icsART 2020 N.3 Ivan Zanoni

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PERIODICO della icsART N.3 Marzo ANNO 2020

icsART


In copertina: IVAN ZANONI, MANTIDE SU RAMO, 2018, ferro battuto, 35 x 18 x h27 cm


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icsART

sommario Marzo 2020, Anno 9 - N.3

Editoriale

Sorelle d'Italia

pag. 4

Politica culturale

Depero.it

pag. 5

Intervista a un artista

Ivan Zanoni

pag. 6-19

Mercato dell’arte?

Frank Stella

pag. 20-21

Dadasurrealismus

Virtuelle Bestellung

pag. 22-23

Storia dell’arte

Benito Jacovitti - parte 2

pag. 24-25

News dal mondo FRANK STELLA

Point of Pines, 1959

pag. 28

FRANK STELLA

Delaware Crossing,1961

pag. 29

FRANK STELLA

Sight Gag, 1974

pag. 30

FRANK STELLA

Lettre sur les Sourds et Muets I, 1974

pag. 31

La cerchiatura del quadrato, 2019

pag. 32

Omaggio a FRANK STELLA

Copyright icsART Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare


EDITORIALE

SORELLE D'ITALIA Chi non avesse le avesse riconosciute, le immagini delle due belle signore in alto, raffigurano Giorgia Meloni, prima e dopo la cura. Infatti, c'è stato un breve periodo in cui la nota politica è apparsa sui manifesti elettorali talmente conturbante da far pensare a molti a un miracolo, a un trucco oppure a Photoshop. Sia come sia, l'ex ragazzotta della Garbatella dal deciso accento romanesco, militante fin da giovanissima nel Movimento Sociale, si è trasformata in questi ultimi anni in una politica professionale capace di convincere milioni di italiani alla ricerca di un nuovo leader della destra, ora che Berlusconi è in quiescenza e il "Capitano" Salvini è talmente onnipresente in televisione che nessuno lo sopporta più. Anche perché il boss lumbard vuole interpretare tutte le parti in commedia: protezionista con gli imprenditori, credente con i cristiani, nazionalista con i nostalgici, sovranista con Casapound, liberista con i berlusconiani, filoamericano con Trump, filorusso con Putin, ecc.. Troppo anche per uno che perde le ore a farsi selfie e inviare twitt per mostrare che mangia solo italiano perché ama

la Nazione (a parte il Sud), che cita continuamente i propri figli perché è un papà meraviglioso, che manda baci e sorrisi ai tutti perché è buono, perdona i nemici e non è razzista.. Anche 'Giorgina' non risparmia slogan e luoghi comuni ma, forse per via dell'altezza, evita le esibizioni muscolari e le felpe sudate cercando di convincere gli italiani con modi più sobri che lei ama la Patria (compreso il Nord) ed è la vera Destra moderata. Politica ormai navigata, sembra sempre convinta di ciò che dice anche se non si è mai capito bene cosa vorrebbe fare né in Italia né in Europa, ma intanto nei sondaggi è arrivata all'11% di gradimento. In fondo, piace all'elettore semplice perché è caruccia (certo più della Santanché) e, da romana verace, ha la lingua svelta e la battuta facile; inoltre, sorride spesso per dimostrare che è anche gentile e democratica, ormai pronta ad affiancare e, perché no, sostituire il "Capitano", che ha perso ogni senso della realtà. Che dire? In mezzo a un branco di politici con la bava alla bocca e di traditori pronti a pugnalare gli alleati, la Sorella dei Fratelli d'Italia almeno tenta di presentarsi come una signora. 4


POLITICA CULTURALE DEPERO.it In questi giorni è arrivata una mail che informava che il nuovo sito Depero era online all'indirizzo www.depero.it. Dato che il mittente era l'architetto e storico dell'arte, il roveretano Maurizio Scudiero, esperto mondiale di Fortunato Depero oltre che uno dei maggiori storici di riferimento per il Futurismo, la curiosità di vedere le nuove pagine è stata immediata. Rispetto al vecchio sito il salto di qualità è netto: ottima grafica, colorata, dinamica, "futurista" ma, soprattutto, i testi che raccontano la storia della vita dell'artista trentino (Fondo 1892 - Rovereto 1960) più conosciuto a livello internazionale, in modo approfondito e ricco di aneddoti e in uno stile chiaro e accattivante. Abbiamo posto alcune domande a Scudiero il quale, in quanto responsabile dell’Archivio Depero (le cui archiviazioni sono le uniche riconosciute da tutte le case d’asta italiane ed europee), è stato incaricato dagli eredi Depero del rilascio delle relative autentiche e del Catalogo Generale delle opere dell'artista. Perché il sito è definito "ufficiale"? "Official Site" è un termine d'uso che puoi trovare in internet per tutti quei siti che sono espressione, appunto "ufficiale" dell'artista stesso, oppure dei suoi eredi, oppure di una fondazione o

