PERIODICO della FIDA-Trento N. 07 - Luglio ANNO 2013
FIDAart
In copertina: Elena Fozzer, Cromosettoriale stellare, 1987, lamiera ferro acrilico su tela, 100x100 cm
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FIDAart sommario Luglio 2013, Anno 2 - N.07
Editoriale
Parte l’avventura Muse
pag. 4
Politiche culturali
Io, speriamo che me la cavo
pag. 5
Intervista ad un artista
Elena Fozzer
Mercato dell’arte?
Andreas Gursky
pag. 20
Chewing gum art
Dan Colen
pag. 21
Libri & libri
Come goccia di vetrata
pag. 22
Voci poetiche
Lilia Slomp Ferrari
pag. 23
L’enigma Casa Malaparte
Libera, architetto razionalista
pag. 6-19
pag. 24-25
Mostre in regione Bosco dei poeti Abdallah Khaled e Tobia Ravà Diego Mazzonelli Palazzo Assessorile CLES Palazzo ex Caritro FONDO
Memorandum FIDA-Trento
Art25.helium Botanikum Monaco
pag. 28-29
Sentieri di pace
pag. 30
Contrappunti - Opere 1977-2013
pag. 31
Scatto fisso
pag. 32
disORIENTAMENTI
pag. 33
pag. 35
Copyright FIDAart Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare
EDITORIALE
PARTE L’AVVENTURA MUSE
mo risultato, attrarre un’utenza proveniente da un bacino nazionale. Per ora, il primo risultato - come è stato chiarito dal presidente Bernabè - è stato quello di far dirottare verso il Muse gran parte dei finanziamenti provinciali necessari per gli eventi del Mart che si è visto portare il budget per il 2013 dai normali 5 milioni di euro annui a 1,5 milioni e per il 2014-15 a 500mila. Sono tagli paurosi perché dimostrano l’impossibilità di garantire - contemporaneamente - la necessaria qualità a queste due strutture museali. Inoltre, si sta assistendo ad un calo progressivo dei visitatori (paganti) di tutti i musei, attribuibile sì alla crisi economica ma, anche a quella psicologica che fa tagliare alle famiglie le spese superflue come quelle per la cultura (e la scienza). Abbiamo vissuto un periodo storico - che fa già parte del passato remoto - in cui c’è stato spazio per idee e progetti culturali molto (forse troppo) ambiziosi che oggi, però, si devono confrontare con un presente completamente trasformato e un futuro incerto e non più affrontabile solo attraverso mega investimenti in immagine.
Il ‘countdown’ è iniziato e il giorno 27 luglio si apriranno ufficialmente i portoni (vetrati) del MUSE, il nuovo Museo della scienza di Trento. Tutto è iniziato 12 anni fa e, caso probabilmente unico nella realtà italiana, è già felicemente concluso. L’opera è dovuta alla fantasia e alla competenza di Renzo Piano, un Maestro dell’architettura italiana conosciuto e apprezzato nel mondo. Nonostante un’area infelice, stretta e lunga, particolarmente difficile a causa della presenza di barriere e vincoli su tre dei suoi quattro lati - un palazzo rinascimentale a nord, la ferrovia e il cimitero ad est, un ipertrofico quartiere (progettato sempre da Piano) incombente a sud - la struttura museale è stata risolta con la consueta professionalità e lungimiranza. Come si può vedere il MUSE è un’architettura che non ha nulla da invidiare ai grandi musei che sono stato costruiti nel mondo e il nome di Renzo Piano sicuramente contribuirà ad attirare per lungo tempo gli appassionati del settore. Qualcuno, esagerando, parla di una nuova sfida a livello internazionale ma, sarebbe già un otti4
POLITICHE CULTURALI IO, SPERIAMO CHE ME LA CAVO Onestamente non deve essere facile ricoprire la carica di assessore alla cultura, oggi. Quello che, in passato, era un incarico ambito e gratificante è diventato, poco a poco, un impegno sottoposto a continue sforbiciate al bilancio e vincolato a delle scelte non sempre indolori. Le attività che potranno godere in futuro di un qualsiasi sostegno concreto da parte dell’Ente pubblico sono destinate a ridursi progressivamente per lasciar spazio a cosa? La cura dimagrante in atto oramai da qualche anno, purtroppo, si affianca alle prospettive sempre meno rosee che vengono rimandate, di anno in anno, ad un futuro sempre più lontano e grigio-tendente al nero. Stante un presente in costante peggioramento e un domani gramo, tutti dovrebbero interrogarsi sull’utilità reale della cultura e sul valore che essa può ancora mantenere in una società esausta. Quando il nostro sistema fondato sul danaro dell’Autonomia comincerà a scendere ai livelli del resto del Paese, anche gli operatori culturali locali, artisti delle arti visive, musicali, scrittori, editori, commediografi ecc., dovranno fare i conti veri, con il mercato esterno e non più solo con i contributi del Pubblico. L’autoreferenzialità e l’autosufficienza di questo sistema è entrata in crisi ed è destinata a peggiorare perché non sono mai stati cercati riscontri, dei fruitori e dei consumatori interessati ad un prodotto culturale da commercializzare al di fuori del