PERIODICO della FIDAart N.6 - Giugno ANNO 2014
FIDAart
In copertina: Maurizio Giongo, Essenza, 2009, acciaio inox, porfido,30x30x30cm
06
FIDAart sommario Giugno 2014, Anno 3 - N.6
Editoriale
Viva la FIDA - 2° Dialogo
pag. 4
Politiche culturali
Politica Culturale Trentina
pag. 5
Intervista ad un artista
Maurizio Giongo
Mercato dell’arte?
Jean-Michel Basquiat
pag. 20-21
Handbook of minimal art
Do it yourself
pag. 22-23
Storia e arte
Arte bestiale - 1° parte
pag. 24-25
Arte Timbrica
Prima esposizione - Torre Mirana
pag. 26-27
pag. 6-19
News dal mondo Jean-Michel Basquiat
“Tenor”, 1985
pag. 30
Jean-Michel Basquiat
“Untitled”, 1982
pag. 31
Jean-Michel Basquiat
“Mecca”, 1982
pag. 32
Jean-Michel Basquiat
“Yellow tar and feathers”, 1982
pag. 33
“Incubi metropolitani”, 2014
pag. 34
Omaggio a Jean-Michel Basquiat
Copyright FIDAart Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare
EDITORIALE
VIVA LA FIDA - LA FIDA E’ VIVA 2° DIALOGO - 29 maggio 2014 BOOKIQUE Caffe’ Letterario Parco della Predara Prosegue l’iniziativa della FIDA, Federazione Italiana degli Artisti-Trento in collaborazione con Bookique Caffè Letterario con il secondo degli incontri-esposizioni mensili tra due suoi soci all’interno del ciclo denominato “Viva la FIDA”. Il 2° Dialogo CASSIA RAAD/DIEGO BRIDI sarà presentato da Aldo Pancheri il quale illustrerà i godibilissimi lavori a mosaico della giovane Cassia, artista che ha portato una ventata di luce, colore e sole brasiliani e i dipinti naives e dai toni delicati di Diego Bridi, artista che opera da tanti anni in Trentino. Il pubblico potrà intervenire con domande per chiarire o approfondire i linguaggi utilizzati e i temi trattati. In particolare, visto che il mosaico non è molto diffuso localmente, qualcuno potrebbe essere interessato ad approfondire le problematiche di questa tecnica Con cadenza mensile seguiranno poi gli altri Dialoghi che, dopo un primo inizio faticoso, sono arrivati a sei in modo da arrivare fino a dicembre. L’impegnativa programma di ben otto Dialoghi è andata oltre le più rosee aspettative poiché impegna direttamente sedici di soci in mostre-incontri autogestiti - e autofinanziati - finalizzati non solo alla promozione degli artisti stessi ma, anche e soprattutto, ad allargare il dialogo con il pubblico sul senso e il significato del fare arte oggi. Di questi tempi vale l’invito di Gramsci che scriveva: “Bisogna contrapporre al pessimismo della ragione l’ottimismo della volontà.” Viva la FIDA - PROGRAMMA 2014 19 giugno: Francesca Libardoni e Stefania Simeoni 17 luglio: Nadia Cultrera e Roberto Piazza 18 settembre: Barbara Cappello e Alessia Feeela Carli 16 ottobre: Giovanni Anderle e Silvia Turri 20 novembre: Sarah Mutinelli e Doris Cologna 18 dicembre: Stefano Benedetti e Renato Sclaunich Paolo Tomio 4
POLITICHE CULTURALI
P.C.T. ovvero POLITICA CULTURALE TRENTINA Le elezioni provinciali si sono concluse a fine ottobre 2013 e l’11 novembre è stato nominato il nuovo Assessore alla cultura (oltre che cooperazione, sport e protezione civile) Tiziano Mellarini. Da allora, dopo quasi sette mesi, molti stanno attendendo un programma, un’idea, un segnale sul settore della cultura che, nonostante tutto, rimane ancora, assieme al turismo, una delle carte che il Trentino potrà giocare in futuro. L’edilizia ha perso migliaia di addetti, il commercio è in calo costante da anni, l’industria viene sovvenzionata direttamente o indirettamente pur di mantenerla in loco: tutte attività che è assai improbabile possano ritornare ai livelli del passato in tempi brevi. E’ vero che ormai il denaro è poco, i consumi crollano e, di conseguenza, anche il mondo della cultura soffre e fatica. Ma, d’altronde, come si danno le sovvenzioni a imprese decotte solo per mantenere in vita un’occupazione assistita, così si dovrebbe prendere atto che le capacità e le competenze di decine di migliaia di giovani diplomati e laureati potrebbero essere utilizzate, non solo per garantire loro un reddito di sopravvivenza, ma anche per tentare di utilizzare e rilanciare ener-
gie nuove e fresche per il futuro. Chi ha a che fare con la burocrazia pubblica sa che è un macchina sovradimensionata, in gran parte autoreferenziale, finalizzata alla gestione di una mole crescente di pratiche che essa stessa contribuisce a inventare e ad alimentare. Il mercato privato è asfittico, rigido, ottusamente costoso e farraginoso anche in conseguenza del monopolio di un apparato burocratico teutonico troppo simile a quello borbonico nazionale. La deregulation promessa da Malossini già trent’anni fa è diventata oggi una iperregulation che rallenta qualsiasi iniziativa autonoma e innovativa riportandola sempre alla tetta della Provincia, mamma e matrigna a cui tutti noi ci siamo abituati a dipendere, economicamente ma, soprattutto, psicologicamente. In anni di crisi economica, occupazionale e sociale, un assessorato alla cultura, ma non solo, può limitarsi all’ordinaria amministrazione gestendo l’esistente come nel passato, o non dovrebbe tentare di ripensare e reinventare un modello che è entrato in sofferenza? Magari sentendo, incentivando e coinvolgendo di più le forze presenti sul territorio? Già ridurre la burocrazia sarebbe una vera rivoluzione che il Trentino potrebbe esportare nel resto d’Italia. Ma forse è un’utopia. 5
