icsART 2021 N.7 Enrico Farina

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PERIODICO della icsART N.7 - Luglio ANNO 2021

icsART


In copertina: ENRICO FARINA, L'AUSPICIO, tecnica mista


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icsART

sommario Luglio Anno 10 - N.07

Editoriale

Dalle Stelle alle stalle

pag. 4

Politica culturale

Voglia di ricominciare

pag. 5

Intervista a un artista

Enrico Farina

Mercato dell’arte?

KAWS

pag. 20-21

Color carne

Twists

pag. 22-23

Storia dell’arte

Art of Sneakers - parte 1

pag. 24-25

pag. 6-19

News dal mondo KAWS

THE KAWS ALBUM, 2005

pag. 28

KAWS

UNTITLED (KIMPSONS #1), 2004

pag. 29

KAWS

THE WALK HOME, 2012

pag. 30

KAWS

IN THE WOODS, 2002

pag. 31

TOM MOUSE, 2021

pag. 32

Omaggio a KAWS

Copyright icsART Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare


EDITORIALE

DALLE STELLE ALLE STALLE Senza dubbio, I protagonisti della politica italiana degli ultimi anni sono stati Beppe Grillo e la sua creatura ideologica, il Movimento 5 Stelle. Il fondatore è stato a lungo svillaneggiato dai professionisti che gli rinfacciavano di essere solo un ‘comico’ dimenticando le migliaia di comici dilettanti che hanno s-governato per decenni (tipo quello che, nonostante condanne e prescrizioni, viene indicato come possibile Presidente della Repubblica), oppure invitato dai sedicenti “competenti” (i 2.680 miliardi di Euro del nostro debito pubblico chi li avrà mai fatti?) a lasciar governare chi ne aveva i titoli (come ministri con le medie superiori o pregiudicati?). Insomma, Grillo - nonostante l'alleanza del vecchio sistema di potere - ha vinto tutto non perché sia un genio o un visionario (come ama definirsi), ma perché di fronte a una classe dirigente decotta e interessata solo al proprio particulare, gli italiani hanno mandato un segnale preciso. Populismo? Anche, ma se centinaia di parlamentari eletti in un partito, il giorno dopo

cambiano casacca, tradendo il voto degli elettori e ricattando gli ex alleati, quella cos'è? Alta politica? E se qualcuno chiede "i pieni poteri", cos'è: un vero democratico? Non è che 5 milioni di poveri, le tasse più alte e i politici più pagati al mondo, migliaia di laureati che fuggono all'estero, 4 mafie autoctone, essere lo stato europeo più corrotto siano primati di cui vantarsi. E tutto questo rancore collettivo - Grillo che è un animale politico - l'aveva capito riuscendo a incanalarlo verso una protesta costruttiva che ha avuto il merito di coinvolgere moltissimi giovani e disarmare le destre. Si era anche saputo tirare da parte mantenendo per sé solo il ruolo di 'Garante' (qualunque cosa volesse dire). Ma, a fine 2019, dopo l'accusa di stupro al figlio, l'Elevato ha perso tutta la lucidità: ha imposto il governo di Mario Draghi definendolo "grillino", è sbroccato in video e, piuttosto che passare la mano a Giuseppe Conte, ha preferito suicidarsi (politicamente) e uccidere il "suo" Movimento al grido di "Muoia Sansone con tutti i filistei!". Amen.

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POLITICA CULTURALE VOGLIA DI RICOMINCIARE Finalmente il 12 giugno è stata inaugurata a Vigolo Vattaro - in presenza del pubblico - l'esposizione "20x20 - 2020 Arte in Vigolana". L'iniziativa, partita nella primavera del 2020, si è trascinata a causa del Covid per oltre un anno ma alla fine ha visto la luce grazie all'impegno del curatore, l'artista Silvio Cattani. L'idea guida della mostra era di invitare 36 artisti - trentini e di tutta Italia - a presentare due opere ciascuno, a tema e tecnica liberi, il cui unico vincolo erano le dimensioni di cm 20x20 della tela fornita uguale a tutti i partecipanti dall'organizzazione. Cattani, in quanto vice Presidente del Mart, è anche riuscito a coinvolgere nell'impresa Vittorio Sgarbi il quale si è prestato gentilmente a scrivere una breve introduzione al catalogo in cui parla generosamente di "...artisti di buona qualità...generalmente intelligenti e curiosi". L’obiettivo del curatore e dell'Amministrazione che ne ha appoggiato l'iniziativa, era sia di coinvolgere gli artisti in una esposizione collettiva per superare l'isolamento forzato imposto dal lungo e tragico periodo della pandemia, sia di mandare un segnale di ottimismo nel futuro. Voglia di ricominciare ma anche un auspicio che l'arte possa diventare protagonista nella ripartenza poiché, come sottolinea Silvio Cattani: «...la cultura in primis dovrebbe essere oggi salvaguardata, anzi potenziata nelle sue manifestazioni a favore della comunità». Nonostante le dimensioni ridotte e l'assenza di indicazioni sui contenuti (o forse, proprio per questo), le 72 piccole tele esposte - quasi delle miniature - paiono condividere in modo assolutamente naturale e coerente un ‘fil rouge’ estetico, psicologico e antropologico comune in cui Sgarbi vede: «La scelta privilegiata resta quella

