerriero; 12. Quartieri del Cappellano; 13. Cappella di S. Giorgio; 14. Torre dell’Erba; 15. Kuchelturm; 16. Forno; 17. Quartieri del Sergente; 18. Prigione; 19. Bastioni del Fuoco; 20. Pozzo di Keutschach: 21. Torre campanaria.
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stato anche il cosiddetto «Passaggio del Serpente» (Schlangengang), un sistema difensivo provvisto di camminamenti di ronda a presidio della zona est del complesso, il cui nome evoca la colubrina, piccolo cannone a mano in uso negli armamenti di quel periodo. Alla fine del Quattrocento, il baluardo militare fu dotato di ampi spazi prettamente residenziali, che gli conferirono una fisionomia piú raffinata, sul modello delle architetture tardo-gotiche.
La furia dei contadini
La Festung Hohensalzburg corse raramente il rischio di essere espugnata. Solo nel Cinquecento subí attacchi insidiosi, nel corso di una violenta rivolta contadina scatenatasi nel periodo della reggenza dell’arcivescovo Matthäus Lang von Wellenburg, e che si legava ai diffusi moti insurrezionali scoppiati in numerose regioni della Germania, della Svizzera, dell’Austria. Epicentro delle sommosse fu la Svevia – nella quale vennero costituite tre schiere o accampamenti –, ma, in breve, le rivolte si estesero a macchia d’olio. Le azioni si svolgevano sempre con le medesime modalità, traducendosi nell’assalto ai luoghi del potere, ovvero i palazzi nobiliari, i monasteri e i castelli. E la grande fortezza di Salisburgo non scampò a quel destino. Nell’estate del 1525 i rivoltosi assaltarono il castello, nel quale l’arcivescovo von Wallenburg si era barricato insieme ai suoi piú stretti collaboratori. L’assedio si protrasse per tre mesi e vi parteciparono anche di gruppi di minatori provenienti dalle zone di Rauris e di Gastein, ma non ebbe successo. In quel frangente, gli ecclesiastici dovettero però fronteggiare un grave problema di approvvigionamento idrico, al quale posero rimedio facendo installare nel cortile del castello una cisterna per l’acqua, ispirata a modelli veneziani. Nonostante la grande affidabilità, nell’epoca della guerra dei Trent’Anni (1618-1648), bastioni e mura della fortezza vennero nuovamente irrobustiti, ma non dovettero mai dar prova «sul campo» della loro solidità. Nell’Ottocento, le truppe di Napoleone, giunte ai piedi del castello già da vincitrici, decisero di non infierire sul principale monumento salisburghese. In seguito fu utilizzato come prigione, caserma e deposito d’armi, e solo un incendio ne intaccò l’integrità, poi recuperata grazie ai restauri. Oggi la fortezza rappresenta uno dei monumenti simbolo dell’Austria, e attira ogni anno circa 1 milione di visitatori. Sebbene rimaneggiate, la doppia cinta muraria e le torri conservano il loro aspetto tardo-medievale. L’Hoher
Stock, il palazzo residenziale, venne realizzato all’inizio del Cinquecento, mentre le torri preesistenti furono innalzate. Le piú antiche svettano ancora a guardia della città: la Glockenturm, subito dopo l’ingresso, e la Krautturm, che custodisce un prezioso organo meccanico detto il «Toro di Salisburgo». Straordinarie sono le sale principesche: la Goldener Saal, con i raffinati rivestimenti in legno delle pareti; e la Goldene Stube, la piú fastosa, nella quale si può ammirare una splendida stufa in maiolica del XVI secolo.
Le colonne del Salone dorato (Goldener Saal) del castello di Salisburgo. Vennero collocate a inizio Cinquecento per volere dell’arcivescovo Leonhard von Keutschach, al fine di ricavare una loggia interna nella vasta superficie della stanza.
INFO SALISBURGO Mönchsberg 34, Salisburgo, Austria Info www.salzburg-burgen.at
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CASTELLI D’EUROPA
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BURG ELTZ
mmerso nel verde delle colline della Renania, sulla valle della Mosella, tra le città di Coblenza e Treviri, il Burg Eltz è l’emblema della continuità storica tra Medioevo ed età contemporanea in terra tedesca. Tuttora abitato da un ramo della famiglia che ne deteneva la proprietà nell’età di Mezzo – gli Eltz –, il castello ha conservato intatto il suo aspetto originario, nonostante le ristrutturazioni tardo-gotiche cinquecentesche. Di pianta irregolare, è composto da edifici progettati per ospitare diversi nuclei familiari, per un totale di circa 100 stanze, disposti intorno a uno stretto cortile interno. Venne edificato nel XII secolo da una «cordata» di signori locali legati da rapporti di parentela, che singolarmente non disponevano di risorse sufficienti per la costruzione della fortezza. Alla realizzazione dell’opera contribuirono i tre rami della famiglia degli Eltz: i Kempenich, i Rodendorf e i Rübenach. Segno evidente della pluralità d’uso a fini residenziali della fortezza è l’asimmetria delle otto torri e delle guglie, la cui altezza oscilla tra i 30 e i 40 m. Le famiglie potenti della zona strinsero un’alleanza che si rivelò proficua politicamente, in difesa dei diritti e delle autonomie minacciate dal centralismo del governo imperiale: nel XIV secolo alcuni cavalieri locali che avevano rifiutato di sottomettersi al sovrano Enrico VII di Lussemburgo, trovarono accoglienza nel castello di Eltz e resistettero all’assedio dei soldati imperiali. Anche in seguito il Burg Eltz uscí illeso dagli scontri militari che investirono il suo territorio, ma grazie all’abilità diplomatica dei suoi proprietari: nel XVII secolo, per esempio, a salvarlo da possibili assedi, nel corso della guerra dei Trent’Anni, furono i buoni rapporti intessuti con gli Svedesi, che gravitavano nell’area. INFO burg-eltz.de
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La sagoma slanciata del Castello di Eltz, che si erge sulle colline della Renania. Fondato nel XII sec., è composto da un insieme di edifici di diversa fisionomia, che testimoniano la compresenza di alcuni rami della famiglia Eltz, proprietari del complesso nel Medioevo.
A sinistra la caratteristica forma circolare della fortezza medievale di Coburgo, denominata «la corona di Franconia». Come la Wartburg, anche questo castello fu utilizzato da Martin Lutero come rifugio. In basso Giovane e anziana con una cameriera, di Lucas Cranach il Vecchio. Tecnica mista su legno, 1550. Coburgo, Castello di Coburgo.
COBURGO
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ella gloriosa storia della Fränkische Krone (la «corona di Franconia») – come veniva chiamata la fortezza tedesca di Coburgo per la sua caratteristica forma circolare – solo una volta l’esercito assediante riuscí a penetrare in un sistema difensivo considerato impenetrabile. Accadde, tuttavia, ricorrendo a un inganno: nel Seicento, nel corso della guerra dei Trent’Anni, una falsa lettera attribuita al proprietario, il duca Giovanni Ernesto di Sassonia, assegnò il castello agli invasori – le armate imperiali –, che poterono cosí prenderne agevolmente possesso. Il maestoso complesso era stato edificato nel Medioevo, in cima a una collina che dominava la città della Baviera della quale divenne presto la principale roccaforte. Sorse nel XIII secolo, sul sito dove era presente un’abbazia, e appartenne inizialmente a due famiglie nobiliari della regione, i conti di Andechs e i duchi di Merania. Nel Trecento la proprietà passò alla
potente casata di Wettin, che ne mantenne a lungo il controllo. Considerata una delle fortezze piú imponenti di tutto il Nord Europa, il castello di Coburgo è protetto da una tripla cinta muraria ad anello e conserva numerose evidenze architettoniche dell’età di Mezzo: dal bastione ovest alla cappella, dall’impianto delle mura concepito nel Quattrocento ai sei torrioni. In epoca rinascimentale, in seguito a un grave incendio, parte della fortezza venne ricostruita. Per un periodo, nel castello si rifugiò il predicatore Martin Lutero in fuga dalle persecuzioni imperiali, qualche anno dopo il suo piú noto soggiorno nella Wartburg (vedi alle pp. 14-17). Nell’ala centrale della fortezza, un museo ospita la raccolta d’armi piú ricca dell’intera Germania e collezioni d’arte di notevole pregio, che comprendono dipinti di Albrecht Dürer e Lucas Cranach il Vecchio. INFO www.kunstsammlungen-coburg.de
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CASTELLI D’EUROPA
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BURGHAUSEN
l castello piú lungo della Germania si trova in Alta Baviera, nella città di Burghausen, sul sito di un’antica fortezza celtica: le sue mura si estendono per oltre 1 km, su un colle che costeggia un’ansa del fiume Salzach. L’originale costruzione, che risale al Duecento, era difesa soltanto da un fossato. Solo nei tre secoli successivi venne apposta la grande cinta muraria, tuttora integra nella sua magnificenza. Il nucleo principale, composto da vari edifici eretti intorno a sei cortili, costituisce la parte piú antica del complesso, realizzata su iniziativa del duca Enrico XIII di Baviera. La corte anteriore, a sud, è databile alla fine del Duecento e comprende una cappella e la prigione sotterranea. L’importanza del castello, a presidio dei confini orientali della Germania, crebbe nel Cinquecento con l’incombere della minaccia ottomana e impose ulteriori lavori di fortificazione. Parte dell’edificio ospita la Staatsgemäldesammlung, nella quale sono esposte opere d’arte medievale e rinascimentale, insieme a reperti archeologici. INFO www.burg-burghausen.de
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Germania • Austria • Svizzera
SAN FRANCESCO
In alto il profilo del castello duecentesco di Rheinfels, nella Renania-Palatinato. Sulle due pagine il castello di Burghausen, in Alta Baviera, eretto nel XIII sec.
RHEINFELS
N
onostante secoli di guerre e di abbandono, la rocca di Rheinfels è la struttura fortificata piú imponente della valle del Reno, e svetta sulla città tedesca di Sankt Goar, dall’alto di una collina. Sorse nel XIII secolo, sul sito di un antico monastero, e funzionò inizialmente come «sede tributaria», per riscuotere dazi dalle imbarcazioni che transitavano nel corso del fiume: in breve tempo, a causa dell’eccessiva
lievitazione dei tributi, fu piú volte assediato dalla Lega Renana (alleanza che riuniva gran parte delle città dell’alto e del medio Reno a tutela dei loro interessi politici e commerciali), ma rimase comunque indenne. Nel XIV secolo furono i signori di Nassau ad attaccare la fortezza, ma anche in questo caso il tentativo di espugnarla fallí. Con il crescere delle tensioni nella regione, si rese necessario un suo ampliamento. Si racconta che, dopo i lavori, le sue dimensioni sarebbero arrivate a coprire un territorio quattro volte superiore rispetto all’attuale. Nel Seicento, i Francesi provarono piú volte a conquistare quel saldo avamposto sul Reno, ma non bastò nemmeno un contingente di oltre 20 000 effettivi per farlo capitolare. Solo Napoleone e le sue truppe, nel 1794, riuscirono nell’impresa. INFO www.st-goar.de/17-1-rheinfelscastle.html
L
HOCHOSTERWITZ
ungo «il sentiero del buffone» (Narrensteig) si accede alla sommità del colle sul quale è arroccato il castello austriaco di Hochosterwitz, in Carinzia, in un sito
che già nell’XI secolo risultava presidiato da una fortezza. Ampliato e radicalmente ristrutturato nel Basso Medioevo, fu conteso dai nobili locali, tra i quali Margherita di Tirolo (1318-1369), ingiuriosamente ribattezzata «Maultasch» («muso a borsa, largo») dai suoi avversari, per la presunta libertà dei suoi costumi sessuali o forse per una sgradevole malformazione del viso. Vuole la leggenda che, nel Trecento, la contessa e le sue truppe non fossero riuscite a espugnare la fortezza, perché vittime di un inganno: ormai privi di viveri, gli assediati scagliarono al di là delle mura un bue riempito di frumento e l’inconsueta «arma» fece credere a Margherita che nella fortezza i rifornimenti abbondassero e quindi non fosse prudente proseguire l’assedio. Agli inizi del Cinquecento, il castello subí diversi assalti da parte degli Ottomani e venne gravemente
In alto il castello di Hochosterwitz, arroccato su un’altura nella regione austriaca della Carinzia. danneggiato, tanto da imporne la ricostruzione. In epoca rinascimentale furono progettate la magnifica cinta muraria e le celebri 14 porte che occorre oltrepassare per accedere aile varie strutture del complesso. INFO www.burg-hochosterwitz.com
nuova Eloisa (1761) e dai versi di Lord Byron contenuti nel Prigioniero di Chillon (1816). La fondazione risale all’XI secolo, forse per volere del vescovo di Sion, ma la sua storia reca l’impronta dei Savoia: alcuni documenti d’archivio provano che nel 1150 la proprietà era sotto il loro controllo. L’aspetto odierno, con il suo imponente mastio quadrato, le mura che lo circondano e le torri semicircolari, è il risultato degli ampliamenti portati a termine alla metà del XIII secolo dal conte Pietro II di Savoia. INFO www.chillon.ch
CHILLON
L’
edificio storico piú visitato della Svizzera, il castello di Chillon, galleggia con il suo profilo ellittico sulle acque del Lago di Ginevra, adagiato su uno scoglio roccioso nei pressi di Montreaux. Nei secoli ha acquisito fascino e mistero non solo per la sua bellezza, ma anche grazie alla fama letteraria assicuratagli da Jean-Jacques Rousseau con il romanzo Giulia o la
Qui sopra una veduta del castello di Chillon in Svizzera, la cui fondazione risale all’XI sec. La fortezza è circondata dalle acque del Lago di Ginevra.
SAN FRANCESCO
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I castelli del Reno L
e fortezze disseminate lungo il corso del Reno sono una delle principali attrazioni turistiche della Germania. Gli itinerari sulle acque di uno dei fiumi piú lunghi d’Europa percorrono secoli di storia. Dalla sorgente situata nelle Alpi svizzere, il Reno corre per 1326 km nel cuore del Vecchio Continente: dal Liechtenstein all’Austria, dalla Francia alla Germania, per concludere il suo «viaggio» nei Paesi Bassi, sfociando nel Mare del Nord. Il suo tratto piú lungo si snoda in territorio tedesco (860 km circa). Vitale arteria commerciale fin dall’epoca romana, nel Medioevo divenne teatro di lotte intestine tra piccoli potentati, una guerra politica che determinò il proliferare di una serie di fortificazioni, in particolare nel segmento tra Coblenza e Bingen am Rhein, chiamato oggi «Gola del Reno» e inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO. Ehrenbreitstein, un complesso ottocentesco, è uno dei primi castelli sull’itinerario che parte da Coblenza. A breve distanza, nei pressi di Braubach, si erge la rocca di Marksburg, realizzata nel 1117 dai signori di Eppstein.
Proseguendo lungo il corso del fiume si può ammirare il castello di Rheinfels, con le sue possenti rovine duecentesche. Non lontano domina la valle il castello di Katz, risalente al Trecento, ma piú volte distrutto e ricostruito. Nelle vicinanze di Oberwelsel, invece, sorge lo splendido complesso fortificato di Schönburg, la cui fondazione è del XII secolo. Un vero gioiello è, poi, collocato su un isolotto in mezzo al fiume, non lontano dalla città di Magonza: si tratta del Burg Pfalzgrafenstein, soprannominato comunemente Die Pfalz, uno dei castelli piú celebri dell’intera Germania. Di dimensioni contenute, risale al XIV secolo e nella sua storia non ha subito danneggiamenti di rilievo. Altra notevole architettura militare è il castello di Stahleck, edificato tra l’XI e il XII secolo. Nel percorso finale, l’itinerario lambisce la città di Trechtingshausen, sulle cui alture sorge la rocca di Rheinstein, eretta nel Trecento e ricostruita in stile medievale nell’Ottocento. Ultima tappa è Bingen am Rhein. Domina la località il profilo della torre del Burg Klopp, fortezza databile al XIII secolo, rimodellata in età moderna.
Kaiser Franz Alte Burg COBLENZA Kunfürstliches Schloss
Lahn
no Re
Sulle due pagine il Burg Pfalzgrafenstein, noto anche come «Die Pfalz», che sorge su un isolotto lungo il corso del Reno, nei pressi di Kaub. È una delle tappe principali dell’itinerario dei castelli della Valle del Reno, che in territorio tedesco si estende per oltre 800 chilometri.
Ehrenbreitstein Philippsburg Fort Asterstein Fort Grossfürst Konstantin Lahnstein Lahneck Stolzenfels Martinsburg Marksbrurg Philippsburg Osterspai Liebeneck Boppard Sterrenberg Liebenstein Maus
Katz Reichenberg Sankt Goar Rheinfels Loreley Shönburg Gutenfels Bacharach Pfalzgrafenstein Stahleck Stahlberg Ruine Nollig Fürstenberg Soonech Heimburg Rüdesheim a.R. Reichenstein Boosenburg Rheinstein Brömsenburg Ehrenfels Bingen Burg Klopp am Rhein
REGNO UNITO ● IRLANDA
QUELL’ANTICA IMPRONTA NORMANNA INGHILTERRA BAMBURGH Costruito dai Normanni sulle rovine di una fortezza altomedievale. Fu roccaforte dell’antico regno di Bernicia e del sovrano Enrico VI. BERKELEY Tipica fortezza medievale che
presidia il Gloucestershire. Il torrione svetta sulle mura danneggiate dall’assalto di Oliver Cromwell nel 1645. BODIAM Castello trecentesco situato nell’East Sussex, circondato dalle acque di un vasto fossato. Fu teatro di scontri
nella Guerra dei Cent’anni (vedi box alle pp. 38-39). DOVER È un complesso maestoso, databile al XII secolo, affacciato sulle bianche scogliere di Dover, nel Sud dell’Inghilterra (vedi box a pag. 38).
Cawdor Eilean Donan
Dunnottar Glamis
SCOZIA
Edimburgo Bamburgh
Dunluce IRLANDA DEL NORD
Durham REGNO UNITO York
Leeds IRLANDA
Limerick Cork
Beaumaris Kilkenny
Harlech
Liverpool
Conwy Warwick
Pembroke
Berkeley
Windsor Londra
Plymouth
St. Michael’s Mount
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Bodiam
Rochester D Dover
DURHAM Tipico castello «a motta» di origine normanna, costruito nell’XI secolo, nel Nord-Est dell’Inghilterra LEEDS Sorto su due isolotti, il castello di Leeds – nel Kent – venne edificato dai Normanni nel XII secolo e fu a lungo residenza reale (vedi box a pag. 39). ST MICHAEL’S MOUNT Fortezza medievale che occupa la sommità di un isolotto della Cornovaglia simile al francese
Mont Saint-Michel. Il suo nome si lega alla leggenda di Artú. ROCHESTER Castello di origine normanna nel Kent databile all’XI-XII secolo, teatro di numerosi eventi bellici. TORRE DI LONDRA Uno dei monumenti piú visitati della capitale inglese. Sorse per volere di Guglielmo il Conquistatore all’indomani della sua vittoria ad Hastings nel 1066 (vedi l’articolo alle pp. 30-33). WARWICK Possente fortificazione situata sulle rive del fiume Avon, anch’essa di edificazione normanna (vedi box alle pp. 39-40). WINDSOR Celebre residenza dei reali britannici nel Berkshire, in stile neogotico. La base del complesso è dell’XI secolo.
GALLES BEAUMARIS È la fortezza piú grande tra quelle del cosiddetto «Anello di Ferro», una serie di castelli costruiti dal sovrano Edoardo I d’Inghilterra in Galles, per difendere le sue conquiste (vedi box alle pp. 40-41). CONWY Anche la fortezza di Conwy fa parte dell’«Anello di Ferro» ed è un mirabile esempio di architettura militare duecentesca. HARLECH Baluardo gallese progettato nel XIII secolo. È definito «il castello delle cause perse» perché spesso espugnato. PEMBROKE Uno dei piú imponenti esempi di architettura militare normanna in Gran Bretagna. Il castello venne eretto nell’XI secolo.
IRLANDA DEL NORD DUNLUCE Castello situato a picco sul mare, sulle scogliere della costa dell’Antrim, nell’Irlanda del Nord. Edificato nel XIII secolo, crollò parzialmente nel Seicento (vedi box a p. 40). IRLANDA KILKENNY Castello dall’aspetto residenziale, la cui origine viene fatta risalire al XII secolo. Fu sede dell’assemblea del governo autonomo dell’Irlanda nel 1640. SCOZIA CAWDOR Costruito intorno a una casa-torre risalente al XV secolo, il castello è celebre perché fu teatro delle vicende del Macbeth di William Shakespeare.
DUNNOTTAR Fortezza oggi in rovina, che sorge arroccata su uno sperone proteso sul Mare del Nord. Fu quartier generale del re Guglielmo I e di William Wallace. EDIMBURGO Il baluardo della capitale scozzese, la cui struttura originaria risale al XII secolo, fu a lungo utilizzato come residenza ufficiale dei sovrani (vedi l’articolo alle pp. 34-37). EILEAN DONAN Celebre castello che sorge alla confluenza di tre laghi marini. Venne edificato nel XIII secolo per difendere il territorio dalle incursioni delle genti scandinave. GLAMIS Rocca scozzese in stile gotico risalente al XII secolo, dove la tradizione colloca alcuni episodi della vita del sovrano Macbeth.
St. Michael’s Mount, Cornovaglia. Veduta della penisola, con, al centro, il castello, in un momento di bassa marea.
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TORRE DI LONDRA
Un possente nido di corvi La massiccia torre affacciata sul Tamigi, simbolo della Corona britannica e della capitale inglese, è testimone di una storia plurisecolare, densa di eventi spesso drammatici
L
ondra custodisce la sua storia medievale nelle sale di un castello lambito dalle acque del Tamigi e presidiato da una doppia cinta muraria. Congiure, esecuzioni, incoronazioni, torture, prigionie, abdicazioni e decisioni epocali hanno scandito la vita della fortezza fin dall’epoca normanna, quando venne edificata. La costruí Guglielmo I – reduce dalla vittoria sul campo di Hastings nel 1066 e nuovo regnante d’Inghilterra – nell’intento di consolidare le conquiste appena effettuate: a Londra, una delle città che maggiormente aveva resistito all’avanzata delle sue truppe, il nuovo castello doveva svolgere la funzione di baluardo militare e, nello stesso tempo, di simbolo di un’autorità
incombente, in grado di intimidire i nuovi sudditi. Il monarca eresse la fortificazione in uno dei luoghi di memoria della Londinium romana, dove ancora si conservavano tratti di mura dell’età di Adriano e di Settimio Severo, sopravvivenze che vennero poi reimpiegate come sostruzioni della White Tower (Torre Bianca), la parte oggi piú antica della fortezza.
L’anima originaria
I lavori per la costruzione della Torre Bianca cominciarono nel 1078, appunto sotto il regno di Guglielmo I, e furono portati a termine durante il governo dei suoi successori, Guglielmo II il Rosso ed Enrico I. La struttura iniziale, do-
Sulle due pagine la Torre di Londra, cosí come si presenta oggi, circondata dalla cinta muraria esterna. In basso riproduzione settecentesca della pianta della Torre di Londra disegnata nel 1597 da William Hayward e John Gascoigne.
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tata di mura che misuravano 27 m di altezza e 4 di spessore, accoglieva anche una prigione e una cappella. A partire dal 1189, furono apprestate altre costruzioni difensive: una prima cinta muraria, con una serie di torri merlate lungo il suo perimetro. Nel XIII secolo il castello fu nuovamente ampliato, con l’aggiunta della Torre della Campana e di una nuova cinta muraria, piú esterna rispetto all’antecedente.
Una fama sinistra
La fortezza cominciò presto ad acquisire una reputazione particolarmente lugubre, soprattutto per la durezza del regime carcerario che vigeva nelle sue celle di detenzione, dalle quali veniva ritenuto praticamente impossibile evadere. Una fama sinistra avvolgeva soprattutto la Torre Maledetta (Bloody Tower), eretta al tempo di Enrico III, in quanto teatro di esecuzioni efferate. Grazie a un nuovo ampliamento delle mura difensive, venne inoltre aperto un nuovo accesso nel perimetro del complesso, il Traitors’ Gate («Porta dei Traditori»), dal quale entravano i prigionieri condotti nella fortezza via fiume. Secondo una tradizione, in epoca tardo-medievale numerosi cittadini di Londra si fermavano a guardare dalle sponde del Tamigi le imbarcazioni che recavano a bordo i condannati, per intuirne il destino: se la mannaia della guardia era puntata verso il prigioniero, si poteva dedurre che la sentenza prevedeva la pena capitale. Nel 1381, gli ampliamenti e le sempre piú nu-
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trite guarnigioni poste a guardia del castello non bastarono a respingere il violento assalto dei contadini guidati da Wat Tyler: alcuni rivoltosi riuscirono a penetrare nelle mura e saccheggiarono la Jewel House, dove era custodito il Tesoro della Corona (gli oggetti preziosi indossati tradizionalmente dal sovrano nella cerimonia di incoronazione). Il re Riccardo II venne graziato dai ribelli, ma subí in seguito un vero e proprio «processo politico», con l’accusa di tirannia, e fu costretto ad abdicare. Un nuovo rovinoso assalto alla torre si verificò nel 1460, durante la Guerra delle Due Rose, con la resa del re Enrico VI Lancaster, che dovette arrendersi ai rivali York. Verso la fine del Quattrocento, la Torre di Londra poteva essere considerata esclusivamente una roccaforte militare con annesso carcere, e perse la residua funzione residenziale. Con tale destinazione d’uso, crebbe ancor di piú la sua lugubre fama di luogo di sofferenze e di torture: l’atto piú efferato che si ritiene avvenuto all’interno delle sue mura fu il presunto assassinio dei giovanissimi principi Edoardo e Riccardo, eredi al trono, rinchiusi nella fortezza dal crudele zio Riccardo, duca di Gloucester, nonché futuro re d’Inghilterra con il nome di Riccardo III, immortalato da William Shakespeare in una delle sue tragedie piú famose. Nella Torre di Londra, nel 1536, venne giustiziata Anna Bolena – la moglie del re Enrico VIII, accusata di adulterio e alto tradimento – che ottenne di essere decapitata da una preziosa
Nella pagina accanto una veduta laterale della St. Thomas’ Tower, una delle 21 torri comprese nella grande fortezza londinese. In basso l’esecuzione, davanti alla Torre di Londra, di Thomas Wentworth, duca di Strafford, nel maggio del 1641.
spada e non dalla tradizionale mannaia. La fama oscura della Torre di Londra venne poi ulteriormente esacerbata dalle rielaborazioni letterarie ottocentesche delle vicende sanguinose di cui fu teatro.
