PERIODICO della FIDA-Trento N. 09 - Settembre ANNO 2013
FIDAart
In copertina: Sergio Bernardi: FIGURE 36 (AUSCHWITZ), 2000, colori elbesoie, acrilico su lenzuolo di cotone, sul pavimento due piatti colmi di cenere, 220x200 cm
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FIDAart sommario
Settembre 2013, Anno 2 - N.09
Editoriale
3* Collettiva FIDA-Trento
pag. 4
Politiche culturali
I have a dream - BITM
pag. 5
Intervista ad un artista
Sergio Bernardi
Mercato dell’arte?
Christopher Wool
Christopher Wool
pag. 6-19 pag. 20 pag. 21
L’enigma Casa Malaparte - 3°
Le varianti in corso d’opera
Nihilism beyond the Minimalism
pag. 22-23 pag. 24-25
Mostre in regione FIDA-Trento
LAKE and the CITY
FIDA-Trento
I have a dream - BITM
pag. 28 pag. 29-30-31
Matteo Boato
A mani nude
pag. 32
Annalisa Lenzi
Confusion
pag. 33
Memorandum FIDA-Trento
pag. 34
Copyright FIDAart Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare
LAKE and the CITY 3°Collettiva FIDA - Trento - 2013
EDITORIALE
TORRE MIRANA. Trento - Casa degli Artisti G.VITTONE, Canale di Tenno
FEDERAZIONE ITALIANA DEGLI ARTISTI - TRENTO
La 3°Collettiva della FIDA-Trento (Federazione Italiana degli Artisti), con quest’anno diventata biennale e non più annuale, si svolge, quasi in contemporanea, su due sedi prestigiose: - la prima, nelle storiche sale, al piano terra e nei sotterranei di Torre Mirana, in via Belenzani a Trento dal 6 al 23 settembre - la seconda, nelle antiche sale della Casa degli Artisti Giacomo Vittone a Canale di Tenno dall’8 al 28 settembre. Le ragioni di questa trasferta-gemmellaggio sono spiegate dalla volontà di allargare gli orizzonti di FIDA ad altre realtà provinciali nell’ottica di aprirsi al dialogo, agli scambi e a collaborazioni sempre più fattive e costruttive. L’arte vive di confronto con persone diverse, con culture diverse, con mondi diversi: rimanere fermi in una autoreferenzialità gratificante quanto incapace di rinnovarsi ed espandersi, significheArtisti FEDERAZIONE ITALIANA DEGLI ARTISTI - TRENTO rebbe la fine di un’associazione culturale ed artistica. Martina Angarano Il valore di Stefano queste iniziative che, a fatica, vengono prodotte graBenedetti Mauro Berlanda zie all’impegno di pochi, non è oggi valutabile in quanto gli effetLinnet Betta Artisti EDERAZIONE ITALIANA DEGLI ARTISTI - TRENTO Matteo Boato ti di un’attività culturale non sono immediatamente ed esattaDiego Bridi Alessia Carli Feeela Angarano Martina mente riscontrabili o misurabili. Solo con il tempo sarà possibile Barbara Cappello Stefano Benedetti 3° Collettiva FIDA - Trento - 2013 Anna Caser Mauro Berlanda verificare seRoberto i discorsi Codroico sviluppati nel corso di questi anni abbiano Linnet Betta Doris Cologna Matteo Boatoserviti ad alimentare nuove idee nelle TORRE MIRANA - SALA THUN Nadia e Cultrera dato dei frutti se siano Diego Bridi Fabrizia Dalpiaz Artisti EDERAZIONE ITALIANA DEGLI ARTISTI - TRENTO Via Belenzani - TRENTO Alessia Carli Feeela De Simoni Lasta persone e, Mirta magari, anche a far crescere degli artisti di valore. 5 - 23 settembre - orario 10.00-12.00/16.00-19.00 Enrico Farina Barbara Cappello 3° Collettiva FIDA - Trento - 2013 Martina Angarano Alessandro Goio Anna che Caser tanto ha fatto discutere gli iscritti che Questa 3°Collettiva, Domenica chiuso - ingresso libero Stefano Benedetti Graziella Gremes Roberto Codroico Mauro Berlanda INAUGURAZIONE: venerdì 6 sett. 2013 ore 18.00 Mauro Larcher non riconoscevano un’utilità Doris Cologna personale nel presentare le proprie Lome, L. Menguzzato Linnet Betta TORRE MIRANA - SALA THUN Nadia Cultrera Bruno Lucchi Matteo opere assieme adFabrizia altri,Boato ritorna oggi con ancora maggiori ambiDalpiaz Luciano Olzer Via Belenzani - TRENTO Diego Bridi Aldo Pancheri Mirta De Simoni Lasta Casa degli Artisti GIACOMO VITTONE Alessia Carli Feeela zioni. Roberto Piazza 5 - 23 settembre - orario 10.00-12.00/16.00-19.00 Enrico Farina Barbara Cappello CANALE DI TENNO Gentile Polo 3° Collettiva FIDA - Trento - 2013 Alessandro Goio Domenica chiuso - ingresso libero Molti non Franco riescono capire l’importanza dell’associazionismo Anna a Caser Ricci 8 - 28 settembre 2013 - orario 10.00-12.00/14.00-18.00 Graziella Gremes Roberto Codroico Renato Sclaunich INAUGURAZIONE: venerdì 6 sett. 2013 ore 18.00 Mauro Larcher Lunedì chiuso - ingresso libero forse perché non abituati Silvana Todesco Doris Colognaa confrontarsi, a spiegare e ad imparaLome, L. Menguzzato Paolo Tomio TORRE MIRANA - SALA Nadia Cultrera INAUGURAZIONE: domenica 8 sett. THUN ore 11.00 Bruno Lucchi Simone Turra re dagli altri, cullandosi nel mito - ormai decaduto - dell’artista Fabrizia Dalpiaz Via Belenzani - TRENTO Paolo Vivian Luciano Olzer Mirta De Simoni Lasta Aldo Pancheri che opera nella sua ‘turris eburnea’ distillando pensieri geniali 5 - 23 degli settembre - orario 10.00-12.00/16.00-19.00 Casa Artisti GIACOMO VITTONE Enrico Farina Roberto Piazza Alessandro Goio e partorendo capolavori Domenica chiusoDI - ingresso CANALE TENNOlibero Gentile Polostraordinari. In realtà, mai come oggi, il Graziella Gremes Franco Ricci INAUGURAZIONE: venerdì sett. 2013 ore 18.00 8 - 28 settembre 2013 - orario 6 10.00-12.00/14.00-18.00 mondo dell’arte èMauro un Larcher sistema Renato Sclaunich globalizzato dove le idee corrono Lome, L. Menguzzato Lunedì chiuso - ingresso libero Silvana Todesco Bruno Lucchi alla velocità di Internet e l’artista è solo uno dei componenti (e, Paolo Tomio INAUGURAZIONE: domenica 8 sett. ore 11.00 Luciano Olzer Simone Turra probabilmente, neanche Aldo Pancheriil più importante) del Mercato dell’arCasa degli Artisti GIACOMO VITTONE Paolo Vivian Roberto Piazza te. Quale sarà il futuroPoloche attende gli artisti non è dato sapeCANALE DI TENNO Gentile Franco Ricci 8 - 28 settembre 2013 - orario 10.00-12.00/14.00-18.00 re, molto dipenderà da loro e dal modo in cui sapranno Renatoanche Sclaunich Lunedì chiuso - ingresso libero Silvana Todesco ripensare e rivendicare un proprio ruolo coerente con i nuovi Paolo Tomio INAUGURAZIONE: domenica 8 sett. ore 11.00 Simone Turra tempi. Paolo Vivian Paolo Tomio Presidente della FIDA-Trento
