FIDAart N.7 2014 Bruno Lucchi

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PERIODICO della FIDAart N.7 - Luglio ANNO 2014

FIDAart


In copertina: Bruno Lucchi, Perla Pensieri, bronzo, 55,6x52 cm


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FIDAart sommario Liglio 2014, Anno 3 - N.7

Editoriale

To build castles in the air

pag. 4

Politiche culturali

Galleria Civica di Bolzano

pag. 5

Intervista ad un artista

Bruno Lucchi

Mercato dell’arte?

Gerhard Richter

Associazioni “artistiche”?

Qualche proposta

pag. 22

Viva la FIDA

Viva la FIDA - 3° Dialogo

pag. 23

Storia e arte

Arte bestiale - 2° parte

pag. 6-19 pag. 20-21

pag. 24-25

News dal mondo Gerhard Richter

“Kerze”, 1968

pag. 30

Gerhard Richter

“Abstraktes bild 709”, 1989

pag. 31

Gerhard Richter

“1024 Farben in 4 Permutationen”, 1973,

pag. 32

Gerhard Richter

“Ema”, 1966

pag. 33

“Ich bin ein Berliner”, 2104

pag. 34

Omaggio a Gerhard Richter

Copyright FIDAart Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare


EDITORIALE

To build

castles in the air


GALLERIA CIVICA DI BOLZANO E’ motivo di profonda soddisfazione essere riusciti a portare a termine due importanti esposizioni artistiche che si svolgono in contemporanea e in cui, ai contenuti di qualità, si affiancano anche delle caratteristiche che le rendono del tutto particolari. Innanzitutto, le due sedi. E’ la prima volta che FIDA-Trento, Federazione Italiana degli Artisti, associazione storica che ha visto nelle sua fila molti tra i più noti artisti trentini, è ospite di una sede prestigiosa come la Galleria Civica della Città di Bolzano. Non possiamo che auspicare che la Nuova Galleria Civica di Trento sappia fare altrettanto. Quando gli artisti avevano già eseguito i lavori per la Galleria Civica ci è stata data l’opportunità di raddoppiare l’evento e, così si è deciso di portare altre ventinove nuove opere anche nelle magnifiche sale di Castel Roncolo, generosamente messe a disposizione, per ben tre mesi, dalla Fondazione Castelli di Bolzano. Non poteva esserci coronamento migliore per una mostra intitolata “To build castles in the air”, vale a dire costruire castelli in aria. Infine, è importante porre l’accento sul come, dei ventinove partecipanti a questa collettiva, quasi la metà siano artisti bolzanini che sono stati coinvolti con il preciso intento di favorire il confronto e lo scambio culturali tra due realtà limitrofe le quali, ancora oggi, vivono separate in sistemi “autonomi” e autoreferenziali. Siamo in Europa e ancora non ci si parla tra vicini. La collaborazione è stata una esperienza gratificante che, siamo convinti, proseguirà anche in futuro. Un particolare ringraziamento va rivolto a Enrico Farina, architetto-artista di Bolzano e socio della FIDA, ideatore e appassionato promotore dell’iniziativa, senza il cui apporto le due esposizioni non sarebbero mai nate. Un doveroso grazie alla Presidenza della Regione Trentino Alto Adige che ci ha concesso il finanziamento necessario per questa impegnativa impresa e agli sponsor, istituzionali e privati, che ci hanno sostenuto fattivamente. Per quanto riguarda le quasi sessanta opere esposte nelle due sedi, curate e presentate con sensibilità e competenza dal critico Paolo Zammatteo, siamo sicuri che riusciranno a coinvolgere e affascinare i visitatori fornendo loro stimoli interessanti poiché un tema “aperto” come quello dei castelli in aria ha dato la possibilità a ciascun artista di interpretarlo con la massima libertà e di esprimere il proprio punto di vista con un’ampia varietà di idee, linguaggi e tecniche. Sarà il pubblico a giudicare se le proposte dei partecipanti siano riuscite a offrire ciò che ognuno di noi si aspetta dall’arte: conoscenza, emozioni, pensieri e, soprattutto, bellezza. Presidente della FIDA-Trento Paolo Tomio

ARTISTI partecipanti alla mostra “To build castles in the air “ alla Galleria Civica, Bolzano Gianni Anderle, Luciana Antonello, Laura Benaglia Nones, Stefano Benedetti, Matteo Boato, Paola Bradamante, Diego Bridi, Barbara Cappello, Roberto Codroico, Giovanna Da Por Sulligi, Paolo De Polo, Enrico Farina, Marzio Ghiotto, Tanja Jarussi, Mauro Larcher, Francesca Libardoni, Anna Lorenzetti, Bruno Lucchi, Amedeo Masetti, Beatrice Mattei, Luciano Olzer, Aldo Pancheri, Paolo Profaizer, Stefania Simeoni, Renato Sclaunich, Paolo Tomio, Silvia Turri, Elisabetta Vazzoler, Pietro Verdini 5



