FIDAart N.10 2014 Alda Failoni

PERIODICO della FIDAart N.10 - Ottobre ANNO 2014

FIDAart

In copertina: Alda Failoni, Senza titolo, 2007, olio su carta su tela, 40x40 cm

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FIDAart sommario Ottobre 2014, Anno 3 - N.10

Editoriale

Natura & Artificio

pag. 4

Politiche culturali

Diego Mazzonelli

pag. 5

Intervista ad un artista

Alda Failoni

Mercato dell’arte?

Zeng Fanzhi - La Cina è vicina 1

pag. 20-21

La rivoluzione della scultura

Kim Se-Sung

pag. 22-23

Storia e arte

Il corpo come scultura - 1° parte

pag. 24-25

Viva la FIDA - 5° Dialogo

Barbara Cappello e Alessia Carli

pag. 26

Muta come un pesce

Gigi Zoppello

pag. 27

pag. 6-19

News dal mondo ZENG FANZHI

“L’ultima cena”, 2001

ZENG FANZHI

“Mask series”,1997

pag. 32

ZENG FANZHI

“Society”, 2001

pag. 33

“Stupor mundi”, 2014

pag. 34

Omaggio a ZENG FANZHI

pag. 30-31

Copyright FIDAart Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare

EDITORIALE

Artificio inteso sia come “artificiale”, prodotto dall’opera umana e non dalla natura, vale a dire la trasformazione della natura indotta dall’uomo con procedimenti tecnici, sia come “artificium”, cioè l’uso dell’arte nel creare e nell’eseguire l’opera con maestria.

Se l’artificio è il contrario del naturale, l’arte però è “connaturata” all’uomo il quale, da sempre, ha raccontato il mondo attraverso il linguaggio artistico.

In questo senso, l’Arte è Natura e Artificio allo stesso tempo.

ARTISTI Martina Angarano Gianni Anderle Stefano Benedetti Linnet Betta Matteo Boato Paola Bradamante Diego Bridi Barbara Cappello Roberto Codroico Nadia Cultrera Fabrizia Dalpiaz Mirta De Simoni Enrico Farina Graziella Gremes Mauro Larcher Francesca Libardoni Lome Luciano Olzer Aldo Pancheri Cassia Raad Stefania Simeoni Paolo Tomio

NATURA & ARTIFICIO ESPOSIZIONE DELLA FIDA-TRENTO XV BITM - BORSA INTERNAZIONALE DEL TURISMO MONTANO il 20-21 Settembre 2014, Padiglione di Piazza Fiera - TRENTO

Ventidue artisti della FIDA-Trento, Federazione Italiana Degli Artisti, espongono alla BITM le loro opere sul tema della Natura che si confronta con l’altra faccia della realtà in cui viviamo: l’Artificio.

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POLITICHE CULTURALI

E’ scomparso, in modo assolutamente imprevedibile, Diego Mazzonelli, personaggio centrale dell’arte e della cultura trentina.

Vogliamo ricordarlo con questa sua lunga intervista concessa nell’ottobre 2012 a FIDAart nella quale, con la consueta lucidità e competenza, presenta il suo lavoro parlando di arte, cultura, bellezza, artisti,.

Un ricordo di un artista innovativo e un intellettuale libero e anticonformista che dovrà essere approfondito negli anni a venire per i suoi contributi a favore di tutti gli aspetti dell’arte contemporanea.

L’intervista può essere scaricata da: www. fida-trento.com/doc/FIDAart%203.pdf “Diego Mazzonelli è un personaggio molto conosciuto nell’ambito trentino per le sue molteplici attività in quasi tutti i settori che hanno a che fare con il mondo dell’arte e della cultura in tutte le sue sfaccettature.

Artista prima di tutto, con una produzione corposissima e variegata, studioso e insegnante di storia dell’arte, in particolare moderna e contemporanea, scrittore, critico, giornalista e divulgatore interessato alla diffusione della cultura e della sensibilità artistica. E ancora, professore di filosofia, pubblicitario, sindacalista, scultore, grafico, polemista, sperimentatore di linguaggi vicini alla poesia visiva e al cinema d’avanguardia, all’arte concettuale e minimalista e molto altro.

Effettivamente, Mazzonelli ha prodotto e dato molto cercando di rimanere sempre ancorato a un pensiero alto e di qualità, cosciente che solo l’impegno, il lavoro costante, continuo e autocritico, permette di

affinare le proprie capacità e sviluppare le proprie potenzialità. Non c’è azione senza coscienza teorica ma, al contempo, non c’è teoria fondata senza un forte coinvolgimento personale e la voglia di mettersi in gioco e di esperire il mondo della pratica e del fare.

Un intellettuale, dunque, ma soprattutto un artista che si propone con opere che riflettono nel loro spazio bidimensionale o tridimensionale l’astrazione del pensiero e il pensiero dell’astrazione”.