LAKE and the CITY
LAKE and the CITY
COMUNE DI TRENTO
LAKE and the CITY
CASA DEGLI ARTISTI COMUNE DI TRENTO "GIACOMO VITTONE" Comuni di Tenno, Riva del Garda, Arco
COMUNE DI TRENTO
CASA DEGLI ARTISTI "GIACOMO VITTONE" Comuni di Tenno, Riva del Garda, Arco
CASA DEGLI ARTISTI "GIACOMO VITTONE" Comuni di Tenno, Riva del Garda, Arco
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POLITICHE CULTURALI
Anche quest’anno, FIDA-Trento avrà il piacere e l’onore di partecipare con una propria collettiva alla 14° Borsa Internazionale del Turismo che si terrà in Piazza Fiera il 21 e il 22 Settembre. Mentre le due precedenti mostre erano state impostatie sul mondo della montagna: “Montagna immaginata” nel 2011 e “Magica montagna” nel 2012, quest’anno il tema è più ambizioso: “I have a dream”. Poiché il 21 settembre 2013 ricorrerà la Giornata Internazionale della Pace (International Day of Peace) istituita dall’O.N.U. per rafforzare gli ideali di pace in tutto il mondo, ci è sembrato doveroso per un’associazione di artisti esprimere la nostra adesione - totale e incondizionata - al tema della Pace che rimane tuttora un sogno lontano e irraggiungibile. Il titolo della mostra “I have a dream” si riferisce, ovviamente, al ‘sogno’ nel celebre discorso di Martin Luther King del 28 agosto del 1963. Esattamente cinquanta anni fa. Il 4 aprile 1968 King moriva colpito da un fucile di precisione. Quale é la relazione della montagna con il sogno di Luther King? La montagna è nata centinaia di milioni di anni fa ed è, da sempre, un sistema in equlibrio con la natura mentre l’uomo, nelle sue poche migliaia di anni di presenza sulla Terra, è quasi riuscito a distruggere, in modo egoisticamente irresponsabile, sè stesso e l’ambiente in cui vive. Natura e Pace non possono che essere strettamente intrecciate tra di loro perché figlie di uno stesso pensiero che vede gli uomini non padroni della Terra ma solo figli e ospiti che durano l’arco di una vita e poi ritornano semplicemente alla Terra. L’arte che, come prodotto umano è soggetta al nostro stesso destino di durare il tempo di una stagione, forse, può dare il suo contributo per trasformare il pensiero del ‘rettile’ che è ancora in noi. 5
Intervista ad un artista: SERGIO BERNARDI Da dietro la vecchia scrivania nascosta da pile di corrispondenza, fascicoli, libri e riviste continua a dirigere la sua creazione preferita. Sergio Bernardi ha fondato la rivista Uomo Città Territorio (acronimo, UCT) più di 35 anni fa e, da allora, non l’ha più abbandonata nè delegata a nessun altro. Questo, però, non è il suo primo amore e forse, neanche il più grande. Sergio, infatti, nasce pittore e, nonostante gli impegni, la sua vera passione è stata e rimane l’arte. Compatibilmente con il tempo cui riesce a dedicarvisi tra un numero e l’altro di UCT o un nuovo libro della sua casa editrice. L’arte, però, rispetto a UCT, ha un fascino tutto suo e cioè di non essere assoggettata a vincoli, né a scadenze o committenti e, soprattutto, a contenuti prefissati. Parlo di arte e non di pittura perché Sergio ha attraversato numerose stagioni che lo hanno visto sperimentare quasi tutti i maggiori linguaggi dell’astrazione con incursioni anche nella scultura e nelle installazioni. Sarà per la sua prossimità ad altre forme d’arte come la musica, la letteratura, il teatro o solo per il fatto di essere un trentino-modenese che ha mantenuto il carattere più estroverso delle sue origini, che le sue opere sono ancora sanguigne, vivacissime, fortemente espressive, composte da gesti veloci e nervosi. E sarà anche per quella sua vena polemica e per l’altro suo grande interesse, l’impegno sociale, che gran parte delle sue opere sono improntate ad un forte carica di denuncia morale e politica. In queste sue convinzioni, Sergio è rimasto un figlio dei suoi tempi visto che, oramai da diversi anni, l’impegno sociale è ‘passato di moda’ nell’arte. Ma, coerentemente con i cicli e ricicli storici, è facile prevedere che anche i giovani artisti d’oggi riscopriranno quei temi che stanno ridisegnando loro un futuro sempre più nero. Paolo Tomio FIGURE 1, 1992, rame, colore elbesoie, acrilico su tela greggia, 180x135 cm
FIGURE 21 (BERTIT) (aperto), 1999, colori elbesoie, acrilico, cotone, lampostucco su cartone da imballaggio, 144x255 cm
Quando e perchè hai cominciato a dedicarti alla pittura? Fin dalle scuole disegnavo figure, forme particolari, quasi sempre con matite colorate, appena trovavo un supporto sul quale imprimere segni e colori. Dopo le scuola medie volli andare a tutti i costi all’istituto d’arte “A.Venturi” di Modena. Fu un’esplosione di meraviglia, di curiosità, di interesse, di impegno che riusciurono a placare tutte le ansie, i desideri, i pensieri che avevano albergato nel mio inconscio Le varie discipline di pittura, dove si imparano le varie tecniche, facendo anche figura dal vero; scultura attraverso forme in gess, creavamo dei modellini che avrebbero potuto essere fusi in bronzo; l’architettura dove imparavamo a creare progetti edilizi e poi rappresentarli con i bozzetti. Dopo l’istituto d’arte feci varie abilitazioni per
FIGURE 34 (Albero della vita), 2006, ceramica, 570x290 cm
insegnare nelle scuole secondarie di I e II grado. Mi iscrissi alla facoltà di Lettere e Filosofia a Bologna per le Discipline di Arte, Musica e Spettacolo (DAMS). Scelsi in particolare arte, ma feci molti esami anche sul teatro. Nel frattempo avevo iniziato a insegnare disegno geometrico, educazione artistica e storia dell’arte. Vinsi la cattedra di educazione artistica a Folgaria, ma il provveditore mi chiese se volevo insegnare all’Istituto Tecnico per Geometri a Trento. Mi ero laureato al DAMS con 110 e lode. Dall’uscita dell’Istituo d’Arte avevo sempre dipinto, creato sculture particolari. Nel 1968 alla galleria C29 a Macerata feci la mia prima personale a cura di Luigi Lambertini.
Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno interessato?
Insegnando storia dell’arte, dai cretesi fino a tutto il novecento, conoscevo in particolare tutte le correnti e i maestri del ‘900. Ero incuriosito, ammirato per tutte le correnti: in particolare l’arte astratta e l’espressionismo figurato e astratto. Gli artisti che più ho studiato sono Kandisky, Moore, Mirò, Licini, Munch, Carrà, Melotti, Klee, Kokoschka, Pollock, Kirchner.
Oggi, cosa ti interessa e cosa non ti piace dell’arte contemporanea? Dell’arte contemporanea non mi piace la superficialità delle opere, ovviamente salve le eccezioni. In esse non si coglie uno spessore culturale, un impegno sociale ma solo di goliardate universitarie. Mi interessano le opere attraverso le quali si intravede una ricerca , uno stile personale, senza riferimenti, pesanti, ai maestri del passato. Noi siamo figli del tempo nel quale viviamo e quindi le opere devono comunicare questi contenuti, sia quelli positivi che quelli negativi.
FIGURE 36, 1988, opera in legno di abete dipinta con colori a smalto, 240x180x180 cm
si proponeva di ritornare in forma astratta all’origine del segno, dei colori primari e della forma primitiva. Credo di aver raggiunto uno stile personale usando i tre colori primari (rosso, blu e giallo), oltre al nero, le tre figure primarie (quadrato, cerchio e triangolo), il segno (curvo, retto o mistilineo) in pennellate gestuali che rappresentano i contenuti, le problematiche del nostro tempo che man mano affrontavo in composizioni astratte Da anni però ho percepito, ho avuto l’esigenza di abbandonare, di produrre opere singole, autonome e di affrontare tematiche universali, articolate e sviluppate in sequenze, in installazioni, in performance (I mesi, Danza macabra, Auschwitz, Eros e Thanatos, Apocalisse). In un mondo globalizzato, di massa, multimediale solo un evento con vari mezzi tecnici può cogliere la complessità del nostra tempo.
Apprezzi qualcuno dei pittori trentini d’oggi? Nell’arte trentina si vedono molto spesso artisti che creano opere per il soggiorno di casa, per uffici istituzionali. Ci sono alcuni artisti interessanti, pochi, a dir la verità.
Nel corso della tua attività hai sperimentato molte tecniche e linguaggi: ritieni di aver raggiunto un tuo stile personale? La mia pittura è stata inserita nella corrente dell’espressionismo astratto. Il critico d’arte Giorgio Cortenova mi ha inserito nel movimento artistico “Astrazione arcaica”, che 9
Nelle tue opere hai affrontato molti temi quasi tutti tragici: Auschwitz, Kosovo, Tsunami, Maghreb, Fukushima. Hai bisogno di emozioni forti per dipingere?
FIGURE 9 (Urlo), 1999, colori elbesoie, acrilico, lampostucco su cartone da imballaggio, 120x120 cm 10
Proprio perchè vivo in questa società superficiale, ipocrita, falsa e corrotta, per poter dipingere devo sentirmi intersecato da tutti i miei sensi. Devo essere coinvolto da forti eventi drammatici o da tematiche universali che creano in me forti emozioni. Eventi catastrofici in natura o tragici eventi bellici o comunque eventi che mettono in forse la natura e l’esistenza dell’uomo.
Hai rappresentato anche emozioni positive, personali o collettive? In contrapposizione alla violenza della società, oggi sento la necessità e il bisogno (il riposo del guerriero?) di rallentare la tensione, di guardare la natura, la poesia, di vedere il reale, la società altra, quella positiva. Ho percepito negli anni trascorsi varie volte questa esigenza. Ultimamente ho prodotto varie opere, con diverse tecniche, colature, gestualità, molto tranquille, serene, poetiche. Opere che rappresentano solo se stesse nel loro dipanarsi sulla tela o su carta.
Credi che l’artista possa ancora svolgere un funzione pubblica utile e positiva attraverso il suo impegno? È finita l’epoca sulla ricerca del colore e sulla forma o sul tempo o sullo spazio. L’arte non ha gli strumenti per superare le grandi crisi di valori e di lavoro, della superficialità e ipocrisia dilaganti, ma ha l’opportunità, al di la del linguaggio scritto, di far vedere e di sensibilizzare l’opinione pubblica sui grandi
FIGURE 2, 1992, catrame, acrilico su cartoncino, 100x70 cm FIGURE 21, 1992, acrilico, fiori su cartoncino, 100x70 cm
problemi drammatici della realtà di oggi e della crisi dell’essere umano.
Qual’è la relazione tra il linguaggio e la tecnica usati dall’artista con contenuti a forte carica civile? Bisogna ricercare e affinare in continuazione il rapporto colore/forma, contenuto proprio perchè solo intersecati possono correttamente comunicare il messaggio che si vuol dare. L’opera d’arte deve comunicare, non apparire, non farsi notare esteticamente: l’arte ha la funzione di sensibilizzare, di far capire attraverso i suoi ingredienti il pericolo che corre l’esistenza dell’uomo. L’arte deve emozionare.
Lavori da anni alla tua rivista U.C.T. e operi nell’ambito artistico. Come convivono queste due esperienza? La rivista U.C.T. mi dà modo di conoscere la realtà in un modo più profondo e razionale che altrimenti non potrei acquisire e quindi di rimanere legato profondamente agli avvenimenti concreti. Il mio lavoro artistico porta alla rivista la mia creatività, le mie invenzioni, il mio talento: una interazione costruttiva che mi dà una visione complessiva del mondo in tutti i suoi aspetti.