6
Intervista a MAURIZIO GIONGO Nella rassegna degli artisti astratti trentini non poteva mancare Maurizio Giongo, pittore e scultore che ha svolto gran parte della sua ricerca in un ambito improntato ad un’arte essenziale, evocativa. Dopo gli inizi di matrice informale o espressionista, il suo interesse si è progressivamente spostato dalla sperimentazione libera verso una costante riduzione dei temi trattati privilegiando il colore e anche il gesto, purché sempre controllato all’interno di spazi ben definiti. Il suo è un linguaggio interessato a trasmettere suggestioni sottili che gioca contemporaneamente su più piani: da una parte un mondo carico di riferimenti naturalistici ed organici, morbido, mosso e vibrante, dinamico e delicatamente seducente; dall’altra, figure geometriche pure, bidimensionali, caratterizzate da campiture piatte con colori monocromi, una sorta di monoliti autosufficienti. Il dualismo tra i due linguaggi racconta della crisi dell’uomo moderno oscillante tra la ricerca della libertà naturale e l’ordine della razionalità. Maurizio è interessato ad un “metodo” in cui istinto e rigore avanzino di pari passo con un approccio sensibile e attento alle minime variazioni e dettagli affinché, dal confronto tra queste due anime, possa arrivare all’equilibrio e all’armonia. Anche nelle sue sculture, Maurizio affronta con la stessa coerenza il problema del volume e dello spazio tridimensionale costruendo vere e proprie architetture definite da cornici geometriche, entro le quali si muovono plasticamente forme dinamiche assolutamente simili alle sue pennellate. Paolo Tomio A sinistra: Figura, 1987, acrlico su tela, 120x80 cm
In basso: Paesaggio, 2012, olio su tela, 80x120 cm
7
La conoscenza di sè, 2000, olio su tavola, 40x80 cm
non fu un fatto immediato. Prima, per anni, mi sono dedicato alla fotografia, dalla ripresa alla camera oscura; le foto sono comunque rimaste nei cassetti. Le mie prime uscite “pubbliche” sono state delle performance, o eventi come si dice ora, realizzate in collaborazione con altri: per esempio “Artdessert” presentato con Gloria Canestrini e Romano Furlani al palazzo delle Albere (Il museo e la sua immagine) con opere grafiche di cioccolata stampata su cialda e con il pubblico invitato a nutrirsi d’arte. Invito raccolto con scomparsa quasi immediata delle opere. Oppure “Boxing The Drums” musica, foto, cinema e installazione con Tony Rusconi e Gloria Canestrini presentata al festival di Lubiana, alla Biennale di Parigi, Marsiglia, Rovereto e Pergine Spettacolo Aperto.
Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti alla pittura? Ho iniziato durante gli ultimi anni del liceo, ma ho subito lasciato per dedicarmi alla la musica, vera passione di quegli anni. Nei primi anni settanta ho iniziato con Gloria Canestrini l’attività di stampatore d’arte. La prima tecnica di stampa che appresi fu la serigrafia: ci interessava molto la possibilità di realizzare velocemente e con scarsi mezzi, grandi stampe a colori: avevamo visto l’esperienza degli studenti a Parigi durante il Maggio ‘68. Non solo. C’era la pop art, con le serigrafie di Wahrol e Liechtenstein, l’invasione optical di Vasarely. Fare la stampa d’arte mi ha riavvicinato alla pittura, anche per il fatto di conoscere e frequentare molti artisti che si rivolgevano a me per realizzare le loro grafiche. Però la ripresa della pittura
Quali sono stati le correnti artistiche e gli 8
artisti che più ti hanno influenzato?
nazionali?
All’inizio non avevo preferenze, guardavo tutto e tutti. Poi col tempo il mio interesse si è orientato verso artisti dell’area astratta, in particolare Vedova (di cui ho frequentato l’aula di pittura nell’Accademia di Venezia), Afro Basaldella, Hartung, Ben Nicholson, Rothko, ecc. Un viaggio in bilico tra l’espressionismo e la pittura analitica. Lo sguardo è comunque a 360 gradi. Altri artisti che hanno lasciato il segno sono stati Piero della Francesca, Michelangelo pittore, Gli acquarelli di Turner, le Carceri di Piranesi, Francis Bacon, Melotti, Kapoor. E’ chiaro che non esiste solo un inizio in cui si è influenzati, ma anche quando ormai si possiede una propria identità, un proprio segno e poetica artistica si attinge e ci si confronta continuamente.
