Quinta stagione

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Tonino Mosconi

QUINTA STAGIONE


Progetto e Fotografie

TONINO MOSCONI Coordinamento e Ricerche

LIDIA ARCELLA Testi

NADIA SPONZILLI

© 2017 Tonino Mosconi www.toninomosconi.com Stampato a Villa Verucchio di Rimini da Pazzini Stampatore Editore Maggio 2017



QUINTA STAGIONE Ci sono luoghi fortemente ancorati alla stagionalità e al tempo metereologico; per questi esiste una stagione e un fuori stagione per cui possono essere identificati. In altri casi è il tempo cronologico a definire l’identità di persone e cose; l’essere al passo con i tempi, l’essere moderni o sentirsi espressione di una generazione, sono i criteri di riferimento. Il Lago d’Orta, le valli e le montagne intorno, appartengono a quei luoghi che a volte sembrano sfuggire a un preciso collocamento nel tempo e nell’ordine conosciuto delle cose. Sono luoghi in cui si può trascendere la dimensione del reale condiviso e accedere a spazi di percezione che non hanno più riferimenti definiti e precisi con l’ordinario.



Si entra allora in quella dimensione dell’“oltre” dove i sensi si fanno silenziosi spettatori del mistero della vita, lasciando essere le cose per quello che sono, senza fare rumore di pensieri o parole. Certo è più difficile per il viaggiatore dei giorni di festa o della bella stagione avere il privilegio di sperimentare tale magia. Occorre tempo, e il coraggio di perderlo. Occorre silenzio, e la capacità di ascoltarlo. Quinta stagione presenta il Lago d’Orta in questa dimensione dell’ “oltre” attraverso le parole di viaggiatori e poeti che l’hanno vissuta e raccontata. E attraverso immagini che hanno cercato di cogliere luci e momenti in cui quel mondo altro può rivelarsi o lasciarsi intuire. L’immagine, come la poesia, attraverso luce e forma, gesto e momento, può cogliere e rendere visibile quell’attimo di eternità in cui il mondo si rivela nella sua verità essenziale.





OR TA E IL LAGO Acqua dolce ferma, ininterrottamente sta dentro uno spazio breve, brumoso. Chiudere gli occhi ed essere lo sciabordio la ruggine che invecchia il ferro umido di lago il legno levigato sulla riva, bianco d’osso, il fango che ad un cenno torna a galla come ricordo stagno che non muore. Chiudere gli occhi e farsi lago sponde tonde, mistero che racconta. Talvolta è vento breve circoscritto talvolta pioggia che consola il verde, tutto è già stato. Nel silenzio brevi passi di chi torna a farsi dissetare d’acqua buona rintocco di campana appena sveglia le case strette sono tane, stare dentro, essere pane. L’alba è il respiro che si leva fondo un salice la piange i rami torti a gocciolare.





Le nuvole sguizzano e oscurano i pesci; il lago diventa cielo in cui annegare il passato Gabriel Griffin





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l’aria si raffredda fiumi di foschia si incanalano verso la montagna e la luna crescente Elisabeth Rowe









L’ISOLA DI SAN GIULIO Il cuore al centro pulsa quasi quieto, protetto, cresce, sale alla cima come vapore. Cercare la pace a pelo d’acqua navigare verso e poi arrivare essere in nessun luogo, al centro delle cose. La notte è circondata d’acqua buia la riva mormora rotonda rotola fino alla luna. C’è un luogo dove tutto può accadere percorso il molo breve sentirsi altrove la zona franca pare galleggiare è terra emersa che sostiene isola di racconto a tratti vera, il canto trova la sua deriva e nuota fino al cielo. Sotto ogni sasso c’è una storia da covare da accarezzare piano convincendola a restare. Negli intarsi l’umano chiaroscuro cerca invoca e passa, un volo rasente all’acqua sveglia e poi scompare, la barca cuce le rive ripetutamente.



Si trovi in mezzo a un lago o in mezzo al mare, nella cultura antica e medievale l’isola appare come un cosmo in miniatura, un luogo carico di valore sacrale, che attira l’animo umano alla ricerca della realtà ultraterrena o comunque alla ricerca di un approdo lontano dal tumultuoso corso della storia in cui gli uomini non possono trovare pace. Madre Badessa Anna Maria Canopi







I poeti sono partiti il lago è rimasto senza parole.

Gabriel Griffin



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