Da molti anni, grazie a UCT, segui attivamente la “politica culturale” trentina: cosa ne pensi di quella riguardante il mondo artistico? Non esiste un progetto culturale in ambito artistico locale ma non credo nemmeno a livello nazionale. Si producono eventi causali e si spacciano episodi che si inseriscono in un ipotetico, ideale, virtuale programma. Un progetto culturale per la disciplina dell’arte si sviluppa in molti anni:
DIALOGO 15, 1969, 6 forme di vetroresina, 199x82x19 cm 12
parte dagli obbiettivi, transita attraverso un metodo e si conclude con il fine voluto. Ci vogliono laboratori, spazi espositivi e risorse economiche per valorizzare i giovani e meno giovani. Credo sia quasi impossibile.
Con la crisi economica dei nostri anni come può sopravvivere un operatore artistico?
Era problematico prima riuscire a vendere opere ai privati, conoscenti, collezionisti, figuriamoci oggi. Il quadro o il libro sono sempre considerati una spesa superflua un hobby che alle prime crisi economiche si taglia. Ancora non si è capito che invece è la cultura, FIGURE 25 (AUSCHWITZ), 2000, colori elbesoie, acrilico su lenzuolo di cotone, sul pavimento sono sparse cartoline, 220x200 cm
e solo la cultura permette di superare la crisi economica e prospettare il futuro. Solo affidandoci alle associazioni artistiche o ai movimenti artistici autonomi, creando così collettivi che gli artisti possono operare al di fuori delle istituzioni che organizzano solo mostre supergalattiche (tralasciando il locale) o delle gallere mercantili, solo in questo modo si sopravvive. Esiste poi la legge 2/1983 che propone opere d’arte da inserire nelle strutture costruite o ristrutturate dalle istituzioni pubbliche. Queste operazioni danno la possibilità a svariati artisti trentini di vincere i concorsi, installare le proprie opere negli edifici ed avere un ritorno economico.
Cos’è la bellezza? È un valore che ricerchi o è subordinato al messaggio? La bellezza è quel valore che comunica uno stato sociale ideale ma la nostra realtà è altra cosa: drammatica, dura, vera, piena di incognite, misteriosa. La bellezza estetica non esiste più perchè l’importanza oggi, quella che arriva allo spettatore, è la comunicazione. In una realtà globale dove la notizia arriva contemporaneamente a tutto il mondo, il messaggio è strettamente legato al sociale. Quindi l’arte deve partire dalle particolarità dell’esistenza dell’uomo nella realtà in cui vive.
DIALOGO 25, 1971, legno, acciaio, smalto sintetico, 96x92 cm
FIGURE 7 (BAGHDAD), 2003, colore elbesoie, acrilico su cartone da imballaggio, tubo di cartone 144x157 diam. 10 cm
E, per finire, chi è l’artista? L’artista è quella persona che conoscendo la storia dell’arte, almeno del Novecento, manipola egregiamente le tecniche e conosce l’uso dei supporti e dei colori. Ma non basta. La parte più importante è la sua sensibilità verso la vita, nei suoi aspetti fondamentali, la sua curiosità nel ricercare sempre le ragioni degli avvenimenti, sempre alla ricerca del nuovo, del diverso o del già fatto, reinventandolo. L’artista deve avere l’esperienza e l’intuizione: con l’esperienza
si affina la creatività e l’intuizione necessarie per produrre opere altre, diverse. L’esperienza comporta la visione di mostre, confrontarsi con altri artisti, lavorare svariati anni e verificare il proprio lavoro in esposizioni significative. Il tutto supportato da una visione chiara, profonda, sia dal punto di vista culturale, sociale e politico del reale nel quale vive. 15
FIGURE 4 (NEW YORK), 2002, acrilico, specchio su cartone da imballaggio, 172x140 cm 16
SENSIART MANIFESTO 2000. Artman. Sergio Bernardi A- LA SOCIETÀ A1. La Seconda Guerra Mondiale, l’Olocausto Ebraico, la Risiera di San Sabba, l’uso delle Armi Nucleari e poi quelle Chimiche, l’Ingegneria Genetica, la Clonazione, le Guerre di Religione, quelle Economiche, il Terrorismo, il Computer, Internet, il Cellulare e la TV, non potevano non lasciare dei segni profondi, nel corpo, e nella coscienza etica, culturale e sociale dell’uomo. A2. L’uomo è stato deprivato e sempre più lo sarà, dei suoi sensi, della sua corporalità: tatto, gusto, vista, udito e olfatto; degli elementi vitali. aria, acqua, fuoco e terra che sono stati contaminati, deviati, inquinati, distorti espropriati della loro essenzialità. A3. La fine e l’inizio del millennio si presentano come l’esaltazione della virtualità: la verità proposta dalla TV e su Internet non è più quella registrata dalla quotidianità in modo oggettivo ma manipolata, guidata e proposta secondo gli interessi economici o ideologici. Ci vengono proposti spettacoli, eventi fittizi che assumono la parvenza della realtà ma, apparendo su un tubo catodico o in rete, privi di corporalità e di materialità, diventano virtuali i messaggi teletrasmessi, le immagini diventano parte della nostra vita e ci condizionano nei gesti, nelle parole e nei comportamenti. Dall’assuefazione di queste immagini su Internet e TV non sappiamo più distinguere il virtuale dai reale. Molte volte il virtuale si trasforma in reale. Più la realtà diventa virtuale attraverso la comunicazione dei Mass Media più si sente la necessità di corporalità, di materialità, di ricupero dei nostri sensi. La TV, i Media in generale, Internet e la Cultura di Massa ci hanno portati ad essere prigionieri del vuoto, del superficiale, dell’apparire e non dell’essere. A4. L’uomo, annientato nel fisico, manipolato geneticamente, condizionato psicologicamente e culturalmente, ha però il diritto di vivere la sua essenzialità, di mantenere la sua corporalità, di recuperare la sua reale identità; ha bisogno di sicurezza. di pace, di solidarietà, di libertà, di giustizia, di uguaglianza e, inoltre, di pathos, di eros, thanatos. La ricerca scientifica e tecnologica deve servire e valorizzare questi valori. B- LA CUL TURA B1. La cultura, come il sociale, è costituita dal presente, radicata nel passato, e proiettata nel futuro. B2. La cultura nasce nel contesto urbano e pertanto deve rispecchiare e denunciare le problematiche della società metropolitana. B3. La cultura deve essere un’alternativa critica alla società istituzionalizzata, omogeneizzata, globalizzata. Questi ultimi aspetti procedono sempre verso una monotona, banale, superficiale e voluta direzione. B4. L’esplodere della vita nella morte e della morte nella vita: la loro dissonanza, la loro conflittualità e nel contempo la loro complementarità creano l’essenza dell’uomo. B5. La cultura ha il compito di denunciare attraverso i suoi strumenti il genocidio che si sta perpetrando verso l’uomo. C - L’ARTE C1. L’arte contemporanea, oggi, prodotta per lo più per essere commercializzata, non ha più pathos, non da più emozioni, non interviene più sulle problematiche sociali; manca di sacralità laica, manca del mistero e degli ideali, caratteristici dell’uomo. L arte è per lo più esteriore, superficiale, decorativa, di cronaca quotidiana. Vive dei comportamenti usuali, usurati, privi di libera creatività C2. L’arte, oggi, per creare emozioni deve intervenire nelle/sulle problematiche sociali attraverso il recupero complessivo dei