archivio da loro emanato. Questo anche per evitare dubbi perché, ad esempio, su FaceBook c'è un sito Deperto "ufficiale" ed uno no... fatto da un amatore... ma non è espressione degli eredi Depero. In cosa si differenzia dal sito che già esisteva? Il sito che già esisteva, fatto in epoca internetarcheologica (metà anni '90) era già da qualche anno limitato alla sola Homepage dove stava l'indirizzo mail dell'archivio. Quindi la differenza è abissale. Qual è il tuo ruolo nella creazione e gestione di questo nuovo sito? Beh, io sono il responsabile dell'Archivio Depero, e quindi il mio ruolo è stato quello di pensare alle varie aree tematiche che dovevano essere rappresentate nel sito. Poi, ho redatto tutti i testi e li abbiamo tradotti. Un bravo grafico, infine ha dato corpo al tutto. La gestione sarà periodica, nel senso che mentre le gallerie di opere e immagini rimarranno quello che sono, salvo ogni tanto qualche innesto, le News dovranno essere di volta in volta aggiornate e la sezione "Depero e..." vedrà in futuro nuovi capitoli, che ovviamente non potevamo svelare tutti assieme, ma che un po' alla volta porteranno sempre nuove conoscenze sull'artista.



Intervista a IVAN ZANONI Nato più di mille anni fa, il ferro è il metallo in assoluto più usato dall'umanità, ma è rimasto marginale nel campo artistico, raggiungendo livelli pregevoli solo nelle arti applicate. E' perciò abbastanza rara la vocazione del giovane "scultore-fabbro" Ivan Zanoni che si è dedicato a creare sculture in ferro battuto, una tecnica che impone un notevole impegno nella sua esecuzione. In realtà, il percorso di Ivan è stato condizionato dall'essere figlio di Luciano, il noto "fabbro-scultore" di Caldes, ma la sua decisione di intraprendere questa carriera non deve certo essere stata comoda (e indolore) per un ragazzo che, dopo aver frequentato l'Istituto d'Arte a Trento, ha dovuto compiere una scelta difficile ma radicale (che dice molto del suo carattere) tra proseguire gli studi all'Accademia di Belle Arti oppure rimanere a lavorare nel laboratorio con il padre «per imparare il mestiere». Prima di cimentarsi come "artista del ferro", Ivan è dovuto diventare un bravo "artigiano del ferro", perché la lavorazione di questo metallo richiede competenze tecniche, attitudini psicofisiche e doti etiche non comuni che si acquisiscono solo con il duro lavoro e il tempo. Il ferro va arroventato nel fuoco per renderlo malleabile e battuto con il martello sull'incudine per portarlo progressivamente alla morfologia ricercata. La tecnica lunga e laboriosa che Ivan impiega per plasmare perfettamente ogni dettaglio dei suoi manufatti, trova la sua motivazione nella profonda passione che lo spinge a rappresentare realisticamente le proprie visioni artistiche. Egli, infatti, non costruisce (come la maggior parte degli scultori in acciaio), figure geometriche ricavate da lastre piane, tagliate e saldate, ma crea un proprio mondo fantastico e poetico, popolato da animali ottenuti sbalzando plasticamente in forme organiche piastre di ferro incandescente. Una galleria di bestie possenti, fiere feroci, creature minuscole, che da sempre hanno affascinato Ivan, in cui ognuna interpreta l'essenza dell'animale tramite un processo di riduzione e sintesi che riflette la concezione dei "fabbri Zanoni" di un'arte genuina capace di emozionare, poiché antica e moderna allo stesso tempo. Paolo Tomio A sinistra: RINICERONTE, 2018, ferro battuto 138 x 32 x h45 cm

In basso: MANTIDE SU RAMO, 2018, ferro battuto 35 x 18 x h27 cm, particolare


Questa intervista è stata resa possibile grazie alla collaborazione di Antonio Cossu, Presidente di PROMART, e del dott. Marcello Nebl il quale ha gentilmente fornito tutte le fotografie che la illustrano, realizzate dalla fotografa Francesca Padovan per il catalogo della mostra "Zanoni, L'età del ferro" organizzata nel 2019 presso il Centro Culturale d’Anaunia - Casa de Gentili a Sanzeno.

Quando hai cominciato a interessarti all'arte e alla scultura? Non so e non mi interessa sapere quando ho iniziato ad interessarmi all'arte. Mi sono semMUFLONE, 2019, ferro battuto, 37 x 18 x h22 cm

pre espresso più volentieri attraverso la manualità, piuttosto che con il linguaggio o la scrittura. Non credo esista uno start scientemente calcolato, è piuttosto un attitudine innata.

Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che più ti hanno influenzato? Francamente non saprei! Non mi sono mai affidato e schierato fedelmente ad una sola corrente o ad un unico artista di riferimento... piuttosto mi avevano affascinato, durante gli studi all'Istituto d'Arte, le figure cosiddette di bottega, come Nicola e Giovanni Pisano. Gli "scultori/scalpellini" che non solo erano padre e figlio ma che erano dei professionisti che portavano


TESTA DI LEONE, 2015, ferro battuto 70 x 46 x h103 cm

avanti un impegno di bottega.

Dove inizia l'uno e finisce l'altro? Perché, conclusi gli studi all'Istituto d'arte di Trento, hai deciso di lavorare con tuo padre per "imparare il mestiere"?

Quando non sei impegnato con le tue sculture, tu sei in grado di eseguire anche tutte le opere in ferro da artigiano?

"Imparare il mestiere", sembra quasi inattuale, antico, superato ma secondo me è fondamentale e necessario.

Certamente.

Qual è, secondo te, la differenza tra artigianato e arte?

Il "mestiere" a cui fai riferimento è quello di fabbro o quello di scultore? 9


CAVALLI, ferro battuto, l’uno 70 x 13 x h 44 cm

e non ho fatto altro che continuare i loro discorsi per conto mio ed alla fine l'idea che mi sono fatto è che l'artigianato è "un lavoro eseguito ad arte" mentre l'arte è "un lavoro che oltre a dover essere eseguito ad arte sa anche emozionarci".

Non sopporto l'atteggiamento supponente di chi parla d'arte denigrando l'artigianato. Fino a non molto tempo fa l'arte era imprescindibile dalla pratica artigianale. E' recente questa distinzione. Le rivoluzioni industriali e tecnologiche ci hanno portato a denigrare e deridere la pratica artigianale e soprattutto nel campo intellettuale a ritenerla come un fenomeno bizzarro, obsoleto, quasi da biasimare, al punto che il "concetto" sembra essere diventato l'unica cosa degna di merito. Intendiamoci non odio l'industria, anzi, ne riconosco i meriti ed i pregi. Abbiamo a disposizione moltissime cose, addirittura troppe, che ormai consideriamo scontate o addirittura dovute e non sappiamo apprezzarle davvero. Da bambino assistevo a discussioni tra Raffaele De Grada, Paolo Vallorz e Giovanni Testori sulle arti maggiori ed arti minori in cui, ricordo, non riuscivano a trovare delle risposte che li soddisfacessero. Sono cresciuto con il tarlo che queste persone mi hanno messo in testa

Pensi che un artista debba rimanere legato alla propria storia e al proprio territorio? In una certa misura sì! Si deve restare fedeli alle proprie origini, studiarle, ricercarle, approfondirle in maniera multidisciplinare, ma soprattutto bisogna amarle. Intendiamoci, bisogna apportare dei cambiamenti rimanendo però fedeli al proprio filo conduttore che non scegliamo noi ma che ereditiamo e che è nostro dovere accrescere. Oggigiorno grazie alla velocità degli spostamenti, dei collegamenti e delle informazioni ci si convince fin da piccoli di essere cittadini del mondo dimenticando altrettanto velocemente quali sono stati gli sforzi di quelli venuti prima

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di noi. E' comodo pensare di potersi scegliere un luogo diverso da quello in cui si è nati e cresciuti preferendogli una grande città o un altrove un po' come se ci scegliessimo i connotati accettando solo ciò che ci conviene senza migliorare ciò che il caso ci ha dato. Bisogna guardare al futuro, ma con i piedi ben ancorati nel proprio passato come alberi che per crescere debbano avere radici ben piantate nel proprio terreno.

Segui l'arte contemporanea? Oggi, chi e cosa ti

interessa e, invece, non ti piace? Cerco di tenermi un po' informato, anche se vedere una banana attaccata al muro non mi suscita grandi emozioni. Per fortuna, anche grazie alle gallerie con cui lavoro, ogni tanto incontro e vedo cose e persone che ancora mi danno un sussulto positivo.

Hai avuto modo di conoscere o frequentare artisti locali o nazionali?

CAVALLO, 2018, ferro battuto, 70 x 13 x h44 cm


Sì certo.

minare di studio e disegno dell'animale che vuoi realizzare?

Le sculture di tuo padre riguardano il mondo vegetale, mentre tu, ad un certo punto, hai scelto di creare solo animali?

Sì, é necessario osservare, disegnare, scomporre, però non è detto che tutta questa pianificazione sia risolutiva. In fase di costruzione ci si accorge che la progettazione ha i suoi limiti e quasi sempre nella realizzazione si incappa in problemi che non erano stati previsti e che si deve risolvere sul campo, quasi sempre questa è la parte migliore del lavoro.

Da subito, anche per distinguermi da mio padre, ho realizzato animali. Ho iniziato con dei piccoli uccelli e poi sono andato avanti sviluppando quel tema. L'anno scorso però, ho realizzato delle noci giganti utilizzando sempre il ferro, mio elemento fondativo ma aggiungendovi anche una parte in legno.

