icsART 2019 N.9 Thomas Belz

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PERIODICO della icsART N.9 - Settembre ANNO 2019

icsART


In copertina: THOMAS BELZ, ESTETICA CAMILLA, 2018, mosaico murale, 90 x 90 cm


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icsART

sommario

Settembre 2019, Anno 8 - N.9

Editoriale

I miracoli di Don Matteo

pag. 4

Politica culturale

Sfere celesti alle Albere - 1°parte

pag. 5

Intervista a un artista

Thomas Belz

pag. 6-19

Mercato dell’arte?

Wade Guyton

pag. 20-21

La patina del tempo

Materia mutevole

pag. 22-23

Storia dell’arte

180 anni di fotografia

pag. 24-25

News dal mondo WADE GUYTON

Untitled, 2006

pag. 28

WADE GUYTON

Untitled, 2006

pag. 29

WADE GUYTON

Untitled, 2006

pag. 30

WADE GUYTON

Untitled, 2006

pag. 31

XXXX World, 2019

pag. 32

Omaggio a WADE GUYTON

Copyright icsART Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare


EDITORIALE

I MIRACOLI DI DON MATTEO Dal palco del comizio in piazza Duomo a Milano, il 18 maggio 2019, Matteo Salvini, ha così arringato la folla: “Ci affidiamo ai sei patroni di questa Europa: a San Benedetto da Norcia, a Santa Brigida di Svezia, a Santa Caterina da Siena, ai Santi Cirillo e Metodio, a Santa Teresa Benedetta della Croce. E affidiamo a loro il destino, il futuro, la pace e la prosperità dei nostri popoli”. Infine, brandendo e baciando un rosario, ha concluso: “Io personalmente affido l’Italia, la mia e la vostra vita al cuore immacolato di Maria che son sicuro ci porterà alla vittoria". Ora, che un politico devoto al "Dio Po", più avvezzo al linguaggio da osteria che a quello di chiesa, agiti e baci un rosario davanti alle masse invocando il cuore di Maria affinché gli garantisca la vittoria elettorale, dovrebbe destare qualche sospetto anche nel più boccalone dei suoi "fedeli". Se possiamo immaginare che il culto della 'vergine' sia nato nei ritiri spirituali

al Papeete Beach e quello di san Cirillo durante i numerosi viaggi in Russia alla ricerca di "Santi in Paradiso", è possibile che la devozione per la Madonna di Salvini - più un Renato Pozzetto che un asceta - risalga al "miracolo della liquefazione" dei rimborsi elettorali dell'ex partito lumbard. «Commilitoni, ci hanno condannato a restituire i 49 milioni!». «Mio Capitano, non ci sono più! Scomparsi!». «E la Madooona! È un miracolo!». «Però ce li lasciano restituire in 80 anni! Senza interessi!». «E la Madooona! È un miracolo!». «Mio Capitano, però i sondaggi ci danno al 34%!». «E la Madooona! È un miracolo!». Da questa folgorazione prelettorale si evince che sarebbe meglio giudicare i politici non per quello che dicono - ma per quello che "non dicono" - affidandosi alla comunicazione non verbale, la quale non mente mai. E, la mimica, le espressioni degli occhi e della bocca di Don Matteo - purtroppo per lui - ci "dicono" esattamente l'opposto di ciò che egli "predica".

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POLITICA CULTURALE SFERE CELESTI ALLE ALBERE - 1° parte In questi mesi estivi infuocati abbiamo assistito a una lotta fra Titani: da un lato Vittorio Sgarbi, critico d'arte, accademico, saggista, opinionista, personaggio televisivo, politico italiano e Presidente senza stipendio del Mart e dall'altra Stefano Zecchi, filosofo, accademico, scrittore, giornalista, opinionista italiano, personaggio televisivo, ex professore ordinario di estetica e Presidente del Muse. La polemica tra i Due Presidenti è nata sul futuro del palazzo delle Albere, ex museo provinciale chiuso nel 2010 e ancor oggi alla ricerca di una funzione consona alla sua storia. Tutto è iniziato quando Zecchi ha proposto di "collegare" il palazzo al Muse per destinarlo a sede di Museo della Filosofia, «un pavillon aperto all’attualità del dialogo tra scienza e filosofia», vale a dire, continuare a mantenerlo vuoto e deserto come ora. En passant, ha minacciato le dimissioni se ciò non fosse stato possibile. Sgarbi è rattamente intervenuto dichiarando che il Mart è interessato «ad essere soggetto attivo nella gestione e conduzione delle attività culturali da realizzare nel palazzo» e che «Se palazzo delle Albere a Trento non verrà dato al Mart, sono pronto a dimettermi». La storia si è

infiammata ulteriormente quando Sgarbi ha attaccato il Muse anche per il suo nuovo planetario "H2O" (una "installazione provvisoria" della durata di 15 anni) previsto nell'angolo nord del parco (vedi immagine). «Vogliono mettere tre palle di 17 metri di diametro nel giardino spendendo 2,7 milioni. Sono dei briganti e bisogna sventare questo attentato». Si è anche detto «pronto a rassegnare definitivamente le dimissioni qualora il progetto del ‘Muse H2O’ andasse in porto». In tutto ciò va ricordato che il planetario era stato approvato dalla Giunta Provinciale nel settembre 2018, che doveva essere già pronto nell'aprile 2019, e anche che non risulta che qualcun altro abbia avuto finora nulla da ridire sul progetto. Il Muse - molto correttamente - ha pubblicato sul suo sito “I cinque motivi per innamorarsi del nuovo planetario” corredato da un'approfondita documentazione per fornire ai cittadini tutte le informazioni. La nuova Giunta ha richiesto un parere da parte del suo organo consultivo, il Comitato per i Beni Culturali, passando così la patata bollente ai membri appena eletti. In attesa del loro parere (non vincolante), cercheremo di capire perché questo mini-planetario a tre palle abbia scatenato le ire del Vittorio Nazionale.



