PERIODICO della icsART N.12 - Dicembre ANNO 2018
icsART
In copertina: FRANCO LANCETTI, VENTO, 2015, olio su tavola, 17,4 x 17,8 cm
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icsART
sommario
Dicembre 2018, Anno 7 - N.12
Editoriale
ADAC
pag. 4
Politiche culturali
Ex Post
pag. 5
Intervista a un artista
Franco Lancetti
Mercato dell’arte?
Wayne Thiebaud
pag. 20-21
In nubibus
Neo Sturm und Drang
pag. 22-23
Storia dell’arte
Rolex Daytona 'Paul Newman'
pag. 24-25
pag. 6-19
News dal mondo WAYNE THIEBAUD
Two Jackpot, 2005
pag. 28
WAYNE THIEBAUD
Hill Street (Day City), 1981
pag. 29
WAYNE THIEBAUD
Tie Rack, 1969
pag. 30
WAYNE THIEBAUD
Various Cakes, 1981
pag. 31
Twenty-four Macarons, 2018
pag. 32
Omaggio a WAYNE THIEBAUD
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EDITORIALE quello che considero una grande impresa editoriale: non credo di esagerare dicendo che il Mart sia l’unico Museo di arte contemporanea in Italia che abbia una collana di pubblicazioni monografiche con queste caratteristiche attiva. Vorrei sottolineare la differenza sostanziale fra un catalogo di mostra, che pure è una tipologia di volume di grande impegno e complessità, e una monografia: non si tratta infatti della documentazione di un evento, ma di fare il punto su una parte (o tutta) la produzione artistica di un autore, andando a sondarne in profondità le ragioni costitutive, gli avanzamenti e gli intrecci, locali, nazionali e internazionali, sfruttando sia gli strumenti della critica d’arte, che quelli dell’intervista (rivista nell’ottica della biografiaintervista), che degli apparati bibliografici ed iconografici. Tutto questo lavorando su autori ”in movimento”, anzi nel pieno dello sviluppo della propria creatività e non su autori storici, cioè non più in vita, ai quali la prassi museale è solita dedicare questo tipo di pubblicazioni.
Gabriele Lorenzoni, curatore dell'ADAC, Archivio trentino Documentazione Artisti Contemporanei, ci spiega quale sarà il ruolo di questa struttura e dei "Quaderni ADAC", la cui pubblicazione è stata ripresa dopo vent'anni, in occasione della mostra collettiva "Ex Post" in corso presso la Galleria Civica di Trento.
Dopo 20 anni, ADAC, l'Archivio Trentino Documentazione Artisti Contemporanei, rilancia il suo prezioso ruolo storico e istituzionale con il territorio? ADAC ha sempre mantenuto un rapporto con il territorio trentino, senza il quale non avrebbe ragione di esistere e ha sempre mantenuto fede ad uno dei suoi pilastri, quello di conservare documentazione relativa agli artisti che abbiano (o abbiano avuto) una relazione con il territorio. Per varie ragioni dopo il 2004 era invece andato scemando l’impegno di ADAC nel campo della valorizzazione delle realtà artistiche del territorio. Gli ultimi anni sono stati segnati da un continuo aumento di questo impegno, culminato appunto con il varo della nuova
"Ex Post", una collettiva di quattro artisti trentini ma, soprattutto, il ritorno dei "Quaderni" ADAC? “Ex post” è una mostra che si avvale dell’esperienza del dopo, un evento espositivo che si mette al servizio e dà conto di un importante progetto editoriale e di ricerca: la pubblicazione di monografie dedicate ad artisti trentini di rilievo. I volumi e l’esposizione vogliono fare il punto sullo stato del percorso creativo dei quattro artisti coinvolti, Laurina Paperina, Rolando Tessadri, Luca Coser e Christian Fogarolli. La mostra in questo caso si mette a servizio di 4
POLITICA CULTURALE serie dei Quaderni. La mostra che ne deriva è dedicata alla memoria di Diego Mazzonelli, fondatore di ADAC, proprio per segnalare questo rinnovamento nella continuità. Si prevede che saranno pubblicati due nuovi Quaderni ogni anno: come pensate di procedere nella selezione degli artisti? L’impegno del Museo è quello di garantire due uscite all’anno: certo questo non dipende solo dalla programmazione, ma anche dalla dotazione economica dell’ente, che auspichiamo possa essere stabile. Ritengo sia doveroso che lo staff curatoriale del Museo si prenda la responsabilità della scelta degli artisti con i quali lavorare alla realizzazione delle monografie, senza interferenze di realtà terze che perseguono legittimi interessi di parte. Sicuramente sarà per noi un piacere aprire ad un ampio confronto con le realtà associazionistiche, i curatori freelance attivi sul territorio, i giornalisti di settore e i galleristi, ma la scelta è appannaggio del Museo. Ci proponiamo di lavorare su diverse generazioni di artisti, senza porci limitazioni: la stella polare di ogni scelta curatoriale deve essere la qualità della ricerca.
