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THAILANDIA
from N.234
Arun, fa il camionista a Bankok , guida un Volvo e trasporta, come gran parte dei suoi colleghi, container da e per il grande porto di Laem Chabang.
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In cabina con Arun, tra business, traffico, smog, droga e prostitute della capitale tailandese. Una città invivibile, dove, tra grattaceli e autostrade sopraelevate, crescono le bidonville per centinaia di poveri e immigrati
TesTo e immagini di Fergus g. FlaherTy Il calore e la confusione sono allucinanti. Circolare a Bangkok è una follia. Con 500 nuove immatricolazioni di veicoli al giorno la capitale della Tailandia è tra le più inquinate città del mondo, nonostante tutti gli sforzi fatti dal governo, negli ultimi quindici anni, per migliorare la situazione. Al volante del suo Volvo, Arun, però, non si lamenta. Con una mascherina sul volto, non per il Covid, ma per proteggersi dai fumi degli scarichi,
ha gli occhi persi oltre il parabrezza sporco e la mente in chissà quali pensieri. Con un gesto automatico si deterge il sudore con una salvietta rinfrescante. Bangkok è una città al limite dell’asfissia. La sua popolazione, in dieci anni, è praticamente raddoppiata e sembra che non ci siano vere soluzioni ai problemi dell’intasamento del traffico e della circolazione. Il soprannome di “Tigre Asiatica”, per la crescita sociale ed economica che ha avuto il Paese negli ultimi anni, sembra che si esprima soltanto in una grande quantità di automobili in fila una dietro l’altra, anche se il salario medio resta intorno ai cinquecento euro mensili.
Con una frequenza impressionante al porto arrivano continuamente centinaia di navi portacontainer da tutto il mondo. Quello dei container, oggi, è il più grande business di Bangkok.
I camion restano in attesa di poter caricare, tra le enormi gru dello scalo marittimo. Esistono procedure complicatissime e spesso poco chiare per l’assegnazione a questo o quel trasportatore di container appena arrivati.
La maggior parte del business del trasporto gravita intorno al porto, uno dei più importanti scali per i container del mondo.
a lungo ed è impossibile poi rinunciarci, una volta che si sono provate”. Come la maggior parte dei suoi compatrioti Arun vive più velocemente di quello che dovrebbe e ha fatto diventare una sorta di stile di vita il suo lavorare sempre di più. La sua famiglia vive lontana, vicino alla frontiera con la Cambogia e ha bisogno del suo aiuto economico per sopravvivere. Troppo poveri per pagargli gli studi, i suoi genitori
LE ANFETAMINE PER SOPRAVVIVERE
In un Paese che è il primo consumatore di droga al mondo, circa il 5% della popolazione fa uso, più o meno regolarmente, di anfetamine. Ritmi infernali, stress e fatica, fanno sì che gli autisti siano i primi consumatori di queste piccole pillole bianche che sembra facciano miracoli quando si è stanchi, ma che fanno anche lievitare, e di molto, le statistiche degli incidenti sulla strada. “Le anfetamine, ormai, sono ‘pane quotidiano’ per gli autisti tailandesi – racconta Arun, senza togliere gli occhi dalla strada – ci permettono di sopportare fatica e lavoro più 53
Il mercato tailandese dei veicoli industriali è invaso dai marchi giapponesi. Solo recentemente qualche Casa europea ha cominciato a farsi breccia. La maggior parte dei camion arriva, di seconda mano, da Singapore e da Hong Kong.
lo hanno mandato a fare l’apprendista meccanico a 13 anni. Il suo amore per la meccanica e la sua serietà gli hanno permesso di fare carriera fino a diventare un autista professionista. Per lui è stata una grande soddisfazione. Come in gran parte del Sud Est Asiatico anche l’economia di Bangkok è nelle mani dei cinesi. E il trasporto non fa eccezione.