Simbolo della monarchia
In età moderna numerose costruzioni si addossarono disordinatamente alle mura della Torre di Londra; sorsero inoltre botteghe, taverne e caserme. Trascorsero molti anni prima che l’area fosse bonificata con interventi di demolizione, restituendo al castello la prospettiva e la bellezza originarie. Oggi è ancora considerato un luogo simbolo della monarchia britannica. Nel suo corpo di guardia, presidiato dagli Yeomen Warders, si allevano colonie di corvi, la cui riproduzione viene considerata vitale per le sorti della corona: secondo una tradizione seicentesca, infatti, l’estinzione di quella colonia di volatili potrebbe comportare la caduta del regno.
Numerose testimonianze architettoniche medievali sono sopravvissute, anche grazie ai restauri ottocenteschi di Anthony Salvin e John Taylor. Ancora oggi si possono ammirare la White Tower, l’edificio piú alto del complesso; la Tower Green, dove venivano giustiziati i prigionieri di rango per risparmiare loro il pubblico ludibrio presso la collina di Tower Hill, situata poco fuori le mura dalla fortezza, sul lato nord; la Beauchamp Tower, altro luogo di detenzioni eccellenti; la Bloody Tower, la Torre Maledetta, dove si dice siano stati uccisi i principi Riccardo ed Edoardo nel XV secolo; e la Wakefield Tower, che svetta sull’originario palazzo medievale duecentesco, fatto costruire da Enrico III.
INFO TORRE DI LONDRA St Katharine’s & Wapping, Londra, Regno Unito Info www.hrp.org.uk/tower-of-london
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EDIMBURGO
Non c’è pace sulla collina La fortezza che domina la capitale della Scozia è stata a lungo contesa. Sotto le sue mura le armi si sono incrociate in un continuo succedersi di guerre e rivolte
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ons Meg, il cannone fabbricato in Belgio nel XV secolo e lungo piú di 4 m, domina ancora oggi Edimburgo, ma non esplode piú i suoi micidiali proiettili del peso di 180 kg. Nel 1558, uno dei suoi spari celebrò il matrimonio di Maria Stuarda con il delfino di Francia Francesco II nel castello della capitale scozzese, il luogo in cui molti secoli prima, la storia della città aveva avuto inizio. Tutto nacque sulla sommità di una roccia di origine vulcanica, dove nell’Alto Medioevo sorgeva un edificio chiamato Dyn Eidyn, la «Fortezza di Eidyn». Tuttavia, le testimonianze archeologiche sugge-
riscono che solo nel X-XI secolo si fosse sviluppata in loco una prima struttura urbana, sormontata da un castello vero e proprio. Nel secolo successivo la rocca e il nuovo centro abitato circostante divennero il cuore politico dell’intera Scozia, per volontà del re Davide I di Scozia, che fissò la sua residenza nel maniero. Figlio della futura santa Margherita del Wessex, il sovrano aveva una profonda sensibilità religiosa e fece costruire nell’area della rocca una cappella romanica, che tuttora rappresenta l’edificio piú antico di Edimburgo.
Un’impresa memorabile
Alla fine del XIII secolo il castello fu teatro di vari eventi tumultuosi. Dopo l’occupazione inglese, scoppiò la prima guerra d’indipendenza scozzese sulla scia delle rivolte popolari guidate dal condottiero William Wallace e, alla sua morte, dal successore Robert Bruce. Clamorosa, nel 1314, fu la riconquista del castello: il nipote di Bruce, Thomas Randolph, riuscí a sorprendere il nemico impiegando un manipolo di appena 30 uomini. Quindici anni piú tardi, la morte sul campo di Bruce segnò l’inevitabile ritorno degli Inglesi, che stabilirono il
Una veduta del castello di Edimburgo, costruito sulla collina di Castle Rock, sulla quale, nel X sec., si sviluppò anche il primo nucleo della città.
proprio governo a Edimburgo. Tuttavia, nel 1341, la rocca tornò in mano scozzese, grazie a una nuova sortita, che sembra evocare lo stratagemma del cavallo di Troia. Un gruppo di indipendentisti, guidati dal nobile William Douglas, si nascose in un carro destinato a rifornire le guardie della fortezza. Non appena il veicolo ebbe varcata la porta, gli armati balzarono fuori e presero di sorpresa la guarnigione inglese, trucidandola. Dopo la fine della seconda guerra di indipendenza, nel XIV secolo, Edimburgo rimase sotto il controllo scozzese e del suo sovrano Davide II, che promosse il restauro della rocca. Nel Quattrocento, con l’avvento degli Stuart, la vita politica del regno si svolgeva quasi interamente nell’area del castello. L’incoronazione dei re, infatti, avveniva nella vicina abbazia di Holyrood e le sedute del parlamento si tenevano spesso direttamente nella rocca.
Gli intrighi della Cena Nera
Nel castello, intanto, continuavano a scorrere acque agitate. Dopo gli assedi inglesi, al suo interno si consumò la resa dei conti fra fazioni rivali dell’aristocrazia scozzese. Il clan Douglas
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aveva conquistato un tale potere politico da oscurare la figura del re e dei nobili a lui piú vicini. Due giovani esponenti di quella famiglia furono vittime di un’imboscata durante la macabra Black Dinner (la «Cena Nera»), organizzata per celebrare i dieci anni di governo di Giacomo II. Finito il pasto, i due Douglas si videro servire un’agghiacciante pietanza, la testa nera di un toro, che in sostanza preannunciava la loro morte. Gli ospiti, infatti, sottoposti a un sommario processo nei cortili della rocca, vennero decapitati. I parenti delle vitti36
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me reagirono poi duramente all’omicidio dei due ragazzi, assediando armi in pugno il castello, che subí gravi danni.
Il ritorno della regina
Agli inizi del Rinascimento il castello venne travolto da nuove turbolenze. Nel pieno dei moti e delle rivolte protestanti, tornò in patria la cattolicissima Maria Stuarda, dopo un periodo di esilio forzato. Incoronata da bambina, in seguito alla morte del padre Giacomo V, era rientrata nel 1561 in Scozia per esercitare i di-
In alto veduta a volo d’uccello del complesso di edifici che compongono il castello di Edimburgo. In evidenza: 1. Palazzo Reale; 2. Porta d’ingresso; 3. Half Moon Battery; 4. Mons Meg; 5. Great Hall.
nuto adulto, Giacomo VI – il figlio che la sovrana scozzese aveva partorito proprio nei locali della rocca – non seguí le orme della madre e scelse una politica di sostanziale servilismo nei riguardi dei monarchi d’Inghilterra. Il castello di Edimburgo fu concepito nell’XI secolo, ma la maggior parte della struttura ha subito rimaneggiamenti a partire dal Cinquecento. L’edificio piú antico è la Saint Margaret’s Chapel, costruita nel XII secolo e rimasta intatta. Nel 1588 lo splendido bastione di difesa che sporge sul versante orientale, la Half Moon Battery, prese il posto della trecentesca David’s Tower, di cui conserva qualche elemento. A est del cortile principale, la quattrocentesca Crown Square, si trovano alcuni appartamenti reali coevi, i King’s Lodging, che comprendono la camera in cui la regina Maria Stuarda partorí il già citato Giacomo VI, poi divenuto Giacomo I d’Inghilterra. A sud della Crown Square, invece, si trova la cinquecentesca Great Hall, gran-
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In alto il trono ligneo utilizzato fino al XIII sec. per incoronare i re di Scozia, nel cui sedile è incastonata la cosiddetta Pietra del Destino (Stone of Destiny), una lastra in arenaria rossa. La leggenda vuole che Giacobbe posando il capo su quel sasso avesse avuto una visione, e alla pietra erano anche attribuiti poteri sovrannaturali.
ritti di sovranità sul suo Paese, contando di ottenere anche il sostegno dei fautori della Riforma. Guidati dal predicatore calvinista John Knox, i protestanti la guardavano però con sospetto e cercarono di delegittimarne l’autorevolezza politica. Cosí, nel corso della festa popolare organizzata per il suo ingresso in città, diedero vita a una pesante contestazione lungo la strada che portava al castello. Dopo varie vicissitudini, Maria dovette abdicare e, in seguito, fu condannata a morte dalla regina d’Inghilterra Elisabetta I, sua cugina. Dive-
Qui sopra il Mons Meg, il colossale cannone di fabbricazione belga, donato al re di Scozia da Filippo il Buono. XV sec. Lungo 4 m, poteva sparare colpi del peso di 180 kg.
de salone da pranzo utilizzato anche per le riunioni del parlamento scozzese fino al 1639. Un’altra celebre sala del castello è la Crown Room, che custodisce gli antichi gioielli della Corona scozzese.
INFO EDIMBURGO Castlehill, Edimburgo, Regno Unito Info www.edinburghcastle.gov.uk
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CASTELLI D’EUROPA
Regno Unito • Irlanda
Oliver Cromwell. I sotterranei del castello furono sfruttati anche nella seconda guerra mondiale: all’interno delle gallerie, gli Inglesi coordinarono la disperata evacuazione delle loro truppe dalla spiaggia di Dunkerque, nel giugno del 1940. Una parte di quel sistema difensivo sotterraneo è visibile ancora oggi. INFO www.english-heritage.org.uk/ visit/places/dover-castle
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DOVER
a piú imponente architettura militare inglese dell’età di Mezzo è ancora posta a guardia della regione del Kent, sull’estrema propaggine sud-orientale della costa britannica. In una splendida collocazione naturalistica, a pochi metri dalle celebri bianche scogliere, il castello fu costruito nel XII secolo durante il regno di Enrico II, sul punto piú alto della città di Dover. La costruzione primitiva – il keep rettangolare – si sviluppava su tre piani e aveva mura spesse 7 m. Per la sua funzione cruciale di primo avamposto difensivo sulla Manica, i successori di Enrico vollero fortificarlo ulteriormente, con
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SAN FRANCESCO
lunghe e resistenti mura, sormontate da ben 14 torri. Nessun esercito avrebbe potuto conquistarlo. Nel 1216, quando i Baroni inglesi e le truppe del futuro re di Francia Luigi VIII tentarono di spodestare manu militari il sovrano in carica, Giovanni Senza Terra, diverse roccaforti in terra britannica caddero, ma non il baluardo di Dover: oltre alla solidità delle mura, il castello disponeva di una rete di tunnel sotterranei, grazie alla quale i soldati fedeli al monarca d’Inghilterra riuscirono a sorprendere gli assedianti. Solo nel corso della Guerra Civile, nel Seicento, la fortezza venne conquistata dalle armate di
BODIAM
erso la fine del Trecento, mentre infuriava la Guerra dei Cent’anni, un castello fu posto a presidio del versante meridionale dell’isola britannica, per difendere il regno d’Inghilterra dalle incursioni francesi. La fortezza, che sembrava fluttuare sulle acque di un vasto fossato, sorgeva in un luogo strategico del territorio, nell’East Sussex, a ridosso della Manica, e andò a costituire la seconda linea di difesa dopo quelle costiere sud-orientali. L’aveva progettata nel 1385, finanziandola, Sir Edward Dalyngrigge, su concessione
In alto Dover. Veduta aerea dell’area del castello. XII sec. In basso Robertsbridge, Sussex. Una veduta del castello di Bodiam circondato da un fossato colmo d’acqua. XIV sec.
del sovrano Riccardo II: ultimata l’opera, il risultato si rivelò notevole dal punto di vista estetico, ma meno su quello strettamente militare. Di pianta quadrangolare, il castello garantiva un’efficacia al tiro difensivo da tutte le direzioni, ma era dotato di scarsa solidità strutturale: le sue mura, infatti, raggiungevano lo spessore di appena 60 cm. Venne assediato poche volte nel corso dei secoli e subí gravi danni solo nel Seicento, durante la guerra civile che contrapponeva i Parlamentaristi ai Realisti. Grazie al suo attuale stato di conservazione, è una delle testimonianze piú fedeli di architettura militare del Medioevo nell’intero territorio britannico. INFO www.nationaltrust.org.uk/ bodiam-castle
In alto Warwick. Scorcio del castello visto da oriente, dal corso dell’Avon. A sinistra il castello di Leeds, che si specchia nel lago artificiale formato dal fiume Len. XIII-XXI sec.
LEEDS
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l castello piú bello al mondo» – cosí definito da numerose guide turistiche riprendendo un’espressione dello storico e politico britannico William Martin Conway (1856-1937), o anche «Ladies’ Castle» perché residenza nella storia di illustri figure femminili – si presenta agli occhi del visitatore come una fortezza da fiaba: si erge su due piccole isole in un lago artificiale ed è circondato da una spettacolare vegetazione. Situato in un villaggio del Kent di nome Leeds –
da non confondere con l’omonimo capoluogo dello Yorkshire – poco distante dalla città di Maidstone, venne edificato nel XII secolo su iniziativa di un nobile normanno al posto di una precedente fortificazione sassone in legno, di cui si trovava già traccia nel Domesday Book (testo che raccoglie i dati del censimento commissionato da Guglielmo il Conquistatore nel 1086). Nel Duecento divenne sede dei reali di Inghilterra, a partire dall’epoca del sovrano Edoardo I, che vi soggiornò
insieme alla consorte Eleonora di Castiglia. Il barbacane dell’attuale complesso e tratti delle mura risalgono proprio al regno di Edoardo, che rimaneggiò profondamente la preesistente struttura. Un’altra radicale ristrutturazione del castello venne apportata nel Cinquecento, per mano del sovrano Enrico VIII, che ne preservò comunque lo stile residenziale, a scapito della funzione strettamente militare. La parte piú antica, detta «Gloriette», è la torre, che contiene gli appartamenti reali, e risale al 1278. INFO www.leeds-castle.com
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WARWICK
alvolta è la natura a rivestire la principale funzione difensiva in un luogo fortificato. Il precipizio sul quale si affaccia la mole del castello di Warwick, nelle Midlands inglesi, è l’esito dell’azione erosiva condotta nei secoli dal fiume Avon, che scorre sul
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lato orientale del complesso e ne costituisce una sorta di fossato naturale. La fortezza, il cui nucleo originario risale ai tempi di Guglielmo il Conquistatore, è tra le piú visitate della Gran Bretagna. La struttura primigenia era in legno; in seguito, nel XII secolo, il castello venne riedificato in pietra. Nel Trecento, i nuovi proprietari, i conti Beauchamp, decisero di ristrutturarlo, ampliandone le mura, erigendo un barbacane e tre torri; altre due torri sorsero nel Quattrocento su iniziativa del sovrano Riccardo III. Agli inizi del Rinascimento l’imponente fortezza cadde in disuso e, nel 1694, venne gravemente danneggiata da un incendio, al quale fece seguito il restauro che conferí al complesso le forme gotiche oggi visibili. La rocca si presenta integra, con i suoi bastioni, le torri originarie e, al suo interno, The Trebuchet, la piú grande catapulta databile all’età di Mezzo. INFO www.warwick-castle.com
DUNLUCE
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picco sul mare, sulla punta estrema della contea di Antrim, il castello di Dunluce è una delle meraviglie del Medioevo
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nord-irlandese. Il suo fascino acquisí un velo di mistero, un profilo quasi spettrale, a partire dal 1639, quando parte della fortificazione crollò: secondo un mito locale, il settore in cui si trovavano le cucine precipitò improvvisamente nelle acque a causa di una tempesta. Edificata intorno al XIII secolo da Richard de Burgh, conte dell’Ulster, la rocca – inizialmente presidiata da alcune torri – divenne nel tempo meta ambita da parte dei principali clan che si contendevano il dominio dell’Irlanda, i Mac Quillan e i Mac Donald. Ampliata da questi ultimi, cadde progressivamente in rovina e, dopo i crolli del 1639, parte delle sue strutture vennero reimpiegate per edifici costruiti nelle vicinanze. Le testimonianze architettoniche piú antiche sopravvissute sono una sezione di mura rivolta verso l’entroterra e due torri circolari, mentre il resto delle rovine risale al Cinquecento. INFO https:// discovernorthernireland. com/Dunluce-CastleMedieval-Irish-Castle-on-theAntrim-CoastBushmills-P2819/
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BEAUMARIS
plendido esempio di struttura fortificata concentrica, il castello gallese di Beaumaris è stato dichiarato nel 1986 Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO. Artefice della sua costruzione, nel 1295, fu Edoardo I d’Inghilterra, che lo concepí per puntellare le difese in un territorio conquistato dopo una campagna logorante. Il sovrano plantageneto affidò l’incarico di progettare la fortezza all’architetto francese James di San Giorgio, e ai lavori di costruzione parteciparono oltre 2000 operai che conclusero l’opera solo nel 1320, dopo una serie di interruzioni dovute a carenza di fondi. La mobilitazione di una tale massa di manodopera si rese necessaria non solo per l’imponenza della struttura che si intendeva edificare, ma anche per l’urgenza di preventive opere di bonifica in un
luogo soggetto a esondazioni di acqua (il nome del castello, infatti, deriva dal francese «Beau marais», con il significato di «bella palude»). Il progetto, notevolmente complesso, si tradusse nella realizzazione di edifici inglobati in una pianta a cerchi concentrici: nelle intenzioni di chi lo realizzò, quattro linee di fortificazioni avrebbero dovuto garantirne l’impenetrabilità. Secondo alcuni storici dell’architettura, quello di Beaumaris può essere considerato il castello tecnicamente meglio costruito dell’intera Gran Bretagna. INFO www.beaumaris.com
In alto Anglesey. Panoramica aerea del castello di Beaumaris. XIII-XIV sec. Sulle due pagine Antrim. Veduta del castello di Dunluce. XIII-XVI sec.
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Regno Unito • Irlanda
Nei luoghi della leggenda Nella pagina accanto Nottingham. Particolare della statua bronzea eretta in onore di Robin Hood. 1952. Sulle due pagine Loch Ness. Una veduta dei resti della rocca di Urquhart. XIII sec.
I
n nessun altro quadrante d’Europa, come in Gran Bretagna, esiste una concentrazione di castelli legati a personaggi leggendari, che hanno ispirato la penna di grandi scrittori. La lista è davvero corposa e può idealmente procedere, in ordine cronologico, da re Artú, collocandone in modo ipotetico la nascita nel V-VI secolo. In Cumbria, il castello di Pendragon, i cui resti in realtà risalgono al XII secolo, evoca la figura di Uther Pendragon, il padre di Artú, che avrebbe difeso quella roccaforte dall’invasione degli Anglosassoni. Secondo quanto scrive Goffredo di Monmouth nella Storia dei re di Britannia, nella fortezza di Tintagel, in Cornovaglia, sarebbe invece nato lo stesso Artú. Ancora in Cornovaglia, nell’isola di St Michael’s Mount, sormontata da un imponente castello, Artú avrebbe affrontato un gigante. Lo splendido castello di Bamburgh, in Northumberland, viene identificato dalla tradizione con la fortezza di Lancillotto, la cosiddetta Joyous Gard («Guardia Gioiosa»), citata da Thomas Malory nel romanzo La morte di Arthur. Nei castelli di Cadbury nel Somerset, in quello di Dinerth nel Galles o di nuovo a Tintagel, si collocherebbe poi Camelot, la fortezza di Artú e dei suoi Cavalieri. Piú di una fortezza è associata a un’altra figura storico-leggendaria del Medioevo britannico, il re Macbeth di Scozia. Vissuto realmente nell’XI secolo, il sovrano vide crescere la sua fama postuma per alcune rielaborazioni in gran parte fantasiose della sua biografia, tra le quali la rinomata versione di William Shakespeare. Il castello di Cawdor, nelle Highlands scozzesi, si lega all’investitura del protagonista della tragedia shakespeariana a signore dell’omonima località. Sempre nel Settentrione della Scozia, si trova la fortezza di Inverness, luogo in cui Macbeth – istigato dalla consorte – avrebbe ucciso Duncan I. Connesso con la figura del crudele monarca è anche Glamis, situato alle medesime latitudini. Il castello inglese di Nottingham evoca la leggenda di Robin Hood: tra le sue mura si sarebbe consumato l’epico duello tra l’eroe popolare e lo sceriffo della città. Le rovine della rocca di Urquhart, anch’essa in Scozia, infine, sono in qualche modo connesse con la presenza di Nessie, il mostro del Lago di Loch Ness, sul quale la fortezza si affaccia. CASTELLI D’EUROPA
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FRANCIA
ECHI DI GRANDI GUERRE FRANCIA ANGERS Tra le capitali angioine del regno di Francia, Angers conserva un maestoso castello. Al cui interno si trova uno splendido ciclo di arazzi del XIV secolo (vedi l’articolo alle pp. 46-49).
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ANJONY Tipico esempio di fortezza montana del XV secolo, rievoca gli echi della Guerra dei Cent’anni. BEYNAC Arroccato sulla valle della Dordogna, il castello conserva un donjon del XII secolo.
BREST Fortezza bretone con parti di mura risalenti al III secolo, testimonianza di antichi insediamenti. Di forma trapezoidale, venne edificata nel Trecento. CARCASSONNE La cittadella della località
francese dell’Occitania è dominata dal castello comitale (XII secolo), una vera e propria fortezza nella fortezza (vedi articolo alle pp. 50-53). CHINON Di fondazione altomedievale, il castello di Chinon fu il luogo in cui, nel 1429, Giovanna d’Arco incontrò per la prima volta il delfino di Francia Carlo VII (vedi box a p. 54). FOUGÈRES Uno dei piú rinomati castelli della Bretagna. Costruito nel XII secolo, ha assunto la fisionomia di una cittadella fortificata grazie ai successivi ampliamenti (vedi box alle pp. 55-56). HAUT KOENIGSBOURG Imponente castello situato in Alsazia, databile al XII secolo. Il suo aspetto attuale è frutto dei restauri ottocenteschi.
INGHILTERRA Londra
BELGIO
Düsseldorf
GERMANIA
Plymouth
JOSSELIN Castello in stile gotico, tra i gioielli monumentali della Bretagna. Eretto nell’XI secolo, venne rimaneggiato in epoca rinascimentale. LANGEAIS Tra i piú noti castelli della Valle della Loira, fu eretto nel X secolo. Danneggiato degli Inglesi nel corso della Guerra dei Cent’anni, venne ricostruito nel 1465 (vedi box alle pp. 56-57). QUÉRIBUS Castello in rovina nella Linguadoca-Rossiglione databile al XII secolo. Fu una fortezza catara, una delle ultime a essere espugnata dai soldati francesi (vedi box a p. 57). SAUMUR Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO, è una delle tappe principali dell’itinerario dei castelli della Loira. La struttura originaria risale al X secolo.
Sulle due pagine Saumur, uno dei piú celebri castelli della Valle della Loira (vedi box alle pp. 58-59). Di origine altomedievale, nei secoli è stato adibito a fortezza, caserma, prigione e residenza estiva.
Caen Strasburgo
Vincennes Brest Josselin
Fougères Vitré Angers Saumur
Haut Koeningsbourg
Langeais Chinon
FRANCIA SVIZZERA Ginevra
Beynac
ITALIA
Anjony
Quéribus
SPAGNA
Bilbao
Burgos
VITRÉ Eretto nell’XI secolo e ristrutturato in epoca tardomedievale, fu sede del Parlamento della Bretagna nel Cinquecento.
Torino Tarascona
Carcassonne
Monaco
Saragoza
TARASCONA Di costruzione tardo-medievale, il castello di Tarascona è una delle perle architettoniche della Provenza e conserva tuttora la sua integrità (vedi box a p. 56).
VINCENNES Fortezza che si erge sulla Valle della Marna con il suo donjon alto 50 m. Edificata nel XIII secolo, fu residenza reale (vedi box alle pp. 54-55).
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Francia
ANGERS
Una magnifica Apocalisse Il possente castello di Angers fu a lungo la residenza degli Angiò, ma, al di là delle sue vicissitudini politiche e militari, è oggi rinomato soprattutto per lo spettacolare ciclo di arazzi realizzato nella seconda metà del Trecento su commissione del duca Luigi I. Che è oggi uno dei massimi capolavori esistenti dell’arte medievale francese ed europea
L’
Apocalisse aleggia fra le mura della rocca che fu residenza degli Angiò, nella loro storica capitale di Angers, nella regione della Loira. Un ciclo di sei giganteschi arazzi, ispirato ai temi del Libro della Rivelazione di san Giovanni, compone uno dei capolavori dell’arte francese medievale. L’imponente opera venne commissionata intorno al 1375 dal duca Luigi I d’Angiò, il quale non badò a spese per finanziarla, affidandosi alle migliori maestranze dell’epoca: da Nicolas Bataille, rinomato mercante e artigiano parigino, al talentuoso arazziere Robert Poisson e al pittore fiammingo Hennequin di Bruges, autore dei cartoni che servirono come modello. Il castello di Angers sorge su un promontorio della Loira, in un territorio che venne abitato dall’uomo fin dal Neolitico. Il sito venne in seguito occupato dai Romani e dai Galli, che lo fortificarono: tracce visibili della loro presenza militare (i resti di una torre difensiva) sono stati rivenuti nella cappella di St. Laud. Nel IX secolo, i conti d’Angiò eressero in loco un palazzo
conteale, sulle cui rovine venne poi costruita – tra il 1228 e il 1238 – l’odierna fortezza, voluta da Bianca di Castiglia, reggente di Francia per conto del figlio Luigi IX, erede al trono e futuro santo. Agli Angiò occorreva un grande castello per difendersi dalla minaccia espansionista del ducato di Bretagna, i cui confini non erano lontani dalla loro sede di governo. Di certo non bastava la difesa naturale costituita del fiume Maine, che scorreva ai piedi del complesso.