Trentino. Analoga situazione esiste anche in Alto Adige ma il loro bilinguismo, una cultura più attenta alla qualità globale e il guardare al Nord permette loro di allargarsi naturalmente ai ricchi mercati di lingua tedesca. La Direttrice del Mart, Collu, ha dichiarato; “ non avrei mai pensato di venire in Trentino a fare ‘fund raising’ (raccolta finanziamenti da privati). Ma, se il Mart piange, gli assessori delle città e dei paesi non ridono e, di conseguenza, a cascata, non ridono le moltissime associazioni e gruppi che promuovono iniziative culturali, artistiche, musicali, storiche ecc. sul nostro territorio. E’ possibile individuare alcune linee di condotta, oltre al mero taglio delle spese, che l’Ente pubblico potrebbe assumere per tentare di far fronte alla nuova situazione, in modo più economico e, soprattutto, più produttivo? Magari, fornendo gratuitamente spazi pubblici e i relativi servizi (sorveglianza, pubblicizzazione in rete), oppure riducendo la burocrazia, gli oneri e le tasse, oppure bandendo concorsi d’idee per giovani artisti che possano creare anche delle occasioni di lavoro? Ci sono ancora degli spazi per le attività creative, artistiche, estetiche o conviene consigliare ai giovani di diventare “cervelli in fuga”, ed espatriare come in passato alla ricerca della fortuna? L’ottimismo è d’obbligo ma, come scriveva lo scolaretto del maestro D’Orta: “Io, speriamo che me la cavo”.
Intervista a ELENA FOZZER Le peculiarità di tutte le opere di Elena Fozzer sono la forma, il colore e il movimento. Tutto si muove nel suo spazio: curve, triangoli, quadrati, forme libere che, come galassie, ruotano nei mondi fantastici inventati dall’artista. Il movimento, oltre ad essere connaturato alle sue composizioni spaziali eseguite in due o tre dimensioni, spesso è anche un movimento reale che è ottenuto dagli interventi dei visitatori che, grazie a dei magneti, possono liberamente spostare le forme sui grandi pannelli per creare sempre nuove immagini. Le sue opere, coinvolgendo il pubblico in un esperienza ludicoestetica non sono mai ‘finite’, come si conviene ad una realtà in divenire che è soggetta alle continue trasformazioni del tempo. Forme vitali, organiche che si sviluppano secondo processi misteriosi alla ricerca di un ordine superiore e della dimensione di una bellezza globale, cosmica: Elena vuole rappresentare attraverso la sua visione ‘solare’, la Vita. Ogni quadro è una scoperta perché nelle esplosioni di colori, nelle catene luminose che rimandano a vie Lattee misteriose e nelle crescite di strani vegetali o animali, si coglie la volontà di tramettere un’emozione, un lampo di gioia, una forza vitale e una fiducia innata nel destino dell’uomo, non centro ma parte dell’Universo. Tutto si tiene in un Grande Disegno. Anche la geometria, altro non è che uno strumento per studiare, capire e rappresentare questa architettura di relazioni e di rapporti strutturati ma, allo stesso tempo, completamente liberi. Figlia di Eraldo Fozzer, scultore trentino molto noto, Elena ha avuto la possibilità di respirare fin da piccola l’atmosfera, gli stimoli e le idee che permeavano lo studio del babbo e questo vissuto, che lei chiama ‘imprinting’, è impossibile da rimuovere perché il piacere della traduzione delle proprie idee e delle proprie emozioni in forme - cioè il piacere della creazione artistica - è indimenticabile. Paolo Tomio A sinistra: La via lattea e il buco nero, 1982, grafica su carta, 110x80 cm
Sotto: acrilico su tela e magneti, 1991, ferro dpinto, acrilico e magneti, 100x60 cm
Quando e perchè hai cominciato a interessarti alla pittura? Non lo so, perchè ci sono nata dentro, all’arte intendo. Mio padre era scultore. Libri e riviste intorno, pezzetti di creta in terra che raccoglievo per farne le teste dei miei personaggi teatrali: Pinocchio, la Fata Turchina, il Grillo Parlante...
Quali sono stati le correnti artistiche e gli Donna cosmica, 1974, acrilico su tela, 100x100 cm
artisti che ti hanno condizionato? Da principio il Rinascimento, poi il Novecento, e quindi le avanguardie russe, il Bauhaus fino all’arte costruita di cui sono entrata a far parte a Milano dal 1980. Dal ‘90 in poi sono entrata a far parte del movimento Madì, cofondando il gruppo italiano a Milano con Salvador Presta. Da ragazza ho conosciuto personalmente Felice Carena e Oskar Kokoska e altri, per non dire di Fortunato Depero che, frequentando la casa come amico
Gioco di luci, 1994, ferro, acrilico su tela, magneti, 110x70 cm
dei miei, dette sicuramente un forte imprinting alla mia creatività più matura. In seguito sono entrata nel Centro Culturale e Galleria di Anna Canali: ArteStruktura, a Milano e questo mi ha portata a conoscere ed apprezzare un grande numero di artisti importanti.
