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03.5] Macabré e la sua danza
ca75). La venerazione di queste infatti partì dal credere come sacro e beato il luogo di sepoltura o morte di un santo o un martire: il corpo del santo è esso stesso santo - santa carne -, e per di più, potremmo dire, ha la proprietà di santificare tutto ciò che ha intorno.
Nella Chiesa antica si riteneva che la vicinanza fisica ai santi avesse effetti bene-
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fici. Perciò i cristiani delle origini rendevano visite ai loro sepolcri e celebravano l’Eucarestia sulle lastre di pietra che coprivano le tombe. Talora decidevano di stabilirsi in modo definitivo nelle vicinanze di queste tombe, che divennero, così, altari, mentre intere città sorsero nei luoghi che un tempo erano stati semplicemente dei cimiteri.76
Di fatto, alcune città sorgono per mezzo di reliquie.
Per estremizzare - ma nemmeno troppo - si può affermare che la reliquia, e tutto ciò intorno ad essa gravitante, è vero e proprio simbolo (ed allo stesso tempo metafora) del periodo medioevale. Viene scritto che:
Al tempo del Medioevo la venerazione delle reliquie era divenuta così diffusa, popolare e intensa, che più di uno studioso l’ha definita come la vera religione del periodo [...]. Ben presto si sviluppò un commercio internazionale di ossa, organizzato da autentici mercanti di reliquie e ladri professionisti, che provvedevano alle necessità dei vescovi carolingi e degli abati, in seguito dei re anglosassoni. Con le Crociate, poi, tornarono a essere accessibili antiche miniere di reliquie, tra cui soprattutto Gerusalemme e Costantinopoli.77
03.5 Macabré e la sua danza
- DANZA. Immagine corporale di un processo, di un divenire o di uno svolgimento. È universale la credenza che [...] la danza simboleggi l’atto della creazione. [...] Ogni danza è la pantomima di una metamorfosi [...] nella quale il ballerino si tramuta in un dio o in un demone 78 -
75 Si veda Capitolo 05.3 Gravitare intorno ai santi. 76 Tratto da Eliade M. (a cura di), op. cit., p. 375. 77 Tratto da Eliade M. (a cura di), op. cit., pp. 375, 376. 78 Tratto da Cirlot J.E., op. cit., p. 174.
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Mai l’immagine della morte ed il suo pensiero sono stati coltivati con tanta insistenza e veemenza come durante l’ultima stagione del Medioevo, in particolare durante il Trecento ed il Quattrocento. La quotidianità era perenne memento mori: “Dionigi il Certosino (o Dionigi di Rijkel, 1402-1471) ammonisce: «E quando egli si mette a letto, si ricordi che come ora si corica da sé sul letto, presto il suo corpo sarà messo da altri nella tomba»”79 .
La religione s’insidia in ogni ora della vita dei più, ed agli errabondi predicatori che, da secoli, si spostano di paese in paese, di fortezza in fortezza, per convertire e moralizzare il popolo, si aggiunge, tra Tre- e Quattrocento, un nuovo genere di illustrazione popolare, volgare, quella derivata dall’incisione su legno, la xilografia. “Questi due mezzi d’espressione adatti alle masse, la predicazione e l’incisione, potevano rendere l’idea della morte soltanto in una forma molto semplice, diretta e vivace, con crudezza e precisione”80 .
Predicazione ed incisione sono anch'esse scarlatte, crude.
Del grande complesso d’idee e questioni intorno al funebre, quest’epoca vede quasi solamente quella della caducità della vita, spesso quindi ridotta rozzamente in xilografie facilmente smerciabili. Tale caducità è espressa tramite il macabro: i monumenti funebri presentano il corpo defunto invischiato tra vermi, raggrinzito, piegato dalla putrefazione - non si va “oltre”, non se ne intravede la sua ricomposizione humana (der. da humus, “terra”), con la Terra. E, ancora, tale caducità è disprezzata sin da vivi: la paura della vita nasce dalla consapevolezza di calamità e dolori che sono sempre congiunte, come sorelle, a qualsiasi felicità nel quotidiano. Da ciò, il disprezzo della vecchiaia, ribrezzo per la malattia e per la morte - anche se questa, l’altrui morte, è motivo di gaudio e realizzata vendetta se in pubblica piazza -: il macabro sta anche nel corpo stanco, vecchio, derelitto. Sta nel raggrinzirsi della pelle, unica vera cosa graziosa:
La bellezza del corpo si limita alla pelle. Se gli uomini vedessero quel che è sotto la pelle, così come si dice che possa vedere la lince di Beozia81, rabbrividirebbero alla vista delle donne. Tutta quella grazia consiste di mucosità e di sangue, di umori e di bile. Se si pensa a ciò che si nasconde nelle narici, nella gola e nel ventre, non
79 Tratto da Huizinga J., op. cit., p. 187. 80 Tratto da Huizinga J., op. cit., p. 187. 81 Leggenda vuole che la lince - animale dotato di acutissima vista - sia in grado di “guardare oltre” il corpo, quindi anche dentro di esso.