Un’impresa colossale
Per realizzare la maestosa costruzione, venne demolito il quartiere religioso di Saint-Maurice d’Angers, che aveva preso forma intorno alle strutture del preesistente castello. Per finanziare i lavori, invece, fu imposto un tributo ad hoc a carico degli abitanti del borgo. A partire dal XVII secolo, la fortezza venne usata come carcere, in particolare durante il regno di Luigi XIV: nel 1661 vi fu rinchiuso il sovrintendente alle Finanze, Nicolas Fouquet, accusato di corruzione. Nel 1789, il castello divenne una delle roc-
Il castello di Angers, costruito nel XIII sec. e la cui cerchia muraria è scandita da possenti torri cilindriche.
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Francia
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caforti dei Comitati rivoluzionari della regione e subí piú volte l’assedio dei Vandeani. La costruzione odierna ricalca l’impianto originario, cosí come venne concepito nel XIV secolo: la circonda una cinta muraria di 800 m, di forma pentagonale irregolare, intervallata da 17 torri cilindriche in scisto e tufo, la cui altezza raggiungeva inizialmente i 50 m, ma venne poi ridotta da Enrico III con intenti punitivi durante le guerre di religione del Cinquecento (ma c’è chi afferma che il loro taglio si rivelò indispensabile per adattarne la funzione alle moderne artiglierie). La piú alta è attualmente la Torre del Mulino, che raggiunge i 40 m.
In alto pianta a volo d’uccello del castello di Angers: 1. Ingresso; 2. Appartamenti reali; 3. Cappella; 4. Torre del mulino; 5. Circuito delle mura; 6. Giardino pensile; 7. Porta dei Campi; 8. Alloggio del Governatore; 9. Galleria degli arazzi dell’Apocalisse.
Strutture difensive ed edifici residenziali
Al castello si accede attraverso la Porta dei Campi, rivolta a sud-est, e quella della Città, sul lato nord, che collegano il complesso all’abitato sottostante, entrambe databili al XIV secolo. Varcate le mura, la fortezza presenta un’ampia spianata, nella quale si notano alcune costruzioni isolate – di profilo piú signorile che militare – risalenti a un periodo piuttosto esteso, che spazia dall’Alto Medioevo al Cinquecento. La parte piú antica è la Sala Grande, ora in rovina, che contiene sezioni riferibili al primo palazzo conteale del IX secolo; antichi sono anche i resti della Cappella di St. Laud, venuti alla luce nel Novecento, nel corso della ristrutturazione della sala in cui sono esposti i celebri arazzi dell’Apocalisse. Gli altri edifici visibili sono il castelletto (XV secolo), la cappella (XIV secolo), la Casa Reale (XIV secolo), la Galleria del re Renato (XV secolo) e il 48
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settecentesco Alloggio del Governatore. La sala dedicata alle raffigurazioni dell’Apocalisse di san Giovanni è, invece, recente. Nel Trecento, furono necessari 7 anni di lavoro per realizzare il ciclo degli arazzi, che visse vicende alquanto travagliate. Destinato a essere esposto in occasione di feste religiose e cerimonie reali, fu collocato dopo il XV secolo nella cattedrale di St. Maurice di Angers. Al tempo della Rivoluzione Francese subí gravi danni e, alla fine del Settecento, venne trafugato. Solo alla metà del XIX secolo il capolavoro fu rinvenuto, restaurato e quindi ricollocato
nella cattedrale, prima del definitivo trasferimento nel castello di Angers. Dei sette arazzi originari, ne sono sopravvissuti sei, che compongono – sviluppandosi per circa 100 m di lunghezza, su una superficie complessiva di 850 mq –, una serie di episodi tratti dall’Apocalisse e narrati come i capitoli di un vero e proprio romanzo: san Giovanni riceve la rivelazione da Cristo che serra un coltello tra i denti; compaiono i quattro cavalieri, l’ultimo dei quali – la Morte – è raffigurato come un corpo decomposto; seguono le trombe dell’Apocalisse che preannunciano le Piaghe; quindi si
manifesta l’annuncio del verbo di Cristo; si preconizza, infine, la caduta di Babilonia e gli angeli versano sulla terra le sette coppe d’oro colme della collera divina; nell’ultima parte, della quale mancano alcuni frammenti, emerge la «Nuova Gerusalemme».
INFO
Particolare di uno degli arazzi dell’Apocalisse raffigurante la Nuova Gerusalemme. L’opera fu commissionata intorno al 1375 dal duca Luigi I d’Angiò al laboratorio del maestro parigino Nicolas Bataille.
ANGERS 2, promenade du Bout du Monde, Angers, Francia Info www.chateau-angers.fr
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Francia
CARCASSONNE
Meraviglia dei Pirenei
Dopo aver rischiato d’essere cancellata dall’abbandono, la cittadella di Carcassonne è oggi una delle piú fulgide testimonianze dell’architettura medievale transalpina. Un complesso straordinariamente vasto e articolato, le cui strutture permettono di ripercorrere la vicenda plurisecolare della città
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nvestita dalla natura come luogo ideale d’insediamento, la «merveille du Midi» – la «meraviglia della Francia Meridionale» – ha vissuto il Medioevo da protagonista. Capolavoro dell’architettura militare, la cittadella di Carcassonne (Citè) sorse in cima a un’altura sul corso del fiume Aude, nell’Occitania, in un sito che già al tempo dei Romani era presidiato da possenti fortificazioni, ancora oggi parzialmente sopravvissute lungo il versante settentrionale delle mura. Successivamente i Visigoti si stanziarono in quel sito, rafforzando le difese dell’insediamento; anche le tracce dei loro interventi sono riscontrabili nell’odierno complesso della Citè. Alla dominazione visigota, seguí quella dei Saraceni, prima dell’arrivo – nell’VIII secolo – dei Franchi, i quali elessero la città a capitale di contea, preludio del periodo di maggior splendore della città. La favorevole posizione strategica fu il segreto della fortuna economica e politica di Carcassonne e ne determinò il poderoso sviluppo delle architetture difensive. Posta nel cuore dei Pirenei francesi, era una delle tappe del percorso piú breve che univa la Penisola iberica al resto dell’Europa. Nel XII secolo la città fu una delle principali roccaforti del catarismo francese (movimento ereticale diffusosi in diverse zone dell’Europa, che teorizzava un dualismo teologico e filosofico). Quella scomoda presenza era tollerata in
virtú di una politica rispettosa del pluralismo confessionale, adottata dai governanti della città. All’interno delle sue mura veniva garantita a ogni comunità religiosa ampia libertà di espressione, un vero e proprio paradigma di tolleranza che permetteva a cattolici, catari ed Ebrei di convivere pacificamente, ciascuno nei rispettivi spazi. Proprio in quel periodo, durante il governo della famiglia dei visconti di Trencavel, sorsero la cattedrale e il castello comitale.
La cacciata degli eretici
L’era della pace, però, era destinata a esaurirsi. Nel 1205, nel corso della crociata contro gli Albigesi, la città si arrese alle truppe di Simone di Montfort, il quale decretò la fine della politica di tolleranza, dispose l’esecuzione dei Trencavel e la cacciata degli eretici. Nel Duecento, con gli interventi realizzati da Luigi IX, la Citè, veniva considerata inespugnabile. Tuttavia il castello, fulcro della nuova cittadella, edificato sui resti di architetture di epoca romana, presentava dimensioni ancora ridotte e solo a partire dal Trecento assunse un profilo imponente. Una volta inglobata nel vasto territorio della Corona di Francia, la Citè assunse il ruolo strategico di sentinella dei confini meridionali del regno e vide svilupparsi ai suoi piedi la «città bassa». Il complesso fortificato rivestí una funzione strategica fondamentale nella difesa del territorio francese fino alla conquista della regione
Veduta della cittadella fortificata di Carcassonne, nella regione dell’Occitania, all’interno della quale si erge il profilo del castello comitale che ne rappresentò il principale baluardo militare. Venne edificato non solo per difendere il complesso dalle invasioni di nemici esterni, ma anche per proteggerlo da temute rivolte cittadine.
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del Rossiglione da parte di Luigi XIII, nel XVII secolo. Il confine del regno si spostò verso sud e, pertanto, Carcassonne perse il ruolo chiave nella politica militare della Corona: da baluardo inespugnabile, si trasformò in mero deposito di armi e luogo di residenza delle guarnigioni. In età moderna perse ulteriormente importanza e rischiò di subire il destino di altre gloriose fortificazioni medievali usate come cava per l’edilizia. Nell’Ottocento, grazie alla provvidenziale campagna del poeta Prosper Mérimée e dello storico Jean-Pierre Cros-Mayrevielle, furono avviati lavori di restauro, sotto la regia dell’architetto Eugène Viollet-le-Duc. E il rischio di degrado venne sventato.
Medioevo vivente
Il castello comitale fu eretto non solo per presidiare i confini del regno da nemici esterni, ma anche per difendere la fortificazione dai pericoli della città sottostante che stava prendendo forma: un abitato popolato da una forte borghesia, che covava fervori indipendentisti. Le parti piú antiche del castello comitale risalgono al periodo di fondazione. Si tratta delle ali me52
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In alto una stanza del Musée Lapidaire, ospitato nel castello comitale di Carcassonne. In basso stele discoidale, nota come pietra tombale dei Catari. XIII sec. Carcassonne, Musée Lapidaire.
INFO CARCASSONNE 1, rue Viollet-le-Duc, Carcassonne, Francia Info www.remparts-carcassonne ridionale e occidentale, e della Tour Pinte (la piú alta della costruzione), mentre nei cortili interni sono stati rivenuti resti delle fondamenta di una villa romana. Le torri della fortezza sono 9 – angolari e rotonde – e altre 41 sono dislocate lungo la cinta che difende l’intera Cité. Il castello, composto da due edifici e da un donjon di forma squadrata, conserva numerose altre architetture originarie dell’età di Mezzo: dal barbacane alla bertesca, fino alle stanze interne, tra le quali spicca la Camera Rotonda, che presenta ancora tracce delle decorazioni medievali. Uno dei due cortili, il secondo provenendo dalla porta principale di accesso, era originariamente una stanza, della quale restano solo i grandi camini e le pietre del pavimento. La rocca ospita anche il Musée Lapidaire, che espone i molti reperti venuti alla luce nella zona di Carcassonne, databili dall’epoca antica fino all’età di Mezzo.
Uno scorcio del castello comitale di Carcassonne, con la Tour Pinte, il cui piano terra è databile al XII sec.
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agine fondamentali di storia francese del Medioevo sono state scritte tra le mura di uno dei piú celebri castelli della Loira, Chinon. In questa fortezza, nel XIV secolo, venne rinchiuso il Grande Maestro dei Templari Jacques de Molay, insieme ad alcuni suoi fedeli cavalieri, in attesa dell’esecuzione capitale, poi avvenuta a Parigi. Nel 1429, nello stesso castello ebbe luogo il primo incontro tra Giovanna d’Arco e il delfino Carlo VII, in seguito al quale il futuro sovrano cominciò a superare l’iniziale scetticismo che nutriva nei riguardi della giovane contadina. Dopo l’incoronazione di Carlo, Chinon divenne sede ufficiale del nuovo governo reale francese. La fortezza ha una storia molto antica che ha inizio nell’Alto Medioevo: è del 954, infatti, la prima struttura in pietra, voluta da Teobaldo il Baro, che era costituita da una cinta muraria, una torre e una motta, secondo quanto riportato da La cronique de Nantes. All’inizio del XIII secolo, il castello, che nel frattempo era finito sotto il dominio inglese, venne conquistato dal re di Francia Filippo Augusto e quindi ampliato: alla
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Francia
realizzazione di due fossati si aggiunse un donjon cilindrico, altri tratti della cinta muraria, la Torre dei Cani e quella di Guardia. Successivamente vennero erette la Torre di Boissy e quella dell’Orologio, mentre a fine Medioevo furono apprestati gli appartamenti reali. In età moderna il castello appartenne al cardinal Richelieu e, nell’Ottocento, anche in questo caso, il provvidenziale intervento dello scrittore e archeologo Prosper Merimée – in qualità di vicepresidente della Commissione per i Monumenti Storici del governo francese – lo salvò dalla demolizione. INFO www.forteressechinon.fr
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VINCENNES
l torrione piú alto d’Europa, di costruzione trecentesca, svetta sulla Valle della Marna, 7 km a est di Parigi. Si erge a 50 m di altezza e appartiene a uno dei monumenti simbolo della Francia, che fu residenza reale dal XIII al XVIII secolo: il castello di Vincennes. Venne edificato nel Duecento, ampliando un modesto padiglione di caccia voluto da Luigi VII nel 1150, nel mezzo di un bosco ricco di selvaggina. A disporre la costruzione della grande fortezza
furono Filippo Augusto e Luigi IX, ma a dotarla di prestigio e magnificenza contribuirono soprattutto i loro successori, in particolare Filippo VI, il quale fece realizzare nel 1337 uno splendido mastio. Nel Quattrocento venne quindi aggiunta la grande cinta muraria, tuttora visibile, che si estendeva per oltre 1 chilometro ed era sormontata da 6 torri. Nel castello furono custodite nel Medioevo le reliquie della corona di spine di Cristo, poi trasferite nella Sainte-Chapelle di Parigi. Nelle sue stanze soggiornarono da prigionieri il sovrano Enrico IV – nel corso delle guerre di religione francesi che infuriarono nel Cinquecento tra cattolici e protestanti –, il marchese De Sade e il filosofo Denis Diderot. Nel 1917 trovò, invece, la morte nel
Sulle due pagine l’imponente mole del castello di Vincennes, che svetta sulla Valle della Marna con il suo donjon alto 50 m. Tra i monumenti simbolo della Francia, fu a lungo residenza reale. A sinistra, in basso veduta a volo d’uccello del castello di Chinon, tra i piú celebri castelli della Valle della Loira. Edificato nel Trecento, fu il luogo del primo incontro tra Giovanna d’Arco e il delfino Carlo VII, avvenuto nel 1429.
fossato del castello la famosa danzatrice e spia olandese della prima guerra mondiale, Mata Hari, fucilata dai Francesi per aver collaborato con i Tedeschi. INFO www.chateau-de-vincennes.fr
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FOUGÈRES
l castello di Fougères segnava nel Medioevo il confine tra il regno di Francia e il ducato di Bretagna, al quale apparteneva. Proprio per la sua essenziale funzione strategica, venne
In alto il possente profilo del castello di Fougères (XII sec.), una delle piú celebri fortezze della Bretagna.
progettato come una vera e propria cittadella fortificata in un territorio comunque protetto da un promontorio circondato da paludi. Posto sul versante nord-orientale dell’odierno dipartimento dell’Ille-et-Vilaine, risale – nelle sue forme originarie – all’XI secolo. Nel 1166 venne devastato dalle truppe inglesi di Enrico II il Plantageneto e, qualche anno piú tardi, fu ricostruito dal barone locale Raoul II. Fougères, con il suo castello e la vastità delle altre fortificazioni, è soprannominata la «Carcassonne dell’Ovest»: tuttora sono ben visibili le 13 torri medievali (edificate tra il XII e
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Francia
il XV secolo) – spiccano, fra di esse, la Haye Saint-Hilaire, la Raoul e la Mélusine, quest’ultima vero e proprio capolavoro dell’architettura militare trecentesca – e la maestosa cinta muraria, considerata tra le piú imponenti d’Europa. Del donjon originario restano, invece, solo le fondamenta poligonali. INFO www.chateau-fougeres.com
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TARASCONA
a straordinaria integrità del castello provenzale di Tarascona fornisce alla sua fisionomia un’apparenza quasi irreale. Edificato su un terreno roccioso, sulla riva sinistra del Rodano, risale al XV secolo e in quegli anni presidiava i domini dei signori di Provenza. Sorto sulle rovine di una precedente fortificazione, divenne in seguito la residenza ufficiale di Renato I d’Angiò – re di Napoli dal 1435 al 1442 e detto «il Buono» per la sua condotta di governo moderata e tollerante – che ne completò l’edificazione. La colossale struttura del castello, costruito in pietra calcarea, precorre gli stili delle tipiche fortezze rinascimentali. È diviso in due sezioni, una riservata agli armati, il basso cortile, e l’altra residenziale: la prima, in stile gotico, presenta un impianto poligonale e torri quadrate; mentre l’ala piú signorile, direzionata verso la
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CASTELLI D’EUROPA
città, ha una pianta quadrangolare e due eleganti torri cilindriche (dell’Orologio e delle Cappelle). Caratteristica comune all’intera fortificazione è l’uniformità di altezza tra le mura di cinta e le torri. INFO chateau.tarascon.fr
LANGEAIS
P
erla dell’architettura tardomedievale, il castello di Langeais, nell’odierno dipartimento dell’Indre e Loira, ha molti «padri» illustri. Primo fra
In alto dittico quattrocentesco raffigurante il re di Francia Carlo VIII e la consorte Anna di Bretagna, custodito nel castello di Langeais, nell’odierno dipartimento dell’Indre e Loira. Il loro matrimonio venne celebrato nel 1491 proprio nella fortezza. In basso, a sinistra veduta del castello di Tarascona, in Provenza, rimasto integro nelle sue forme tardo-medievali. tutti il terribile Folco III Nerra, conte d’Angiò (970-1040), detto «il Nero» per il suo cinismo e l’inclinazione alla malinconia, un protagonista della storia francese a cavallo tra Alto e Basso Medioevo. Fu lui a edificare, nel X secolo, una prima fortezza, della quale oggi è sopravvissuta una sezione del donjon (i muri del lato est e del lato nord), considerato il piú antico di Francia. Il castello venne poi ampliato da un nuovo proprietario, Riccardo I Cuor di Leone, ma dagli stessi Inglesi fu distrutto nel XV secolo, durante la Guerra dei Cent’anni. Ricostruito da Luigi IX di Francia nel 1465, riacquistò l’antico splendore e ospitò il celebre matrimonio tra Carlo VIII di Francia e Anna di Bretagna, evento propedeutico all’annessione
A sinistra veduta del castello di Langeais. In basso i resti del castello di Quéribus, nella Linguadoca-Rossiglione, una delle piú importanti roccaforti catare.
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della Bretagna al regno francese. L’attuale edificio conserva gran parte delle strutture quattrocentesche: dalle torri circolari alla cintura muraria, con un camminamento di ronda che attraversa l’intero complesso. INFO chateau-de-langeais.com
QUÉRIBUS
l castello di Quéribus fu uno degli ultimi focolai catari in Francia e riuscí a resistere a lungo sul massiccio delle Corbières, a 728 m di altezza, nella regione della LinguadocaRossiglione. Alla metà del Duecento, aveva trovato rifugio nella fortezza un nucleo di religiosi del movimento ereticale. La loro resa giunse dopo l’ennesimo assalto delle forze reali, guidate da Pierre di Auteuil. La rocca, che risale all’XI secolo, fu ristrutturata nel Duecento e, dopo la resa dei catari, venne gravemente danneggiata, ma fu riconvertita nel XIV secolo a baluardo contro gli Aragonesi. Grazie ai restauri novecenteschi, Quéribus è tra i castelli catari meglio conservati della regione. Oggi sopravvivono alcune sezioni di mura del XIII secolo, mentre appaiono piú visibili le tracce degli interventi cinquecenteschi. INFO www.cucugnan.fr
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Francia
I castelli della Loira
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el XV secolo, quando le sorti della Guerra dei Cent’anni sembravano segnate, gli Inglesi penetrarono in territorio nemico convinti di avere in pugno la vittoria. Molti Francesi, in rotta, trovarono rifugio in un territorio propizio per resistere agli invasori: la Valle della Loira, che risultava ben protetta e, in alcuni tratti, presidiata anche da antiche fortezze. Quelle roccaforti vennero riadattate ai criteri piú avanzati di architettura difensiva, mentre altri castelli sorsero ex novo, garantendo un maggior controllo sul percorso del fiume. Dopo la vittoria francese, regnanti e nobili stabilirono in quella regione fortificata le loro residenze, apportando integrazioni in stile rinascimentale agli edifici. Oggi quei castelli sono il vero fiore all’occhiello della Valle della Loira – Patrimonio Mondiale dell’UNESCO – e costituiscono una delle principali mete turistiche della Francia. La lista comprende circa 300 fortezze, ma una ristretta rosa di 20 è stata inserita in uno speciale elenco denominato «Grands Sites du Val de Loire» del quale fanno parte i castelli piú famosi. Partendo da ovest, Angers è la prima tappa del lungo itinerario, con le sue imponenti torri circolari e i capolavori di arte medievale custoditi al suo interno. Procedendo verso est si incontra la fortezza di Chinon, arroccata su un promontorio roccioso. Verso nord, il castello di Saumur fu edificato in un sito già fortificato nell’Alto Medioevo per difendere la Valle della Loira dai Vichinghi. Nelle vicinanze, Ussé spicca con la sua fisionomia rinascimentale, come il limitrofo castello di Azay-le-Rideau. Sulla sponda opposta della Loira si incontra, poi, il castello di
Sulle due pagine veduta aerea del castello di Chenonceau, gioiello architettonico della Valle della Loira. Edificato nel XV sec., fu per un periodo residenza di Caterina de’ Medici. Langeais, che fu parzialmente distrutto dagli Inglesi nella Guerra dei Cent’anni. Lungo l’itinerario, nei pressi di Tours, il maniero di Villandry è noto invece per la bellezza dei suoi giardini rinascimentali. Un evidente profilo cinquecentesco ha anche il castello di Amboise, la cui fondazione risale al XII secolo. Il limitrofo Clos Lucé è rinomato perché si ritiene sia stato l’ultima dimora di Leonardo da Vinci. Si affaccia, invece, su un affluente della Loira – il Cher – il castello di Chenonceau, che fu per un periodo la residenza di Caterina de’ Medici, moglie di Enrico II. Di impronta medievale è, poi, la fortezza di Chaumont, che vide tra i suoi ospiti numerosi astrologi, tra i quali Nostradamus. Famoso per la «Galleria degli Illustri», che ospita un collezione di 327 ritratti in cui sono raffigurati i potenti della storia nazionale, è il castello di Beauregard, anch’esso dalla tipica fisionomia cinquecentesca, mentre a pochi chilometri si erge il castello di Blois, con le sue logge sulla facciata e i variegati stili, dal gotico al gotico fiammeggiante, dal rinascimentale al neoclassico. A sud, lontano dal corso del fiume, si trova le rocca di Cheverny, costruita nel Seicento con forme classicheggianti. L’ultima tappa dell’itinerario tocca la località di Chambord, dove sorge il castello piú grande della Valle della Loira, un complesso di enorme prestigio nel quale soggiornarono monarchi della statura di Francesco I, Luigi XIV, Francesco II e Carlo IX.
ITALIA
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AVIO È uno dei piú antichi monumenti del Trentino e domina la Vallagarina con le sue tre cinte murarie. Edificato presumibilmente nell’XI secolo, custodisce pregevoli affreschi trecenteschi (vedi l’articolo alle pp. 62-65). BURGOS Edificato nel XII secolo, è una delle testimonianze architettoniche piú suggestive del Medioevo sardo. 60
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CASTEL DEL MONTE Capolavoro dell’architettura federiciana e Patrimonio dell’Umanità UNESCO, venne eretto nelle Murge pugliesi nel XIII secolo con pianta e torri di forma ottagonale (vedi box a p. 71). CASTELLAMMARE Sorta sulle pendici del Monte Falto, la rocca di Castellammare rivestí un ruolo di grande rilievo in epoca medievale.
Meess M ssiin na Messina
Marr Io M Ma IIonio oni nioo ni
Sira Si irraacu cusa s Siracusa
CASTEL SANT’ANGELO L’antico mausoleo dell’imperatore Adriano assunse nel Medioevo la funzione di fortezza a presidio dei luoghi santi di Roma (vedi box alle pp. 72-73). CASTEL TIROLO Da questa rocca, edificata nell’XI secolo, ebbe inizio l’ascesa politica dei conti del Tirolo. DOLCEACQUA Oggi parzialmente in rovina, il
castello risale al XII secolo e venne conteso dalle piú potenti casate della Liguria. ERICE Il castello di Venere evoca il mito dell’antico santuario siciliano dedicato alla dea dell’amore. Di costruzione normanna, venne edificato nel XII secolo (vedi l’articolo alle pp. 66-69). FONTANELLATO Castello emiliano costruito nel XII secolo, è celebre per il fossato colmo d’acqua che lo circonda. FOSDINOVO Roccaforte dei Malaspina, il castello toscano è una perla dell’architettura tardo-medievale e rinascimentale italiana. GRADARA Legata alla vicenda amorosa di Paolo e Francesca, la rocca marchigiana è una delle piú interessanti interazioni architettoniche di Medioevo e Rinascimento (vedi box a p. 73). LAGOPESOLE Celebre castello federiciano in Basilicata, edificato nell’XI secolo, che fu dimora di Federico II e del figlio illegittimo Manfredi. LE CASTELLA Sorta su una costruzione antica, la fortezza calabrese di Le Castella è il frutto di interventi tardo-medievali di Angioini e Aragonesi. MALCESINE Fortezza simbolo del potere scaligero in Veneto. MANTA Maniero piemontese del XII secolo, che fu di proprietà dei marchesi di Saluzzo. Splendido è il ciclo di affreschi medievali e rinascimentali che si conserva al suo interno. MASCHIO ANGIOINO Il celebre Castel Nuovo di Napoli
è posto a difesa del porto fin dal XIII secolo. Residenza angioina, conserva parti della costruzione originaria (vedi box a p. 72). MILANO Simbolo della Milano medievale, il Castello Sforzesco venne costruito nel XV secolo sui resti di una rocca trecentesca. OSTIA Voluta dal cardinale Giuliano della Rovere, il futuro papa Giulio II, la rocca domina il borgo medievale di Ostia Antica. OTRANTO Fortezza simbolo degli Aragonesi, è una delle architetture militari piú interessanti del Sud Italia.
