FIDAart N.2 2015 Annalisa Filippi

Page 1

PERIODICO della FIDAart N.2 - Febbraio ANNO 2015

FIDAart


In copertina: Annalisa Filippi, il III giorno, 2008, tecnica mista su tela, dittico 100x65 e 100x30 cm


02

FIDAart sommario

Febbraio 2015, Anno 4 - N.2

Editoriale

L’arte della satira

pag. 4

Politiche culturali

Muse, un anno dopo

pag. 5

Intervista ad un artista

Annalisa Filippi

Mercato dell’arte?

Norman Rockwell

pag. 20-21

3D Body Scanning

Paavali Heikkilä

pag. 22-23

Simmetria della Bellezza

Il viso simmetrico - 1° parte

pag. 24-25

pag. 6-19

News dal mondo NORMAN ROCKWELL

“Saying Grace”, 1951

pag. 28

NORMAN ROCKWELL

“The Gossips”, 1948

pag. 29

NORMAN ROCKWELL

“The young lady with the shiner”, 1953

pag. 30

NORMAN ROCKWELL

“Walking to church”, 1953

pag. 31

“American Style”, 2014

pag. 32

Omaggio a NORMAN ROCKWELL

Copyright FIDAart Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare


EDITORIALE sua battaglia per applicare la libertà di pensiero e di parola garantita dalla Costituzione, tutti i colpi sono buoni, anche quelli bassi e scorretti. Sui limiti della satira c’è un dibattito che si trascina da sempre, secondo i controllori e i censori dovrebbe essere più educata, meno offensiva, innocua, cioè diventare un’altra cosa. I suoi limiti sono difficilmente definibili a priori o riducibili a regolette da applicare meccanicamente: quello che per alcuni è un delitto di lesa maestà, per altri è semplicemente l’applicazione del libero pensiero figlio dell’Illuminismo francese e occidentale. Non esiste, dunque, un confine charo alla pratica della satira? Sì, esiste ed è ciò che stabilisce la legge scritta ma anche la legge non scritta. Ad esempio, in Francia un politico evita di denunciare un vignettista satirico (come, ad esempio, fece D’Alema nei confronti di Forattini), perché gli elettori, anche i suoi, non apprezzerebbero questa censura da parte di chi incarna il potere. Ti hanno preso per il sedere? Vabbè, stai zitto e te lo tieni, tanto hai altri modi per vendicarti. Diverso, invece, è il caso delle religioni e dei loro “fedeli” molti dei quali, sentendosi portatori della Verità, non accettano la satira, tanto meno quella greve e (per loro) blasfema di Charlie Hebdo che, infatti, si definisce “journal irresponsable”. L’Occidente ha imparato dopo secoli di guerre di religione che è insensato uccidere e morire per una “fede”, ma questa consapevolezza e sensibilità culturale è antropologicamente diversa tra i diversi popoli. Non capire questo, significa giocare con il fuoco in nome di una propria personale concezione di satira. Arrogarsi il diritto di schernire e offendere il Dio o il Profeta di miliardi di persone, non è certo il modo migliore per portare avanti un dialogo “illuminista” con le altre culture.

L’ARTE DELLA SATIRA La satira, così come si fà in Francia, è roba per palati forti, assolutamente impensabile in Italia per ragioni storiche, culturali, politiche e anche per un innato conformismo e opportunismo degli italiani che hanno sempre applicato il principio del tirare a campare. Con le opportune eccezioni, la satira nostrana si autoregola e si autocensura preventivamente, anche per paura di cause milionarie. Non è così in Francia, paese nato da una rivoluzione, abitato da “cittadini”, sede di una cultura laica, libera, multiculturale, da sempre aperta a tutte le opinioni e idee. Ovviamente non è il paradiso ma non è neanche il Paese di Pulcinella o, come dicono i francesi dell’Italia, il Paese di Macchiavelli. Questo per dire che una rivista satirica come Charlie Hebdo, che non ha certo avuto sempre vita facile, non poteva che nascere in Francia. Questo settimanale, infatti, nato dalle ceneri della rivista satirica Hara Kiri (sottotitolo “Journal bête et méchant”, stupido e malvagio), è politicamente scorretto, caustico, corrosivo ma anche volgare e aggressivo nei confronti del Potere: il Potere politico, economico, militare, culturale ma anche il Potere delle religioni, in particolare di quelle monoteiste. E, in questa 4


POLITICHE CULTURALI MUSE, UN ANNO DOPO Il primo anno del Muse è stato un successo: oltre 700mila visitatori e 1° museo italiano del 2014 nella valutazione de Il Giornale dell’Arte. Un numero largamente superiore a quanto previsto e anche alle più rosee speranze del museo. Le ragioni sono le più varie: un edificio avveniristico dell’architetto più celebre d’Italia, un museo delle scienze d’avanguardia che piace a grandi e piccini perché s’impara giocando e si gioca imparando, servizi moderni e di qualità (coffee-shop, ristorante), la vicinanza al centro storico facilmente accessibile dai turisti estivi e anche invernali dei mercatini, i parcheggi ampi e gratuiti, i grandi spazi verdi esterni. Insomma, un pacevole tour culturale per trentini, turisti, famigliole, studenti, scolari ecc. Il Muse ha emesso un comunicato stampa in cui spiega con orgoglio i risultati ottenuti, allegando uno studio con i dati al 16 novembre 2014. Dei 700mila visitatori non è chiaro quanti siano i paganti però, nella tabella “Entrate Proprie”, si vede che le Tariffe di ingresso hanno reso 1.800.000 €, mentre il Shop Muse 750mila. Inoltre, sommando progetti UE (650mila), attività educativa (610mila), sponsor (250mila), affitti (210mila), consulenze (160mila), il Totale delle Entrate arriva a € 4.460.000. Nel suo primo anno di vita il Muse riuscito a introitare 4,460milioni di euro con i propri mezzi. I dubbi nascono leggendo il capitolo successivo della relazione, intitolato “Impatto economico a favore del territorio dall’apertura del museo” in cui compaiono 3 voci: Impatto diretto, Impatto fiscale (diretto e indiretto) e Impatto indotto per un importo totale di 50.850.000 Euro. Cosa sono questi cosiddetti “Impatti”? Impatto Diretto: € 10.800.00 consistente nelle