Centro Culturale ArteStruktura negli anni ‘90. E’ stato un incontro quasi con me stessa. Anche io non amo la restrizione di spazi chiusi, cerco la luminosità (LUCIDIDAD) e la gioia nel gioco serio del mondo. Il movimento plastico e cromatico racconta di una leggerezza che viene dal calcolo e dalla misura.
Vuoi spiegare cosa è il Madì e come sei entrata a far parte di questa corrente? Ho incontrato il Madì a Milano nel 9
Gioco, 1987, tavola, acrilico, magneti, 100x150 cm
Oggi cosa ti interessa e cosa non ti piace dell’arte contemporanea?
furberia o peggio ancora l’ignoranza dell’ignoranza.
Ogni linguaggio mi interessa e la curiosità mi spinge a capire e a godere dell’arte contemporanea, pur rimanendo attratta soprattutto dall’arte concreta. Mi piacciono molto anche forme d’arte realizzate con la moderna tecnologia. La cosa che non mi piace in assoluto e che a volte mi sembra di intravvedere è la
Nel corso della tua carriera, hai conosciuto molti artisti locali e nazionali. Chi ti ha dato di più? Artisti locali: Fozzer, Depero, Schmid. Artisti nazionali e internazionali: Carlo Belloli, Getulio Alviani, Alberto Biasi, Giancarlo Bulli, Eugenio Carmi, Gianni Colombo, Piero Dorazio, Franco
Piccola installazione, 2004, legno dipinto, lamiera forata, magneti, 270x130 cm 11
Hai sperimentato molti linguaggi astratti. Hai frequentato anche forme più classiche di espressione? Nel periodo giovanile il linguaggio era prettamente figurativo (ritratti, nudi, paesaggi). In seguito è diventato più surreale. Nel linguaggio astratto però, ho sperimentato il più ampio livello di gioiosa creatività.
Cromosettoriale giallo verde, 1983, lamiera in ferro, acrilico su tela, 60x60 cm
Grignani, Attilio Marcolli, Bruno Munari, Salvador Presta, Ilda Raich, Rino Sernaglia, Giorrit Torquist, Carmelo Arden Quin, Jöel Froment, Betty Gold, Octavio Herrera, Volf Roitmann,... Tutti mi hanno dato qualcosa probabilmente, ma più di tutti colui che mi ha dato origine.
Eppure sono di ferro, 2006, lamiera forata e inox, inox, legno dipinto, magneti, 500x400 cm
Tu hai elaborato una tecnica pittorica personale piuttosto complicata che richiede anche materiali artificiali: acciaio inox, reti metalliche, plastiche. Da cosa deriva questo interesse? Secondo Carlo Belloli ho raggiunto con i “cromosettoriali a rotazione indotta” la più inedita delle mie forme espressive. Sono infatti composti di vari materiali: legno, tela dipinta, tasselli magnetici e supporto metallico. Con essi ho raggiunto effetti visuali, cinetici e interattivi. Alla fine si può constatare che l’opera non è più dipinta semplicemente su un piano e viene a configurarsi come cromoplastica. Quindi, andando verso la scultura era ovvio interessarsi anche ad altri materiali ognuno dei quali promuove visualità inedite.
In tutte le tue opere il grande protagonists è il colore. Cosa rappresenta per te il colore? Nel pigmento cromatico io cerco soprattutto la luce, intesa come “fotoni” ma anche come simbolo.
Hai lavorato a lungo sul tema delle forme geometriche piane. Hai affrontato anche il
Madì verde magenta, 2007, lamiera forata e inox, legno dipinto, magneti, 130x120 cm
problema del volume e della spazialità?
concetti o emozioni? Sei interessata ad un “messaggio” nell’opera?
Già dagli anni ‘70 le mie tele erano improntate a una forte ricerca spaziale. In seguito coi cromosettoriali e anche con l’arte Madì la ricerca di spazialità è divenuta cosmica.
La visualità, la fruibilità, il gioco; la materia, il tempo e lo spazio sono alla base della vita quindi dell’arte. Ritengo di rappresentare nei miei lavori più dati visibili e sperimentali, ma solo
Ritieni di rappresentare nelle tue tele 13
apparentemente, perchè l’uomo vive di pensiero, di emozioni, di piaceri e dolori. L’uomo vive - quindi è arte. Io sono le mie opere.