Intervista a THOMAS BELZ Assieme alla scultura e alle arti figurative, il mosaico è una delle prime e più antiche forme artistiche; ha goduto il massimo splendore in un lontano passato ma possiede potenzialità e caratteristiche espressive modernissime come hanno insegnato il visionario Gaudì o la surrealista Nicki de Saint Phalle. Lezioni che Thomas Belz ha appreso a fondo e declinato secondo il gusto e sensibilità personali grazie sia alla vivida fantasia che alle notevoli competenze acquisite sul campo, raggiungendo una propria cifra stilistica ben identificabile. Belz non si limita, come la maggioranza degli artisti, al (comodo) ruolo del "pictor imaginarius", il pittore che crea l'immagine da riprodurre, ma è anche il "musearius", colui che realizza manualmente le proprie opere musive. L'artista non segue il metodo classico del disegno eseguito con tessere piane e regolari, ma procede attraverso l'accostamento dei materiali più vari ed eterogenei, preziosi, poveri, di recupero ecc., con cui costruisce complicate e multicolori composizioni mediante la giustapposizione di tanti episodi frammentati e autonomi. La sua è una creazione "in progress", ispirata dai materiali stessi, dalle forme, le decorazioni, i colori, la grana e i riflessi: un approccio inventivo lento e laborioso, accessibile solo a chi possieda una manualità fine e creativa, ma l'unico che gli permetta di procedere con le sue articolate tessiture. È proprio in questi lavori privi di un tema prestabilito che Thomas riesce a dare il meglio del suo talento naturale e dove si intuisce la sua aspirazione a superare i limiti della superficie per conquistare lo spazio e la terza dimensione. Spesso, spinto dal bisogno di una ricerca più ampia, si cimenta anche con la scultura a tutto tondo, teste sfaccettate e totem rivestiti da tessere vetrose, e con una pittura dalle curve morbide e delicate tonalità, quasi naïf, in cui può finalmente "emanciparsi" dai vincoli delle pietre dure e spigolose e lasciar correre - completamente libera - la mano sulla tela. Paolo Tomio A sinistra: Ultima follia d'OTTOBRE, 2015 mosaico, 70 x 45 cm

In basso: NEL LETTO ROSSO, 2017, acrilico su tela 45 x 65 cm

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Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti all'attività artistica? Posso dire di essere nato in un ambiente famigliare ricco di stimoli: mia madre pittrice, mio padre produceva colori in una fabbrica di Mezzolombardo e poi artigiano-decoratore, mio nonno era architetto e suo padre, mai conosciuto purtroppo, era un scultore rinomato a Francoforte. Ho quindi frequentato l'Istituto d'Arte di Trento con l'idea di lavorare anch'io nell'ambito artistico.

Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato?

RUOTA IL BICCHIERE, 2018, acrilico su tela 80 x 80 cm

Molti sono gli artisti del '900 che ho ammirato: Matisse innanzitutto, poi Leger, Niki de Saint Phalle, Bay, Paladino ed ultimamente Corneille.

Quando è nata la tua passione per il mosaico? Le prime esperienze risalgono a scuola dove c'era il laboratorio di mosaico, poi lo stage a Ravenna e, a 20 anni, il viaggio a Barcellona, quindi Gaudì e Park Guell. Verso i 25 anni frequentavo spesso Venezia dove trascorrevo ore a Murano e Serenella alla ricerca di scarti della lavorazione del vetro.

Perché i tuoi mosaici sono caratterizzati dall'uso di materiali eterogenei e di recupero? Ho sempre prediletto materiali di recupero ri-


ANDARE A NOZZE, 2012, mosaico, 70 x 100 cm

spetto alle tesserine di smalto vetroso. Li trovo più affascinanti, anche il recupero fa parte del gioco e sicuramente sono più economici.

smalti vetrosi e “da discarica” come cocci e stoviglie rotte. La ricerca delle possibili combinazioni di essi sono il preludio della creazione che seguirà.

Come nasce la composizione di questi mosaici cromaticamente e matericamente molto complessi?

Hai realizzato anche dei murales di grandi dimensioni?