Spese per “netti buste paghe” dipendenti, collaboratori, aziende, appalti. Vale a dire Uscite. Impatto fiscale diretto: € 2.900.000. Consiste nelle Spese per IVA, IRES, IRPEF, IRAP relative alle voci precedenti. Anche queste, Uscite. Impatto indotto: € 32.150.000. Si tratta di una Stima dell’impatto economico sul territorio, generato dall’apertura del museo comprendente: ospitalità (26.000.000), auto (2.000.000), shopping (1.000.000), bar, ristoranti (1.500.000) ecc. Impatto fiscale indiretto: € 5.000.000. Cifra stimata delle accise relative alle precedenti voci dell’Impatto indotto, versate in Trentino. In conclusione, le ENTRATE ammontano a Euro 4.460.000 mentre le USCITE a € 13.700.000 (€ 10.800.00 di stipendi più € 2.900.000 di tasse). Perché, per indicare le Spese, si usa il termine “impatto”, che contabilmente non esiste? Forse perché, sottraendo a € 13,700 milioni di Uscite, i 4,460 milioni di Entrate, si ottiene come risultato un Passivo di 9.240.000 di euro che dovrà essere ripianato dall’Ente Pubblico? Per quanto riguarda, invece, i 32 milioni di “impatto indotto” (più gli altri 5 milioni di tasse), stimati empiricamente dal museo, sono un’ottima notizia perché, se confermati, dimostrerebbero che investire in cultura paga. 5


6


Intervista a ANNALISA FILIPPI Annalisa Filippi è una giovane che possiede tutte le credenziali da artista: Scuola d’arte, Accademia di Belle Arti, Accademia di Salisburgo, corso di perfezionamento in incisione a Urbino. E, tanto per gradire, laurea triennale in canto lirico. Tanta voglia di fare e tante cose da dire: la padronanza delle tecniche e un linguaggio personale già riconoscibile in cui si intuiscono future potenzialità tutte da esplorare. Il suo segno è libero ed è padrone dello spazio della tela, sia in quelle di grandi dimensioni, sia nei piccoli quadri allineati in lunghe sequenze di metamorfosi delle forme. In questo suo “naturalismo organico”, Annalisa mantiene sempre uno stretto legame con la tradizione alta della pittura, come se il costante riferimento alla figura umana fosse necessario alla sua ispirazione. In questo suo metodologia consolidata, spesso però irrompe un linguaggio informale che decostruisce e contesta una struttura compositiva organizzata introducendo stimolanti e imprevedibili sviluppi di libertà irrazionale. Solo dopo aver trasferito di getto l’idea con il carboncino, l’artista passa al colore che diventa così, complementare e conclusivo: il segno è nervoso, energico seppur abbozzato con linee leggere che alludono a temi o soggetti successivamente definiti e ritagliati nello spazio mediante le ampie e veloci campiture liquide. I dipinti sono popolati da figure umane distinguibili o da organismi vagamente antropomorfi che, galleggiando in atmosfere fantasmatiche, vagamente gotiche e inquietanti, si trasformano in pure forme astratte. L’insieme è sempre caratterizzato dal movimento, da un vortice dinamico che sprigiona una vitalità e una volontà narrativa cui forse non è estranea anche un’armonia musicale interiore. Paolo Tomio

A sinistra: Le grandi ali, 2007, tecnica mista su tela 60x50 cm

In basso: Dai icaro, voliamo, 2007 tecnica mista su tavola, 49x100 cm


Quando e perché hai cominciato ad interessarti all’arte e dedicarti alla pittura? Per me disegnare è sempre stato un naturale linguaggio per esprimermi fin da bambina, così la scelta del percorso scolastico mi ha portata a frequentare l’Istituto d’arte Alessandro Vittoria a Trento, poi l’Accademia di Belle arti a Venezia, all’estero l’Accademia estiva di Salisburgo e l’Accademia estiva di Urbino per l’approfondimento dell’incisione artistica.

Quali sono state le correnti artistiche e gli artisti Oltre lo sguardo, guardo, 2014, tecnica mista su tela, 130x164,5 cm

che più ti hanno influenzato? L’arte mi affascina in tutte le sue forme, anche quelle più lontane dalla strada che ho intrapreso, tutto può essere stimolante per una mente creativa.

Nel corso della tua carriera, hai conosciuto artisti locali o nazionali? Ho avuto il piacere di conoscere John Baldessari in occasione della sua mostra presso Palazzo delle Albere di Trento e Giulio Paolini presso l’Accademia estiva di Salisburgo.