della ricerca prevalentemente astratta ma sempre nitida, rigorosa». Tanti micro universi in cui si ritrovano stili, poetiche e personalità anche molto diverse in una sorta di punto sullo stato dell'arte del post pandemia. Al di là della qualità dei singoli artisti, però, Cattani ritiene che la mostra valga soprattutto come esempio per «il messaggio forte ed unitario che essa manifesta, ovvero che la creatività costituisce in ogni tempo e luogo un fermento, possibile via d’uscita dalle temperie quotidiane...»

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Intervista a ENRICO FARINA Osservando i suoi lavori è evidente come Enrico Farina sia interessato innanzitutto a quella "forma architettonica" che Le Corbusier definiva: «Il gioco sapiente, corretto e magnifico dei volumi raggruppati sotto la luce». Quelli utilizzati da Farina, però, non sono i perfetti solidi geometrici primari teorizzati dall'architetto svizzero-francese ma, al contrario, sistemi complessi e articolati con cui percorre due filoni di ricerca indipendenti - ma concettualmente coerenti - che coniugano il mondo dell’artificio con quello naturale, il microcosmo con il macrocosmo. I modelli che Farina crea si situano a metà strada tra la scultura e la pittura perché egli non opera sulla materia plastica ma mediante l’assemblaggio di pannelli bidimensionali leggeri, rigidi o elastici, seguono due filoni espressivi. Tutte le sue opere derivano da un approccio sostanzialmente “costruttivo” nel corso del quale egli realizza i suoi complessi ‘organismi’: in quelli ‘informali’, scheletri a tutto tondo che espongono la loro nuda struttura reticolare nata da forze centrifughe e centripete che la sottopongono a complesse deformazioni, procede secondo un sistema additivo di elementi semplici con cui definisce spazi positivi e negativi. In altri invece, essenzialmente dei bassorilievi che ricordano i planivolumetrici urbanistici, organizza delle rigorose composizioni astratte caratterizzate da geometrie dinamiche accentuate sia dalle ombre portate, che creano un gioco di pieni e vuoti, sia da sobrie variazioni delle tonalità cromatiche. In entrambi i casi si intuisce una fascinazione per la genesi di forme archetipiche sempre in bilico tra testimonianza di antiche civiltà decadute e paesaggi fantascientifici senza tempo che prefigurano un incerto futuro. Contribuisce a esaltare queste sensazioni, la scelta di Enrico di ricoprire tutte le superfici con un denso ‘intonaco’ materico trattato poi ulteriormente con delle gamme di colori che sembrano rifarsi ai quattro elementi: aria, acqua, terra, fuoco. In ogni modo, la stella polare che guida la produzione artistica di Enrico Farina, è e sarà sempre la chiarezza compositiva e costruttiva. Paolo Tomio A sinistra: LA CULLA DEL FARAONE, tecnica mista 30 x 70 cm

in basso: COMPOSIZIONE, 1 di 6 elementi tecnica mista, cad. 39 x 61 cm


NB. Tutte le opere materiche di Enrico Farina pubblicate nell'intervista sono realizzate con la sua "tecnica mista" personale che comprende compensati, cartone, listelli di legno, successivamente trattati con impasti di vinavil, sabbie varie, cenere di legna e colori acrilici.

in basso: COMPOSIZIONE, tecnica mista, 70 x 50 cm

Quando hai cominciato a interessarti all’arte? L’arte, nella mia famiglia, è sempre stata presente fin da quando ero piccolo. Un’eredità che risale dal nonno paterno ed è proseguita, poi, con mio padre e nel confronto con i fratelli. Un’arte istintiva che si è sviluppata attraverso varie occasioni con la partecipazione a mostre di disegno e pittura, e con scenografie teatrali nelle quali ho avuto occasione di esprimere una