Paolo Tomio 5

Intervista a ALDA FAILONI Osservando per la prima volta i quadri di Alda Failoni si ha la sconcertante impressione di trovarsi di fronte a delle opere non contemporanee, d’altri tempi; di un passato, però, non facilmente individuabile o definibile. I suoi dipinti sono sicuramente figurativi ma, ad un’analisi più attenta, i soggetti rappresentati appaiono decontestualizzati e reinterpretati in chiave immaginaria: diventano altro, forme ambigue e inquietanti che nascondono significati misteriosi. Guardare i suoi quadri è come visitare una “wunderkammer”, un viaggio tra le meraviglie e i mostri della memoria e del subconscio, dei ‘deja vu’ sospesi nel tempo e nello spazio che intrigano e inquietano.

I lavori di Alda potrebbero avere lo stesso titolo dell’opera di Marcel Proust “Alla ricerca del tempo perduto” poiché nei suoi dipinti si sente la nostalgia della…. nostalgia, il piacere di ritrovare impressioni ed emozioni perdute attraverso l’esplorazione analitica e la successiva raffigurazione di frammenti di realtà, di piccole cose banali che si caricano di valori simbolici imprevisti, un po’ come il sapore delle ‘madeleine’ di Proust che riportano alla luce ricordi e sensazioni dimenticate. E’ proprio per questa sua scelta di muoversi nelle zone profonde che le gamme cromatiche sono essenziali e ristrette a pochi colori caldi che, mantenendosi prevalentemente tra il bianco-panna e il marronenero, sembrano già consumati dal tempo. Le atmosfere che emergono dalle tele sono intimiste ma distanti allo stesso tempo, sospese, rarefatte, grazie anche alla pennellata morbida che rende i contorni delle cose più sfumati e le figure poco definite nella luce naturale degli ambienti.

La realtà fisica degli oggetti è solo un pretesto per indagare il mondo metafisico interiore dell’artista la quale non sa prima cosa troverà perché il senso non è nella meta, che non si conosce, ma nel viaggio. Senza mai lasciare il suo studio, Alda può percorrere con lo spirito e la fantasia tutti i mondi che le si aprono davanti e, per lei, dipingere un quadro, diventa così un’avventura totalizzante.

Paolo Tomio A sinistra: Senza titolo, 2005, olio su carta su tela, 140x100 cm

In basso: Senza titolo, 2004, olio su carta su tela, 100x150 cm

Senza titolo, 2005, olio su carta su tela, 100x140 cm

Con i miei genitori, fin da piccola, ho sempre frequentato mostre e musei, soprattutto di arte antica. Mi piacevano molte cose e tanti artisti diversi. E’ difficile dire quelli che mi hanno influenzato maggiormente. Ho sempre guardato di tutto, dall’arte antica all’arte contemporanea.

Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti alla pittura?

Da quanto ricordo ho sempre disegnato e usato i colori. Ad un certo punto ho cercato di dare sistematicità a questa passione andando “a bottega” da Remo Wolf e per molti anni ho frequentato il suo studio.

Tu hai iniziato studiando le tecniche di incisione con Remo Wolf, come avveniva questa collaborazione?

Quali sono state le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato?

Andavo nel suo studio una, due volte alla settimana. Mi parlava di storia dell’arte e di mestiere. In studio disegnavo e imparavo ad inci8

dere. Wolf mi insegnava con generosità, mi dava i “compiti a casa” e la settimana dopo guardava e commentava quello che avevo fatto. I voti positivi erano pochi e davvero sudati, ma ogni tanto arrivavano.

Come ha contribuito l’incisione sulla tua attività di pittrice?

L’incisione è un lavoro di pazienza e di grande frustrazione, non si finisce mai di imparare; il segno sulla lastra è definitivo, quello che è fatto è fatto, senza grandi possibilità di rimediare. La pittura lascia spazio a qualche ripensamento, ma direi che in sostanza sono stati il rigore e la precisione del lavoro incisorio che mi hanno aiutato anche nella pittura.

Hai avuto un periodo anche astratto o hai subito cominciato con un linguaggio figurativo?

All’inizio cercavo di copiare la realtà, poi sono passata a tentativi di astrazione. Oggi dipingo cose riconoscibili, ma ogni tanto faccio anche astrazione, dipende… gli olî sono sempre figurativi, nei lavori piccoli su carta mi vengono anche cose che hanno con il figurativo un legame più fluido.

Oggi, cosa ti interessa e cosa non ti piace dell’arte contemporanea?

Mi interessa quello che è fatto bene, bene nel senso che, al di là del messaggio, è eseguito con rigore e professionalità. Detesto quello che dimostra sciatteria e superficialità, quello che non ha dietro pensiero e anima, le prove ormai datate, scontate ed inutili di tanta parte della contemporaneità.

Senza titolo, 2008, olio su carta su tela, 150x50 cm 9

Chi e cosa non ti piace dell’arte contemporanea Penso di aver già detto sopra cosa non mi piace dell’ arte contemporanea , il chi mi sembra superfluo

Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile?

La mia pittura è figurativa, se per figurativa s’intende la riconoscibilità dei soggetti, ma credo che il mio lavoro sia riconducibile ad una sospensione metafisica. E’ il mistero che principalmente mi interessa, il mistero che la pittura può suggerire nell’espressione dell’indicibile. La memoria è punto di partenza e di arrivo del mio lavoro. La memoria si rivela nella traccia e nel frammento, nell’immagine sfocata della lontananza, nella visione parziale.