cinque sensi e dei quattro elementi vitali • Tatto aria • gusto fuoco • vista + memoria terra • udito acqua • olfatto Soprattutto il tatto che permette di toccare, di plasmare, di penetrare all’interno dell’opera in modo tale che la corporalità si trasformi in totalità, inglobante la vita (eros) e la morte (thanatos). C3. L’opera d’arte deve essere un evento estremo nel quale si inseriscono tutte le provocazioni e tutti i limiti estremi deve destabilizzare, stupire, emozionare. C4. La comunicazione del messaggio non è delegata solo alla forma, al segno, al colore, al contenuto, alla luce, ecc. ma anche al suo valore processuale, all’evento, alla performance, all’installazione, ecc. deve essere il risultato di un dialogo, di un processo interagente tra l’opera, il fruitore e la società. C5. L’opera d’arte, oggi, non deve più avere come referente centrale l’estetica, ma deve puntare alla “forza comunicativa” del messaggio veicolato D- L’OPERA D1. L’arte pittorica, plastica e tettonica deve porsi come oggetto plasmabile a chi la guarda. Deve dare la possibilità all’utente di provare emozioni, di toccarla, di sentirla, di odorarla, di gustarla, di possederla, in modo da far provare, stimolare nuove conoscenze, nuove sensazioni, nuove immaginazioni e nuovi eventi creativi (Polisensualità). D2. L’opera d’arte nel terzo millennio deve essere, possibilmente, di grandi dimensioni, stimolante, aperta e comunicativa D3. Il tema non sarà più sviluppato su tela e/o cartone e/o legno e/o muro, e/o ferro o altro, ma dovrà coinvolgere lo spazio (stanza, ambiente, territorio) con una o più opere, toccando filoni esistenziali, proiettati nella profondità sociale deve essere un evento umano (arte e vita). D4. Gli elementi strutturali e/o mobili della città e degli edifici, nella realtà urbana, sono un supporto ideale per comunicare i contenuti scelti, in modo diretto, immediato e coinvolgente D5. Qualsiasi linguaggio e/o codice diverso, qualsiasi tecnica, qualsiasi materiale, anche di recupero, servono a comporre, a creare l’evento artistico (multidisciplinarietà)
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mostra “Tra Rivolta e Rivoluzione”, crea un altro “Centro di contatto”. Partecipano Baj, Scanavino, Ceroli, Mulas, Oldenburg, Pisani, Pistoletto, Vedova, Schifano. Questa esposizione dimostra come l’arte possa essere un incisivo strumento di denuncia sociale. 1973-1979 ALTRI MEZZI DI COMUNICAZIONE «Dipinsi fino al 1973, poi andai in crisi, soprattutto a livello culturale e politico: non credevo alla possibilità dell’arte visiva di creare una coscienza nelle classi sociali emarginate.» Bernardi dimostra la sua natura eclettica segnata da un intenso impegno aperto a ogni campo d’indagine. Nel 1970 entra a far parte, per rimanervi fino al 1987, del Consiglio Direttivo della “Procultura”. Nel 1975 fonda la rivista “Uomo Città Territorio” tuttora in attività. 1980–1990 ASTRAZIONE ARCAICA Nei primi anni Ottanta, la sua arte comincia a prendere quella direzione stilistica che lo accompagnerà fino ad oggi. In quel decennio Giorgio Cortenova coopta Bernardi e altri artisti (come Celeste, Miresi, Uboldi, Castelli de Capua, Zucchini, Benci) in una corrente che persegue una nuova astrazione, che definisce “Astrazione Arcaica”, caratterizzata da un uso di «colori primari, in contrasto tra loro in nome di una dialettica che non intenda ricomporsi in una sintesi pacificatoria, ma voglia invece esaltare la drammaticità insanabile dello scontro». Il giallo, il rosso, il blu, diventano valori fondamentali in questa pittura, dove il giallo è la terra, il rosso è il fuoco e il blu serve ad indicare l’aria e l’acqua: un ritorno all’arcaicità quindi, alla terra primordiale tramite «un linguaggio singolare, autonomo, capace di porre in gioco le ragioni di una sintassi ‘arcaica’ e ‘pesante’». 1991–1999 MORTE COME SIMBOLO DI VITA Nel 1992, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Monaco di Baviera, una mostra personale curata da Gillo Dorfles: “Metamorphose”. Puntualizzazioni 1995 ge-
SERGIO BERNARDI Per approfondire il percorso di Sergio Bernardi è possibile riferirsi alla sua biografia completa “SERGIO BERNARDI: UN PERCORSO TRA AZIONE E SIMBOLO” curata da Marco Tomasini, pubblicata sul suo sito: www.sergiobernardi.wordpress.com Si riportano, in sintesi, i vari capitoli 1966–1969 LA RIBELLIONE DELL’INDIVIDUO COME LINGUAGGIO Sergio Bernardi nasce a Medolla in provincia di Modena, ma è trentino d’adozione, in quanto risiede da oltre quarant’anni a Trento. Si diploma all’Istituto d’Arte di Modena; s’iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, dove consegue la laurea in arte al Dams. Giunge a Trento nel 1966. Nel 1968 la galleria C29 di Macerata accoglie la sua prima mostra. La presentazione critica è di Luigi Lambertini. Nel 1969, Bernardi espone per la prima volta a Trento in occasione della mostra collettiva “Uno più sei” curata da Luigi Lambertini 1969–1973 L’ARTE DIALOGA CON LA SOCIETÀ Dal 1969, Bernardi sente il bisogno di avvalersi del mezzo della scrittura al fine di riordinare il proprio pensiero artistico in relazione alle mutazioni sociali del tempo. Nel 1976 crea un evento “Centro di contatto” a Palazzo Pretorio a Trento all’interno del quale il visitatore diventa attore. Nel 1973 a Borgo Panigale, Bologna nella
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nera “Danza Macabra” un catalogo della performance avvenuta al Teatro Ziggurat di Trento nel 1998 e riproposta a Palazzo delle Albere a Trento nel 2000 (Mart). Bernardi presenta cinque teleri (realizzati tra il 1994 e il 1995) dai titoli inequivocabili: La Morte, Il Potere Religioso, Il Potere Civile, Il Potere Militare, L’Uomo. Nel 1999 a cura di Enrico Crispolti e Maurizio Scudiero alla Galleria Giulia a Roma espone una personale “Emozione del tempo”. 2000–2003 LA TECNOLOGIA MINACCIA L’UOMO Dopo il 1995, sente il bisogno di distanziarsi da quel tessuto teorico promulgato in Puntualizzazioni 1995 e in Sensiart 2000, il suo manifesto artistico (pag.17). Presenta “Auschwitz”, una installazione con la performance di un ballerino che accoglie un numero preciso (20) di spettatori e ne porta otto su una lastra piena di sangue illustrando, attraverso la danza con gesti e movimenti corporei, le quattro opere di Auschwitz, accompagnate dalla musica di Luigi Nono Cosa ti hanno fatto ad Auschwitz.. Sta lavorando da anni ad una serie di installazioni sull’Apocalisse di Giovanni affrontata da un punto di vista laico. Nel 2003 esce per i Tipi di Silvana Editrice una monografia a cura di Enrico Crispolti e Omar Calabrese. Nel 2006 “Eros e Thanatos” a Palazzo Trentini, Trento, nel 2010 a Torre Mirana a Trento e nel 2011 al Forte Alto di NagoTorbole. Nel 2008 partecipa alla 54° Biennale d’Arte di Venezia ed espone al Castello di Schonbrunn a Vienna nell’ambito della mostra “Dialogo europeo”. Nel 2012 partecipa alla mostra “No Violence” a Torre Mirana, Trento. Hanno scritto di lui: Giorgio Cortenova, Enrico Crispolti, Filiberto Menna, Omar Calabresi, Danilo Eccher, Gabriella belli, Luigi Serravalli, Maurizio ScudieroGillo Dorfles, Fiorenzo Degasperi.