COMPOSIZIONE, tecnica mista, 70 x 50 cm

creatività innata. più sul piano tecnico creativo, ciò non toglie che da autodidatta non abbia avuto delle preferenze o degli esempi di grandi artisti ai quali ispirarmi. Ovviamente: Michelangelo, Leonardo, Caravaggio e altri grandi pittori del Rinascimento hanno sempre suscitato in me un grande in-

Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato? Premetto che non ho fatto studi specifici come scuole o licei d’Arte, le mie competenze erano

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teresse ma, spostando l’attenzione a tempi più recenti, devo dire che Egon Shiele, mi ha veramente colpito con la sua cruda interpretazione del corpo umano. Un altro grande poeta dell’arte mi ha affascinato e, forse, in qualche forma influenzato, parlo di Karl Plattner.

semplici scappatoie che esulano da una profonda e capace espressività interiore. Comunque, c’è anche molta arte che merita essere vista e ponderata, sia nella pittura, che nella grafica o in scultura e pure nelle “installazioni”. Basta saperla scegliere.

Che cosa ti interessa maggiormente dell’arte contemporanea?

Come ha influito sulla tua formazione di architetto sull’approccio al fare arte?

L’Arte, a mio avviso, è sempre contemporanea. Se parliamo di correnti “artistiche” che stanno dominando la scena in questi ultimi decenni dico, sinceramente, che molto spesso sono

Indubbiamente la formazione culturale di architetto è sempre presente nelle mie opere, a volte in forma schietta ed evidente e, in altre, in forma velata e minimale. L’architetto plasma il vuoto riempendolo, l’artista lo interpreta. In

COMPOSIZIONE, tecnica mista, 30 x 30 cm

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SPIRALE, tecnica mista, raggio circa 40 cm

fondo, l’architetto, è un ibrido tra il pensiero filosofico e quello tecnologico.

animo gli stimoli a cui dare una risposta.

Che differenza c’è, secondo te, tra l’architetto e l’artista?

Che ruolo svolgono il disegno e la pittura nella tua ricerca artistica?

Proseguendo nella domanda precedente, ritengo che l’architetto operi nell’anticamera dell’arte pura elaborando progettazione funzionale per rispondere a determinati requisiti con una sensibilità specifica a un bello, non fine a sé stesso, ma alla bellezza dell’armonia. L’artista non ha committenza ed è, quindi, libero di agire scovando nel profondo del proprio

Il disegno, per me, precede qualsiasi operazione pratica al fine di arrivare all’”oggetto” finale. Prima ancora del disegno mi esprimo con uno schizzo, o meglio ancora direi, con uno scarabocchio. Magari semplici segni, confusi e non organizzati ma che contengono larvatamente l’idea embrionale che va, poi, elaborata con altri disegni

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più dettagliati. Nella pittura, ritengo importante la fase di “sotto-pittura”, cioè la stesura monocromatica di tutta l’opera che va, successivamente, definita nei suoi dettagli e nella espressione cromatica.

Sei partito dal “plastico” architettonico per arrivare ai tuoi lavori materici e informali? Decisamente, sì. Mi sono occupato di plastici architettonici ancora in giovane età, realizzandone moltissimi su committenza, sfruttando l’esperienza che avevo nel campo dell’aeromodellismo. Un settore, questo, che ho curato per molti anni sia nella progettazione che nella realizzazione, direi un’arte ancor più che un hobby. I miei lavori, materici ed informali, sono la sintesi di queste esperienze.

Quando sei arrivato alla tecnica matura che ti contraddistingue? Le mie espressioni pittoriche erano pure fantasie, al limite dell’assurdo e dell’ironico. Rappresentavano paesaggi irreali e surreali, abbarbicati su rocce inaccessibili, autentiche guglie dolomitiche, dove improbabili agglomerati di case si contendevano spazi impossibili in precario equilibrio. Per realizzare questi dipinti mi ero avvalso di un semplice modellino che mi ero costruito per studiare gli effetti di luci ed ombre. Da quel rudimentale modellino sono, poi, passato alle costruzioni materiche che non si discostano molto da quelle pittoriche bidimensionali.