Ph_Mart_Jacopo_Salvi
562 artisti trentini, di cui 441 viventi: una risorsa culturale ma anche economica che potrebbe (dovrebbe) essere valorizzata? Assolutamente sì: il Museo si occupa della valorizzazione culturale degli artisti del territorio per rispettare un’esigenza primaria e costitutiva, ma auspica che su questo lavoro si possano innestare virtuose dinamiche economiche, all’interno delle quali l’artista stesso, i galleristi, i collezionisti devono fare la loro parte. L'ADAC potrebbe fare molto per far conoscere questa realtà: ad esempio, sarebbe importante cominciare a digitalizzare il suo ricco archivio cartaceo e metterlo in rete. Ora che la grande impresa del rilancio della collana monografica è compiuta, possiamo concentrarci sul passo seguente, ovvero quello di valorizzare ADAC mediante la realizzazione di una adeguata sezione del sito internet del Museo, che possa diventare una vetrina per gli artisti presenti in ADAC, con possibilità di veicolare contenuti, immagini, interviste e altro. Purtroppo si tratta di un lavoro lungo e di difficile realizzazione vista la quantità, complessità e scarsa omogeneità dei materiali contenuti nell’archivio
Intervista a FRANCO LANCETTI Franco Lancetti è un "personaggio" molto conosciuto in Val di Non e a Cles, dove vive e lavora dagli anni '70, sia per il carattere vulcanico che per l'energia prorompente che proietta sulla comunità attraverso il continuo impegno personale. Scorrendo il suo nutritissimo curriculum lo si scopre pittore, scultore, insegnante, poeta, commediografo, progettista, storico, critico, curatore, regista, saggista, organizzatore, divulgatore e altro ancora: in poche parole, un protagonista curioso ed eclettico sempre pronto a mettersi in gioco. Il carattere solare e sanguigno, ma generoso, della sua terra - tanto diverso da quello trentino - assieme all'innata vis polemica lo spingono ancor oggi a esprimere apertamente - e con la massima libertà - le sue opinioni controcorrente. Per Lancetti, l'artista «è un profeta sull'orlo del baratro», vale a dire: una condizione esistenziale carica di tensione etica i cui esiti, però, possono essere drammatici. Che questa carica emotiva profonda della sua indole si possa evincere dalla sua pittura appare evidente. Il movimento libero che percorre la tela e l'esplosione di colori brillanti come fuochi di artificio in cui il rosso è il motivo conduttore che attraversa e rende dinamica la composizione, sono la sua cifra poetica. La pittura gli permette di registrare le sue impressioni e le sue idee per "dire la sua" come artista e come uomo tanto sulle sensazioni più intime e poetiche ("Il sole tramonta, noi no!" del '68), che sui grandi temi della Storia come "Cernobyl", "Ok Berlin Alexander Platz" oppure "Spread o War?" del 2012. L'insaziabile passione artistica di Franco lo ha portato negli anni a sperimentare senza limiti soggetti, tecniche e stili, passando da monumentali affreschi figurativi a minuscole tavole astratte, da grandi tele informali a incisioni grafiche, da gigantesche sculture in legno a bronzetti e decorazioni su ceramica o cuoio, rendendo difficile affrontare in poche righe una carriera vissuta tanto intensamente e una mole così ricca e variegata di opere che necessiterebbero di un'analisi ben più approfondita. Paolo Tomio A sinistra: CERNOBYL 1986, 1996, tecnica mista olio su tela 140 x 80 cm
In basso: IL SOLE TRAMONTA, NOI NO!, 1966 olio su tavola, 28 x 42,5 cm
Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti alla pittura? Ho sempre avuto interesse per il disegno, da
MONTE BLU, 2014, olio su legno, 23 x 14 cm
bambino copiavo Bibì e Bibò dal Corrierino dei Piccoli. Disegno quasi tutti i giorni, guardavo al padre di un mio amico d'infanzia che faceva il pittore decoratore, molto bravo e che si faceva i colori da sé, sia a tempera che a olio. Ho poi fatto studi tecnici, al tempo serviva un
lavoro sicuro, alla lunga ho anche appreso l'arte al G. Chierici di Reggio Emilia. Poi a Firenze ed a Urbino.