Conosco molti artisti locali con i quali ho avuto occasione di esporre in diverse collettive e con alcuni sono nate delle preziose collaborazioni. Mi piacerebbe ricordare qui anche figure di spicco dell’arte trentina che non ci sono più ma che, in un modo o nell’altro, hanno avuto un ruolo importante nel mio percorso: Mariano Fracalossi, Remo Wolf, Marcello Pola e Mauro De Carli.

Dopo gli inizi figurativi, quando e perché hai cominciato a sviluppare un linguaggio astratto?

Il percorso di indagine del reale ad un certo punto diventa stretto e senti la necessità di andare oltre, in profondità. Nei miei lavori la traccia di partenza rimane comunque l’indagine sul corpo, il movimento, i volumi. L’elaborazione con il colore, le campiture nette, il gioco del positivo - negativo mi permettono poi di giungere a soluzioni che tendono all’astratto.

Come definiresti il tuo linguaggio? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile? Non è facile e credo nemmeno necessario definire e categorizzare ciò che si fa; penso che per fare questo sia necessaria una decantazione, una certa distanza per cogliere l’evoluzione di un percorso artistico.

In alto: Il dubbio, 2008, tecnica mista su tavola, 119x94,5 cm In basso: Il sogno di Icaro, 2007, tecnica mista su tavola, 60x50 cm

9


Oggi, cosa ti interessa e cosa non ti piace dell’arte contemporanea?

Sicuramente la mia ricerca per ora è caratterizzata dalla figura umana, dal corpo come contenuto e contenitore che si definisce nello spazio. Il colore, forse, può essere una nota di riconoscibilità: la tavolozza oggi è caratterizzata dalla gamma dei colori caldi, prediligendo il rosso e l’ocra. Sento una forza attrattiva per queste tonalità.

Il mondo dell’arte contemporanea è veramente vasto e ricco di proposte. La sfida più interessante è entrare dentro l’opera per cogliere il concetto che l’artista voleva esprimere; non è mai facile e mai scontato. Quello che mi piace meno dell’arte contemporanea oggi è che l’artista si “sporca” poco le

In basso: Narciso, 2009, tecnica mista su tela 145x200 cm

10


Landscape, il paesaggio che ho in mente, 2013, tecnica mista su tela, polittico, 7 pezzi 40x40 cm

mani, delegando spesso a terzi la realizzazione della sua idea.

indagare una stessa realtà che offre opportunità a volte inaspettate. “Il colore della madre” ad esempio è uno degli ultimi cicli legati al tema della Madre Terra, al corpo femminile, alla simbologia del vaso contenente e contenitore. Questo ciclo è stato

Quando inizi un nuovo dipinto hai già in mente un tema, un soggetto o ti muovi senza vincoli predeterminati? Di solito lavoro a delle serie legate ad un tema, ad un soggetto perché mi piace approfondire,

In basso: Ricordi di un vicolo cieco (1 e 2), 2011, tecnica mista su tela, dittico, cad 120x85 cm

11


Il colore della madre, 2013, tecnica mista su tela, dittico, cad 60x50 cm

Il processo prevede la preparazione della tela che viene bagnata, strizzata, colorata a terra e poi asciugata. In verticale traccio poi una serie di segni con fusaggine o matitone dentro i quali si nasconde la figura che ho in mente. È solo nella fase di stesura delle campiture piene di nuovo in origgontale però che decido cosa svelare o coprire col colore. Alla fine, dove sento necessario, intervengo con uno o più punti di gessetto che spesso contrastano con la campitura che li accoglie.

esposto presso le splendide sale di Villa Palladiana Sesso Schiavo a Vicenza nel 2013.

Si intuisce spesso la figura umana in quasi tutte le tue opere, anche in quelle apparentemente astratte. Senti il bisogno di rimanere ancorata a elementi concreti? Semplicemente il tema suggerisce gli elementi, molto spesso l’indagine sulla figura traspare. È un bellissimo gioco di svelato ma non ancora detto.

Nella maggioranza dei tuoi lavori predominano i colori delle terre, ocra, marrone, bordeaux: perché questa riluttanza ad usare i colori freddi? Non è una riluttanza verso i colori freddi; semplicemente quando devo scegliere i colori delle campiture che andranno a definire le forme, si

Esegui sempre prima uno schizzo a carboncino, veloce ma ben visibile, per poi procedere con il colore?

12


crea una tensione positiva con le tonalità calde, i colori della terra. È un’attrazione profonda, viscerale.

So che sei laureata in canto lirico e canti in un gruppo vocale: vedi dei punti di contatto tra la tua pittura e la musica? In tutto il mio percorso, note e colore si contaminano e si completano, sono spesso necessarie le une alle altre. Approfondire il percorso musicale qualche anno fa mi ha aperto davvero un mondo incredibile. Questo connubio tra suono, pensiero e immagine si è concretizzato nell’ultimo ciclo “De Humana proportione”,

ospitato presso le sale di Palazzo Libera di Villa Lagarina nel 2014, nato dalla stretta collaborazione con il compositore Paolo Longo; brani musicali nati in un dialogo molto intenso con le mie opere.

Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti o emozioni? Ogni lavoro per me rappresenta parte di un percorso, un ciclo, un tema che ho affrontato; ciò che ho messo dentro quel segno, quel colore, quelle forme vorrei arrivasse a chi guar-

Stelle ingiuriose, 2011 tecnica mista su tela, trittico, cad 70x30 cm


da. Credo sia necessario per chi si pone davanti all’opera “prendersi” del tempo per scoprire e far affiorare ciò che il quadro racconta.

tecniche che mi hanno sempre affascinato; ricordo interi pomeriggi intrisi di inchiostri e passione a sperimentare nei laboratori dall’Accademia. Un processo, quello dell’incisione lungo e complesso, che a differenza della pittura, si rivela solo nel momento in cui, dopo il passaggio sotto il torchio, con religiosa attenzione separi il foglio dalla matrice. Oltre alla pittura mi affascina molto anche la scultura, mi stimola molto l’idea della tridimensionalità.

Qual è la tecnica artistica che utilizzi principalmente nella tua attività? Una tecnica pittorica rapida, veloce. L’idea nasce sulla tela: l’inaspettato, il qui e ora di una macchia, di un segno sono le condizione necessarie perché ciò che dipingo si impregni di energia: forme, segno e colore deve rispondere a ciò che sto cercando in quel momento.

Segui la “politica culturale” trentina? Pensi che si possa fare di più o meglio per il settore artistico?

Hai frequentato anche altre le tecniche artistiche?

A dire la verità non seguo molto la politica culturale locale, sono convinta che le opportunità vadano cercate ed inseguite dentro e fuori i confini della propria regione.

Amo l’incisione (calcografia e xilografia). Sono

14


Or un laccio un ardore, 2004, tecnica mista su tavola, dittico, 40x60 e 40x40 cm

Comunque penso che la proposta artistica trentina potrebbe essere più vivace se ci fosse la possibilità di accedere con maggior facilità a spazi dedicati.

poter dare una risposta a questa domanda.

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori? Cosa manca al Trentino per poter essere più presente sul mercato esterno?

Più che bellezza, armonia, quella sensazione

Non ritengo di avere gli elementi sufficienti per

In madre, 2013, tecnica mista su tela, polittico, 4 pezzi 24x24 cm

15


Al mio ben, 2003, tecnica mista su tela, 60x60 cm

torico, musicale, poetico… che provi quando tutti gli elementi rispondono perfettamente a un’idea, quando senti che puoi allontanarti da ciò che hai realizzato perché l’opera ha vita propria.

E, per finire, cosa è per te l’arte? È uno spazio altro, dove si possono scoprire mondi, espressioni, connessioni sempre diverse.

Chi è l’artista? Colui che ha la capacità di cogliere, sentire, interpretare quello che ancora non è visibile e lo sa tradurre attraverso il proprio linguaggio pit-

Metamorfosi, 2012, tecnica mista su tela polittico, 4 pezzi 20x50 cm

16



Lavora con l’artista americana Flora Viale nell’ambito di Eventi magici mezza estate a Sarnonico (TN) 2003 Copertina mensile Trentini nel Mondo, Copertina libro Una cometa in prestito, ed. Ancora Espone alla collettiva Magnificat presso il Museo Diocesano di Trento UCAI 2003, Mosaico parietale per il parco di Albiano, (TN) Opera musiva Terra- fuoco presso le Cantine vinicole La-Vis in Val di Cembra 2004 Prima personale, Galleria d’arte moderna e contemporanea Fogolino, Trento Collettiva Più unione per l’Europa- tra fertili utopie e realtà a Sarajevo Premiata per opera d’arte per l’Istituto Arcivescovile per sordi di Trento. Selezionata alla Biennale di Incisione Italiana Contemporanea, Premio Tiepolo 2005 Collettiva Artisti per l‘utopia europea a Torre Mirana, Trento Collettiva Mimose e spine presso la sala Guido Polo di Borgo Valsugana (Tn) Personale presso lo spazio Il Simposio, Trento Collettiva Trentino 2005, Arti visive con il gruppo Alunni delle Muse a Palazzo Trentini, Trento Collettiva Il viaggio presso sede vescovile di Trento, gruppo artisti UCAI E’ selezionata al concorso Pagine bianche d’autore Vince il concorso nazionale di scultura per scuola elementare di Meano, Trento 2006 Personale presso la biblioteca Civica, Mart di Rovereto (Tn) Collettiva La montagna incantata, Alunni delle Muse, Andalo (Tn) Collettiva 40esimo corale Canezza, sala Maier, Pergine Valsugana Collettiva giovani artisti, Galleria Village Bussolengo Collettiva Il volto umano della Repubblica, Palazzo Trentini, Trento 2007 Collettiva Femina Domina Femina Giovo, Trento Personale Icaro e altre storie, Sala Maier, Pergine Valsugana (Tn) Personale Le tue ali Centro culturale, La Fonte di Caldonazzo Tn Personale Icaro e altre storie, Boscolo Hotel, Vicenza Collettiiva e performance ARTinMOTION, Polifunzionale Trento 3°premio concorso per opera d’arte scuola elementare di Susà di Pergine, Tn 2008 Personale Diventare Mondo Circolo culturale