Intervista a BRUNO LUCCHI Non molti sanno in cosa consista il lavoro di uno scultore come Bruno Lucchi perché, spesso, della sua attività, colgono solo il punto di arrivo che si sostanzia nell’opera conclusa. Eppure, il suo lavoro, per tanti versi simile a quello del pittore nell’ideazione e negli studi iniziali, ad un certo punto se ne differenzia in modo sostanziale per una serie di ragioni connesse alle peculiarità del suo fare arte, innanzitutto, per il passaggio dalla bidimensionalità ‘concettuale’ dell’immagine su carta o tela alla forma tridimensionale, vera, concreta, materica. Contrariamente ad un dipinto che si svolge su un supporto sostanzialmente piano, la scultura è a tutto tondo e, perciò, deve affrontare i problemi specifici che pongono le opere plastiche, come avviene per l’architettura. La scultura di Bruno è basata sul procedimento classico “per mettere”, cioè sull’apporto di materiali plasmabili perché, pur lavorando con numerosissimi altri materiali, egli ama la creta e con essa, attraverso la continua sovrapposizione di strati che gli permettono di raggiungere la sua idea, “costruisce” gran parte delle sue complesse sculture. Si tratta di una tecnica che richiede tempo, calma, pazienza, grande sapienza e maestria artigianale perché si sviluppa nel tempo trasformandosi poco alla volta nella forma immaginata o inseguita; una manualità intensamente faticosa cui si accompagna spesso anche un grande impegno fisico per le grandi dimensioni e il peso dei pezzi Le opere di Lucchi coniugano modernità e classicismo senza soluzione di continuità perché punto di arrivo di un lungo processo di ricerca che si è coagulato in un raffinato linguaggio personale. Si capisce che non tutti gli artisti possono improvvisarsi o, peggio, definirsi scultori: è relativamente facile ideare e disegnare un bozzetto ma, la ‘vera scultura’, sarà creata solo da qualcuno che è capace di padroneggiare la materia e “trasformare il pensiero in forma”. Paolo Tomio A sinistra: Menhir, h.360 - 460 cm, Sferoide, diam. 140 cm, corten

In basso: Sogno, 2009, bronzo, 35,5x54 cm


Bosco degli Oracoli, 2008, semirefrattario e corten, da h. 180 a 380 cm artisti che più ti hanno influenzato? Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e alla scultura, in particolare?

Più che le correnti artistiche ha avuto grande influenza l’incontro con le opere di alcuni artisti quali Mainolfi, con la sua mostra a Castel Ivano nel 1987, che mi ha svelato il mondo delle scultura in terracotta e Giuliano Vangi, incontrato di persona nel corso della sua mostra a Forte Belvedere a Firenze nel 1995. Pur nella differenza di forme e contenuti le loro opere hanno profondamente segnato il mio operare.

Ricordo di aver disegnato da sempre; l’interesse profondo è poi andato maturando con lo studio presso l’Istituto Statale d’Arte di Trento prima e, soprattutto poi, con la frequenza del Magistero di Belle Arti di Urbino, sito nel Palazzo del Duca Federico presso il quale si trova il Museo con opere di Raffaello, Pier della Francesca ed altri. Alla scultura sono giunto, dopo anni di pittura e disegno, alla fine degli anni 80.

Hai conosciuto o frequentato molti artisti locali o nazionali?

Quali sono stati le correnti artistiche e gli

Dal 1991 non ho mai cessato di frequentare 8


importanti gallerie e Fiere d’Arte sia in Italia che all’estero e gli incontri con maestri sono stati frequenti ed innumerevoli. L’amicizia nata con alcuni di essi si è presto trasformato in un rapporto di collaborazione e lavoro, favorito anche dal mio possedere un laboratorio personale di ceramica sia tradizionale che Raku. Ricordo tra questi Riccardo Licata, Hsiao Chin, Toni Benetton, Giuseppe Chiari, Giorgio Celiberti, Alain Bonnefois, Andrè Villers, Fabio Calvetti, Riccardo Schweizer, Giancarlo Vitturini. A loro ed ad altri, che colpevolmente non ho citato, ho dedicato il libro “ I sapori dell’Arte”

file rouge che lega l’incontro con gli stessi ai momenti conviviali trascorsi ed ai piatti gustati insieme.

Nel corso della tua attività, prima di dedicarti alla sola scultura, quali altre tecniche artistiche hai sperimentato? Oltre alla pittura ed al disegno ho incontrato. agli inizi degli anni 70. la fotografia che

Terra Madre, 2012, mosaico, diam 120 cm

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da allora mi ha sempre accompagnato. Ricordo ancora con nostalgia ed affetto la mia prima reflex, la mitica Olympus OM1, e le prime stampe in bianco e nero nella mia rudimentale camera oscura.

venga solo dopo un processo di maturazione artistica e che di fatto sia la scultura stessa che ti cerchi per accoglierti tra le sue braccia.

Quali sono, secondo te, le diversitĂ tra le due discipline?