che ti hanno influenzato? Guardavo al Divisionismo italiano e poi al Futurismo, in particolare a Boccioni e Severini,
Quali sono state le correnti artistiche o gli artisti LUNA NERA, 2011, tecnica mista,.44 x 29 cm
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quest'ultimo ebbi modo di conoscerlo personalmente ad una mostra, gli regalai un mio disegno e lui inaspettatamente mi contraccambiò con un piccolo dipinto. Che emozione!
sti locali o nazionali? Oltre Severini, ho conosciuto Fortunato Depero durante una gita a Rovereto nel 1957, poi ho incontrato R. Brindisi, R. Guttuso nel suo studio a Roma, ho avuto una breve corrispondenza con P. Annigoni, ho avuto collaborazioni con U. Mastroianni e quasi tutti i pittori reggiani degli anni sessanta. Ho incontrato moltissimi artisti
Nel corso della tua carriera, hai conosciuto artiTRAMONTO IN EGITTO, 1989, olio su tela su legno 24 x 21,8 cm
NOTTE E GIORNO, 2006, tecnica mista su tela, 80x80 cm
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OK BERLIN ALEXANDER PLATZ, 1989, alchilico e olio su tavola, 102 x 42 cm
trentini, Colorio, R. Wolf, O. Winkler, M. Fracalossi, C. Bonacina, L. Conta, L. Zanoni, P. Vallorz, A. Vallazza, sugli artisti trentini ho scritto anche un libro.
Sì e no, io faccio quello che mi va al momento. Mi piace l'arte in genere, antica e moderna, sia pittura scultura o architettura, ho visitato moltissimi musei europei, quello che non mi piace è il mercato dell'arte, che è falso e nepotista, legato alla notorietà e in mano a pochi affaristi
Segui le tendenze dell’arte contemporanea? Cosa ti interessa e cosa non ti piace? 11
per lo piĂš slegati da una vera competenza.
Tu usi indifferentemente il linguaggio figurativo e quello astratto? SĂŹ, a seconda degli stati d'animo e pratico tutte le tecniche esecutive, stimolato anche dal mio IN BLU, 2014, tecnica mista su tavola, 52 x 29,8 cm
lavoro di insegnante di disegno e storia dell'arte.
Nel corso della tua carriera hai attraversato periodi espressivi diversi? Tutti quanti, dal figurativo all'astratto, dal concettuale all'informale, mi vanno tutti bene, ma-
VENTAGLIO NERO, 2014, tecnica mista su tavola 39,4 x 29 cm
tita e scalpello, perché tendenzialmente sono “matto” o come diceva mia madre “una bestia rara”.
Personale, che va dove vuole, ma sempre in avanti. L'ecletticità e la fantasia.
Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile?
Cos'è per te il colore? E la materia? E' la vita, come il rosso il giallo e il blu. Tutto
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è come la materia che si tocca, calda e gelida come la vita. Terribile e stupenda.
Olio su vari supporti, acrilico e alchilico, per la scultura il legno.
Qual è la tecnica artistica che utilizzi principalmente nella tua attività ?
Hai realizzato anche molti l'affreschi e recentemente hai avuto una brutta esperienza con un tuo affresco giovanile?
SPREAD O WAR?, 2012, alchilico su tavola 102 x 72 cm
Ne ho realizzati in Val di Non, in Val di Sole e Giu-
TRACCE SULLA TERRA, 2000, tecnica mista su cartone e collage, diam 21 cm
LA PELLE DELLA TERRA, 2000, tecnica mista e cuoio su cartone, diam 20 cm
dicarie, a Montecassino assistente di P.Annigoni e S.Pistolesi; a Recco (GE) e Mulinetti di Recco nelle chiese della zona. Molti negli anni sono stati coperti per l'ignoranza e la stupidità dei preti che avrebbero dovuto conservarli. A Cles l'ultimo episodio è del luglio del 2018, un affresco contro la Violenza, triste replica della cancellazione delle storie di S.Francesco avvenuta nel 1998 e delle storie di Maria nel santuario di S.Maria della Spina a Recco. Purtroppo le “capre” sono annidate ovunque, anche nelle sovrintendenze, occupano le sedie ma sono senza palle.
Ritieni di rappresentare nelle tue tele significati, emozioni?
Pratichi normalmente anche la scultura?
Come ti sembra il panorama dei pittori trentini d’oggi?
Raffiguro le “mie”emozioni, i miei “furori”.
Tu sei da sempre impegnato nella “politica culturale” trentina: pensi che si possa fare di più o meglio per il settore artistico? Si dovrebbe fare molto di più, se ci fosse sensibilità e vera cultura diffusa. Ma il Trentino è “poverino”, troppo ricco! Nessun progetto a lungo termine che coinvolga tutti.