Pensi di avere qualche legame con l’arte minimalista o concettuale?

Non penso proprio.

Le tue opere sono ben riconoscibili per la gamma dei colori molto particolari. Cosa rappresentano per te?

Il colore che uso è un colore consumato dal tempo, macerato, sedimentato, stratificato nelle velature.

E’ un colore tormentato, mai puro. Anche il colore nella mia pittura ha un significato simbolico.

Nelle tue tele predominano gli oggetti e gli animali.

Perché sei interessata a questi due soggetti?

Senza titolo, 2008, tecnica mista su carta su tela, 150x50 cm 10

Nel mio lavoro predominano gli oggetti-soggetti quotidiani e banali portatori di significanza, che rinascono come reperti di memoria. Gli animali fanno parte di un ciclo ora concluso. Avevo bisogno di muovermi nei boschi abitati, come una sorta di viaggio iniziatico a ritroso alla ricerca di radici animali.

Ti interessano gli oggetti in genere o quelli che, per te, hanno qualche significato Non c’è una ragione precisa, mi interessano soprattutto gli oggetti ma domani mattina potrei svegliarmi pensando il contrario. E gli oggetti che mi interessano possono essere per altri banali, ovviamente per me rappresentano qualcosa, suscitano ricordi, risvegliano emozioni, emozioni che passano alla pittura . Ma in fin dei conti tutto è pretesto per dipingere, per usare

pennelli e colori, per stare bene nel mondo. E poi un pittore prima fa e poi pensa, non c’è un preciso pensiero a muovere l’azione , a volte cominci una cosa , finisci in un’ altra, un pittore non è un ragioniere, il progetto a volte è vago, impreciso, c’è solo quest’urgenza del fare , ed è nel fare che comprendo quello che penso.

Quello che poi ci vedono gli altri sinceramente non mi interessa, non ho messaggi sui massimi sistemi da comunicare o meglio se ciò volessi, farei forse lo scrittore , ma il mio mezzo è la pittura ed è con quella che io comunico e quello che vorrei facessero i miei lavori è lasciare finalmente senza parole che di questi tempi è cosa rara.

Si ritrova spesso l’interesse per i tessuti: è un Senza titolo, 2003, olio su carta su tela, 24x30 cm

Senza titolo, 2004, olio su carta su tela , 100x140 cm

Non c’è una ragione precisa, mi interessano soprattutto gli oggetti, ma domattina potrei svegliarmi pensando il contrario.

mondo che ti affascina?

Mio padre era un tessutaio, conoscitore e amante delle stoffe, io ho vissuto in mezzo ai tessuti e li ho sempre apprezzati sin da bambina. Ne ho sempre comprato e ancora adesso non resisto di fronte ad un arazzo, un tappeto, una tenda, un copritavolo, un cuscino. Mi piacciono le tappezzerie ammuffite e i tessuti che portano i segni del tempo, le stoffe antiche, consunte, sfilacciate ed impallidite nei colori.

Ti interessa rappresentare nelle tue tele emozioni, concetti, o cos’altro?

La pittura è per me emozione e mistero.

La sensazione che si prova con quasi tutti i tuoi dipinti è di trovarsi di fronte ad un’opera del passato. Cos’è che ti attira di quel tipo di atmosfera ?

A parte alcuni ritratti di bambina, non ho visto mai rappresentate delle persone nei tuoi dipinti. C’è una ragione?

Forse perché non mi sento una contemporanea.

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Come ti sembra il panorama dei pittori trentini d’oggi? Cosa manca al Trentino per poter essere più presente sul mercato esterno?

I pittori, oggi come ieri, mi sembrano dei privilegiati perché è fantastico fare questo lavoro.

Penso che il mercato segua regole proprie che niente hanno a che fare con il valore artistico.

Inoltre ritengo che non debba essere la “trentinità” a garantire visibilità e sostegno.

Chi stabilisce il valore artistico di chi?

Non certo il mercato.

si possa fare di più o meglio per il settore artistico?

Il settore artistico è sempre il più penalizzato.

Per quanto riguarda il mio campo, ritengo che sarebbe interessante una politica di scambi culturali con altre regioni o con l’estero, dove gli artisti del nostro territorio siano ospitati in altri contesti culturali e artisti esterni al nostro territorio siano coinvolti in iniziative culturali nella nostra regione. Penso, a tale proposito, al ruolo importante che potrebbe avere la Galleria Civica. Ritengo comunque sia importante anche l’impegno privato. Ho fondato con altri un’associazione culturale e non nascondo le difficoltà, ma ho visto che le proposte valide trovano una buona risposta partecipativa. Purtroppo spesso

Segui la “politica culturale” trentina? Pensi che Senza titolo, 2010, olio su carta su tela 150x95 cm

Senza titolo, 2010, olio su carta su tela, 140x100 cm

Senza titolo, 2012, olio su carta su tela, 34x30 cm

A sinistra: Senza titolo, 2004, olio su carta su tela, 140x100 cm

tutto diventa lento e faticoso per le pastoie burocratiche e la miopia diffusa.

Qual è la tecnica pittorica che utilizzi principalmente nella tua attività?