Soprattutto gli artisti che frequentavano la stamperia: Aldo Schmid, Luigi Senesi, Diego Mazzonelli, Mauro Cappelletti, Gianni Pellegrini, Romano Furlani, Annamaria Gelmi, Bruno Colorio tra gli artisti della “provincia”, Luigi Veronesi, Giovanni Korompay e Ottavio Giacomazzi tra i “fuori provincia”. Intendo qui “provincia “ come luogo di origine perchè sono tutti artisti di respiro nazionale. Con quasi tutti loro ho stretto amicizia oltre a condividere esperienze e manifestazioni artistiche. Con Mauro Cappelletti condividiamo l’ amore per la stampa e questo ci ha portato ha fondare con Gloria Canestrini e Manuela Baldracchi il Museo della Stampa d’arte di Villalagarina e adesso a collaborare con il museolaboratorio della Biblioteca civica di Rovereto diretta da Gianmario Baldi. Degli artisti citati
Hai conosciuto o frequentato artisti locali o
Tra gli olivi , 2011, olio su tela, 120x150 cm
vorrei ricordare in particolare Giovanni Korompay che ha trascorso i suoi ultimi anni prima a Folgaria poi a Rovereto. Guardare a fondo le sue opere per realizzare le sue serigrafie mi ha insegnato moltissimo sul colore. Le sue composizioni astratte sono, a mio parere, il corrispettivo delle “bottiglie” di Giorgio Morandi. La stessa tenuità e intensità del colore, la vibrazione intima del colore, la magia della pittura. Credo che un attenta rilettura e riproposizione della sua opera sarebbe doverosa.
Nel corso della tua attività quali tecniche artistiche hai sperimentato? Per quanto riguarda la mia ricerca artistica, fino a metà degli anni ’80, come ho detto
Incantamento, 2010, olio su tela, 120x180 cm
prima, ho lavorato con la fotografia, installazioni e performances. Poi ho “ripreso” a dipingere: prima con resine acriliche, smalti e pastelli poi con l’olio. Dalla fine degli anni ‘90 mi sono dedicato alla scultura intesa come costruzione di forme e disegno nello spazio, utilizzando acciaio, rame, ottone ma anche cartone e legno.
Stranamente, pur gestendo una stamperia d’arte non hai sviluppato la tua attività artistica personale in quel settore e con quelle tecniche? Qualcosa ho certamente fatto anche utilizzando le tecniche di stampa, ma essendo per la maggior parte del tempo impegnato in “lavori altrui” cercavo in altri settori (la fotografia prima e la pittura poi) uno spazio espressivo di maggior libertà e che venisse
incontro al mio desiderio di affrontare nuove tecniche. Adesso mi sarebbe difficile, senza più le attrezzature, fare delle serigrafie, e il mio interesse ora, nel campo della stampa, è rivolto alla xilografia, che, guarda caso è la tecnica che ho utilizzato meno nella stamperia.
Oggi, cosa ti interessa e cosa non ti piace dell’arte contemporanea? C’è stato in questi anni lo sdoganamento delle tecniche e dei media utilizzati nell’arte, nonchè un mescolamento e utilizzo di mezzi un tempo legati ad un linguaggio specifico: musica, teatro, cinema ecc. Questo rappresenta sicuramente un aspetto positivo nella ricerca di nuovi linguaggi ma nello stesso tempo, non avendo ancora noi gli strumenti di valutazione, siamo di fronte ad una enorme produzione artistica che per imporsi si “appoggia” ad elementi che poco hanno a che fare con l’opera d’arte: si punta sulla spettacolarità, lo stupore, la tecnologia oppure si fa della sociologia, della politica o ancora si fa del proprio vissuto quotidiano una documentazione piatta e insignificante. A questo proposito ricordo sempre una mostra vista in un museo a Bolzano, ma ce ne sono state molte altre in altri luoghi, dove l’ “artista” esponeva i verbali dei consigli di classe da lui frequentati (sic!). Forse bisognerebbe infomare gli insegnanti di quanta esperienza artistica sono protagonisti. Ho l’impressione che molto spesso l’attenzione non sia sull’opera e il suo pensiero, ma su chi produce l’opera e la conseguenza è che non si lavora per comunicare ai contemporanei e lasciare un opera ai posteri ma solo per definire una posizione nella scala sociale. La conoscenza di sè, 2000, olio su tavola, 80x40 cm 11
Ricordo, 1999, olio su tela su tela, 100x120 cm
naturale ci appare come tale.
Prima si approdare al linguaggio astratto hai frequentato anche forme più classiche di espressione?
Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile?