Sì, anche se negli ultimi tempi ho rallentato parecchio per problemi di salute e “rabbia”.
Ci sono buone realtà, ma tutto è tenuto al mar15
In alto: SOLE IMBOSCATO, 2017, olio su tavola 30 x 50 cm
A destra: LIBERTÀ, 1996, tecnica mista olio su tela, 140 x 80 cm
gine dall'ottusità delle istituzioni e dei social.
descriverla. No, se la si trova dentro è il massimo e nessuno potrà mai toglierla.
Cosa manca agli artisti trentini per poter essere più presente sul mercato esterno?
Cosa è per te l’arte? L'arte è un sentimento espresso con mezzi materiali, che vista da altri è bellezza, ma per chi manca di sensibilità (le capre!) essa è solo uno spreco. No, l'arte è ciò che eleva lo spirito e lo avvicina alla divinità.
Una voce unica che li proponga fuori dal territorio. Il Mart è come se non esistesse per l'arte dei giovani trentini. Esiste solo il passaparola del nepotismo.
Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?
E, per finire, chi è l’artista? E' un profeta sull'orlo del baratro, vede oltre e se riesce è fortunato, se fallisce è un “illuso”.
E' come l'anima, troppo grande per afferrarla e
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visione drammaticamente legata all’informale storico. E’ noto soprattutto in Val di Non e in Trentino per il suo impegno culturale verso la salvaguardia del patrimonio artistico, naturale, ambientale. Tiene da oltre 30 anni conferenze d’arte. Attività Culturale Vicepresidente del Centro Turistico Giovanile di Reggio E. dal 1969 al 1972, animatore in campeggi estivi. Regista attore nel gruppo filodrammatico Compagnia G.70, p/o il Teatro S.Prospero , via Guidelli 11, Reggio Emilia, dal 1969 al 1972 (oggi ATER Dialettale). Fondatore nel 1979 del Teatro dei Materassi Stabile dei Burattini di Cles, con il quale realizza anche commedie dell'Arte e pieces dialettali, l'attività è svolta in Italia e all'estero. Dal 1985 fa parte del comitato organizzatore del Circuito degli Assi poi Trofeo Melinda, gara internazionale premondiale di Ciclismo professionisti. Nel 1998 realizza la rassegna BURMACLES festival internazionale del teatro di animazione, di cui è direttore artistico. Dal 1977 al 1989 fa parte del direttivo della Pro Cultura Centro Studi Nonesi; dal 1985 al 1989, 1995/2000 e 2000/2005 componente la Commissione Culturale Comprensorio C.6 Val di Non; dal 1979 al 2001 tiene Incontri Socio Culturali, conferenze a scadenza semestrale su temi di Storia dell'Arte locale, italiana e internazionale per la Biblioteca Comunale di Cles, è nel Consiglio della stessa dal 1978 al 2000, nel 1997 è nominato vicepresidente; tiene Conferenze su temi di Storia dell'Arte; dal 1983 al 1993 è nel consiglio del Coordinamento Teatrale Trentino, anche in qualità di revisore dei conti. Dal 1991 collabora come consulente di Storia dell’Arte e Disegno professionale ai corsi per Artigiani del Laboratorio LAAS di Cogolo di Pejo. Nel 1994 è socio fondatore del Gruppo Artisti delle Valli del Noce poi denominato ARS'95 e fa parte della direzione, nel 1996 viene eletto Presidente, riconfermato nel 1999 e 2002. Fondatore del gruppo Rionale di Spinazzeda ogni anno organizza la rassegna tradizionale dei Presepi Natalizi della frazione. Dal 2001 entra nelle Commissioni Provinciali per i Concorsi per Opere d’Arte negli Edifici Pubblici. E’ ideatore e realizzatore dell’Esposizione Permanente “IL CUOIO” 200 anni di storia delle concerie di Cles TN. Nel febbraio 2002 progetta e organizza la mostra documentaria su Castel Cagnò per la valorizzazione dell’antico