In pratica, devi creare a sbalzo ogni singolo pezzo che compone l'oggetto e, solo alla fine, procedere all'assemblaggio del tutto?

Il tipo di opere che crei implica un lavoro preli-

MITREO (TORO, SERPENTE, SCORPIONE), 2019 ferro battuto, 124 x 124 x h88 cm

Sì e no. Parto generalmente realizzando la testa e poi via via le altri parti del corpo però in buo-


TORO, 2019, ferro battuto, 41 x 12 x h23 cm

na sostanza ogni pezzo è sbalzato e successivamente assemblato. gli dia soddisfazione senza seguire delle mode passeggere. Quanto tempo - e fatica - richiede tutto questo lavoro? Ed è possibile trarne un riconoscimento economico "proporzionato"?

Cosa ti interessa rappresentare nelle tue opere: emozioni, concetti, racconti?

Di fatica sicuramente se ne fa tanta e in quanto al tempo per realizzare qualcosa non lo conto proprio. Se lo facessi pensando ad un calcolo economico sicuramente smetterei e farei tutt'altro.

Direi che a me interessa rappresentare delle cose che mi emozionano.

Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile?

Ti sentiresti di consigliare a qualche giovane di intraprendere una attivitĂ come la tua?

Sono, come mio padre, un fabbro! E lo siamo da generazioni. GiĂ questo ci rende ben ricono-

Ad un giovane consiglierei di fare qualcosa che 13


NOCI, 2018, ferro battuto, l’una 27 x 21 x h12 cm

mali alle persone, più avanti chissà. scibili. I lavori di mio padre sono realizzati utilizzando ferro pieno. I miei sembrano più delle armature.

Sei interessato a sperimentare anche altri materiali oppure metalli come l'ottone, il rame o il bronzo?

Il tuo linguaggio è figurativo e realistico: hai sperimentato anche forme di espressione più astratte?

Sono già intervenuto su alcuni pezzi inserendo rame, ottone, bronzo ed oro però si è sempre trattato di interventi minimi. Da poco ho utilizzato anche il legno. Comunque rimarrò sempre fedele al mio mestiere.

Direi che sono realistico, solido, concreto.

Pensi che un giorno potresti cimentarti anche con la figura umana?

Segui la “politica culturale” trentina? Pensi che si possa fare di più e meglio per il settore dell’arte moderna?

Mai dire mai. Anni fa l'idea di realizzare sculture di cavalli non mi passava neanche per la testa ed ora le realizzo. Per il momento però preferisco ancora gli ani-

Ripeto: faccio i miei lavori indipendentemente da tutto. Li faccio principalmente per me stesso e se vengo interpellato per partecipare o realiz14


zare qualcosa quasi sempre raccolgo l'invito dedicandomi con passione ed impegno alla cosa, ovviamente per quel che mi riguarda.

E chi lo sa? Forse sono solo le cose che mi emozionano davvero.

Cos'è per te l’arte? Come ti sembra il panorama degli artisti trentini e altoatesini d’oggi? Direi eterogeneo. Io, comunque, faccio quello che mi piace senza guardarmi molto in giro.

Cos’è la bellezza?

Arte! Termine tanto mutevole quanto ineffabile. O almeno così ci è stato insegnato a scuola. Ci è stato anche insegnato che può avere varie funzioni ed ultimamente, dopo le avanguardie

CINGHIALE, 2018, ferro battuto, 30 x 12 x h 21 cm


PESCI, 2018, ferro battuto, 60 x 14 x h27 cm

E, per finire, chi è l’artista? del novecento, la più importante sembra essere quella legata all'intelletto, cioè al cervello. Perciò assistiamo a provocazioni, dissacrazioni e reinterpretazioni, dove tutto è diventato opinabile e privo di basi solide e fondamentali. Tutto questo sembra essersi particolarmente sviluppato proprio nelle arti visive. Ebbene io realizzo qualcosa che mi colpisce per la sua bellezza: può essere un pesce che nuota nella corrente e sembra volare, o un animale che emerge dall'acqua o dal fango. Istanti magici che ci colpiscono e ci coinvolgono in un primitivo istinto che ci prende prima alla pancia per poi essere elaborato dalla testa. Un po' come le pitture rupestri del paleolitico realizzate da qualche sconosciuto autore. Ecco cos'è per me l'arte: "un pugno nello stomaco, non un pugno in testa".

Non lo so! Non mi interessa. Io mi definisco solo un fabbro e sono quello che sono. Realizzo ciò che mi colpisce e mi suscita emozioni profonde e lo faccio per me stesso usando il mio linguaggio non quello di un gruppo. Se poi riesco a dare delle emozioni anche agli altri non può che farmi piacere.