Non ho un unico metodo di lavoro. I grandi interventi murali, le commissioni (per lo più figurative), nascono in seguito ad un progetto minuzioso che ne definisce forma, colore e materiali da usare. Mentre per quanto riguarda la composizione delle “opere minori”, quelle da appendere, per capirci, improvviso, mi faccio guidare dal materiale stesso. All'inizio dell'opera mi ritrovo a maneggiare e giocare con vari materiali: “nobili” come gli

Collaborando per un periodo con l'impresa familiare di pittori-artigiani, ho acquisito ben presto una certa confidenza con il mestiere: con le grandi superfici murali, con i materiali edili e con le commissioni che iniziarono ad arrivare; si trattavano di semplici interventi decorativi, all'epoca. Ad oggi, sono una decina i murales e mosaici pubblici di grandi dimensioni, come ad esempio la facciata della scuola materna di

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Palù di Giovo che copre una superficie di 40 mq, realizzato nel 2018.

Ad un certo punto sei passato dai bassorilievi a sculture a tutto tondo? Nel mio operare tendo a seguire dei “cicli” che si differenziano uno dall'altro per argomento trattato e modalità tecnica esecutiva. Le opere tridimensionali appartengono ad uno di questi “periodi”. Realizzate nel 2014-15 hanno la caratteristica di avere una superficie trattata a mosaico e malta colorata.

Nell’ultima mostra, hai presentato anche una serie di dipinti su tela?

SAN MICHELE, 2014, pittura minerale ai silicati 300 x 750 cm

Sì, nella mostra tuttora in corso presso la Cantina Sociale di Lavis, ho presentato per la prima volta una serie di pitture ad acrilico. Sono opere recenti eseguite con una certa immediatezza, un esecuzione che sento “leggera” e che ho bisogno di alternare al lungo e laborioso procedimento artigianale del mosaico.

Nel corso della tua carriera hai attraversato periodi espressivi diversi? Non ho mai perseguito in modo razionale e per convenienza l'obiettivo di dover per forza trovare uno stile unico e statico che mi identifichi e quindi, non curandomi di questo, continuo a seguire quello che sento di fare. Quando trovo una strada affascinante cerco di percorrerla e di scoprirla fino a quando lo stupore si affievolisce e si esaurisce, così poi cerco una nuova strada. Forse un giorno troverò la


RACCONTO, 1982, acrilico su tela, 90 x 70 cm

AL SOLE, 2014, scultura in mosaico, h. 40 cm

strada definitiva...chi lo sa, ma non me lo voglio imporre.

Ceramiche, vetri, marmi e corian sono sicuramente i miei materiali prediletti, che utilizzo in tutti i formati possibili: interi e frantumati in piccole tessere per creare una tramatura materica e vibrante. Non sempre tutti i materiali raccolti riescono a trovare una collocazione concreta nelle mie opere.... Alcuni non rispondono a questioni tecniche, alcuni non sono ancora sperimentati a sufficienza e di altri, magari, è passato l'interesse iniziale. Spesso è nei laboratori artistici proposti da me che questi materiali trovano un favorevole riscontro.

Che tipo di rapporto hai con la materia e con il colore? La materia e il suo colore mi hanno sempre stimolato fin da bambino. Moltissimi sono i materiali raccolti negli anni che mi hanno affascinato e fatto scattare suggestioni per possibili utilizzi. Ho sempre trovato irresistibili ad esempio i “campionari”, insiemi di piccoli tasselli colorati di piastrelle, linoleum, corian, laminati, resine, ecc...; materiali industriali più che artistici.

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Tu usi indifferentemente il linguaggio figurativo e quello astratto? Quando ho a che fare con le commissioni per gli interventi murali spesso mi viene richiesto un tema preciso da sviluppare, così cerco di descrivere e raccontare per mezzo di immagini e simboli, sintetizzando in una composizione narrazione e forma. Mentre, in altri casi, nei mosaici il materiale che utilizzo, quello di recupero, ha già molto da raccontare in sé, così preferisco assecondare la raffigurazione per valorizzare la superficie, la trama e il materiale stesso (come nel ciclo dei “Mesi”).

Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile?

LEI, 2014, scultura in mosaico, h. 42 cm

Sono pochi i mosaicisti in Trentino e ancora meno quelli che utilizzano un materiale eterogeneo come il mio. Una mia caratteristica è la versatilità...un pregio? Un difetto? Non lo so...

Sei stato spesso definito “artista artigiano”: qual è il discrimine tra arte e artigianato? La dualità: artista-artigiano non posso dire di averla sempre vissuta con serenità. Non è mai stato semplice conciliare la vocazione con il mestiere, la convinzione con la convenienza. Soprattutto all'inizio della mia carriera quando la mia ricerca artistica non combaciava mai con le richieste del cliente. Comunque, mi sono sempre prestato a qualsiasi tipo di intervento pittorico-decorativo e alle volte succedeva

TESTA GIALLA, 2014, scultura in mosaico, h. 64 cm


SENOR BLUES, 2017, mosaico, 85 x 106 cm

anche di sorprendersi. Ora va meglio, mi riconosco di più in quello che faccio. Forse mi so imporre di più, o forse il mio “stile” inizia ad essere apprezzato.

ventare la tecnica del mosaico la più congeniale alle mie esigenze: - la trama: la successione continua di tessere e fughe crea una tramatura, un ritmo che fa vibrare e pulsare l'opera con una parvenza di organicità; - i materiali: la luminosità dei vetri, l'opacità delle pietre, le infinite gradazioni cromatiche dei marmi, i ciottoli di fiume levigati dall'acqua, le decorazioni “kitsch” delle piastrelle anni '60/'70, i cocci rotti che evocano storie del passato; - la luce: viene riflessa dai vari materiali e varia in base all'inclinazione delle tessere, ma anche al tipo di materiale più o meno riflettente: uno smalto vetroso riflette più di una ceramica, che riflette più del corian, che riflette più di una pietra!