Dove si situano le tue opere rispetto alle strutture reticolari e alle sculture organiche? Sostanzialmente, le mie opere sono delle strutture

COMPOSIZIONE, tecnica mista, 92 x 30 cm

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reticolari, a volte complesse a volte molto semplici, ma che hanno la stessa anima interiore, quella di interpretare lo spazio giocando con particolari effetti di ombre e luci. Le ombre, nei miei lavori sono una parte integrante ed indispensabile per interpretare in modo conclusivo l’opera stessa.

Spesso appendi i modelli per lasciarli muoversi come i “mobiles” di Calder? Analogamente agli effetti di luci ed ombre ho scoperto il “movimento” che, per una certa scuola artistica, rappresenta la quarta dimensione. Ma su questa interpretazione sono ancora agli albori, data la complessità tecnica esecutiva che, necessariamente, deve accompagnare l’opera.

Cosa ti interessa rappresentare nelle tue opere: concetti, emozioni…? Certamente i concetti, soprattutto quando partecipo in mostre a tema. Ma esprimere un concetto, per quanto indovinato e centrato, non è sufficiente se non si innesca anche l’emozione. Ma questo secondo punto è più complesso, perché ogni individuo percepisce l’emotività in modo personale e, molto spesso, in una visione diversa dall’autore dell’opera. É comunque una sfida interessante e per questo motivo sono del parere che un minimo di descrizione dell’opera, oltre ad un titolo sintetico, sia utile per indirizzare l’osservatore verso una interpretazione culturale comune. tue opere? Qual è il ruolo del colore e del materiale nelle Nell’architettura sono fondamentali le forme e le masse volumetriche che interagendo esprimono il loro contenuto compositivo prima an-

DADA 100, tecnica mista, 120 x 80 cm

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cora degli effetti delle loro superfici. Nelle mie opere, invece, questi effetti sono volutamente esasperati utilizzando dei materiali porosi e dei pigmenti per aggiungere espressività cromatica nell’insieme. Sui supporti di base (legno o cartone) applico una specie di intonaco formato da polveri (sabbie, gesso e ceneri) opportunamente mescolate a collanti vari e colori acrilici per ottenere i risultati voluti. Spesso imito il bronzo invecchiato.

Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile? Direi l’originalità espressiva cercando spunti laddove pochi se li sognerebbero: rottami e ferri vecchi, steccati in rovina, macerie, cespugli, nidi d’insetti, rocce strane, biancheria stesa al sole e in particolar modo, relitti marini, che però devo “assaporare” da fotografie e filmati, non essendo un subacqueo.

Hai avuto delle esperienze anche nelle installazioni? Sì, alcune volte ho partecipato a mostre collettive con “installazioni” anche se questo termine non rappresenta un concetto molto chiaro, ho cercato di dare risposte al “tema” oggetto della mostra con opere che si possono identificare sotto questo termine.

Riscontri delle differenze tra il mondo artistico altoatesino e quello trentino? L’Arte sta diventando sempre più “globale” specialmente quella definita “contemporanea” e,

CASTELLI IN ARIA, tecnica mista, h. 135 cm

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dettaglio scultura sferica

personalmente, non sono in grado di distinguere delle differenze tra gli artisti di due provincie così vicine geograficamente e, nello stesso tempo, diverse e lontane per condizioni storiche.

nelle sue antiche tradizioni culturali, viceversa quello italiano, più recente, non è coeso nel suo sviluppo culturale perché proveniente da molte e diverse regioni italiane e, di conseguenza, trova molte difficoltà nel rappresentarsi in un’unica veste culturale. Questo, però, non deve essere visto come uno svantaggio, anzi è un’opportunità per ampliare conoscenze ed aperture mentali. Analogamente con il gruppo etnico tedesco è interessante un confronto continuo per arricchirsi di nuove visioni ed approfondimenti nel campo della Cultura su ampio spettro. L’arte è la tavolozza sulla quale i colori delle diverse etnie possono individuare gli accostamenti cromatici più profondi ed intelligenti per coesistere in armonia.

Come sono i rapporti tra gli artisti dei due gruppi linguistici altoatesini? Domanda difficile. A livello personale i rapporti tra i due gruppi linguistici sono sempre ottimali. Resta sempre vivo e difficile, a volte complesso, il rapporto tra le associazioni di categoria (qualunque esse siano), perché il bagaglio culturale di ogni gruppo ha storie, abitudini e tradizioni con origini diverse e non sempre vi è la necessaria capacità di capire l’”altro”. Mentre il gruppo etnico tedesco, dominante e radicato, è solido

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in alto: COMPOSIZIONE, tecnica mista, 30 x 30 cm

a destra: TRAME, ltecnica mista, 200 x 100 cm

Cos’è la bellezza? È un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?

sgorga spontaneo mentre osservo ad occhi socchiusi tutto quanto mi circonda, tutto quando ascolto, tutto quanto annuso e tutto quanto posso toccare con semplicità. Ovviamente scartando tutto quanto non sia in grado di generarmi emozioni.