IL BUSINESS È IL CONTAINER
L’azienda di Arun ha optato per veicoli Volvo; la Casa di Göteborg è la sola azienda europea, insieme con Scania e negli ultimi anni anche Mercedes, a essere presente in questa zona dell’Asia, dove dominano i marchi giapponesi. “Qui in Tailandia – dice Arun – i camion svedesi anche se non sono gli ultimi modelli, fanno la differenza: sono piuttosto cari, soprattutto più costosi dei concorrenti giapponesi, ma l’investimento te lo ritrovi nella durata”. La maggior parte dei camion che circolano a Bangkok sono comprati d’occasione e arrivano da Hong Kong o da Singapore. Molti sono utilizzati quasi esclusivamente per il trasporto dei container, dal porto a qualche centro di smistamento appena fuori città. Fanno pochi chilometri, per questo durano a lungo. La notte cade all’improvviso e il calore sembra attenuarsi: decine di venditori ambulanti posizionano i loro banchetti lungo le strade: Gin, vecchio amico di Arun sistema le sue mercanzie, leccornie da leccarsi i baffi. Arun si prepara a una scorpacciata: spaghetti di soia, frittelle di gamberetti, ma, soprattutto, scarafaggi e cavallette alla griglia. Me le offre, ma proprio non me la sento…
SULLE MODERNE EXPRESS WAY
A Klong Toei, grande porto di Bangkok decine di portacontainer all’ancora aspettano il loro turno per ormeggiare. Centinaia di camion si affollano tra le gru per cercare un carico e per ripartire sulle Express Way che permettono di attraversare la città in breve tempo ma che hanno un pedaggio elevatissimo. Queste autostrade sopraelevate, per gran parte della loro estensione, passano sopra squallidi agglomerati di bidonville, abitazioni per poveri disgraziati, sorte come funghi nelle periferie della Capitale. Sono i nuovi immigrati che si sono riversati in massa nelle città, nonostante il governo abbia tentato di arginarli. Le luci sfavillanti della metropoli continuano ad attrarre irresistibilmente la gente dalle campagne. Ragazzine, poco più che bambine, passeggiano stancamente sull’asfalto in attesa di salire in una vettura, spesso in una cabina di un camion. Sono i camionisti che arrivano da fuori, i loro clienti migliori. La maggior parte di queste ragazzine hanno tentato di entrare nelle agenzie che forniscono “compagnia”
La notte
La notte, le vie di Bangkok si trasformano: dove, di giorno, c’erano fiumi interminabili di automobili e camion, arrivano centinaia di ambulanti che vendono di tutto, soprattutto cose da mangiare: leccornie? Ma naturalmente! Vermi, scarafaggi, grilli e scorpioni. La Thai Boxe, è lo sport nazionale tailandese, la notte si combatte in decine di palestre per tutta la città. Le scommesse fioccano, mentre la folla si lascia andare a isterismi collettivi.
TRA GRATTACELI E BARACCOPOLI
Bangkok è la capitale e la città più estesa e popolosa della Tailandia, situata lungo il fiume Chao Phraya. Secondo l’ultimo censimento (del 2010), aveva una popolazione di quasi 9 milioni di abitanti, pari al 12,6% del totale del Paese. A causa dei bassi fondali, il vecchio porto non permetteva l’attracco di navi mercantili ad alto tonnellaggio; il problema è stato ovviato con la costruzione, nel 1981, nella vicina Chonburi, del porto di Laem Chabang, che da allora è diventato il porto più importante della Tailandia; nel 2019 era il ventesimo porto più trafficato al mondo. Una ricerca del 2015, ha classificato Bangkok al quarantesimo posto tra le città commercialmente più importanti al mondo. Con l’espandersi delle attività commerciali e finanziarie che hanno fatto della Tailandia una delle tigri asiatiche dell’economia, c’è stato un boom nella costruzione di grattacieli, se ne contano a Bangkok oltre mille, che la piazzano al 17º posto fra le città con più grattacieli al mondo. Accanto alle classi privilegiate e a un ceto medio le cui entrate sono buone, vi sono larghi strati di popolazione che vivono sotto la soglia di povertà; con il miraggio di sfuggire alla miseria delle aree più depresse ci sono sempre più immigrati che arrivano e ingrandiscono le numerose baraccopoli della città.
Il trasporto dei container si ferma soltanto a tarda notte per riprendere alle prime luci dell’alba.
ai ricchi turisti europei e americani; ma la concorrenza è spietata e solo le più giovani e le più raffinate riescono a ottenere questo privilegio.
UNA PUNTATA ALLA THAI BOXE
Arun ha finito il suo turno, ma prima di rientrare ci invita ad assistere a un’incontro di Thai Boxe, lo sport nazionale. Il palazzetto è pieno da scoppiare, c’è odore di fumo, sudore e di cibo rancido. L’isteria è a mille, mentre sul ring i due combattenti si scambiano ogni sorta di colpi. Arun, con gli occhi iniettati di sangue, incita il suo “campione”. Ha scommesso una settimana di salario sul Rosso e forse stavolta ce la fa. Il gong dell’ultimo round lo fa esplodere di gioia e si precipita al picchetto per riscuotere. La notte si avvicina alla fine e i primi mattinieri ci incrociano mentre torniamo a casa. Tra meno di un’ora, alle prime luci dell’alba, il traffico tornerà padrone assoluto di questa città. Arun stanotte è felice; ci facciamo un paio di birre e lui si addormenta in cabina. Qualche ora di sonno e sarà di nuovo al volante, gli occhi fissi oltre il parabrezza sporco. Si asciugherà il sudore, metterà alla prova i suoi nervi nel caos del traffico, cerchèrà di non pensare alle malattie respiratorie alle quali è esposto. Ma penserà anche che, malgrado tutto, non vivrebbe in nessun altro posto, né farebbe un altro mestiere, per tutto l’oro del mondo.