Cosa ti interessa rappresentare nelle tue opere: concetti, emozioni, racconti? Entrambe le cose... le emozioni innanzitutto.

Ora che ti sei dedicato in modo più regolare alla pittura, quali differenze – positive e negative – hai riscontrato con la pratica del mosaico? Molte sono le caratteristiche e gli aspetti che mi hanno affascinato talmente tanto da far di-

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- anche il recupero del materiale ha il suo fascino dato che una gran parte non l'acquisto, ma mi viene dato da negozianti e aziende che altrimenti lo scarterebbero, ma anche recuperato in discarica o datomi da privati. Quindi la raccolta è legata al caso e ogni volta è una sorpresa! Per quanto riguarda il procedimento ahimè, la realizzazione è lenta e ha bisogno di tempi lunghi e laboriosi. E' forse per questo che sento il bisogno ogni tanto di intervallare con la pittura. Una pittura figurativa caratterizzata dal segno grafico, una linea generalmente curva che si snoda sulla tela facendo affiorare figure (volti, animali, piante). Nella pittura tutto mi sembra più leggero, l'esecuzione più rapida ed immediata con momenti di immersione anche molto intensi. MARZO, dove sono i colori, 2016 mosaico, 70 x 45 cm

Da anni svolgi dei corsi artistici che coinvolgono i bambini: cosa hai tratto da queste esperienze? Riprendendo il discorso della domanda precedente sulla materia e il colore, ho sempre avuto un approccio giocoso con il materiale, forse tutta la mia attività artistica la vivo come un gioco, senza una finalità precisa se non il piacere di farlo. Grazie a questa “filosofia” e modo di pormi, è stato spontaneo per me, 12 anni fa, avvicinarmi al mondo infantile per “collaborare” con bimbi e ragazzi in svariati progetti artistici. Così ho condotto diversi laboratori nelle scuole (a partire dalla scuola dell'infanzia, alla primaria e secondaria), collaboro con associazioni, biblioteche e anche con il Mart, proponendo

LUGLIO, una fetta d'anguria, 2016 mosaico, 70 x 45 cm


tecniche tradizionali e non, che variano in base alle singole esigenze come l'età dei ragazzi coinvolti, la durata del corso, la collocazione (se si tratta di un opera murale collettiva). Ho sempre pensato che l'attività artistica sia un'ottima sintesi tra l'azione e l'emozione, la fantasia e la razionalità, e dove l'obiettivo principale è sempre la ricerca dello stupore.

tura. Sempre però con uno sguardo verso orizzonti lontani. Riprendo il motto: “Think global, act local”

Come ti sembra il panorama degli artisti trentini d’oggi? Il Trentino è un'isola felice sotto molti aspetti, anche culturalmente. Ci vivono e lavorano molti artisti, alcuni molto bravi. Forse siamo tutti un po' privilegiati rispetto a molti altri fuori provincia.

Pensi che un artista debba rimanere legato alla propria storia e al proprio territorio? Non per forza deve rimanere legato al proprio territorio e alla propria storia, ma quando questo legame è presente, esso diventa un importante tassello storico-culturale, un anello di congiunzione tra la storia passata e quella fu-

Cosa manca agli artisti trentini per poter essere più presente sul mercato esterno? Non saprei, non me ne intendo e non seguo il mercato dell'arte, né trentino, né esterno. Il macchinoso sistema dell'arte, fatto di consensi accreditati, da critici, curatori, galleristi, musei, aste, fiere e recensioni di stampa, non mi ha mai affascinato, non lo cerco e credo non faccia per me! Ho un indole tranquilla, serena e non competitiva. Da buon artigiano ho sempre preferito il tradizionale rapporto “artigiano-cliente” basato su stima e fiducia. La mia ditta individuale quest'anno compie 20 anni e grazie alla mia versatilità sono sempre riuscito a vivere di questo occupandomi principalmente di decorazioni pittoriche, mosaici e laboratori didattici. Penso ormai di aver trovato un certo equilibrio fra il lavoro di commissione e quello fatto per piacere, seguendo il mio pensiero.

NOVEMBRE, il silenzio del bosco, 2016 mosaico, 70 x 45 cm

Segui la “politica culturale” trentina? Pensi che si possa fare di più per il settore dell’arte moderna? Non seguo molto la politica, ma non c'è dub-

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bio che tutte le manifestazioni artistiche siano di valore! Un grande valore, un arricchimento per tutti o almeno per chi lo vuole cogliere. Così penso che la politica culturale trentina dovrebbe favorire l'operato degli artisti alleggerendo vincoli, norme, regole..., una burocrazia troppo rigida disincentiva la voglia dell'artista di uscire dal proprio laboratorio!

spinto da nobili intenti. Natura + Bellezza = Felicità

Cosa è per te l’arte? La concorrente della Natura.