Annalisa Filippi Nasce a Trento il 10/07/1976 Nel 1995 si diploma Maestro d’Arte applicata presso l’Istituto Statale d’Arte A. Vittoria di Trento. 2000 Diploma in Pittura con R. Guarneri e E. Finzi presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 1999 Corso di specializzazione in Composizione artistica ed iconografica per la Liturgia - l’Arcidiocesi di Trento organizzato dalla IUAV di Venezia. 2000 frequenta l’Accademia Internazionale d’Arte di Salisburgo: corso dell’artista Giulio Paolini. 2003 Abilitazione Ssis all’insegnamento in Storia dell’Arte e disegno ed Educazione Artistica 2007 Corso di perfezionamento in incisione artistica presso KAUS di Urbino con M.Guadagnino e G. Turria 2013 Laurea Triennale in canto lirico presso il conservatorio Bonporti di Trento. 1995 Espone alla mostra collettiva dei giovani artisti Bevilacqua la Masa di Venezia Realizza il mosaico parietale Armonie per il Teatro comunale di Albiano, (Tn) Selezionata al concorso di pittura Felice Casorati (TO) 1999 Selezionata al concorso d’incisione di Musummano Terme; Selezionata al concorso d’incisione Il Bisonte di Firenze Vince il premio Associazione Incisori Veneti alla Biennale d’incisione contemporanea Premio Tiepolo 2000 Entra nell’Associazione degli Incisori Veneti Collettiva Enigmi della matrice di Mirano (VE) Vince il 5° premio Biennale di Pittura di Volano (TN) Vince il 2° premio al concorso Nazionale di grafica e umorismo In vino veritas di Siena. Frequenta il Lanesateliers in Kunsterlhause a Salisburgo 2001 Espone alla collettiva Aspetti dell’incisione oggi a Gaiarine (TV) Collabora alla performance dell’artista Solacow presso il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia

18


Bertolt Brecht, Milano Personale D’immenso Grand Hotel, Trento Selezionata al concorso nazionale Federculture per giovani artisti Collettiva Spazi Federculture, p.zza Cavour 17, Roma Personale d’incisione Nero Pieno, Gall.Fogolino TN 2009 Collettiva To s-wear, Cram di Mezzocorona (Tn) Selezionata al concorso per opera d’arte pubblica Caserma Vigili del fuoco, Gardolo, TRENTO 2010 Personale Di bianco e forme rotonde, Galleria Mac, Milano Collettiva Il lavoro, Palazzo della regione, gruppo artisti UCAI, Trento Collettiva Circa Diem, centro di ricerca Microsoft, Cosbi Povo (Tn) Collettiva EQUIPE SHOW, Vart Festival dell’arte, Mezzocorona, TN Collettiva Focus on Italian Art, Rosso Cinabro, ROMA 2011 Personale Alabastro color cenere Galleria Mac, Milano 2° premio concorso “Opera musiva” Autostrada del Brennero Collettiva RenArt, Sala Thun, Torre Mirana, Trento Personale Nel Segno, presso La Colombara, Sandrigo, VI Personale In un fiorito prato, Sala Légat, Volano Tn 2° premio concorso per opera d’arte, Dambel Tn 2° premio concorso per opera d’arte “Istituto Geometri Pozzo” Trento 2012 Realizza l’opera musiva Luce presso Casa di Riposo di Lisignago Collettiva Fondente, Expo Cantine Rotari, Mezzocorona, Trento Personale Foyeur Palanaunia, Fondo Tn 2013 Collettiva Biennale del disegno e dell’acquarello, Castello di Levizzano, Castelvetro, MD Personale Il colore della Madre, Villa Sesso Schiavo, Sandrigo, VI Collettiva In Risonanza presso MART di Rovereto con l’opera Landscape, Il paesaggio che ho in mente 2014 Personale De Umana Proporzione, Palazzo Libera, VillaLagarina Vince il concorso per il Teatro di Pergine Valsugana TN con l’opera Oltre lo sguardo, guardo Personale Confine Uomo, Spazio espositivo di Lazise 1° premio al concorso per la Palestra Sant’Orsola Terme TN con l’opera Eureka Località Maso Grillo 20/c Pergine Valsugana cell. 349.6020526; filannart@yahoo.it www.annalisafilippi.it

Tutti i numeri 2012-2013-2014 della rivista FIDAart sono scaricabili da: www.fida-trento.com/books.html Tutti i numeri 2012-2013-2014 della rivista FIDAart sono sfogliabili su: http://issuu.com/tomio2013

FIDAart copertina del N.2 2015 Periodico di arte e cultura della FIDAart Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della FIDAart N. 2 - Febbraio ANNO 2015

FIDAart

19


MERCATO DELL’ARTE ? pertine, ognuna eseguita ad olio su tela, in cui raffigura una galleria di “personaggi”, ognuno dei quali con la propria personalità, caratteristiche fisiche e psicologiche. Norman Rockwell è nelle arti visive un po’ quello che è stato il regista Frank Capra nel cinema: rappresenta il mondo non così com’è ma come voleva (e vorremmo) che fosse e, proprio per questo, in fondo, piace a tutti. Non c’è mai violenza, sesso, droga, e neanche la morte Nel 1939, si trasferisce con la famiglia ad Arlington, un villaggio nel Vermont da dove comincia a raccontare la provincia. Rockwell descrive la vita della gente comune in modo “dickensiano” poiché vi ritrova i valori in cui crede: semplicità, spontaneità, comunità e anche quella felicità che, secondo il suo analista Eric Erickson, dipinse ma non riuscì ad avere in vita a causa della depressione di cui soffrì sempre. Personaggio solitario, riservato ed estraneo all’ambiente e alle mode artistiche, è stato sicuramente uno dei migliori e più acuti artisti e illustratori del suo tempo: la sua capacità personale di raccontare in ogni tavola delle storie complesse, sia dal punto di vista pittoricoespressivo, che da quello dei contenuti, allo stesso tempo, dotate di un ottimismo di fondo e un bonario humor, lo rendono unico. A partire dal 1963, lavora per 10 anni per Look Magazine, affrontando con la consueta sensibilità anche questioni sociali quali i diritti civili, la povertà, il razzismo, la segregazione. Una sua tela, simbolo del movimento per i diritti civili, raffigura Ruby Bridges, una bimba afro-americana di sei anni, mentre, difesa dalla folla da quattro agenti, si reca in una scuola pubblica di soli bianchi, a New Orleans il 14 nov 1960. Il muro dietro di lei è imbrattato dall’insulto razzista “nigger“, le lettere ”KKK“ e gli schizzi di un