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FIDAart copertina del N.09 2013 Periodico di arte e cultura della FIDAart
PERIODICO della FIDA-Trento N. 09 - Settembre ANNO 2013
FIDAart
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MERCATO DELL’ARTE ? patico gioco di parole poco comprensibilie. La forma: lo stencil a bastoncino, semplice lineare, geometrico di derivazione industriale; le frasi senza soluzione di continuità, l’impaginazione del foglio, l’uso minimalsta delle lettere e delle parole, il gioco del nero sul bianco, le sbavature e le gocciolature (volute) delle scritte. Insomma, abbiamo elencato tutti gli elementi che fanno intuire un qualche valore esteticoartistico dell’opera. Tutto ciò contribuisce a renderlo “riconoscibile” ma, la prima domanda che nasce spontanea, è un’altra: chi è l’artista (poco sconosciuto) di New York di cui è stato acquistato per una tale cifra un questo dipinto? E’ pur vero che la crisi del 2008 di Wall Street ha svalutato il valore del dollaro, ma pagare 4 milioni per questo “tabellone” non trova alcuna spiegazione plausibile. Da una veloce lettura della relazione della casa d’aste allegata al quadro, da una breve ricerca sul suo sito personale e dalla osservazione dei suoi quadri caratterizzati dagli stili più vari, non si evincono ragioni convincenti. Infine, nel suo non lungo curriculum, si può leggere: 2006, mostra alla Galleria Gagosian di Los Angeles; 2010 mostra alla Gagosian a Roma. Ecco, probabilemnet, svelato il mistero, ecco la parola magica che trasforma il piombo in oro: Gagosian, la galleria più grande e potente del mondo. Christopher Wool sarà anche un bravo artista ma, che si sia arrivati a pagare cifre milionarie per i suoi dipinti, si spiega pIù facilmente grazie a quella figura alle sue spalle “a cui non si può dire di no”. Come al solito, i meccanismi del mercato non hanno più alcuna relazione con la realtà artisatica ma si muovono all’interno di logiche finanziarie troppo distanti dal senso comune e dal concetto di qualità.
CHRISTOPHER WOOL, “And if”, 1992, smalto su alluminio, 135 x 90 cm. Stimato da 3,5 a 4,5 milioni dollari è stato venduto quest’anno da Phillips per 4.000.000 di dollari, pari esattamente a 3 milioni di Euro. Non male per un quadro di venti anni fa, di modestissime dimensioni, la cui tecnica è assolutamente banale: lettere spruzzate a smalto con uno stencil su pannello di alluminio. Il significato del testo che si dovrebbe tradurre: ”Più duro tu guardi, più guardi duro” è un sim20
CHRISTOPHER WOOL Il progressivo sganciamento dell’arte moderna, e ancor più, dell’arte contemporanea, da tutto quel sistema di “valori” storicamente attribuiti al fare artistico, si è consumato in poco meno di un secolo. Questa frattura si può far risalire alle Avanguardie storiche e, in particolare, al Movimento Dada e al suo maggior esponente Marcel Duchamp, i quali contestando con una logica iconoclasta tutto il Passato, hanno creato le premesse per minare le base stesse dell’arte che sarebbe seguita. Dopo il readymade “Ruota di bicicletta” di Duchamp (vedi a pag. 34), infatti, nulla sarebbe stato più come prima. In realtà, nessuno, neanche gli stessi autori, aveva intuito l’immenso potenziale distruttivo delle provocazioni dadaiste o futuriste che avrebbero dato inizio ad una nuova concezione dell’arte. Non nella gente che, ancor oggi, dopo cento anni, non apprezza gli orinatoi preferendo ancora il quadro a colori classico, ma nell’elitè culturali, istituzionali e finanziarie-commerciali che decidono il prezzo delle loro opere e, di conseguenza, “il valore” degli artisti. L’opera d’arte, in sè, conta sempre meno perché sostituita da altre connotazioni quali l’idea o il concetto, la provocazione o appunto, il prezzo, che poco alla volta, hanno dematerialzzato l’arte rendendola slegata dall’oggetto e dalle tecniche necessarie per produrlo. Ecco, allora, che assistiamo alla progressiva scomparsa dell’opera realizzata dall’artista per arrivare al recupero di materiale esistente, naturale o artificiale, riproposto uguale ma ‘nobilitato’ dall’intervento concettuale. Oppure, all’invenzione senza limiti di opere in quanto l’artista mantiene per sè solo il momento creativo e delega in toto ai suoi assistenti quello esecutivo. In passato il Maestro nel corso degli anni insegnava agli allievi tutti i segreti della sua bottega, mentre oggi il grosso artista è diventato sempre più un produttore di idee, a volte simili a progetti teatrali o a trovate dei ‘creativi’ della pubblicità. Wool si situa in un ambito intermedio tra queste posizioni estreme perché il suo linguaggio opera su più fronti: tra la pop art rivisitata, la poesia visiva, la grafica pubblicitaria, la street art, le provocazioni anni 60, il minimalismo americano ecc.. Il rifiuto del colore a favore dei soli nero e grigio alluminio che rimanda alle scritte industriali (container, imballaggi, veicoli militari ecc.) nega drasticamente qualsiasi collegamento con la pittura e privilegiando la parola. “Simpatici” potrebbe essere l’aggettivo che meglio definisce questi quadri; dispendiosi, l’altro. Esageratamente e, soprattutto, immeritatamente dispendiosi. Però, riconoscibili e, quindi, in possesso di tutte le caratteristiche per trasformarsi in un ‘brand’. 21
Trouble, 1990, smalto su alluminio, 108x72
Fuckem, 1992, smalto su alluminio, 108x72
L’ENIGMA CASA MALAPARTE - 3°parte
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Fig. 1