IPPOPOTAMO, 2018 ferro battuto, 65 x 32 x h55 cm

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Stagnolli, inaugura una mostra nel museo di Pamparane a Odolo (BS), antica fucina conservata nel più importante polo siderurgico italiano. Alla mostra, curata da Domenico Montalto e Chiara Gatti, interviene anche Steno Marcegaglia. Nel 2010, visto il successo dell’iniziativa dell’anno precedente, inaugura, con gli stessi artisti, la prima mostra dello “Studio d’Arte Zanetti” a Bagolio (BS) ed un’altra alla Galleria Goethe di Bolzano. Nel 2012 realizza una grande insegna-scultura, per la Galleria Civica di Bolzano. In occasione dell’EXPO 2015 la galleria “Salamon” di Milano lo presenta con la grande scultura di un coccodrillo presso il Padiglione Italia e a settembre inaugura una mostra personale presso la galleria, avente a tema le fiabe di Jean de La Fontaine. Nella primavera del 2016 partecipa assieme al padre all’evento culturale “Selvatica” nella città di Biella e sempre assieme si presentano al pubblico a Torre Mirana a Trento tra novembre 2016 e gennaio 2017 con la mostra personale “Delicate forze”. Nell’estate 2017 inaugura assieme al padre la mostra “Bottega Zanoni” presso la fondazione l’Arsenale ad Iseo (BS). Nell’autunno 2018 partecipa insieme al padre su invito di Vittorio Sgarbi all’evento “Festival d’Autunno” al Museo Doebbing a Sutri (VT), andando a integrare un insieme di mostre di vario genere,ognuna con un proprio titolo,che per gli Zanoni era “Animali e Piante Immortali” e di loro scrive: “La natura,le piante,gli animali hanno una seconda vita nella creazione del padre e del figlio Zanoni, per affidarli, quando il mondo sarà finito, alla eternità. Monumenti nel deserto”. Nel 2019 espone assieme al padre presso il Centro Culturale d’Anaunia ed il Museo Retico di Sanzeno nella mostra “Zanoni. L’Età del ferro”, curata dallo storico dell’arte Marcello Nebl e dall’archeologo Gianluca Fondriest con la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento. Ivan Zanoni vive e lavora assieme al padre a Caldes, dove affianca alla produzione artistica la consueta attività artigianale e collabora stabilmente con importanti gallerie d’arte a Parigi, Strasburgo, Beirut, Milano e Bolzano.

IVAN ZANONI È nato nel 1971 a Caldes in Val di Sole (TN) dove vive e lavora. Ha frequentato l’Istituto d’Arte “Alessandro Vittoria” a Trento. Figlio maggiore dello scultore Luciano apprende l’arte del ferro battuto maturando però una personale espressione artistica totalmente autonoma. Tra i maestri che lo hanno incoraggiato ci sono nomi di Paolo Vallorz, Jean Clair, Marco Vallora, Raffaele De Grada e altri. Numerose le mostre personali e collettive a cui ha partecipato dal 1996 al 2012. Nel 2002 è entrato a far parte del “Gemine Muse”, un percorso artistico-culturale organizzato dal G.A.I. (Giovani Artisti Italiani) in collaborazione con alcuni importanti musei in tutta Italia. Nel 2003 l’Associazione Acta di Milano su segnalazione del critico Raffaele De Grada lo invita a partecipare alla prima edizione del “Premio d’Arte Città di Bozzolo” dedicato a Don Primo Mazzolari. Nel 2004 fa parte di una selezione di “Artigiani – Artisti” scelti per rappresentare il Trentino in Giappone. Nel 2006 Francesco De Cembrini lo invita a esporre un’opera a Euroflora a Genova. Nel 2008 termina il monumento dedicato a Fabbro Alberto da Cimego, personaggio storico seguace del famoso Fra’ Dulcino. Tale opera si erge all’ingresso del paese di Cimego (TN). Nel 2009 con il padre Luciano e il pittore Antonio

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ART E' possibile sfogliare tutti i numeri delle annate 2012-2020 della rivista icsART sul sito icsART all'indirizzo:

www.icsart.it icsART N.3 2020 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della icsART N.3 - Marzo ANNO 2020