Come ti sembra il panorama dei pittori trentini d’oggi? Cosa manca al Trentino per poter essere più presente sul mercato esterno? Avverto nell’ambiente trentino una forte mancanza di autostima e quindi di orgoglio dei propri artisti. È dura uscire da questa palude! Un esempio? Nel ‘90 ho fatto per il Mart una personale con monografia Attraversamento, 1993, legno, tela, acrilici, magneti, 200x500 cm
ADAC (presentazione di G. Belli e L. Serravalli). Incontrando la pittrice Accardi, che non perdeva una mostra al nostro Mart, non ne sapeva niente. Infatti non avevano mandato nessuna comunicazione come per gli altri eventi. Perchè? Artisti locali era sinonimo di secondarietà rispetto ai programmi del museo. Eppure alcuni di noi hanno varcato, eccome, i confini della provincia se non della nazione. E allora più tardi ho proposto di portare qui una mostra internazionale come avevano fatto molti musei del mondo (dal Reina Sofia di Madrid al Macla di Buenos Aires), con la partecipazione di artisti di Europa, Russia, Stati Uniti e America del Sud. Il Madì era nato
Parete metastabile eolica, 2007, polietilene, legno, cavi con sfere in ferro, 560x270 cm in Argentina nel ‘46 e c’era tutta una storia, con molti elementi di grande attualità... No, no, no, fu la risposta della commissione del Mart.
Nel corso della tua attività hai sperimentato altre tecniche artistiche: incisioni, scultura,...? Tutte le tecniche artistiche, compresa appunto anche la scultura: terracotta, gesso, bronzo, tradizionalmente; e poi il legno rivestito di tela e dipinto nelle forme geometriche astratte dell’arte Madì.
Hai seguito la “politica cuturale” trentina: pensi che si possa fare di più e meglio per il settore artistico?
Prova colore, 1976, acrilico su tela, cm 20x25
Non solo si potrebbe fare di più ma se ne sente l’urgenza e la necessità.
Ti sei cimentata anche con la poesia: che relazione vedi tra pittura e poesia?
Con la mano fai delle cose, con il piede cammini e c’è una sola testa.
Fuori dal quadrato, 2002, lamiera forata, legno acrilico, 70x70 cm E, per finire, cosa è per te l’arte? E cos’è l’artista?
Cos’è la bellezza? È un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori? Nonostante l’arte Madì sembri fuori dagli schemi e molto libera, io, in fondo, amo la bellezza classica: di forme e contenuti armonici, profondi, essenziali. L’etica è un valore importante, anzi fa parte del mio concetto di bellezza. Sotto: Pentagramma blu
L’arte è dove materia e spirito si uniscono per un incontro d’amore. L’artista è persona fortunata perché può avere e dare gioia. L’artista è persona tenace per la realizzazione delle sue opere. L’artista è persona folle: capace di perdere il contatto con la realtà, per ricrearla più vera. Danza, 1952, pastello ad olio, 40x30 cm
za all’estensione spaziale che il Madì sancirà con il taglio del contorno. La mostra personale del 1983 ad Artestruktura viene presentata in catalogo da Carlo Belloli. In seguito segnalata in “Proposte” alla Biennale Internazionale d’Arte-Expo-Milano. Fonda e dirige la collana monografica A.T. Sistem di Rovereto, dedicata ad artisti importanti come Hilda Reich, Franco Grignani, Getullio Alviani. Nel 1991 è cofondatrice del gruppo MADI’ ITALIA che svolgerà un’attività intensa e internazionale. Nel 1993 per il MART, al Palazzo delle Albere di Trento, si apre la mostra a cura di Gabriella Belli e Luigi Serravalli, poi le mostre di Trento, Milano, Parigi,... dove viene a contatto con gli artisti del MADI’ Francese. Nel 1995 vince la Coppa Volpi a Pisa per l’installazione Madì. Ancora quell’anno a Madrid si riunisce tutto il Madì del mondo (13 paesi) per la mostra internazionale al Museo Reina Sofia, realizzata Salvador Presta. Più tardi ci sarà Saragoza, Barcellona e Siviglia. Seguono le mostre in Turchia. Importante a Pieve di Cento ARTE MADI’ ITALIA a cura di Giorgio di Genova al museo Bargellini nel 2002. Dal 2004 si ritira nella sua città, pur partecipando con le opere a importanti mostre, in URSS, negli Stati Uniti, in America latina... In seguito si stacca definitivamente dal Madì specie dopo la morte di Salvador Presta e Carmelo Arden Quin. Nel 2007 – 2008 espone al Foyer S.Chiara di Trento con la presentazione di Luciano Caramel, di Renzo Francescotti e Fiorenzo Degasperi. La mostra si rivelerà “archeologica” per Elena che ripercorrendo i vari strati della sua creatività, incontrerà se stessa nella sua interezza: dalle tele diopinte alle lamiere forate; dalle prove-colore ai cromosettoriali; dal