Solo all’inizio i miei lavori erano legati alla figurazione. In ogni caso anche nell’elaborazione di forme astratte pongo sempre attenzione alla natura che è fonte di ispirazione per ritmo ed equilibrio compositivo delle forme e dei colori. Succede così che un’opera pur nascendo astratta suggerisce elementi di natura e pur non venendo dal
Non saprei, o meglio, ritengo che lo stile sia un insieme di elementi (forme, colore, tecnica di lavorazione, temi trattati, ecc.) che presuppongono comunque la conoscenza del percorso creativo dell’artista. Voglio dire che ci sono artisti che evolvono la propria ricerca con minime variazioni, mentre altri 12
(e forse mi ritrovo fra questi) avvertono un’urgenza di sperimentare nuovi linguaggi con una certa frequenza. Se prendiamo ad esempio un artista sicuramente riconoscibile e famoso come Pablo Picasso, trovo che la sua riconoscibilità viene dalla conoscenza del suo lavoro, altrimenti opere di periodi diversi ( blu, cubista) difficilmente verrebbero riconosciute come dello stesso autore.
Da cosa dipende il tuo interesse per l’uso di tinte non comuni (pervinca, arancio, verdi -blu) o per la combinazioni di colori difficili da accostare (marrone con il blu)? Credo che non esistano colori brutti o di difficile accostamento. Esistono per ciascuno di noi delle preferenze e forse le tinte “ambigue” hanno maggior mistero.
A tuo avviso, quanto è importante la conoscenza delle tecnica per un artista? Sicuramente la conoscenza della tecnica permette all’artista di ottenere ciò che desidera e quindi più ampia libertà creativa, anche trasgredendo le regole; ma deve in qualche modo rimanere nascosta, non sovrapporsi all’opera, altrimenti rimane un esercizio di abilità. C’è poi da dire che il prodotto artistico, come qualsiasi altro, è frutto di una combinazione di capacità e tecnologia: più aumenta la tecnologia meno capacità è necessaria e viceversa. Pensiamo alla differenza tra la matita e la macchina fotografica digitale.
Attimo, 2008, acciaio inox, H 8 mt 13
Limite, 2010, acciaio, 150x200x40 cm
Ti interessa rappresentare nelle tue tele concetti, emozioni o cos’altro? Sei interessato ad un “messaggio” nell’opera?
sempre univoco, non esplicito (se ve ne è uno esplicito è probabile che non sia quello significativo). Il pensiero può essere nel soggetto rappresentato, come nella forma o nel uso del colore ecc. o in tutto questo insieme. L’emozione è elemento non rappresentato ma suscitato, ed è necessario a dar forza all’azione del pensiero. Anzi è proprio attraverso l’emozione che l’opera penetra in noi, vi si installa e si rivela nel tempo.
Penso che il concetto o pensiero debba esserci necessariamente nell’opera: non
Cosa manca al Trentino per poter essere più
Naturalmente la qualità artistica dell’opera dipende dal talento e dalla creatività dell’artista.
14
presente sul mercato esterno? Non saprei, non sono un esperto del mercato. Forse qualche milione di abitanti in più. Il Trentino è una piccola realtà ma ha sempre dato un contributo al mondo dell’arte: dagli allievi della Realschule dei primi anni del ‘900 Depero, Garbari, Moggioli, Wenter Marini, Iras e Luciano Baldessari a Melotti a Schmid e Senesi. Oggi forse le regole del mercato sono diverse e si fa più fatica o forse non siamo all’altezza dei vecchi maestri?
Segui la “politica culturale” trentina: pensi che si possa fare di più e meglio per il settore artistico?
una riduzione e una concentrazione su quelli di maggior peso (vedi Mart, Muse), mentre molte attività si reggono quasi unicamente sulla buona volontà dei promotori e dei volontari. Cito ad esempio Arte Sella (manifestazione riconosciuta a livello internazionale) e la Biblioteca Civica di Rovereto con il suo laboratorio Il Riccio.
Qual è rapporto vedi tra la tua pittura e le sculture che realizzi? Quando ho iniziato a realizzare sculture, mi sembrava che fossero molto distanti dai quadri che dipingevo nello stesso periodo. Non me ne sono preoccupato, sentivo che quella nuova esperienza doveva essere libe-
Esiste una certa attenzione agli eventi culturali ma come per i finanziamenti c’è Paesaggio, 2011, olio su tela, 80x120 cm
La misura del tempo, 2002, olio su tavola, 60x80 cm
non ci viene in mente nessuna “correzione o variazione” possibile, così come la verità, se è tale, è unica.
ra, non sottostare a vincoli dettati da percorsi già fatti. Ora però vedo che c’è un certo avvicinamento perlomeno negli elementi ispiratori.
E, per finire, cosa è per te l’arte? E chi è l’artista? L’artista è comunemente considerato un creatore, l’individuo da cui nascono nuove forme, linguaggi, esperienze, eventi che pongono qualcosa di “vero” nel mondo. In questo egli però è strumento. Strumento di cui si avvale il disvelarsi dell’evento verità.
Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori? E’ una domanda estremamente impegnativa, perchè presuppone un valore assoluto, mentre sappiamo che i canoni estetici mutano e si evolvono; inoltre possiamo assistere in natura a visioni e immagini di bellezza. Penso che sia più facile spiegare la non bellezza. Credo che sia la verità o meglio l’evento di verità ciò che definisce l’opera d’arte. Di fronte ad un’opera d’arte
A destra: Passaggio segreto, 2007 olio su tela, 180x120 cm 16
Nel 2005 Realizza “La Ginnasta” opera plastica
monumentale,
vincitrice
del
concorso, presso la palestra di Predazzo. Nel
2008
realizza
l’opera
“Attimo”
vincitrice del concorso di Villazzano. Dal 1989 al 2010 è docente di tecniche incisorie presso l’Istituto d’Arte F. Depero di Rovereto. Vive e lavora a Isera (TN), loc. Patone, via dei Ciliegi 2 - cell.3483215926. mail: giongom@studio10arte.it Principali esposizioni Personali 1980 Le travail d’un artisan de l’Art, Atelier Corti-Pellier, Paris. 1982
Boxing
the
drums,Theatre
du
Merlan, Marseille. 1983 Video CD 83, Cankarjev dom, Ljubljana. 1987
Galleria
Improvvisazione
Prima,
Trento. MAURIZIO GIONGO
1989 Galerie im Traklhaus, Salburg. Archivio del 900, Rovereto.
Nato a San Candido (Bz) il 23.12.1947.
1990 Kunst Depot, Wien.
1972 Laurea in Sociologia preso la facoltà
1991 Galerie Gaudenz Pedit, Lienz.
di Scienze sociali dell’Università di Trento.
Parco della Mignola, Hotel Bellevue,
Nel 1973 fonda e dirige le Edizioni d’Arte
Malcesine.
“AreaStudio” e la stamperia annessa. Dal
Galleria UnaArte, Fano.
1976 al 1982 si dedica in particolare alla
1992 Galleria Pancheri, Rovereto.
ricerca fotografica.
1993
Nel 1982 sperimenta altri linguaggi e
Trento.
realizza Boxing the drums, installazione
1995 Galleria Arts Nouveaux, Verona.
con
2000 Galleria Maria am Sand Vornbach
performances
di
improvvisazioni
Galleria
Improvvisazione
Prima,
musicali di Toni Rusconi e immagini
am Inn.
multimediali
2003 Malga Cimana, Villalagarina, Trento.
di
Gloria
Canestrini.
Frequenta i corsi di Emilio Vedova presso
2006 Spazio Gi, Suvereto, Livorno.
l’accademia di Venezia.
2007 Studio 53 arte, Rovereto, Trento.
Nel 1999 fonda (con Gloria Canestrini,
2008 Studio 10 Malcesine s/Garda.
Manuela Baldracchi e Mauro Cappelletti)
2010
e
Scaligero, Malcesine s/Garda.
dirige
il
GAMS,
(GalleriaMuseo
Segni
nello
spazio,
Castello
dell’Arte della Stampa) che si propone di
2011 Nel segno del tempo, Castel Corno,
promuovere la conoscenza e la pratica
Isera Trento.
della stampa d’arte.
2011 Reitbahn 3 , Ansbach 18
Collettive
Tutti i numeri 2012-2013
1982 Il Museo e la sua immagine, Palazzo
della rivista FIDAart
delle Albere, Trento
sono scaricabili da:
XII Biennale de Paris, Petit Palais,Paris.
www.fida-trento.com/books.html
1986 Aponia, Galleria Meta, Bolzano. 1988 Situazioni, Arte in Trentino dal 1945 Palazzo delle Albere, MART Trento.
Tutti i numeri 2012-2013
1989 Internazionale d’Arte Contempo
della rivista FIDAart
ranea
sono sfogliabili su:
Galerie Synthese, Milano. Art 20 ’89, Galerie Synthese, Basel.
http://issuu.com/tomio2013
1991 Internazionale d’Arte Contempo ranea Galerie Pedit, Milano.
FIDAart
1995 Gruppe91, St.Anna Kapelle, Passau.
copertina del N.6 2014 Periodico di arte e cultura della FIDAart
Gruppe91, Palazzo dei Capitani, Malcesine s/G. Gruppe91, Palazzo DeProbizer, Isera. 1996 Parz - Kontakte 96, Schloß Parz, Grieskirchen.
Curatore e responsabile
1998 Passaggi segreti, Palazzo Libera, Villa Lagarina. 2000
Tracce
di
un’identità,
Paolo Tomio
Palazzo
DeProbizer, Isera.
FIDAart
2003 Formato Arte, Spazio ex Michelin Trento. Gruppe91 Galleria Maria am Sand Vornbach am Inn. Arte Trentina del ‘900 Palazzo Trentini, Trento. 2003 Situazioni, MART, Rovereto. 2008 Formato Arte, Capolinea under PERIODICO della FIDAart N. 3 - Marzo ANNO 2014
ground, Manifesta7, Trento. Scritti di Luigi Serravalli, Gabriella Belli, Fiorenzo Degasperi, Riccarda Turrina, Danilo
Eccher,
Maurizio
Scudiero,
Mario Cossali, Giovanna Nicoletti,Paola Pizzamano, Helmut Wagner
19
MERCATO DELL’ARTE ?