E, per finire, chi è l’artista? Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori? La bellezza va ricercata in tutte le manifestazioni della natura e in quelle dell'uomo quando è

È la persona che sente l'esigenza di manifestare, col mezzo a lui più congeniale, un qualcosa del proprio animo. Un qualcosa.

in basso: GREEN IS BEAUTIFUL (Grant Green), 2017 acrilico su tela, 50 x 70 cm

a destra: L'ARTIGIANATO, 2015-16, mosaico murale 920 x 650 cm, Sede Associazioni Artigiani Trento

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lombardo (TN) 2001. Serie di 6 affreschi “La caccia nel passato”, Hotel S.Marco, Passo S.Pellegrino (TN) 2005. Mostra “Mosaici e Sculture”, Roverè della Luna (TN) 2006. Mostra “Mosaici e Sculture”, Festa dell'Uva, Verla di Giovo (TN) 2007. Mostra collettiva “Arti Arte 2007”, Palazzo della Regione (TN) Mostra collettiva “Gran de Ua...50x50xcinquanta” Verla di Giovo (TN) Mosaico polimaterico, Studio Dentistico, Lavis (TN) 2008. Mostra “Thomas Belz – Mosaici e Sculture”, Palazzo della Vicinia, Mezzocorona (TN) Etichette Vini Tarter (Bianchi e Rossi) con l'immagine di due mosaici 2009. Mostra collettiva “Corte degli Artigiani”, Museo degli Usi e Costumi, S.Michele a/A (TN) Mostra “Thomas Belz”, Palazzo Maffei, Cembra (TN) Mosaico murale (20mq) “Il territorio di Giovo”, progetto Piano Giovani Val di Cembra, Verla di Giovo (TN) 2010. Mostra collettiva “Sintonizzando Arte e Arti...TuningArt”, Distilleria Marzadro,Nogaredo (TN) Serie di 3 murales esterni, Complesso scolastico Verla di Giovo (TN) 2011. Mostra “Thomas Belz – Mosaici”, Hotel Fior di Bosco, Giovo (TN) Mostra collettiva “Alchimie d'Arte”, Sala Baldessari, Rovereto (TN) Mostra collettiva “Waterlife”, promossa dalla LILT, Trento Terzo classificato al concorso per l'opera d'arte nella scuola elementare di Pejo (TN) Etichetta Vino Tarter (Rosso Superiore) con l'immagine di un mosaico Murales esterno (20mq), Oratorio di Viarago (TN) Laboratorio “MART-UP Lascia il segno” organizzato dal Mart di Rovereto (TN) 2012. Mostra “Piatti Tipici”, Ristorante La Cacciatora, Mezzocorona (TN) Mostra collettiva “1, 2, TLE' Arti Figurative”, Bardolino (VR) Mostra “Al volt” 55°Festa dell'uva, Verla di Giovo (TN) Murales esterno (9mq), piazza S.Anna,

THOMAS BELZ Belz Thomas è nato a Verona nel 1970 e si trasferisce in piana Rotaliana dove trascorre l'infanzia e l'adolescenza in un ambiente famigliare ricco di stimoli, la madre pittrice per passione e il padre artigiano-decoratore. Attualmente vive a Ville di Giovo, in Val di Cembra, con Mariagrazia e i figli Rocco e Davide. Nel 1992 si diploma all'Istituto delle Arti di Trento e da subito avvia una attività di tipo artigianale e decorativo realizzando soprattutto trompe-l'oeil e murales. A partire dal 2007, in collaborazione con associazioni, scuole e enti pubblici, dirige laboratori artistici manuali indirizzati sia a bambini che adulti. Nelle sue attività propone principalmente delle rivisitazioni di tecniche di natura "edile" che si focalizzano, in modo giocoso e creativo, sulla forma e la materia. Parallelamente, Thomas Belz continua una propria ricerca espressiva che si concretizza principalmente nel mosaico. Ciò che lo affascina sono i colori e la luce intrinseca dei materiali. Nel suo operare artistico accosta, incrocia e incastra le tessere di smalto vetroso con pezzi di pietra e "scarti" di piastrelle e stoviglie, poi li ricompone con un proprio ordine, rinnovandone il valore e ricercando nuove tessiture come trame narrative. Dal 2005 espone i propri lavori in mostre personali e collettive. 1992. Graffito a rilievo esterno, casa privata, Metz (Francia) 1995. Graffito a rilievo, Pub Centrale, Mezzo-