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si troverà che lordume.82
Un aspetto peculiare e molto interessante dell’atteggiamento dinanzi alla morte nell’Europa tardo-medievale, in particolar modo nel Due- e Trecento, era la connessione del macabro con la danza. Nella società di quell’epoca, massimamente influenzata dalla Chiesa, dove qualsiasi questione terrena era letta ed interpretata come perenne scontro tra Dio ed il Diavolo, tra luce ed ombra, e, nel lustro a cavallo della metà del Trecento, dilaniata dall’epidemia di peste, ecco che si diffonde il tentativo, tramite la danza, di farsi beffe degli aspetti più tragici della quotidianità83, degli stati malsani - inclusa la vecchiaia - della vita. Ecco che,
sviluppandosi insieme all’immagine dello scheletro, inteso come il nostro stato futuro, la danza si faceva beffe dell’orgoglio del ricco, proponendo una visione di uguaglianza sociale; e insieme enfatizzava il terrore connesso con la morte, per spaventare i peccatori e indurli alla penitenza. Le allucinazioooni e i crampi prodotti da una alimentazione a base di cereali decomposti, che provocavano una sorta di avvelenamento (il cosiddetto “Ballo di san Vito”84), induceva le vittime di tale malanno a compiere movimenti involontari e inconsulti simili a quelli di una danza. Molti credevano che si trattasse di una possessione demoniaca [in alcuni casi era vista come forma di divinazione e “accesso” al divino]. Alcune tra le vittime di questo male cercavano sollievo nella pratica di certe danze estatiche, alle quali si attribuiva un valore curativo e una certa efficacia nel preservare dalla morte.85
La cosiddetta “danza macabra”86, o “danza della morte”, o ancora più propriamente “danza dei morti”, era connessa, nelle credenze popolari, con il risveglio dei morti e con la resurrezione dell’anima; inoltre, era visto come confortevole e di buon augurio danzare di fianco o al di sopra delle tombe dei defunti, a mo’ di rito protettivo contro spiriti maligni e demoni87 .
82 Citazione di Odon de Cluny (878-942) ripresa in Huizinga J., op. cit., p. 191. 83 Epidemia di peste di metà Trecento (1347-1373 ca.) che dilagò tra Italia, Germania, Francia, Spagna ed Inghilterra. 84 Clinicamente conosciuta come Corea di Sydenham (chorea minor), è un tipo di encefalite che compare in soggetti con patologie reumatiche, solitamente nell’infanzia; ne è possibile causa il batterio Streptococcus pyogenes. 85 Tratto da Eliade M. (a cura di), op. cit., p. 133. 86 Affreschi murali rappresentanti “danze macabre” erano dipinti lungo tutto il lato interno del peristilio - luogo degli ossari - della corte cimiteriale del Cimitero degli Innocenti di Parigi, nel quartiere di Beaubourg (camposanto smantellato a fine Settecento). [07] 87 Danza e macabro sono correlati da sempre, soprattutto in molti luoghi e paesi che, nella storia, non sono stati influenzati - o lo sono stati debolmente - dal cristianesimo, religione che ha tendenzialmente soppresso questa attività. Per la questione si veda il capitolo Danza e religione in Eliade M.
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Di fronte alla morte si danza.
La stessa parola “macabro” - che ho in questa sede adoperato indistintamente rispetto alle epoche storiche, ma che avrebbe forse senso solo da questo momento in poi -, nasce proprio nel XIV secolo, in Francia: all’origine era Macabré, con la maiuscola di nome proprio, forse derivante da un personaggio delle popolari canzoni di gesta88, altrimenti forse dall’alterazione di Maccabeo (sostantivo biblico); diventa poi macabre, ovvero aggettivazione e qualifica89 , con il significato che ha tutt’ora. “«Je fis de Macabré la dance» [lett.: “Ho fatto il ballo di Macabré”], dice il poeta Giovanni Le Fèvre nel 1376”90 . La macabra danza è da quel momento rimasta indelebile all’interno della cultura occidentale, a tratti ripresa - figurativamente - in periodo romantico e giunta fino al Novecento, come in alcuni corti animati del genio Walt Disney (1901-1966) passati alla storia della cinematografia moderna91, e finanche nel nostro secolo, tramite gli infiniti riferimenti nelle arti, dai testi musicali alle tele dipinte92 .