Hai praticato anche la pittura o ti sei orientato subito verso la scultura?

I percorsi creativi di entrambe sono sovrapponibili, ciò che differenzia profondamente il momento attuativo

Sono convito che l’approdo alla scultura

Megalito, 2009, acciaio corten, h. 320x380 cm

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dello scultore sono la necessità di una progettazione quasi ingegneristica, la dilatazione dei tempi di esecuzione, l’importanza delle dimensioni dello spazio lavorativo, il rilievo dell’investimento economico (specie per le fusioni in bronzo).

Quali sono le tecniche che utilizzi per le tue sculture e perché privilegi i lavori in creta, o meglio, in semirefrattario? L’argilla è la prima materia che l’uomo ha manipolato e ogni cultura ne ha dato una diversa interpretazione. Essa, nella sua estrema versatilità, oltre ha favorire la duttilità creativa ha effetti terapeutici per il fisico e la mente. Da 36 anni la utilizzo con le mie mani come esclusivo strumento, nel tempo si è creato tra me e la materia un rapporto quasi zen che trova nel momento creativo la sua sublimazione meditativa e catartica. Questo speciale rapporto mi ha permesso di creare anche opere di grande impegno e dimensioni quale l’istallazione “Tra memoria e visione” (sei elementi di altezza massima 5 metri e mezzo) presente sulla nave Costa Magica della Costa Crociere

Prima di approdare ad un linguaggio più classico, hai frequentato anche forme di espressione astratta? Come credo tutti ho iniziato nell’ambito del figurativo; nel 1978, con l’avvio dell’attività di ceramista, disegnando

Sopra: Fierezza, 2001, bronzo, 128,5 cm A destra: Androgino, 1995, bronzo, h. 210 cm


Saggi, 2011, semirefrattario, h. 80 cm senza soluzione di continuità; penso ciò sia da attribuire ad una raggiunta maturità artistica ed ad una consapevolezza di me che mi consente finalmente di dettare le strade del mio percorso

su fogli di argilla componevo paesaggi astratti. Successivamente ho creato le mie prime opere tridimensionali: i menhir, astrazioni dalle antiche pietre presenti in particolare nei paesi nordici. Gli stessi, per me presenze arcaiche ed evocative e non soggetti inanimati, si sono trasmutati negli androgini, figure umane senza tempo e luogo e dall’identità non definita. Oggi il mio cammino spazia dal figurativo all’astratto

Perché il tema che ti interessa maggiormente è il corpo umano, in particolare femminile? Ciò che mi ha sempre affascinato, e che 12


ho cercato di trasmettere nel mio percorso artistico, è l’armonia delle forme. Il corpo umano ne è, a mio parere, espressione fondamentale specie nella sua accezione femminile.

Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile? Non ho mai contestualizzato le mie opere in uno specifico stile, scolastico o meno; credo invece di possedere un mio personale linguaggio espressivo che trova facile identificazione e riconoscibilità nelle texture dei corpi, nei volti quasi ieratici e privi d’occhi, nella geometria delle fronti e dei capelli, nella peculiarità dei rivestimenti in acciaio corten che tanta parte giocano nel caratterizzare le mie opere di maggiori dimensioni.

Cosa ti interessa e cosa non ti piace della scultura contemporanea? Ciò che io ricerco nella scultura è la sua capacità di raccontare momenti, fatti ed ambienti trasmettendo a chi l’avvicina emozioni e stati d’animo. Difficilmente riscontro nella scultura contemporanea tali caratteristiche, la vedo come fine a sé stessa, quasi esercizio stilistico atto a provocare e stupire.

Cosa vuoi rappresentare nelle tue sculture:

Sopra: Pietà, 2014, semirefrattario e ossidi, 138,5x91 cm A destra: Perla, 2005, porcellana, h. 24,5 cm


Custode dei sogni, 2007, tecnica mista 85x65 cm

concetti, emozioni...?

Come ti sembra il panorama degli artisti trentini d’oggi? Chi apprezzi a livello provinciale?

Sono convinto che la capacità di emozionare sia ciò che l’artista deve perseguire e che la stessa sia in diretto rapporto con l’equilibrio interiore e con l’emozionalità dell’artista stesso.

Il mio percorso artistico si è sviluppato da sempre al di fuori del Trentino; ho avuto contatti, nel mio periodo di studi, con i “vecchi maestri” (quali Colorio, Bonacina, Vitturini). Conosco poco del panorama 14


artistico trentino di oggi con cui, solo di recente, ho iniziato ad interfacciarmi.

Segui la “politica culturale” trentina: pensi che si possa fare di più e meglio per il settore artistico?

Cosa manca al Trentino per poter essere più presente sul mercato esterno?

A mio sentire i termini politica e cultura si associano con difficoltà, ritengo che siano gli stessi operatori del settore artistico che possano e debbano costruire una “politica culturale” a più ampio respiro stimolandone così la crescita e la visibilità.