FRANCO LANCETTI Nato a REGGIO EMILIA il 3.07.1946 Vive e lavora fra Cles e Trento, via Caralla n.9 38023 CLES - TRENTO Tel. - 3406881406 Dopo gli studi tecnici si diploma anche Maestro d’Arte Ceramica; progettista p/o lo Studio di Ingegneria e Architettura Casali di Reggio Emilia. dal '69 al '71. Dal 1971 docente di Scuola Media Superiore, all'Istituto per Geometri di Tione di Trento e Riva del Garda cattedra di disegno geometrico e architettonico; in ruolo dal 1973, ordinario di Disegno Architettonico e Storia dell'Arte p/o i Licei Trentini dal 1978 al 2005. Dal 1967 ha una attività di Industrial Designer per lo Studio di Architettura e Design Mobilhouse nei settori dell'arredamento e tessile, dal 1986 al 1993 dir. artistico e consulente grafico del marchio "ef d'ef"-Fondriest Commerciale Moda Sportiva; dal 1983 a oggi consulente della Galleria d'Arte Fedrizzi di Cles. Ricercatore, consulente d'architettura, d'interni e allestimenti espositivi dal 1979. Ha progettato e allestito a sede museale il Palazzo Endrici di Don. Saggi e articoli sono stati pubblicati da riviste e quotidiani, il Resto del Carlino, Corriere della Sera, L'Adige, Alto Adige, Il Trentino, Vita Trentina, Il Gazzettino, Il Mattino, Teatro per Idea, Anaunia, La Val, Nos, Studi Trentini, Archeo, Qui Touring, Il Sole 24 Ore. Dal 1992 collaboratore pubblicista della rivista mensile U.C.T. edita a Trento. Attività Artistica Alterna l’attività di scrittore e storico, con la scrittura di testi teatrali, regista teatrale e cinematografico, poeta, critico d'arte e saggista. In qualità di pittore e scultore ha una produzione di opere che vanno dalla visione iniziale post cubista, ad un momento accademico classico che si è trasformato in una
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maniero e del percorso verso l’Eremo di S.Gallo. Ha pubblicato: Sette Racconti Brevi - racconti poesie e illustrazioni - 1979; Pietra e legno per costruire - Tuenno Ieri e Oggi - 1982; Chiese e Campanili - Arte nell’Alta Val di Non - 1986; I Castelli di Nord Est - Uno sguardo al passato - 1987; Cles - Guida Artistica - 1989; Tuenno - Guida Artistica - 1990; Bresimo Cis Livo Rumo - Guida Artistica - 1992; Nanno Tassullo Guida Artistica - 1994; L’immagine Sacra - Stampe artistiche dal XVI al XX sec. - 1996; Il Trentino Alto Adige -nelle stampe antiche - 1996; Livo - Storia, arte e vita - 1997; 100 anni di Teatro a Cles - storia, personaggi, spettacoli del teatro a Cles - 1997; L’Arte nel Trentino dall’800 alla contemporaneità (1800 -1980) - 2003; Viaggi e viaggiatori nel Trentino Alto Adige - 2007; Il Trentino Alto Adige nelle stampe antiche - 2° vol. - 2009; Trenta anni di storia tra mele e pedali - 2011. Espone in mostre di pittura e scultura dal 1959 ad oggi sia in Italia che all'estero. La bibliografia d'arte nazionale, cita dal 1988 i suoi testi e saggi. Mostre Personali 1967 - Personale al Circolo Centro Turistico Giovanile. R.E. 1968 - Personale al CTG di Reggio E. 1971 - Personale alla galleria d’arte “Al Voltone”. R.E. 1974 - Personale alla Galleria d’arte “La Bussola” di Camogli. GE 1976 - Personale Sala Esposizioni Terme di Comano. Ponte Arche TN 1977 - Personale e retrospettiva didattica - Casa S.Francesco di Cles. TN 1978 - Personale Sala della Colonna Palazzo Assessorile di Cles. TN Personale Palazzo Comunale di Romallo. TN 1979 - Personale e presentazione libro “Sette Racconti Brevi” Casa S.Francesco di Cles. TN Personale e presentazione libro “Sette Racconti 1983 - Antologica 1963 - 1983 - Palazzo del Capitano E.P.T. R.E. Antologica 1963 - 1983 - sala della Colonna Cles - TN Personale Scuole Elem. Romeno – TN Antologica Sala S.Francesco di Cles - TN 1988 - Mostra personale “L’uomo e la natura” Galleria Fedrizzi Cles TN - Antologica 1963-1988 Palazzo Assessorile Cles TN
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ART E' possibile sfogliare o scaricare tutti i numeri degli anni 2012-2013-2014-2015-2016-2017-2018 della rivista icsART (ex FIDAart) dal sito icsART all'indirizzo:
www.icsart.it icsART N.12 2018 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio
PERIODICO della icsART N.12 - Dicembre ANNO 2018