JEAN-MICHEL BASQUIAT (1960-1988) DUSTHEADS, 1982, acrilico, pastelli a cera, spray, vernice metallizzata, 183x213 cm CHRISTIE’S, 15 Maggio 2013, New York Stima: 25.000.000 - 35.000.000 $ Venduto: 48.843.750 dollari Nel corso dell’asta di Christie’s del 2013, (la più alta nella storia, con vendite per 495 milioni di dollari), Dustheads ha toccato il massimo record per Basquiat: stimata dai 25 ai 35 milioni, è stata battuta a quasi 49 milioni di dollari (35.750.000 Euro) portando questo pittore tra gli artisti più pagati al mondo Nato a Brooklin-New York da padre haitiano e madre portoricana, Jean-Michel Basquiat incarna tutte le caratteristiche del mito americano dell’eroe: giovane ribelle, creativo, bello e sexi, sensibile, famoso ma infelice e, infine, destinato al fallimento o all’autodistruzione. Oggi è un’icona dell’immaginario collettivo come Pollock, James Dean, Jim Morrison, Marylin Monroe, Jimi Hendrix, tutti scomparsi prematuramente e tragicamente.
La vita di Basquiat è stata come una cometa: è apparsa improvvisamente nel cielo e, altrettanto rapidamente si è bruciata quando, dopo vari tentativi di disintossicazione e cure per i suoi disturbi psichici, muore per overdose di eroina a 27 anni. Bambino precoce e dotato ma con difficoltà verso i metodi di apprendimento, parla e scrive in inglese, francese e spagnolo, subisce un grave incidente stradale che lo segnerà nel fisico; dopo il divorzio dei genitori, abbandona gli studi e scappa di casa vivendo alla giornata da solo. Le sue prime esperienze sono come musicista, attore e poi writer (graffitista) nella nascente Street Art raggiungendo una certa notorietà con il nome SAMO. Inizia l’attività artistica vera e propria quando nel 1983 conosce Andy Warhol e riesce ad entrare nella sua Factory, centro della Pop Art, diventando in breve tempo una star di fama internazionale. Accettando e innalzando il figlio di immigrati dai Caraibi - primo e unico artista nero - ai massimi livelli, l’establishment assorbe così i
JEAN-MICHEL BASQUIAT fermenti politici e culturali di gruppi multietnici antagonistici portandoli nel grande alveo del mercato. Autodidatta, dipinge in modo (volutamente) infantile, primitivo, privo di tecnica, da “artista analfabeta” come si definiva; eppure, sono proprio l’innocenza, l’immediatezza, il tratto elementare e ingenuo, i materiali poveri e di recupero, elementi caratteristici dell’arte Primitiva, dell’Art brut e della Pop art che lo rendono immediatamente riconoscibile. Altra sua invenzione originale è l’uso della scrittura: inserisce nelle tele frasi, numeri, simboli e commenti spesso incomprensibili. Libero dai condizionamenti della cultura, Basquiat elabora un suo personale linguaggio “pop” a metà strada tra il graffito di strada, i cartoons e un primitivismo carico di riferimenti all’arte africana, “dipingendo con la forza di un espressionista tedesco le storie di un giovane nero in un quartiere nero”. Come molti grandi musicisti folk i quali, senza aver studiato e saper leggere la musica, suonano in modo istintivo, intuitivo, ma originale, così nel suo percorso artistico Basquiat ha raccontato la propria vita: la rabbia dei neri d’America, gli eroi afroamericani: Malcolm X, Miles Davis, Cassius Clay, incarnando più di ogni altro lo spirito del tempo nel dare voce alla cultura della strada, alla musica rap, all’Underground, alla vita trasgressiva di New York. Nei suoi dipinti c’è la droga, il sesso, il razzismo, l’emarginazione, la musica, la cultura della strada, l’ingiustizia, i simboli della società di massa: manca solo la gioia o anche solo la serenità. Le figure comico-grottesche di questo ragazzo sono sempre inquietanti e trasmettono un vissuto popolato da mostri e incubi: la morte è sempre presente sotto forma di teschi, scheletri, maschere, zombie e riti voodoo. Una visione
del mondo derivante sia dallo spiritualismo della sua eredità haitiana ma anche, e soprattutto, dalla storia familiare, dalle esperienze personali, dalla perdita dell’amico Haring per AIDS e poi, nel 1987, del suo mentore e maestro Warhol. Nel corso di soli otto anni di attività artistica Basquiat è riuscito a produrre mille dipinti più altri due o tremila lavori su carta. Nel 1988, con la tragica scomparsa, la sua stella si spegneva e anche la sua pittura scompariva dal mercato artistico per un lungo periodo. 21
HANDBOOK OF MINMAL ART
Interessante iniziativa da parte della Company ATTP, “Art To The People”, un gruppo autogestito americano il quale, resosi conto di un problema apparentemente secondario ma, invece, estremamente reale e diffuso tra gli artisti, ha creato un grande deposito pluripiano in un loft a Manhattan in cui è possibile acquistare direttamente gran parte dei materiali industriali utilizzati dagli artisti per realizzare le loro opere oppure ordinarli a catalogo via internet e riceverli per posta. Si tratta di una domanda relativamente recente anche se oramai di dimensioni estese perché riguarda ampi settori artistici