Forse la voglia reale di uscire dai propri confini non so se per timore del confronto o per le difficoltà che ciò comporta in termini di costi e di fatica. Forse il Trentino coccola in modo eccessivo i propri artisti facendo sì che essi non sentano la necessità di spaziare al di fuori della provincia.

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?

Denno, S. Maria, installazione

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Nel mio immaginario essa si identifica con l’armonia che deve pervadere l’opera e che da sempre inseguo nel mio lavoro quotidiano.

Cosa è per te l’arte? L’arte è un’entità astratta e soggettiva difficilmente definibile, volerla catalogare è come tentare di definire cos’è l’amore. Come questo determina nel singolo scelte e percorsi spesso non comprensibili ai più così, in molte occasioni, l’arte espressa da alcuni dei suoi interpreti li ha fatti additare come emarginati e pazzi sottolineando, una volta di più, come la sua dimensione sia profondamente soggettiva e come tale, ripeto, non definibile.

E, per finire, chi è l’artista? E’ l’innamorato dell’arte, talora corrisposto e talora no, che comunque dedica tutta la propria vita e la propria energia a cercare di rendere visibili e materici le proprie emozioni ed il proprio mondo interiore.

A sinistra: Tenerezza, 2012, Costa NeoRomantica-Costa Crociere- acciaio corten e semirefrattario, h 320 cm A destra: La piscina delle perle, 2012 Costa Fascinosa - Costa Crociere, bronzo, da 60 a 117 cm 16



la “Mater Salutis” (2001) grande scultura in bronzo (h 320 cm) per l’ospedale di

Legnago

Verona.

La

gigantesca

installazione in semirefrattario (h 550 cm) dal titolo “Tra memoria e visione” (2004), un magnifico esemplare della ricerca dell’artista sulle forme monumentali

e

per

l’immaginario

della

cultura mediterranea, la grande scultura in bronzo del “Dio Poseidone” entrambe poste su un’importante nave di una flotta italiana. Per la più grande nave da crociera italiana ha realizzato sei figure in bronzo dal titolo “La piscina delle Nereidi” che dialogano con l’imponente mosaico di più di dieci metri quadri dal titolo “Eden” (2011) realizzato da Lucchi con una tecnica moderna. Recentemente sempre per altre navi da crociera ha realizzato (2012) la coppia in acciaio corten e semire “ Tenerezza ” (h 320 cm) BRUNO LUCCHI

e un’installazione di sei bronzi intitolata“ La piscina delle Perle ” e nel 2013 per

Bruno Lucchi è nato a Levico Terme

l’ingressi del presidio ospedaliero di Cles,

(Trento-Italy) nel 1951, dove tuttora vive

TN ha consegnato due bronzi “Unione”, (

e lavora. Ha studiato all’Istituto d’Arte di

cm 230) e “Attesa”, (cm. 140).

Trento completando gli studi al Magistero

Nel 2014 si è aggiudicato il concorso

delle Belle Arti di Urbino.

nazionale per la realizzazione della statua

La terra è da sempre la sua materia da

commemorativa di “Mons. Santin”, (un

cui nascono le sue figure, che con il rito

bronzo di cm. 300), per ICMP Istituto di

del fuoco trasforma in terracotta nel suo

Cultura Marittimo Portuale di Trieste.

atelier, diventano poi, bronzi e porcellane.

È già uscito il primo esaustivo volume

Recentemente la sua ricerca ha anche

monografico “Dialogo con l`invisibile”

abbracciato nuovi materiali. Infatti, con

(Carlo Cambi Editore, Poggibonsi, 2003 e

l’acciaio Corten, da solo o abbinato

nel 2005 è stato realizzato il primo film-

al

nella

documentario che ripercorre tutta l’opera,

costruzione di installazioni enormi che

le principali mostre personali e l’atelier

trasmettono

la rinnovata passione con

di Lucchi. E’ stato prodotto dalla troupe

il nuovo materiale, e con il mosaico, in

parigina Astiko sia in lingua francese che

tecnica moderna, rinnova l’antichissima

italiana.

tradizione portandola al contemporaneo.

Alla

Lo scultore italiano Lucchi è l’autore di

primo libro intitolato “I Sapori dell’arte”

numerose opere pubbliche. Fra le altre:

(Publistampa Editore, Pergine Valsugana

semirefrattario,

si

cimenta

18

fine

del

2009

pubblica

il

suo


Trento). Una raccolta di belle, semplici e gustose ricette, tutte introdotte da preziosi

Tutti i numeri 2012-2013

aneddoti dello scultore condivisi negli

della rivista FIDAart

incontri con artisti-amici, tutti nomi di grandi maestri dell’arte contemporanea.

sono scaricabili da:

Dal 1991 vanta al suo attivo più di 200

www.fida-trento.com/books.html

esposizioni collettive,

personali tutte

e

innumerevoli

realizzate

nelle

più

Tutti i numeri 2012-2013

importanti sedi pubbliche e private e in prestigiose gallerie d’arte italiane ed

della rivista FIDAart

estere.