Non ho mai cercato la bellezza come una entità fine a sé stessa, perché essa è là dove la trovo spontaneamente: in un prato fiorito, in un ghiacciaio, in un bimbo che gioca o in una coppia anziana che cammina mano per mano, sorridendo. La bellezza, in fondo, è un mistero che bisogna assaporare ma che, contemporaneamente, va coltivato con saggezza ed umiltà.

E, per finire, chi è l’artista? L’artista è colui che sa interpretare tutto quello che è arte, come già detto, aggiungendo quel tocco in più che nasce dalla sua intelligenza. Semplice, no?

Cosa è per te l’arte? L’arte, per me, è il pensiero profondo che mi 16



L’opera per l’evento artistico “Dada 100” è stata donata al Municipio di Villa Lagarina (Rovereto). Oltre all’attività artistica si è dedicato alla scrittura ottenendo diversi riconoscimenti a livello nazionale, sia nel campo della poesia che della prosa. Il libro “Carbolineum - Un’infanzia tra vagoni e montagne” edito nel 2011 è arrivato terzo nella sezione C - Libro edito - alla terza edizione Premio Letterario Nazionale: “Scriviamo insieme” di Roma. Via Paese 37/B

39050 - Jenesien (Bolzano)

Cell. 3204651022 Mail: ekyart@gmail.com ENRICO FARINA Nato a Bolzano nel 1943 - Laureato in architettura.

COMPOSIZIONI di 6 elementi tecnica mista, cad. 39 x 61 cm

Appassionato d’arte fin da giovane, si è dedicato a pittura e composizioni materiche esponendo in diverse località in regione e fuori, sia in mostre personali che attraverso collettive dell’Associazione Artisti della Provincia di Bolzano nonché, ultimamente, della FIDA - Federazione Italiana degli Artisti. È stato presidente dell’Associazione Artisti della Provincia di Bolzano dal 2007 al 2012 organizzando importanti eventi espostivi presso la Galleria Civica di Bolzano, presso la LUB (Libera Università Bolzano) il Carambolage e in molte altre sedi espositive. Dal 2013 è diventato socio della FIDA organizzando eventi importanti sia presso la Galleria Civica che a Castel Roncolo come Coordinatore della Sezione di Bolzano. Nel 2019 è stato nominato vicepresidente della FIDA e, sempre con questa associazione ha portato avanti molti eventi artistici culturali a livello provinciale. La sua opera: “Time Code” esposta nel 2009 nel concorso nazionale presso il parco della Cantina Tarczal di Marano di Isera (Rovereto) è stata richiesta e, successivamente, donata al MART per la sezione didattica.

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ics

ART E' possibile sfogliare tutti i numeri delle annate 2012-2021 della rivista icsART sul sito icsART all'indirizzo:

www.icsart.it icsART N.7 2021 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della icsART N.7 - Luglio 2021

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MERCATO DELL’ARTE ? da un collezionista 15 milioni di dollari, è uno dei tanti misteri dell'arte contemporanea. Sta di fatto che, secondo Sotheby's, il rendimento medio annuo composto per l'ex street artist KAWS è del 16,2%, con il 100% delle opere in aumento di valore. KAWS, al secolo Brian Donnelly, nato nel New Jersey studia illustrazione alla School of Visual Arts di New York, lavora brevemente come pittore di sfondi alla Disney mentre si fa conoscere come street artist per i suoi interventi con il tag "KAWS" cominciando ad attirare l'attenzione di collezionisti e critici. Crea nel 1999 per un marchio giapponese, “Companion”, il suo primo giocattolo in vinile con il corpo di Topolino, testa a teschio, ossa incrociate e occhi a ‘X’ (che nel linguaggio dei fumetti stanno a indicare che il soggetto è morto). Un bambolotto decisamente brutto eppure le prime 500 copie vanno subito esaurite e KAWS dà il via alla sua produzione in serie. Lancia la sua etichetta di moda Original Fake, collabora con aziende di giocattoli, di t-shirt, di accessori e con importanti case di moda. L'idea vincente di KAWS è stata di "appropriarsi" (gratuitamente) dei personaggi di fumetti e di cartoni: Puffi, Simpson, Walt Disney, SpongeBob, personaggi pubblicitari iconici come l'omino Michelin, e riproporli uguali - però con gli occhi a ‘X’ . Questo suo "tocco personale", seppur banale e abbastanza spiacevole, gli ha permesso di rendere subito riconoscibili le sue opere e, al contempo, di evitare facili cause per plagio. Il sistema di riproporre immagini iconiche, gadget o figure popolari destinate al consumo di massa e renderle