ROCCASCALEGNA Arroccato sulla cima di uno sperone roccioso, è uno dei piú importanti castelli abruzzesi. Risale al XII secolo. SAN LEO Definito dallo scrittore e cardinale Pietro Bembo «il piú bello e piú grande arnese da guerra della regione», il castello emiliano conserva in larga parte le sue forme quattrocentesche (vedi box a p. 70). SIRMIONE Rocca scaligera del XIII secolo, poi ampliata dai Veneziani, che presidia le acque del Lago di Garda (vedi box alle pp. 71-72).
SPOLETO Voluta dal cardinale Egidio Albornoz, la rocca trecentesca di Spoleto fu per secoli il simbolo del potere pontificio. TORRECHIARA Difeso da una doppia cinta muraria, il castello emiliano di Torrechiara nasconde al suo interno enigmi di carattere pitagorico
Veduta del castello di Burgos (Sassari). XII sec.
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AVIO
La sentinella bianca Il castello di Avio, in Trentino, domina da secoli la Vallagarina, stagliandosi, candido e solitario, sulla collina di Sabbionara. Nelle sue sale si conservano pregevoli affreschi trecenteschi, che alternano temi cortesi a scene di battaglia
U
na rocca spunta maestosa alla vista di chi percorra verso nord l’autostrada del Brennero, poco dopo aver varcato il confine tra Veneto e Trentino-Alto Adige: è il castello di Avio, con la sua caratteristica sagoma biancastra. Dall’alto della collina di Sabbionara domina su tutta la Vallagarina. La parte piú antica della costruzione, il mastio, risale all’XI secolo e fu affiancata da altre cinte fortificate nel corso del Quattrocento. Il primo documento che attesta l’esistenza del maniero riporta la data del 1053 e si riferisce a un luogo di nome Castellum Ava. Racconti leggendari affermano che la rocca, invece, esisteva già nell’Alto Medioevo e che nel VI secolo aveva ospitato personaggi celebri come la regina longobarda Teodolinda e il suo consorte Autari durante il loro viaggio di nozze. Piú verosimilmente nelle sue stanze soggiornarono l’imperatore Carlo V e Massimiliano d’Asburgo. Nel Duecento la fortezza era uno dei principali feudi dei Castelbarco e, per la sua posizione di cerniera tra i possedimenti veronesi e il Trentino, subí frequenti assedi. Alla fine dell’età di Mezzo il castello cambiò proprietario e fu ceduto alla Repubblica di Ve-
nezia, che lo dotò di ulteriori fortificazioni. Fu un periodo d’oro per il maniero e per tutta l’area sulla quale dominava. I Veneziani diedero lustro al presidio, assegnandogli un ruolo centrale tra i possedimenti trentini. Per garantirgli maggiore spazio politico fecero abbattere varie rocche «concorrenti» che sorgevano nelle vicinanze, tra cui quelle di Và, Serravalle e Chizzola.
Ripetuti passaggi di mano
La costruzione, dopo successivi ampliamenti, risultò composta da ben 5 torri e 3 cinte murarie, cosí come appare attualmente. Perso da Venezia durante la guerra contro la lega di Cambrai (1508-1516), il castello passò sotto il controllo dei vescovi di Trento e, nel Seicento, tornò in possesso dei primi proprietari, i Castelbarco, i quali, qualche secolo dopo, con un atto di generosità lo donarono al Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI). Oggi la fortezza ha recuperato in toto il suo antico splendore, anche all’interno. Nel mastio, all’ultimo piano, si trova la cosiddetta «Camera di Amore», un luogo appartato sulle cui pareti campeggiano alcuni suggestivi affreschi del Trecento: i piú celebri, attribuiti a un maestro di
In alto Avio, Castello, Casa delle Guardie. Particolare degli affreschi della Stanza delle Guardie, che, tra scene di carattere militare, mostrano una raffigurazione del castello. XIV sec. Nella pagina accanto una veduta del castello di Avio. Fu costruito a partire dall’XI sec., in cima a uno sperone che domina la frazione di Sabbionara e si affaccia sulla Vallagarina solcata dal fiume Adige.
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Italia A sinistra Avio, Castello, Casa delle Guardie. Ancora un particolare degli affreschi della Stanza delle Guardie che mostra alcuni arcieri in battaglia. XIV sec. Nella pagina accanto uno dei cortili del castello di Avio. Circondato da alte mura e sormontato dall’imponente mastio (sulla sinistra), mette in evidenza la struttura difensiva della fortezza, organizzata a strati.
provenienza emiliana o veneta, raffigurano un mostruoso dio Amore lanciato al galoppo che con le sue frecce sfiora una giovane donna e colpisce un cavaliere in pieno petto. Affreschi di pregio sono contenuti anche nella Casa delle Guardie, situata in uno spazio antistante al castello, e presentano temi piú strettamente militari, con immagini di fanti e cavalieri.
Un macabro ammonimento
Accanto all’edificio del mastio si erge il duecentesco Palazzo Baronale, che, in epoca successiva, fu adibito a residenza per i nobili Castelbarco. Il corpo principale del palazzo ha una pianta a «L», si eleva nella parte piú antica del castello e occupa lo spazio a ridosso della cinta meridionale interna del primo nucleo fortificato. Nelle vicinanze, in una cappella, si possono ammirare altri affreschi medievali, di epoca presumibilmente quattrocentesca. Lungo il percorso delle mura merlate spicca l’imponente struttura della Torre Picadora, un tempo teatro di esecuzioni e torture. Sulla sua cima, infatti, venivano impiccati i criminali e i loro cadaveri venivano lasciati appesi per giorni alle pareti esterne in segno di ammonimento nei riguardi della popolazione del circondario. Secondo una leggenda, ai condannati a morte veniva concessa la possibilità di scampare all’esecuzione attraverso un gioco dalle modalità simili a quelle di un paroliere: condotti nella Stanza della Scacchiera della Casa delle Guar64
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In basso particolare di uno degli affreschi della «Camera dell’Amore» del castello di Avio, che raffigura il bacio tra una fanciulla e un cavaliere a cavallo. XIV sec.
INFO AVIO Via al Castello, Sabbionara, Avio TN Info www.fondoambiente.it/luoghi/castello-di-avio die, dovevano, da bendati, comporre una frase compiuta, selezionando alcune lettere gotiche che campeggiavano nelle pitture. Quelle lettere misteriose, in base a un’altra tradizione, nascondevano una formula segreta che poteva condurre alla stanza in cui era custodito un tesoro. Si trattava dei beni piú preziosi del castello, da preservare a ogni costo in caso di assalti nemici. La tradizione è circolata per secoli nel territorio di Avio e dintorni, tanto da spingere piú di un «cacciatore» a perlustrare i sotterranei del complesso fortificato. Nel corso di queste ricognizioni, alcuni muri di pregevole valore storico sarebbero stati abbattuti. La fisionomia del maniero, che non ha eguali in Italia, è una riuscita sintesi tra l’architettura militare di stile veronese del XIII-XIV secolo e il tipico stile dei manieri tirolesi. Piú d’uno studioso sostiene che Avio rappresenti uno dei piú riusciti esemplari di castello medievale. In virtú, sicuramente, della sua posizione di guardia sulle pendici di un’altura, ma anche per l’evoluzione architettonica che ha subito nel corso degli anni, testimoniata dalla sua struttura «a strati» posti a protezione del mastio.
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Italia
ERICE
Amore e guerra La tradizione associa il castello di Erice a Venere, poiché sorse nello stesso sito di un antico santuario della dea. Un’origine suggestiva, che nel Medioevo venne però sopraffatta dalle lotte per il possesso della fortezza
Sulle due pagine veduta del castello di Erice, detto «di Venere», perché sorto nello stesso sito in cui, in età antica, era stato innalzato un tempio dedicato alla dea. In basso testa in alabastro di Afrodite. IV sec. a.C. Erice, Museo Civico «Antonino Cordici».
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l castello di Erice è adagiato sopra un mito: l’incantevole promontorio su cui si erge rievoca la figura di Venere e del suo santuario siciliano, nel quale accorrevano visitatori da tutto il Mediterraneo. Secondo la tradizione, il tempio era sorto per volere del figlio della dea Afrodite (la Venere dei Romani), Erix, il pugnace re greco che osò sfidare Eracle, pagando con la vita il prezzo della propria sfrontatezza. Anche le cronache meno leggendarie sulla storia della città risultano suggestive e narrano la vicenda di un gruppo di esuli troiani in fuga, che trovarono su quell’altura un luogo ideale in cui stabilirsi. Dal loro incontro con le popolazioni locali ebbe origine la popolazione degli Elimi, i quali costruirono un santuario in onore della dea della fecondità Ericina, identificata dai Fenici con Astarte, dai Greci con Afrodite e dai Romani appunto con Venere.
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Nei secoli successivi, la diffusione del cristianesimo segnò l’inizio della decadenza per Erice. Si hanno, infatti, poche notizie della città riguardo al periodo iniziale del Medioevo, quando sulla Sicilia occidentale dominavano i Bizantini. Con l’arrivo dei Normanni, invece, l’ex capitale degli Elimi recuperò parte dell’antico prestigio politico e religioso Furono testimoni di questa rapida ripresa due noti geografi e viaggiatori arabi: alIdrisi (1100-1166), autore del trattato di geografia chiamato Il libro di Ruggero, e Ibn-Giubair (1145-1217). Entrambi citarono espressamente il Gebel Hamid, ossia l’altura di Erice, e il suo possente castello, che aveva preso il posto del celebre santuario di Venere.
Un’apparizione miracolosa
La presenza della fortezza documentava il rinnovato sviluppo del borgo, avviato dal normanno Ruggero I d’Altavilla (1031-1101). Questi ribattezzò la città Monte San Giuliano, in omaggio al santo cristiano che gli era apparso in sogno salvando i suoi domini da un’incursione saracena. La rocca, quindi, divenne il monumento principale e fu spesso teatro delle successive guerre tra feudatari e monarchia sveva. I fasti e le leggende legati all’antico tempio, a ogni modo, non caddero del tutto in oblio e sopravvivevano, per prima cosa, nel nome che la tradizione storica aveva assegnato allo splendido complesso: «castello di Venere». Anche chi venne dopo i Normanni considerò la fortezza un presidio di fondamentale importanza per tenere sotto controllo un vasto territorio. Lo dimostrava il fatto che nel Cinquecento, in piena era aragonese, Erice avesse la stessa importanza strategica di grandi centri come Siracusa, Messina e Agrigento all’interno dei confini del regno spagnolo di Sicilia. Oggi la facciata del castello, che si affaccia verso nord-ovest, presenta ancora le merlature bifide, comunemente note come «ghibelline». Nel Medioevo, il complesso era collegato alle sottostanti torri del Balio, A destra Erice, Castello di Venere. Stemma dell’aquila imperiale, vestigia del periodo normanno della fortezza, affisso sul muro della torre d’ingresso. XII sec. 68
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attraverso un ponte levatoio, mentre ora a unirle provvede un viadotto, una cordonata a larghi gradoni. Le torri, nel corso dell’età di Mezzo, erano la sede del bajulo, il luogotenente a cui il sovrano di turno delegava incarichi di rilievo nella zona, come per esempio l’istruzione di processi civili e la riscossione delle imposte. La sopravvivenza di buona parte delle costruzioni medievali si deve anche alla meritoria iniziativa del conte Agostino Pepoli, il quale, nell’Ottocento, si accollò l’onere della restaurazione della cortina merlata e delle torri. Inoltre, dagli spazi circostanti, il nobile ricavò un grande giardino all’inglese, realizzando un vero e proprio monumento naturale che, oggi, rappresenta una delle principali attrazioni della città. Dai numerosi belvedere del piccolo parco si possono ammirare viste spettacolari su Trapani, le isole Egadi, la costa di Marsala, il monte Cofano e Ustica.
INFO ERICE Largo Castello, Erice TP Info www.fondazioneericearte.org
Erice. Panoramica aerea del castello di Venere, ripreso da ovest, sotto cui si estendono le pianure del Trapanese.
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A sinistra il castello di San Leo. In basso, sulle due pagine Sirmione. Il castello scaligero, posto a guardia delle acque del Lago di Garda. XIII-XIV sec.
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ntica capitale del Montefeltro, una zona che oggi comprende porzioni dell’Emilia-Romagna, delle Marche, dell’Umbria e della Repubblica di San Marino, San Leo conserva il suo fascino di borgo medievale con la rocca posta
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all’apice del suo abitato: «Il piú bello e piú grande arnese da guerra della regione», lo definí Pietro Bembo, scrittore e cardinale vissuto a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Nelle sue forme attuali, il castello conserva in larga parte le forme disegnate nel XV secolo dall’architetto e ingegnere senese Francesco di Giorgio Martini, incaricato da Federico di
Montefeltro di riprogettare il fortilizio. Il castello sorge sulla cima di un colle alto 639 m, che anticamente si chiamava Mons Feretrius, toponimo dal quale derivò Montefeltro, nome con cui anche la cittadina fu nota fino al XII secolo. Con la sua antica denominazione, San Leo divenne, nel X secolo, anche la capitale del regno italico di Berengario II. Il sovrano vi trovò rifugio dopo la sconfitta nella battaglia di Pavia del 961 contro l’imperatore germanico Ottone I. All’epoca era un luogo ideale in cui asserragliarsi, vista la difficoltà di accesso. E anche ora si giunge a San Leo solo attraverso una strada impervia che taglia la roccia. La città subí molte dominazioni: Goti, Bizantini, Longobardi, Franchi, prima di divenire una libera repubblica nel 1284. L’autonomia, però, finí presto e sul paese governarono i Malatesta. Nel periodo del suo massimo splendore, durante l’età di Mezzo, molti personaggi illustri soggiornarono
a San Leo: Dante Alighieri, san Francesco d’Assisi e Felice Orsini. Nel Settecento, all’interno del castello, fu rinchiuso l’esoterista Cagliostro per scontare la condanna per eresia. INFO www.san-leo.it
C
CASTEL DEL MONTE
apolavoro dell’architettura federiciana, Castel del Monte domina le Murge occidentali dall’alto di una collina. È l’incarnazione del potere supremo e dell’eredità culturale di Federico II: l’imperatore ne promosse la costruzione nel 1240, nell’ottica di un vasto piano di riqualificazione delle fortezze presenti nel Meridione d’Italia. Nelle forme del complesso convivono richiami al mondo classico, elementi di taglio romanico, virtuosismi del gotico nordeuropeo e arte islamica. La pianta ottagonale, comune anche alle otto torri, sarebbe ispirata al modello delle basiliche cristiane o, secondo altre ipotesi interpretative,
alle proporzioni della Cupola della Roccia di Gerusalemme. Fonte di ripetute speculazioni è il valore simbolico dell’otto, il numero di base dell’ottagono, che, risultando dall’intersezione di un cerchio e di un quadrato concentrici, potrebbe alludere, in una lettura cristiana, a una dimensione intermedia tra la perfezione divina (il cerchio) e quella umana (il quadrato). Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO, l’edificio – che nei piani iniziali avrebbe dovuto essere circondato da una cinta muraria – rivestí una funzione prevalentemente residenziale. INFO www.casteldelmonte. beniculturali.it
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SIRMIONE
irmione, la «perla delle penisole e delle isole» cantata da Catullo, rifulge con la sagoma del suo castello medievale che sembra galleggiare sulle acque del Lago di Garda. Simbolo del potere scaligero, la rocca venne edificata nel XIII secolo per iniziativa del condottiero veronese Mastino I della Scala e fu poi fortificata dai Veneziani agli inizi del
In alto Castel del Monte, Andria. Un veduta dell’imponente fortezza eretta per volere di Federico II. XIII sec.
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Quattrocento, che ne ampliarono in particolare la darsena. Progettata con una pianta irregolare, resistette piú volte agli assalti dei nemici della Serenissima, in particolare dei Visconti. Oggi appare splendidamente conservata grazie ai restauri novecenteschi, con le mura e le torri dalla merlatura a coda di rondine, il camminamento di ronda e l’imponente mastio che risale all’epoca della fondazione. Rappresenta uno dei pochi esempi di fortezza adibita a uso portuale. All’interno del portico del complesso è stato allestito un museo lapidario romano e medievale. INFO www.roccascaligerasirmione. beniculturali.it
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N APOLI, MASCHIO ANGIOINO
l Castel Nuovo di Napoli, noto come Maschio Angioino, ebbe compiti a un tempo di difesa del porto e di reggia. Fu infatti scelto come
Italia
residenza stabile da Carlo I d’Angiò; vi fu ospitato papa Celestino V (l’eremita Pietro da Morrone) fino all’abdicazione, e vi si tenne il conclave di elezione del suo successore, Bonifacio VIII. In seguito accolse tra le sue mura Petrarca e Boccaccio. Costruito tra il 1279 e il 1282, sotto la direzione degli architetti Pierre de Chaule e Pierre d’Angicourt, divenne in breve tempo il centro direzionale dell’intera città, al punto che Roberto d’Angiò vi fece costruire una cappella decorata poi da Giotto (1332). Dopo la conquista aragonese fu ricostruito dal catalano Guillén Sagrera e poi modificato ulteriormente nei secoli seguenti. Nel periodo vicereale (1503-1734), le strutture difensive del castello, adibito a un uso militare, vennero ulteriormente modificate. Il complesso è oggi destinato a un uso culturale ed è, tra l’altro, la sede del Museo Civico di Castel Nuovo, il cui percorso espositivo si articola
Napoli. Uno scorcio del cosiddetto Maschio Angioino. XIII-XV sec.
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tra la Sala dell’Armeria, la Cappella Palatina o di Santa Barbara, il primo e il secondo piano della cortina meridionale. INFO www.comune.napoli.it
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R OMA, CASTEL SANT’ANGELO
l mausoleo dell’imperatore Adriano (117-138 d.C.) assunse nel Medioevo la funzione di fortezza a presidio dei luoghi santi dell’Urbe, trasformandosi in uno dei piú spettacolari esempi di riuso dell’antico oggi visibili a Roma. Inglobato nelle Mura Aureliane nel corso della Guerra Gotica, prese il nome di Castel Sant’Angelo in onore dell’arcangelo Michele. Nel XIII secolo, sotto il pontificato di Niccolò III, venne ufficialmente investito del ruolo di fortilizio dei papi. In seguito,
In alto Roma. Veduta di Castel Sant’Angelo, costruito sul mausoleo dell’imperatore Adriano. A destra Gradara. Uno scorcio della facciata della fortezza, con l’ingresso dotato di ponte levatoio. XII-XV sec. alla struttura preesistente furono aggiunti tre torrioni cilindrici per poter meglio fronteggiare gli attacchi con le armi da fuoco. Le modifiche piú rilevanti furono apportate nel Rinascimento, con la demolizione di alcuni corpi di fabbrica limitrofi, l’innalzamento di un torrione circolare e di altre quattro fortificazioni poligonali. Collegato al Vaticano attraverso il percorso del Passetto di Borgo (il camminamento che, in caso di pericolo, poteva consentire al pontefice di abbandonare la sua residenza abituale per rifugiarsi nella fortezza sul Tevere), il castello cambiò ulteriormente aspetto nel Cinquecento, nel corso dei pontificati di Pio IV e Urbano VIII. Una cinta pentagonale bastionata circondò il monumento, mentre all’interno furono ricavate alcune piccole caserme. INFO http://castelsantangelo. beniculturali.it
GRADARA
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radara e la sua rocca evocano la vicenda letteraria di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta, i
due celebri amanti immortalati da Dante Alighieri nel canto V dell’Inferno. La tradizione popolare ambienta nel castello marchigiano il tragico epilogo della vicenda – ma sono state formulate ipotesi che collocano alcuni eventi a Rimini, Pesaro, Meldola, Sant’Arcangelo di Romagna e Verucchio – conclusasi con la morte di entrambi gli spasimanti per mano di Gianciotto Malatesta, marito di Francesca e fratello di Paolo. Arroccato a 150 metri di altezza, il castello presidia il confine tra Marche ed Emilia Romagna, snodo viario molto conteso
fin dall’età antica. Prese compiutamente forma nel corso del XII secolo, per volere di Pietro e Rodolfo de Griffo, esponenti di una famiglia all’epoca molto influente nella zona. La struttura iniziale, composta da un mastio, controllava un territorio vastissimo compreso tra il Monte Carpegna e la costa dell’Adriatico. I successivi proprietari, i potenti Malatesta da Verucchio, decisero di proteggere la rocca erigendo due cinte murarie. In epoca rinascimentale venne completata, assumendo l’aspetto che oggi riveste. INFO www.castellodigradara.org
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Italia
Il sigillo dei Visconti e degli Sforza L’
Italia settentrionale è disseminata di Lucerna architetture viscontee e sforzesche, che ne Berna delinearono il paesaggio fin dall’età tardo– medievale. La conformazione pianeggiante del La territorio – in particolare nelle odierne regioni Bolzano T Bormio della Lombardia e dell’Emilia-Romagna – favorí il diffondersi di uno stile geometrico nelle Sondrio Belluno costruzioni, con piante di forma prevalentemente rettangolare, torri quadrangolari poste agli angoli del perimetro e vasti cortili all’interno. Bergamo Questi castelli presidiavano militarmente gli Fagnano Olona Trezzo sull’Adda Legnano Castelbarco estesi possedimenti delle due famiglie negli anni Pagazzano Pandino Cusago Venezia del loro fulgore, ma svolgevano soprattutto la Abbiategrasso Milano Soncino Verona Lodi funzione di palazzi residenziali e di sedi del Vigevano Legnago Pavia Torino potere amministrativo, caratterizzandosi per le Mantova Bussoleno Casale Monferrato loro fisionomie raffinate. Con il trascorrere dei secoli, quei sontuosi complessi assursero al ruolo Reggio Castell’Arquato Emilia di veri e propri «poli culturali» dell’Umanesimo, M nei quali intellettuali e artisti erano soliti riunirsi Ravenna per il diletto dei signori lombardi. Bologna Dozza Imola Sin dal XIII secolo, i Visconti acquisirono il dominio di Milano e di altre zone della Ravaldino Rimini La Spezia Lombardia. La loro ascesa era iniziata nel 1262, Lucca anno in cui Ottone Visconti aveva ricevuto la MAR LIGURE Firenze nomina ad arcivescovo di Milano. Nel 1360, Galeazzo II avviò i lavori per la costruzione del castello di Pavia, la residenza viscontea piú nota, che non Nel Pavese, il castello di Vigevano evoca, invece, il nome di venne progettata con un profilo severo, ma fu ornata da Luchino Visconti, che ne fu il primo proprietario. Tra le altre bifore, da un loggiato nel cortile e da splendidi affreschi fortezze viscontee lombarde, meritano una citazione quelle di interni. L’altra grande roccaforte della famiglia si trovava a Pagazzano nel Bergamasco, Castelbarco e Fagnano Olona nel Milano e venne poi ricostruita nel Quattrocento dagli eredi Varesotto. Altro mirabile esempio di architettura viscontea è politici dei Visconti, gli Sforza. la trecentesca rocca di Castell’Arquato, oggi compresa nel Rivestiva notevole importanza strategica, sulla direttrice tra territorio della provincia di Piacenza. Milano e il Lago Maggiore, il castello di Legnano, a lungo Anche gli Sforza, che dalla metà del XV secolo presero il residenza di Ottone Visconti. Fu Bernabò Visconti, invece, a posto dei Visconti alla guida del Ducato di Milano, impressero far erigere e ricostruire, nel XIV secolo, i castelli di Trezzo nell’urbanistica del Nord Italia il loro sigillo. Nel 1450 sull’Adda, del quale si conservano alcune strutture originarie, Francesco I ricostruí il castello milanese sulle rovine di quello Lodi, celebre per il suo imponente torrione, uno dei simboli visconteo, ampliando l’ala residenziale con l’aggiunta di un della città, e Cusago, progettato in origine come residenza di giardino di corte, e accentuò l’imponenza del complesso, che caccia. Sempre Bernabò fu l’artefice della costruzione della nelle sue intenzioni doveva simboleggiare il potere fortezza di Pandino, nell’odierna provincia di Cremona, tipico soverchiante dell’autorità di governo. Segni della nuova complesso di area lombarda con pianta regolare, ampio tendenza sforzesca sono rintracciabili nel già citato castello cortile e torri angolari. Un altro importante esponente della di Vigevano, nella splendida rocca di Soncino, ristrutturata famiglia, Gian Galeazzo, promosse l’edificazione del maniero alla fine del Medioevo, e in numerosi altri complessi: dalla di Abbiategrasso, che presenta oggi elementi caratteristici fortezza di Ravaldino, nella provincia di Forlí, al castello di dell’edilizia residenziale nobiliare del Rinascimento. Imola, o, ancora alla rocca di Dozza, nel Bolognese.