Come dicevo, utilizzo soprattutto olio su carta e su tela, ma non ho mai escluso altre tecniche, anche se la carta resta comunque il supporto preferito.

Continui a praticare anche l’incisione? E per quale ragione?

Continuo a praticare l’incisione, anche se non sempre nel modo tradizionale. E’ uno strumento affascinante, che riserva sorprese a non finire e ti mette continuamente in gioco poiché apre a nuovi problemi ma anche a nuove soddisfazioni. D’altra parte, con l’incisione (acquaforte per la precisione) ho ancora un conto aperto, è una battaglia che dura da quarant’anni…

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Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?

La bellezza è un valore che nel mio lavoro non è subordinato ad altri. La bellezza è armonia e coraggio, è pace e inquietudine. Nella pittura, secondo me, la bellezza nasce dalla capacità di guardare il mondo con uno stupore senza pregiudizi. La bellezza è quella dell’opera che appare come miracolosamente trovata, dell’opera che magicamente appare, dimentica del lavoro mentale e fisico sprofondato nella materia, addomesticato dall’esercizio e dalla pratica tecnica che lo sottende.

In alto: Senza titolo, 2012, olio su carta, 13x13 cm

Chi è l’artista?

L’artista è come un veggente che va oltre il dato reale e vede attraverso la superficie delle cose, rivela lo straordinario nell’ordinario e con un occhio intensificato e penetrante fa emergere verità nascoste, mondi paralleli e straordinari, percezioni esaltate e trasformate nella visione.

Come già dicevo, l’artista è un privilegiato.

E, per finire, cosa è per te l’arte?

L’arte per me è appunto sentimento, emozione e mistero. Nella pratica e nella fruizione è la mia ragione di vita.

A sinistra: Senza titolo, 2011, olio su carta su tela, 150x95 cm A destra: Senza titolo, 2010, olio su carta su tela, 45x35 cm 16

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1999 Lumezzane (BS), Torre Avogadro 1995/96 Borgo Valsugana (TN), Sala Guido Polo 1995 Innsbruck, Galleria Northburga Rovereto, Mart - Archivio del ‘900 ESPOSIZIONI COLLETTIVE (selezione) 2014 Chiamata a raccolta Collezioni private in mostra, Galleria civica, Trento 2013 Alice, spaziotrart, Trieste 2012 Collettiva 2011, spaziotrart, Trieste 2011 Ritmo ternario, Studio d’arte Andromeda,Trento; Museo A.Canova, Possagno (TV) 2010 Ritmo ternario, Palazzo Costanzi, Trieste Convegno Storep, Facoltà di Sociologia, Trento Corpi-paesaggi-oggetti,Libreria antiquaria Minerva, Padova Collettiva 2010, spaziotrart, Trieste 2009 La montagna incantata, Biblioteca comunale Trento; Passaggi di memoria, Ursus, Molo Pescheria, Trieste 2008 La montagna incantata, Istituto Pavoniano, Genova 2007 Festival della filosofia, Modena 2007 Libri mai mai visti, Fiera del libro, Torino 2006 Il volto umano della Repubblica, palazzo Trentini (TN) 2006 Libri mai mai visti, 12° edizione, Russi (RA) 2005 Kunstmesse Vineart, Bolzano 2004 Segni d’arte, DiVin Parlando, cantina Madonna delle Vittorie, Linfano di Arco (TN) Angelicus, Milano La Biblioteque imaginaire de Rabelais, Chateau de Lichtenberg (Alsazia) Museo dell’informazione, Ferrara 2003 Situazioni Trentino Arte 2003, Mart, Roverto (TN) La Biblioteque imaginaire de Rabelais, Musee Rebelais, Sevilly Tra un tempo che si sfalda e uno che nasce, spazio Foyer Auditorium, Biblioteca civica G.Tartarotti, Rovereto Libri d’artista, Studio laboratorio Anna Virando, Torino

ALDA FAILONI Nasce a Trento nel 1954.

Studia pittura e incisione sotto la guida di Remo Wolf. Frequenta la Libera Scuola del Nudo presso l’Accademia delle Belle Arti di Bologna e la Scuola Internazionale di Grafica a Venezia. Nel 1979 si laurea in filosofia a Bologna. Dal 1985 fa parte dell’Associazione Incisori Veneti.

Vive e lavora a Trento.

ESPOSIZIONI PERSONALI 2014 Opere di e su carta, Upload Art Project, Trento 2013 Vanitas, Galleria civica, Bressanone 2012 velo dico, Palazzo Trentini, Trento 2012 Lo spazio ritrovato, Hortus Artieri, Trento 2011 Vanitas secunda, Abbazia di Rosazzo, Manzano (UD) 2009 Outing art, outing music, GIornata del Contemporaneo, Casa Collini, Arco( TN); Casa della musica, Trieste Tracce di memoria, spaziotrart, Trieste; 2007 Vanitas, Studio d’arte Andromeda, Giornata del Contemporaneo,Trento 2006 Villa Ciani Bassetti, Lasino (TN) 2005 Galleria Spazio Arte, Rovereto (TN) 2003/2004 Riti di passaggio, Galleria L’Isola,Trento 2003 Hortus conclusus, Palazzo dei Panni, Arco (TN) 2001 Trento, La bottega dell’antiquario, Carte e dipinti; Trento, Studio d’Arte Andromeda

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L’altra creatività, Forte, Nago (TN) 2002/03 Libri mai visti, Biblioteca Comunale, Imola, poi Istituto italiano di cultura, Parigi; Biblioteca comunale, Russi, 7^ edizione; Biblioteca Classense, Ravenna; Biblioteca comunale, Russi, 8^ edizione; Museo dell’informazione, Ferrara.