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Grumo di S.Michele a/A (TN) Mosaico “Vele”, Cassa Rurale di S.Michele a/A (TN) 2013. Mostra “Chelonia”, Ristorante Conte Ramponi, Malè (TN) 3 mosaici per la scuola primaria di S.Michele a/A (TN) 2014. Mostra “Mosaici e Pitture”, Palazzo della Vicinia, Mezzocorona (TN) Esposizione ciclo “Chelonia” presso la fiera Tarta-Beach, Cesena (FO) Murales esterno (15mq), piazza Degasperi, S.Michele a/A (TN) Illustrazione libro “Mezzocorona da fiaba” Mosaico murale “La nostra valle”, progetto Piano Giovani Val di Cembra, Scuola secondaria Cembra (TN) Intervento murale a mosaico “Squame di Drago”, laboratorio per ragazzi, Biblioteca di Mezzocorona (TN) 2015. Mostra “Bestiario”, Mezzocorona Expo (TN) Esposizione ciclo “Chelonia” presso la fiera Tarta-Beach, Cesena (FO) Secondo classificato al concorso per l'opera d'arte alle Scuole di Brentonico (TN) 2016. Mostra “Alla diga”, Ristorante Alla Diga, Tassullo (TN) Mosaico esterno (30mq), Associazione Artigiani, Trento Laboratorio didattico “Murales”, scuola materna di Faver (TN) 2017. Mostra “Di Bianco e Croma”, Palazzo Trentini, Trento Mostra collettiva “Vite e Vino”, Palazzo De Maffei, Lavis (TN) Mostra collettiva “I sapori dell'Arte”, Palazzo De Gentili, Sanzeno (TN) Mosaico esterno (8mq), Comunità di Valle Rotaliana-Konigsberg, Mezzocorona (TN) Mosaico interno “Cogli il cuore con il cuore”, Distilleria Marzadro, Nogaredo (TN) 2018. Esposizione collettiva “Arteingegna”, Festival dell'Artigianato, Rovereto (TN) Intervento pittorico e mosaico, Estetica Camilla, Mezzolombardo (TN) Mosaico per il 40° del “Circolo Culturale '78”, Mezzolombardo (TN) Murales “L'Amico del Pellicano” (40mq), concorso alla Scuola Materna, Palù di Giovo (TN)

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ART E' possibile sfogliare tutti i numeri delle annate 2012-2019 della rivista icsART sul sito icsART all'indirizzo:

www.icsart.it icsART N.9 2019 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della icsART N.9 - Settembre ANNO 2019

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MERCATO DELL’ARTE ? Guyton del 2006 impone una singolare presenza esemplare dei suoi provocatori dipinti a getto d'inchiostro, le opere drammatiche che hanno spinto vigorosamente l'artista 41enne alla ribalta della pittura astratta di oggi». Cresciuto a Lake City, Guyton, dopo la laurea in arti e scienze all'Università del Tennessee frequenta senza completarlo un Master all'Hunter College a New York seguendo con interesse i corsi di Robert Morris, artista concettuale e pioniere della teoria minimalista. Il giovane Wade - che non ama né disegnare né dipingere - comincia a sperimentare con il computer, Microsoft Word e la stampante: digita, ingrandisce e duplica poche lettere: la "U" oppure la "X", in varie dimensioni e composizioni elementari. Poi posiziona le sue "U", bianche, gialle, rosse ecc., in mezzo o sopra a una immagine di fuoco che ha scansionato dalla sovraccoperta di un libro. Guyton motiva così le sue fiamme: «Il fuoco è sempre accattivante. L'ho pensato come romantico, ma reale. Distruttivo, ma anche generativo. E ovviamente caldo». Ovviamente! Christie's, da parte sua, spiega: «Immagini trovate digitalmente e scansionate come readymades Duchampiane - forme uniche per il loro appello minimalista e visivo». E' dadaista!

WADE GUYTON (1972), Untitled, 2006, Epson UltraChrome a getto d'inchiostro su lino, 228,6 x 134,6 cm, venduto da Sotheby's New York 2014 a $ 5.989.000 (€ 4.392.000) (vedi a pag.28). E' difficile spiegare perché questa grande fotocopia (mal) realizzata nel 2006 dal 34enne Guyton sia stata pagata 6 milioni di dollari otto anni dopo. Essendo la cosa incomprensibile, lasciamo parlare i critici, l'artista stesso e soprattutto le opere, così ognuno potrà formarsi una propria opinione motivata. Christie's presenta in questo modo il lotto: «L'audace e seducente "Untitled" di Wade A destra: Untitled, 2006, Epson UltraChrome a getto d'inchiostro su lino, 203 x 175 cm, venduto da Phillips New York 2014 a $ 2.165.000 (€ 1.969.700)

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WADE GUYTON Fin qui il lavoro creativo del giovane si limita a poche operazioni di scrittura digitale e all'appropriazione di immagini altrui. La vera peculiarità di Guyton, infatti, si manifesta durante la stampa dell'immagine. Acquistata la più grossa stampante a getto d'inchiostro della Epson, comincia a fare esperimenti con delle grandi tele di lino, inserite, piegate a metà, re-inserite capovolte in modo da rallentarle. I risultati sono modesti, anzi, pessimi: la tela si blocca e riparte, si macchia, si sporca, accumula graffi ed errori sulla sua superficie, l'inchiostro umido gocciola. Sarebbe da buttare ma qui salta fuori l'idea geniale dell'artista concettuale: grazie al caso e al malfunzionamento, le tele stampate fanno schifo - però sono pezzi unici, irripetibili. Guyton dichiara che le sue immagini illustrano "una lotta tra la stampante e il mio materiale - e le tracce di ciò sono lasciate in superficie segni, gocciolamenti, strisce, errate registrazioni, sfocature». Secondo Sotheby's «è un pittore d'azione per l'era digitale» e «il suo processo pittorico evoca un eroico romanticismo simile alle fotografie iconiche di Jackson Pollock che danza». Ma non basta, è «un virtuoso del getto d'inchiostro nel modo in cui Pollock era un virtuoso del versare...». È un eroe romantico!