che fanno uso per le loro creazioni di materiali non tradizionali o convenzionali, se non assolutamente innovativi, perché attinenti alle più diverse aree merceologiche . Percorrere i grandi spazi del magazzino traboccanti di ogni ben di dio, per l’artista, è fonte infinita di stimoli e di idee perché equivale a visitare un immenso museo di arte minimalista in cui tutto è a portata di mano e disponibile ad ogni nuova invenzione. Per semplificare le operazioni di individuazione, scelta e ordinazione è stato predisposto un catalogo molto particolare unico nel suo genere, l’“Handbook of Minimal Art”, sottotitolo Do it yourself, un manuale di arte minimale contenente per ognuno delle migliaia di oggetti in commercio una scheda di facile consultazione, le sue caratteristiche fisiche e meccaniche, nonchè il codice per predisporre gli ordini e i relativi prezzi unitari. Il manuale offre già oggi un repertorio di oltre diecimila manufatti e oggetti pronti per l’uso o, se si preferisce, ready made. E’ possibile anche utilizzare online un raffinato e intuitivo software 3D con il quale, modificando i parametri l’artista può ottenere delle simulazione con tutte le possibili combinazioni dimensionali e cromatiche, visualizzando e stampando alla fine l’installazione prescelta. Esiste anche un laboratorio che si incarica di lavorare tutti i tipi di materiale, tagliando, saldando, incollando e sottoponendoli ai tratta-
DO IT YOUSELF menti econdo i progetti e le indicazioni dei clienti. Chiunque può realizzarsi ad un normale prezzo di vendita all’ingrosso le copie perfette di “sculture” composte sostanzialmente da ready-made, cioè oggetti fatti e trovati, come quelle di Richard Serra, Carl Andre, Donald Judd, Robert Morris, Walter De Maria o altri artisti minimalisti scomparsi o viventi. L’installazione di Carl Andre di 2 metri per 2 metri, composta da 100 lastre da cm 20x20x0,5 di rame naturale per edilizia semplicemente accostate a terra, venduta nel 2013 da Sotheby’s per 2.65.000 dollari, potrà essere realizzata - esattamente uguale - per duemila dollari. Oppure, chi ami le lamiere di acciaio di Serra, sarà in grado di autocostruirsi le stesse sculture e di qualsiasi dimensione ad un millesimo del prezzo. Ovviamente senza le certificazioni di autenticità degli artisti. Sembra che, ormai, diverse gallerie espongano (e vendano) i manufatti acquistati direttamente da ATTP piuttosto che quelli del tutto uguali - di noti artisti minimalisti. E’ prevedibile un acceso dibattito sulle implicazioni culturali ed i riflessi economici che avranno sul mercato queste “copie” non firmate di oggetti industriali seriali. Lastre di acciaio tagliate a misura A destra in basso: showroom ATTP con tipologie di manufatti e materiali Piastra di acciaio naturale Feltri sintetici a misura Prefabbricati in c.a. modulari Cubetti di pietre a scelta Travi in legno a sezione quadrata Blocchi beton per edilizia Lingotti in fusione alluminio Barre di acciaio inox sezioni varie
ARTE BESTIALE - 1° parte
Un giorno, qualche psicanalista dovrà spiegare perchè si è sviluppato in questi anni un importante filone in cui gli animali sono diventati soggetti, involontari e incolpevoli, degli esperimenti di molti artisti contemporanei. Storicamente, sono sempre stati presenti nelle varie forme artistiche: i gatti o i cagnetti delle signore, i destrieri dei nobili, le bestie dei contadini, la cacciagione dei cuochi, gli animali esotici delle wunderkammer ecc. Gli animali possiedono un fascino che è stato a lungo studiato, amato e rappresentato dagli
artisti che ne hanno apprezzato la bellezza così speciale anche se gli uomini hanno mantenuto nei loro confronti un atteggiamento di puro sfruttamento considerandoli, grazie anche agli dettami della Bibbia, delle cose messe a loro servizio da Dio. «Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». (Genesi 26) Fatti l’uomo e la donna, «Dio disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra». (Genesi 28). Il commento dei poveri animali, che avevano sentito ciò che Dio diceva, fu: iniziamo bene! Insomma, l’uomo ha sempre ritenuto un suo diritto - poiché sanzionato dal Creatore - sottomettere, sfruttare, scannare, strippare tutto ciò che volava, strisciva, nuotava, e camminava con due o quattro zampe. Gli animali hanno dovuto «farsi dominare» dal genere umano che, forte della legge del più forte, li ha visti sempre e solo come carne, pelle, ossa, interiora e non come esseri viventi, dotati di pensiero ed emozioni.