sono sfogliabili su:

Per quanto riguarda la stampa, di lui si

http://issuu.com/tomio2013

sono occupate tutte le principali testate critiche nazionali (Archivio, Arte, Arte In, Forum Artis, Images Art & Life, Tema

FIDAart

Celeste). Nel mese di dicembre 2000

copertina del N.7 2014 Periodico di arte e cultura della FIDAart

il mensile Arte Mondadori ha dedicato all’artista

trentino

un

prezioso

libro

monografico. Le ultime personali del 2014 febbraio; Franca

“PERLE Pezzoli

“giocose

arte

armonie”,

Curatore e responsabile

contemporanea,

Clusone, bergamo;

Paolo Tomio

marzo: “L’equilibrio delle forme”, galleria Art Events Mazzoleni , Alzano Lombardo

FIDAart

Bergamo; aprile: “Il pane spezzato” in S. Zenone all’Arco a Brescia; maggio: “Forme morbide”, alla Sala Klien, Borgo Valsugana; giugno: “Muse en plein-air - Bruno Lucchi, sculture” al quartiere delle Albere e del Muse, il Museo della scienza di Renzo PERIODICO della FIDAart N. 7 - Luglio ANNO 2014

Pianoa - Trento, 29 installazioni e oltre 50 sculture all’aperto. Studio: Via Marconi,87 - 38056 Levico Terme (Trento) Tel. +39 (0) 461 707159 studio Cell. + 39 329. 86.32.737 e-mail:info@brunolucchi.it pec:postmaster@pec.brunolucchi.it sito:www.brunolucchi.it 19


MERCATO DELL’ARTE ?

GERHARD RICHTER (1932) DOMPLATZ, MAILAND (Piazza del Duomo, Milano), 1968, olio su tela, 275x290 cm Sotheby’s, Maggio 2013, New York Stimato 30.000.000 - 40.000.000 $ Venduto a 37.125.000 dollari (27.207.000 €) Le opere di Gerhard Richter, il più celebre artista tedesco vivente, sono stabilmente stimate su valori che vanno dai 20 ai 30 e più milioni di dollari. “Domplatz, Mailand”, una delle sue foto-pitture di città, un grande monocromo grigio a olio eseguito nel 1968, con gli oltre 37 milioni di dollari battuti l’anno scorso a New York, è oggi la sua opera record. Il pittore aveva dichiarato: “La differenza fra i vari grigi mi affascina, il fatto che alcuni siano migliori di altri mi spinge a continuare a realizzare i monocromi grigi”. Nato nel 32 a Dresda e formatosi artisticamente nella DDR nella rigida disciplina del realismo socialista, poco prima della costruzione del muro di Berlino nel 61, scappa nella Germania

dell’Ovest dove frequenta l’Accademia d’Arte a Düsseldorf fino al 64, anno in cui ha inizio la sua carriera di pittore. Non è facile scrivere in sintesi di Richter perché, nel corso della carriera lunga quasi 60 anni, anche se ha sempre praticato la pittura nel senso classico della parola, ha contemporaneamente sperimentato linguaggi, tecniche e modalità espressive tra loro così diverse che ognuna richiederebbe un capitolo. Le tipologie dei suoi lavori, infatti, comprendono sia dipinti figurativi: paesaggi, nature morte, ritratti, oggetti, persone comuni, città ecc., sia opere astratte, informali o geometriche, e anche qualche esperienza concettuale. Richter ha sempre avuto un punto di riferimento nella fotografia che ha utilizzato fin dagli inizi per realizzare le sue ‘foto-pitture’ definite nella sua prima mostra ‘Realismo capitalista’. Come l’immagine fotografica non crea l’immagine ma si limita a registrarla, così la sua pittura ambisce a diventare una forma di indagine sul mondo, come scrive in alcune note: «La fotografia è l’immagine perfetta. Non cambia; è assoluta e Blau, 1988, olio su tela, 300x300 cm


GERHARD RICHTER autonoma, incondizionata, senza stile. È per me un modello sia per il modo in cui comunica sia per quello che comunica». In molti suoi dipinti, ad esempio nel piccolo olio su tela del 1968 rappresentante una candela accesa nel buio, tema a lungo approfondito, (vedi “Kerze” a pag. 32, battuto per 16.480 mila $) sembra confrontarsi con la grande tradizione ritrattistica, Vermeer in primis. Una particolarità dei suoi quadri è il tipo di finitura dei contorni con una spazzola strofinata sulla pittura ancora umida per ottenere il suo caratteristico effetto sfumato ed evanescente. Verso la fine degli anni ’70 in poi, complice anche l’approfondimento dell’opera di Duchamp, al quale ‘dedica’ nel 1966 “Ema”, ritratto della moglie che scende le scale (vedi pag. 35), Richter comincia a sperimentare anche l’astratto. Interessanti, a questo riguardo, le sue motivazioni: «Sono sempre stato affascinato dall’“astrazione”: è così misteriosa, come una terra inesplorata. Essendo cresciuto nella Germania dell’Est, effettivamente pensavo che fosse solo spazzatura, che i dipinti astratti non avessero senso». L’artista perviene ad una sintesi di tutti i momenti precedenti con gli “Abstraktes bild”, dipinti astratti spesso monumentali (vedi “Blau”, venduto nel 2014 per 28.725mila.$), ottenuti sovrapponendo strati di diversi colori in pasta sulla tela, poi trascinati e impastati in successivi passaggi mediante lunghe lamine, per ottenere superfici fiammate e striate policrome. «Voglio essere neutrale, che è l’antitesi dell’essere ideologici» dichiara, ed è proprio per questa ragione che sceglie di non incasellarsi dentro un unico schema espressivo e che lo porta ad eseguire le Tavole di colori ispirate dai campionari commerciali delle tinte, dove l’ordito del-