Untitled, 200, Epson UltraChrome a getto d'inchiostro su tela, 1 x 1 cm, venduto da Christie's London 201 a GBP 500 (€ 000)

Grande entusiasmo anche della casa d'aste Phillips per "Untitled" 2009 (vedi in basso): «Un'opera iconica di uno dei più importanti artisti dell'attuale generazione. Il dipinto raffigura coraggiosamente la forma a "X" del marchio dell'artista, stampata in blu»; l'artista «segue la leggendaria tradizione di ristabilire radicalmente i confini di ciò che la pittura è o potrebbe essere, simile a quello che Kazimir Malevich ha realizzato con i suoi dipinti suprematisti, come la Croce nera del 1914». È anche bolscevico! Cosa fa un collezionista che ha soldi da investire se Christie's, Sotheby's, Phillips, paragonano un artista nascente a Pollock, a Duchamp, a Malevich? Paga 6 milioni di dollari per una orrenda fotografia stampata peggio. A sinistra: Untitled, 2009, Epson UltraChrome a getto d'inchiostro su lino, 214 x 175,3 cm, venduto da Phillips New York 2016 a $ 1.990.000 (€ 1.877.000)

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LA PATINA DEL TEMPO L'utilizzo del metallo è abbastanza inusuale nelle arti pittoriche poiché normalmente rientra nella pratica delle discipline plastiche, eppure, al di là della non facile lavorabilità di questo materiale, esistono ampie possibilità anche per i pittori di scandagliarne le potenzialità espressive ed estetiche. Un esempio di questo approccio particolare è riscontrabile nei lavori dell'artista autodidatta polacco Nikodem Kutgeld, di formazione ingegnere chimico, il quale ha iniziato a studiare l'uso dei fenomeni fisicochimici di cui si occupava professionalmente nella sua azienda metallurgica, da un punto di vista prettamente pittorico. Kutgeld ha applicato l'esperienza maturata sul luogo di lavoro a un'idea, non nuovissima ma ricca di potenzialità interessanti, consistente nel trattare artigianalmente con processi di

acidatura, ossidazione, corrosione i metalli più vari, acciaio, rame, ferro, piombo, zinco ecc., per ricavarne delle patinature del tutto casuali e dagli effetti cromatici inaspettati. Tramite l'opportuna modulazione delle sostanze chimiche impiegate, l'artista è in grado di ricavare dalle lastre sottoposte al trattamento qualsiasi tonalità: forti e aggressive come il nero e il rosso oppure sfumature molto delicate che variano dal bianco-grigio al rosa fino al giallo e al verde-azzurro. Come il pittore interviene con il pennello a correggere, rinforzare o alleggerire i colori sulla tela, così Kutgeld, come un moderno alchimista che opera con provette riempite di liquidi multicolori, decide in corso d'opera la natura, la quantità, la concentrazione degli acidi da versare e li distribuisce sulle lamiere metalliche basandosi sul suo istinto e sull'espe-


MATERIA MUTEVOLE cui l'artista assembla i suoi moduli "dipinti", talmente semplici ed elementari da riportare alla memoria il vecchio razionalismo brutalista dell'Est. Tra le caratteristiche dei materiali metallici utilizzati è fondamentale quella di poter essere tagliati e saldati a piacere oppure piegati e scatolati per costruire parallelepipedi di qualsiasi formato. Proprietà queste che hanno permesso a Kutgeld di introdurre nel suo processo compositivo un nuovo parametro, il volume, e di orientarsi verso composizioni minimaliste rese vibranti grazie all'andamento altimetrico ottenuto tramite aggetti e lievi cambi di profondità. Inoltre, ha abbandonato le vivaci cromie originarie spostando la sua ricerca verso colori con variazioni tonali più sobrie. Le sue ultime opere con le ombre create dagli elementi posti su piani diversi, appaiono come delle piccole architetture moderne degradate dal tempo, a metà strada tra un dipinto bidimensionale e una scultura parietale.

rienza acquisita nel corso degli anni. Il sistema empiricamente messo a punto dal chimico non è replicabile, ogni pezzo è unico e imprevedibile perché risultante da tante operazioni e variabili fisico-chimiche sempre diverse come il tipo di metallo e di acidi usati, i tempi di reazione ecc.. Ma anche le variabili specificamente artistiche sono irripetibili in quanto delegate alle azioni creative che il "pittore" decide di volta in volta e, quindi, soggette all'ispirazione del momento e al caso. Gli originali pannelli metallici prodotti nel corso dei primi anni presentano le caratteristiche tipiche della pittura informale degli anni cinquanta perché sono il prodotto di una pittura legata al gesto casuale che si realizza nel suo "farsi", e perché, a causa degli effetti aggressivi delle sostanze chimiche, la materia corrosa delle lastre acquista in poche ore una patina del tempo che rimanda al fascino di un lontano passato. Inizialmente la ricerca Kutgeld si è sviluppata in chiave solo cromatica e si basava eminentemente sul trattamento di singole lastre in piccoli formati, arrivati via via fino a decine di metri quadri organizzati in pannelli metallici rettangolari affiancati, monumentali installazioni con 23