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Castell’Arquato. Uno scorcio della cinta muraria della rocca viscontea, coronata da merli a coda di rondine. XIV sec.
Tolmezzo
Udine
MARE ADRIATICO
Pesaro
PENISOLA IBERICA
NEL SEGNO DEI MORI FRANCIA Santiago de Compostela
Tolosa
Oviedo Ponferrada Olite
Guimarães Mouros
Burgos Peñafiel
Coca Segovia Salamanca Cid PORTOGALLO Manzanares el Real Madrid Coimbra Toledo Óbidos SPAGNA Almourol Lisbona
Aljafería
Valencia
Bellver
Calatrava la Nueva Cordova Granada
Faro
SPAGNA ALCÁZAR DI SEGOVIA Costruito all’epoca della dominazione islamica, è uno dei monumenti piú rinomati di Castiglia e León (vedi box alle pp. 82-84). ALHAMBRA Il magnifico complesso palaziale moresco di Granada edificato a partire dall’XI secolo, è presidiato da una fortezza interna, l’Alcazaba, che rappresenta oggi la parte piú antica del monumento.
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Almería
ALJAFERÍA Splendido palazzo fortificato di origine moresca (IX secolo), situato a Saragozza (vedi l’articolo alle pp. 78-81) ALMERIA Altra celebre fortezza moresca andalusa, la cui costruzione iniziò nell’VIII secolo. BELLVER Noto per la caratteristica pianta circolare, il castello di Bellver sorse sull’isola di Maiorca come residenza reale (vedi box a p. 84-85).
CALATRAVA LA NUEVA È uno dei principali castelli della Reconquista, edificato in Castiglia nel XIII secolo nel corso della campagna militare dell’esercito cristiano contro i dominatori islamici. CID Citato nel componimento epico Poema del mio Cid (XII secolo),
il castello sorge su un’altura nella provincia di Guadalajara. COCA Maestose esempio di architettura gotico-mudèjar nella regione di Castiglia e León (vedi box a p. 84). MANZANARES EL REAL Fortezza quattrocentesca a pochi chilometri da Madrid, che
venne edificata interamente in pietra di granito. OLITE Costruito a cavallo tra il XIII e il XIV secolo, il palazzo reale di Olite, roccaforte del regno di Navarra, fonde funzionalità militare ed estetica residenziale. PEÑAFIEL Imponente fortezza a forma di nave che sorge su un’altura nella provincia di Valladolid (vedi box a p. 85). PONFERRADA In una delle ultime tappe del cammino che porta a Santiago
di Compostella sorge un castello templare, edificato nel XII secolo per proteggere i fedeli in pellegrinaggio (vedi box a p. 82). PORTOGALLO ALMOUROL Fortezza templare in terra portoghese, edificata nel XII secolo sul corso del fiume Tago. GUIMARÃES Uno degli storici baluardi portoghesi. Costruito nel X secolo per difendere il territorio dai Mori e dai Normanni, fu ampliato piú volte.
MOUROS Dal profilo originariamente moresco, il castello di Mouros – Patrimonio dell’Umanità – presenta una splendida cinta muraria. ÓBIDOS Una delle «sette meraviglie del Portogallo», il castello di Óbidos fu eretto nel XII secolo. SAN GIORGIO Posto sulla collina piú alta di Lisbona, il castello di San Giorgio è una delle principali attrazioni turistiche della città (vedi box a p. 82).
Una veduta del castello di Óbidos (Portogallo). XII sec.
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Penisola iberica
ALJAFERÍA
Simbolo di convivenza
Il castello dell’Aljafería di Saragozza è uno degli esempi migliori del connubio fra lo stile moresco e quello spagnolo
L’
impronta araba nella storia della Spagna si svela in modo indelebile nelle forme del castello dell’Aljafería. La sua fisionomia, splendida fusione di stili moreschi, domina il centro di Saragozza ed è oggi sede del parlamento regionale della Comunità autonoma di Aragona. Insieme alla Grande Moschea di Cordova, all’Alhambra di Granada e all’Alcázar di Segovia, è la testimonianza architettonica piú significativa del dominio musulmano in terra spagnola: la pianta quadrata, l’edificio principale disposto intorno al cortile e i giardini circostanti evocano i palazzi omayyadi. Progettato nel IX secolo come residenza per i governanti islamici della città, appartenenti alla dinastia dei Banu Hud, conserva parte delle costruzioni originarie (una sezione delle mura con le torri circolari e la base della Torre del Trovatore). Nell’XI secolo l’emiro al-Muqtadir vi
apportò significative modifiche: l’aggiunta del palazzo Taifal – definito «palazzo di gioia» perché soddisfaceva i massimi desideri architettonici dei committenti – e della piccola moschea ottagonale situata nel portico nord.
Un cenacolo di ingegni illustri
Le architetture sontuose della Saragozza musulmana riflettono la notevole autorevolezza politica che rivestiva la città in quel periodo: capitale di un regno indipendente (Taifa) dal califfato, si rese anche artefice di grandi fervori nel campo dell’arte, della musica e dell’architettura, accogliendo contributi provenienti da una pluralità di tradizioni culturali. Saragozza era considerata un vero e proprio «santuario per gli intellettuali», mirabile esempio di interazione tra religioni, nel quale convivevano pacificamente islamici, cristiani
ed Ebrei. Proprio l’Aljafería divenne luogo di ritrovo per filosofi, scienziati e artisti di diversa estrazione. Talvolta il confronto si traduceva anche in forme di collaborazione militare, come quella che si innestò nell’XI secolo tra l’emiro al-Muqtadir e il cavaliere cristiano Cid Campeador. Quest’ultimo frequentò Saragozza e l’Aljafería, ricevendo l’investitura a comandante delle forze armate musulmane. La fase dello splendore per Saragozza e il suo castello proseguí anche nell’epoca della Reconquista cristiana – nel XII secolo – con l’avvento al potere del sovrano Alfonso I, detto il Battagliero, il quale elesse subito il palazzo dell’Aljafería a residenza ufficiale. Ampliamenti e ristrutturazioni cambiarono solo in parte l’aspet-
Veduta del Castello dell’Aljafería, Saragozza (Spagna). IX sec.
to della costruzione, non alterandone il profilo che aveva assunto durante l’era degli emiri. Gli interventi piú radicali vennero effettuati all’epoca di Pietro IV d’Aragona (1336-1387): sono di questo periodo l’edificazione della chiesa di S. Martino, oggi visibile sulla destra una volta oltrepassata la cinta muraria, dell’Alcova di S. Isabella e della Cappella di S. Giorgio. A prevalere negli interventi, comunque, era lo stile mudéjar, originale rielaborazione delle architetture mozarabiche del periodo islamico, ma che ne ricalcava in gran parte le forme: splendidi esempi sono gli intarsi in legno del tetto – chiamati alfarjes – che decorano gli interni del palazzo di Pietro IV, eretto a nord del principale edificio di epoca araba. Le torri della cinta muraria furono ricostruite e sorsero nuovi edifici, mentre altre aggiunte furono effettuate nel XV secolo, negli anni del regno di Ferdinando II d’Aragona e di Isabella I di Castiglia.
Simbolo della monarchia
Il castello divenne il monumento simbolo della monarchia cristiana, il luogo della «consacrazione» dei re aragonesi: il cronista iberico del XVI secolo Jerónimo Blancas racconta che i sovrani, prima di ricevere la corona nella cattedrale del Salvatore, dovevano trascorrere una notte nell’Aljafería. Conclusa la cerimonia di incoronazione, il nuovo sovrano, accompagnato da un corteo, rientrava nel castello, dove si celebravano feste e banchetti. Nel Cinquecento i regnanti di Spagna, per il timore di rivolte popolari contro la politica centralista della Corona, decisero di accentuare la fisionomia e la funzionalità militare del monumento: nel periodo di Filippo II, l’incarico di rafforzarne le difese venne affidato a un architetto italiano, Tiburzio Spannocchi, il quale aggiunse quattro torri pentagonali e fece scavare un fossato largo 20 m. Successivamente il castello fu utilizzato come caserma, prima delle ristrutturazioni recenti, rese necessarie dalla nuova destinazione d’uso, come sede del parlamento regionale dell’Aragona (Cortes de Aragón). Nel 1986 il complesso è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO
INFO ALJAFERÍA Calle de los Diputados, s/n, Saragozza, Spagna Info www.zaragoza.es/ciudad/turismo/en/quevisitar/detalle_Monumento?id=7
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COME UNA CITTADELLA ARMONIOSA A destra Salón de Santa Isabel en el Castillo de la Aljafería, disegno a matita di Jenaro Pérez Villaamil. 1865. In basso Saragozza. Uno scorcio di una delle arcate del castello della Aljafería, di chiara impostazione orientale.
In alto Saragozza, castello della Aljafería. La lunetta del portale della cappella di S. Martino, decorata con un rilievo che illustra l’episodio della divisione del mantello del santo con il povero. In basso pianta del castello di Aljafería: 1. Ponte d’accesso; 2. Fossato; 3. Ingresso; 4. Mura islamiche; 5. Cortile
di S. Martino; 6. Cappella di S. Martino; 7. Torre del Trovatore; 8. Oratorio; 9. Cortile di S. Isabella; 10. I piano: stanze del palazzo islamico; piano ammezzato: stanze dei re cattolici; II piano: stanze del palazzo cristiano; 11. Cortile delle Armi; 12. Appartamenti di Carlo III; 13. Torrette neo-gotiche.
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PONFERRADA
n una delle ultime tappe del cammino che porta a Santiago di Compostella, nella provincia di León, si materializza un castello templare. Edificato per proteggere i fedeli in pellegrinaggio verso la città santa spagnola, la fortezza di Ponferrada, sorge su una collina alla confluenza dei fiumi Sil e Boeza e rievoca le gesta dei cavalieri dell’Ordine del Tempio che si stabilirono in quel territorio nel XII secolo. Dopo lo scioglimento dell’Ordine, la rocca cambiò spesso proprietario e fu sottoposta a ripetuti ampliamenti e opere di ristrutturazione. Di pianta irregolare, il castello di Ponferrada si estende su una superficie di 8000 mq circa e, nell’età di Mezzo, era una delle fortezze piú imponenti in terra spagnola: le sue 12 torri, secondo la tradizione, riproducevano le costellazioni. Venne danneggiato all’inizio dell’Ottocento da un bombardamento ordinato dagli stessi regnanti iberici, per evitare che l’avamposto potesse essere sfruttato dalle nemiche truppe napoleoniche. Caduto in rovina, fu restaurato nel Novecento, rispettando le forme originarie. Di grande impatto visivo è l’accesso al castello, con due torri che affiancano un ingresso ad arco, al quale si accede attraverso un ponte levatoio. All’interno è stata allestita la Biblioteca Templare, che raccoglie 1400 volumi sulla storia dell’Ordine.
INFO www.ponferrada.org
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SAN GIORGIO
l castello di S. Giorgio è la «sentinella di Lisbona» e fin dal XII secolo vigila sulla capitale portoghese dalla collina piú alta della città. In precedenza i Visigoti e poi gli Arabi avevano edificato in loco fortificazioni, intuendo la funzionalità strategica di quell’altura nei pressi del fiume Tago, che sfocia nell’Oceano Atlantico. Sulla costruzione eretta dagli islamici, il sovrano Alfonso I di Portogallo realizzò un nuovo castello, ampliando
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l’estensione degli edifici preesistenti e vi stabilí la sua residenza. Nel Trecento, su iniziativa di Ferdinando I, si provvide a trasformare S. Giorgio in una vera fortezza, dotandola di nuove possenti mura, che resistettero agli assedi delle armate del Regno di Castiglia. Nel 1498, nel castello si incontrarono il navigatore Vasco da Gama e il re Manuele I. Con la fine del Medioevo, perse il suo rilievo politico e cadde in disuso fino all’inizio del Seicento, quando venne utilizzato come prigione. Nel XVIII secolo un terremoto lo danneggiò gravemente e solo alla metà del Novecento iniziarono i restauri, che restituirono al forte la sua imponenza medievale. Nonostante i rifacimenti di epoca contemporanea, si conservano numerose tracce architettoniche dell’età di Mezzo, a partire dalla struttura del complesso, che tuttora si articola in tre parti: le lunghe mura esterne, la cittadella costituita da diversi edifici, e la fortezza con le sue 10 torri, tra le quali quella di Ulisse, la piú visitata, da cui si può ammirare il panorama completo di Lisbona. La parte piú antica dell’intero complesso si trova nella piazza principale, dove sopravvivono alcune
sezioni di mura dell’Alcáçova, il palazzo reale. INFO www.castelodesaojorge.pt
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ALCÁZAR, SEGOVIA
l «castello ideale» è un baluardo cristiano dall’anima araba, arroccato su un’altura del centro storico della città di Segovia, nella regione di Castiglia e Léon. L’Alcázar venne eretto nel periodo della dominazione araba (XI secolo) su preesistenti fortificazioni romane e visigote, ma venne in buona parte rimodellato dopo la Reconquista cristiana e, nel Trecento, su iniziativa del sovrano Enrico II di Castiglia. Altri radicali interventi si ebbero nel Quattrocento. La fortezza fu anche il luogo da cui partí l’ascesa politica di Isabella di Castiglia, che proprio nella città di Segovia, nel 1474, venne
In questa pagina l’ingresso del castello di Ponferrada (Spagna) Nella pagina accanto, in alto Lisbona (Portogallo). Veduta del castello di San Giorgio. XII sec. Nella pagina accanto, in basso Segovia (Spagna). Veduta a volo d’uccello dell’Alcázar.
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torrette e la struttura dei bastioni richiamano il mudéjar, come del resto la scelta dei materiali di costruzione, in particolare i mattoni rossi. Fu la curia episcopale di Siviglia a progettare la costruzione del castello nel XV secolo e per l’impresa si affidò ad architetti arabi: la fortezza è costituita da un largo fossato e da due cinte murarie che racchiudono l’edificio principale; una delle torri, la Homenaje, supera in altezza le altre e ospita raffigurazioni dell’Annunciazione e della Crocifissione e statue in stile gotico e romanico. incoronata regina. L’Alcázar venne utilizzato anche come caserma e prigione. Nell’Ottocento il complesso subí gravi danni in seguito a un incendio, ma dopo pochi anni fu restaurato. Sontuosi sono gli interni: dalla Sala de las Piñas alla Sala d’armi e alla Capilla Real.
INFO www.alcazardesegovia.com
COCA
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otico e mudéjar, cristianesimo e Islam, si fondono armonicamente anche nel castello di Coca. Situato nella regione di Castiglia e León, è un originale esempio di fortificazione decorativa tardo-medievale, che conserva in prevalenza stili e tecniche dell’epoca della dominazione islamica della Penisola Iberica. Le numerose
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In alto uno scorcio degli imponenti bastioni del castello di Coca (Spagna). XV sec. Sulle due pagine il castello di Peñafiel (Spagna). X-XV sec.
Il castello superò indenne i numerosi attacchi sferrati nel XVI secolo, ma subí gravi danni nel periodo della guerra d’indipendenza spagnola, quando le truppe di Napoleone infierirono sulla città di Coca e sulle sue architetture difensive. Venne in seguito ristrutturato e, nel 1931, è stato dichiarato Monumento Nazionale. INFO www.castillodecoca.com
BELLVER
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n gioiello architettonico di forma circolare, con richiami al modello federiciano di Castel del Monte,
domina dall’alto di una collina il mare e l’isola di Maiorca, a pochi chilometri dalla città di Palma. Edificato nel Trecento in stile gotico-catalano, su iniziativa del sovrano del regno indipendente di Maiorca Giacomo II, il castello di Bellver (espressione che nell’antico idioma della zona significa «bella vista») presenta un perfetto equilibrio nella disposizione delle strutture e degli edifici. La costruzione principale circonda una corte, anch’essa rotonda, mentre le quattro torri sono poste simmetricamente nei punti cardinali. La corte è a sua volta caratterizzata da uno splendido porticato a due piani, il primo con archi a tutto sesto, il secondo con archi a sesto acuto. Nel Trecento il castello resistette agli
assedi: nel 1343 provò a espugnarlo Pietro IV d’Aragona nel tentativo di incorporare Maiorca nei domini del suo regno; nel 1391 ospitò e difese con successo un gruppo di Ebrei rifugiati nella fortezza nel corso di una rivolta antisemita. INFO castelldebellver.palma.cat
PEÑAFIEL Stretto ed esteso in lunghezza, il castello di Peñafiel occupa il crinale di
una collina con la sua mole a forma di imbarcazione, e per questo caratteristico profilo viene comunemente denominato «la nave di Castiglia». Le sue origini risalgono al X secolo, al tempo in cui sul trono del regno di Castiglia e León sedeva il sovrano Ramiro II. L’attuale struttura, in stile gotico, è invece riconducibile alle ricostruzioni di epoca tardo-medievale, al XIV e XV secolo, su iniziativa del signore di Calatrava Pedro Téllez Girón. Spicca la doppia cinta muraria, che raggiunge una lunghezza complessiva di 200 m; torri maggiori e torrette, circolari perfettamente intatte grazie agli interventi effettuati in età moderna, fanno da contorno al massiccio mastio rettangolare. Il castello ospita il Museo provinciale del vino di Valladolid. INFO www.provinciadevalladolid.com/ es/penafiel/castillo-penafiel
In alto Palma di Maiorca, Maiorca (Spagna). Uno scorcio della corte circolare del castello di Bellver. XIV sec.
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I castelli moreschi L
a cultura araba incise profondamente sul destino architettonico della Penisola iberica, sopravvivendo alla sconfitta militare subita nella guerra di Reconquista. Venne preservato cosí un ricco patrimonio, che tuttora costituisce una delle principali attrazioni turistiche di molte regioni della Spagna e del Portogallo. I regnanti cristiani, in molti casi, rielaborarono le forme moresche, ispirandosi ai suoi stessi modelli: il risultato fu la diffusione dello stile mudèjar, di cui si trova ampia traccia nelle decorazioni dei castelli iberici. Simbolo dell’integrazione tra islam e cristianesimo nell’architettura è senza dubbio il complesso dell’Alhambra di Granada, con la sua zona militare detta Alcazaba, nella quale
Montpellier
Oviedo
La Coruña
campagna, nella stessa regione, si erge la fortezza di Baños de la Encina, la cui fondazione riconduce al califfo omayyade al-Hakam I. Altro gioiello di fondazione araba in Andalusia è il castello di Segura de la Sierra, nella provincia di Jaén, nelle cui costruzioni si riconoscono alcuni elementi tipici dello stile mudéjar. Nelle vicinanze, la rocca di Santa Catalina conserva tratti di mura dell’epoca islamica, mentre ancora piú evidenti sono le tracce di quel passato riscontrabili nel castello di Alora. La fortezza di Castellar, nella provincia di Cadice, è databile al periodo dei regni di Taifa. Antecedente è quello di Gibralfaro a Golfo G Gol foo ddell Leoone ne Leone
Gormaz CORONA
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Santa Catalina
Lisbona
Madrid
Gollfo G Go fo di di Golfo Cadice Cadice Cad ice
REGNO DI GRANADA
Alora
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Malaga Castellar Olvera Gibilterra
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Minorca Maiorca
Valencia
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Segura de la Sierra Granada Almeria R M A
svettano torri di epoca araba. L’Aljafería di Saragozza ha preservato la sua identità moresca, nonostante gli interventi effettuati a partire dal XIII secolo. L’Alcázar di Segovia ha anch’esso una doppia anima, ancora leggibile tra le stratificazioni succedutesi nel tempo. Numerose altre fortezze presentano segni tangibili di quell’originale interazione, in particolare nella zona dell’Andalusia, la regione che per prima cadde sotto la dominazione islamica tra il 711 e il 718. L’Alcazaba di Almeria, nel Sud della Spagna, costruita nell’VIII secolo, è uno dei casi piú eclatanti di tali sopravvivenze architettoniche. Tra gli altri complessi andalusi si menzionano il castello arabo di Olvera, che risale al XII secolo, al periodo del sultanato di Granada. In mezzo alla
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Barcellona
REGNO D’ARAGONA
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Cordova
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Saragozza
Valladolid
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A sinistra cartina della penisola iberica con l’indicazione dei territori dei cinque regni e la localizzazione dei castelli moreschi.
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Malaga. Risale al X secolo, invece, la rocca di Sohail, a Fuengirola, edificata dall’emiro Abd al-Rahman III. In altre regioni spagnole e portoghesi sorgono architetture meno celebri che, tuttavia, per la loro originalità meritano una menzione: il Castello Moresco a Gibilterra, edificato nell’VIII secolo da un condottiero di origine berbera; la rocca di Gormaz, nella regione di Castiglia e Léon, costruito dall’emiro di Cordoba Abd al-Rahman I e che dispone ancora delle sue 28 torri; il castello di Alarcón in Castiglia-La Mancia, anch’esso databile al periodo d’oro del califfato in terra iberica. In Portogallo, infine, i castelli di Óbidos, Sintra e Silves sono una preziosa testimonianza di una memoria che non è mai stata rimossa.
In basso disegno ricostruttivo dell’Alhambra di Granada, con l’indicazione di alcune delle strutture principali: 1. Portale d’ingresso; 2. Patio de la Alberca (o de los Arrayanes); 3. Sala de la Barca; 4. Salón de Comares o de los Embajadores: 5. Patio de la Mezquita; 6. Sala-oratorio dei re cattolici; 7. Torre de los Puñales; 8. Appartamenti di don Felipe I e della sua consorte; 9. Patio moderno; 10. Sala de las Dos Hermanas; 11. Patio de los Leones; 12. Sala de los Abencerraje.
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STORIE DI UN TRIANGOLO CONTESO
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BELGIO BEERSEL Maestosa fortificazione che sorge a pochi chilometri da Bruxelles. Di costruzione trecentesca, è completamente circondato dalle acque di un lago (vedi box a p. 94). BOUILLON Arrampicato su un picco roccioso, evoca la figura del comandante della prima crociata Goffredo di Buglione, che fu proprietario del castello (vedi box a p. 97). CONTI DI FIANDRA Denominato anche Gravensteen, venne edificato nel XII secolo sui resti di una fortificazione altomedievale (vedi l’articolo alle pp. 90-93). ÉCAUSSINNES LALAING Uno dei monumenti di maggior pregio della Vallonia. Costruito nel XIII secolo, il castello fu salvato dal degrado da un collezionista e archeologo belga (vedi box alle pp. 96-97). HET STEEN È il piú celebre monumento di Anversa. Costruito nel XIII secolo, fu ampliato nel Cinquecento, quando veniva utilizzato per le esecuzioni degli eretici. NAMUR Cittadella fortificata, rappresenta uno dei monumenti piú importanti della Vallonia. SPONTIN Considerato il piú antico castello belga, risale al XII secolo, ma è stato in parte rimodellato in epoca rinascimentale e barocca. VÊVES Sorto sui resti di una fortificazione franca, il castello vallone è noto per le splendide torri e per la galleria interna a graticcio (vedi box a p. 97).
Mare del nord Amsterdam Amst A Am mst ster erd daaam m
Muuuiiidder M Muiderslot erssl slot loott Ul U lltr treecch tr trec htt Ultrecht Ultr Brederode Bred Br Bred edeerrode odde Duurstede Du uur urst stted ede de Rotterdam Ro R ott tte tte teerrda dam d aam m Waardenburg Waar Wa W aaar arde rddeeenb nnbbuurrg Ammersoyen Am A mm meers rsooy rsoy oyen yeenn Loevenstein Looeevvenst enst en stei tei ein ein LL''A Aiiiaa L'Aia
OLANDA OLAN OL O LAN ANDA DA Het Steen He SSte St tee eeen en en Het
Brug B Br rug uges es Bruges
GERMANIA GERM GE G ERM RMAN MAN ANIA IA
Grav G Gr rav a en enst nstteee een en en Gravensteen Écau Éc Écau auss uss ssi sssin sinne iinn in nnes nes ne Écaussinnes LLal La aal ala llain la ain ing ng Lalaing
Bruxelles Brrux Br uxel u ux xel elle llees Beeerrsel Be seell se Beersel
FFRANCIA FR RAN RAN ANC CIA CI IIA A
PAESI BASSI AMMERSOYEN Costruita nel XIV secolo sul fiume Mosa, la fortezza della città di Ammerzoden deve la sua conservazione a interventi di restauro che non ne hanno alterato la struttura medievale e rinascimentale. BREDERODE Situato nell’Olanda settentrionale, il castello risale al XIII secolo e oggi conserva imponenti resti delle sue fortificazioni. DUURSTEDE Edificato nel XIII secolo e ricostruito nel Trecento, si trova nel territorio dell’odierna provincia di Utrecht. LOEVESTEIN Castello situato nella regione della Gheldria. Di origine trecentesca, venne ampliato in epoca rinascimentale.
Naamu Na mur mu Namur Sponntitin Sp in Spontin Véve Vé ves ves Véves
Liegi Lieeggi Li gi
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BBooui uilllloonn LUSS Bouillon LLUSSEMBURGO LU USSEM SSEM SS EMBU BU BURG URG RGO R RG GO Vianden Vi V iiaan annde deenn de Lussemburgo LLuussem sssem ss embu embu em bbur burg urg rrgo go
MUIDERSLOT Tra i piú importanti castelli dei Paesi Bassi, venne edificato tra il XIII e il XIV secolo. Sorge pochi chilometri a sud di Amsterdam (vedi box alle pp. 94-96). WAARDENBURG Secondo la leggenda fu la residenza del Dottor Faust. Il castello risale al XIII secolo, ma venne in seguito modificato. LUSSEMBURGO FORTEZZA DI LUSSEMBURGO L’insieme di fortificazioni costruito a partire dal X secolo nell’omonima capitale del Lussemburgo, fu smantellato nell’Ottocento, ma alcuni tratti di mura sono sopravvissute. VIANDEN Fortificazione dalle origini molto antiche, si presenta oggi in forme gotiche trecentesche e rinascimentali (vedi box a p. 97).