KAWS (1974), THE KAWS ALBUM, 2005, acrilico su tela, 101,6 x 101,6 cm, venduto da Sotheby's Hong Kong 2019 a HKD 115.966.000 ($ 14.943.400). Il perché la divertente tela di 1 metro per 1 metro dei "Kimpsons" di KAWS, che fa il verso alla copertina del "Simpsons Yellow Album" disegnata da Bill Morrison nel 1998, la quale è a sua volta una parodia di quella dell'album dei Beatles, "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" creata nel 1967 da Peter Blake, sia stata pagata

a sinistra: KURFS (TANGLE), 2009, acrilico su tela 182,8 x 243,8 cm, venduto da Christie's New York

2019 a $ 2.655.000 (€ 2.181.150)

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KAWS accessibili all'élite economica, gli ha permesso di trascendere sia la lingua che la cultura dimostrando come egli non faccia alcuna distinzione tra i concetti di arte "alta" e "bassa" ma sia interessato alla comunicazione di idee (innocue e decorative) comprensibili a tutti. Che l'arte sia un business KAWS l'ha capito benissimo e, infatti, si muove come un imprenditore che padroneggia i meccanismi economici e comunicativi del mercato dell'arte e la sua necessità strutturale di essere alimentato da un flusso continuo di opere per far fronte alle richieste di collezionisti ed investitori. Oggi, KAWS, il quale, oltre che artista si è rivelato un apprezzato e premiato esperto di marketing, è noto per la mole invidiabile di opere che riesce a produrre e che abbraccia il mondo dell'arte, del design, del e-commerce e include dipinti, murales, design grafico e di prodotto, street art, sculture di piccole, medie e gigantesche dimensioni, illustrazioni, oggettistica per la moda, pupazzi di plastica, stampe ecc.. D'altro canto, la sua abilità ad apprendere velocemente si evince anche nella facilità con cui fagocita gli stili altrui passando disinvoltamente dall'appropriazione di fumetti infantili e cartoons storici e recenti, al neo-Pop, all'espressionismo astratto rivisitato digitalmente, alla citazione di vecchi e nuovi maestri (Warhol, Koons, Matsuyama), alle installazioni pubbliche con

monumentali "Companions" gonfiabili, volanti oppure galleggianti, oppure con altrettanto enormi sculture di legno (vedi in alto) o materiale sintetico. Sicuramente la carriera di KAWS vedrà ulteriori sviluppi perché questa sua capacità di impadronirsi di tutto ciò che lo circonda, gli permetterà di continuare a sperimentare in molti altri ambiti oggi non prevedibili. Almeno fino a quando i compratori non si saranno stufati dei suoi occhi a ‘X’. In basso: ARMED AWAY, 2014, acrilico su tela 223,2 x 503 cm, venduto da Christie's Hong Kong

2019 a HKD 24.125.000 ($ 3.108.400)


COLOR CARNE

Checché se ne dica, alla fin fine il corpo umano è il soggetto che più attrae tutti noi, e ancor più quando si tratta della scultura. La storia di questo ultimo secolo ha ribaltato il paradigma che ha guidato per millenni l'arte e, in particolare la scultura, la quale si era dedicata quasi unicamente all'uomo o, in subordine, agli animali, quali costanti presenze fisiche, psicologiche e mitologiche. E' vero, l’estrema sintesi poetica di Constantin Brâncuși, i "mobiles" cinetici di Alexander Calder, i marmi variegati di Henry Moore, gli ironici oggetti giganti di Claes Oldenburg, le potenti la-

miere curvate in Corten di Richard Serra, tutte possiedono l'indubbio fascino dell'astrazione, del gioco, della provocazione e della poesia, ma la rappresentazione della figura umana possiede un'intrinseca capacità empatica che gli altri soggetti non possono necessariamente avere. Inutile citare la statuaria greca e romana che ha condizionato tutta la storia successiva fino ai giorni nostri e che, presumibilmente, continuerà anche in futuro. Magari con tecniche, materiali e contenuti aggiornati oppure, ad esempio, dilatando oltremisura le dimensioni delle sculture o reintroducendo il colore, carat-