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MERCATO DELL’ARTE ? tings" che durerà fino al '60 (vedi a sinistra), tele monumentali composte da fasce parallele pitturate con smalto industriale nero delimitate da righe bianche della tela grezza sottostante. Nel 1959, a soli ventitre anni, espone nella collettiva ‘Sixteen Americans’ presso il Museum of Modern Art di New York: i dipinti ottengono degli apprezzamenti positivi da parte della critica che lo riconosce tra gli esponenti principali dell'arte minimalista e, subito dopo, Stella entra a far parte della scuderia dell'importante gallerista Leo Castelli. È famosa l'affermazione rilasciata da Stella in una intervista: «What you see is what you see», (Ciò che vedi è ciò che vedi), intesa del potente gallerista come un assioma minimalista mentre l'artista intendeva solo chiarire che il dipinto dovrebbe essere l'oggetto centrale d'interesse piuttosto che rappresentare un qualcos'altro di esterno all'opera. Negli anni '60 la sua ricerca prosegue con la serie degli "Aluminium Paintings" a cui segue quella dei "Copper Paintings" ('60-'61) in cui l'artista impiega la stessa vernice anti-cirripedi usata per dipingere lo scafo della barca del padre. Nel frattempo, contestando le rigide regole del minimalismo trasforma radicalmente il suo stile, abbandona le tele di forma quadrata e rettangolare per sperimentare con il ciclo "Irregular Polygon" ('65-'67) e "Protractor" ('67-'71) nuove figure poligonali (vedi a destra) che gli permettono di approfondire l'uso di tele sagomate a spigoli vivi o arrotondati. Nel 1970, a 33 anni, Frank Stella è celebrato dal Museum of Modern Art di New York per le sue opere che «rivelano una straordinaria varietà, non solo nella strutturazione estetica delle immagini ma nel loro carattere espressivo», diventando così l'artista più giovane che abbia mai avuto una retrospettiva in quel museo.

FRANK STELLA (1936), POINT OF PINES, 1959, smalto su tela, 215,5 x 278 cm, venduto da Christie's New York 2019 a $ 28.082.500 (€ 25.655.000) (vedi a pag.28). Questo dipinto (Punta di pini), fa parte dei suoi primi "Black Painting", le grandi tele dipinte all'età di 23 anni che hanno contribuito a renderlo allora uno dei pittori più significativi del Minimalismo e oggi uno dei più importanti artisti viventi. Nato nel Massachusetts da siciliani di prima generazione, madre casalinga interessata all'arte e padre ginecologo che insisteva sull'importanza sia dello studio che del lavoro manuale, il giovane Frank si "avvicina alla pittura" quando deve dipingere la casa e la barca di suo padre, esperienze che gli torneranno utili in seguito. Apprende la vera pittura alla Princeton University dove si laurea in storia nel 1958; lo stesso anno decide di trasferirsi a New York per intraprendere la carriera di artista. Qui approfondisce i lavori degli espressionisti astratti come Jackson Pollock e Franz Kline e anche le grandi campiture dei quadri di Barnett Newman e Jasper Johns che lo influenzano profondamente. Inizia il ciclo di dipinti chiamati "Black Pain20


FRANK STELLA Stella, dopo aver creato la serie "Polish Village" ('70-'73) in cui usa legno, feltro e altri materiali in altorilievo, ritorna alla pratica della pittura con le "Concentric Squares" (vedi a pag. 30 e 31) in cui l'artista dipinge modelli quadrati predeterminati matematicamente su tele monumentali di oltre tre metri, che diventeranno il suo segno distintivo, il più riconoscibile e venduto: «Il formato quadrato concentrico è il più neutro e semplice possibile. È solo una potente immagine pittorica. Ha una forza che è quasi indistruttibile». Le enormi dimensioni di questi quadri instaurano una relazione completamente diversa con il corpo dell'osservatore, trasformandoli da semplici percezioni ottiche in potenti esperienze fisiche. Nel corso dei decenni successivi, i lavori di Stella si staccano progressivamente dalla bidimensionalità per introdurre il rilievo nella sua pittura, che egli stesso definisce "massimalista" proprio per le qualità scultoree ed espressive ricercate. Le sue "pitture-sculture" diventano sempre più barocche e ridondanti, caratterizzate da forme curve, colori fluorescenti, pennellate libere e informali in un approccio creativo apparente-

LA PRIMA SPADA E L'ULTIMA SCOPA, 1983, vernice polimerica su pannelli in alluminio, 380 x 346 x 86 cm, Phillips New York 2015 a $ 725.000 (€ 670.000)

mente privo di regole (vedi sopra). Abbandona definitivamente il rigore geometrico e crea un nuovo mondo ottenuto con il collage di pezzi scultorei completamente liberi. Nel corso degli ultimi anni Stella si indirizza verso la scultura del futuro realizzata con i materiali e le tecnologie più avanzate che gli consentono di creare forme-volumi-colori che si staccano da tutto ciò che è stato fatto prima. Grazie alla progettazione computerizzata e alla produzione mediante sistemi di stampa tridimensionale dei pezzi che compongono le sue sculture, Frank Stella è un artista che, a 84 anni, ha raggiunto la libertà di costruire tutto ciò che immagina senza i vincoli concettuali, estetici e pratici che angustiano la maggior parte dei suoi colleghi.