2002 Eventi magici di mezza estate, Palazzo Morenberg, Sarnonico (TN) 2001 Trento, Palazzo Trentini, Panorama; poi Innsbruck, Künstpavillon 2000 Trento, Studio Arte Andromeda, Elementi alchemici Trento, Palazzo Trentini, Ditorni/Umgebung; poi Salzburg, Galerie Im Traklhaus, Trento, Mart, Palazzo delle Albere, Auguri d’artista 2000, New York, N.Y University, Casa Italiana Zerilli Marimò, Libri mai visti; poi Russi, VI edizione (I° premio) 1999 Udine, Centro Friulano Arti Plastiche, VI Biennale Itergraf Alpe Adria 1998 Bonn, Künstlerforum, Percorsi; poi Calliano (TN) Vallis Agri Rovereto, Mart Archivio del ‘900, Arte Sella Documenti-Progetto dei Progetti Santa Croce sull’Arno, Villa Pacchiani, Aspetti dell’Incisione Italiana Contemporanea 1997 Lisbona, Casa F.Pessoa, Livros de Artista; poi Milano, Bergamo, Trento, Rivo di Puglia (BA), Roma; Bagnocavallo, Centro Culturale Polivalente, Repertorio Incisori Italiani 1996 Amburgo, Istituto Italiano di Cultura, L’Abito come metafora; poi Berlino, Colonia, Francoforte 1995 Udine, Centro Friulano Arti Plastiche, Biennala Intergraf Alpe Adria Castel Ivano (TN), Correnti ed Arcipelaghi Rovereto, Mart Archivio del ‘900, Arte Sella Documenta 1994 Milano, Centro Congressi Stelline, Ex Libris da tutto il mondo 1993 Trento,Studio d’Arte Andromeda, Ex libris 12 artiste dell’incisione; poi Milano, Torino, Ala (TN) 1991 Osimo, Centro S.Silvestro, Il segno inciso.

Tutti i numeri 2012-2013-2014 della rivista FIDAart sono scaricabili da: www.fida-trento.com/books.html Tutti i numeri 2012-2013-2014 della rivista FIDAart sono sfogliabili su: http://issuu.com/tomio2013

FIDAart copertina del N.10 2014 Periodico di arte e cultura della FIDAart Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della FIDAart N. 10 - Ottobre ANNO 2014

FIDAart

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MERCATO DELL’ARTE ?

ZENG FANZHI (1964), “L’ultima cena”, 2001 olio su tela, 220x395 cm, Sotheby’s ottobre 2013, Hong Kong.

Venduto per 180.440.000 dollari di Hong Kong, 23.260.000 $ (18.336.000 Euro).

“La Cina è vicina” è il titolo di un film degli anni caldi diretto nel 1967 da Marco Bellocchio in cui si raccontava dell’arrivo dalla Cina del vento rivoluzionario maoista. Oggi, a quasi 50 anni di distanza, in Occidente arriva il danaro con cui i cinesi non intendono distruggere il nostro capitalismo, ma solamente comprarselo.

Anche nel campo dell’arte la concorrenza delle aste cinesi ha raggiunto la leadership mondiale assieme agli Stati Uniti, un duopolio che nel 2013 ha controllato il 70% per mercato con un fatturato di oltre 4 miliardi di dollari ciascuno.

L’Europa ha fatturato la metà, 2 miliardi, men-

tre l’Italia, con 110 milioni di dollari, rappresenta lo 0,9% del giro d’affari mondiale.

Il capitalismo di Stato del paese asiatico ha così scoperto oltre all’arte antica e classica che ha sempre amato, anche quella contemporanea, entrando in un decennio con gli artisti cinesi nel mercato internazionale delle aste.

La qualità dei pittori cinesi, pur partendo da una storia politico-culturale rimasta congelata, indirizzata e controllata dal partito unico per cinquant’anni, si sta rapidamente adeguando agli standard dell’arte occidentale poiché i giovani ed anche i meno giovani, hanno imparato a superare il recente passato della Rivoluzione culturale apprendendo rapidamente le regole del mercato globale. Anche troppo in fretta a giudicare da molta produzione moderna non sempre esaltante.

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ZENG FANZHI - LA CINA E’ VICINA 1 Tra gli artisti contemporanei cinesi di media età che hanno raggiunto i massimi livelli, forse uno dei più noti è Zeng Fanzhi, pittore cinquantenne il quale, dopo aver sperimentato diversi linguaggi moderni, in particolare l’espressionismo tedesco, ha trovato una sua via personale e molto riconoscibile. Il suo è uno stile apparentemente caricaturale e un po’ kitsch che, anche se non è facile comprenderne le ragioni, entusiasma i collezionisti asiatici i quali sono disposti a esborsare cifre da capogiro per una sua tela. Il suo quadro del 2001 “L’ultima cena”, venduto l’anno scorso per 23,2 milioni di dollari, ha battuto due primati: il record mondiale d’asta per l’arte contemporanea asiatica e il record per l’opera di un artista cinese vivente.