ELENA FOZZER Nasce il 13 luglio del 1937 a Trento, dove vive. Ha contatti frequenti con Milano, Parigi e altre città europee. Compie studi classici e artistici. In un concorso indetto dalla Provincia di Trento vince a sedici anni il primo premio per la scultura e il terzo premio per la poesia. Vince a vent’anni il concorso a cattedra per disegno e storia dell’arte: insegnerà ventidue anni. Importanti per affinità artistiche, oltre il padre scultore Eraldo Fozzer, il futurista Fortunato Depero, amico di famiglia, e il coetaneo Aldo Schmid. Nel 1975 esegue le prime opere non figurative di ricerca analitica e studio del colore. Nel 1977 pubblica il suo primo libro di poesie e viene inserita in antologie poetiche; il periodo è caratterizzato da tematiche oggettuali e da una spiccata tendenza al movimento, al colore e all’impianto geometrico. Realizza opere per enti pubblici e privati ed esposizioni curate da Toni Toniato. Per il progetto “Dipingere la Terra” esegue interventi nelle piazze per le vie e nei palazzi di Trento, Besozzo (Va), Mosca e altri. Nel 1980 prende contatto con Artestruktura a Milano, dove incontra artisti di fama internazionale. Costruisce i primi “cromosettoriali dislocabili” rispondenti allo specchio cromatico con sfumature che mostrano la tenden18
La rivista può essere richiesta
prima al poi passando per il Madì... A Trento seguono due personali e interventi di gruppo (dal 2008 al 2012). Partecipa alla Settimana del Contemporaneo di AMACI a Rovereto per la cura di Maurizio Scudiero. Per EVENT ART, espone a Firenze e partecipa all’apetrtura del nuovo Spazio espositivo a Pergine Valsugana. La sua città la onora con riconoscimenti: nel 2008 per la manifestazione di U.C.T. È nominata “Trentina dell’anno – una vita per la cultura” e nel 2011 viene insignita della Targa della Pro Cultura “una vita per la Pittura” di Renzo Francescotti. Nei suoi lavori ora si intensifica la ricerca di luce. LUCE intesa come fusuione tra i fotoni che fisicamente la compongono e il respiro dell’anima dando luogo a distesi campi cromatici, qua e là insidiati o esaltati da parti metalliche riflettenti. Conservano sue opere: Art Center, Polaveno (Bs) - Artestruktura, Milano - MART, RoveretoGalleria St. Charles de Rose, Parigi Museo Arte Contemporanea e Madì, Maubeuge (Francia) - Isisuf, Milano MAGA, Gallarate - Museo Bargellini, Pieve di Cento (Bo) - MACLA, Buenos Aires (Argentina) - Museo Mondrianhuis, Olanda - Museo Arte Contemporanea e Madì, Budapest (Ungheria) - Pinacoteca Comunale, Ruffano (Lecce). Espone in 23 mostre personali e oltre 100 rassegne di gruppo. Viene segnalata in varie pubblicazioni tra cui: La pittura in Italia – il novecento/2 (ed. Electa 1994), “flash art” n. 178 (ottobre ‘93) e n. 181 (febbraio ‘94); Artisti contemporanei italiani, pittori e scultori, 1946 – 1997 (‘97) (ed. De Agostini); Storia dell’arte italiana del ‘900 – generazione anni trenta (edizioni Bora), a cura di Giorgio di Genova.
gratuitamente inviando una mail al seguente indirizzo: archpaolotomio@gmail.com o scaricandola dal sito: www.fida-trento.com Chi fosse interessato a ricevere i numeri precedenti, può riceverli gratuitamente
FIDAart copertina del N.07 2013 Periodico di arte e cultura della FIDAart
PERIODICO della FIDA-Trento N. 07 - Luglio ANNO 2013
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MERCATO DELL’ARTE ? Il fotografo Andreas Gursky. molto noto per le sue immagini ‘analitiche’, decisamente tedesche, realizzate in tutto il mondo, può vantare un altro record mondiale: una sua opera C-print laminata su lastra di plexiglas da 146x181 cm (con passapartout e cornice d’artista, 186x222 cm), intitolata ’Rhein’ 1, 5/6 , 1996, è stata venduta per 1.925mila dollari (1.480.000 €) La stima d’asta di Phillips oscillava tra 1 e 1,5 milioni di dollari. Considerando che si tratta della copia numero 5 di un’edizione di 6, ed ipotizzando un analogo prezzo per le altre cinque foto, l’intero corpus può essere stimato una cifra vicina ai 12 milioni di dollari (€ 9.225.500) Nata a metà dell’800 e ritenuta per lungo tempo una semplice tecnica artigianale, la fotografia è ormai diventata un’arte con dignità pari, se non superiore (come dimostrano questa e altre opere), ai dipinti più quotati. Al punto che, il tema classico del paesaggio che ha dominato tutta la pittura nel corso dei secoli
è oggi riproposto e reinterpretato attraverso il mezzo fotografico. La foto in grande scala di Gursky è divisa in due campi uguali tagliati dalla linea centrale dell’orizzonte: quello neutro del grigio del cielo e quello composto da fasce parallele di spessori diversi giocata sulle gamme dei verdi e dei grigi. Gursky ha notato, “Le mie foto sono sempre più formali e astratte, una struttura visiva sembra dominare i veri eventi indicati nelle mie immagini”, sottolineando: “Ho soggiogato la realtà al mio concetto artistico dell’immagine“. Il fotografo, che oggi lavora con macchine digitali, ammette di intervenire sulle sue immagini per correggerle, sollevando le critiche dei puristi ma non quelle dei collezionisti. Con questo suo adeguamento sia alla tecnica digitale che ai programmi di ‘fotoritocco’, la fotografia artistica ha, dunque, compiuto un ulteriore passo verso la modernizzazione e il superamento del suo ruolo storico.