ABAJO, 1964, su tela, 244 x 279 cm, venduto da Christie's New York 2014 a $ 6.661.000 (€ 6.146.000)

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DADASURREALISMUS ambirebbe a riallacciarsi idealmente agli esempi dadaisti e surrealisti, pare piuttosto pretenziosa e forse anacronistica. L'idea dei readymade lanciata da Marcel Duchamp più di un secolo fa, è già stata più che abbondantemente sfruttata dalle avanguardie. Inoltre, mentre nei ready-made storici, oggetti comuni "già fatti" scelti proprio in funzione anti borghese per il loro essere privi di valenze estetiche, era presente una forte componente ludica e ironica, questa sembra essere assente nei collage polimaterici proposti dallo svizzero nei quali, al contrario, è evidente una ricerca compositiva ed estetica estremamente rigorosa. È interessante la trasposizione e combinazione di materiali tecnologici derivati dal mondo dei computer con elementi naturali, in particolare pietre con forme simbolicamente significative, per formare un insieme di parti molto diverse fra loro. L'assemblaggio di oggetti tra loro agli antipodi crea una suggestione intellettuale e nuovi

Sincretismo culturale e artistico, recupero commerciale, reinvenzione critica, moda passeggera? L'esposizione "Virtuelle Bestellung" (Ordine virtuale), di Wolf Gang, inaugurata l'anno scorso vicino al Cabaret Voltaire, il celebre locale dadaista di Zurigo, (ora museo), ha ottenuto critiche discordanti nonostante le aspettative del giovane designer svizzero e dei suoi colleghi della 'Zürcher Hochschule der Künste', una delle più grandi accademie d'arte in Europa. In effetti, la mostra in cui sono esposti i suoi "assemblage" eleganti e allusivi in cui integra gli oggetti all'interno dell'opera attraverso collage polimaterici che, nelle intenzioni dell'autore, a giudicare dal sottotitolo "Dadasurrealismus", 22


VIRTUELLE BESTELLUNG legami dal punto di vista simbolico fra i pezzi stessi, disorienta e dà luogo a un effetto di corto circuito nei sensi dell'osservatore. Mentre, per quando riguarda le schede stampate, si capisce che l'artista le ha scelte proprio per un loro valore preciso estetico (e simbolico) coerente con il senso generale delle opere, é altrettanto innegabile un approccio di tipo surrealista nella scelta e nella composizione degli elementi naturali o oggetti incongrui che invitano l'osservatore a vedervi significati onirici o stranianti. Questa interpretazione è confortata dai titoli attribuiti dall'artista agli "assemblage", come nel caso di "Moby Dick" il quadro (vedi a sinistra) in cui il grande sasso sembra un cetaceo immerso nell'azzurro del mare, oppure "L'Occhio supremo" in cui una pietra dotata di un disegno a cerchi concentrici che richiama il simbolo dell'occhio di Dio mentre la scheda elettronica rimanda all'occhio del Grande Fratello (vedi in basso), e anche "La chiave del Mistero" dove un passpartout è accostato a un circuito stampato dotato di una specie di serratura completamente otturata (vedi a destra). Può invece risultare interessante il tentativo di Gang di adeguare il repertorio degli oggetti a quoziente artistico recuperando materiali di altissima tecnologia apparsi solo dopo la rivoluzione digitale e ora talmente diffusi e comuni, da essere trattati come rifiuti speciali non riciclabili da cui si può ricavare solamente qualche metallo raro. Rispetto ai commoventi readymade storici è un po' come confrontare un velocipede con uno Shattle. Questi componenti tecnologici invisibili rappresentano il vertice di una eccellenza soggetta, però, a invecchiare in tempi rapidissimi poiché continuamente superata dalle nuove invenzioni che spingono verso una sempre maggiore

miniaturizzazione. Immettere nel "circuito artistico" il "circuito stampato" è la coerente conseguenza di un atteggiamento creativo attento nei confronti delle nuove implicazioni sociali, politiche e, non ultime, estetiche che discendono dal processo di "digitalizzazione globale" che coinvolge la nostra esistenza. Coerentemente con le paure che circondano un ambito incomprensibile alla maggioranza dei fruitori, l'inserimento nei collage di oggetti desunti dal mondo naturale, servono a Wolf Gang per denunciare l'inscindibile relazione tra Natura e Artificio, vale a dire il rapporto tra la realtà che non è prodotta dall'uomo e tutto ciò che egli trasforma in oggetti da lui creati. 23