Zeng, dopo essersi diplomato nel 1991 all’Accademia delle Belle Arti Hubei, già nel 2013 espone alla Gagosian Gallery di Hong Kong e, l’anno seguente, alla Gagosian di Londra.

Dopo un primo ciclo arrabbiato e sociale di tipo espressionistico definito “Hospital Series”, ispirato a scene crudeli e brutali a cui aveva assistito in ospedale, a partire dal 1994 il suo stile diventa figurativo e distaccato, quasi apatico.

Con le “Mask series”, che è considerato il suo secondo periodo, Zeng cambia drasticamente spostando il suo interesse verso le relazioni personali raccontando, in chiave metaforica, la vita reale della nuova Cina.

I dipinti che hanno raggiunto le quotazioni più alte fanno parte, appunto, delle “Maschere” in cui tutti i personaggi raffigurati portano delle maschere caratterizzate da espressioni stereo tipate con le quali Zeng vuole denunciare il senso di solitudine individuale e interpersonale in una società basata su rapporti falsi in quanto guidati dalle convenzioni e dall’interesse.

“Mask series”, 1999, 217,5x327,5 cm, venduto a 2.916.870 $ Christie’s nov. 2012 Hong Kong

LA RIVOLUZIONE DELLA SCULTURA Rivoluzione: nell’uso scientifico si dice per un corpo in movimento intorno a un altro corpo, lo stesso che giro completo, e anche il relativo moto, più propriamente detto moto di rivoluzione. Usato come sinononimo di rotazione di un corpo intorno ad un asse. In geometria, superficie o solido di rivoluzione Sono solidi di rotazione, ad esempio, tutti gli oggetti prodotti mediante la modellazione dell’argilla posta su un tornio da vasaio caratterizzato da un moto rotatorio impresso al pezzo in lavorazione intorno al proprio asse verticale.

Il pezzo così ottenuto è inizialmente a sezione circolare e a dimensione variabile lungo la dimensione verticale in altezza, quindi generalmente, perfettamente simmetrico.

Sfruttare il moto impresso alla materia da veloci rotazioni per modellarla in forme sempre più complicate ottenute mediante tecniche particolarmente complesse sembrerebbe essere la tecnica messa a punto da Kim Se-Sung, maestro settantenne dell’antica arte della lavorazione della porcellana cinese della città di Jingdezhen di cui è stata e rimane ancora la capitale mondiale. Dopo avere realizzato per tutta la sua vita le forme storiche e tradizionali tramandate nella sua famiglia di padre in figlio, il maestro si è reso conto che, vista la progressiva scomparsa degli amatori, di non riuscire più a trovare collezionisti disposti ad acquistare le sue opere ma, soprattutto, in grado di apprezzare il lungo e complesso lavoro che ne stava alla base.

Nella Cina d’oggi, la cui cultura è in fase di rapidissima modernizzazione, non c’è più posto per quel tipo di arte raffinata che aveva portato a dei livelli unici la tecnica locale di lavorare la porcellana. Questo tipo particolare di ceramica, ottenuto da impasti con presenza di caolino e feldspato, è stata prodotta per la prima volta

Disco di giada della vita, porcellana, H. 65 cm Turbinio nella tempesta di sabbia. porcellana, H. 60 cm

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KIM SE-SUNG dai cinesi già verso l’anno 600; con il miglioramento delle tecniche, la dinastia imperiale aveva deciso di istituire apposite fabbriche per le forniture destinate ai palazzi reali. Dal 1300 la produzione di porcellana in Cina ha raggiunto una vera epoca dell’arte durante la quale Jingdezhen si è distinta per i tipici manufatti bianchi e blu, considerati tesori artistici nazionali. Gli artisti e artigiani impegnati in questo settore sono tuttora centinaia di migliaia anche se tra alcuni di loro stava maturando la convinzione di dover adottare linguaggi più moderni.

Questa opinione era nata molti anni prima nel maestro Kim Se-Sung quando, assistendo ad una rappresentazione teatrale con numeri circensi eseguiti da giovani acrobate, aveva notato come le figure geometriche costruite nel corso dei loro spettacoli sarebbero potute essere modellate direttamente con la ceramica, essendo basate tutte su movimenti di rivoluzione.

Kim ha avuto una rivelazione quando ha visto le fotografie di Shinichi Maruyama il quale, grazie a fotogrammi con duemila scatti al secondo, è riuscito a fermare i movimenti di una ballerina nello spazio ottenendo immagini di forme dinamiche assolutamente moderne che sembrano trarre spunto dalla danza cinese che ha origini antichissime e che utilizza nelle scenografie le larghe maniche degli abiti di seta, appositi ventagli oppure lunghissimi veli colorati volanti.