Tra i pochissimi disegni presenti nell’archivio dell’impresa Amitrano uno risulta particolarmente interessante perché riguarda il progetto di un nuovo edificio che si situa a metà strada tra il ‘progetto Libera approvato’ e lo stato finale. Bisogna sottolineare che, nel marzo 1938, ancor in attesa che il progetto Libera (di cui non sembra molto convinto), ottenga tutte le autorizzazioni, Malaparte fa iniziare i lavori a Capo Masullo. Infatti, già in questo nuovo elaborato di grande massima, si viene configurando un’organizzazione che prelude alla soluzione definitiva che assumerà Casa Malaparte. Scapolo giramondo, dovendo affrontando (narcisisticamente) solo le sue esigenze del tutto particolari, lo scrittore può immaginare una casa a sua immagine e somiglianza Questa variante, pur essendo ancora una soluzione di compromesso appena abbozzata, è innovativa perché comincia a dare forma all’idea che Malaparte si stava facendo di quella che chiamerà “Una casa come me”. In questo riadattamento integrale che, per soddisfare le crescenti richieste dello scrittore, è previsto un aumento delle di-
mensioni del progetto approvato (vedi confronto piante, fig.1) in modo da ricavare un enorme salone al primo piano di 124 mq e di ottenere al piano inferiore della zona verso monte, cinque camere da letto più una cucina con office. La zona notte è portata verso il mare e lo studio collocato nella testata dotata di tre finestre aperte a sud, est e ovest; un vero e proprio ‘sancta santorum’ in cui lui potesse lavorare a contatto diretto con gli elementi naturali del paesaggio circostante. Lo studio è così importante per lo scrittore da essere in continuità con la sua stanza da letto in modo da costituire un’unico ambito. Uguale e simmetrica rispetto alla sua camera da letto personale, è prevista la “stanza della Favorita” destinata ad accogliere l’amante del momento. Particolarmente lussuosi i due bagni, rigorosamente uguali e simmetrici, a disposizione delle due camere. I disegni di questa variante, da alcuni attribuiti a Libera, (anche se, in realtà, non portano alcuna intestazione), ad un’analisi anche superficiale, appaiono modesti nella qualità progettuale oltre che carichi di errori Fig. 2
LE VARIANTI IN CORSO D’OPERA
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sottoscala
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salone
corridoio
studio
letto wc
Fig. 3
nelle quotature, nei prospetti ecc.. Inoltre, la grafica è diversa da quella del progetto Libera e, anche se evidentemente disegnati da un tecnico, sembra difficile pensare che possano essere usciti dallo studio di Libera in condizioni così dilettantesche. Si capisce che Malaparte, cominciando a rendersi conto che la “sua” casa dovrà essere molto più grande, complessa e lussuosa del piccolo edificio iniziale di Libera, intraprende un percorso di ripensamento generale e dà inizio ad un processo di riprogettazione di tutti gli spazi interni costruendoseli addosso poco alla volta come un vestito. Dal confronto delle sezioni delle due soluzioni (vedi fig.2), si nota come, pur mantenendo la tipologia originaria a duplex, la variante cerchi di adeguare il volume alla morfologia del terreno reale, assai differente da quello ipotizzato inizialmente. Seguendo i lavori in cantiere e confrontandosi assiduamente con l’impresario, Malaparte affronta e risolve i problemi funzionali ed estetici con un’assoluta libertà da vincoli che non siano quelli della sua fantasia. A riprova di ciò c’è il fatto che non esistono
progetti della casa realizzata ma solo i rilievi eseguiti a posteriori, a casa finita. (vedi fig.3) e che permette di confrontare le varie ipotesi che si sono succedute. E’ evidente che la pianta dell’edificio finito è molto diversa dalle precedenti e ciò vale ancora più per la sua sezione che è completamente rivoluzionata (vedi fig.4). La soluzione adottata, infatti, deriva dalla scelta di adattare la costruzione alla conformazione del basamento roccioso per ridurre gli scavi secondo una logica pragmatica caratteristica dell’architettura spontanea e organica. Casa Malaparte non nasce, perciò, da una forma o da un canone architettonicamente ed esteticamente ‘predefinito’, ma dalla comprensione e dall’intelligente adeguamento ai vincoli e alle ragioni imposti da un sito assolutamente unico. Il filo conduttore di tutta la vicenda è l’amore appassionato di Malaparte per quel luogo e la sua volontà esasperata, utopistica, nel voler realizzare un’opera d’arte che fosse adeguata alla bellezza di quella Natura. Paolo Tomio
- continua 4° parte -
Fig. 4
sottotetto
salone
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NIHILISM, BEYOND THE MINIMALISM dividuare nella progressiva concettualizzazione dell’arte un punto di arrivo, definito appunto, Nihilism e reso popolare dai rotocalchi con il neologismo di origine informatica, “Resetism”. La sintesi del pensiero di Goldberg, sviluppato nel corso dell’ultimo decennio, è stata esposta nella conferenza svoltasi al MOMA nel 2009, nega il valore - sia artistico che economico dell’opera d’arte, oggi intesa solo come icona della società dei consumi, respingendo e rifiutando la sua ragione di esistere. I quadri sono stati definiti “simulacri vuoti di un Dio profano”. Tra gli artisti che si riconoscono nelle posizioni estreme dei Goldberg, il più popolare è Saul Levy il quale, dopo aver esposto in numerosi musei dell’Olocausto, ha riscosso nella mostra “No-object” al South Soho Museum un grosso interesse da parte della critica militante affascinata dalla sua “assoluta astrattizzazione dei concetti goldberghiani”. Tra le opere che maggiormente hanno colpito gli addetti ai lavori si segnala il ciclo dei suoi “No paintings” del 2006 (“Non quadri”) caratterizzati “dall’assenza e non dalla immanenza oggettuale” perché sostituite dall’allusione, dalla metafora e dalla citazione, le tre figure retoriche che ricorrono sempre nei suoi dipinti-installazioni. In particolare, sono stati apprezzati gli innovativi rapporti spazio-temporali tra vuoti e pieni negli ambiti coinvolti: i “non quadri,” spesso di grandissime dimensioni, occupavano, infatti, i white saloons del museo South Soho investendoli di significati metaforici e simbolici assolutamente inaspettati. La grande rivoluzione del Nihilism, oltre il quale è stata decretata dai suoi autori la Modern Art Death (MAD), è fondata su un idea apparentemente elementare ma di grande fascino: eli-