NORMAN ROCKWELL (1894-1978) SAYING GRACE, 1951, olio su tela, 109x104 cm (vedi a pag.30). Stimato 15-20 milioni di dollari, è stato venduto nel 2013 a Sotheby’s New York per 46.085.000 $, pari a 33,9 milioni di euro. L’asta lo colloca oggi tra gli artisti con le quotazioni più elevate al mondo. Nato nel 1894 a New York, Norman Rockwell è stato l’illustratore-pittore più popolare e più amato dagli americani; ovviamente, molto meno dalla critica “colta”, la quale non apprezzava la sua pittura figurativa troppo narrativa e sentimentale, definita ”Rockwellesque”. Dotato di una “mano” prodigiosa, Rockwell frequenta varie scuole d’arte e già a 19 anni disegna le sue prime copertine per la rivista dei Boy Scout. Nel 1916, all’età di 22 anni, crea la sua prima copertina per la prestigiosa rivista Saturday Evening Post: un sodalizio che durerà fino al 1963, 47 anni durante i quali dipinge 320 co20


NORMAN ROCKWELL pomodoro. Nel 2011, il Presidente Barak Obama ha voluto far esporre il dipinto alla Casa Bianca. A destra, la piccola modella, uno dei tanti abitanti del posto che il pittore utilizzava sempre per eseguire le sue illustrazioni perfette: i soggetti di ogni dipinto sono stati, infatti, persone reali fotografate in più di 20mila scatti. Grande ritrattista, Rockwell ha raffigurato la “sua” America per più di 60 anni continuando fino all’ultimo ad essere uno degli artisti più prolifici e apprezzati del Paese. Ogni sua immagine, dalla più retorica a quella leggera, ironica o critica dei costumi della società, nonostante fossero destinate ad essere riprodotte su una pagina, è stata dipinta ad olio: un piccolo capolavoro di sintesi tra intelligenza, perfezione tecnica e capacità artistica. “Saying Grace”, ad esempio, una copertina del «Saturday Evening Post» per il giorno del Ringraziamento (pagata all’epoca 3.500 dollari e donata dall’artista ad un amico), vale mille parole: una “provinciale” con il nipote al ristorante che prega, prima del pasto, sotto lo sguardo stupito dei presenti. L’altro dipinto, “The gossips” (vedi a pag.31), consiste in trenta arguti ritratti di coppie di persone (modelli trovati tra amici e conoscenti dell’artista) mentre spettegolano tra loro. Ogni faccia esprime un carattere! Nonostante il grande successo e la celebrità goduti in vita, il cruccio di Rockwell è stato quello di essere considerato un “illustratore” e non un artista tout court ma oggi, finalmente, anche i critici più severi, sono oramai costretti a riconoscerglielo.

Sopra: NORMAN ROCKWELL, modella del dipinto in basso Sotto: “The Problem we all live with”, 1964, olio su tela, 92x148 cm


3D BODY SCANNING Tutti conoscono l’aneddoto secondo il quale Michelangelo Buonarroti, contemplando la sua scultura finita del Mosè, abbia esclamato «Perché non parli?» picchiandone il ginocchio di marmo con il martello. Grazie al realismo delle forme e al virtuosismo anatomico, la statua appariva anche al suo autore talmente perfetta da sembrare viva. Il sogno di tutti gli scultori di realizzare l’opera perfetta vagheggiata da Michelangelo, si è concretizzato grazie al lavoro e agli esperimenti sviluppati fin dagli anni ‘90 dal finlandese Paavali Heikkilä. Cresciuto in pieno clima astratto, lo scultore ha sempre rifiutato i linguaggi dei colleghi che avevano abbandonato il tema della figura umana perché interessati alla distruzione o alla decostruzione delle forme. Heikkilä, in controtendenza, ha impegnato tutta la sua ricerca a modellare sculture di uomini

e donne quanto più possibile uguali alla realtà. Lo scultore, infatti, dopo un primo inizio più ceativo dal punto di vista specificamente artistico ha progressivamente indirizzato i suoi interessi verso un iperrealismo sempre pèiù spinto. Il grande salto è avvenuto con lo sviluppo delle tecnologie informatiche le quali hanno rivoluzionato gli strumenti offerti a chi voglia ottenere un certo tipo di risultati mirati alla massima verosimiglianza. I lavori di Paavali sono stati favoriti dalla prossimità con i laboratori di ricerca di una nota azienda finlandese desiderosi, a loro volta, di verificare sul campo, le potenzialità dei prodotti che stavano sviluppando segretamente negli anni 90. Tra questi, i sistemi di scansione tridimensionale ad una risoluzione 3D fino a 0,1 mm e un’accuratezza di 0,003 mm, di oggetti di grandi dimensioni come il corpo umano (vedi immagini in basso). In particolare,