Il trasferimento della complessità spaziale e del senso di movimento delle figure eseguite dalle danzatrici durante le loro veloci rivoluzioni alle sculture in ceramica è stato tecnicamente molto mpegnativo. Alla fine, alle opere in porcellana, ognuna intitolata ad un fenomeno naturale, al fine di mantenere una coerenza stilistica con il tema, sono stati applicati dei delicati colori scelti dal repertorio storico cinese.

Il volo dell’airone rosa, porcellana, H. 75 cm, La volta celeste, porcellana, H. 60 cm

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IL CORPO COME SCULTURA - 1° parte rente della ‘body art’ che hanno contribuito a dare dignità artistica ad ogni tipo di intervento che modifichi in qualche modo il corpo.

Se gli interventi di chirurgia sono assimilati al lavoro dello scultore che modella a proprio piacere l’opera, allora dovrebbero essere considerate degli artiste anche quelle persone che hanno modificato il proprio corpo, non grazie all’abilità del bisturi, ma con la fatica e volontà (e qualche aiutino a base di steroidi) per raggiungere il loro ideale di bellezza fisica.

Martin Schoeller ha pubblicato il libro “Female Bodybuilders” con le fotografie dei busti delle donne americane del body building, un particolare tipo di “gara estetica” in cui le partecipanti sono giudicate esclusivamente sulla muscolarità. Vedendo le immagini si può non essere del tutto convinti dei risultati i quali, in verità, sono abbastanza inquietanti ma, astraendosi per un attimo dall’idea che ognuno ha di quello che una volta veniva definito il ‘gentil sesso’, si deve ammettere che l’effetto finale possiede tutte le caratteristiche che si suole attribuire alle opere d’arte: si rimane stupefatti, sbalorditi, e anche emotivamente sconvolti e coinvolti di fronte a quelle forme plastiche.

La maggioranza dei lettori maschi non potrà che invidiare una struttura muscolare a loro sconosciuta e (quasi) impossibile da raggiungere.

Provando a coprire il viso delle signore si prova una sensazione di smarrimento: la testa di una normale ragazza poggia su una corporatura assolutamente mascolina dotata di due attributi frontali coperti da un indumento femminile, provocando un’ambiguità logica e sessuale non facilmente risolvibile.

Il body building femminile, infatti, è roba per gente forte perché scardina regole sociali ed estetiche esistenti da millenni sull’eterno fem-

Nuove donne del futuro o schegge impazzite di una società edonistica travolta dall’esaltazione dell’”apparire per essere”?

Storicamente, il corpo umano è sempre stato oggetto di modificazioni introdotte per rispondere agli ideali estetici che ogni società si dà.

Basterebbe pensare ai piedi fasciati delle donne cinesi, ai crani oblunghi dei Maya, alle labbra dilatate o ai lobi allungati dei popoli africani ecc.

In Occidente il corpo (prevalentemente femminile) è uno dei maggiori business ed è controllato da tutte quelle ‘agenzie’ culturali-economiche che ne fanno la loro fonte di guadagno: a partire dalla moda, al make up, dalla pubblicità fino alla pornografia. E’ anche entrato a far parte dell’arte a partire dalle esperienze della cor24

STORIA E ARTE minino reinventando la nuova donna Robocop del terzo millennio. Nulla a che fare con la donna dolce e sensuale descritta più di duemila anni fa nella Bibbia, nel Cantico dei Cantici di re Salomone, oppure con la ‘donna angelicata’ dalla semblanza d’angel, cantata dal dolce stil novo, a cui l’austera morale medioevale imponeva i nuovi canoni estetici: il corpo, fonte di peccato, doveva essere esile e acerbo per dimostrarne la castità e la purezza, i fianchi stretti, il seno appena abbozzato, ma il ventre prominente perché indice di un futuro fecondo come madre.

La donna ideale rinascimentale descritta nei manuali, invece, diventa piena, con fianchi larghi, seno prosperoso e bianchissimo, collo e mani lunghe e sottili, piedi piccoli e vita flessuosa. I canoni estetici del Settecento e Ottocento impongono busti e corsetti, veri e propri strumenti di tortura, sono usati per mantenere eretta la schiena e conferire al corpo la forma a 8 che esalta seno e fianchi. E così via fino alle donne fatali, enigmatiche, dotate di una grande carica erotica, di Klimt Il corpo delle body builders non possiede più nulla dei vecchi ideali, perché ha raggiunto una perfetta forma a “Y” dove i muscoli di spalle, bicipiti e cosce sono come quelli dei Supereroi (maschili) dei fumetti popolari. Il culto del corpo è fugace e fallace perché, si sa, “quanto è bella giovinezza di doman non c’è certezza” e, sicuramente, questo tipo di “costruzione” mediante la ripetitività esasperata di esercizi fisici nasconde qualche nevrosi non risolta.

Ma è indubbio che donne così non si erano mai viste prima: organismi geneticamente modificati, prodotti culturali di una società che non pone limiti alle fantasie, permettendo ad ognuno di autocostruirsi il proprio ideale estetico.

VIVA LA FIDA - 5째 Dialogo

MUTA COME UN PESCE MUTA COME UN PESCE

3.

Narrazione poetica in tre parti

Quanto durò l'incanto? Quante ore, o quanti giorni, o mesi?

Io non lo so.