CHEWING GUM ART Se un giorno, trovandovi a gironzolare per New York doveste incontrare questo strano tipo che raccatta chewing gum ed altre schifezze da terra, non compatitelo per il degrado umano a cui è giunto in giovane età, potrebbe essere l’artista Dan Colen alla ricerca di materiale per le sue opere. Se la notizia può creare qualche perplessità in chi non è avvezzo alle misteriose e inesplicabili vie dell’arte contemporanea, un’ulteriore sconcerto potrebbe nascere anche in persone più smaliziate: il giovane Dan, che è nato nel 1979, all’età di 34 anni è un artista della Gagosian Gallery, vale a dire la galleria più ricca e potente del mondo. In realtà, Colen è arrivato alla sua ultima produzione dopo essersi laureato nel 2001 con un BFA in Pittura alla Scuola di Arte e Design e aver sperimentato diversi linguaggi prima di approdare allo stile che, salvo errori, ha inventato personalmente e che lo vede come primo e unico (per ora) rappresentate della corrente. Come avrete capito i suoi “dipinti” sono composti mediante “assemblage” di cicche, cioè di chewing gum di forme e colori più vari. Dove l’artista reperisca la materia prima con cui costruisce pazientemente i suoi quadri non è dato di sapere; in teoria, per renderla elastica e poterla manipolare, stirare, allungare, appallottolare e attaccare definitivamente, Dan deve masticarla abbontantemente. E già questo è un tipo di fatica artistica assolutamente innovativa. Inoltre, questo costante e continuo impegno psico-fisico potrebbe avere dei risvolti a livello di pericolose malattie professionali quali il diabete, la carie e indolenzimento delle articolazioni mascellari. Insomma, anche se non parrebbe, si tratta di opere molto impegnative che assomigliano più a delle performance che a dei quadri tradizionali. Questa fatica ha, però, un suo lieto fine: il quadro “TBT, 2008” in chewing gum e gomma wrapper su tela (vedi a destra e sotto, il dettaglio), delle dimensioni di 106 x 76 cm, è stato venduto quest’anno per 305.000 dollari, vale a dire 237.000 €! Va però chiarito che il lavoro è accompagnato da un certificato di autenticità firmato dall’artista. Comunque, ad onor del vero, bisogna dire che questi assemblaggi, anche se sembrano un po’ schifosi, da un punto di vista estetico-materico, (almeno in fotografia), non sono poi così male. Purtroppo, si è visto di peggio. D’altronde, Gagosian non è uno sprovveduto. In un film del 1971, “Piccoli omicidi”, tratto da una graffiante commedia nera di Jules Feiffer, uno svanito e apatico Elliott Gould fotografava e archiviava meticolosamente tutti gli escrementi che trovava per le strade newyorchesi. Al tempo la trovata provocava solo delle risate, oggi potrebbe diventare un nuovo e fruttuoso filone artistico. 21
L’ENIGMA CASA MALAPARTE - parte 1 Ho sempre pensato che Casa Malaparte a Capri fosse l’opera più bella dell’architetto Adalberto Libera proprio perché quella meno ‘liberiana’, o meglio, perché “non liberiana” (vedi fotografia). In effetti, questo edificio è assolutamente anomalo, un’eccezione rispetto alla sua produzione teorica e pratica e, quindi, la pervicace volontà di attribuirgli la paternità di un progetto che lui non ha mai rivendicato, sembra motivata più dal rifiuto di accettare che uno dei più ammirati edifici moderni del mondo non sia stato progettato da un grande architetto razionalista, bensì da un semplice scrittore, giornalista, disinvolto avventuriero toscano, che non da ragioni comprovate. Concluso nel 1940, più di settanta anni fa, di questo edificio, diventato nel frattempo un’icona dell’architettura mondiale, si sa molto e poco allo stesso tempo, nonostante le numerosissime ricerche storiche, gli studi specialistici e i libri prodotti finora; anzi, più la conoscenza avanzava, più il dibattito su chi fosse il vero autore dell’opera cresceva e ‘l’enigma’ si tingeva di giallo. Ha molto contribuito a questa incertezza il comportamento ambiguo di Libera il quale, fino alla fine, non ha mai scritto o detto nulla che servisse a chiarire quale fosse stato il suo reale apporto a questo capolavoro. E già questo è molto strano perché nessun architetto, di fronte ad un dilemma sull’attribuzione di un’opera di tale livello avrebbe mantenuto il silenzio e, ancor meno, Libera che era un intellettuale appassionato che aveva partecipato a tutto il dibattito architettonico razionalista come membro del Gruppo 7 e del MIAR. Si è tentato di spiegare l’anomalo comportamento di Libera con l’ipotesi