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MERCATO DELL’ARTE ? sua passione per il disegno e i fumetti lo portano a lavorare durante le vacanze scolastiche estive come apprendista presso il dipartimento di animazione dei Walt Disney Studios e quindi a iscriversi a una scuola d'arte commerciale. Dopo il diploma lavora come fumettista e disegnatore in California ma, a causa dello scoppio della 2° Guerra mondiale è arruolato nell'Aeronautica militare prestando servizio nell'unità cinematografica dell'esercito. Alla conclusione del conflitto riprende la sua attività di artista commerciale fino al 1949 quando decide di iscriversi all'università per studiare belle arti e ampliare la sua istruzione. Nel 1950 trascorre un periodo a New York dove conosce, rimanendone fortemente influenzato, gli espressionisti astratti Franz Kline e Willem de Kooning e gli artisti Robert Rauschenberg e Jasper Johns, che saranno tra i fondatori della futura Pop art. Anche Thiebaud è tradizionalmente associato a questo movimento a causa della sua ossessione per tutti gli oggetti della cultura di massa, sebbene alcuni suoi dipinti siano stati eseguiti durante gli anni '50 e '60 ben prima dei lavori degli artisti Pop - e il pittore si sia sempre rifiutato di essere identificato con questa corrente artistica. Non avendo mai voluto cambiare il mondo ma semplicemente raffigurarlo secondo il suo stile personale, egli ha preferisce definirsi un «pittore tradizionale di forma illusionistica». Nel 1951 si laurea al Sacramento State College e inizia la carriera di insegnante diventando nel '60 assistente alla cattedra all'Università Davis della California dove per oltre 30 anni applica
WAYNE THIEBAUD (1920), "Two Jackpot, 2005, olio su tela, 122 x 152 cm, venduto da Christie's New York 2013 a $ 6.325.000 (€ 5.340.800) vedi a pag. 28. Il pittore 98enne Wayne Thiebaud, a cui il presidente Clinton ha conferito nel 1994 la National Medal of Arts, è anche uno dei dieci artisti americani con il più alto fatturato aggregato negli ultimi dieci anni. Nato in una famiglia mormone, Wayne trascorre la maggior parte della sua giovinezza a Long Beach in California intervallandola con lunghi soggiorni nella fattoria dello zio nello Utah. La
Seven Suckers, 1970, olio su tela, 48 x 58 cm venduto da Christie's New York 2007 a $ 4.521.000 (€ 3.101.000)
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WAYNE THIEBAUD con gli studenti la sua etica del lavoro: «Credo che la forza del fallimento sia fondamentale. Imparare dagli errori, modificare, ricostituire, riorganizzare». Thiebaud arriva a definire un proprio stile personale immediatamente riconoscibile quando applica la notevole abilità tecnica acquisita durante il suo lavoro come artista commerciale. Comincia a dipingere oggetti comuni dai caldi colori pastello su piccole tele con uno stile illustrativo che cattura una sensibilità tipicamente americana: torte, rossetti, barattoli di vernice, gelati, flipper, pasticcini, hot dog ecc.. Da esperto professionista della pubblicità, dei cartoons e dell'illustrazione, egli disegna le sue immagini basandosi interamente sulla memoria e l'immaginazione, ma con una sensibilità per la 'natura morta' che ricorda quella di pittori come Edward Hopper o Giorgio Morandi. Nel 1960 tiene la sua prima mostra personale al San Francisco Museum of Modern Art ma la sua carriera decolla l'anno seguente quando il mer-
cante d'arte Allan Stone di New York, diventa il suo venditore esclusivo. La sua fama si consolida nel 1962 alla "New Painting of Common Objects" al Pasadena Art Museum, considerata la prima mostra di arte Pop in America, e poi con la "International Exhibition of the New Realists" alla Sidney Janis Gallery di New York. I suoi dipinti, basati su una ironica e bonaria parodia dello stile di vita americano, sono caratterizzati dalla ripetizione ipnotica dei soggetti, colori esagerati, pigmentazione intensa, impasti spessi, i contorni e le ombre ben definite come nelle pubblicità degli anni '50 e '60. L'artista, però, più che da una critica della società, pare mosso da un profondo senso di nostalgia per i ricordi dei momenti felici. Ed è anche per la stessa ragione che rimane legato ai luminosi panorami della sua California di cui ama ricavare inusuali prospettive di particolari spazi urbani e topografie stradali. Cake Rows, 1962, olio su tela, 41 x 56 cm, venduto da Christie's New York 2018 a $ 4.812.500 (€ 4.115.200)