STORIA E ARTE
E gli artisti, che dovrebbero essere dotatI di una sensibilità su questioni etiche e culturali meno acriticamente appiattita, cosa hanno da dire su questa comunità immensa - in realtà maggioranza sul nostro pianeta - che dovrebbero possedere lo stesso nostro diritto di vivere in questo mondo, visto che l’uomo è un loro parente neanche tanto alla lontana? Gli artisti, hanno cominciato recentemente ad interessarsi agli animali non più per rappresentarli nei dipinti o nelle sculture ma esponendoli direttamente così come sono: vivi o morti. Le ragioni di questa svolta sono le più varie: chi per omaggiarne la bellezza intrinseca, chi per sfruttarne le caratteristiche materiche, estetiche o simboliche, chi per denunciare il loro sfruttamento, chi per provocare dei sentimenti o delle emozioni più o meno nobili. Ecco allora i quadri composti da meravigliose e delicatissime ali di migliaia di farfalle policrome creati da Damien Hirst. Oppure i quadri, le installazioni e le sculA sinistra: Damien Hirst - opere con farfalle A destra: Jan Fabre opere con scarabei
ture “concettuali” di Jan Fabre ottenute con le corazze metalliche luminescenti e cangianti di milioni di scarabei (da lui profondamente ammirati). Questi artisti non sono direttamente responsabili della morte di questi insetti, ma la domanda artificiale di grandi quantità di animali “belli” per un crudele e futile mercato delle meraviglie, non avrà sviluppato e stimolato la loro cattura e commercializzazione esasperata? Che dire? La bellezza di un’ala di farfalla -vivavale più di mille quadri umani. Mille farfalle e scarafaggi incollati su un supporto sono sempre bellissimi ma, di fronte alla loro morte, rimane un po’ di amaro in bocca.
ARTE TIMBRICA
ARTE TIMBRICA
PRIMA ESPOSIZIONE - TORRE MIRANA
ARTE TIMBRICA Torre Mirana - Sala Thun Via Belenzani, Trento
Prima esposizione “Arte Timbrica” di opere su carta 7 - 26 giugno 2014 lunedì pomeriggio/sabato - 10.00-12.00/16.00-19.00
INAUGURAZIONE: venerdì 6 giugno 2014, ore 18.00
SILVIO CATTANI - SERGIO DANGELO - ANNAMARIA GELMI RUDOLF HAAS - LOME L.MENGUZZATO - SHUHEI MATSUYAMA ALDO PANCHERI - LUCIA PESCADOR - PAOLO TOMIO SILVIA TURRI - WALTER VALENTINI - PAOLA ZIMMITTI
PROVINCIA AUTONOMA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO DI TRENTO
COMUNE DI TRENTO
Giugno 2014, Anno 3 - N.6
News dal mondo Jean-Michel Basquiat
“Tenor”, 1985
pag. 30
Jean-Michel Basquiat
“Untitled”, 1982
pag. 31
Jean-Michel Basquiat
“Mecca”, 1982
pag. 32
Jean-Michel Basquiat
“Yellow tar and feathers”, 1982
pag. 33
“Incubi metropolitani”, 2014
pag. 34
Omaggio a Jean-Michel Basquiat
29
JEAN-MICHEL BASQUIAT, Tenor, 1985, acrilico, pastelli a cera su carta e collage su tela, 254x289,5 cm
30
JEAN-MICHEL BASQUIAT, Untitled, 1982, acrilico, pastelli a cera su pannello di legno, 183x122 cm
JEAN-MICHEL BASQUIAT, Mecca,1982, acrilico, pastelli a cera su tela montata su supporti di legno, 178x172 cm
32
33
JEAN-MICHEL BASQUIAT, Yellow tar and feathers, 1982, acrilico, pastelli a cera, pastelli su pannelli di legno, 245x229 cm
MEMORANDUM INDIRIZZO FIDA-Trento C/o arch. Paolo Tomio Via Cernidor 43 - 38123 Trento Tel. 0461 934276 INDIRIZZO MAIL Indirizzo Mail di FIDA-Trento è: info@fida-trento.com SITO FIDA-Trento Sito di FIDA-Trento è: www.fida-trento.com FIDA-Trento su FACEBOOK FIDA-Trento è presente con un sua pagina: www.facebook.com/fida.trento?ref=tn_tnmn
IMPORTANTE Per ragioni fiscali e contabili, TUTTI i versamenti (ad es. l’iscrizione, la quota annuale, partecipazioni a mostre o eventi FIDA ecc.) dovranno essere effettuati sul conto corrente della FIDA-Trento: Volksbank-Banca Popolare dell’Alto Adige - Piazza Lodron 31 38100 Trento IBAN: IT47 B058 5601 8010 8357 1214 752 NB! INSERIRE SEMPRE LA CAUSALE (es. iscrizione 2014) Poiché questo Conto Corrente dovrà essere utilizzato sempre, si consiglia di stamparlo e di tenerlo sul computer in una cartella FIDA Segretario-tesoriere: Nadia Cultrera - nadia.cultrera@alice.it
QUOTA DI ISCRIZIONE PER L’ANNO 2014 E’ stata mantenuta la quota d’iscrizione di euro 50.00 Il versamento dovrà essere effettuato con la causale: ISCRIZIONE ANNO 2014
PAOLO TOMIO, Omaggio a Basquiat, 2104, “Incubi metropolitani”, collage, 119x84 cm