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TWISTS teristica peculiare di tutte le statue del passato, di legno, di metallo o di pietra, comprese quelle elleniche che noi conosciamo nella purezza algida marmo ma che, in realtà, erano interamente dipinte per essere somiglianti al soggetto rappresentato. L'uso naturalistico dei colori è proseguito nei secoli sia nelle rappresentazioni sacre, sia in tutta l'arte popolare, generi che non hanno mai rinunciato alla verosimiglianza, cioè all’apparenza del vero. A partire dagli anni ’50 e poi anche in questo ventennio, si è ritornati alle sculture realistiche, o meglio iperrealistiche, in chiave estetica (John de Andrea), ironica (Cattelan), inquietante (Ron Mueck), a dimostrazione che coesistono corsi e ricorsi nel cambiamento del gusto. Quando era ancora studentessa di scultura alla Scuola Nazionale di Shanghai, la giovanissima ERO si era innamorata del famoso "Torso del Belvedere" di Apollonio di Atene, il frammento di statua mutila di marmo ammirato e studiato dagli artisti del Rinascimento, primo tra tutti Michelangelo, per il virtuosismo tecnico, la cura dei particolari e la straordinaria morbidezza della carne percepita grazie all'inusuale torsione. Questo primo ‘incontro’ con quel corpo maschile muscoloso che, nella più naturale delle pose, metteva in risalto l'anatomia nascosta, influenzerà tutta la futura opera di EVO diventando il suo segno distintivo. Le sculture di "ERO" (nome d'arte di un’artista anglo-cinese che preferisce non incorrere nella censura del suo Paese), si situano a metà strada tra le tendenze a cui abbiamo accennato: quella classica e quella moderna con una particolare attenzione a un'espressività che possieda anche una componente erotica (da cui il suo nickname). I suoi corpi, infatti, sono resi in un modo suggestivamente moderno perché

vogliono riflettere la cultura narcisistica di oggi con la loro enfasi sulla giovinezza, la forma e la sensualità. Dopo i primi esordi nel 2010 durante i quali ha esposto cicli di figure umane maschili a grandezza naturale eseguite secondo le tecniche più tradizionali, ERO si è progressivamente orientata verso nudi femminili sempre più grandi portandoli a dimensioni fino ad allora mai sperimentate. Si tratta di sculture iperrealistiche di torsi mutili femminili che citano esplicitamente il “Torso del Belvedere” eseguite in materiali come la resina poliestere e la fibra di vetro. L'artista si è poco alla volta allontanata dalla classicità della giovinezza orientandosi verso l’anatomia del corpo femminile la cui plastica morbidezza è particolarmente complessa da ottenere ma che riscuote un successo maggiore sui mercati orientali. Nella sua ultima mostra, "Twists" (Torsioni), esposta alla Galleria Nazionale di Taiwan, ERO non si è accontentata di scolpire una serie di torsi mutili di impostazione ellenica in cui ha raggiunto la massima perfezione, ma ha voluto esaltarne l’impatto nei confronti dei visitatori creando delle ultime sculture decisamente monumentali a causa dell'altezza di oltre nove metri. Per raggiungere queste dimensioni ha prima dovuto risolvere i problemi legati alla necessità di suddividere il torso in più elementi assemblabili sostenuti da strutture portanti interne e di far scomparire le fughe visibili tra i vari pezzi che compongono le statue. Per fare queste ragioni ha sostituito i materiali tradizionali difficilmente utilizzabili a quella scala e ha sviluppato delle tecnologie assolutamente innovative che le garantissero il realismo ricercato, in particolare nella verosimiglianza della finitura superficiale e del color carne dell'epidermide. 23