IN NUBIBUS "In nubibus", che significa letteralmente "Tra le nuvole", si può anche intendere metaforicamente come nebuloso, in uno stato di sospensione, insoddisfatto, tutte condizioni psicologiche che rispecchiano la nostra epoca. "In nubibus" è anche il titolo di una mostra di giovani berlinesi in cui sono state esposte le monumentali tele del pittore nato nell'ex Germania dell'Est, Walter Bergmann, che è oggi uno degli interpreti di una fase di passaggio in cui la "vecchia" arte contemporanea e la Nuova Arte si scontrano in una crisi generale di idee e di ideali. In un mondo globalizzato in cui tutto e tutti devono sottomettersi e uniformarsi alla banalità e alla grettezza del potere economico, stanno apparendo nuovi fermenti che propugnano valori in cui la realizzazione dell'individuo e una società più giusta sono centrali. E' in questo clima che trovano fondamento lo scetticismo diffuso
tra i giovani artisti tedeschi nei confronti di una società governata solo dagli interessi materiali e il loro forte interesse culturale e politico nei confronti della natura e il ritorno a una visione neo-romantica che affonda le sue radici nella Storia del loro Paese. Ecco quindi il recupero da parte loro di una concezione gloriosa e romantica del passato quando l'Artista si faceva carico del dovere di interpretare le aspettative di Bellezza vista come un valore assoluto al di sopra delle miserie della vita comune. Il Romanticismo tedesco, sviluppatosi agli inizi dell'800, derivava dalla corrente di pensiero ispirata dal giovane Goethe il quale, quasi cinquant'anni prima, aveva dato vita al movimento dello "Sturm und Drang" (Tempesta e Impeto) in cui la Natura era vista come un luogo utopico, perfetto dove l'uomo poteva ritrovare se stesso in completa armonia con il
NEO STURM UND DRANG creato. Un tale sentimento appare particolarmente attraente oggi per i neo-romantici nel momento in cui molti segnali evidenziano che la potenza della Natura potrebbe devastare e annientare le conquiste dell'uomo conducendo il mondo sull'orlo della catastrofe. Questi neo Stürmer und Dränger rifiutano la mitologia modernista dello sviluppo senza limiti teorizzando il ritorno a un rapporto più spirituale con la Natura. Bergmann, con le sue potenti e perfette raffigurazioni di elementi naturali, nuvole, tempeste, cascate, ha rinnovato l'interesse per il sentimento grandioso e drammatico della natura. Inoltre ha risvegliato un senso di nostalgia che li ha portati a riscoprire e riappropriarsi delle forme espressive di grandi interpreti della pittura romantica: il sentimento del "sublime" e del "pittoresco" degli inglesi William Turner e John
Constable e in particolare, il "paesaggio simbolico" del pittore tedesco Caspar David Friedrich il quale cercava di esprimere nelle sue opere la solitudine, l'angoscia e il senso d'impotenza che si manifesta nell'uomo di fronte a una natura arcana rappresentata in tutta la sua infinitezza. Anche nei lavori di Bergmann si ritrova quel senso di continua esaltazione, inquietudine e struggente tensione che affligge i neo romantici e il loro desiderio di farsi assorbire dalla potenza delle forze della natura fino all'annullamento. Un rifiuto delle certezze acquisite che è il prodotto diretto dello spirito culturale e dei comportamenti sociali contemporanei in cui l'insoddisfazione per una vita vuota e priva di significato, il conformismo, l'alienazione, di un sistema falsamente razionale, inducono i nuovi artisti a rifugiarsi nell'interiorità o in una dimensione totalizzante.