PAAVALI HEIKKILÄ la possibilità di acquisire contemporaneamente alla forma tridimensionale anche l’immagine a colori dell’oggetto scansionato, ha consentito di produrre una texture che, applicata automaticamente al modello tridimensionale, permette di ottenere un modello virtuale identico all’originale e assolutamente realistico. La seconda fase di questo processo creativo è stata resa possibile a seguito dello sviluppo di stampanti 3D ad alta definizione, a colori e sempre più grandi, che hanno dotato il “body scanning” di uno strumento straordinario per riprodurre perfettamente l’oggetto scansionato. La scultura in scala reale dell’immagine a destra, dimostra come il passaggio dalla scansione al “prodotto finale”, garantisca una qualità dei dettagli assolutamente unica. E’ prevedibile che tutto ciò non potrà non avere delle conseguenze sulle future concezioni della scultura che, probabilmente, tenderà a suddividersi sempre più in due tendenze: da una parte un’astrazione ancora maggiore con la perdita di qualsiasi relazione con le forme conosciute e, dall’altra, un ritorno ad una nuova figurazione favorita dalle capacità di queste nuove tecnologie piegate ad una ricerca artistica di cui ancora non si conoscono le potenzialità. E’ certo che, almeno per ora, il fascino di un’assoluta perfezione mai vista finora, aprirà le porte ad una creatività tutta da inventare anche perché si associa sempre il concetto di “imperfezione” alla aleatorietà propria della manualità dell’artista. Il dibattito sarà con chi ritiene le macchine sempre inferiori allo spirito umano, libero, unico e, soprattutto, irripetibile, dimenticando che si era detta la stessa cosa dei computer che giocano a scacchi. Ma poi, l’uomo ha inventato macchine che imparano dai loro errori, modificando progressivamente i propri

“comportamenti” in corso d’opera. Non è improbabile pensare che, in futuro, sarà facile introdurre in modalità random, del tutto casuale e imprevedibile, anche quelle piccole imperfezioni che si ritengono specifiche di un lavoro umano manuale. Da quel momento, ogni singola opera realizzata dalla macchina sarà diversa dall’altra e, perciò, dotata dell’aura dell’unicità. Come sempre, ciò che conta non è la tecnica, ma il risultato finale.

23


SIMMETRIA DELLA BELLEZZA - 1° parte trica rispetto alla parte destra. Almeno, questa è l’impressione quando osserviamo il viso di chi ci sta di fronte - anche il nostro allo specchio - perché in una visione generale noi cogliamo l’organizzazione “geometrica” generale dell’insieme evitando di analizzare e confrontare i singoli elementi. Eppure, ad una verifica più attenta e approfondita consentita da un semplice artificio tecnico, scopriamo spesso con stupore, come la faccia delle persone non sia poi così simmetrica ma che, anzi, le due metà che la compongono, siano talmente diverse da dar vita a due nuovi individui con caratteristiche somatiche, ma anche psicologiche, assolutamente diverse. La funzione di corrispondenza, di coordinamento e di equilibrio di due parti simmetriche è visibile molto bene anche nel viso umano. Lo studio di questo fenomeno si esegue con un semplice fotomontaggio, tagliando un’immagine lungo il suo asse di simmetria verticale e rimontandola scambiando le due metà: unendo A con A e B con B, ottenendo rispettivamente AA e BB Rispetto alla foto originale del viso, che è una simmetria bilaterale, si ottengono così due nuove facce che sono due “simmetrie speculari”, in cui una parte, come in uno specchio, è l’immagine riflessa dell’altra. I due volti ottenuti, perfettamente simmetrici nel senso tradizionale della parola, non assomigliano più all’originale, ma neppure si assomigliano tra loro. Rispetto all’originale, i due nuovi volti hanno perduto l’orientamento spaziale. Il simpatico esperimento di accoppiare le due metà del viso con sé stesse, condotto sull’immagini di una nota e bella attrice, Angelina Joly, mette in luce quanto il concetto di simmetria sia illusorio. Il viso originale della Joly (vedi in alto a sinistra) è molto regolare e quasi perfet-

IL VISO SIMMETRICO Da sempre esiste un dibattito su pregi e difetti della simmetria. Da molti ritenuta innata nella mente umana, prima ancora che nella cultura, ha subìto attacchi pesanti con l’irruzione della modernità nelle arti, nell’architettura, nella musica ecc., al punto che il critico e storico Bruno Zevi, nei suoi saggi a sostegno dell’architettura “organica”, era arrivato a definire l’uso della simmetria indice di omosessualità. Eppure, è evidente che gran parte del mondo è basato sulla simmetria delle forme per ragioni che non sono estetiche ma strutturali. L’uomo, il mondo animale, minerale e vegetale presentano infiniti casi di simmetria semplice o complessa proprio perché garantisce risultati con il massimo dei benefici e il minimo dei costi. Quando viene al mondo, la prima cosa che il bambino vede è il viso della madre (e del padre, quando c’è) e quella forma simmetrica sarà il suo imprinting per tutta la vita: una figura in cui la parte sinistra della faccia è uguale e simme-