Stregato obbedivo alla sua voce, e lei alla mia: Ad ogni sguardo l'intesa era affermata Ad ogni tocco la pelle sussultava, Ogni sorriso era fonte di gioia, Ogni sussurro un tuffo nell'abisso.

di Gigi Zoppello settembre 2014 1.

(Il Marinaio, scarmigliato, riceve il pubblico; con aria spiritata interroga ora uno, ora l'altro) L'avete vista? L'avete vista forse?

Voi, che avete ancora sulla pelle il caldo, più chiaramente vedete dentro l'acqua di me che questa tenebra costringe: L'avete vista? Ne sono innamorato e senza lei un nero abisso mi circonda.

L'avete vista? Perché io l'ho lasciata andare e da allora qui mi aggiro stanco, in cerca della luce che mi abbagli, in cerca di calore abbacinante e di riparo, e nido, e foglie e fresco.

2.

Come di serpe tra le foglie verdi sorprende il morso velenoso all'improvviso, come di vespa il dardo acuminato brucia così al primo sguardo suo fui ritrovato attonito ed incredulo, del tutto frastornato dall'incanto: l'avevo trovata, ed era lì da sempre, e il tutto si era ricomposto allora in unità perfetta. Le due metà riunite, al primo istante lo sapevo, che eravamo da lungo tempo fatti l'un per l'altra, e tutto si compiva senza sforzo, senza moto: in una beatitudine di nulla e zucchero e baci e di carezze.

Com'è successo? Te lo dico.

Era d'autunno tardo, in un porto straniero Fuori servizio mi ero incamminato lungo le vie del borgo illuminato, Le prime gocce mi presero a sorpresa e riparai là sotto una tettoia: Là c'era lei, in mano la borsetta L'aria smarrita di chi non sa che fare Ma anche sguardi fermi ed assassini Di chi non teme il freddo e la tempesta.

Complicemente alzò il nero sopracciglio: Non temo te, non temo più la notte Solo ti chiedo: se mi vorrai baciare Di crederci per sempre, non lasciarmi E soprattutto, se vorrai il mio amore Non dubitare mai di me.

Ed io accettai.

Quel che chiamiamo incanto o sortilegio Altro non è che il compiersi del Fato.

Ma poi: Il vento, fuori, portava la tempesta L'oceano strepitava sopra i moli E una schiera di onde spumeggianti si avanzava Fin sotto le case della riva.

Mi disse: “Vieni a me e torna nel mio abbraccio Ed il tuo viso colmerò di baci Intensi, caldi ed umidi a coprire Il terrore della folla ed il rimbombo Dell'acqua che mulina in aria”.

Il mare sale? “Tocca a lui venire, io resto calma, È in mio potere fermare ogni ondata o gorgo” Disse scoprendo il letto, e rimanendo Metà di donna e metà di pesce, sotto.

Ammutolito ero, ed atterrito, e freddo Guardando le scaglie del corpo marino Che fino allora l'amore mi celava: Era sirena, era medusa, o pesce, o donna?

Disse: “Vieni da me e stenditi vicino Niente ci può far male se restiamo insieme: Il mio potere è grande sulle acque”.

Ma dubitai.

“Giunge l'oceano, di qui dobbiamo andare” E intanto vedevo la sua coda aggrovigliarsi.

“Non hai fiducia in me? Più non ti fidi?

Ben ti ricordi della tua promessa: Ti chiesi di non dubitare mai, e adesso Tu tremi di paura, e non mi credi?”

Pensai d'un tratto alla mia casa, Ai miei bambini al caldo nel lettuccio, Alle mie cose, alla mia sposa.

Così sentii di esser liberato, e di dover andare.

Già mi vestivo, cercando i miei stivali Ed il giaccone blu da marinaio E mi aspettavo la furia della donna Metà umana e metà creatura liquida, E in cuore mi batteva un gran dolore.

Invece Là sulla soglia mi voltai a guardare Il letto sfatto, ed i suoi occhi neri Che supplicavano: “Dunque non vuoi il mio amore E quel che solo io ti posso dare?

Non credi al mio potere? Dillo”.

Piangeva di un pianto caldo e disperato Ed io lasciai la stanza senza verbo, ed affrontai La buia tempesta che infuriava.

Ottobre 2014, Anno 3 - N.10

News dal mondo ZENG FANZHI

“L’ultima cena”, 2001

ZENG FANZHI

“Mask series”,1997

pag. 32

ZENG FANZHI

“Society”, 2001

pag. 33

“Stupor mundi”, 2014

pag. 34

Omaggio a ZENG FANZHI

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pag. 30-31

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31

ZENG FANZHI, L’ultima cena, 2001, olio su tela, 220x395 cm, Venduto a 23.260.000 $, Sotheby’s ott. 2013

ZENG FANZHI, Mask series, 1997, olio su tela, 60,7x50 cm, venduto a $ 622.908 Sotheby’s ott. 2013

32

ZENG FANZHI, Society, 2001, olio su tela, 248x175 cm, venduto a $ 3.897.408 Christie’s mag. 2013

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PAOLO TOMIO, Omaggio a ZENG FANZHI “Stupor mundi”, 2014, fine art, 59x82 cm