A sinistra Het Steen, il castello medievale di Anversa (XIII sec.), l’edificio piú antico della città belga. In primo piano, il monumento al gigante Lange Wapper, che secondo la tradizione era solito spaventare i cittadini aggirandosi per le strade, opera dello scultore Albert Poels (1963). CASTELLI D’EUROPA
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Benelux
CONTI DI FIANDRA
Echi di Terra Santa Il castello dei Conti di Fiandra nella città di Gand, detto Gravensteen in neerlandese e costruito nel XII sec. sui resti di una fortificazione altomedievale.
Il Gravensteen, il castello dei Conti di Fiandra, a Gand, presenta forme insolite per la regione europea: è infatti possibile che la sua costruzione si sia ispirata al Crac dei Cavalieri sull’Oronte, in Siria
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el IX secolo, il conte Baldovino I, detto «Braccio di Ferro», non era riuscito a fermare l’ondata vichinga nelle Fiandre, nemmeno dopo aver collocato una fortezza alla confluenza dei fiumi Schelda e Leie, in corrispondenza dell’odierna città di Gand. La costruzione venne distrutta e ricostruita in legno, ma non ebbe una vita lunga. Sulle sue fondamenta, nel XII secolo, sorse un castello dal profilo inconsueto per quelle latitudini: la fisionomia, che tuttora conserva, ricordava il Crac dei Cavalieri nel Vicino Oriente. Forse il fondatore della rocca, il nobile Filippo d’Alsazia, partecipando alla seconda crociata, aveva visto il Crac e cercò di riprodurlo in patria? La costruzione di quel baluardo, oggi chiamato Gravensteen, si era resa necessaria non solo per la difesa da attacchi esterni, ma anche per esigenze «interne»: Gand, infatti, era una località turbolenta, funestata da rivolte antinobiliari che spesso si traducevano in assalti ai palazzi del potere. Nella città, florida economicamente, erano molto attive le corporazioni, che si sentivano artefici di quella prosperità mercantile e pretendevano, pertanto, maggiori margini di autonomia politica. Non ottenendo le riforme sollecitate, le categorie delle arti e delle professioni provavano un risentimento crescente verso la vecchia aristocrazia e, in seguito, anche nei confronti dei regnanti, loro nuovi padroni.
giungeva i 30 m di altezza e ben 24 torri lungo la cinta muraria, a cittadella di governo: nel 1407 divenne sede della Zecca cittadina e del Consiglio delle Fiandre, con annessa corte di giustizia. Utilizzata anche come prigione, la fortezza fu poi il quartier generale dell’imperatore Carlo V, durante la rivolta fiscale di Gand del 1539. La città e i suoi bellicosi commercianti, che si erano rifiutati di pagare le nuove imposte stabilite dal sovrano, vennero piegati con una violenta repressione. Successivamente, il complesso cadde nel degrado. Numerose abitazioni proliferarono intorno alle sue mura, che venivano spesso anche spogliate per ricavarne materiali da costruzione. Il castello, nell’Ottocento, rischiò di essere demolito e si salvò grazie alla mobilitazione del barone August de Maere. Da quel momento in poi, con l’acquisizione della proprietà da parte del Comune, il principale monumento di Gand fu sottoposto a lavori di ristrutturazione e l’integrità delle sue forme medievali fu ripristinata. Oggi il castello dei Conti di Fiandra conserva intatta la magnifica cinta muraria e il massiccio mastio rettangolare, databile all’epoca di Filippo d’Alsazia. Anche il fossato, le torrette e le feritoie sono testimonianze fedeli dell’età di Mezzo. Il complesso espone inoltre una vasta collezione di strumenti di tortura medievali.
INFO
L’epopea delle corporazioni
Nel Trecento, le corporazioni furono perciò in prima linea nella guerra tra la città e Filippo IV di Francia, il quale aveva mire espansionistiche sulla ricca regione della Fiandra. Il castello venne coinvolto negli scontri che si diffusero a macchia d’olio nella regione, culminando nella battaglia degli Speroni d’Oro, il cui epilogo premiò i Comuni della Contea, ma non comportò la totale indipendenza del territorio dall’influenza francese. Nel 1338, il leader degli indipendentisti di Gand, Jacob Van Artevelde, prese il potere con una rivolta e costituí un regime autoritario comunale, capeggiato da un Concilio di cinque capitani (Audiëntie): il rivoluzionario tentò quindi di stringere un’alleanza politica con gli Inglesi, primi partner commerciali della città, per poter contrastare piú efficacemente la politica filo-francese dei conti di Fiandra. Nel Quattrocento, le corporazioni di Gand furono di nuovo in battaglia, questa volta contro il duca di Borgogna, Filippo il Buono, e vennero sconfitte. Nel corso del Medioevo, il castello si trasformò da possente baluardo, con un torrione che rag92
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CASTELLO DEI CONTI DI FIANDRA Sint-Veerleplein 11, Gand, Belgio Info gravensteen.stad.gent
In alto una ghigliottina che si trova esposta, insieme ad altri strumenti di tortura medievali nel museo allestito all’interno del castello dei Conti di Fiandra. Nella pagina accanto gli interni della cappella del castello di Gand. In basso la Sala del Camino della fortezza.
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BEERSEL
a vista del castello di Beersel affascinò e al tempo stesso angosciò lo scrittore francesce Victor Hugo. Quando l’autore dei Miserabili la visitò, la fortezza, dall’insolita forma tondeggiante e irregolare, era in d’abbandono: e Hugo riferí di aver sentito pietre che cadevano e corvi che gracchiavano. Nel Medioevo, il territorio in cui sorse il castello – nell’odierna regione delle Fiandre, pochi chilometri a sud di Bruxelles – era considerato rischioso per chi vi transitava, in quanto spesso frequentata da bande di predoni. All’inizio del Trecento, un nobile locale, Goffredo di Hellebeke, decise di collocarvi una fortificazione, a guardia dei confini meridionali del Ducato del Brabante (al quale la zona apparteneva), contro i temuti assalti dei vicini conti di Hainaut. Tuttavia, il castello non garantí una valida difesa militare e alla fine del XIV secolo venne distrutto dalle armate del conte di Fiandra, Luigi di Male. Nel Quattrocento fu nuovamente assediato, ma non capitolò, subendo tuttavia altri danni alle mura e alle
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torri. Gli interventi di restauro hanno poi riconsegnato al Belgio un monumento di eccezionale pregio: i tre massicci torrioni semicircolari con tetti a cono (aggiunti nel Seicento) e frontoni a gradoni, le mura in laterizi e i camminamenti di ronda coperti ne caratterizzano la severa fisionomia. INFO en.visitbeersel.be
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MUIDERSLOT
angue, potere e cultura hanno attraversato la storia del castello piú celebre dei Paesi Bassi, il Muiderslot, che sorge a pochi chilometri di distanza da Amsterdam. L’iniziale destino della fortezza si legò alle fortune di colui che l’aveva voluta, il conte Fiorenzo V (1254-1296), considerato tuttora un eroe nazionale. Detto «der keerlen Godt» («il dio della plebe»), il conte si distinse per la sua politica a sostegno della borghesia e delle classi subalterne, scelta che gli inimicò la nobiltà locale. Eretta sulle rovine di una precedente costruzione, la fortezza occupava un territorio di grande importanza strategica, nei pressi della foce del fiume Vecht, posto sulla rotta commerciale diretta
In basso, a sinistra veduta dall’alto del Muiderslot, tra i castelli piú celebri dei Paesi Bassi, situato pochi chilometri a sud-est di Amsterdam. Edificato dal conte Fiorenzo V, denominato il «dio della plebe» ed eroe nazionale, divenne nel Seicento un ritrovo di intellettuali e artisti.
La maestosa mole del castello di Beersel, a sud di Bruxelles, che emerge dalle acque di un lago. Venne costruito nel XIV sec. interamente in laterizi
SAN FRANCESCO
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a Utrecht, una delle potenze mercantili dei Paesi Bassi nel Medioevo. Nel 1296, divenuto conte d’Olanda, Fiorenzo fu imprigionato proprio nel Muiderslot in seguito alla conquista del castello da parte degli aristocratici ribelli. A difesa del conte accorsero i contadini della zona, ma senza successo. Il prigioniero fu portato fuori dalla fortezza e ucciso. Dopo la morte di Fiorenzo, il castello subí gravi danni, ma fu ricostruito nel 1370 da Alberto I di Baviera, che ne rispettò la fisionomia originaria. Nel Seicento il complesso appartenne a un poeta olandese, Pieter Corneliszoon Hooft, che accolse letterati e artisti, dando vita a un cenacolo di intellettuali (il Muiderkring). L’impianto odierno del castello – che nell’Ottocento rischiò di essere venduto all’asta e anche demolito – ha mantenuto i contorni della sua ricostruzione trecentesca, con la caratteristica torre rettangolare d’ingresso e le torri d’angolo circolari. INFO www.muiderslot.nl
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É CAUSSINNES LALAING
l «gioiello della Vallonia» si trova nel Belgio occidentale, arroccato su uno sperone. Sul sito che domina la Sennette, affluente della Senne, sorge il castello di Écaussinnes-Lalaing, una delle testimonianze piú imponenti
In alto veduta del castello di Vêves (Belgio), sorto sui resti di una fortificazione franca dell’VIII sec. In basso il castello lussemburghese di Vianden, situato al confine con la Germania.
dell’architettura medievale belga. Edificato alla fine del Duecento sulle rovine di una precedente fortezza risalente al XII secolo, fu per un lungo periodo la residenza dei signori di Lalaing, rivestendo funzioni prettamente militari. Passato sotto il controllo della famiglia Croÿ, acquisí
nel corso degli anni la destinazione d’uso di palazzo nobiliare, un nuovo rilievo architettonico che risultò ancora piú accentuato nel Cinquecento. Il castello, che in età moderna appartenne per un breve periodo alla famiglia Aldobrandini, cadde progressivamente in rovina e venne salvato dall’abbandono dal canonico e archeologo Edmond Puissant (1860-1935), il quale provvide ad avviare profondi lavori di ristrutturazione. Gran parte degli interni sono databili al XIV secolo. INFO www.chateaufort-ecaussinnes.be
S
VÊVES
econdo la tradizione, il franco Pipino di Héristal (635-714) aveva una sua roccaforte in Vallonia – a pochi chilometri dall’odierna città di Houyet – sul sito dove oggi troneggia la mole castello di Vêves, che nella sua lunga e travagliata storia fu piú volte raso al suolo e ricostruito. Sui resti della presunta struttura difensiva di Pipino di Héristal, nel IX secolo sarebbe sorto un altro edificio, poi ricostruito nel Duecento per volere della potente famiglia locale Beaufort. Un incendio danneggiò gravemente la
rocca nel Quattrocento e, anche in questo caso, la ricostruzione fu rapida: l’aspetto dell’odierna fortezza di Vêves è il risultato delle profonde ristrutturazioni del XV secolo, ma anche di ulteriori interventi realizzati in epoca rinascimentale. Cinque eleganti torri e una splendida galleria a graticcio compongono i lineamenti di un monumento che molti paragonano a un castello delle fiabe. INFO chateau-de-veves.be
BOUILLON
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nche un castello della Vallonia, nel Belgio meridionale, è stato attore della prima crociata. Costruita nel X secolo, la fortezza di Bouillon ha seguito inizialmente il destino politico e militare di Goffredo di Buglione, uno dei protagonisti della spedizione in Terra Santa: il conte, infatti, che ne deteneva la proprietà insieme ad altri territori della zona, prima di partire per il pellegrinaggio armato verso il Vicino Oriente decise di vendere i propri possedimenti al vescovo di Liegi, Oberto. E con il ricavato finanziò a propria impresa. Il castello, che si arrampica su diversi picchi rocciosi sul corso del Semois, fu conquistato da Carlo V, ma poi tornò nelle mani di una famiglia locale, i De la Marck. Le mura che oggi lo cingono sono di epoca moderna, mentre il grande mastio viene comunemente datato al XII secolo. Una grande sala del castello è stata dedicata al suo piú illustre proprietario: Goffredo di Buglione. INFO www.bouillon-initiative.be
In alto il castello belga di Bouillon, di origine altomedievale, che appartenne al cavaliere Goffredo di Buglione.
VIANDEN
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er i Romani era un luogo strategico vitale: nel IV secolo, nell’Oesling, edificarono un castellum, in corrispondenza degli odierni confini tra Lussemburgo e Germania. Lo costruirono su un’altura, a presidio della vicina Augusta Treverorum (l’attuale Treviri), una delle capitali della cosiddetta tetrarchia, il sistema di governo introdotto da Diocleziano nel III secolo e basato sulla divisione dell’impero in quattro amministrazioni distinte, rette da due Augusti e due Cesari. Quell’antico luogo strategico venne sfruttato anche in età carolingia e, nell’XI secolo, vi sorse una nuova fortezza: il castello di Vianden. A edificarlo furono i conti dell’omonimo casato, che ne mantennero a lungo la proprietà, modificandone nel corso del Medioevo la fisionomia, fino a fargli assumere le forme romanico-gotiche odierne. Nel Quattrocento la rocca passò sotto il controllo degli Orange-Nassau, attuale casa regnante dei Paesi Bassi. I restauri moderni hanno portato alla luce sezioni della prima fortificazione, databili al V secolo, e altre che invece risalgono al periodo di Carlo Magno. Gli edifici principali del complesso sono il Grande Palazzo e il Piccolo Palazzo, quest’ultimo presumibilmente del XIII secolo. INFO www.castle-vianden.lu
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SCANDINAVIA ● PAESI BALTICI
I BASTIONI DI GHIACCIO NORVEGIA AKERSHUS La fortezza presidia il fiordo di Oslo e non fu mai espugnata. SVEZIA
Olavinlinna FINLANDIA NORVEGIA
Hame Helsinki
Turku Akershus
Gripsholm Stoccolma
Läckö Bohus Spøttrup
Kronborg
DANIMARCA
Kuressaare Turaida Kalmar Ka K alm maar
Glimmingehus Copenaghen
Amburgo
DANIMARCA KRONBORG È il castello in cui William Shakespeare ambientò l’Amleto. Eretto nel XV secolo, ha oggi un aspetto rinascimentale. SPØTTRUP Tra i gioielli architettonici dello Jutland, conserva intatte le sue forme tardo-medievali (vedi box alle pp. 104-105). FINLANDIA HÄME Fortezza di Hämeenlinna, risale al Trecento ed è uno dei principali monumenti finlandesi. OLAVINLINNA È una delle piú imponenti architetture militari del Nord Europa (vedi box a p. 105). TURKU Baluardo che difendeva l’antica capitale della Finlandia. Fondato nel Duecento e poi ristrutturato, fu anche sede vescovile. 98
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Toompea
Narva-Hermann
Cesis
Riga
Kaunas Trakai
SVEZIA BOHUS Imponente fortezza trecentesca situata a pochi chilometri da Göteborg (vedi box a p. 104). GLIMMINGEHUS Una delle architetture militari dell’età di Mezzo meglio conservate della Scandinavia. GRIPSHOLM Fortezza costruita sulle sponde del Lago Mälaren, a 60 km da Stoccolma. La sua struttura originaria risale al Trecento. KALMAR Edificato nel XIII secolo e in seguito rimaneggiato, il castello evoca l’epopea dell’Unione di Kalmar (vedi l’articolo alle pp. 100-103). LÄCKÖ Sulle rive del lago piú grande della Svezia, il Vänern, sorge il castello medievale di Läckö. Le fortificazioni originarie (XIII secolo) sono state rimodellate in stile barocco.
ESTONIA KURESSAARE Roccaforte edificata nel Trecento sulle strutture di un grande monastero (vedi box a p. 105). NARVA-HERMANN La fortezza fu costruita dai Danesi nel XIII secolo e divenne una roccaforte dell’Ordine Teutonico. TOOMPEA Fortezza di Tallinn, le cui origini risalgono al X-XI secolo. Ricostruita nel Quattrocento, vi si tengono le sedute del parlamento estone (Riigikogu). LETTONIA CESIS Il castello fu sede dei Cavalieri Portaspada ed è una delle piú evocative testimonianze delle Crociate del Nord. RIGA Residenza del presidente della Lettonia, il castello di Riga fu eretto nel Trecento e ricostruito nel XV secolo. TURAIDA Uno dei monumenti di maggior interesse della Lettonia. Edificato nel XIII secolo, fu coinvolto nelle battaglie della crociata contro la Livonia. LITUANIA KAUNAS Edificato in stile gotico nel Trecento, il Kauno Pilis fu piú volte assediato dai Teutonici. TRAKAI Una delle roccaforti del Granducato di Lituania. La struttura originaria risale al XIV secolo.
I resti del castello trecentesco di Turaida, tra i monumenti simbolo della Lettonia.
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Scandinavia • Paesi baltici
KALMAR
L’ Unione fa lo Stato La storia del castello di Kalmar si lega soprattutto al tentativo, effimero, di dare vita a una superpotenza scandinava, frutto dell’alleanza siglata da Svezia, Danimarca e Norvegia nel 1397
I
l sogno di una Scandinavia unita si materializzò a Kalmar, nel giugno del 1397, tra le mura di un castello affacciato sul Mar Baltico. Svezia, Danimarca e Norvegia sottoscrissero un’alleanza, costituendo un vero e proprio super-Stato – retto da un unico sovrano – con l’intento di non farsi piú la guerra dopo secoli di ostilità. La Kalmarunionen (l’Unione di Kalmar), questo il nome del nuovo soggetto politico, fu varata con l’investitura a sovrano del giovane Eric di Pomerania, sotto la tutela della madre adottiva, Margherita I di Danimarca, e durò piú di 120 anni, ma ebbe un’esistenza travagliata. L’integrazione, tuttavia, non centralizzò del tutto le competenze di ogni singolo governo. Con l’accordo, infatti, i tre regni si impegnavano a seguire una linea unitaria solo nelle questioni di maggior rilievo: aderirono, per esempio, a una politica estera comune, ma poterono conservare le proprie leggi e le amministrazioni locali. Questa insolita forma di centralismo rispettoso delle autonomie prese forma sfruttando un preesi-
stente humus di relazioni internazionali, generato da un intreccio di alleanze feudali tra famiglie dei regni un tempo nemici. In realtà, però, l’integrazione fu il prodotto di un disegno egemonico della Corona di Danimarca, che, di fatto, controllava già prima del 1397 i Paesi rivali. Un progetto espansionista che venne meno con la scomparsa della regista dell’operazione: la sovrana Margherita I, donna dal carattere forte e dalle tendenze assolutiste. Dopo la sua morte, riemersero i fermenti piú radicalmente autonomisti tra gli Stati membri, in particolare degli Svedesi, che potevano contare su vecchie alleanze con le potenti città mercantili della Germania del Nord.
Un solido avamposto militare
La fortezza nella quale il battesimo dell’Unione venne celebrato era di proprietà di Margherita, che l’aveva conquistata sconfiggendo gli Svedesi nel 1389 a Falköping. Il castello di Kalmar era sorto nel XII secolo, ma aveva assunto le dimen-
sioni di un solido avamposto militare nel Duecento, con la costruzione del donjon, la cui struttura originaria è ancora leggibile nell’odierno complesso. Nel Trecento l’edificio era stato ulteriormente ampliato dal re Magnus Eriksson, che aveva disposto l’apposizione di una nuova cinta muraria. La posizione strategica della città e del suo baluardo militare giustificarono i numerosi interventi di fortificazione nel corso del Medioevo: Kalmar, oggi compresa nella regione svedese dello Småland, si trovava di fronte all’isola di Öland ed era una tappa delle principali rotte commerciali battute dai mercanti della Lega Anseatica, ostili al sodalizio sottoscritto tra gli Stati scandinavi nel 1397. Alla fine del Medioevo, lo scoppio delle ostilità tra Svezia e Danimarca, posero Kalmar e il suo castello nella delicata posizione di territorio di confine tra i due regni in guerra. Si intuisce perciò facilmente il motivo per cui la fortezza assunse il nome di «rikets nyckel» («chiave del regno»). Nel Seicento venne piú volte assediata, ma
Le acque ghiacciate dello Slottsfjärden circondano il castello di Kalmar, nella Svezia meridionale. Di aspetto rinascimentale, sorse nel XIII sec. e venne soprannominato rikets nyckel («chiave del regno») per la sua posizione strategica al confine tra i domini svedesi e danesi. Alla fine del Trecento, al suo interno, venne di fatto sancito l’accordo che portò alla fondazione dell’Unione di Kalmar, Stato che uní le Corone di Svezia, Danimarca e Norvegia.
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Scandinavia • Paesi baltici
In alto la Gyllene salen (la «sala dorata»), situata al primo piano del castello di Kalmar, con il tetto a cassettoni realizzato nel 1576. Nella pagina accanto cromolitografia raffigurante il duca Eric di Pomerania (1382-1459) che viene nominato successore di Margherita I di Danimarca alla guida dei tre Stati scandinavi riuniti nell’Unione di Kalmar. 1863.
subí danni limitati, mentre nel Settecento fu utilizzata come prigione e, in seguito, anche come distilleria reale. Il Rinascimento aveva aperto un’epoca di grande splendore politico ed economico per la Svezia, e uno dei monumenti-simbolo del regno ne beneficiò. La massiccia e squadrata fortezza di Kalmar si ingentilí – quando divenne residenza reale con l’avvento del sovrano Erik XIV –, conservando sempre, tuttavia, una potente funzionalità militare. I rimaneggiamenti modificarono solo in parte l’impianto trecentesco e quattrocentesco delle architetture. L’aspetto esteriore, tipico di una fortezza rinascimentale, nasconde, infatti, fisionomie piú antiche, rintracciabili innanzitutto nel tracciato planimetrico: la regolarità degli edifici collocati intorno a un cortile centrale di perimetro quadrangolare; la presenza di quattro torri angolari; l’aspetto del donjon
(le cui fondamenta risalgono al Duecento), e alcune sezioni delle mura piú esterne della cinta che presentano evidenti forme medievali; mentre scavi archeologici hanno riportato alla luce strutture pertinenti alla prima versione del castello, risalente al XII secolo. Di grande pregio sono gli interni rinascimentali: con il Drottningvåning (l’appartamento reale), spiccano il Gamla Kungsmaket del 1562, la Gyllene salen, la Grå salen e la Rutsalen, tutte risalenti al XVI secolo. Cinquecentesca è anche la cappella interna (Slottskyrkan).
Qui sopra la Slottskyrkan, la cappella interna, risalente alla fine del Cinquecento, ma che presenta arredi seicenteschi frutto di una donazione del re svedese Gustavo II Adolfo.