le composizioni composto da centinaia di rettangoli colorati casualmente è analiticamente rigoroso e l’uso di smalti industriali conferisce autoreferenzialità al colore stesso che diventa il vero soggetto dei quadri (vedi “1024 Farben” a pag. 34). L’ultimissima produzione richteriana vede addirittura l’artista alle prese con la riformulazione digitale dei suoi quadri astratti precedenti a dimostrazione del suo sperimentare senza limiti sulle infinite possibilità creative offerte dalle tecniche pittoriche. Se in passato è stato visto da qualcuno come artista manierista o eclettico, oggi Gerhard Richter è riconosciuto tra i grandi pittori contemporanei proprio per il suo essere sempre rimasto fedele al principio di lealtà verso la pittura e, anche, per aver sempre privilegiato quell’ideale di bellezza fuori dal tempo e dalle tendenze che viene definito ‘classico’. S. mit kind, 1995, olio su tela, 41x36,5 cm


ASSOCIAZIONI “ARTISTICHE”? lunga e complicata contabilità in cui si dimostri come sono stati spesi tutti il danaro in cassa. Ore e ore di lavoro ragionieristico del responsabile dell’associazione e poi dell’ufficio comunale, per una cifra inferiore al costo globale per il tempo impiegato (perso) in pratiche burocratiche. Il ridicolo è che, all’associazione che voglia utilizzare per una mostra i locali comunali di Torre Mirana in via Belenzani, viene richiesto il pagamento di una somma contenuta ma che comporta nuovamente domande, moduli, versamenti, contabilità ecc. Insomma carte su carte perché tutto deve essere controllato, protocollato, archiviato. Proposta di buon senso che fa risparmiare tempo e soldi a tutti. Perché il Comune non concede - gratuitamente - la sala per uno o due periodi all’anno alle associazioni che rinunciano al contributo? Io, associazione, mi risparmio un sacco di lavoro burocratico inutile e tu, Comune, semplifichi, riduci, elimini le pratiche facendo lavorare meno e meglio i tuoi dipendenti. Ancora. Per esporre sul marciapiede di via Belenzani il manifesto della mostra in corso in un tabellone mobile, da ritirare ogni giorno, l’associazione deve prima recarsi alla sede dei vigili urbani in via Brennero, presentare la solita domanda e pagare l’occupazione di suolo pubblico. Soldi e tempo buttati ottusamente. Sarebbe sufficiente che il Comune installasse a fianco dei portali di via Belenzani e di via Manci due sobri totem fissi in cui poter inserire - gratuitamente - i poster dell’esposizione. Si otterrebbe così il risultato di godere di due ingressi puliti ed eleganti, valorizzare una sala pubblica centrale, evitando al contempo il problema di una barriera architettonica sul marciapiede. Sono ipotesi molto concrete e pragmatiche che hanno il grande pregio di essere facilmente e immediatamente praticabil, se solo lo si volesse.

Il lavoro volontario per un’associazione artistica ti fa toccare con mano l’assurdità di una cultura della carta bollata che si autoalimenta e di cui, alla fine, nessuno è responsabile. Il cittadino, preso tra il martello della politica e l’incudine della burocrazia, soffre e sopporta, perdendo tempo, soldi e voglia di fare. Alcuni banali innovazioni potrebbero semplificare la vita delle persone - cittadini comuni e personale impiegato - aumentando l’efficienza e la qualità del servizio a costo zero. Un esempio. Le associazioni culturali possono richiedere un contributo (modesto) al Comune di Trento presentando annualmente un lungo e complicato modulo. Per ricevere la somma a fine anno, bisogna presentare una altrettanto 22