ART OF SNEAKERS - parte 1 Tutte quelle calzature che in passato erano genericamente chiamate scarpe da ginnastica, oggi rientrano nella grande categoria delle "sneakers", termine che deriva da "to sneak", muoversi furtivamente, quindi ‘scarpe silenziose’ con la suola in gomma. Progettate principalmente per lo sport o altre forme di esercizio fisico, poiché sempre più comode, versatili e trendy, sono state sdoganate e sempre più utilizzate sia nell'abbigliamento casual di tutti i giorni sia in quello proposto dalle grandi case di fashion. È evidente che i più importanti produttori di sneakers da basket, (come delle altre discipline sportive) che investono milioni di dollari per lanciare una calzatura che porta il nome di un famoso campione (Magic Johnson, James Le Bron, Shaquille O'Neal ecc.), non si rivolgano ai soli giocatori ma promettano un oggetto di culto al consumatore affinché, quando questi le indossi, si senta a sua volta un grande campione. In questo senso, è molto interessante seguire l'evoluzione estetica, tecnologica e simbolica delle sneakers attraverso un velocissimo excursus tra i modelli più eclatanti del passato realizzati dalle aziende leader anche se, in realtà, i modelli sono sicuramente decine di migliaia. Il fenomeno ha inizio negli anni '70 quando tutte le sneakers da basket sono in tela e suola di gomma obbligatoriamente bianche; in pochi anni si trasformano in scarpe sempre più strane, colorate e accessoriate su cui spicca il logo dell'azienda. Esplode negli anni '90 quando il 1. 1984, Nike Vandals; 2. 1996, Reebok Shaquille O'Neal Dual Signed Game Worn Pumps; 3. 1998, Converse Dennis Rodman Game Worn All Star ‘AS Rodman' Player Sample; 4. 2006, Adidas Kevin Garnett Game Worn KG Bounce Player Exclusive;

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STORIA DELL’ARTE design avveniristico delle sneakers comincia a farle assomigliare più a calzature spaziali dotate di esoscheletro di plastica, prese d'aria e complicati accessori a vista che a scarpe sportive. I modelli sono il risultato di una costante ricerca tecnica e scientifica applicate all'ergonomia e alle proprietà meccaniche dei materiali e finalizzata a inventare sistemi rivoluzionari per incrementare le prestazioni degli atleti. Diventa fondamentale lo styling sempre più aggressivo ed esasperato perché deve esasperare le innovazioni per far sognare i clienti e differenziarsi visivamente dalla concorrenza. La straordinaria metamorfosi a cui sono sottoposte forma e foggia di queste sneakers sarà allo stesso tempo causa ed effetto di una trasformazione generale della società sia nel modo di vestire sia di vivere. Questa formula è vincente anche perché consente all'industria di progettare e produrre in grande serie ogni anno modelli sempre nuovi grazie all'automazione spinta che riduce i tempi e i costi della mano d'opera (spesso minorile e delocalizzata nei paesi asiatici) e offrire ai consumatori di tutto il mondo una scelta praticamente infinita. Molte di queste sneakers, nuove o usate, sono oggi messe in asta e alcune, ad esempio quelle autografate da Michael Jordan, sono state battute a più di 800mila dollari. Forse, invece di acquistare quadri, converrebbe investire nelle vecchie "scarpe da ginnastica" che, tra l'altro, sono spesso più belle di molte opere d'arte. Fine parte 1

5. 2008, Nike Zoom LeBron V 'Velvet' Sample; 6. 2017, Nike Air Jordan IV Eminem Encore Retro OG; 7. 2018, Nike Air Acronym Presto Mid 'Dynamic Yellow; 8. 2020, Adidas N3XT L3V3L Futurenatural - Screaming Orange (senza lacci);

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Luglio 2021, Anno 10 - N.7

News dal mondo KAWS

THE KAWS ALBUM, 2005

pag. 28

KAWS

UNTITLED (KIMPSONS #1), 2004

pag. 29

KAWS

THE WALK HOME, 2012

pag. 30

KAWS

IN THE WOODS, 2002

pag. 31

TOM MOUSE, 2021

pag. 32

Omaggio a KAWS

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KAWS, THE KAWS ALBUM, 2005, acrilico su tela 101,6 x 101,6 cm, venduto da Sotheby's Hong Kong 2019 a HKD 115.966.000 ($ 14.943.400)

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KAWS, UNTITLED (KIMPSONS #1), 2004, acrilico su tela 274,5 x 244 cm, venduto da Sotheby's Hong Kong 2019 a HKD 57.877.000 ($ 7.457.950)


KAWS, THE WALK HOME, 2012, acrilico su tela 173 x 219,1 cm, venduto Phillips New York 2019 a $ 5.955.000 (€ 4.892.000)

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KAWS, IN THE WOODS, 2002, trittico - acrilico su tela su pannello, 147,6 x 275,3 cm, venduto da Christie's New York 2019 a $ 3.855.000 (€ 3.180.000)



PAOLO TOMIO: Omaggio a KAWS "TOM MOUSE", 2021, fine art su PVC 650gr 4.50 x 3.00 cm


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