che egli non avesse voluto sentire la sua opera legata ad un “personaggio controverso” come Malaparte, ma se così fosse stato non avrebbe accettato l’incarico nel 1938 quando il giornalista era già stato al confino e egli era un noto architetto d’avanguardia. Inoltre, dopo la guerra Libera era ormai ritornato alla libera professione con incarichi importanti per cui nulla ostava ad un chiarimento pubblico e definitivo sul suo ruolo nella vicenda. Anche il grave abuso edilizio connesso alla costruzione era oramai sanato nel dopo guerra dal tempo e dalla prassi imperante nell’Italia del Sud. Si è scritto, addirittura, che l’architetto volesse tenersi lontano dall’immagine di “raggelato erotismo” trasmessa dalla casa, così ammettendo, implicitamente, la fondamentale impronta dello scrittore. Da parte sua, Curzio Malaparte, celebre personaggio del ventennio fascista, non mancava di ripetere
LIBERA, ARCHITETTO RAZIONALISTA che il vero creatore della casa, chiamata, per l’appunto “Una casa come me”, era stato lui con l’aiuto dell’impresario Amitrano, persona di cui aveva grandissima stima. La vicenda di questa opera è, in realtà, più semplice e lineare perché non esistono prove a sostegno del coinvolgimento di Libera nella progettazione della Casa nella sua ‘forma attuale’ e perché la stessa forma racconta un’altra storia a chi sappia leggerla e interpretarla. Indubbiamente il primo progetto - l’unico autorizzato dalla Soprintendenza - era stato elaborato da Libera incaricato da Malaparte di studiare una villa “moderna” (di cui, però, non sembra avesse ancora molto chiare le caratteristiche) da collocare a Capo Masullo, un ambiente naturale eccezionale e unico sotto tutti gli aspetti ma, per ragioni che possiamo solo intuire, la proposta non aveva soddisfatto il committente. (vedi pianta del piano terra). Sembra che l’architetto, a quel tempo impegnato con il progetto del Palazzo dei Congressi, avesse lavorato solo su delle fotografie, senza aver fatto un sopralluogo e senza un rilievo del promontorio. Una volta ottenute le necessarie autorizzazioni, il sodalizio tra i due personaggi entra in crisi e qui, si possono fare solo delle ipotesi che sono, però, basate sia sull’analisi delle bozze trovate sia sulla personalità di Malaparte che è fondamentale per comprendere ‘la sua casa’. Libera comincia, perciò, ad allontanarsi da un progetto a cui lo scrittore, attraverso un ripensamento in corso d’opera, impone la sua personale e radicale rielaborazione dell’intero organismo. Un architetto serio e rigoroso come Libera non avrebbe mai potuto accettare un simile procedimento perché lesivo sia delle idee che della sua professionalità e della stessa integrità poiché, assumersi la responsabilità delle varianti ‘abusive’ introdotte dallo scrittore all’interno di un’area a parco protetta, sarebbe potuto essere fonte di pesanti sanzioni. Se un apporto di Libera ci fu, dunque, dopo il suo primo e unico progetto, è stato assolutamente marginale perché non è mai stato ritrovato alcun documento che dimostrasse la sua benché minima partecipazione. La storia dell’architettura si fa, oltre che sul manufatto vero e proprio, anche sulle carte ‘ufficiali’ (progetti, relazioni, dettagli costruttivi ecc.) e ‘ufficiose’ (schizzi, corrispondenza ecc.). Ebbene, di ‘ufficioso’, esiste molto poco: la corrispondenza con l’impresa Amitrano, qualche modesto schizzo e un elaborato di massima assai impreciso di cui non si conosce l’autore (che analizzeremo la prossima volta), mentre di “ufficiale” esiste solo un progetto, quello di Libera autorizzato dalla Soprintendenza di Roma e dal Comune di Capri. E, questo suo progetto, come si vedrà, non ha nulla in comune con Casa Malaparte, così come noi la conosciamo. - continua 2° parte Paolo Tomio 28.00
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camera corridoio
ingresso
corridoio
cucina
6.60
wc
bagno
LIBRI & LIBRI
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VOCI POETICHE
All’innocenza nuda del pensiero Mi hai presa a tradimento nello sguardo e già sapevo che eri tu il mio cuore all’impazzata ritmo portamento, tranello di sollievo nelle ore di ghiaccio sorprendenti nell’indugio. Quanta sorpresa quella litania traboccante in bocca, alla deriva come ammiraglia scheggia di corteccia. E solo tu ravvisi quella breccia scavata dentro il muro del futuro. Ti attendo all’ardimento del domani quando le mani si faranno prece per un appuntamento gabbamondo all’innocenza nuda del pensiero.