VIVA LA FIDA

VIVA LA FIDA - LA FIDA E’ VIVA 3° DIALOGO - 19 giugno 2014 BOOKIQUE Caffe’ Letterario Parco della Predara Nel bel mezzo di giugno, con i primi (e ultimi) caldi, le due artiste della FIDA-Trento, Stefania Simeoni e Francesca Libardoni, hanno offerto al pubblico di appassionati del Bookique alcuni loro lavori recenti presentati con garbo e competenza dal collega Aldo Pancheri. Seppur giovanissima la prima e giovane professionista, la seconda, le poche opere esposte hanno dimostrato padronanza di linguaggio e delle tecniche unite ad una grande voglia di esprimere il loro mondo interiore e di confrontarsi liberamente con la storia dell’arte contemporanea. Come in tutti gli altri campi, le donne si dimostrano più preparate, più motivate, più interessate a dialogare con la realtà e anche dotate della grinta necessaria per entrare in relazione con un settore non facile ed oggi particolarmente in crisi. Se, storicamente, infatti, sono sempre state penalizzate e mantenute ai margini dell’arte, in particolare quella astratta, oggi si assiste da parte loro ad un fiorire di idee e invenzioni che fa presagire un radicale cambiamento della scena. La cosa è tanto più positiva quando si riscontra la voglia di sperimentare linguaggi espressivi complessi e innovativi e di percorrere strade diverse a dimostrazione che le nuove generazioni hanno introiettato definitivamente la lezione dei maestri del Contemporaneo. I dialoghi proseguiranno anche nel mese di luglio per poi saltare direttamente all’autunno e concludersi prima di Natale. Viva la FIDA - PROGRAMMA 2014 17 luglio: Nadia Cultrera e Roberto Piazza 18 settembre: Barbara Cappello e Alessia Feeela Carli 16 ottobre: Giovanni Anderle e Silvia Turri 20 novembre: Sarah Mutinelli e Doris Cologna 18 dicembre: Stefano Benedetti e Renato Sclaunich

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ARTE BESTIALE - 2° parte

In un passato neanche troppo lontano, l’artista associava gli animali ad alcuni ideali: di forza, di bellezza, di colore, di velocità, o anche a delle virtù morali o psicologiche seppure abbastanza cervellotiche: la furbizia della volpe, la regalità del leone, l’acutezza dell’aquila, la bontà della tortora e così via. Oggi diversi artisti, alcuni dei quali delle vere star, guardano gli animali e vedono gli oggetti dei loro desideri e dei loro incubi creativi. In compagnia dei ‘grandi’ esiste poi una pletora di sedicenti artisti che esercitano le loro fantasie su bestie vive o morte in modi penosi e disgustosi. Alcuni producendo oggetti d’uso con pelle di cani o gatti scuoiati, altri creando creature mitologiche, le chimere, composte con parti di

animali diversi, altri ancora, esponendo nelle posture più varie e improbabili tutto il repertorio esistente di animali imbalsamati. In realtà, sembra che nessuno sia responsabile della loro morte ma, al contrario, nelle intenzioni degli autori verrebbero ridati a nuova vita proprio grazie a questi interventi estetici. Può darsi, ciononostante, l’esibizione della morte altrui è abbastanza riprovevole, specie se assolutamente fine a sè stessa o, peggio, per motivi bassamente commerciali. Se talvolta l’intento degli artisti sembra essere la denuncia dei comportamenti umani nei confronti di vittime innocenti, non risulta chiaro l’obbiettivo di Wim Delvoye, noto artista concettuale belga il quale sottopone dei maiali vivi ad un tatuaggio su tutto il corpo interamente rasato nel suo laboratorio in Cina (probabilmente per non essere sottoposto alle leggi europee) per poi vendere la pelle così trattata. Al di là della gratuità assurda di tale gesto ‘artistico’ sicuramente doloroso per il povero suino durante il tatuaggio (ma ancora peggio al momento della sua soppressione), la domanda che sorge spontanea è: ma, questo qui, è un pazzo o solo un demente? Ma perché un artista belga deve finire in Cina a disegnare con il pennino elettrico sulla schiena di un porco? La risposta


STORIA E ARTE

altrettanto spontanea è: speriamo che, per la legge del contrappasso, anche a lui succeda di subire la medesima esperienza estetica. Non tutti sono dei minus habens. Il nostro famosissimo e ironico Cattelan si limita a sparare una serie cavalli imbalsamati, con la testa piantata nella parete a sei metri da terra, lasciandoli penzoloni come tanti provoloni. Perché? Non si sa, forse perché sono ridicoli, forse perché è a corto di idee ed è passato da un singolo cavallo a cinque per portare all’acme la provocazione. I visitatori guardano perplessi, fotografano e, oramai mitridatizzati, proseguono oltre. Qualche museo o fondazione, forse comprerà i cinque equini a suon di milioni. Anche il già noto Jan Fabre ha voluto denunciare nelle sue performances l’indifferenza umana verso il dolore degli animali randagi, appendendo a dei ganci sul soffitto cani e gatti imbalsamati. Se le intenzioni dell’artista potrebbero essere condivisibili, le associazioni animaliste non hanno comunque apprezzato perché la dignità di un ‘individuo’ senza vita non può essere offesa, fosse anche per le migliori intenzioni. Uno degli artisti più detestati dagli animalisti è sicuramente Damien Hirst, il noto e discusso

utilizzatore di animali di tutti i generi, specie e famiglie, inventore inarrestabile di situazioni tragiche o tragicomiche che coinvolgono corpi di animali sottoposti a interventi chirurgici particolarmente traumatizzanti per essere poi esposti sotto formalina. I resti dei corpi di questi animali graziosamente presentati, una sorta di memento mori, dovrebbero servire ad esorcizzare il terrore della morte nostro ma, soprattutto, dell’autore. Qui la domanda è: quale collezionista si metterà mai in soggiorno un’elegante teca in vetro, acciaio placcato oro e formalina, contenente le teste mozzate e scorticate di due mucche che sorreggono un pallone da spiaggia?