180 ANNI DI FOTOGRAFIA

Il 7 gennaio 1839 - esattamente 180 anni fa - è il giorno della nascita "ufficiale" della fotografia, quando cioè lo scienziato François Arago presenta all’Accademia delle Scienze e delle Belle Arti di Francia l’invenzione di Louis Mandé Daguerre, la dagherrotipia, il primo procedimento per la creazione di immagini mediante la luce. Pochi giorni dopo entra in commercio la prima fotocamera (vedi in alto) composta da una scatola di legno, una fessura per la lastra di rame sul retro e un obiettivo fisso anteriore. Qual-

cuno profetizza: «A partire da oggi la pittura è morta». Invece, parafrasando Neil Armstrong, oggi si può affermare: "Un passo da gigante per l'umanità". Otto anni dopo, nella sola Parigi, sono venduti oltre duemila apparecchi e più di mezzo milione di lastre, mentre negli Stati Uniti, nel 1853, circa diecimila dagherrotipisti arrivano a scattare ben tre milioni di fotografie. Sono nati una nuova professione e anche un nuovo hobby. Il dagherrotipo utilizzava una lastra di rame argentata e sensibilizzata che doveva essere esposta alla luce per un tempo di 10-15 minuti e poi sviluppata mediante vapori di mercurio. L'immagine così ottenuta era positiva e visibile solo se orientata in modo da riflettere la luce che, a secondo dell’angolazione con la quale viene colpita dalla luce, appare positivo o negativo, un pezzo unico non riproducibile. A causa del loro rapido annerimento e della fragilità, le lastre dei dagherrotipi venivano riparate con un vetro e chiuse in eleganti astucci come oggetti preziosi. La dagherrotipia resta per circa vent’anni il metodo più utilizzato Osservando la fotografia restaurata di Edgar Allan Poe (vedi

Edgar Allan Poe, 1849, dagherrotipo restaurato

Eugène Delacroix, 1858

Il "Giroux Daguerréotype", 1939, la prima fotocamera prodotta commercialmente al mondo

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STORIA DELL’ARTE in basso) tratta dal dagherrotipo originale (vedi in alto a destra) realizzato nel 1849 - 10 anni dopo l'invenzione della fotocamera - non si può non rimanere allibiti di fronte alla qualità della nitidezza e la precisione del dettaglio a cui quegli apparecchi primitivi arrivavano. Il ritratto di Poe non ha nulla da invidiare a quelli d'oggi più vicini alla nostra sensibilità, rivelandosi un eccezionale documento per "conoscere dal vero" questo personaggio. Anche se il dagherrotipo sarà presto superato dalla continua evoluzione tecnica e tecnologica, questa invenzione ha dato l'avvio alla rivoluzione moderna fornendoci testimonianze fondamentali di epoche e persone ma, soprattutto, permettendoci di vedere il mondo in un modo assolutamente nuovo. La riproduzione esatta della realtà dei dagherrotipi è preziosa per conoscere le sembianze di grandi personaggi come Eugène Delacroix, Édouard Manet, Charles Baudelaire (vedi in basso) fino ad allora conosciuti solo attraverso disegni e dipinti. L'"oggettività" dello strumento ottico male si presta a travisamenti, edulcorazione ed estetismi cui ci aveva abituato la pittura la quale reinterpretava in chiave artistica ed emozio-

nale i soggetti. Da allora la fotografia è diventata centrale nella nostra società dell'immagine trasformandosi continuamente fino all'attuale rivoluzione digitale la quale, eliminando pellicola, sviluppo e fissaggio (e, a volte, anche la stampa), l'ha resa ormai totalmente immateriale e virtuale.

Charles Baudelaire, 1862

Édouard Manet, 1867

Dagherrotipo originale di Edgar Allan Poe, 1849

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Settembre 2019, Anno 8 - N.9

News dal mondo WADE GUYTON

Untitled, 2006

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Untitled, 200

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Untitled, 200

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Untitled, 200

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XXXX World, 2019

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Omaggio a WADE GUYTON

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WADE GUYTON, Untitled, 2006, Epson UltraChrome a getto d'inchiostro su tela, 228,6 x 134,6 cm, venduto da Sotheby's New York 2014 a $ 5.989.000 (€ 4.392.000)

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WADE GUYTON, Untitled, 2008, Epson UltraChrome a getto d'inchiostro su lino, 236,8 x 139,7 cm, venduto da Christie's New York 2016 a $ 2.685.000 (€ 00)


WADE GUYTON, Untitled, 2010, Epson UltraChrome a getto d'inchiostro su lino, 213,4 x 175,3 cm, venduto da Sotheby's New York 2014 a $ 4.085.000 (€ 3.274.300)

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WADE GUYTON, Untitled, 2008, Epson UltraChrome a getto d'inchiostro su lino, 214 x 176 cm, venduto da Sotheby's London 2013 a GBP 626.500 (€ 691.700)



PAOLO TOMIO: Omaggio a WADE GUYTON XXXX World, 2019, stampa su tela 335 x 175 cm


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