Lilia Slomp Ferrari
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Agosto 2013, Anno 2 - N.07
Mostre in regione Bosco dei poeti Abdallah Khaled e Tobia RavĂ Diego Mazzonelli Palazzo Assessorile CLES Palazzo ex Caritro FONDO
Art25.helium Botanikum Monaco
pag. 28-29
Sentieri di pace
pag. 30
Contrappunti- Opere 1977-2013
pag. 31
Scatto fisso
pag. 32
disORIENTAMENTI
pag. 33
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Botanikum 5. – 7. Juli 2013
art25.helium offene ateliers
dichter-garten VerniSSage
kunStaktionen
Freitag, 05.07. 19.00 uhr Freitag, 22.00 uhr Lichtinstallation auf Wasservorhang, Betty mü
Samstag, 06.07. 18.00 uhr Sonntag, 07.07. 16.00 uhr weitere info: www.botanikum.com
oFFene ateLierS Freitag, 05.07. ab 20 uhr Samstag, 06.07. 12.00 – 20.00 uhr Sonntag, 07.07. 12.00 – 20.00 uhr
Botanikum: Feldmochinger Str. 75 – 79 • 80993 münchen • www.botanikum.com • www.art25.org
Il 5-6-7 Luglio siete tutti invitati a: art25helium al Botanikum di Monaco di Baviera Una tre giorni di autentica Festa dell’Arte. Nel segno dell’aria “Art25Helium” propone installazioni,performance e l’apertura degli atelier di artisti,architetti, e designer che lavorano all’interno del Botanikum spazio dedicato alla Natura e all’Arte. È l’occasione per un gemellaggio tra Botanikum e Bosco dei Poeti. Con l’occasione saranno esposti presso il Theaterhaus gli stendardi di 40 artisti internazionali nel segno di Arte e Natura: Lawrence Ferlinghetti, Ben Vautier, Luigi Ontani, Philip Corner, Alberto Casiraghi, Alessandro Mendini, Ugo Dossi, Jakob De Chirico, Lome, Jack Hirschman, Heinrich Bunzel, Andrea Marescalchi, Anna Boschi, Arrigo Lora Totino, Stefano Cagol, Renato Sclaunich, Riccardo Gusmaroli, Stefano Pasquini, Pietro Weber, Paolo Tomio, Matteo Boato, Paolo Brunati, Stefano Benedetti, Helmut Pizzinini , Federico Lanaro, Julien Blaine, Philippe Broutin, Franz Pichler, Giuseppe Desiato, Antonio Riello, Hermann Nitsch, Kiddy Citny, Gabriele Picco, Luc Fierens, Stefano Soddu, Rosanna Forino, Giovanni Leombianchi, Camillo Cuneo, Sergio Dangelo
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contrappunti
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scatto fisso
Storie di biciclette, di uomini e di artisti. Artisti: Ugo Nespolo Giorgio Ramella Salvatore Astore Marco Gradi Daniele Galliano Maura Banfo Enrico T. De Paris Giorgio Griffa Marcovinicio Riccardo Cordero Enzo Obiso Marco Pellizzola Nicola M. Martino Claudio Pieroni Carlo Gloria Sylvie Romieu Paolo Tait Pietro Weber David Aaron Angeli Michele Parisi Giorgio Chiarcos Annamaria Gelmi Umberto Mastroianni R. M. ‘Iras’ Baldessari Silvano Nebl Mario Schifano
Collezione bici: Walter Chiattone
6 luglio - 6 ottobre 2013 Palazzo Assessorile, Cles (Trento)
Aperto dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00. Chiuso il lunedi. Entrata libera. Aperture serali, dalle 20.00 alle 22.00, durante le manifestazioni di piazza. Info: 0463 662091 / 0463 421376
Comune di Cles
Regione Autonoma Trentino-Alto Adige
Provincia Autonoma di Trento
Comunità della Val di Non Carpenteria Banal Mario Tuenno (TN)
BIM dell’Adige
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disORIENTAMENTI Trentino tra Sud e Mitteleuropa Cattani - Codroico - Lome Sclaunich - Tomio - Turra
PALAZZO ex CARITRO Piazza S. Giovanni - FONDO
disORIENTAMENTI Trentino tra Sud e Mitteleuropa
PALAZZO ex CARITRO Piazza S. Giovanni - FONDO INAUGURAZIONE venerdĂŹ 19 luglio ore 18.00 Durata esposizione: 20-07-2013 / 20-08-2013 apertura 10.00-12.30 / 16.00-19.30
Silvio Cattani - Roberto Codroico - Lome Renato Sclaunich - Paolo Tomio - Simone Turra
MEMORANDUM INDIRIZZO FIDA-Trento C/o arch. Paolo Tomio Via Cernidor 43 - 38123 Trento Tel. 0461 934276 INDIRIZZO MAIL Indirizzo Mail ufficiale di FIDA-Trento è: info@fida-trento.com SITO FIDA-Trento Sito di FIDA-Trento è: www.fida-trento.com FIDA-Trento su FACEBOOK IDA-Trento è presente con un sua pagina: www.facebook.com/fida.trento?ref=tn_tnmn
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