24


STORIA DELL’ARTE tamente simmetrico, almeno all’apparenza. Una volta sottoposto alla trasformazione, dà vita a due Angeline entrambe molto simili e regolari ma comunque diverse: la prima, di una bellezza dolce e morbida, l’altra, algida e altezzosa, con un taglio dell’occhio decisamente penetrante e inquietante. Anche la forma del naso, pur discostandosi poco da un lato all’altro, contribuisce a restituire due identità: non proprio un angelo e un diavolo, ma sicuramente due caratteri diversi che sembrano spiegare le due anime che convivono nella stessa persona. Forse, analizzando separatamente i tratti somatici asimmetrici che convivono nella stessa faccia, si potrebbero comprendere le molte personalità che esprimono la complessità interiore. Ad esempio, confrontando le tre Joly, l’originale e le sosia - due alter ego che albergano nello stesso corpo e nella stessa psiche - i risultati pur non eclatanti, comunque, sono tali da incuriosire e stupire l’osservatore. Senza scomodare concetti come quelli del Doppelgänger, il gemello maligno, oppure psicanalitici del conscio condizionato dall’inconscio, qualche dubbio potrebbe nascere sulle molte “facce” - esteriori ed interiori di una persona.

Gli stessi dottor Jekyll e mister Hyde sono la metafora di due soggetti opposti compresenti nel medesimo individuo: uno normale, razionale e sostanzialmente innocuo, il secondo un brutale assassino privo di freni inibitori. D’altronde, cos’è la schizofrenia se non lo sdoppiamento della personalità di cui, in qualche modo, tutti noi soffriamo. E chi, mentendo, nega questo fenomeno psichico, pensi a sé stesso mentre sta guidando nel traffico! Tutti due i nuovi visi, però, possiedono una peculiarità che si percepisce soprattutto a livello inconscio: sono troppo simmetrici, troppo perfetti e, come tali, inespressivi e inverosimili e, perciò, troppo poco “umani”. L’eccessiva perfezione attira ma non piace, è noiosa perché meccanica, aliena o, peggio, divina. Non è un caso che la Joly abbia spesso svolto il ruolo della Superdonna proprio per questa sua bellezza statuaria classica esagerata. Ovviamente queste simulazioni sulle “immagini” delle persone, non hanno nulla di scientifico e non dimostrano nulla se non che le apparenze ingannano e pochi sanno comprendere, razionalmente, il linguaggio segreto che il corpo trasmette.

25



Febbraio 2015, Anno 4 - N.02

News dal mondo NORMAN ROCKWELL

“Saying Grace”, 1951

pag. 28

NORMAN ROCKWELL

“The Gossips”, 1948

pag. 29

NORMAN ROCKWELL

“The young lady with the shiner”, 1953

pag. 30

NORMAN ROCKWELL

“Walking to church”, 1953

pag. 31

“American Style”, 2014

pag. 32

Omaggio a NORMAN ROCKWELL

27


NORMAN ROCKWELL, SAYING GRACE, 1951 olio su tela, 109x104 cm, venduto Sotheby’s, 2013 New York, $ 46.085.000 (33,9 milioni di euro)

28


29

NORMAN ROCKWELL, THE GOSSIPS, 1948, olio su tela 84x79 cm, venduto Sotheby’s, 2013, New York $ 8.453.000 (6,2 milioni di euro)


NORMAN ROCKWELL, THE YOUNG LADY WITH THE SHINER (black Eye), 1953, olio su tela, 86x76 cm

30


31

NORMAN ROCKWELL, WALKING TO CHURCH, 1953 olio su tela, 48x46 cm, Venduto Sotheby’s 2013 New York, 3.245.000 dollari (2,38 milioni di euro)



MEMORANDUM INDIRIZZO FIDA-Trento C/o arch. Paolo Tomio Via Cernidor 43 - 38123 Trento Tel. 0461 934276 INDIRIZZO MAIL Indirizzo Mail di FIDA-Trento è: info@fida-trento.com SITO FIDA-Trento Sito di FIDA-Trento è: www.fida-trento.com FIDA-Trento su FACEBOOK FIDA-Trento è presente con un sua pagina: www.facebook.com/fida.trento?ref=tn_tnmn

IMPORTANTE Per ragioni fiscali e contabili, TUTTI i versamenti (ad es. l’iscrizione, la quota annuale, partecipazioni a mostre o eventi FIDA ecc.) dovranno essere effettuati sul conto corrente della FIDA-Trento: Volksbank-Banca Popolare dell’Alto Adige - Piazza Lodron 31 38100 Trento IBAN: IT47 B058 5601 8010 8357 1214 752 NB! INSERIRE SEMPRE LA CAUSALE (es. iscrizione 2014) Poiché questo Conto Corrente dovrà essere utilizzato sempre, si consiglia di stamparlo e di tenerlo sul computer in una cartella FIDA Segretario-tesoriere: Nadia Cultrera - nadia.cultrera@alice.it

QUOTA DI ISCRIZIONE PER L’ANNO 2015 E’ stata mantenuta la quota d’iscrizione di euro 50.00 Il versamento dovrà essere effettuato con la causale: ISCRIZIONE ANNO 2014

PAOLO TOMIO, Omaggio a NORMAN ROCKWELL “American Style”, 2014 fine art su tela, 90x63 cm



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.