Continua inesorabile poi, come accennato al capitolo precedente, il culto - oltre che mercificazione - delle reliquie, che cominciano ad essere inglobate e sistemate all’interno degli altari: ogni chiesa, grande o piccola che sia, ne rivendica almeno una. L’incorruttibilità ricercata della santa reliquia è un atto di rivendicazione contro il ribrezzo, accennato appena prima, nei confronti del corporeo vecchio, in putrefazione. I reliquiari nei quali esse erano riposte sono, il più delle volte, vere e proprie opere d’arte (basti pensare alla parigina Sainte Chapelle, 1248).
Di fatto, le reliquie invadevano l’intera Europa, vero e proprio merchandising del cristianesimo dell’epoca, il che facilitava, e non poco, l’esportazione e la diffusione dello stesso.
Le offerte al reliquiario di Thomas Becket, per esempio, costituivano alla fine del XII secolo almeno la metà degli introiti annuali di Canterbury, e questa proporzione andò ancora aumentando [...]. Durante il Medioevo, in definitiva, divenne raro, per il corpo e per le ossa di un santo, trovarsi in un solo luogo. Almeno diciannove
(a cura di), op. cit., pp. 126-138. 88 D’altronde - soprattutto per quanto riguarda l’Europa medievale - pochissimo si è conservato dell’infinità di novelle, fiabe e racconti popolari diffusi e tramandati, di cui nella letteratura giunta fino a noi non permane traccia. 89 La precisa etimologia rimane ancor oggi alquanto discussa. 90 Tratto da Huizinga J., op. cit., p. 195. 91 Di Walt Disney si veda la famosa The Skeleton Dance (1929), in Filmografia. 92 In particolare l’opera di Gaetano Orazio (n. 1954), La danza macabra (inizio 2000), esposta presso la chiesa abbaziale di Clusone, Bergamo.
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chiese, per esempio, affermavano di conservare la mascella di Giovanni Battista. [...] Egualmente abbondanti erano le reliquie dei santi minori: sei mani di sant’Adriano, diverse mammelle di sant’Agata. La lista è quasi infinita, e Collin de Plancy riempì facilmente tre volumi quando compilò il dizionario delle reliquie. [...] Nel caso della Vergine, le reliquie tendevano in genere a enfatizzare il suo carattere materno, nutritivo e domestico. [...] Nel caso di Gesù [...] alcune [...] ricordavano la figura di Gesù bambino. Altre [...] richiamavano gli episodi ricordati nei Vangeli.93
Buona parte del valore delle reliquie stava nella credenza comune dei loro effetti benefici nei confronti di chi o cosa stesse loro intorno. Queste parti di membra morte, parti di corpi, diventano, di fatto, oggetti devozionali, e mai più nella storia lo saranno con tale frequenza ed intensità.
Pure il santo muore. E ci si fa devoti - per non morire!
Nella Parigi, e più in generale nel nord della Francia dell’epoca, per continuare sulla scìa del discorso reliquiario, si diffuse enormemente la venerazione per gli evangelici Innocenti, ovvero i fanciulli che furono sgozzati da Erode al posto di Cristo: si possedevano innumerevoli reliquie dei bambini di Betlemme, e lo stesso cimitero parigino degli Innocenti era da tutti ambito per la sepoltura [08]. Ma, anche qui, era normale che ossa e resti fossero violati, disseppelliti e rivenduti come talismani, a rimpinguare le casse delle venti parrocchie cittadine che ne avevano il diritto d’uso e lasciare il posto a nuove inumazioni:
I poveri e i ricchi vi giacevano gli uni accanto agli altri, naturalmente solo per poco tempo [...] e lo spazio era così disputato, che dopo un certo termine le ossa venivano dissotterrate e le pietre funerarie vendute: si credeva che in quella terra un cadavere si consumasse fino alle ossa entro nove giorni.94
Ma in quel luogo, a ribadire la familiarità medievale con la morte ed il macabro, “vi si davano persino delle feste: tanto ci si era familiarizzati con l’orribile”95 .
Anche di sopra alla morte si danza.
93 Tratto da Eliade M. (a cura di), op. cit., pp. 377, 378. 94 Tratto da Huizinga J., op. cit., p. 202. 95 Tratto da Huizinga J., op. cit., p. 203.
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