INFO KALMAR Kungsgatan 1, Kalmar, Svezia Info www.kalmarslott.se
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BOHUS
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gli inizi del Trecento i Norvegesi costruirono una solida fortezza, nei pressi del confine con il Regno di Svezia, per difendersi da eventuali attacchi. Oggi quel castello, in buona parte sopravvissuto nei secoli, riveste una funzione geo-strategica opposta: presidia il versante occidentale della contea svedese del Västra Götaland, non lontano dalla frontiera con la Norvegia. Situata pochi chilometri a nord di Göteborg, la fortezza di Bohus sorse in una zona provvista della difesa naturale del corso del fiume Göta älv, che scorreva intorno alle mura. Era stato il sovrano norvegese Haakon V Magnusson (1270-1319) a intuire la funzionalità «militare» del sito e a decidere di erigervi un castello che in breve divenne la fortificazione piú sicura di tutto il suo regno. Anche nei
secoli successivi Bohus si rivelò inespugnabile, resistendo a un lungo bombardamento da parte degli Svedesi nel 1566, durante la Guerra nordica dei sette anni (1563-1570). Perse importanza strategica dopo la disfatta delle truppe del regno di Norvegia e Danimarca contro la Svezia nel 1658. Con il trattato di Roskilde, gli sconfitti persero metà dei loro territori, compresa la regione
dell’odierno Västra Götaland. E il confine tra i regni venne perciò ridefinito. INFO www.bohusfastning.com
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SPØTTRUP
o Jutland, la regione che comprende il versante continentale della Danimarca, conserva le testimonianze piú autentiche del Medioevo: i resti del
In alto il castello quattrocentesco di Spøttrup, nello Jutland (Danimarca). A sinistra veduta aerea dei resti del castello svedese di Bohus, situato a pochi chilometri da Göteborg e costruito nel XIV sec. dai Norvegesi.
vallo del Danevirke (VIII-IX secolo) e il borgo di Ribe (XIII-XIV secolo) sul versante meridionale; il quattrocentesco castello di Spøttrup su quello settentrionale. Quest’ultimo, inizialmente di proprietà di un nobile locale, sorse nel Limfjorden – lo stretto che collega il Mare del Nord al Kattegat, tagliando l’intera penisola dello Jutland – e venne poi ceduto alla diocesi di Viborg, come corrispettivo per ottenere una sepoltura nella cattedrale della città. In seguito i vescovi lo ampliarono, dotandolo di un doppio fossato,
Nord Europa venne collocata in una regione periferica, apparentemente lontana dai luoghi chiave che determinavano gli equilibri geopolitici settentrionali. Qual era pertanto la sua funzione strategica? Nel Quattrocento il territorio dell’odierno Comune di Savonlinna – nel quale è compreso il castello – segnava il confine tra il grande Stato scandinavo dell’Unione di Kalmar e la Russia, una frontiera tracciata da un vecchio trattato del 1323 sottoscritto dall’allora dominante regno di Svezia e dalla
resistere al fuoco di artiglieria, la cinta muraria e i bastioni furono aggiunti in epoca piú tarda. Nel Novecento venne restaurato e oggi è sede di un importante festival estivo di musica operistica. INFO visitsavonlinna.fi
A sinistra il poderoso castello di Olavinlinna (Finlandia). A destra il castello estone di Kuressaare (XIII sec.), nato come monastero.
potente vicina repubblica di Novgorod. Nel 1475, per presidiare quel confine, il danese Erik Axelsson Tott, plenipotenziario per le province orientali dell’Unione e governatore della fortezza di Vyborg, decise di erigere un baluardo in legno, che solo due anni dopo fu ricostruito in pietra, e lo dedicò a sant’Olaf, il cristianizzatore della Scandinavia. Anche nei secoli successivi, la minaccia russa segnò il destino della fortezza, che non resse l’urto degli assedianti: nel 1714 e nel 1743 Olavinlinna si arrese ai Russi, passando ufficialmente sotto il loro dominio con la ratifica del trattato di Åbo. Il castello odierno conserva strutture tardo-medievali, mentre le tre torri circolari, progettate per
attrezzato con apposite architetture militari, l’edificio era adibito a monastero e rimase sede vescovile fino al Cinquecento: tuttora, al suo interno, il cortile circondato da un porticato a volta, richiama le forme di un chiostro vero e proprio. La struttura originaria risale al XIII secolo e venne approntata per difendere le conquiste cristiane ottenute dall’Ordine Teutonico e dai suoi alleati nel corso delle Crociate del Nord. Il castello di Kuressaare è tra i monumenti risalenti all’età di Mezzo meglio conservati dei Paesi baltici. Parte della fortezza venne gravemente danneggiata dai Russi nel Settecento, ma recuperò la sua integrità due secoli piú tardi. INFO www.kuressaare.ee
mentre altre ristrutturazioni vennero effettuate nel Rinascimento. I ripetuti interventi succedutisi nel tempo non hanno tuttavia modificato l’identità architettonica medievale del monumento. INFO www.spottrupborg.dk
OLAVINLINNA
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dagiato su una piccola isola rocciosa, il maestoso castello di Olavinlinna si specchia sulle acque immobili dello stretto di Kyrönsalmi, nella Finlandia sud-orientale. Una delle fortezze piú imponenti del
KURESSAARE
N
ell’isola estone di Saaremaa, un castello tardo-gotico di ridotte dimensioni, a pianta perfettamente quadrata, con le mura merlate e tre torri asimmetriche, sorveglia le coste del Mar Baltico. Prima di essere
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EUROPA ORIENTALE
AI CONFINI DELLE STEPPE NORVEGIA
Vyborg Helsinki Ivangorod Staraja Ladoga Stoccolma ESTONIA
Bytów Amburgo
RUSSIA
LETTONIA LITUANIA
Mosca
Malbork Minsk BIELORUSSIA
POLONIA
RUSSIA
Suzdal ˆ
Copenaghen Gniew
Velikij Novgorod
Voronez Kost Ogrodzienec GERMANIA Praga Pernstein Orava Karlstein Wawel Spis Chotyn UCRAINA Charkiv Zvíkov Visegrád Volgograd Boldogko AUSTRIA Fagaras Gyula Bilhorod Bran Hunedoara Milano ROMANIA Sudak Rabati Baba Vida Tsarevets ITALIA ˆ ˆ
BULGARIA
Roma GRECIA
BULGARIA BABA VIDA È il castello medievale meglio conservato della Bulgaria. TSAREVETS Sulla collina di Tsarevets, a Tarnovo, già capitale dell’impero bulgaro, si staglia la fortezza degli zar, che risale al XII secolo. GEORGIA RABATI Akhaltsikhe, antica capitale georgiana, è presidiata dalla fortezza di Rabati (XIII secolo). POLONIA BYTOW Roccaforte dell’Ordine Teutonico, venne costruita nel XIV secolo. GNIEW Antica fortezza situata nel cuore del voivodato della Pomerania.
Ankara TURCHIA
Smirne
MALBORK La piú rinomata fortezza dei Cavalieri Teutonici. Eretta nel XIII secolo, fu sede dell’Ordine nel Trecento (vedi box a p. 112). OGRODZIENIEC A poca distanza da Katowice, si conservano i resti di questo castello quattrocentesco, che portano i segni delle distruzioni svedesi del XVII secolo. WAWEL-CRACOVIA Residenza dei sovrani di Polonia dall’XI al XVI secolo, ospita una splendida collezione d’arte. REPUBBLICA CECA KARLŠTEJN Sede del regno di Boemia, il castello fu voluto nel XIV secolo da Carlo IV di Lussemburgo. KOST Immerso fra le bellezze naturalistiche del «Paradiso
ceco» (Ceský Ráj), è un castello medievale pressoché intatto. PERNŠTEIN Detta «Rocca degli Orsi», la fortezza locale si data al XIII secolo e oggi si presenta in forme gotiche e barocche. PRAGA Storico castello che domina la capitale della Repubblica Ceca. Monumento nazionale, conserva diversi edifici risalenti all’età di Mezzo (vedi box a p. 112). ZVÍKOV Edificato nel Duecento, il castello fu per un periodo la residenza dei re di Boemia e custodí i gioielli della Corona. ROMANIA BRAN Trecentesca fortificazione della Transilvania. È associata alla figura di Vlad III di Valacchia, detto Dracula (vedi l’articolo alle pp. 108-111). CORVINO Il castello quattrocentesco di Hunedoara, che porta il nome di un celebre monarca ungherese, è considerato uno dei gioielli dell’architettura gotica della Transilvania. FAGARAS Eretta nel XV secolo, la fortezza di Fagaras difese la Transilvania centrale dalle invasioni ottomane. RUSSIA CREMLINO DI MOSCA Cittadella fortificata a presidio della capitale russa, la cui costruzione risale al XV secolo. CREMLINO DI SUZDAL Capitale di un potente principato
Sulle due pagine una suggestiva veduta del castello di Rabati in Georgia. Costruito nel XIII sec., comprende edifici che ne testimoniano l’identità multiculturale: all’interno delle mura vi sono infatti una chiesa ortodossa georgiana, un luogo di culto cattolico armeno, una moschea e una sinagoga. 106
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medievale, Suzdal conserva la sua fortezza, con architetture risalenti all’XI secolo. IVANGOROD Fortezza medievale, ristrutturata nel Rinascimento, fatta erigere dal gran principe di Moscovia Ivan III il Grande. Un fiume la separa dal castello estone di Hermann, roccaforte dell’Ordine Teutonico (vedi box a p. 113) STARAJA LADOGA Fortezza che sorse nel XII secolo sulle rovine di un insediamento variago altomedievale (Aldeigjuborg).
VELIKIJ NOVGOROD Il «Detinec» è il Cremlino della vecchia capitale della Repubblica di Novgorod, costruito nel Quattrocento da Ivan III il Grande dopo la conquista della città. VYBORG Fortezza medievale fondata dagli Svedesi nel XIII secolo, sorge su un isolotto del Golfo di Finlandia.
a oltre 100 m di altezza, nel centro della Slovacchia, il castello sorse nel XIII secolo per difendere il territorio dalle incursioni mongole. SPIŠ Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, il castello di Spiš, nei pressi di Košice, fu eretto nel XII secolo e divenne un importante centro amministrativo.
SLOVACCHIA ORAVA Collocato su una scogliera
UCRAINA BILHOROD-DNISTROVS’KYJ Costruito in pietra calcarea nella
regione di Odessa, il «Castello Bianco» venne presumibilmente fondato da un gruppo di Genovesi nel XIII secolo. CHOTYN Considerata una delle «sette bellezze dell’Ucraina», la rocca di Chotyn venne edificata nel Trecento sui resti di una fortezza genovese sulla riva destra del fiume Dniester. SUDAK Fondato dai Veneziani nel XII secolo, il castello di Sudak venne ricostruito nel Duecento dai Genovesi.
UNGHERIA BOLDOGKO Databile al XIII secolo, fu costruito per arginare le invasioni mongole. GYULA Fortezza trecentesca in stile gotico, rivestí un ruolo di rilievo nel periodo dell’occupazione ottomana. VISEGRÁD Cittadella fortificata fornita di un doppio castello. Nel XIV e XV secolo fu residenza reale e anche cenacolo culturale (vedi box alle pp. 112-113).
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Europa orientale
BRAN
Dracula (forse) è stato qui Il castello transilvano di Bran viene da sempre ritenuto la residenza del temibile principe Vlad III di Valacchia, l’Impalatore. Ma l’associazione sembra avere fondamenti piú letterari che storici
N
ell’immaginario collettivo la cittadina di Bran è la roccaforte di Dracula, il voivoda (termine che indicava capi o governatori, con estesi poteri, civili e militari, n.d.r.) Vlad III di Valacchia (1431-1476), protagonista di un’epoca turbolenta nel Tardo Medioevo e fonte di ispirazione del celebre romanzo di Bram Stoker, nel quale assume le vesti di una feroce creatura demoniaca. Da secoli, la tradizione colloca nel castello della piccola località transilvana, che si innalza su uno sperone roccioso dei Carpazi a pochi chilometri da Brasov, la residenza del principe cristiano e del suo alter ego narrativo, il vampiro. Altre località, tuttavia, contendono alla rocca di Bran il ruolo di «scenografia» delle gesta storiche – e di riflesso anche di quelle leggendarie – di Vlad III:
dal castello dei Corvino di Hunedoara, luogo di prigionia del nobile, a quello di Poenari, nella regione della Muntenia, che si ritiene fosse stato ristrutturato proprio dal voivoda.
Una biografia incerta
Sulla figura di Vlad III, le informazioni biografiche sono ancora in parte avvolte nel mistero. Nella sua epoca – il XV secolo – il principe si distinse per l’ardente fede cristiana, le doti militari, ma fu anche ritenuto responsabile di una serie di atrocità. Figlio secondogenito del nobile Vlad II Dracul – esponente della confraternita nota come Ordine del Drago, fondata per difendere la cristianità in Oriente dalla minaccia dalle invasioni islamiche – venne denominato Tepes, «l’Impalatore», per il supplizio al quale
Il castello di Bran, nella Transilvania rumena, che la tradizione identifica come roccaforte di Vlad III di Valacchia, noto con il nome di Dracula. Secondo rilievi storiografici, tuttavia, Bran non fu la residenza di Vlad, ma ispirò lo scrittore irlandese Bram Stoker nella versione letteraria dedicata al principe valacco.
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In alto il cortile del castello di Bran, le cui origini sono databili al XIII sec.
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Europa orientale
sottoponeva i prigionieri e gli oppositori politici, in particolare gli Ottomani. Eppure, dopo la battaglia di Varna del 1444 vinta dai Turchi contro una coalizione cristiana, Vlad III era stato riconosciuto dagli stessi Ottomani principe di Valacchia, in un periodo in cui il voivoda e gli islamici avevano un nemico comune: gli Ungheresi. Ma una volta conquistato il trono di Valacchia, modificò radicalmente le proprie strategie e strinse un accordo con il sovrano di Ungheria Mattia Corvino, dichiarando guerra agli Ottomani. Almeno inizialmente, però, la sua fu una crociata solitaria contro i musulmani. Gli Ungheresi, infatti, non fidandosi della sua lealtà, mantennero una posizione neutrale e, in seguito, lo arrestarono rinchiudendolo nella fortezza di Visegrád. Dopo una breve detenzione, lo riabilitarono e gli concessero il necessario supporto militare per la riconquista della Valacchia, nel frattempo caduta nelle mani di principi servili all’egemonia turca. Vlad poté quindi di nuovo concentrarsi nella guerra contro gli Ottomani che, alla fine, gli fu fatale. Nel 1476, a Targoviste, nella città dove aveva stabilito la propria corte, cadde sul campo di battaglia. Infilzata su una picca, la
sua testa venne portata dai suoi carnefici al sultano e in seguito esposta a Costantinopoli. Vlad III utilizzò il castello di Bran quando governava sulla Valacchia – e in precedenza lo fece anche il nonno Mircea il Vecchio – ma non lo elesse a propria residenza: nel palazzo di Targoviste e nella rocca di Poenari, infatti, soggiornò piú a lungo. Nonostante i deboli riscontri storici, il maniero di Bran venne comunemente considerato il vero e proprio quartier generale di Vlad Tepes e, di conseguenza, della sua controfigura letteraria, il conte Dracula. Ma perché fu scelta questa scenografia? La controversa ambientazione deriva dalla finzione narrativa di Bram Stoker. L’autore irlandese – che non visitò mai la Romania – descrisse il castello del vampiro ispirandosi presumibilmente a un’illustrazione del castello di Bran contenuta in un’edizione di Transylvania: Its Product and Its People (1865) dello scrittore e viaggiatore inglese Charles Boner. In effetti, la descrizione del covo di Dracula tratteggiata nel romanzo presenta una notevole somiglianza con la reale fisionomia della rocca transilvana: «Il castello si trova sul limitare di un orrido precipizio – scrive Stoker – Una pietra caduta dalla finestra precipiterebbe di almeno trecento metri prima di toccare terra! A perdita d’occhio c’è un mare di cime di alberi, e solo di tanto in tanto una profonda fenditura laddove si apre un baratro. Qua e là fili argentei dove i fiumi serpeggiano in gole profonde attraverso le foreste». Lo sperone roccioso dove sorge il castello sembra davvero sospeso sull’orlo di un precipizio ed è circondato da una vallata nella quale cresce una vegetazione rigogliosa.
Chi visse in quella rocca?
L’originaria fortezza di Bran risale al XIII secolo e venne edificata inizialmente in legno dall’Ordine Teutonico. Subí rovinosi attacchi da parte dei Mongoli, ma nel Trecento fu ricostruita per iniziativa della comunità sassone stanziata nella zona e con il patrocinio del regno d’Ungheria, che intendeva collocare un baluardo militare in una regione minacciata dalle invasioni ottomane. Situato nelle vicinanze di una dogana, in un’area limitrofa alle principali vie di commercio, il castello appartenne a lungo ai voivoda valacchi. Passò, poi, sotto il controllo degli Ungheresi e, nel 1533, venne riconquistato dalla città di Brašov. Nel 1920 la rocca divenne la residenza ufficiale dei sovrani di Romania fino alla proclamazione della Repubblica Popolare comunista nel 1947, che seguí all’occupazione sovietica del Paese. Oggi il castello non ha perduto le sue sembian-
ze medievali: parte delle architetture, infatti, risalgono all’età dei principi di Valacchia e dei regnanti ungheresi. Costruito in stile gotico, fu rimodellato in forme rinascimentali e presenta quattro torri che occupano i suoi punti cardinali: la Torre della Polveriera, la Torre di Osservazione, la Torre Est e la Torre della Porta. All’interno, la Sala d’Armi e la cappella conservano testimonianze d’epoca quattrocentesca.
In alto monumento al principe Vlad III l’Impalatore presso il castello transilvano. Nella pagina accanto, in basso armi medievali e rinascimentali esposte in una sala del castello.
INFO BRAN Strada General Traian Mosoiu 24, Bran, Romania Info www.bran-castle.com
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PRAGA
l castello incarna il passato piú antico e sontuoso di Praga, simbolo del potere temporale e spirituale dei suoi regnanti, nonché cenacolo culturale di straordinaria fioritura nel Tardo Medioevo e nel Rinascimento. L’area del castello praghese (Pražský Hrad) si estende su un territorio molto vasto e comprende una cittadella fortificata, composta da edifici che hanno avuto un ruolo di prestigio nella storia della capitale ceca: la cattedrale gotica di S. Vito, eretta nel Trecento e completata tra il XIX e il XX secolo, con la celebre cappella di S. Venceslao e la Porta d’Oro; il Palazzo Reale, che presenta stratificazioni risalenti al XII e al XIII secolo; il convento di S. Giorgio databile al X secolo e piú volte ristrutturato; la quattrocentesca Torre delle Polveri, ricostruita nel Cinquecento; la Torre Dalibor (XV secolo), usata come carcere; il Vicolo d’Oro, con edifici cinquecenteschi, nel quale vivevano gli orafi della città; e il moderno Palazzo Sternberg (XVIII secolo), che ospita il meglio delle collezioni d’arte del Paese. Il complesso del castello venne fondato nel IX secolo dal principe Borivoj. La struttura piú antica oggi sopravvissuta risale al periodo della fondazione ed è pertinente alle fondamenta della scomparsa chiesa della Vergine Maria. INFO www.hrad.cz
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Europa orientale
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MALBORK
ulle rive del fiume Nogat, a poca distanza dalle coste del Mar Baltico, la storica roccaforte dell’Ordine Teutonico sorge nel cuore dell’antica Prussia. Compreso oggi in territorio polacco, il castello di Malbork è una delle fortezze in stile gotico piú maestose del Vecchio Continente ed è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO nel 1997. Edificato nel XIII secolo dai Cavalieri Teutonici, sul sito di un preesistente convento, divenne la loro sede nel 1309 e fu teatro di alcune fasi che precedettero la decisiva battaglia di Tannenberg del luglio 1410, ma, soprattutto, degli eventi cruciali che seguirono allo scontro: l’esercito composto da Lituani e Polacchi, dopo aver sconfitto su campo l’Ordine Teutonico, tentò senza successo di
In alto il castello di Praga e la città ceca in una mappa cinquecentesca tratta dal Civitates orbis terrarum di Georg Braun e Frans Hogenberg. In basso veduta del castello polacco di Malbork, che fu a lungo la principale roccaforte dell’Ordine Teutonico. espugnare il castello di Malbork e in seguito vanificò parte delle conquiste ottenute con l’affermazione a Tannenberg. La rocca venne poi conquistata dai Polacchi nel 1457, nel corso della Guerra dei Tredici anni (1454-1467), che oppose di nuovo il regno di Polonia, alleato con la Confederazione prussiana, ai Cavalieri Teutonici. L’odierno complesso ricalca la tripartizione pianificata nel Medioevo: il Castello alto (la parte piú antica, che comprende il Palazzo dei Grandi Maestri), il Castello medio, con il refettorio e le abitazioni dei soldati, e quello di mezzo, utilizzato come granaio e come deposito di armi. INFO www.zamek.malbork.pl
VISEGRÁD
A
ntica residenza dei sovrani, Visegrád fu la «capitale delle fortificazioni» del regno d’Ungheria. Nel Duecento, in quel piccolo centro situato a pochi chilometri dall’odierna Budapest, per fronteggiare la costante minaccia delle incursioni mongole, il monarca Bela IV pianificò la costruzione di una cittadella, sulle
rovine di una fortezza precedentemente distrutta. Il sovrano concepí un progetto sontuoso e per finanziare i lavori attinse al patrimonio della moglie, Maria Laskaris, figlia dell’imperatore bizantino Teodoro I. Sulla cima di una collina, vennero quindi eretti il Castello alto, il Castello basso – collegati tra loro da una massiccia cinta muraria – e il cosiddetto Bastione d’acqua. L’intero complesso presentava una forma triangolare ed era difeso da alcune torri, oggi parzialmente sopravvissute. Nel Trecento, il sovrano Carlo Roberto d’Angiò trasformò la cittadella in vero centro del potere, stabilendovi la residenza e la corte, e si circondò di personalità dell’arte e della cultura. In questo periodo venne iniziata la costruzione del Palazzo Reale, definito un «paradiso terrestre» dal legato pontificio di Sisto IV, Bartolomeo da Maraschi. Nel Quattrocento, durante il regno di Mattia Corvino, Visegrád visse l’era di maggior splendore politico e culturale. INFO www.visegrad.hu
A destra uno scorcio del castello russo di Ivangorod, eretto nel 1492. In basso veduta aerea della cittadella di Visegrád, in Ungheria.
S
IVANGOROD
ul finire del Medioevo, il gran principe di Mosca Ivan III Il Grande eresse un castello sull’odierna frontiera russo-estone. Anche in quel periodo il sito lambiva la linea di demarcazione tra due entità statali, rappresentata dal fiume Narva: sulla riva destra si trovava infatti la fortezza moscovita, mentre su quella sinistra, a pochissima distanza, sorgeva il castello di Hermann, roccaforte dell’Ordine Teutonico. La fortezza di Ivan il Grande fu ripetutamente funestata da assedi, subí gravi danneggiamenti e venne poi ricostruita. Ebbe molti proprietari: dai Livoniani ai Russi, dagli Svedesi, che ne modificarono l’assetto originario, ai Tedeschi, per tornare poi in mano russa alla fine della seconda guerra mondiale. Della possente fortezza,
ristrutturata in epoca rinascimentale, si conserva intatta la cinta muraria. Nonostante solo qualche centinaio di metri separi le due città presidiate dai castelli – Ivangorod in territorio russo e l’estone Narva, dove sorge la fortezza di Hermann – i rispettivi abitati rispecchiano la differenza del loro vissuto storico-architettonico: Narva ha l’aspetto di una cittadina scandinava, mentre la sua dirimpettaia presenta la tipica fisionomia urbanistica di una località della provincia russa. INFO www.saint-petersburg.com
SAN FRANCESCO
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PENISOLA BALCANICA ● GRECIA
UN MURO CONTRO GLI OTTOMANI ALBANIA KRUJA Sorto su un insediamento illirico, il castello di Kruja fu una delle roccaforti di Giorgio Castriota Scanderbeg, celebre patriota albanese
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CASTELLI D’EUROPA
del XV secolo (vedi box alle pp. 120-121). BOSNIA-ERZEGOVINA BLAGAJ È uno dei castelli piú rinomati della Bosnia-Erzegovina.
CROAZIA CAMERLENGO-TROGIR Fortezza di fondazione genovese, ampliata dai Veneziani nel Quattrocento. Il suo nome deriva dal funzionario di Stato, il camerlengo, addetto alla
gestione delle finanze nella Serenissima (vedi box a p. 120). KRK Fortezza simbolo del potere signorile dei Frankopan sulla Croazia medievale, con tracce di architetture veneziane.
MONTECUCCOLI È uno dei castelli medievali meglio conservati dell’Istria, la cui fondazione risale al X secolo. VELIKI TABOR Fortificazione della Croazia settentrionale, con torri che risalgono al XII, XV e XVI secolo.
UNGHERIA Bled
Celje
Veliki Tabor
CROAZIA
Trogir
SLOVENIA BLED Eretto nell’XI secolo, il castello di Bled fu a lungo degli Asburgo. CELJE Detto anche Castello Vecchio, è posto su un’altura della Slovenia
Golubac
Belgrado
Craiova
Sarajevo SERBIA Blagaj
Bucarest
BULGARIA
MONTENEGRO
Varna
Cattaro Kale-Skopje
ITALIA
SERBIA BELGRADO I resti della fortezza della capitale serba, databili tra il II e il XVIII secolo, sono tra i principali monumenti cittadini. GOLUBAC Cittadella fortificata trecentesca sulle sponde del Danubio, al confine orientale della Serbia. SMEDEREVO Fu una delle ultime roccaforti della Serbia a resistere, nel XV secolo, agli Ottomani. Sorge sulle rive del Danubio (vedi l’articolo alle pp. 116-119).
ROMANIA
Smederevo
BOSNIA ED ERZEGOVINA
Zara
REPUBBLICA DI MACEDONIA KALE-SKOPJE Nella parte piú alta della città di Skopje, sorge il castello Kale, di origine bizantina. MONTENEGRO CATTARO Serie di fortificazioni, nel comune montenegrino di Cattaro, volute dai Veneziani in funzione anti-ottomana.
Timisoara
San Servolo Montecuccoli Krk
Napoli
Bari
Kruja
Plovdiv
REPUBBLICA DI MACEDONIA
ALBANIA
Corfú
GRECIA Atene
Catania Neratzia
Frangokastello
orientale e risale al XIV secolo (vedi box a p. 120). SAN SERVOLO Come innestata nella rupe dove è collocata, la rocca di San Servolo fu un baluardo contro le invasioni ottomane. GRECIA CORFÚ La fortezza vecchia dell’isola,
posta su un promontorio roccioso, conserva le mura veneziane quattrocentesche. FRANGOKASTELLO Castello medievale situato sulla costa meridionale dell’isola di Creta. Venne costruito dai Veneziani nel Trecento. KOULES Il baluardo di Heraklion, una delle fortezze veneziane piú
Rodi
Koules
celebri della Grecia, presidia il porto di Candia a Creta. NERATZIA Fortificazione che presidiava il Dodecaneso. Anch’essa porta le tracce di interventi veneziani. RODI Fortezza eretta dai Cavalieri di San Giovanni nel XIV secolo, è uno dei monumenti piú celebri della Grecia (vedi box a p. 121).
Corfú (Grecia). Veduta del castello di Angelokastro, arroccato su un promontorio roccioso sulla costa occidentale dell’isola.