Il Nihilism (il Nullismo) è un termine conosciuto sia in ambito letterario che filosofico quale sinonimo di “nichilismo”, cioè di totale negazione di valori e convenzioni comunemente accettati. L’“FNTN” (From Nothing To Nothing) è stato, forse, uno dei movimenti artistici più radicali apparsi sulla scena USA ma così come è esploso, altrettanto velocemente è scomparso senza un’apparente ragione. Nel mondo delle arti visive il Nihilism è sorto inizialmente al seguito delle teorie di pensatori l’oltreoceano, in particolare il newyorchese Simon Goldberg e la moglie Hannah i quali hanno condotto una critica puntuale alla funzione dell’arte nelle società tecnologicamente avanzate e alla conseguente tendenza ad una inesorabile e inarrestabile moltiplicazione degli oggetti, delle informazioni e delle sollecitazioni sensoriali. L’unica risposta praticabile a questo inquinamento delle immagini è autodissoluzione o, meglio, la dematerializzazione, l’azzeramento (reset) degli oggetti artistici. Le teorie di Goldberg, oggi particolarmente attuali, avevano preso le mosse già negli anni 90 dall’analisi dell’opera d’arte come “brand” arrivando ad in24
STORIA E ARTE minare l’oggetto artistico fisico lasciando solo la sua impronta (trace) e le ombre proiettate (projected shadows) , realizzate a pastello sulla parete. L’effetto finale è sorprendente perché, solo a distanza ravvicinata, è possibile distinguere l’assenza del manufatto e comprenderne l’illusorietà. L’osservatore non è più coivolto dal quadro reale ma dalla sua immagine virtuale, che può diventare seriale come nei “non quadri ciclici”, uguali e ripetitivi (vedi a lato). Questi interventi, pur teorizzando la fine dell’arte concreta, di fatto recuperano e ripropongono. indirettamente, la pratica manuale del “fare arte” . Hannah Goldberg, nota psico-musicologa, ha voluto trovare un’analogia con la celeberrima composizione musicale 4’33”, (Four thirty-three), scritta da John Cage nel 1952 (sessant’anni fa!) in cui il Maestro rimase fermo in silenzio per 4 minuti e 33 secondi davanti al proprio pianoforte, coerentemente con i concetti del Buddismo Zen di vuoto-silenzio e sospensionesuono-rumore. Gli stessi concetti ricercati da Robert Rauchemberg, quando un anno prima, aveva prodotto la serie dei “White paintings”, tele “apparentemente bianche” dipinte di bianco su parete bianca. La serie di “No sculpture”, tra cui ”Under the weight” e “The morning sunshine” del 2008 (vedi sotto) dall’artista cino-canadese natura-
lizzato americano, Ho Lee Suck, astro nascente dell’Antagonism 3D, hanno fortemente impressionato per la “facoltà evocativa” e “l’estensione delle variabili interpretative”. Le impronte (imprints) che le Non sculture avevano trasferito sulla superficie orizzontale, infatti, lasciano spazio a qualsiasi immaginario inconscio, “determinando proiezioni plastiche spaziali particolarmente suggestive, coerenti con il linguaggio contemporaneo che privilegia la riduzione segnica e sensoriale”. Secondo le case d’aste che hanno recentemente battuto prezzi record dei “No paintings”, il Nihilism (o Resetism) una volta risolto il problema del recupero dei dipinti, sarà l’ultima frontiera dell’arte americana che porrà fine al dominio finora incontrastato del Minimalism.
Settembre 2013, Anno 2 - N.09
Mostre in regione FIDA-Trento
LAKE and the CITY
FIDA-Trento
I have a dream - BITM
pag. 28 pag. 29-30-31
Matteo Boato
A mani nude
pag. 32
Annalisa Lenzi
Confusion
pag. 33
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FEDERAZIONE ITALIANA DEGLI ARTISTI - TRENTO
LAKE and the CITY 3° Collettiva FIDA - Trento - 2013 TORRE MIRANA - SALA THUN Via Belenzani - TRENTO 5 - 23 settembre - orario 10.00-12.00/16.00-19.00
COMUNE DI TRENTO
Domenica chiuso - ingresso libero
INAUGURAZIONE venerdì 6 sett. 2013 ore 18.00
Casa degli Artisti GIACOMO VITTONE CANALE DI TENNO 8 - 28 settembre 2013 - orario 10.00-12.00/14.00-18.00 Lunedì chiuso - ingresso libero
INAUGURAZIONE domenica 8 sett. ore 11.00
CASA DEGLI ARTISTI "GIACOMO VITTONE" Comuni di Tenno, Riva del Garda, Arco
FEDERAZIONE ITALIANA DEGLI ARTISTI - TRENTO info@fida-trento.com www.fida-trento.com www.facebook.com/fida.trento
I H AV E A D R E A M C O L L E T T I VA F I DA -Tr e n t o in concomitanza della Giornata Internazionale della Pace, 21 settembre 2013 (International Day of Peace) istituita dall’Organizzazione Nazioni Unite
Io ho un sogno J’ai un rêve
14°bitm
QUATTORDICESIMA BORSA INTERNAZIONALE
DEL TURISMO MONTANO
Ich habe einen Traum У меня есть мечта Yo tengo un sueño
Piazza Fiera - Trento
Eu tenho um sonho Έχω ένα όνειρο
21 - 22 settembre - orario 10.00-20.00 INAUGURAZIONE: sabato 21 sett. 2013 ore 11.00
ملح يدل 我有一個夢想 私には夢があります
Martina Angarano - Linnet Betta - Matteo Boato - Diego Bridi - Barbara Cappello - Anna Caser - Roberto Codroico - Doris Cologna Nadia Cultrera - Fabrizia Dalpiaz - Mirta De Simoni Lasta - Enrico Farina - Mauro Larcher - Annalisa Lenzi - Bruno Lucchi Lome Lorenzo Menguzzato - Aldo Pancheri - Roberto Piazza - Cassia Raad - Paolo Tomio - Paolo Vivian
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BUON COMPLEANNO!
Nel 1913, cento anni fa, Marcel Duchamp inventava il ready-made (pronto all’uso): “Bycicle weel” (Originale perduto - Replica del 1964)
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