ROLEX DAYTONA PAUL NEWMAN Ma Newman, oltre a essere stato una star del cinema, è noto anche per la sua passione per le corse automobilistiche nata dopo aver interpretare nel 1969 la parte di un pilota nel film "Indianapolis, pista infernale". L'essere riuscito a gareggiare a fianco di veri campioni lo spinge a impegnarsi nelle corse, dedicando un periodo all'apprendimento delle tecniche di guida in cui viene addestrato da un pilota professionista, e in seguito, iniziando la carriera di gentlemandriver, ovvero di pilota dilettante. Nel corso degli anni settanta l'attore, già celebre, si prende lunghi periodi di pausa dalle riprese cinematografiche per partecipare alle gare nei circuiti statunitensi e, poi anche europei, ottenendo dei piazzamenti di tutto rispetto. E' in quei tempi che la sua storia personale si intreccia con quello che diventerà l’orologio da polso più iconico del 20° secolo e il più importante da collezione: il cronografo a carica manuale "Rolex Cosmograph Daytona", nome che rimanda alla storica gara delle 24 ore sponsorizzata da Rolex. Regalatogli nel 1968 dalla moglie, l'attrice Joanne Woodward, la quale aveva fatto incidere sul fondello la classica raccomandazione di una moglie preoccupata per la passione pericolosa del marito: «Drive carefully, Me», cioè «Guida con prudenza, Io», il cronografo è stato indossato nella vita di tutti i giorni da Newman e apparso in molte foto pubblicitarie, così che con il tempo è divenuto il nome di riconoscimento internazionale di questi modelli. Quindici anni dopo l'attore regalerà l'orologio a James Cox, il fidanzato di sua figlia, semplicemente perché il ragazzo non ne possedeva uno e da allora non se ne saprà più nulla. Creato nel 1963, il primo orologio Daytona dotato di cronografo (cronometro in grado di registrare il tempo misurato) è inizialmente
Paul Newman, scomparso nel 2008, è ormai entrato nella leggenda di Hollywood; soprannominato "Occhi di ghiaccio" per via del loro particolare colore grigio-azzurro (il padre proveniva da una famiglia ebraico tedesca) e dell'aria imbronciata da bel tenebroso, è stato il protagonista di alcuni fra i più grandi film della storia del cinema, come attestano i tre Oscar ricevuti. Diventato attore teatrale nel dopoguerra, il suo esordio cinematografico avviene nel 1954, grazie anche a una certa somiglianza con Marlon Brando, segnando l'inizio di un percorso che vanta una lunga filmografia di successi di pubblico e anche di critica. 24
STORIA DELL’ARTE criticato proprio a causa della presenza del cronografo, poco utile per l'utente comune, e per le dimensioni ingombranti. La sua riscoperta avviene negli anni ’80 dopo l'uscita dal catalogo della Rolex quando diventa un vero status symbol ricercato dai collezionisti per essere stato associato a personaggi famosi. Quando il cronografo vintage appartenuto a Newman riappare all'asta Phillips di New York (messo in vendita dallo stesso James Cox), il mondo degli appassionati entra in fibrillazione. Nell'ottobre 2017 il "Cosmograph Daytona Rolex 'Paul Newman', rif. 6239", stimato tra i 7.810.000 e i 15.610.000 di dollari, è battuto dalla casa d'aste per la cifra incredibile di $ 17.752.500 (15.243.000 di euro) diventando così il Rolex più costoso al mondo e anche l’orologio da polso più costoso mai venduto fino ad oggi. Non si sa chi sia il compratore, né perché questa versione in acciaio normalissima (neanche quella in oro, a 14 o 18 carati) che non è nemmeno tra gli orologi meccanicamente più complessi, abbia spinto il collezionista a pagare quasi 18milioni di dollari pur di possederla. Oggi, infatti, è possibile acquistare un "Paul Newman" in buono stato a delle cifre comprese tra i 150 e i 300.000 €, mentre solo le versioni più rare superano il milione di euro (e scusate se è poco). Per quanto possa sembrare incredibile, il suo stratosferico prezzo deriva - solo e semplicemente - dal fatto di essere stato il cronografo di Paul Newman, cosa che lo rende "unico al mondo". Qualcuno potrà pensare che tutto ciò dimostri quanto la logica del mercato sia demenziale e che il nostro sistema di valori (e le nostre esistenze) siano in mano a dei folli. Probabilmente è così, ma, come si dice: «Questo è il Mercato, bellezza». 25
Dicembre 2018, Anno 7 - N.12
News dal mondo WAYNE THIEBAUD
Two Jackpot, 2005
pag. 28
WAYNE THIEBAUD
Hill Street (Day City), 1981
pag. 29
WAYNE THIEBAUD
Tie Rack, 1969
pag. 30
WAYNE THIEBAUD
Various Cakes, 1981
pag. 31
Twenty-four Macarons, 2018
pag. 32
Omaggio a WAYNE THIEBAUD
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WAYNE THIEBAUD, Two Jackpot, 2005, olio su tela 112 x 152 cm, venduto da Christie's New York 2013 a $ 6.325.000 (€ 5.340.800)
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WAYNE THIEBAUD, Hill Street (Day City), 1981, olio su tela, 122 x 92 cm, venduto da Sotheby's New York 2014 a $ 4.869.000 (€ 3.903.500)
WAYNE THIEBAUD, Tie Rack, 1969, olio su tela, 183 x 91 cm venduto da Christie's 2015 New York a $ 4.085.000 (€ 3.714.900)
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WAYNE THIEBAUD, Various Cakes, 1981, olio su tela 64 x 58 cm, venduto da Sotheby's 2011 New York a $ 2.994.500 (€ 2.075.500)
PAOLO TOMIO: Omaggio a WAYNE THIEBAUD TWENTY-FOUR MACARONS, 2018 Fine art su carta fotografica, 60 x 42 cm
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