Presidenza del Consiglio regionale

Città di Bolzano Stadt Bozen Con il patrocinio della PresidenzaCon delil patrocinio Consiglio regionale della Presidenza del Consiglio regionale

Assessorato alla Cultura e alla Convivenza Assessorat fur Kultur und aktives Zusammenleben

PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO

Ausstellung 1/Prima sede

STADTGALERIE BOZEN/GALLERIA CIVICA DI BOLZANO Dominikanerplatz/Piazza Domenicani 18, Bolzano/Bozen 5. - 30. August / agosto 2014 Eintritt frei/Ingresso libero Montag/Samstag: 10.00 - 13.00; 16.00 - 19.00 Uhr lunedì/sabato: ore 10.00 - 13.00; 16.00 - 19.00 Sonntag Ruhetag / domenica chiuso

Ausstellung 2/Seconda sede

SCHLOSS RUNKELSTEIN/CASTEL RONCOLO, BOLZANO/BOZEN 5. August - 2. November / 5 agosto - 2 novembre 2014 Eintritt zum Schloss kostenpflichtig/Ingresso al castello a pagamento Dienstag/Sonntag: 10.00 - 18.00 Uhr martedì/domenica: ore 10.00 - 18.00 Montag Ruhetag / lunedì chiuso


FIDA - Trento Federazione Italiana Degli Artisti/Italienischer Künstlerverband & gli Artisti di Bolzano/Bozner Künstler

laden Sie ein zu/hanno il piacere di invitarla a

To build

castles in the air Eröffnung / inaugurazione Dienstag/martedì 5. August/agosto, ore 18.00 uhr STADTGALERIE BOZEN/GALLERIA CIVICA DI BOLZANO Dominikanerplatz/Piazza Domenicani 18, Bolzano/Bozen Kurator/curatore: Paolo Zammatteo

Gianni Anderle - Luciana Antonello - Laura Benaglia Nones - Stefano Benedetti Matteo Boato - Paola Bradamante - Diego Bridi - Barbara Cappello Roberto Codroico - Giovanna Da Por Sulligi - Paolo De Polo - Enrico Farina Marzio Ghiotto - Tanja Jarussi - Mauro Larcher - Francesca Libardoni Anna Lorenzetti - Bruno - Lucchi - Amedeo Masetti - Beatrice Mattei Luciano Olzer - Aldo Pancheri - Paolo Profaizer - Stefania Simeoni Renato Sclaunich - Paolo Tomio - Silvia Turri - Elisabetta Vazzoler - Pietro Verdini



Luglio 2014, Anno 3 - N.7

News dal mondo Gerhard Richter

“Kerze”, 1968

pag. 30

Gerhard Richter

“Abstraktes bild 709”, 1989

pag. 31

Gerhard Richter

“1024 Farben in 4 Permutationen”, 1973,

pag. 32

Gerhard Richter

“Ema”, 1966

pag. 33

“Ich bin ein Berliner”, 2104

pag. 34

Omaggio a Gerhard Richter

29


GERHARD RICHTER, Kerze, 1968, olio su tela, 83x62 cm

32

GERHARD RICHTER, Abstraktes bild 709, 1989, olio su tela, 259x200 cm


33


GERHARD RICHTER, 1024 Farben in 4 Permutationen, 1973, smalto su tela,dett. 254x478 cm

34


35

GERHARD RICHTER, Ema (Nudo che scende le scale),1966, olio su tela, 200x130 cm



MEMORANDUM INDIRIZZO FIDA-Trento C/o arch. Paolo Tomio Via Cernidor 43 - 38123 Trento Tel. 0461 934276 INDIRIZZO MAIL Indirizzo Mail di FIDA-Trento è: info@fida-trento.com SITO FIDA-Trento Sito di FIDA-Trento è: www.fida-trento.com FIDA-Trento su FACEBOOK FIDA-Trento è presente con un sua pagina: www.facebook.com/fida.trento?ref=tn_tnmn

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QUOTA DI ISCRIZIONE PER L’ANNO 2014 E’ stata mantenuta la quota d’iscrizione di euro 50.00 Il versamento dovrà essere effettuato con la causale: ISCRIZIONE ANNO 2014

A sinistra: PAOLO TOMIO, Omaggio a Gerhard Richter, “Ich bin ein Berliner”, 2104, fine art, 90x60 cm



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