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Penisola balcanica • Grecia
SMEDEREVO
La perla del Danubio Con la sua caratteristica pianta triangolare, il castello di Smederevo svetta sulle acque del grande fiume. Custode di una storia che lo ha visto ripetutamente al centro della resistenza all’avanzata ottomana in Europa
I
l sogno della Grande Serbia medievale si infranse a Smederevo, l’ultimo baluardo a resistere agli Ottomani. Posta nella regione centro-orientale del Paese, la città fu l’ultima capitale di un potente impero che aveva vissuto il periodo di massimo splendore alla metà del Trecento, con l’avvento del sovrano Stefano IV Dušan, e si avviava al tramonto, all’indomani della bruciante disfatta militare patita contro i
Turchi presso la Piana dei Merli, il 15 giugno del 1389. La sconfitta non aveva tuttavia piegato le ambizioni dei Serbi, che confidavano di riconquistare i territori perduti e l’egemonia sui Balcani. La speranza si intrecciava con una leggenda, diffusasi dopo la battaglia e destinata a divenire mito: si raccontava che il profeta Elia sarebbe apparso al condottiero Lazar, prima della capitolazione, annunciando un «destino
celeste» per il suo popolo. La tradizione, che trovò fortuna soprattutto nel XIX secolo, prese il nome di «Intesa del Kosovo» e riferiva i termini di un accordo diretto tra Lazar e Dio, interpretando la tragedia del 1389 come un martirio propedeutico alla resurrezione nazionale.
Speranze di riscossa
Nel Quattrocento la Serbia sembrò sul punto di tornare in auge nello scacchiere politico della Penisola balcanica. Il figlio di Lazar, Stéfano Lazarevic, riuscí infatti a unificare una serie di territori e, virtualmente, tornò governare su alcune zone che gli Ottomani gli avevano concesso in feudo (la regione di Zeta e parte del Kosovo). Inoltre, l’astuta alleanza con il Regno d’Ungheria gli aveva consentito di riprendere il controllo su città chiave come Belgrado e Srebrenica. I tracolli militari degli Ottomani contro le armate di Tamerlano – tra i quali la sconfitta subita nella battaglia di Ankara del 1402 – rinfocolavano le speranze di riscossa e coincisero con un
Smederevo (Serbia). Veduta di un tratto delle fortificazioni superstiti del castello di Smederevo, affacciate sul corso del Danubio. XV sec.
periodo di grande fermento culturale nei territori serbi, connotato da una vasta produzione di testi religiosi all’interno dei monasteri. Ma le speranze non durarono a lungo. Nel 1428 il sultano turco Murad II pianificò una nuova campagna militare e sottrasse gran parte dei possedimenti a Lazarevic. Il successore di quest’ultimo, il despota Đurad Brankovic, si attrezzò allora per resistere a oltranza e a questo scopo fece costruire, tra il 1427 e il 1430, una grande fortezza verso nord, sulle rive del Danubio, nell’odierno distretto di Podunavlje. Smederevo divenne la residenza ufficiale del despota e capitale della Serbia, resistendo però solo nove anni alle incursioni nemiche. All’interno del castello, in quegli anni difficili, i Serbi firmarono un patto di alleanza con i Veneziani, in virtú del quale Brankovic acquisí la cittadinanza della Repubblica lagunare. Nel 1439, la roccaforte venne espugnata dagli Ottomani, che però la restituirono quasi subito ai Serbi, per effetto del trattato di Seghedino, sottoscritto tra i Turchi e il Regno d’Ungheria. La pace, anche in questo caso, fu di
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Penisola balcanica • Grecia
breve durata e venne infranta dalla ripresa delle ostilità tra Ottomani e Ungheresi, che si scontrarono spesso nella regione di Smederevo.
La capitolazione
Sebbene avesse optato per la non belligeranza, il principe serbo subí il riflesso di quel conflitto che stava infuriando all’interno dei suoi restanti domini. Dopo la seconda battaglia del Kosovo (1448), che vide prevalere gli islamici contro gli Ungheresi, il condottiero di questi ultimi, János Hunyadi, venne imprigionato per un breve periodo nella fortezza di Smederevo. Tornato in libertà, nel 1454 con118
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In alto miniatura raffigurante l’assassinio del sultano Murad I da parte del serbo Milos Obilic nella battaglia del Kosovo. XVI sec. Istanbul, Topkapi, Biblioteca del Serraglio. Sulle due pagine Veduta a volo d’uccello della fortezza di Smederevo.
tribuí alla liberazione della città serba, espugnata definitivamente dagli Ottomani nel 1459. Il castello venne risparmiato dalle devastazioni: i Turchi preferirono infatti sfruttarlo come baluardo difensivo contro i prevedibili attacchi ungheresi e serbi. La città tornò a essere capitale, ma del sangiaccato di Smederevo, divisione amministrativa appartenente ai domini ottomani. Sarebbe divenuta di nuovo capitale della Serbia, ma solo per un breve periodo – nel 1806 – durante la grande rivolta anti-ottomana poi repressa nel sangue. Il castello di Smederevo è considerata una delle bellezze architettoniche piú autentiche del Me-
dioevo balcanico. Immerso nelle acque del Danubio, non ha subito significative variazioni rispetto alle suoi caratteri quattrocenteschi. È circondato da una cinta muraria che si snoda per 1,5 km circa, nella quale si aprono numerose bifore in stile gotico intagliate nella roccia, e conserva ancora le sue 25 torri originarie. La pianta della fortezza ha la forma di un triangolo irregolare e presenta una fisionomia che richiama le architetture difensive di Costantinopoli. L’assonanza non è casuale, considerando l’origine del costruttore – l’architetto bizantino Tommaso Cantacuzeno, cognato di Brankovic – e l’influenza culturale e politica che
ebbe Bisanzio nella storia medievale serba. Nella piccola corte sono ancora visibili i resti della Magna Audientia, la grande sala dove il despota Brankovic organizzava ricevimenti ufficiali e feste. Ben conservato è anche il donjon, nel quale le personalità politiche di piú alto grado si rifugiavano nel corso degli assedi.
INFO SMEDEREVO Smederevo, Serbia Info www.smederevskatvrdjava.com
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CAMERLENGO TROGIR
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uemila anni di storia fanno di Traú (Trogir in croato) una delle città piú antiche della Croazia. Di fondazione greca, è nominata fin dall’XI secolo come sede vescovile, mentre agli albori del Basso Medioevo risultava assoggettata ai Saraceni. Nel Quattrocento accrebbe il proprio prestigio e la prosperità economica sotto l’ala protettiva dei Veneziani, il cui controllo politico sulla città durò fino in epoca moderna. Anche le sue fortificazioni evocano la dipendenza dalla Serenissima, prime fra tutte il magnifico castello Camerlengo.
Gli architetti di Venezia – il progetto è di Pincino da Bergamo – lo edificarono, ampliando un preesistente edificio (la Torre delle Catene) e lo chiamarono Camerlengo, in quanto vi si trovava l’incaricato del governo lagunare per le politiche economico-finanziarie (il camerlengo, nel Medioevo, era il «ministro del tesoro» del sovrano). Di pianta irregolare, presenta oggi quattro torri angolari collegati da un camminamento. La torre maestra ottagonale risale al Trecento, ma riporta gli ampliamenti apportati dalla Serenissima. Poco distante dalle mura del castello sorge un’altra torre veneziana quattrocentesca, intitolata
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Penisola balcanica • Grecia
a san Marco. Nel 1941, quando la Dalmazia era sotto l’amministrazione italiana, all’interno del castello venne rinvenuto un bassorilievo raffigurante il leone di san Marco. Dieci anni prima, un gruppo di irredentisti croati aveva distrutto alcuni reperti simili, risalenti al Quattrocento. INFO www.pou-trogir.hr
L
CELJE
a «città dei principi» è sorvegliata dal Castello Vecchio (Stari Grad), che domina l’abitato da una scarpata alta 400 m e lambisce il corso del fiume Savinja. Celje, nella Slovenia orientale, ha un passato glorioso che affonda le radici in epoca romana, quando fu importante snodo commerciale, divenne municipium e quindi colonia. Si legò, poi, ad Aquileia e, dagli albori dell’età di Mezzo, visse un lungo periodo di declino. Il suo nome tornò in auge in epoca tardo-medievale, con l’ascesa dei signori di Celje, che fondarono nella regione un principato, eleggendo l’omonima città a capitale. Nel XIII secolo la dotarono di una fortezza, oggi la piú imponente di tutta la Slovenia. Piú volte danneggiato nel corso dei secoli, il castello fu salvato dalla rovina nell’Ottocento. La fortezza è suddivisa in tre parti, che presentano architetture quattrocentesche: il versante orientale, l’alta torre a pianta quadrata detta Friderikov Stop, e la parte occidentale, dove si trovano l’antico palazzo e le stanze di servizio. INFO www.grad-celje.com
KRUJA
K
ruja fu uno dei caposaldi albanesi nella lotta contro gli Ottomani nel Medioevo. Roccaforte, luogo di infanzia e – secondo alcune fonti – anche di nascita di Giorgio Castriota
A sinistra Trogir (Croazia). Un torrione del castello di Camerlengo. XIV sec. In alto Kruja (Albania). Uno scorcio di una delle fortificazioni superstiti del castello.
Skanderbeg (1405-1458), eroe nazionale per antonomasia, la cittadina – situata nell’odierna Prefettura di Durazzo – disponeva fin dal V secolo di una fortezza, sorta sui resti di un insediamento illirico. Nel XII secolo, quella prima fortificazione venne ampliata, assumendo dimensioni ragguardevoli – si presume fosse munita di una cinta muraria di oltre 800 m e di 9 torri –, che la resero a lungo inespugnabile. Il castello divenne il principale baluardo del patriota albanese Skanderbeg, che si mise alla testa di
un esercito cristiano per contrastare l’egemonia islamica nei Balcani. Conquistò la fortezza nel 1443 con 300 fedelissimi e in quell’occasione pronunciò la celebre frase «non fui io a portare la libertà, ma la trovai qui in mezzo a voi». La fortezza fu piú volte assediata dagli Ottomani, in particolare nel 1450 e nel 1466, ma in entrambi i casi riuscí a resistere. Un forte terremoto la danneggiò nel Seicento, ma furono gli Ottomani nel XIX secolo a devastarla, anche per vendicare le mai dimenticate disfatte subite in epoca tardo-medievale. Della struttura originaria – la cui pianta ellittica è ancora evidente – rimangono un tratto di mura e la Torre dell’Orologio, mentre le architetture meglio conservate sono il frutto di ricostruzioni avvenute in età moderna. Il castello ospita il Museo Skanderbeg, uno dei piú importanti del Paese.
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la fortezza perfetta: il vecchio Kastello di Rodi, noto comunemente come il palazzo dei
A destra Rodi. l’ingresso del castello degli Ospitalieri. XIV sec. Sulle due pagine Celje (Slovenia) Veduta del Castello Vecchio. XIII sec. Gran Maestri dei Cavalieri, è una delle meraviglie dell’architettura militare del Medioevo. Costruito nel Trecento dagli Ospitalieri di S. Giovanni, rappresenta la punta di diamante delle numerose roccheforti realizzate sulle sponde del Mediterraneo dagli Ordini cavallereschi in ritirata dalla Terra Santa. I Giovanniti conquistarono Rodi all’inizio del Trecento e in breve ne ampliarono le fortificazioni preesistenti. Sui resti di una struttura presumibilmente bizantina, edificarono un grande castello, che elessero a quartier generale. Lo innalzarono nel cuore del cosiddetto «Collachium», zona chiusa della città riservata ai Cavalieri – con accesso diretto al porto – che si differenziava dalla parte in cui si trovava insediato il resto della popolazione, composto perlopiú da Greci ed Ebrei. La
costruzione, di impianto rettangolare e munita di torri angolari, fu progettata a scopi prettamente militari, per poter resistere a lunghi assedi. La facciata occidentale, con le due imponenti torri semicircolari trecentesche che fiancheggiano il portale d’ingresso, ricorda il Maschio Angioino di Napoli. Celebre è il grande cortile porticato interno, nel quale sono esposte statue greche provenienti dall’antica Coo. Nell’Ottocento il castello fu in gran parte distrutto da un’esplosione, ma venne restaurato nel 1937, al tempo della dominazione italiana. INFO www.rhodes.gr
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Penisola balcanica • Grecia
Le fortezze della Serenissima U
na lunga dominazione marinaresca ha segnato la storia medievale della Grecia: l’eredità dei governi veneziani è tuttora impressa nelle architetture di numerose fortificazioni. Nel Duecento, le mire della Serenissima si erano dirette al territorio ellenico, che allora prosperava sotto il controllo bizantino. La Repubblica lagunare entrò, quindi, in conflitto con Costantinopoli – precedentemente sua alleata in funzione anti-normanna – per l’egemonia politico-commerciale su quel quadrante del Mediterraneo. Con il declino di Bisanzio, alcuni territori ellenici – soprattutto le isole del Mar Egeo e parte del Peloponneso – finirono nelle mani di Venezia, che si impegnò subito a presidiarli con possenti fortezze. Una delle capitali della Serenissima in Grecia fu l’isola di Creta, nella quale sorgono alcuni castelli veneziani: la fortezza di Koules (Castello a Mare), nel porto di Candia, eretta nel XV secolo; la rocca di Frangokastello, a Sfakia, in 122
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buona parte ancora intatta nelle sue forme trecentesche e progettata per difendere l’area dalle incursioni dei pirati; il castello di Retimo, una delle piú imponenti architetture militari della Serenissima, sulle colline di Paleocastro; si possono inoltre ricordare le fortezze di Kazarma a Sitia, di Ierapetra, di Spinalonga e di Grabusa, quest’ultima nell’arcipelago che si trova a nord di Creta. Nel Peloponneso, il castello di Bourtzi (Castel da Mar), databile tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, sembra immerso nelle acque del porto di Nauplia. A Corone, invece, su un complesso difensivo bizantino e poi franco, i dogi edificarono una rocca a picco sul mare. Altri baluardi nel Peloponneso furono il castello di Methoni e quello di Cerigo, databile al XVI secolo. A Lepanto, località simbolo dello scontro tra l’Occidente cristiano e gli Ottomani, i Veneziani ampliarono una fortezza preesistente. Parga, in Epiro, è
Sulle due pagine Spinalonga (Creta). Veduta dell’isola fortificata, che conserva buona parte delle fortificazioni veneziane realizzate nel XVI sec. In basso particolare di una carta geografica del Mediterraneo orientale, dal portolano di Ioannnes Superantius. XVI sec. Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana.
anch’essa dominata da un castello veneziano, chiamato di Sant’Andrea, e dotato di possenti bastioni. Nell’isola di Leucade, invece, nella Grecia Occidentale, sopravvivono i resti del castello di Santa Maura. A Corfú, sia la fortezza vecchia che la fortezza nuova riportano tracce di interventi degli architetti della Repubblica lagunare e delimitano il centro storico dell’isola. Sempre a Corfú, vanno ricordati l’Angelokastro e la rocca di Kassiopi. Analogamente a Stampalia, nel Dodecaneso, una massiccia costruzione veneziana domina il porto, mentre l’isola di Cefalonia è presidiata dai resti della fortezza cinquecentesca di Assos, eretta sui resti di un complesso bizantino. Nell’isola di Santorini sono ancora visibili le rovine del Kasteli, noto in passato con il nome di La Ponta. Nelle Cicladi, infine, a Nasso, lo splendido castello veneziano risalente al XIII secolo appare ancora inalterato nella sua imponenza. CASTELLI D’EUROPA
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Levante
I castelli dei crociati Sultanato selgiuchide di Rum Sa
Confini del regno di Gerusalemme dopo il trattato del 1229 Massima espansione del regno di Gerusalemme
lep
Adana
h
Territori bizantini
Denominazione in lingua franca e in lingua araba, tra parentesi, dei castelli crociati
Contea di Edessa
Antiochia (Antakya)
Aleppo
Euf rate
Titolo Legenda
Cilicia
Principato di Antiochia
te on Or
Saone
(Sahyun)
Margat (al-Marqab)
Nicosia
Cipro Akrotiri
Sizara (Shaizar) Masyaf Chastel Blanc (Safita) Chastel Rouge (Qal at Yahmur) Homs Nimocium (Limasun) Contea di Tripoli Crac des Chevaliers Famagusta (Magusa) Tortosa (Antarus)
(Qala’at al-Hosn)
Tripolis (Tarabulus) Beirut
Giblet (Jbeil)
Emirato di Damasco
Sidon
Damaskus (Dimashq)
(Saida)
Tyrus (Sur)
Akkon (Akka)
Jaffa Blanche Garde
(Tall as-Safi)
Damietta
Askalon (Asqalan)
Giord ano
(Qaisariya)
Mar Mediterraneo
Beaufort (Shaqif Arnun) Toron (Tibnin) Monfort (Qual at al-Qurain) Saphed (Safad) Tiberias (Tabariya) Belvoir (Kaukab)
Caesarea
Ibelin (Ubna) Jerusalem (Bait al-Maqdis) Mar Morto
Bethgibelin (Jbrin) Kerak (al-Karak)
Califfato fatimide
Il Cairo
Mar Rosso
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Impero selgiuchide
Montréal (Shawbak) Petra
Signoria di Transgiordania
Elim (al-Aqaba)
Edessa
(ar-Ruha)
L
e terre dell’antico Levante sono, ancora oggi, disseminate di una particolarissima e affascinante tipologia di rovine, dall’aspetto imponente, assise sulla cima di colline o anche su alti costoni di roccia, posti come a guardia di antiche vie di passaggio e di corsi d’acqua: sono i castelli fatti erigere dai cavalieri nei due secoli a partire dalla prima crociata, culminata nella presa di Gerusalemme nell’estate del 1099. Quando i crociati giunsero sulla costa del Mediterraneo orientale, scoprirono l’esistenza di un’arte costruttiva di altissimo livello, che affondava le sue radici in una tradizione millenaria. Furono proprio le architetture difensive – le prime con cui i cavalieri dovettero confrontarsi – a testimoniare l’eredità tardo-antica e bizantina, egregiamente rappresentata dall’esistenza di un numero notevole di splendidi edifici. Piú che la presenza di singoli castelli – che pure esistevano – furono però le grandiose fortificazioni delle grandi città vicino-orientali a colpire l’immaginazione degli Europei: basti pensare alle mura di Antiochia (sulle rive dell’Oronte, nell’odierna Turchia) munite di ben 350 torri, o alla triplice cinta muraria di Tiro (sulla costa libanese) o, ancora, alla stessa Gerusalemme e alla sua imponente cittadella, di cui possiamo tuttora ammirare ampia parte delle fortificazioni, situate in prossimità della Porta di Giaffa, uno dei principali accessi alla Città Vecchia (essa stessa cinta dalle mura cinquecentesche fatte costruire da Solimano il Magnifico). Prese avvio, cosí, un incontro che fece del Levante una regione da cui emersero nuove formulazioni architettoniche, soprattutto sul piano delle costruzioni difensive. La lunga e stretta striscia di terra che dal Mediterraneo si inoltra verso le zone aride e semi desertiche della Siria-Palestina venne cosí segnata dalla presenza di edifici che, secondo
In alto la fortezza di Shawbak (o Crac de Montréal), in Giordania. Al centro un tratto della cinta muraria del Crac dei Cavalieri (vedi anche la foto d’insieme e il disegno ricostruttivo alle pp. 126-127). A sinistra il castello crociato di Masyaf (Siria).
l’espressione dello storico dell’arte Georg Ulrich Grossmann, somigliavano molto a «caserme monastiche sotto forma di castello», caratterizzate dalla tipica architettura militare di stampo europeo, con l’aggiunta di vasti ambienti destinate ad abitazioni e zone di soggiorno. I castelli crociati, del resto, avevano la funzione di ospitare il piú ampio numero di cavalieri, con tutto il loro seguito, e di garantire ai suoi abitanti la presenza di un bene che, in quelle terre, tuttora figura tra i piú preziosi: l’acqua. Anche in funzione di quest’ultimo aspetto, nella costruzione dei loro castelli i cavalieri si avvalsero spesso della presenza di fortificazioni di epoche precedenti.
Tutto cominciò con un villaggio fortificato Fu cosí anche per il castello crociato per eccellenza, il celebre Crac des Chevaliers, nell’odierna Siria: Qala’at al-Hosn – il nome arabo con cui il complesso è noto ancora oggi – venne fondato nel 1031 da un emiro di Homs e, verosimilmente, piú che di un vero e proprio castello, si trattò di un villaggio fortificato. Alcuni indizi suggeriscono che tali originali strutture fossero ancora presenti al tempo dei crociati (che conquistarono il sito nel 1109, denominandolo «Crac» o «Cratum»), ma se ne persero completamente le tracce, forse anche in seguito al devastante terremoto che colpí il Levante nel 1170, e che rese necessaria la sua totale CASTELLI D’EUROPA
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ricostruzione. Nel 1142 il Crac era entrato in possesso dei cavalieri dell’Ordine di San Giovanni, che furono anche gli autori della prima, grande trasformazione architettonica del villaggio musulmano. Anche questa fase costruttiva è oggi quasi irriconoscibile, inglobata com’è negli importanti ampliamenti apportati all’edificio nel XIII secolo. Il Crac è, però, il piú indagato – oltre a essere il meglio conservato – tra tutti i castelli crociati, e cosí si è riusciti a individuare la pianta del castello costruito dagli Ospitalieri: una struttura estremamente lineare, composta da un anello di sale a volta, di uguale larghezza e altezza, allineate intorno a una corte e le cui pareti esterne fungevano da muro di cinta. Questa prima fortificazione disponeva di una sola porta d’accesso, ed era fortificata da una serie di torri.
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Siria. Il Crac dei Cavalieri, presso Homs. Fondato dall’emiro di Homs nel 1031, passò piú volte di mano, fino a che, nel 1142, il conte Raimondo II di Tripoli lo cedette agli Ospitalieri.
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Un centro organizzato e autosufficiente Come già accennato, la complessa e quasi labirintica struttura si deve agli ampliamenti realizzati soprattutto dopo la battaglia di Hattin del 1187 e, poi, ancora, intorno alla metà del XIII secolo. Nel momento della sua massima fioritura, il Crac rappresentava un centro organizzato e autosufficiente, con magazzini per la conservazione delle derrate, frantoi e torchi, forni, cucine e un sistema di latrine, in grado di ospitare fino a duemila persone. Era, inoltre, dotato di una grande cisterna principale e da altre minori, in grado di garantire l’approvvigionamento idrico anche per lunghi periodi. Un ultimo ampliamento è attestato per gli anni di poco precedenti al 1271, quando il Crac fu conquistato dal sultano Baybar. Qualche centinaio di chilometri a sud del Crac, in territorio israeliano, sorgono le rovine di una sua fortificazione «sorella», quella di Belvoir: posta su un’altura di 400 m e affacciata sulla valle del Giordano, la costruzione risale al tempo del principato di Galilea (nato con la prima crociata e uno dei principali vassalli del regno latino di Gerusalemme) e, successivamente, fu ceduto a un nobile francese, Ivo Velos, che lo trasformò nel suo castello feudale. Le rovine odierne (Belvoir fa parte delle rete di siti curati dall’Ente dei Parchi Nazionali di Israele) rispecchiano, con molta probabilità, 126
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IL CRAC DEI CAVALIERI 1. L’appartamento del comandante si trovava nella parte piú alta del castello. 2. Gli Ospitalieri presero il Crac nel 1142 e lo tennero fino al 1271. Sulle torri della fortezza sventolava il loro vessillo. 3. Un acquedotto in pietra garantiva l’approvvigionamento delle nove cisterne di cui il Crac era provvisto. 4. La grande cisterna scoperta realizzata all’esterno del castello vero e proprio poteva funzionare anche come fossato difensivo.
5. Un vasto salone in stile gotico, nel cuore del complesso, era utilizzato come luogo di ritrovo e come refettorio. 6. Al castello si poteva accedere per una rampa coperta: grazie a questo e altri accorgimenti, la difesa del Crac richiedeva 200 uomini. 7. Nel XII secolo, il Crac si dotò di una cappella, per la preghiera dei cavalieri e la celebrazione delle messe. 8. Il castello non aveva funzioni solo difensive e residenziali, ma era anche dotato di impianti produttivi, come il mulino.
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l’aspetto che la fortificazione aveva assunto nel 1168, quando, insieme alle terre circostanti, divenne proprietà dei cavalieri dell’Ordine di San Giovanni. Nel 1184 lo storico Guglielmo di Tiro definisce Belvoir il «Castello Nuovo», suggerendo la completa trasformazione della precedente struttura da parte, appunto, degli Ospitalieri: di pianta quasi quadrata (112 x100 m), con una torre su ciascun angolo e al centro di ogni lato, Belvoir era circondato sui tre lati da un fossato ed era munito di due entrate (a est e a ovest). La conquista di Belvoir da parte dei musulmani non fu facile e poté compiersi, sempre a opera del Saladino, solo nel 1189, a due anni di distanza dalla rovinosa sconfitta di Hattin. Concludiamo questo rapido sguardo sui castelli crociati (se
ne contano quasi 100, sparsi nella terraferma del Levante e nelle isole del Mediterraneo orientale!) scendendo ancora piú a sud, in territorio giordano: qui incontriamo il magnifico Kerak (il Crac des Moabites come lo chiamavano i cavalieri), tra i piú grandi castelli crociati del Levante, e, ancora piú a sud, il piú piccolo Crac de Montréal, noto anche come Shawbak. Costruito sulla cima di una montagna (a oltre 1300 m di quota) da cui si domina un vasto paesaggio desertico, Shawbak fu fondato nel 1115 da re Baldovino I sul percorso che univa Damasco all’Egitto, ma venne conquistato dal Saladino appena 74 anni dopo. L’edificio è tra i meglio conservati del suo genere nel Levante. Andreas M. Steiner
In alto ancora una veduta della fortezza di Shawbak (Giordania). Il paesaggio che la circonda appare desertico, ma ben diverso doveva essere all’epoca in cui il castello era abitato: la presenza di fonti d’acqua permetteva infatti la pratica dell’agricoltura. Nella pagina accanto, nel riquadro e sulle due pagine una veduta dall’alto e un’immagine ravvicinata dei resti del castello di Belvoir (Israele), innalzato in posizione dominante sulla valle del Giordano.
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