JACOVITTI - parte seconda

Jacovitti esordisce nel 1957 con Cocco Bill (per assonanza con il "coccobello" strillato sulle spiagge), prima su 'Il Giorno dei Ragazzi', dove viene pubblicato fino al 1968, quindi sul Corriere dei piccoli, poi sul Corriere dei ragazzi e, dal 1987, su Il Giornalino dove continuerà anche dopo la morte dell'autore. Le avventure di questo cow-boy, pistolero abilissimo che al saloon beve solo tazze di camomilla, sono ambientate nel Far West che abbiamo conosciuto in tanti film, rivisitato alla Jacovitti. Qui, dove vige solo la legge del più veloce a sparare, il nostro eroe difende i deboli e ripara i torti inventando di volta in volta con la sua pistola (che pare «caricata a mitraglia»)

nuovi giochi di prestigio e posizioni da contorsionista. Non poteva mancare la bella ragazza dai riccioli biondi, Osusanna Ailoviù, la maestrina del paese innamoratissima del suo "salvatore prediletto" il quale però, dopo averla liberata per l'ennesima volta da banditi e rapitori, si dà sempre velocemente alla fuga su Trottalemme, il suo cavallo parlante e forte fumatore. Il fumetto riscuote un tale successo che sarà prodotto in cartone animato (più di duecento episodi) e usato anche nella pubblicità di Carosello per promuovere i gelati Eldorado. È il momento della maturità artistica e professionale di Jac (che disegnava fumetti già dall'età di 16 anni) il quale arriverà a produrre alla fine della serie western quasi 3.000 tavole, eseguite con una scadenza settimanale. Il fumettista ha sempre disegnato tutto personalmente (nonostante la crescente miopia), appoggiandosi per la colorazione delle tavole, impegno lungo e laborioso, a un collaboratore a cui preparava i disegni con i numeri riferiti ai colori da usare. Assieme ai commenti incongrui espressi da vermi, salami, serpenti, cartelli, ossi, lische di pesce ecc. i quali contribuiscono a soddisfare l'horror vacui che sembra ossessionarlo, Jacovitti ha spesso rivendicato il merito di aver creato anche i tanti suoni onomatopeici che commentano le sue vignette (ZIKT!, SPUPT!,FLOMP!, BANGT!, CINGT!, CIANGT! PACCHETE!, SVLANGT! ecc.) Zorry Kid, è un altro personaggio di successo


STORIA DELL’ARTE

che appare dal '68 al '73 sul Corriere dei Piccoli, poi sul Corriere dei Ragazzi e, infine, su Il Giornalino. Il fumetto fà la parodia del Zorro cinematografico e tratta del vacuo Paloma Kid il quale trascorre il suo tempo ballando il flamenco ma, in segreto, si trasforma in Zorry Kid, un incazzoso cavaliere mascherato in miniatura dal cappello ridicolmente alto e abilissimo spadaccino che combatte le prepotenze del governatore Don Pedro Magnapoco e del suo comandante della guarnigione Perfidio Malandero. Anche in queste storie c'è una poco avvenente donnona, la figlia del governatore Alonza Alonza detta Alonza, che ama l'eroe e lo implora: «Zorry Kid, mi fate una zeta sul corazon?»; lui, essendo tutt'altro che interessato, tronca sem-

pre brutalmente le sue avances, magari scappando su Saratoga il suo cavallo che, quando non è impegnato nelle avventure del padrone, riprende la sua normale identità di "ragioniere a Busto Arsizio". Pochi fumettisti hanno saputo rendere in modo così "cinematografico" il dinamismo delle azioni e l'intreccio dei dialoghi che si svolgono in tempo reale sulla scena, spesso così complessi da obbligare il lettore a percorrere più volte la vignetta per ricostruirne il senso. Oggi molte vignette di Jac potrebbero rischiare l'accusa di essere politicamente scorrette a causa dell'immenso repertorio di personaggi "deformi" o delle scene di "violenza" esagerata che però, sono talmente teatrali e folli da suscitare solo una gran risata. continua 25



Marzo 2020, Anno 9 - N.3

News dal mondo FRANK STELLA

Point of Pines, 1959

pag. 28

FRANK STELLA

Delaware Crossing,1961

pag. 29

FRANK STELLA

Sight Gag, 1974

pag. 30

FRANK STELLA

Lettre sur les Sourds et Muets I, 1974

pag. 31

La cerchiatura del quadrato, 2019

pag. 32

Omaggio a FRANK STELLA

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FRANK STELLA, POINT OF PINES, 1959, smalto su tela 215,5 x 278 cm, venduto da Christie's New York 2019 a $ 28.082.500 (€ 25.655.000)

28


29

FRANK STELLA, DELAWARE CROSSING ,1961 alchide su tela,195,6 x 195,6 cm, venduto da Sotheby's New York 2015 a $ 13.690.000 (€ 12.506.500)


FRANK STELLA, SIGHT GAG, 1974, acrilico su tela 329 x 329 cm, venduto da Sotheby's New York 2018 a $ 8.879.400 (€ 8.113.600)

30


31

FRANK STELLA, LETTRE SUR LES SOURDS ET MUETS I, 1974 vernice polimerica sintetica su tela, 358 x 358 cm, venduto da Christie's New York 2018 a $ 7.062.500 (€ 6.453.500)



PAOLO TOMIO: Omaggio a FRANK STELLA La cerchiatura del quadrato, 2019 Fine art su tela, 325 x 230 cm


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